giovedì 30 novembre 2017

RECENSIONE: ORHAN PAMUK - IL MIO NOME E' ROSSO


Sinossi:

Istanbul, 1591. Tra i miniaturisti e illustratori al lavoro nel Palazzo del Sultano si nasconde un feroce assassino. Per smascherarlo Nero è disposto a

tutto, anche a rischiare la vita. Perché se fallisce, per lui non ci sarà futuro con la bella Sekure, non ci sarà l'amore che ha sognato per dodici anni.

 

Commento:

Semplicemente meraviglioso. Un libro che è insieme romanzo storico, giallo, libro d’arte, poema epico e storia di fantasia. Siamo nella misteriosa ed infida Istanbul, città il cui fascino di luci ed ombre non muta nei secoli. Tra queste strade e queste case piene della più varia umanità, vengono compiuti due efferati omicidi, entrambi legati fra loro ed al mondo della miniatura, nonché ad un libro misterioso che il Sultano ha ordinato ad un vecchio maestro miniaturista. Proprio il mistero sui disegni e sulla storia scatena la curiosità e la gelosia dei miniaturisti che tra loro si considerano come fratelli, ma che non perdono occasione per affermare la loro bravura e la superiorità rispetto agli altri. Ad infiammare questo clima di ostilità più o meno latenti si insinuano le malignità di certi predicatori che sobillano le folle e, nondimeno, la diffidenza verso il nuovo stile europeo che il sultano sembra preferire rispetto all’antica arte della miniatura tramandata per secoli. Chi avrà commesso gli omicidi? Chi avrà trafugato l’ultimo disegno con il ritratto del Sultano? Il compito di scovare l’assassino sarà affidato al giovane Nero Efendi, tornato in città dopo dodici anni ed ancora molto innamorato della bella Secure, figlia del maestro miniaturista incaricato di illustrare il libro segreto. Arte, storia, mitologia, religione si fondono in una storia fatta di tante storie, raccontate dal coro di voci dei protagonisti – reali o fantastici – di questa storia. Così la trama principale si mescola ai ricordi dei vecchi maestri miniaturisti, ai poemi epici che stanno alla base della cultura persiana e medioorientale, alle descrizioni dei diversi stili adottati dagli antichi maestri persiani, da quelli di Erath, dai cinesi ed ora dagli europei. Tutto questo genera una mescolanza di culture e di epoche che, agli occhi inesperti di un lettore digiuno di arte e bellezza, risulta di un fulgore abbagliante che stordisce. La penna sapiente di Pamuk ci regala una lunga boccata di tranquillità pur raccontandoci storie per nulla tranquille. Anche mentre vaghiamo nella notte infida tra i vicoli più neri e fatiscenti non possiamo non sentire l’aura protettiva di una città che avvolge ed ammalia. Un libro davvero ben scritto, forse un po’ complesso perché parla di cose non proprio alla nostra portata, ma che coinvolge ed appassiona. “Il mio nome è rosso” si fa leggere velocemente nonostante le numerose vicende descritte, le storie parallele, i tanti riferimenti artistici e mitologici. E nonostante tutta quest’arte, non veniamo distolti dalla ricerca dell’assassino che, vi assicuro, confonde e destabilizza.

Lettura altamente consigliata, nonostante la sua difficoltà.

 

Opera recensita: “Il mio nome è rosso” di Orhan Pamuk

Editore: Einaudi, prima ed. 1998-prima ed. italiana 2001

Genere: giallo storico

Ambientazione: Istanbul, 1591

Pagine: 450 (ed. 2005)

Prezzo: 13,50 € (ed. 2005)

Consigliato: sì.

 

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