simposio lettori copertina

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martedì 31 ottobre 2017

RECENSIONE: GIANRICO CAROFIGLIO - LE TRE DEL MATTINO


Sinossi:
Antonio è un liceale solitario e risentito, suo padre un matematico dal passato brillante; i rapporti fra i due non sono mai stati facili. Un pomeriggio
di giugno dei primi anni Ottanta atterrano a Marsiglia, dove una serie di circostanze inattese li costringerà a trascorrere insieme due giorni e due notti
senza sonno. È cosí che il ragazzo e l'uomo si conoscono davvero, per la prima volta; si specchiano l'uno nell'altro e si misurano con la figura della
madre ed ex moglie, donna bellissima ed elusiva. La loro sarà una corsa turbinosa, a tratti allucinata a tratti allegra, fra quartieri malfamati, spettacolari
paesaggi di mare, luoghi nascosti e popolati da creature notturne. Un viaggio avventuroso e struggente sull'orizzonte della vita. Con una lingua netta,
di precisione geometrica eppure capace di cogliere le sfumature piú delicate, Gianrico Carofiglio costruisce un indimenticabile racconto sulle illusioni
e sul rimpianto, sul passare del tempo, dell'amore, del talento.
 
Commento:
Beh, credo che la quarta di copertina in questo caso racconti la storia in modo abbastanza esaustivo… a me restano solo le considerazioni personali che, a dire il vero, non sono molto positive.
Carofiglio mi piace, ha una prosa molto scorrevole, sa scrivere e sa descrivere… insomma, sa come far appassionare il lettore alle storie che racconta. Perciò, forte di quest’idea di fondo, mi sono avvicinata a questo romanzo con curiosità ed alte aspettative, purtroppo deluse. In questo libro, nonostante l’ottima prosa, delle citazioni da appuntare e qualche bel momento che può emozionare, Carofiglio non è riuscito a coinvolgermi, tantomeno ad impressionarmi. Si tratta, in definitiva, di un lungo flash-back di Antonio, ormai adulto, che ricorda la sua infanzia e l’adolescenza fino ad un’esperienza singolare che vive con il padre. Antonio durante l’adolescenza era affetto da una forma di epilessia ed era in cura da uno specialista francese. Durante uno di questi controlli il medico vuole fare un esperimento per saggiare le condizioni di Antonio: due giorni senza dormire. Così Antonio ed il padre, che fino a quel momento, non hanno mai parlato molto, cominciano a conoscersi, a raccontarsi, ad aprirsi, a divertirsi. Ma prima o poi le cose belle finiscono…
Sì, il libro infondo non è male, ma io mi aspettavo qualcosa in più, perciò non mi sento di consigliarlo.
 
Opera recensita: “Le tre del mattino” di Gianrico Carofiglio
Editore: Einaudi, 2017
Genere: narrativa italiana
Ambientazione: Marsiglia
Pagine: 176
Prezzo: 16,50 €
Consigliato: no.
 

lunedì 30 ottobre 2017

RECENSIONE: PIERPAOLO MANDETTA - DILLO TU A MAMMà


Sinossi:

I sentimenti non sono semplici, ma con le parole lo diventano.

L’amore è sempre una faccenda di famiglia. Samuele ne è convinto, mentre guarda fuori dal finestrino sul treno che da Milano lo trascina verso sud. Dopo essere fuggito per anni, è finalmente pronto a rivelare ai suoi genitori di essere omosessuale. Con lui c’è Claudia, la sua migliore amica, incallita single

taglia 38 e unica donna di cui si fida. Appena arrivano a Trentinara, un grazioso borgo del Cilento, ad accoglierli ci sono i parenti al completo. E la

sera, alla festa del paese, il papà ha un annuncio da fare: suo figlio e la fidanzata Claudia si sposeranno a breve. È un vero e proprio shock per Samuele:

lui vuole sposare Gilberto, il compagno rimasto a Milano, proprio lo stesso uomo che lo aveva convinto a riavvicinarsi ai suoi. Ma nelle case del Sud è

quasi una tradizione che sogni e desideri vengano condivisi in “famiglia”: non solo con mamma e papà, ma anche con quella vecchia zia che si incontra una volta all’anno e persino con la vicina di casa. E così Samuele, per poter essere padrone della propria vita, dovrà fare i conti con un passato che

vuole lasciarsi alle spalle; stavolta, però, non è disposto a scendere a compromessi. E adesso chi glielo dice a mammà?

 

Commento:

Samuele ha 29 anni e fa il blogger a Milano, scrivendo di sentimenti, amore, relazioni di coppia e rispondendo alla “Posta del cuore”. Ora sta andando a Trentinara, il paesino del Cilento da cui si è trasferito dieci anni fa, a dire ai suoi che sta per sposare Gilberto con cui convive da anni. Ma Samuele non ha voluto che fosse Gilberto ad accompagnarlo, così con lui c’è Claudia, la sua migliore amica, il suo perfetto opposto. Con il suo arrivo a Trentinara, però, Samuele scoperchia il vaso di Pandora, scatenando una ridda di eventi dopo i quali non sarà più possibile tornare indietro… per nessuno: la famiglia, i luoghi dell’infanzia e dell’adolescenza, i vecchi ricordi, i dolori mai sopiti, i sapori, gli odori, le abitudini… tutto riemerge dal luogo remoto in cui Samuele l’aveva nascosto in favore di un aperitivo nella Milano super glamour.

E così, oltre alla famiglia, ai parenti, agli amici, Samuele deve affrontare anche una dura lotta con se stesso: Sud o Nord? Famiglia appiccicosa o vicino che non ricambia neanche il buongiorno? Melanzane imbottite di mammà o patate al vapore imbustate? Lasciarsi cullare dalla tranquilla e soporifera vita familiare o star dietro a mille impegni e scadenze di lavoro? Il profondo dilemma non si risolve neanche quando Samuele torna a Milano… sarà il confronto con la dura realtà e con il rischio di perdere gli affetti a rischiarare la nebbia dei sentimenti.

Questo libro analizza in modo attento, consapevole ed accurato i tanti problemi dei giovani d’oggi, le loro incertezze, i dubbi, le preoccupazioni, la paura di fallire o di sbagliare tutto. Quest’analisi è fatta dal punto di vista di chi questi problemi li vive in prima persona: un giovane omosessuale con un futuro in ascesa, partito dalla provincia per sfuggire a se stesso e ritornato in provincia per ritrovare ciò che aveva perso. Una storia, quella di Samuele, che tra una risata e un po’ di malinconia si legge volentieri e che lascia molti spunti su cui riflettere.

Passando alle considerazioni strettamente personali, non posso dire che questo libro mi sia piaciuto completamente, dirò però che non mi è affatto dispiaciuto. Non ho provato empatia per i personaggi, non mi sono riconosciuta in nessuno di loro nonostante i problemi comuni e nonostante anch’io sia una quasi trentenne del Sud; in aggiunta direi che il libro mi è sembrato un po’ troppo lungo e la storia tirata avanti un po’ troppo, però questo è anche un libro piacevole da leggere e che tratta tematiche importanti nel modo giusto. Diciamo che non lo sconsiglio.

 

Opera recensita: “Dillo tu a mammà” di Pierpaolo Mandetta

Editore: Rizzoli, 2017

Genere: narrativa italiana

Ambientazione: Trentinara (Salerno)-Milano

Pagine: 322

Prezzo: 18,00 €

Consigliato: sì/no.

 

domenica 29 ottobre 2017

RECENSIONE: JEFFERY DEAVER - OCTOBER LIST


Sinossi:

Chiusa in una stanza, Gabriela aspetta da ore notizie della sua bambina. Finalmente, la porta di casa si apre. Ma non è la polizia, non è l'FBI: è l'uomo

che ha sequestrato Sarah. E stringe in pugno una pistola... Comincia così, dalla fine, il thriller di Jeffery Deaver, che racconta a ritroso l'incubo in

cui è precipitata improvvisamente la vita di Gabriela. Sua figlia Sarah di sei anni è stata rapita. E a lei hanno dato un ultimatum: se vuole rivederla

viva, deve versare un riscatto di mezzo milione di dollari e recuperare un documento scottante, su cui molti vorrebbero mettere le mani, la October List.

Il tutto nel giro di trenta ore. In un susseguirsi serrato di colpi di scena per le strade di Manhattan, Deaver intesse una storia adrenalinica che si

dipana al contrario da una domenica sera al venerdì mattina, costruendo un inganno che si svela solo all'ultima pagina, ovvero al momento dell'imprevedibile

inizio.

 

Commento:

Avete mai pensato di leggere una storia al contrario, cominciando dalla fine, di riuscire a capirci qualcosa e, a dirittura, di apprezzarla? Io, fino ad oggi, no. Eppure esiste qualcuno che ha pensato di scriverla… e chi se non quel genio del thriller che porta il nome di Jeffery Deaver?

Come ci spiega lo stesso autore nella postfazione, questo thriller è basato sulla successione cronologica spezzata, ossia nell’ideare una storia raccontandola al contrario ed inserendovi tutti i dovuti colpi di scena e le situazioni al cardiopalma che piacciono tanto a Deaver ed anche a noi suoi fans. Nello specifico qui la storia comincia con una dei due protagonisti, Gabriela, che attende con trepidazione ed angoscia notizie della figlia rapita da un delinquente di nome Joseph, che in cambio vuole una lista appartenuta al capo di Gabriela, nonché un bel gruzzoletto in moneta sonante. Beh, il primo colpo di scena è costituito dall’uomo che entra in casa allo scadere dell’ultimatum, che non è Daniel, l’uomo che Gabriela ha conosciuto due giorni prima e che da allora l’ha aiutata a districare questa matassa, ma proprio Joseph, il rapitore.

Da questo punto in poi la storia si sviluppa a ritroso, ripercorrendo, come un nastro che si riavvolge al rallentatore, le trenta ore intercorse tra le 18:00 della domenica, ora in cui scatta l’ultimatum e in cui comincia la narrazione, e la mattina del venerdì precedente, in cui tutto ha avuto inizio. Ora, cosa prova il lettore leggendo questo libro? All’inizio prova perplessità, perché non crede possibile raccontare una storia – a maggior ragione un thriller basato su adrenalina e colpi di scena – al contrario; poi prova un misto di curiosità e spaesamento, perché gli sembra di non capire nulla di ciò che è successo, ci sono riferimenti enigmatici a fatti accaduti prima di cui lui non sa ancora niente, però è tenace e non abbandona il libro perché vuole a tutti i costi sapere dove andrà a parare questo pazzo di un Deaver; poi, col procedere nella lettura, gli sembra di avere tutto un po’ più chiaro e già gli compare il ghigno del saputello che ha capito tutto……. Poi? Poi fa un salto sulla sedia perché, colpo di scena, non aveva capito assolutamente niente e quel diavolo di un Deaver l’ha fregato di nuovo, accidenti a lui! A questo punto il nostro bravo lettore prova un misto tra il sentirsi ingannato, preso in giro, gabbato e la profonda, totale ammirazione perché la storia si conclude in modo totalmente diverso da com’era cominciata!

Cos’ho provato io in aggiunta alle sensazioni appena descritte? Beh, più o meno nella fase della curiosità mista a spaesamento ho provato anche un po’ di delusione perché la storia non mi sembrava all’altezza di Deaver e mi chiedevo cosa fosse successo e dove fosse tutta la consueta tensione e il ritmo incalzante e i colpi di scena. Poi, più o meno al momento del salto dalla sedia, mi sono sentita un po’ in colpa per aver dubitato della genialità di Deaver e pacificata con lui per non avermi delusa. Tuttavia, nonostante mi sia piaciuto, non posso non affermare che questo thriller è un tantino al di sotto degli standard dell’autore, perché l’estro, la genialità, la bizzarria, non compensano l’adrenalina, ma questo è un parere del tutto personale.

Vi ho incuriosito abbastanza? Spero di sì… ad ogni modo, ve lo consiglio!

 

Opera recensita: “October list” di Jeffery Deaver

Editore: Rizzoli, 2014

Genere: thriller

Ambientazione: Manhattan

Pagine: 358

Prezzo: 13,00 €

Consigliato: sì.

 

venerdì 27 ottobre 2017

RECENSIONE: JOSE SARAMAGO - IL VANGELO SECONDO GESù CRISTO


Sinossi:

Il Gesù Cristo di Saramago, da alcuni cristiani ortodossi ritenuto blasfemo, è un carattere fortemente spirituale, ma in tutto e per tutto umano, che incarna

i dubbi e le sofferenze propri della condizione universale di uomo. Il figlio di Dio, dalla nascita a Betlemme alla morte sul Golgota, affronta le medesime

esperienze descritte nel Vangelo, qui però narrate secondo una prospettiva terrena, con spirito critico e senso logico. In questa storia non c'è fede nei

miracoli, bensì coscienza di trovarsi in balìa della volontà di potenza di un Dio padre distante e indifferente al dolore che provoca. La serie di disgrazie,

stragi e morti che costellano l'esistenza di Gesù, fino al non cercato e non accettato compimento del destino di vittima sacrificale, diventa così un'occasione

per riflettere sulla contrapposizione tra bene e male, sulla problematicità di fare il giusto tramite l'ingiusto, sull'imperscrutabilità del senso della

vita umana e sulla sconcertante ambiguità della natura divina.

 

Commento:

Questo è il terzo libro di Saramago con cui ho modo di confrontarmi, perciò ero preparata alla sua prosa scorrevole solo in apparenza, alla bizzarria delle sue trovate narrative, all’ironia sottile ma mordace di cui sono pervasi i suoi scritti. Tuttavia non pensavo che tutte queste caratteristiche potessero essere applicate, peraltro in modo così radicale e con così tanto successo, alla religione. Ciò che Saramago fa in questo libro, infatti, è rileggere (ed in molti casi riscrivere) la storia di Gesù Cristo basandosi sui fatti narrati nei Vangeli, ma modificando radicalmente la concezione di Gesù, di Dio, a dirittura del diavolo.

Il risultato è un nuovo “Vangelo” molto meno mitizzato di quello originario e con personaggi e vicende analizzati in modo molto più umano. Lo stesso Gesù è un bambino, un ragazzo, un uomo con tutte le ansie, le paure, le incertezze, le pulsioni umane. Egli si dimostra fallibile, incerto, iracondo, ingiusto e non più solo ed esclusivamente esempio di virtù. Dio, poi, viene raffigurato da Saramago in una veste diversa da quella che oggi ci presenta la Chiesa, ma molto più vicina alla raffigurazione originaria della Bibbia: abbiamo così un Dio volubile, distante, a volte spietato, spesso cinico, in qualche modo anche lui più “umano”.

Il grande pregio di questo libro, a mio parere, è la forza di andare controcorrente rispetto al solito buonismo che adottiamo quando parliamo di Dio; Saramago non ha paura di osare e di reinventare i personaggi che sono alla base della fede cristiana portando allo scoperto pensieri che a volte sono stati anche nostri, solo che abbiamo esitato a renderli noti ai più.

Credo che questo libro vada letto per quello che è, semplicemente un romanzo che vuole far riflettere, e non vada inteso come un tentativo di sovvertire i dogmi della Chiesa. Io l’ho letto e l’ho apprezzato molto perché mi ha permesso di guardare gli insegnamenti religiosi da un punto di vista inedito, anticonformista e molto, molto acuto… perciò mi sento di consigliarlo a tutti, a chi crede ed a chi non crede, perché è un romanzo che fa riflettere e di riflettere su ciò in cui crediamo non dovremmo stancarci mai.

 

Opera recensita: “Il Vangelo secondo Gesù Cristo” di José Saramago

Editore: Bompiani-Mondadori-Einaudi-Feltrinelli, prima ed. italiana 1993

Genere: romanzo storico

Ambientazione: Palestina

Pagine: 351 (ed. Feltrinelli)

Prezzo: 10,00 €

Consigliato: sì.

 

martedì 24 ottobre 2017

RECENSIONE: GIULIA CAMINITO - LA GRANDE A


Sinossi:

Italiani in terra d'Africa: esotismo, borghesi e avventurieri. Un mondo sconosciuto, un romanzo sorprendente. Giada è una bambina considerata da tutti

perennemente manchevole, troppo minuta, "una raganella", che vive malvolentieri a casa degli zii in provincia di Milano. Da che sua madre se n'è andata

per trafficare con camion, alcolici e bar nelle colonie italiane in terra d'Africa, Giada non pensa ad altro che a raggiungerla in quella che lei chiama

"la Grande A", una terra che immagina piena di meraviglie e di promesse. Ma una volta giunta ad Assab, una cittadina avvolta nell'arsura e nell'aria salmastra,

la vita sembra ruotare solo intorno al piccolo bar che Adi gestisce fino a notte fonda, dove Giada fa molte nuove conoscenze: da Hamed, il garzone che

non sa scrivere, a Orlando, il compagno della madre animato dalla retorica fascista vecchio stampo; dalla gazzella Checco, che vive in casa come un animale

domestico, a Giacomo Colgada, un giovane italiano farfallone che sembra la copia di un attore del cinema. Ed è proprio con lui che inizia la vera storia

di Giada: il matrimonio imposto da Adi, le insidie di suocera e nuora, la fortuna economica, il boom del Circolo Juventus di Addis Abeba, gli incredibili

viaggi con la jeep nel deserto, i dolorosi chiaroscuri di Giacomo che obbligano Giada al continuo raffronto con una donna dura e intraprendente come sua

madre.

 

Commento:

In casa della zia a Legnano, con la guerra che entra dalla finestra e ruba il cibo, lì dov’è considerata la piccola, l’ultima ruota del carro, Giada sogna di raggiungere la madre in Africa o, come la chiama lei, nella “Grande A”. Quando arriva ad Assab, però, scopre che ad aspettarla non c’è una vita da principessa, ma un letto duro e turni massacranti al bar della madre. Giada si adatta presto alla nuova situazione: è con sua madre che ammira, ha fatto amicizia con Ahmed e con la gazzella Checco e presto si sposerà con Giacomo, il ricco giovane viaggiatore che ha tante storie da raccontare. Ma la vita non è tutta rose e fiori: Giacomo e Giada si conoscono appena eppure sono marito e moglie e ben presto le incomprensioni vengono a galla. Nonostante Giada si adatti alle abitudini ed agli umori del marito, questi si innamora di un’altra, così lei rimane sola, con un figlio ed impossibilitata a separarsi da Giacomo. In una terra che non è la sua Giada dovrà di nuovo ricorrere al suo spirito di adattamento e ricostruirsi la vita ancora una volta… e non sarà l’ultima.

Questo libro racconta il vissuto degli italiani in Etiopia ed Eritrea nell’immediato Dopoguerra, fino agli anni 60, fatto di contraddizioni, ostentazione, orgoglio, ma anche voglia di godersi la vita. E Giada rappresenta a pieno la società in cui vive, indipendente, proiettata verso il futuro, amante dei fasti e del bel mondo… ma soprattutto desiderosa di stabilità ed affermazione.

“La grande A” è uno spaccato realistico e a tratti impietoso di un periodo storico e di una realtà di cui si parla poco. Se proprio volessi trovare una piccola pecca a questo libro, direi che manca il punto di vista dei nativi, degli africani. Ma possiamo sempre sperare in un secondo libro dell’autrice sull’argomento. Questo, intanto, è ottimo.

 

Opera recensita: “La grande A” di Giulia Caminito

Editore: Giunti, 2016

Genere: romanzo storico

Ambientazione: Legnano-Etiopia-Ravenna-Roma

Pagine: 288

Prezzo: 14,00 €

Consigliato: sì.

 

sabato 21 ottobre 2017

RECENSIONE: ELIZABETH GASKELL - NORD E SUD


Sinossi:

Nord e Sud, a indicare due estremi in contrasto, fu il titolo voluto dall'editore, non quello pensato da Elizabeth Gaskell, che sul frontespizio immaginava

il nome della sua eroina, Margaret Hale. Sono le due polarità geografiche e la maturazione della protagonista a fornire i temi cardine del romanzo: Margaret,

trasferitasi da Helstone, fiabesco villaggio del Sud, a Milton-Northern, popolosa città manifatturiera del Nord, si trova bruscamente immessa nel mondo

nuovo, e per molti aspetti irriconoscibile, prodotto dall'industrializzazione. La famiglia Hale, che coltiva valori tradizionali, è totalmente estranea

alla frenetica vita del centro industriale in piena espansione, alla nascente lotta di classe fra padroni e operai, all'inquinamento e al degrado sociale.

Eppure Margaret stringe presto amicizia con Bessy Higgins, una ragazza ammalatasi per le pessime condizioni di lavoro in fabbrica, e con il padre Nicholas,

sindacalista impegnato attivamente nel movimento operaio: prendendo a cuore la famiglia, inizia a nutrire curiosità e interessi fino a quel momento sconosciuti.

Subito complesso si rivela, invece, il rapporto con John Thornton, allievo del signor Hale e padrone di uno dei più importanti cotonifici di Milton: Margaret

è combattuta tra l'ammirazione per l'uomo che si è fatto da solo, contando unicamente sulle proprie capacità, e l'ostilità per l'industriale che, a suo

giudizio, è responsabile delle misere condizioni di vita dei suoi operai.

 

Commento:

La giovane, bella ed indomita Margaret Hale si trasferisce con la famiglia da un paesino del Sud dell’Inghilterra ad una cittadina industriale del Nord. Il trasferimento avviene perché il padre, Reverendo nella parrocchia di Ellstone, ha profondi dubbi di coscienza riguardo alla Chiesa ed al suo ruolo, decide di abbandonare la professione ecclesiale e di diventare un insegnante privato. Il passaggio da un ridente, luminoso e tranquillo paesino di campagna ad una fredda, fumosa ed operosa cittadina industriale genera non poche difficoltà di adattamento per la famiglia Hale. Tuttavia Margaret, intraprendente ed instancabile, stringe amicizia con Bessy Higgins, una ragazza della sua età che si è ammalata lavorando in un cotonificio; così la giovane Margaret viene a conoscenza della realtà industriale di Milton, dei problemi tra operai e padroni e dell’imminenza di uno sciopero. Un’altra figura chiave nella nuova vita degli Hale è proprio uno dei padroni, il giovane ed ambizioso John Thornton, proprietario di uno dei cotonifici più grandi. Nei suoi confronti Margaret proverà ammirazione perché è stato in grado di costruire da sé la propria fortuna, ma anche ritrosia per i suoi modi autoritari e sprezzanti. Ciò che imprimerà una svolta sostanziale alle vicende degli Hale, dei Thornton e di tutta Milton, però, sarà proprio lo sciopero, dopo il quale nulla sarà più lo stesso, neanche nei rapporti interpersonali.

Conoscevo la trama di questo libro già prima di leggerlo, per aver visto pochi giorni fa l’ottima serie Tv “North & South” realizzata dalla BBC nel 2004, ma durante la lettura non riuscivo comunque a staccarmene. La descrizione della quarta di copertina ed anche la mia sono molto riduttive rispetto all’importanza dei temi trattati in questo libro: non a caso “Nord e Sud” viene definito un romanzo “industriale”, perché la lotta di classe e la contrapposizione tra operai e padroni è uno dei temi portanti di questo romanzo. Tuttavia “Nord e Sud” non si limita a descrivere la situazione generata dallo sviluppo industriale, ma propone una soluzione, se pure accennata: appare chiaro, infatti, il punto di vista di Elizabeth Gaskell che ritiene che i due mondi dovrebbero avvicinarsi e compenetrarsi, piuttosto che scontrarsi con violenza restando separati. Se l’operaio ed il padrone potranno conoscere qualcosa in più delle reciproche condizioni, potranno guardarsi con benevolenza e, magari, venirsi incontro. La natura conciliatrice del libro della Gaskell emerge anche in un’altra contrapposizione, quella tra Nord e Sud dell’Inghilterra: paesaggi, popolazioni ed attitudini completamente opposte potrebbero incontrarsi invece che ignorarsi o disdegnarsi. E’ proprio ciò che accade nell’animo di Margaret che, trasferitasi a Nord rimpiangeva la luminosità del Sud e, allontanatasi da Milton per ragioni indipendenti dalla sua volontà, non smetteva di rimpiangerla. Certo è che anche l’amore ha influito su quest’ultima valutazione in modo a dir poco determinante! Questo libro, infatti, essendo un romanzo vittoriano, non poteva non contenere anche una storia d’amore e questa, a mio modesto parere, è tutt’altro che forzata o scontata… direi anzi che è appassionante.

Una prosa scorrevole ed una trama coinvolgente ed interessante rendono questa lettura assolutamente consigliabile a chi ama i classici, le riflessioni sui temi sociali, ma anche le belle storie d’amore. A me è piaciuto moltissimo!

 

Opera recensita: “Nord e Sud” di Elizabeth Gaskell

Editore: Jo March, prima ed. originale 1854

Genere: romanzo-letteratura inglese

Ambientazione: Inghilterra, metà dell’Ottocento

Pagine: 476

Prezzo: 15,00 €

Consigliato: sì.

 

martedì 17 ottobre 2017

RECENSIONE: STEPHEN KING - IL GIOCO DI GERALD


Sinossi:

In una casa isolata su un lago, Jessie si piega all'ennesima fantasia sessuale del marito Gerald, che questa volta l'ammanetta al massiccio letto in legno.

Ma quando umiliata, lei lo allontana con un calcio, l'uomo si affloscia inerte, stroncato da un infarto. Il tempo passa e Jessie, immobilizzata e dolorante,

sembra votata a una morte lenta, resa ancora più atroce dalla comparsa di un affamato cane randagio e da un'ombra misteriosa e irreale che fa capolino

nella stanza...

 

Commento:

E’ autunno inoltrato, ma il noto avvocato Gerald Burlingame e sua moglie Jessie decidono di staccare un po’ dalla routine passando una giornata all’isolata casa estiva sul lago. Gerald ha in mente un gioco erotico ed ammanetta la moglie ai montanti del letto, ma lei non ci sta e gli sferra due calci. La situazione degenera, Gerald muore disteso ai piedi del letto e Jessie non ha alcuna possibilità di liberarsi dalle manette ed alzarsi. E’ qui che comincia il folle percorso di Jessie su e giù per i suoi ricordi passati, complici alcune voci che la sua mente in subuglio ricollega a persone che in qualche modo sono state importanti per lei. Per oltre venti ore Jessie entra ed esce dal presente e combatte tra il terrore di ciò che sta vivendo, con tanto di cane randagio che banchetta in casa ed ombre minacciose che si affacciano con il calar della notte, e l’atrocità di ciò che ha vissuto da bambina e che l’ha segnata per sempre. Ma sarà proprio la paura della morte, in tutte le sue forme, a permetterle di riscuotersi e di provare con tutte le sue forze a liberarsi.

Non so bene cosa mi aspettassi da questo libro… ciò che posso dire è che non è male, ma non è neppure tra i migliori di King: a mio parere qui troviamo un ottimo percorso psicologico ed anche una buona dose di brivido, ma manca quel guizzo di originalità che ha portato altri libri di quest’autore ad essere considerati dei capolavori. Il libro ruota quasi esclusivamente attorno al personaggio di Jessie e possiamo sostenere che King è riuscito nell’ardua impresa di portare in porto una storia che avrebbe potuto non stare in piedi; tuttavia questo libro non mi ha convinta fino infondo e se dovessi consigliarlo avrei qualche perplessità… se avete già letto altro di King potreste rimanere delusi, ma se siete neofiti potrebbe essere un modo per “soft” per cominciare… Libro non male, dunque, ma non di alto livello. Peccato.

 

Opera recensita: “Il gioco di Gerald” di Stephen King

Editore: Sperling & Kupfer, prima ed. 1992

Genere: horror

Ambientazione: Maine, Stati Uniti

Pagine: 384

Consigliato: sì/no.

 

domenica 15 ottobre 2017

RECENSIONE: CRISTINA CABONI - LA RILEGATRICE DI STORIE PERDUTE


Sinossi:

Ecco, il libro è quasi pronto. «Avete terminato?» Annuisce, gli occhi sul libro. «Sì, maestro.» Qualcosa di dolce si spande dentro di lei. «Adesso sono

una rilegatrice?» «La migliore.» Ma sa che quel mondo le è interdetto. Perché lei è solo una donna. Un giorno però tutto cambierà, ne è sicura.

La copertina finemente lavorata avvolge le pagine ingiallite dal tempo. Sofia con gesti delicati ed esperti sfiora la pelle e la carta per restaurare il libro e riportarlo al suo antico splendore. La legatoria è la sua passione. Solo così riesce a non pensare alla sua vita che le sta scivolando di mano

giorno dopo giorno. Quando arriva il momento di lavorare sulle controguardie, il respiro di Sofia si ferma: al loro interno nascondono una sorpresa. Nascondono

una pagina scritta a mano: è la storia di una donna, Clarice, appassionata di arte e di libri. Un’abile rilegatrice vissuta nel primo Ottocento, quando

alle donne era proibito esercitare quella professione. Una donna che ha lottato per la sua indipendenza. Alla luce fioca di una candela ha affidato a quel libro un messaggio lanciato nel mare del tempo, e una sfida che può condurre a uno straordinario ritrovamento chi la raccoglierà. Sofia non può credere

al tesoro che ha tra le mani. Quella donna sembra parlare al suo cuore, ai suoi desideri traditi. È decisa a scoprire chi sia, e quale sia il suo segreto.

Ad aiutarla a far luce su questo mistero sarà Tomaso Leoni, un famoso cacciatore di libri antichi ed esperto di grafologia. Insieme seguono gli indizi

che trovano pagina dopo pagina, riga dopo riga, città dopo città. Sono i libri a sceglierci, e quel libro ha scelto Sofia. Dopo più di duecento anni, solo

lei può ridare voce a Clarice. E solo la storia di Clarice può ridare a Sofia la speranza che aveva perduto. Perché la strada per la libertà di una donna è piena di ostacoli, ma non bisogna mai smettere di mirare all’orizzonte.

 

Commento:

Sofia è una giovane donna che sta attraversando un momento di profonda crisi interiore: il suo matrimonio è agli sgoccioli, lei trova intollerabile la vita con il marito Alberto e, soprattutto, non sopporta di non riconoscersi più. Per amore ha rinunciato ai suoi sogni, ai suoi tanti interessi, alle amicizie, ai suoi amati libri. Ed è proprio in una libreria che Sofia trova un appiglio per andare avanti: un vecchio libraio le regala un libro antico e malconcio che al suo interno nasconde un segreto. Sarà tra quelle pagine che Sofia incontrerà Clarice, un’anima affine alla sua, che ha una storia segreta ed emozionante da raccontare al mondo. A Sofia e a Tomaso, il grafologo che l’aiuterà in questa missione, il compito di portare alla luce un mondo di soprusi, violenze domestiche, ingiustizie sociali che per troppo tempo è rimasto celato.  In Clarice Sofia troverà un’amica, una confidente silenziosa, un esempio da seguire; in Tomaso, invece, troverà l’appoggio e la complicità che le sono sempre mancati… in tutta questa vicenda Sofia imparerà a percorrere senza incertezze il cammino verso se stessa.

Cristina Caboni è, ad oggi, una delle mie autrici italiane contemporanee preferite perché riesce a raccontare i sentimenti con la semplicità e la passione di chi li sente sulla sua pelle. Questo suo quarto romanzo, poi, è una chicca perché racchiude in sé tutto il fascino misterioso e senza tempo dei libri. Tra queste pagine si nasconde una storia intima che emoziona ed avvolge come una carezza… una carezza preziosa e potente come la carta che custodisce sempre nuove emozioni! Penso che chiunque ami i libri, antichi e moderni, non potrà non apprezzare questa lettura!

 

 

Opera recensita: “La rilegatrice di storie perdute” di Cristina Caboni

Editore: Garzanti, 2017

Genere: narrativa italiana

Ambientazione: Roma-Monaco-Vienna

Pagine: 296

Prezzo: 17,60 €

Consigliato: sì.

 

giovedì 12 ottobre 2017

RECENSIONE: CARE SANTOS - TRE TAZZE DI CIOCCOLATA


Sinossi:

Sara, moglie e madre modello, è proprietaria di un negozio che a Barcellona è sinonimo di cioccolato, ed è fiera di continuare la tradizione di famiglia.

Prima ancora di lei Aurora, la cui madre era al servizio di una famiglia borghese del XIX secolo, per la quale la cioccolata è qualcosa di proibito e peccaminoso.

E all’inizio di tutto c’era Marianna, moglie del cioccolataio più famoso del XVIII secolo, inventore di una macchina prodigiosa. I destini di queste tre

donne sono intrecciati e indissolubilmente legati alla storia di un’antica cioccolatiera di porcellana, che passa di mano in mano trasmettendo l’amore

per la cioccolata, la vita e il coraggio di inseguire i propri desideri. Care Santos, narratrice magistrale, racconta di un’unica dolce passione che unisce

destini e segna la vita delle sue protagoniste attraverso tre secoli di storia. Un viaggio nel tempo che ha profumo e sapore, in cui ogni pagina è inebriante

come una droga leggera. Dopo i grandi bestseller al femminile Chocolat di Joanne Harris e Dolce come il cioccolato di Laura Esquivel, un grande intreccio

di passione, forza e dolcezza, che consacra definitivamente Care Santos al grande pubblico."

 

Commento:

Quella raccontata in queste pagine è la storia di tre donne coraggiose, vissute a Barcellona in epoche diverse, che nel loro piccolo si sono distinte per la loro tenacia e per la capacità di inseguire i propri sogni. Ciò che le accomuna – e che è al centro di questa storia – è un oggetto di particolare valore, semplicità ed eleganza: una cioccolatiera di fine porcellana bianca, appartenuta ad una importante dama francese. Proprio questa cioccolatiera, che può contenere appena tre tazze di cioccolata, passa di mano in mano nei secoli ed è testimone del cambiamento di una società che, dai pomeriggi di Versailles fatti di cioccolata ed esercizi di violino, arriva ad una pasticcera laureata in storia che oggi vive in equilibrio tra tradizione e modernità, passando per le serate all’Opera di inizio Novecento e, ancora prima, alla tenacia di una donna che deve difendersi dalle discriminazioni di un mondo prettamente maschilista. Qui la storia ci viene narrata in un racconto corale, partendo dalla fine, da Sara, la pasticcera-storica che la compra da un rigattiere dopo una notte di bevute: l’ultima proprietaria della cioccolatiera è lei, ma la storia di quell’oggetto comincia molto prima. Ripercorrendone le tappe, abbiamo l’occasione di viaggiare a ritroso nel tempo in una Barcellona in continuo adattamento, ma sempre bella, passionale ed amante della cioccolata.

Questa è indubbiamente una storia di fantasia, ma presenta risvolti storici interessanti e Care Santos ci racconta tutto questo con una prosa molto scorrevole ed accattivante, regalandoci un racconto goloso e traboccante di passione, tenacia e vita, dolce ma non troppo, proprio come una buona cioccolata. Una buona lettura, quindi, adatta a questi primi pomeriggi freddi.

 

Opera recensita: “Tre tazze di cioccolata” di Care Santos

Editore: Salani, 2015

Genere: narrativa internazionale

Ambientazione: Barcellona

Pagine: 468

Prezzo: 16,80 €

Consigliato: sì.

 

martedì 10 ottobre 2017

RECENSIONE: YASUNARI KAWABATA - LA CASA DELLE BELLE ADDORMENTATE


Sinossi:

Un raffinato racconto erotico che dischiude le porte a una delicata rapsodia di sensazioni e ricordi, un viaggio tra i più misteriosi recessi della psiche

evocati con accenti rarefatti e luminosi.

 

Commento:

Una misteriosa casa isolata e segreta all’interno della quale anziani clienti “di cui si può stare tranquilli” possono giacere al fianco di giovani belle addormentate. E’ questo il luogo in cui, spinto dalla curiosità, si reca il sessantasettenne Eguchi. Ad attenderlo una tazza di eccellente thè verde preparato da una tenutaria fredda ed efficiente, una stanza con tende di velluto cremisi, due pastiglie di sonnifero e una giovane vergine profondamente addormentata che, qualunque cosa accada, non si sveglierà.

Nel silenzio di quel luogo disabitato eppure vivo, giacendo nel limbo tra sonno e veglia, tra vita e morte, ascoltando il rumore delle onde ed un respiro sconosciuto e amico, Eguchi riflette sulla sua vita, ricorda amori passati, ma al contempo cerca di analizzare il perché di quel luogo di piacere “diverso”: cosa spinge i vecchi clienti a recarvisi? Perché delle giovani e belle ragazze accettano di rischiare la vita sottoponendosi al sonno indotto e alle attenzioni di sconosciuti?

E’ questo il luogo in cui gli uomini che non possono più soddisfare le voglie del corpo possono abbandonarsi ai ricordi ed alle percezioni sensoriali di una vita intera, godendo del privilegio di contemplare un corpo giovane che dorme, quindi non può giudicare il decadimento della carne. Tra queste pagine, scritte con eleganza e levità, troviamo un erotismo raffinato che non scade mai nella volgarità. “La casa delle belle addormentate” è un romanzo controverso, un racconto delicato e sconvolgente, lieve e malinconico, fiabesco e disincantato… un libro da leggere senza pregiudizi, ma con la mente aperta ad un viaggio in una parte oscura della psiche umana.

 

Opera recensita: “La casa delle belle addormentate” di Yasunari Kawabata

Editore: Mondadori, prima ed. originale 1961, prima ed. italiana 1972

Genere: romanzo erotico-letteratura giapponese

Ambientazione: Giappone

Pagine: 168

Prezzo: 9,50 €

Consigliato: sì.

 

lunedì 9 ottobre 2017

RECENSIONE: CARMEN PELLEGRINO - SE MI TORNASSI QUESTA SERA ACCANTO


Sinossi:

Giosuè Pindari è un uomo antico, legato alla terra, alla famiglia e a un ideale politico, ma la moglie, dopo anni in cui il male di vivere non le ha concesso

che brevi tregue, è ormai preda di un irreversibile declino; il socialismo, in cui ha creduto con una tenacia e una dedizione tipicamente "appenniniche",

è stato trascinato nel fango dalla corruzione; l'amatissima figlia Lulù se ne è andata e non dà più notizie di sé. Contro la degenerazione di corpo e mente

si può fare poco, contro la fine di un'utopia si può fare ancor meno, mentre a una figlia che è viva e lontana - provata dalle inevitabili incomprensioni

generazionali ma legata da una sensibilità ancestrale e profonda, una vera e propria educazione dell'anima - si può comunque scrivere. Si può tentare di

compiere un passo lungo la via di una riconciliazione, che è prima di tutto una riconciliazione con se stessi. Così Giosuè Pindari scrive a Lulù, le scrive

lettere che infila in bottiglie e poi le affida alla corrente del fiume. Il fiume è acqua che appartiene alla terra, il fiumeterra contiene entrambi gli

elementi; è acqua che tutto conserva: passato, presente e quindi futuro. Arriveranno mai? Non è importante saperlo. In fondo, il fiumeterra con le sue

piene improvvise sa come arrivare a destinazione... Sulle sponde di un altro fiume c'è Lulù, che ha conosciuto Andreone, l'uomo 'leggero' che aspetta,

anche lui esattamente come Giosuè, insieme alla piena il ritorno di una donna che è andata via. È proprio l'incontro con quest'uomo bislacco - l'altro,

così necessario al riconoscimento di sé - a rivelarsi benefico. Da quelle sponde del fiume lontano è come se Lulù rispondesse alle lettere paterne seguendo

la corrente, e su un registro magico, dentro un'aura d'incantamento.

 

Commento:

“Se mi tornassi questa sera accanto” è un libro che indaga radici profonde, quelle dell’uomo con la terra, con l’acqua, con un credo idealizzato, con gli affetti familiari. Sono queste le poche cose in cui Giosuè Pindari crede ciecamente: la terra – la sua terra che non tradisce mai –, l’acqua del suo fiume Terra, il socialismo e l’amore della figlia Lulù. E quando il suo progetto legato alla terra naufraga, il socialismo non è più l’ideologia in cui credeva, la figlia decide di andarsene per non tornare mai più, Giosuè si ritrova senza punti fermi, obbligato a riflettere sulla sua vita e sui suoi tanti errori. Gli rimangono solo la moglie Nora, che ormai ha bisogno d’aiuto anche per i gesti più semplici e che è tornata ad essere una bambina, e il fiume Terra… è al fiume che Giosuè affida le lettere indirizzate a Lulù, quella figlia che ha amato ed ama ancora, quella figlia cui ha tappato le ali, alla quale ha tolto la possibilità di scegliere per sé, per la quale ha sempre deciso tutto, in nome di un bene superiore, di un amore patriarcale e possessivo, di un insano egoismo. E forse Lulù queste lettere piene di rimorsi e nostalgia non le riceverà mai, ma intanto a suo padre serve scriverle e pensare a ciò che ha sbagliato e che le ha portato via la figlia. E lei, Lulù, che un giorno ha preso il coraggio a due mani e se n’è andata perché non ce la faceva più, ora vive in una casa galleggiante, sulla riva di un altro fiume. Qui ha incontrato Andreone, un’altra anima persa che a fatica cerca di galleggiare nella vita… saranno le lunghe chiacchierate con lui a spingere Lulù a ritrovare se stessa guardando ancora in quel passato che non se ne va con un cambio di residenza.

“Se mi tornassi questa sera accanto” è un romanzo delicato e introspettivo, scritto con un linguaggio evocativo, ma ricercato. Non è un libro da divorare, ma va letto con la giusta calma e le meritate pause… perché è un libro che vuole far riflettere ed invita il lettore a guardarsi dentro, perché tutti abbiamo dentro qualcosa che vorremmo dimenticare, ma che è lì in un angolo, in attesa di riappacificarsi con noi.

 

Opera recensita: “Se mi tornassi questa sera accanto” di Carmen Pellegrino

Editore: Giunti, 2017

Genere: narrativa italiana

Ambientazione: Appennino tra Campania e Basilicata

Pagine: 240

Prezzo: 16,00 €

Consigliato: sì.

 

giovedì 5 ottobre 2017

RECENSIONE: DAVID EBERSHOFF - THE DANISH GIRL


Sinossi:

Giovani e talentuosi, Einar Wegener e sua moglie Greta vivono nella romantica Copenaghen di inizio Novecento, accomunati dalla passione per l'arte: paesaggista

lui, ritrattista molto richiesta lei. Finché un giorno Greta, per completare un ritratto, chiede al marito riluttante di posare in abiti femminili. A poco

a poco, l'ipnotico pennello di Greta, animata da un'improvvisa ispirazione, e il morbido contatto della stoffa sulla pelle di Einar, lo sospingono in un

mondo sconosciuto, mettendo in moto un cambiamento che nessuno dei due avrebbe mai potuto sospettare. Quel giorno il giovane scopre che la sua anima è

divisa in due: da una parte Einar, l'artista malinconico e innamorato di sua moglie, dall'altra Lili, una donna mossa da un prepotente bisogno di vivere.

E Einar si trova di fronte a una scelta radicale: decidere quale delle due sacrificare...

 

Commento:

Da tanto tempo volevo leggere questo libro, incuriosita dall’omonimo film e dalla storia di Gerda (o Greta), Einar e Lili. Ed eccomi qua, a lettura ultimata, con un bel problema. Sì, perché questo è un libro tutt’altro che facile da recensire: la storia raccontata è così forte, controversa, stupefacente che trovare le parole giuste per renderla al meglio è una piccola impresa.

Einar e Greta sono marito e moglie, giovani artisti, lui dipinge paesaggi, paludi e brughiere, lei fa ritratti di personaggi famosi. Un bel giorno la modella del ritratto di Greta non può posare e l’artista chiede al marito di indossare le scarpe e le calze per permetterle di ritrarre le gambe. E’ questa la scintilla che riporta a galla una parte dell’anima di Einar che era dentro di lui da sempre, sin da quand’era ragazzino, ma che era nascosta sotto un temperamento schivo ed un corpo particolarmente aggraziato. E’ l’anima di una donna che da quel momento si chiamerà Lili e che sempre più spesso farà visita a Greta finendo per spazzar via Einar. Ma Lili non è, come superficialmente si potrebbe pensare, un capriccio o una finzione: Lili esiste nel corpo di Einar, prova sentimenti indipendenti da lui e preme per uscire, come dimostrano le sempre più frequenti emorragie: una chiara ribellione della parte femminile del corpo di Einar. Ben presto Greta ed Einar-Lili cominciano a consultare dei medici perché trovino una soluzione che permetta a tutti di vivere questa situazione al meglio e di ritrovare un equilibrio, ma nessuno sembra capire quale sia la reale condizione di Einar… nessuno tranne un professore tedesco che finalmente trova la soluzione, drastica ma definitiva.

Inevitabilmente il cambiamento nella vita di tutti coloro che sono intorno a Lili sarà radicale, ma alla fine, dopo non poche tribolazioni, ognuno troverà una dimensione, una soddisfazione, un posto accettabile nel mondo… tutti, anche Einar.

La storia di Lili, raccontata in questo libro con una buona dose di fantasia, è in realtà una vicenda realmente accaduta in Danimarca all’inizio del Novecento ed è stata di esempio ed ispirazione per molte persone transessuali e non. Il coraggio di Lili e di Gerda ha spinto molte persone ad essere se stesse e credo che il messaggio che questo libro vuole lanciare sia proprio questo: un invito ad essere noi stessi, a lasciar uscire la parte più vera di noi, facendo una scelta ed affrontandone le conseguenze, anche se a volte ciò è tutt’altro che facile e comporta delle rinunce.

Passando all’aspetto puramente stilistico, direi che Ebershoff ha scritto questa storia in modo magistrale, dando il giusto spazio ai personaggi, alle loro riflessioni e sensazioni, facendoci vivere questa vicenda con loro, passo passo, come se fossimo lì a guardare. Tutto questo è reso ancora più appassionante da una prosa semplice, ma ad effetto. Una lettura scorrevole e coinvolgente che, per quanto mi riguarda, ha pienamente soddisfatto le aspettative. Consigliato, è ovvio!

 

 

Opera recensita: “The Danish girl” di David Ebershoff

Editore: Giunti, 2016

Genere: narrativa internazionale

Ambientazione: Danimarca-Francia-California, anni 20

Pagine: 368

Prezzo: 18,00 €

Consigliato: assolutamente sì.