simposio lettori copertina

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lunedì 31 luglio 2017

RECENSIONE: ANTONIO MANZINI - ORFANI BIANCHI


Sinossi:

Mirta è una giovane donna moldava trapiantata a Roma in cerca di lavoro. Alle spalle si è lasciata un mondo di miseria e sofferenza, e soprattutto Ilie,

il suo bambino, tutto quello che ha di bello e le dà sostegno in questa vita di nuovi sacrifici e umiliazioni. Per primo Nunzio poi la signora Mazzanti,

"che si era spenta una notte di dicembre, sotto Natale, ma la famiglia non aveva rinunciato all'albero ai regali e al panettone", poi Olivia e adesso Eleonora.

Tutte persone vinte dall'esistenza e dagli anni, spesso abbandonate dai loro stessi familiari. Ad accudirle c'è lei, Mirta, che non le conosce ma le accompagna

alla morte condividendo con loro un'intimità fatta di cure e piccole attenzioni quotidiane. Ecco quello che siamo, sembra dirci Manzini in questo romanzo

sorprendente e rivelatore con al centro un personaggio femminile di grande forza e bellezza, in lotta contro un destino spietato: il suo, che non le dà

tregua, e quello delle persone che deve accudire, sole e votate alla fine. "Nella disperazione siamo uguali" dice Eleonora, ricca e con alle spalle una

vita di bellezza, a Mirta, protesa con tutte le energie di cui dispone a costruirsi un futuro di serenità per sé e per il figlio, nell'ultimo, intenso

e contraddittorio rapporto fra due donne che, sole e in fondo al barile, finiscono per somigliarsi. Dagli occhi e dalle parole di Mirta il ritratto di

una società che sembra non conoscere più la tenerezza.

 

Commento:

Mirta è una giovane donna che lavora in Italia, assiste gli anziani diventati un peso per i parenti, e manda i pochi soldi che guadagna al suo paese, in Moldavia, al figlio ed alla madre malata. E’ lei la protagonista di questa storia, lei che dalla vita ha preso solo calci in faccia, lei che deve affrontare ogni giorno le umiliazioni e le angherie di chi la vede solo come una ladra, un’arrivista, uno stereotipo e non una donna. E l’unica cosa che Mirta si chiede è “fino a quando?”, fino a quando dovrà sopportare tutto questo? Ma poi Mirta pensa ad Ilie, quel figlio nato da una storia sbagliata, nel quale lei profonde tutto il suo amore, quel figlio che è l’unica cosa per cui lottare. Ma la vita, si sa, non fa sconti. Così quando sta per farcela, quando le sembra di vedere una luce infondo al tunnel, un sogno a cui aggrapparsi… la notizia peggiore di tutte la spezza definitivamente. E Mirta, la coriacea, forte, dignitosa giovane badante moldava, vola… vola fino a raggiungere il suo Ilie.

Un libro struggente, profondo, amaro. Antonio Manzini in queste pagine affronta il tema dell’immigrazione dal punto di vista dei migranti, di coloro che, a malincuore, hanno lasciato tutto per un futuro migliore per i loro figli. Con estremo garbo e sensibilità, Manzini ci racconta una storia tanto vera quanto straziante e tocca le corde profonde dell’anima: non si può restare indifferenti di fronte al dolore di questa madre, non si può non ammirare la sua forza, non si può non immedesimarsi nella sua storia.

E forse di storie così dovremmo leggerne di più, per tornare a provare empatia per gli altri, per metterci, ognittanto, dalla loro parte, per riflettere bene prima di sputare sentenze e veleno, per abbassare la testa davanti al dolore altrui e non schiacciarlo presi dall’indifferenza, dalla frenesia o dall’egoismo.

Una lettura forte, questa,  con un finale spiazzante… consigliata a tutti.

 

Opera recensita: “Orfani bianchi” di Antonio Manzini

Editore: Chiarelettere, 2016

Genere: narrativa italiana

Ambientazione: Roma-Moldavia

Pagine: 256

Prezzo: 16,00 €

Consigliato: assolutamente sì.

 

sabato 29 luglio 2017

RECENSIONE: JEFFERY DEAVER - LA SCIMMIA DI PIETRA


Sinossi:

Kwan Ang, noto come "lo Spettro" nel mondo del crimine organizzato cinese, è uno spietato trafficante di uomini, braccato dalla polizia di New York, dall'FBI

e dall'Ufficio Immigrazione. Ora si sta avvicinando a Long Island per sbarcare un carico di clandestini. Grazie a una brillante intuizione di Lincoln Rhyme,

la Guardia Costiera riesce a localizzare per tempo la nave, ma il malvivente non esita a farla esplodere, con tutti i suoi disperati passeggeri a bordo.

Qualcuno però è scampato al naufragio e potrebbe testimoniare contro di lui. Kwan Ang deve assolutamente eliminare i superstiti. Sulla sua strada ci sono

Lincoln e Amelia, decisi a raggiungere prima di lui le potenziali vittime, affiancati da un enigmatico collega giunto dall'Estremo Oriente. Una partita

di astuzia e logica che dura quarantotto ore, prima del drammatico confronto finale.

 

Commento:

Continua la serie dei thriller con protagonisti Lincholn Rhyme e Amelia Sachs. Dopo un lievissimo calo ne “La sedia vuota”, in questo quarto libro Deaver torna ad incantarci con la sua maestria, senza se e senza ma, e lo fa trattando un tema assolutamente attuale: quello dell’immigrazione clandestina.

C’è stato un naufragio a largo di New York, una nave carica di clandestini cinesi è affondata. Qualcuno però è sopravvissuto ed è riuscito a raggiungere, non senza difficoltà, China Town, il quartiere in cui risiede la comunità cinese a New York. Ma i problemi per i sopravvissuti sono tutt’altro che finiti: lo “Spettro”, l’uomo dai mille volti e dai mille nomi, colui che li ha introdotti clandestinamente (dietro pagamento e con molte privazioni) in America, li sta cercando per ucciderli: non deve rimanere nessun superstite del naufragio del “Dragone di Fuzou”. E’ lui, quest’uomo camaleontico ed astuto, il killer che Rhyme dovrà scovare e il lavoro si dimostra tutt’altro che facile.

Deaver anche stavolta conferma il suo valore, il libro si legge in un fiato e cattura dalla prima all’ultima pagina. Lettura assolutamente consigliata.

 

Opera recensita: “La scimmia di pietra” di Jeffery Deaver

Editore: Sonzogno-Bur, prima ed. 2002

Genere: thriller

Ambientazione: New York

Pagine: 480

Prezzo: 10,50 €

Consigliato: sì.

 

giovedì 27 luglio 2017

RECENSIONE: ALICE BASSO - NON DITELO ALLO SCRITTORE


Sinossi:

A Vani basta notare un tic, una lieve flessione della voce, uno strano modo di camminare per sapere cosa c’è nella testa delle persone. Una empatia innata

che Vani mal sopporta, visto il suo odio per qualunque essere vivente le stia intorno. Una capacità speciale che però è fondamentale nel suo mestiere.

Perché Vani è una ghostwriter. Presta le sue parole ad autori che in realtà non hanno scritto i loro libri. Si mette nei loro panni. Un lavoro complicato

di cui non può parlare con nessuno. Solo il suo capo sa bene qual è ruolo di Vani nella casa editrice. E sa bene che il compito che le ha affidato è più

di una sfida: deve scovare un suo simile, un altro ghostwriter che si cela dietro uno dei più importanti romanzi della letteratura italiana. Solo Vani

può trovarlo, seguendo il suo intuito che non l’abbandona mai. Solo lei può farlo uscire dall’ombra. Ma per renderlo un comunicatore perfetto, lei che

ama solo la compagnia dei suoi libri e veste sempre di nero, ha bisogno del fascino ammaliatore di Riccardo. Lo stesso scrittore che le ha spezzato il

cuore, che ora è pronto a tutto per riconquistarla. Vani deve stare attenta a non lasciarsi incantare dai suoi gesti. Eppure ha ben altro a cui pensare.

Il commissario Berganza, con cui collabora, è sicuro che lei sia l’unica a poter scoprire come un boss della malavita agli arresti domiciliari riesca comunque

a guidare i suoi traffici. Come è sicuro che sia arrivato il momento di mettere tutte le carte in tavola con Vani. Con nessun’altra donna riuscirà mai

a parlare di Chandler, Agatha Christie e Simenon come con lei. E quando la vita del commissario è in pericolo, Vani rischia tutto per salvarlo. Senza sapere

come mai l’abbia fatto. Forse perché, come ha imparato leggendo La lettera scarlatta e Cyrano de Bergerac, ogni uomo aspira a qualcosa di più grande, che

rompa ogni schema della razionalità e della logica. Vani è ormai uno dei personaggi più amati dai lettori italiani. Dopo il successo dell’Imprevedibile

piano della scrittrice senza nome e di Scrivere è un mestiere pericoloso, Alice Basso torna con la perfezione e l’originalità di uno stile che le ha portato

l’ammirazione della stampa più autorevole. Un nuovo romanzo, stesse caratteristiche imperdibili: libri, indagini, amore e una protagonista che diventerà

come un’amica un po’ strana che non riuscirete più ad abbandonare.

 

Commento:

Dopo “L’imprevedibile piano della scrittrice senza nome” e “Scrivere è un mestiere pericoloso”, Alice Basso torna con il terzo, bellissimo volume delle avventure della ghostwriter più famosa d’Italia, l’istrionica, destabilizzante, argutissima Vani Sarca.

In questo nuovo libro ritroviamo Vani alle prese con un caso disperato: un professore di storia dalla penna formidabile, ma totalmente incapace di gestire le apparizioni pubbliche. Non sarà facile domare un uomo anticonformista con opinioni a dir poco dissacranti e renderlo accettabile e piacevole anche per la telecamera. Per questo compito Vani dovrà lavorare gomito a gomito con Riccardo Randi, l’ex fidanzato che, ravvedutosi e pentitosi amaramente dei suoi errori, le fa una corte spietata. E anche quest’elemento contribuisce a rendere il lavoro non facile, soprattutto se la nostra Vani è sempre più presa da altri pensieri… c’è un certo commissario Berganza, infatti, che sta diventando sempre più importante per la nostra Vani che “è una che capisce” quando si tratta di entrare nella mente degli altri, ma sembra perdere la sua perspicacia quando deve decifrare cose che la riguardano in prima persona. Ma… chissà… forse non tutto è perduto!

Beh, è inutile che vi ripeta quanto ormai mi sia affezionata a Vani ed a Berganza: l’ho detto e scritto ovunque. Ormai per me sono diventati degli amici… perciò… che dire? Leggete i primi due libri e poi questo… io mi sono emozionata come non mi capitava da tanto, come un’adolescente sdolcinata e iper sentimentale che non sa che nella vita le cose non sempre vanno come vorremmo… ma è questo che succede, anche nella vita reale,  quando ai nostri amici capita qualcosa di bello, no? E forse, ogni tanto, ci vuole anche un bel lieto fine per riaccendere la speranza… Leggete il libro, poi mi direte!

Io intanto mi chiedo… se Vani non può uscire dalle pagine per raccontarmi come si evolve la storia… come farò ad aspettare il quarto libro?

 

Opera recensita: “Non ditelo allo scrittore” di Alice Basso

Editore: Garzanti, 2017

Genere: narrativa italiana

Ambientazione: Torino

Pagine: 316

Prezzo: 16,90 €

Consigliato: sì.

 

mercoledì 26 luglio 2017

COMMENTO: GABRIELE D'ANNUNZIO - IL PIACERE


Sinossi:

La raffinata esistenza, le avventure amorose, la sensualità estetizzante del Conte poeta e pittore Andrea Sperelli - primo alter ego di D'Annunzio - nella

Roma aristocratica di fine Ottocento. "Ambedue non avevano alcun ritegno alle mutue prodigalità della carne e dello spirito. Provavano una gioia indicibile

a lacerare tutti i veli, a palesare tutti i segreti, a violare tutti i misteri, a possedersi fin nel profondo, a penetrarsi, a mescolarsi, a comporre un

essere solo". "Anima camaleontica, mutabile, fluida, virtuale", Andrea Sperelli è il protagonista-esteta del Piacere, un aristocratico romano di antica

nobiltà, che vive una vita splendida, tutta immersa nella mondanità, ricca di donne e avventure. Combattuto tra la passione per Elena Muti e l'amore per

Maria Ferres, Sperelli crede che "bisogna fare la propria vita come si fa un'opera d'arte". Malgrado le buone intenzioni, sarà sopraffatto dalle attrattive

d'una Roma corrotta e lussuriosa, ritrovandosi invischiato in una perversa sovrapposizione psicologica delle due donne amate. Abbandonato da entrambe,

resterà preda della sua abulica esistenza di nobiluomo, inetto a vivere.

 

Commento:

Una precisazione: questa non vuole né può essere considerata in alcun modo una recensione. E’, tutt’al più, un mero commento personale. Lungi da me voler giudicare un classico della letteratura italiana: io sono solo un’umile lettrice e non avrei le competenze per farlo. Mi limiterò a dire solo che questo libro non mi è piaciuto, non è riuscito a coinvolgermi. Sarà la prosa barocca, così ridondante e ricca, ma proprio ho fatto fatica a finirlo.

Il libro, ambientato nella Roma aristocratica di fine Ottocento,  narra le “avventure” amorose del giovane Conte Andrea Sperelli, alterego di D’annunzio, bello, ricco di abilità, un super uomo superficiale e vanesio. Personalmente ho completato la lettura per inerzia, ma senz’alcun coinvolgimento… non credo che ricorderò granché di quest’opera. Tuttavia so che “Il piacere” è apprezzato da molti, pertanto non posso bocciarlo a pieno. La mia valutazione è un sì/no.

 

Opera recensita: “Il piacere” di Gabriele D’Annunzio

Editore: Einaudi (tra gli altri), prima ed. 1890

Genere: letteratura italiana

Ambientazione: Roma di fine Ottocento

Pagine: 416

Prezzo: 10,00 €

Consigliato: sì/no.

 

martedì 25 luglio 2017

RECENSIONE: AGATHA CHRISTIE - DIECI PICCOLI INDIANI


Sinossi:

Dieci persone estranee l?una all?altra sono state invitate a soggiornare in una splendida villa a Nigger Island senza sapere il nome del generoso ospite.

Eppure, chi per curiosità, chi per bisogno, chi per opportunità, hanno accettato l?invito. E ora sono lì su quell?isola che sorge dal mare simile a una

gigantesca testa di negro che fa rabbrividire soltanto a vederla. Non hanno trovato il padrone di casa ad aspettarli; hanno trovato invece una poesia incorniciata

e appesa sopra il caminetto della loro camera. E una voce inumana e penetrante che li accusa di essere tutti assassini. Per gli ospiti intrappolati è l?inizio

di un interminabile incubo. Come comincia la poesia? «Dieci piccoli negretti se ne andarono a mangiar: uno fece indigestione, solo nove ne restar.» E come

finisce? «Solo il povero negretto in un bosco se ne andò: ad un pino s?impiccò, e nessuno ne restò.» Agata Christie, che si è cimentata più volte con il

giallo in ambiente chiuso ? il battello sul Nilo, il favoloso Orient-Express, la villa in Cornovaglia ? con Dieci piccoli indiani, scritto nel 1939, ha

sfidato se stessa: dieci assassini, isolati, vittime a loro volta di un assassino invisibile. Un geniale capolavoro dell?impossibile possibile.

 

Commento:

Breve, intenso, inquietante, “Dieci piccoli indiani” è uno dei gialli più celebri di Agatha Christie.

E’ ambientato su un’isoletta del Devon, Nigger Island, che sembra essere stata acquistata da un misterioso e facoltoso personaggio. E’ proprio lui, o la sua signora, ad invitare sull’isola dieci persone che più diverse non si potrebbe, chi per lavoro, chi per vacanza. Tutti e dieci, sebbene non siano certi di conoscere i padroni di casa, e sebbene non conoscano gli altri invitati, accettano. Così si ritrovano intrappolati in un piano ingegnoso e diabolico architettato da un regista invisibile che vuole fare giustizia là dove la giustizia normalmente non arriva. I dieci ospiti di Nigger Island, infatti, sono dieci assassini impuniti. Ma ci penserà lui, questo giustiziere senza volto, a procurar loro la sorte (o la morte) che meritano. Ma chi è il regista? Chi è l’assassino? Chi fa sparire le statue dei negretti dalla tavola? Sarà forse uno dei dieci?

Un giallo classico accattivante che si legge d’un fiato, una lettura adatta anche a chi non ha voglia di trame intricate e contorte. Se per caso non avete mai letto nulla della Christie, credo che questo sia il libro giusto per cominciare perché non è legato a nessuno degli investigatori storici: qui non ci sono Poirot o Miss Murple per intenderci. Ancora una volta Agatha Christie non delude e non è difficile capire perché sia considerata la regina del giallo.

 

Opera recensita: “Dieci piccoli indiani” di Agatha Christie

Editore: Mondadori, prima ed. 1939

Genere: giallo classico

Ambientazione: Nigger Island, Devon, Inghilterra

Pagine: 182

Prezzo: 11,00 €

Consigliato: sì.

 

lunedì 24 luglio 2017

RECENSIONE: RICHARD BACHMAN (ALIAS STEPHEN KING) - LA LUNGA MARCIA


Sinossi:

Dai confini con il Canada sino a Boston a piedi, senza soste. Una sfida mortale, con un regolamento implacabile, per cento volontari: un passo falso, una

caduta, un malore.., e si viene abbattuti. Ma chi riesce a tagliare il traguardo otterrà il Premio. Tra i partecipanti, fra cui spicca il sedicenne Garraty,

si creano rapporti di sfida, di solidarietà e di lucida follia, lungo il terribile percorso scandito dagli incitamenti della folla assiepata ai margini

della strada. Un incubo on the road che solo King (Richard Bachman) poteva concepire...

 

Commento:

Nei romanzi pubblicati sotto lo pseudonimo di Richard Bachman, Stephen King immagina una situazione pseudo-normale portata all’esasperazione e ne descrive le conseguenze. In questo caso, King immagina un passatempo nazionale strambo e pericoloso: è la “Lunga marcia” che ogni anno incolla milioni di americani alla TV o li spinge per strada lungo il percorso, a guardare cento sventurati ragazzi che volontariamente si imbarcano in un’impresa che li porterà alla vittoria o alla morte. Uno solo vincerà il premio, tutti gli altri, per un motivo o per l’altro, sono destinati a cadere lungo il cammino. Basta un crampo, una vescica ai piedi, basta una zuffa con un altro marciatore e, scattate le tre ammonizioni, si prende il “congedo” per sempre da questo mondo.

Lo stress cui questi ragazzi vengono sottoposti è disumano, camminano giorno e notte senza sosta con qualunque clima per attraversare il Maine, passare il New Hempshire e raggiungere Boston. Pochissimi ce la fanno, tanti muoiono lungo il cammino. Ma lungo quel maledetto cammino possono anche nascere delle amicizie, delle rivalità… dureranno il tempo della marcia, ma sono l’unica cosa che possa tener su i marciatori, là dove non arrivano i cibi concentrati o le borracce d’acqua o la paura di rallentare troppo il ritmo e venire congedati. E’ tutta una questione di cervello, più che di piedi o di gambe: è quello il motore che decide la vita o la morte.

King, come al solito, si dimostra maestro nell’analizzare le conseguenze derivanti da ogni situazione, conversazione, imprevisto. Anche in questo libro troviamo un esempio della sua bravura nell’analisi della psiche umana in situazione di stress. Inutile dire che, sebbene possa sembrare statico (i ragazzi in fin dei conti marciano soltanto) questo libro trasmette una tensione ed una conpartecipazione con i personaggi degna di un thriller incalzante. Lettura consigliata agli amanti del distopico, della psicologia e del re!

 

Opera recensita: “La lunga marcia” di Richard Bachman – Alias Stephen King

Editore: Sperling & Kupfer, prima ed. 1979, prima ed. italiana 1985

Genere: romanzo distopico

Ambientazione: Stati Uniti

Pagine: 304

Prezzo: 9,90 €

Consigliato: sì.

 

sabato 22 luglio 2017

RECENSIONE: WULF DORN - INCUBO


Sinossi:

Simon è un ragazzo difficile, rinchiuso da sempre nel suo mondo. La sua vita precipita in un incubo dopo la morte dei genitori in un terribile incidente

d'auto, dal quale Simon esce miracolosamente illeso ma, da allora, soffre di fobie, allucinazioni, sogni che lo tormentano ogni notte. Costretto a trasferirsi

dalla zia Tilia dopo un periodo di riabilitazione in ospedale, passa le sue giornate esplorando la campagna sulla bicicletta del fratello Michael. Nella

zona sembra aggirarsi un mostro: una ragazza è scomparsa, e una notte si perdono le tracce anche di Melina, la fidanzata di Michael, il quale diventa l'indiziato

principale. Insieme a Caro, una ragazza solitaria che ha conosciuto nella sua nuova scuola, Simon affronta le proprie paure più nascoste e va a caccia

del lupo che miete le sue vittime nel bosco di Fahlenberg. Ma niente è come sembra. Oscuro, inquietante, avvolgente, Incubo è il nuovo psicothriller di

Wulf Dorn.

 

Commento:

Se, come me, amate i thriller psicologici non potete non conoscere Wulf Dorn, lo scrittore tedesco che esordì con “La psichiatra” e da allora non ha più smesso di analizzare le paure che si nascondono nella mente umana. L’analisi di queste paure, che Dorn ci regala in forma di thriller accattivanti ed inquietanti, è l’oggetto anche di questo libro, “incubo”, ambientato a Falhemberg, cittadina in cui si svolgono molti dei thriller di Dorn. La Walth Klinik, la clinica psichiatrica che troviamo spesso, qui è solo sullo sfondo, ma c’è, come c’è anche il dottor Jan Forstner che abbiamo conosciuto già in altri romanzi di quest’autore. Il vero protagonista, però, è Simon Strote, un sedicenne sopravvissuto ad un pauroso incidente d’auto nel quale sono morti i genitori. A seguito dell’incidente Simon viene ricoverato alla Walth Klinik per disturbi traumatici, difficoltà ad accettare l’accaduto ed incubi ricorrenti che lo perseguitano anche quando, mesi dopo, esce dalla clinica. Simon è praticamente solo, non ha più una casa, ha perso i genitori… gli sono rimasti solo una zia, il fratello Michael e Caro, una ragazzina che conosce appena arrivato a casa della zia. Sono queste le basi da cui Dorn si muove per architettare un thriller di prim’ordine nel quale le paure, la difficoltà di accettare il cambiamento, il terrore della solitudine sono gli elementi fondamentali. E ancora una volta Dorn ci ricorda che la realtà non è mai come sembra…

Consiglio questo libro agli amanti del mistero della psiche umana, a chi è disposto a provare qualche brivido per inseguire una storia e provare, magari, a scoprire un colpevole prima dell’autore. Anche se con Dorn non è esattamente una passeggiata. I suoi libri trasudano un senso di angoscia, di ineluttabilità, di sgomento sin dalla prima riga, ma probabilmente è proprio questo che affascina e cattura.

 

Opera recensita: “Incubo” di Wulf Dorn

Editore: Corbaccio, 2016

Genere: thriller psicologico

Ambientazione: Falhemberg, Germania

Pagine: 361

Prezzo: 16,90 €

Consigliato: sì.

 

RECENSIONE: SARA RATTARO - L'AMORE ADDOSSO


Sinossi:

Un romanzo che parla di madri e figlie, di segreti che servono a sopravvivere ma non danno la felicità, della forza incontenibile dell'amore, l'unica che

ci riporta alla luce.

L'amore arriva come un'onda, cancella ogni bugia, ti travolge e ti illumina.

Una giovane donna attende con ansia fuori da una stanza d'ospedale. È stata lei ad accompagnare lì d'urgenza l'uomo che ora è ricoverato in gravi condizioni.

È stata lei a soccorrerlo in spiaggia, mentre passava per caso, dice. Non dice – non può farlo – che invece erano insieme, che sono amanti. Lo stesso giorno,

in un'altra ala dell'ospedale, una donna è in attesa di notizie sul marito, vittima di un incidente d'auto. Non era con lui al momento dell'impatto; non

era rintracciabile mentre la famiglia, da ore, cercava di mettersi in contatto con lei. E adesso, quando la informano che in macchina con il marito c'era

una sconosciuta, non sembra affatto stupita. La prima donna è Giulia. La seconda è ancora Giulia. E il destino, con la sua ironia, ha scelto proprio quel

giorno per fare entrare in collisione le due metà della sua vita: da una parte, quella in cui è, o sembra, una moglie fortunata e una figlia devota; dall'altra,

quella in cui vive di nascosto una passione assoluta e sfugge al perbenismo di sua madre – alle ipocrisie, ai non detti, a una verità inconfessabile. Una

verità che perseguita Giulia come una spina sotto pelle; un segreto che fa di lei quell'essere così tormentato e unico, luminoso e buio; un vuoto d'amore

che si porta addosso come una presenza ingombrante, un caos che può soltanto esplodere. Perché l'amore è una voce che non puoi zittire e una forza che

non puoi arrestare. L'unica spinta che può riportarti a ciò che sei veramente. Sara Rattaro torna con L'amore addosso , una storia potente e sincera, che

parla di famiglia e amore, amicizia e desideri inafferrabili. Una storia che mette a nudo gli alibi dietro cui ci nascondiamo per paura di ferire o essere

giudicati, le bugie che diciamo per amore ma che solo un amore vero potrà poi perdonare. L'amore addosso è un romanzo in cui è la nostra stessa vita a

raccontarsi tra le pagine e le emozioni ci arrivano dritte al cuore.

 

Commento:

Giulia è la moglie di Emanuele, l’uomo ricoverato al secondo piano dell’ospedale in seguito ad un incidente. In macchina con lui c’era una sconosciuta, Silvia, che però Giulia conosceva già. Ed è proprio a causa di Silvia, l’altra donna con cui deve dividere il marito, che Giulia diventa l’amante di Federico, l’uomo ricoverato un piano più su, nello stesso ospedale, in condizioni ben più gravi. Ma chi è, in realtà, Giulia? Nessuno la conosce davvero, nessuno si è mai chiesto cosa lei volesse davvero. Non lo ha fatto sua sorella, la perfetta, la star; non l’ha fatto suo padre, l’assente, il vile; non l’ha fatto soprattutto sua madre che ha modellato la vita di Giulia secondo le sue regole, anche quando si trattava di prendere decisioni importantissime che Giulia avrebbe dovuto prendere da sola e che, in ogni caso, le avrebbero cambiato la vita.

Giulia è una donna fragile e forte, fortunata ed infelice, divisa tra due lati della stessa vita, squarciata da un segreto che le perfora l’anima, pesante come una colpa, grande come un macigno sul cuore. Ma, contrariamente alle sue previsioni, quando tutto sembra perduto Giulia scoprirà che può ancora riappropriarsi della sua vita, che può ancora fare qualcosa per recuperare gli anni persi…

Una storia complicata e dolorosa, raccontata in prima persona dalla protagonista, mediante la sapiente penna di Sara Rattaro che, come di consueto, dimostra di saper descrivere l’animo umano con sensibilità e partecipazione. Una lettura forte, ma bella, perché infondo non è così lontana dalla quotidianità di ognuno di noi, sebbene non abbiamo vissuto direttamente le vicende narrate.

Un libro che mi è piaciuto molto e che consiglio.

 

Opera recensita: “L’amore addosso” di Sara Rattaro

Editore: Sperling & Kupfer, 2017

Genere: narrativa italiana

Ambientazione: Liguria (presumibilmente)

Pagine: 252

Prezzo: 16,90 €

Consigliato: sì.

 

mercoledì 19 luglio 2017

RECENSIONE: SILVIA ZUCCA - GUIDA ASTROLOGICA PER CUORI INFRANTI


Sinossi:

"Trent'anni passati da un po', single (NON per scelta) e con un impiego che offre ben poche prospettive di carriera, Alice Bassi accoglie la notizia del

matrimonio del suo indimenticato ex come il proverbiale colpo di grazia. Se non fosse ancora abbastanza, nella piccola rete televisiva per cui lei lavora

arriva Davide Nardi. Sguardo magnetico e sorriso indecifrabile, Davide sarebbe il sogno proibito di Alice… peccato sia stato assunto come «tagliatore di

teste». Insomma: non ce n'è una che vada per il verso giusto. Ma poi Alice incontra Tio, un attore convinto di conoscere il segreto per avere successo:

l'astrologia. Non quella spacciata sui giornali, bensì una «vera» lettura delle stelle, che esistono proprio per segnalarci i giorni più favorevoli per

la sfera professionale o per farci trovare l'anima gemella. Seppur scettica, Alice decide di provare e inizia a uscire con uomini compatibili col suo segno

zodiacale. Però, stranamente, l'affinità astrale non le impedisce di collezionare incontri sbagliati, fallimenti imbarazzanti e sorprese di cui avrebbe

fatto volentieri a meno. Come non impedisce a Davide di diventare sempre più attraente. Tuttavia a lui Alice non osa chiedere di che segno sia. Perché

ha paura che la risposta la deluda o, peggio, che la illuda. E perché, in fondo, spera che l’amore non abbia bisogno delle stelle per trovare la sua strada.

 

In corso di traduzione in 15 Paesi, «Guida astrologica per cuori infranti» racconta con brio e pungente ironia i successi e i disastri di una donna piena

di vita, di contraddizioni, di speranze. Una donna come noi. Perché anche se non crediamo nelle stelle, non possiamo fare a meno di guardarle.".

 

Commento:

Sin da quando uscì, circa due anni fa, questo libro destava in me molta curiosità mista a perplessità: non sapevo, in definitiva, cosa aspettarmi. Avrei trovato un manuale di astrologia con spiegazioni tecniche su strane conformazioni stellari oppure un romanzetto difficile da finire perché troppo banale? Insomma, la speranza di beccare un buon libro era bassina… ovviamente non sto qui a dirvi che sono la solita donna di poca fede! “Guida astrologica per cuori infranti” è una lettura leggera, gradevole, divertente e che fa riflettere. Racconta la storia di Alice, milanese, trent’anni superati da un po’, bilancina D.O.C., con evidenti e crescenti problemi amorosi, impacciata e insicura… una ragazza normale, insomma.

Un bel giorno Alice incontra Tio, un attore esperto di astrologia che le trasmette quella che per lei diventerà una vera ossessione: la droga dell’oroscopo. Più crescono i fallimenti in amore e le insicurezze, più cresce la dipendenza di Alice dal quadro astrologico di ogni persona che incontra, come se l’astrologia fosse l’unico mezzo per prevenire le cantonate. Nel frattempo, però, il cuore di questa ragazza un po’ imbranata ma molto tenera si infiamma per il bel Davide e, nonostante il quadro astrale sfavorevole, il sentimento sembra essere corrisposto, ma… Saranno, i nostri bilancia e leone, destinati a stare insieme o Alice dovrà tirar fuori le unghie e ricostruire da zero la sua vita?

Un bel romanzo d’amore, di vita e di speranza, scritto in tono spigliato, sexy, divertente ma anche, a volte paradossale. Mi è piaciuto molto, l’ho letto in un baleno e ve lo consiglio se avete voglia di qualcosa di non impegnativo, ma gradevole.

 

Opera recensita: “Guida astrologica per cuori infranti” di Silvia Zucca

Editore: Nord, 2015

Genere: narrativa italiana

Ambientazione: Milano-Parigi-Roma

Pagine: 468

Prezzo: 16,40 €

Consigliato: sì.

 

martedì 18 luglio 2017

RECENSIONE: HANNA LINDBERG - STOCKHOLM CONFIDENTIAL


Sinossi:

Solveig Berg è la più promettente giornalista d'inchiesta di Stoccolma: la città non ha segreti per lei. Ma basta un solo passo falso perché la sua carriera

scivoli inesorabilmente verso il baratro. In un battito di ciglia, non le rimane che il suo blog, Stockholm Confidential, e qualche aggancio col jet set

che ancora le permette di intrufolarsi negli eventi che contano. È così che inciampa in quello che potrebbe essere lo scoop della sua vita... ma anche

il gioco più pericoloso e letale che abbia mai affrontato. Il party è di quelli che non si dimenticano, per il semplice fatto che a organizzarlo è Lennie

Lee, fotografo di moda e proprietario di una rivista scandalistica. Lennie ama la bella vita e adora circondarsi di modelle. Ma quando la top model Jennifer

Leone viene trovata morta in circostanze sospette, Lennie si trova a dover escogitare di tutto pur di stare a galla in acque sempre più buie e pericolose.

Anche perché c'è una testimone, proprio Solveig, che ha visto come sono andate veramente le cose. E Solveig non ha intenzione di andare dalla polizia,

no: lei vuole usare ciò che sa per realizzare lo scoop della sua vita. Anche a costo di metterla a repentaglio, quella vita...

 

Commento:

Da tempo volevo leggere questo thriller pubblicato da Longanesi nel 2017, per vari motivi: innanzitutto perché è ambientato a Stoccolma ed io amo i thriller svedesi così come amo le atmosfere di questa città molto particolare, poi perché l’autrice è un’esordiente e volevo capire se fosse al livello di Larsson, Kepler o la Lackberg… e poi perché mi incuriosiva l’idea di un thriller ambientato nell’ambiente del jet set svedese: nell’immaginario collettivo (quindi anche nel mio) queste cose fanno più America che Nord Europa.

Risultato? Insomma. Innanzitutto l’immaginario collettivo non è rimasto deluso perché, effettivamente, l’ambiente descritto è diverso dalla Svezia che siamo abituati a leggere in thriller più tradizionali, ed è molto più glamour e “americaneggiante”: una Stoccolma ultramoderna, con party, modelle, musica minimal, coca e malavita. La storia, poi, è carina, ben scritta, ma non brilla per originalità. La protagonista, Solveig, è una giovane giornalista in crisi che è costretta a barcamenarsi e reinventarsi per risalire la china. Perciò comincia a frequentare il mondo che conta, le serate chic, le feste in cerca di scoop per il suo neonato blog, “Stockholm Confidential”. Così si ritrova, suo malgrado, al centro di una serie di delitti strani ed apparentemente inspiegabili. Spinta dalla sete di informazioni arriva a dirittura a rischiare la vita per risolvere l’enigma. Una storia che regge, con personaggi un po’ nebulosi e poco caratterizzati, ma che può riservare qualche emozione man mano che ci si avvicina al finale. Proprio sul finale, poi, avrei anche qualche perplessità: l’ho trovato troppo sbrigativo e poco esaustivo rispetto al resto della storia… avrei voluto saperne di più sulla fine dei vari personaggi, qualcosa in più di un mezzo rigo vago per ognuno.

Tirando le somme, direi che “Stockholm Confidential” è un discreto esordio nel mondo del thriller, non brilla ma non è banale. Una lettura-passatempo, insomma. Un altro thriller da ombrellone, per intenderci!

 

 

Opera recensita: “Stockholm Confidential” di Hanna Lindberg

Editore: Longanesi, 2017

Genere: Thriller

Ambientazione: Stoccolma

Pagine: 350

Prezzo: 16,90 €

Consigliato: sì.

 

domenica 16 luglio 2017

RECENSIONE: MARIO VARGAS LLOSA - AVVENTURE DELLA RAGAZZA CATTIVA


Sinossi:

Ricardo conosce la "ragazza cattiva" da adolescente, a Lima, e per trent'anni la rincorre in lungo e in largo per il mondo, colpito da un amore folle e

sconsiderato. Lei ama nascondersi sotto false identità, è sempre in fuga da qualcosa, irretita da ideali politici, alla ricerca di libertà, ma anche di

patrimoni da depredare. La rincontra a Parigi, dove lei è di passaggio, guerrigliera della MIR destinata all'addestramento a Cuba: sull'isola seduce un

capo castrista, poi un diplomatico francese che la riporta con sé in Europa. Seduce poi un benestante inglese, per poi finire con un mafioso giapponese,

che la devasta nel morale e nel fisico con ripetute, terribili violenze sessuali. Ogni volta Ricardo è lì a proteggerla. E ogni volta lei riprende la sua

via di fuga.

 

Commento:

A dire il vero non ho voglia di spendere molte parole per descrivere questo libro… il che è strano, visto che di solito mi piace parlare delle mie letture, sia gradevoli che spiacevoli.

La verità è che questo libro non mi ha lasciato assolutamente nulla, né sensazioni positive, né negative… solo un senso di indifferenza.

E’ la storia di Ricardo e della “ragazza cattiva”: si conoscono da adolescenti a Miraflores, il quartiere di Lima dove Ricardo vive, e da allora comincia per entrambi una serie infinita di traversie che li portano sempre ad incontrarsi. Ricardo è innamorato della “ragazza cattiva” e lo sarà per tutta la vita, mentre lei ama il potere, la ricchezza e non si fa alcuno scrupolo a trattare le persone come ponti verso il suo benessere e la sua sicurezza. Ogni volta che ha dei problemi o ha bisogno di qualcosa, però, cerca sempre Ricardo, l’amico-innamorato, il cane fedele pronto a riaccoglierla fra le sue braccia. Tutta la storia si svolge tra il Perù sconquassato dalla rivoluzione e la Parigi opulenta, simbolo del bel mondo e del bel vivere.

Cosa non mi è piaciuto? La trama troppo inverosimile e banale, i personaggi troppo estremi: lui l’eterno inguaribile romantico capace di tenerezze infinite e scoppi di disperazione ai limiti della follia; lei eccessivamente “libera”, spregiudicata e camaleontica.

Cosa mi è piaciuto? Il fatto che sia una storia senza pretese che si lascia leggere senza impegno e soprattutto che lascia il tempo che trova. Ecco perché non lo consiglio, ma nemmeno lo sconsiglio… direi che è la classica lettura da ombrellone, o il libro per ammazzare il tempo se proprio non avete altro da leggere!

 

Opera recensita: “Avventure della ragazza cattiva” di Mario Vargas Llosa

Editore: Einaudi, 2006

Genere: narrativa internazionale

Ambientazione: Perù-Francia-Giappone-Madrid

Pagine: 357

Prezzo: 18,00 €

Consigliato: sì/no

 

venerdì 14 luglio 2017

RECENSIONE: GIANRICO CAROFIGLIO - L'ESTATE FREDDA


Sinossi:

L'epopea sanguinosa di una mafia stracciona e letale. Una storia dal ritmo perfetto in cui Gianrico Carofiglio combina fatti realmente accaduti, personaggi

memorabili, travolgente invenzione narrativa.
Siamo nel 1992, tra maggio e luglio. A Bari, come altrove, sono giorni di fuoco, fra agguati, uccisioni, casi di lupara bianca. Quando arriva la notizia

che un bambino, figlio di un capo clan, è stato rapito, il maresciallo Pietro Fenoglio capisce che il punto di non ritorno è stato raggiunto. Adesso potrebbe

accadere qualsiasi cosa. Poi, inaspettatamente, il giovane boss che ha scatenato la guerra, e che tutti sospettano del sequestro, decide di collaborare

con la giustizia. Nella lunga confessione davanti al magistrato, l'uomo ripercorre la propria avventura criminale in un racconto ipnotico animato da una

forza viva e diabolica; da quella potenza letteraria che Gadda attribuiva alla lingua dei verbali. Ma le dichiarazioni del pentito non basteranno a far

luce sulla scomparsa del bambino. Per scoprire la verità Fenoglio sarà costretto a inoltrarsi in quel territorio ambiguo dove è più difficile distinguere

ciò che è giusto da ciò che è sbagliato. Ambientato al tempo delle stragi di Palermo, "L'estate fredda" offre uno sguardo pauroso sulla natura umana, ma

ci regala anche un protagonista di straordinaria, commovente dignità. E, alla fine, un inatteso bagliore di speranza.

 

Commento:

Ok, salto tutti i preamboli e vi dico che questo libro mi è piaciuto, mi è piaciuto molto e mi ha emozionato. Ciò che più di tutto mi ha colpita è l’estrema umanità, tanto sfaccettata quanto autentica, di cui queste pagine sono intrise: è umano il Maresciallo Fenoglio, è umano l’Appuntato Pellecchia, è umana la PM, sono umani i delinquenti… tutti i personaggi, oltre al lato professionale o caratterizzante, sono pervasi da una forte componente di normalità. A rendere il tutto più realistico contribuisce l'attenta descrizione dei luoghi, delle strade, dei quartieri di Bari che, chi ci è stato lo sa perché l’ha avvertito, hanno una loro particolarità spazio-temporale che li rende unici e diversi fra loro.

La storia è quella di una guerra fra Clan per il controllo della malavita barese, ma questa guerra è diversa dalle altre perché qualcosa va storto: il figlio del capo clan viene sequestrato e non restituito. Questo fatto insolito innesca una serie di meccanismi che portano il maggiore sospettato, il rivale, a collaborare con la giustizia per tentare di salvarsi la pelle. Molte teste cadranno in seguito a questa decisione, alcune del tutto insospettabili. E nel frattempo arriva potente l’eco delle stragi di Palermo a sconvolgere tutti, ma soprattutto gli addetti ai lavori. Queste stragi, unite ai problemi privati dei personaggi, ci offrono pregevoli spaccati della vita privata e delle riflessioni di carabinieri e magistrati che, diversamente, potrebbero sembrarci senza macchia e senza paura.

Con il suo solito stile organico, chiaro e pungente, Carofiglio ci offre un romanzo ad alto contenuto emozionale che analizza dall’interno, con semplicità e precisione, i complicati equilibri tra malavita e polizia, fra Stato e gente comune, evidenziando come la percezione cambi a seconda del punto di vista da cui guardiamo le cose. Carofiglio, ancora una volta, ci mostra che dietro le autorità ci sono persone, con pregi e difetti, con cuore, anima e cervello.

Un libro che si legge d’un fiato e che consiglio a tutti.

 

Opera recensita: “L’estate fredda” di Gianrico Carofiglio

Editore: Einaudi, 2016

Genere: narrativa italiana

Ambientazione: Bari, 1992

Pagine: 352

Prezzo: 18,50 €

Consigliato: sì.

 

mercoledì 12 luglio 2017

RECENSIONE: PAULA HAWKINS - DENTRO L'ACQUA


Sinossi:

Quando il corpo di sua sorella Nel viene trovato in fondo al fiume di Beckford, nel nord dell’Inghilterra, Julia Abbott è costretta a fare ciò che non

avrebbe mai voluto: mettere di nuovo piede nella soffocante cittadina della loro adolescenza, un luogo da cui i suoi ricordi, spezzati, confusi, a volte

ambigui, l’hanno sempre tenuta lontana. Ma adesso che Nel è morta, è il momento di tornare. Di tutte le cose che Julia sa, o pensa di sapere, di sua sorella,

ce n’è solo una di cui è certa davvero: Nel non si sarebbe mai buttata. Era ossessionata da quel fiume, e da tutte le donne che, negli anni, vi hanno trovato

la fine – donne “scomode”, difficili, come lei –, ma mai e poi mai le avrebbe seguite. Allora qual è il segreto che l’ha trascinata con sé dentro l’acqua?

E perché Julia, adesso, ha così tanta paura di essere lì, nei luoghi del suo passato? La verità, sfuggente come l’acqua, è difficile da scoprire a Beckford:

è sepolta sul fondo del fiume, negli sguardi bassi dei suoi abitanti, nelle loro vite intrecciate in cui nulla è come sembra.

 

Commento:

Il suo thriller d’esordio, “La ragazza del treno” proprio non mi era piaciuto, tuttavia ho deciso di dare una seconda possibilità a Paula Hawkins leggendo questo suo nuovo romanzo “Dentro l’acqua”. In linea generale posso dire di aver fatto bene: non si tratta di un libro eccelso, ma è comunque una lettura gradevole.

In “Dentro l’acqua” si narrano le vicende di un paese, Backford, che ruota intorno ad un fiume in un punto del quale, nel corso dei secoli, sono annegate molte donne. I più pensano a dei suicidi, si trattava di donne insoddisfatte o folli o instabili… ma qualcuno non ci crede. Non ci crede Nicchie, la sensitiva che sente lo spirito del fiume e parla con i morti e che tutti credono pazza, e non ci crede Nell che a Backford ci è nata e comincia a scrivere le storie di quelle donne secondo il suo punto di vista. E un bel giorno il corpo di Nell viene ritrovato proprio in fondo a quel fiume. Si è buttata, come sostiene la figlia Lena, o è stata spinta giù? I sospettati, a dir la verità, non mancherebbero… bisogna indagare e bisogna chiedersi, come fa Nell: Backford è un posto per suicidi o è un posto per liberarsi delle donne che portano guai?

La trama è complessa, contorta ed intricata e viene dipanata attraverso una narrazione corale: il racconto si snoda seguendo il punto di vista di Jul, la sorella di Nell, di Lena, la figlia, di Sean, il giovane e tormentato ispettore di polizia e di tanti altri abitanti di Backford coinvolti nelle tragedie che il fiume porta con sé. Quest’espediente narrativo ci consegna una storia contorta, ma gradevole, che si fa leggere senza sforzo e che potrebbe certamente costituire un buon thriller da ombrellone: non troppo complesso, ma neppure eccessivamente banale, sebbene il colpevole si possa intuire. Lettura tranquilla, senza glorie e senza affanni, adatta al periodo estivo.

 

Opera recensita: “Dentro l’acqua” di Paula Hawkins

Editore: Piemme, 2017

Genere: thriller

Ambientazione: Backford, Inghilterra

Pagine: 372

Prezzo: 19,50 €

Consigliato: sì.

 

domenica 9 luglio 2017

RECENSIONE: JOSE SARAMAGO - L'UOMO DUPLICATO


Sinossi:

Protagonista del romanzo è un professore di Storia di scuola media dal nome altisonante, Tertuliano Màximo Afonso. Separato dalla moglie senza ricordare

né perché si è sposato né perché ha divorziato, ha difficoltà nelle relazioni col prossimo e si può definire un depresso. Conduce una vita solitaria e

noiosa, fino al giorno in cui non fa una scoperta sensazionale: dietro consiglio di un collega, noleggia una commedia leggera in videocassetta ed eccolo

faccia a faccia con una comparsa che, ben più che somigliargli, è lui. Un autentico doppio, la cui esistenza travolge quella di Tertuliano, che da quel

momento farà di tutto per scoprire chi sia quell'attore, cosa faccia, che storia abbia, e si immerge così in un'inquietante realtà parallela, ricca di

suspense e di spunti di riflessione sull'identità.

 

Commento:

Tertuliano Maximo Afonso è un professore di storia abbastanza anonimo ed abbastanza depresso. Un giorno, di punto in bianco, un collega di matematica gli propone una soluzione per sconfiggere il “marasma” che ha dentro: guardare film leggeri, in particolare gli consiglia la commedia “Chi cerca trova”. Guardando questa commedia apparentemente insulsa e priva di interesse, Tertuliano ha una folgorazione: fra le comparse scova un attore secondario che è uguale, identico a lui in tutto e per tutto. Da questo momento la sua vita è sconvolta, Tertuliano non ha più pace e comincia a cercare il suo duplicato. I due si incontrano e quello che accade ha dell’incredibile: è un misto tra l’esilarante e il tragicomico, con tanto di scambi di persona ed imprevisti fatali… e il gran finale poi è assolutamente inaspettato.

Un libro che consiglio perché riesce ad essere insieme ironico e profondo: invita a riflettere sulla relatività dell’identità e sugli effetti traumatici che la scoperta di avere un alterego ha sulla nostra psiche e sulla nostra vita. Da segnalare, poi, i dialoghi fra Tertuliano ed il Senso Comune, che qui viene personificato assumendo le fattezze della voce della coscienza: si tratta di riflessioni illuminanti, quasi quanto le frasi buttate lì da Maria Da Paz, la compagna di Tertuliano, che nel bel mezzo della conversazione se ne esce con delle chiose geniali. Certo, bisogna anche dire che Saramago non ha uno stile facile: il libro parte lento e quasi indigesto, ci vuole un po’ ad entrare nel ritmo, ma poi si fa spassoso ed accattivante. Lettura assolutamente consigliata, dunque, con spunti di riflessione a non finire!

 

Opera recensita: “L’uomo duplicato” di Jose Saramago

Editore: Feltrinelli, 2002

Genere: narrativa internazionale

Ambientazione: non definita

Pagine: 270

Prezzo: 9,00 €

Consigliato: sì.

 

sabato 8 luglio 2017

RECENSIONE: RULA JEBREAL - LA STRADA DEI FIORI DI MIRAL


Sinossi:

Miral è una ragazza palestinese che vive in Israele e che viene accolta nel collegio-orfanotrofio fondato da Hind Husseini. La zia di Miral ha compiuto

un grave attentato e il padre, cambiando il cognome a Miral e allontanandola dalla famiglia, intende evitare che la vita della ragazza sia segnata per

sempre da quel marchio. Nel collegio la giovane segue con passione le vicende che condurranno agli accordi di Camp David e manifesta a favore della causa

palestinese, fino alla decisione di lasciare la sua terra. Un racconto ispirato alle esperienze vissute dall'autrice, un toccante documento dell'anima

lacerata dei giovani palestinesi divisi tra il bisogno di lottare e i sogni di pace. Prima edizione Rizzoli 2004.

 

Commento:

Hind Husseini, Nadia, Fatima, Miral… donne forti e coraggiose che lottano per se stesse e per il loro popolo. Sono loro le protagoniste indiscusse di questo libro: sono donne che hanno saputo trasformare la loro fragilità in riscatto, la paura in coraggio, la perdita in forza per risollevarsi e combattere per la libertà del popolo palestinese, per salvare vite umane, perché bambini e bambine potessero vivere in pace ed avere un’istruzione adeguata.

E’ questa la storia che, attraverso queste donne, Rula Jebreal ci racconta con semplicità, concretezza e passione: è la storia del conflitto israelo-palestinese dal 1948 al 1994, osservato dal punto di vista della gente comune, dei bambini scampati al massacro di un villaggio incendiato, delle donne, mogli, madri, figlie cui la guerra ha portato via un pezzo di vita, ma che, esattamente come la Palestina, hanno trovato la forza di rialzarsi e di reinventarsi. Il simbolo di questa lotta è Miral, una ragazza intraprendente, coraggiosa, fiera, che non ha paura di esporsi nelle manifestazioni, che forza un blocco militare per fare lezione di inglese ai bambini di un campo profughi, che non gira il volto davanti all’amicizia di una ragazza israeliana. E’ lei il simbolo di una generazione che, memore del passato, getta le basi per un futuro diverso.

“La strada dei fiori di Miral” è un libro da leggere: è concreto, ma affascinante, scritto con un linguaggio semplice ed evocativo, è una lettura piacevole sebbene il tema sia impegnativo. Inutile dire che lo consiglio e consiglio anche il film che ne è stato tratto nel 2010, dal titolo “Miral” diretto da Julian Schnabel.

 

Opera recensita: “La strada dei fiori di Miral” di Rula Jebreal

Editore: Rizzoli, prima ed. 2004

Genere: narrativa mediorientale

Ambientazione: Palestina-Israele

Pagine: 265

Prezzo: 8,90 €

Consigliato: sì

Consigli correlati: film “Miral” di Julian Schnabel del 2010.

 

venerdì 7 luglio 2017

RECENSIONE: STEPHEN KING - TOMMYKNOCKER. LE CREATURE DEL BUIO


Sinossi:

Haven, New England. Camminando nel bosco dietro casa, Roberta Anderson inciampa in un oggetto di metallo che spunta dal terreno. Un oggetto strano, inamovibile.

Incuriosita, la ragazza inizia a scavare per disseppellirlo, dapprima con cautela, poi con un accanimento crescente. È così che scopre un'astronave sepolta

da milioni di anni, che vibra ancora debolmente. Non sa che si tratta di una minaccia agghiacciante che trascinerà gli abitanti di Haven in un incubo,

asservendoli al volere dei misteriosi Tommyknocker

 

Commento:

Una cittadina del Maine, una scrittrice di Western con un vecchio cane ed un amico poeta ubriacone… e un astronave con strani poteri sepolta nel bosco vicino casa. Questi sono gli elementi chiave di questo controverso romanzo di King.

Ormai i libri di King che ho letto cominciano a diventare tanti e posso dire di aver imparato a distinguerli a seconda delle mie preferenze: li divido in tre fasce, sconsigliati, medi e top. Questo per me è assolutamente sconsigliato, tanto che ho fatto molta fatica a finirlo,  e provo a spiegare perché.

La peculiarità di King, ciò che lo rende unico nel suo genere, è la capacità di inserire un elemento di disturbo nella quotidianità e di analizzarne dettagliatamente gli effetti su cose e persone. Beh, questo libro, secondo me, è un po’ troppo “anormale” sin dal principio: i protagonisti, per esempio, non sono esattamente integrati nella comunità e non si può dire che stiano bene con se stessi. Questo li pone, stando alle caratteristiche dei romanzi di King, al di fuori della normalità in senso stretto. Inoltre la trama risulta frammentata e troppo inverosimile: ok, è un romanzo di fantascienza, ma possibile che fino alla fine non si riesca a definire i Tommyknocker e il loro comportamento nei confronti dei cittadini? A mio parere il libro, sebbene scritto con i soliti canoni (alti) di King, risulta troppo confuso e non organico. No, per me stavolta King ha voluto esagerare con la fantasia ed il risultato non è dei migliori: sebbene questo libro piaccia a molti, personalmente non mi sento di consigliarlo.

 

Opera recensita: “Tommyknocker. Le creature del buio” di Stephen King

Editore: Sperling & Kupfer, prima ed. 1993

Genere: fantascienza

Ambientazione: Stati Uniti

Pagine: 800

Prezzo: 12,90 €

Consigliato: no.

 

domenica 2 luglio 2017

RECENSIONE: ROBERTO COSTANTINI - ALLE RADICI DEL MALE (TRILOGIA DEL MALE 02)


Sinossi:

Tripoli, anni Sessanta. Quella dell’irrequieto e ribelle Mike Balistreri è un’adolescenza tumultuosa come il ghibli che spazza il deserto. Sullo sfondo

di una Libia postcoloniale, preda degli interessi dell’Occidente per i suoi giacimenti petroliferi, gli anni giovanili di Mike sono segnati dalle morti

irrisolte della madre Italia e della piccola Nadia, da due amori impossibili, uno intessuto di purezza e uno intriso di desiderio e di rabbia, dal coinvolgimento

in un complotto contro Gheddafi, e da un patto di sangue che inciderà a fondo sia la pelle che l'anima a lui e ai suoi tre migliori amici. Roma, settembre

1982. Reduce dall’esito catastrofico del caso Sordi, il giovane commissario Balistreri di notte si stordisce con il sesso, l'alcol e il poker e di giorno

indaga svogliatamente sulla morte di Anita, una studentessa sudamericana assassinata subito dopo il suo arrivo nella Capitale. Per gratitudine verso chi

gli ha salvato la carriera, è anche costretto a vegliare sulla scapestrata Claudia Teodori, che agli albori della televisione commerciale sembra lanciata

verso una luminosa carriera di starlette. Ma Nadia, Anita e Claudia sono legate da un filo invisibile, seguendo il quale Michele Balistreri sarà costretto

a calarsi nelle zone più buie del suo passato, quei giorni "di sabbia e di sangue" con cui non ha mai chiuso del tutto i conti, in un cammino lungo il

quale l’amore, l’amicizia, i sogni e gli ideali si scontrano con la ricerca di verità dolorose, nell’impossibilità costante di distinguere chi tradisce

da chi è tradito. Alla fine sarà una ragazza, incompresa e coraggiosa, a condurlo per mano fino alle radici del Male.

 

Commento:

Divorato in soli due giorni, il secondo libro della “trilogia del male” mi è piaciuto più del primo. Roberto Costantini ci porta in Libia, a Tripoli, all’inizio degli anni Sessanta, quando gli italiani contavano molto e godevano di molti privilegi. E il più importante fra gli italiani era proprio Salvatore Balistreri, ingegnere, affarista di successo, ben introdotto negli ambienti che contano a Roma e a Tripoli, nonché padre di Michele Balistreri, il commissario che abbiamo già conosciuto in “Tu sei il male”. Qui però Michele è adolescente, si chiama Mike ed ha tre amici, un altro siciliano e due libici, con i quali stringe un patto di sangue che durerà per molto, moltissimo tempo. E’ proprio da quel patto di sangue e sabbia che comincia questa storia complessa ed affascinante che ci porta dal lusso della Tripoli degli anni Sessanta alla guerra del Cairo, agli intrighi di potere fra Democrazia Cristiana, comunisti e banche, fino alla Roma degli anni Ottanta con Vaticano, Servizi segreti ed altre forze nascoste in gioco. E tutto passa per un omicidio avvenuto una domenica d’agosto a Tripoli, sotto la furia del Gybli, il vento che porta la sabbia del deserto e riduce la visibilità. Quest’omicidio sembra non interessare a nessuno, viene risolto frettolosamente, ma sarà proprio Michele Balistreri tredici anni dopo a risolverlo insieme ad altre strane morti.

Costantini ci regala un thriller estremamente armonico, con una struttura ed una trama solide, con personaggi ben delineati e con richiami storici pertinenti e perfettamente integrati nel testo. La storia d’Italia e di Libia costituiscono un elemento importante di questo libro, ancor più rispetto al primo volume della trilogia. In questo secondo volume conosciamo meglio Balistreri, il suo passato, la sua arroganza, le motivazioni che l’hanno portato a diventare il poliziotto che ritroviamo nel primo volume. E questo commissario, nonostante la sua arroganza, il suo senso di superiorità e spregiudicatezza, i suoi modi tutt’altro che diplomatici, ci piace, forse proprio perché non è perfetto, anzi sono tante le cose da nascondere nel suo turbolento passato. E’ una lettura che consiglio vivamente, perché si tratta di un thriller storico davvero bello ed avvincente. Ovviamente consiglio di leggere prima il primo volume, “tu sei il male” di cui vi ho già parlato a questo link: http://ilsimposiodeilettori.blogspot.com/2016/11/recensione-roberto-costantini-tu-sei-il.h

Beh, che altro dirvi se non… buona lettura?

Opera recensita: “Alle radici del male” di Roberto Costantini

Editore: Marsilio, 2012

Genere: thriller

Ambientazione: Libia-Egitto-Italia

Pagine: 702

Prezzo: 19,50 €

Consigliato: sì.