simposio lettori copertina

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domenica 29 aprile 2018

RECENSIONE: RICCARDO CASTIGLIONI - SENZA FAR RUMORE


Sinossi:

Una vita senza far rumore quella di Antonio, anziano insegnante di Liceo ormai in pensione.
Vissuta in sordina, senza correre rischi.
Fin quando conosce online una giovane studentessa universitaria, Claudia, appassionata di libri come lui.
Un banale equivoco interrompe la loro amicizia.
Ma quando dal passato di Antonio riemerge un’ombra maligna pronta a ghermire proprio Claudia, Antonio sarà costretto a prendere una decisione ed agire per la prima volta nella sua vita.

 

Commento:

Senza far rumore. E’ così che Antonio ha vissuto gran parte dei suoi sessantadue anni: è un professore di lettere ormai in pensione, un uomo mite, abitudinario, remissivo, abituato a vivere senza disturbare, fra molti libri e pochi amici fidati. Più o meno nello stesso modo vive Claudia, vent’anni, studentessa di lettere appena trasferitasi in una Milano alla quale fatica ad adattarsi, con metà del cuore ancora nel paesino dell’Italia centrale nel quale torna volentieri per ritrovare la famiglia e l’amica di una vita. Le loro strade si incontrano proprio grazie ad un libro – e al buon consiglio di un prezioso libraio – e proprio quando sembra che possa nascere un’amicizia qualcosa si incrina e la conversazione si interrompe. Ma Antonio, anche se ancora non lo sa, avrà un ruolo fondamentale nella vita e nell’immediato futuro di Claudia: un fantasma del suo passato di docente timoroso ed inascoltato minaccia l’incolumità proprio di quella ragazza ingenua e sincera che il caso – o il destino – ha messo sulla sua strada. Come un serpente silenzioso e letale avvolge la sua preda con le sue spire prima di morderla, così Primo si insinua nella vita delle sue vittime sotto le spoglie di un uomo integerrimo e disinteressato, prima di rivelare la sua vera faccia quando ormai queste non possono difendersi.

Una storia che coinvolge e sorprende, fatta di piccoli gesti quotidiani, di sentimenti, sensazioni, paure comuni. E sullo sfondo la provincia italiana, quella bella e dannata, fatta di famiglie chiocce pronte a nutrire e coprire i loro componenti, nel bene e nel male; e poi uno sguardo onesto ed obiettivo sulla scuola italiana e sulle difficoltà, i pregi e le leggerezze di ragazzi e docenti. Un racconto sull’amicizia, un libro scritto benissimo che con incedere calmo e misurato conquista pagina dopo pagina fino a creare una tensione insospettabile. Davvero un’ottima lettura ed un buon esempio di narrativa italiana di qualità. Consigliato a tutti.

 

Opera recensita: “Senza far rumore” di Riccardo Castiglioni

Editore: La Ponga, 2017

Genere: narrativa italiana

Ambientazione: Milano-paesino dell’Italia centrale-città dell’interland milanese

Pagine: 272

Prezzo: 18,00 €

Consigliato: sì

Voto personale: 9.

 

 

venerdì 27 aprile 2018

RECENSIONE: TONINO ZANGARDI - L'ESIGENZA DI UNIRMI OGNI VOLTA CON TE


Sinossi:

Giuliana e Leonardo. Lei cassiera in un supermercato. Lui, poliziotto. Lei, sposata, un matrimonio tranquillo e una vita fin troppo normale. Lui deluso

dalle donne e un mestiere che è una vocazione. Poi c'è Martino, il marito innamorato e devoto di Giuliana. Leonardo e Giuliana si incontrano alla cassa

del supermercato, lui la salva da un tentativo di rapina. Nasce un amore che è più forte di tutto: dei vincoli, del passato, della razionalità. Nasce un

amore che è un'esigenza di stare insieme, di prendersi, di affondare l'uno nell'altra. E che presto si trasforma in una fuga dalle vite di prima e da una

colpa senza rimedio. Un viaggio on the road verso una nuova vita e dentro se stessi. Una strada non facile tra cedimenti improvvisi, cadute e risalite.

Una corsa contro il tempo in cui non possono esserci vincitori. Una storia raccontata a due voci in cui misurare distanze, avvicinamenti, identità, in

una spirale che lascia senza fiato.

 

Commento:

Leonardo, Giuliana, Martino. Lui, lei l’altro. E’ questo il refrain su cui si dipana – anche visivamente – questa storia: un racconto corale di un matrimonio finito e di un nuovo amore ancora fragile che sfocia in dramma. Un percorso ad ostacoli che passa dall’appiattimento al risveglio dei sensi, alla ribellione, al distacco, alla perdita. Un intreccio di vite come ce ne sono tante che si perde in un grigio finale.

Che dire di questo libro? A spingermi a leggerlo è stato il titolo, che riprende un verso de “l’esigenza” dei Radiodervish, una delle canzoni preferite mie e a quanto pare anche della protagonista. Avevo visto, un paio d’anni fa, il film tratto da questo libro che mi aveva lasciata perplessa ed insoddisfatta. Così ho voluto leggere il libro sperando che vi fosse un riscatto… non è stato così: certamente le parole hanno reso più chiari alcuni punti che nel film erano rimasti nebulosi, ma comunque la storia è quella, il film è fedele al romanzo. Diciamoci la verità: questo libro non è brutto… e non è neanche bello… semplicemente è prevedibile, non lascia nulla se non un velo di tristezza e disincanto ed è pure un po’ troppo volgare, di quella volgarità voluta che finisce per suonare forzata. Alla fine della fiera no, non lo consiglio, proprio perché non aggiunge né toglie nulla, né sul piano delle emozioni, né su quello della storia… niente. Mi dispiace perché avevo aspettative alte sul film, un po’ meno sul libro avendolo letto dopo. Va beh, pazienza, meglio averlo letto che restare col dubbio.

 

Opera recensita: “L’esigenza di unirmi ogni volta con te” di Tonino Zangardi

Editore: Imprimatur, 2015

Genere: narrativa italiana

Ambientazione: Puglia-Italia-Svizzera

Pagine: 160

Prezzo: 14,00 €

Consigliato: no

Voto personale: 6.

 

RECENSIONE: ROBERTA DE FALCO - NESSUNO E' INNOCENTE. IL PRIMO CASO DEL COMMISSARIO BENUSSI.


Sinossi:

Chi era davvero Ursula Cohen, la signora dagli occhi di ghiaccio? E soprattutto: perché tutti la volevano morta? Ci sono molte cose che Ettore Benussi,

commissario quasi in pensione della squadra mobile di Trieste, proprio non sopporta: i tipi che chiudono le telefonate con "ciaociaociao" ripetuto all'infinito;

gli edifici anni Sessanta che rovinano l'urbanistica triestina; quella gran rompiscatole di sua figlia; la propria ingombrante pancia (motivo per cui ha

appena cominciato, speranzoso, la dieta Dukan). E poi non tollera i casi complicati, e nemmeno quei due ragazzotti che lavorano con lui, gli idealisti

e fin troppo zelanti ispettori Valerio Gargiulo, detto Napoli, ed Elettra Morin. È per questo che Benussi preferirebbe ritirarsi e scrivere, tra un sorso

di grappa e l'altro, le vicende di un commissario che assomiglia a Montalbano. E invece no: sempre nuove gatte da pelare. Come il caso che tanto appassiona

i suoi due sottoposti: la morte della vecchia Ursula Cohen, trovata senza vita nelle acque triestine. Per Benussi è chiaro, la signora è scivolata e annegata.

Ma che ci faceva una novantenne a passeggio sulle Rive, in una notte di bora? E come mai - gli insinua il dubbio quella precisina dell'ispettrice Morin

- chiunque la conoscesse ne ricorda solo l'infinita cattiveria, e sembra avere ottimi motivi per rallegrarsi della sua morte? Tutti tranne l'amica di una

vita Renate Stein: la sola a sapere dell'orrendo segreto che Ursula Cohen si portava dentro...

 

Commento:

Durante una corsetta mattutina, il giovane Romeo Rocco nota un biancore nelle acque del Molo Audace: dapprima pensa a una busta o a un sacco, ma poi si rende conto che si tratta di lunghi capelli bianchi. Nelle acque del suo mare, della sua bella Trieste, c’è un corpo disteso a faccia in giù. E’ il cadavere dell’ultranovantenne Ursula Cohen, inspiegabilmente morta la sera prima. Il commissario Ettore Benussi, con la sua atavica pigrizia e la sua consueta fretta di chiudere i casi per evitare rogne, propenderebbe per il suicidio, ma varie cose non quadrano. Glielo fa notare, come sempre, la brava ed introversa ispettrice Morin e il suo collega Valerio le dà man forte. Così ben presto si scopre che, fra intrighi e intrecci, fra passione e avidità, sono in molti ad avere dei motivi di rancore nei confronti della vecchia e irascibile Ursula. Ma cosa si nasconde dietro i modi a dir poco burberi della defunta? In una Trieste elegante e fiera dal passato presente ed ingombrante, si sviluppa questo giallo dalle tinte tenui, che per certi versi ricorda le trame e gli approcci di Camilleri. Anche qui, infatti, troviamo quella vena spassosa ed ironica - che non è mai sciatteria o superficialità – che però dietro l’angolo cela un risvolto importante per la sua connotazione storica e sociale: in questo caso il risvolto in questione ci riporta all’Olocausto, ancora tanto presente nella storia e nei ricordi di Trieste.

Venendo ad aspetti poco più tecnici, se dovessi collocare questo libro nel vasto mondo della narrativa poliziesca contemporanea, direi che è nel mezzo: non è un thriller duro e tecnico e non è neppure un giallo ironico e scanzonato; non fa salire mai l’adrenalina né fa morir dal ridere. Personalmente non ho fraternizzato con nessuno dei personaggi, il commissario Benussi non mi piace, non mi riesce simpatico neanche un po’… nel complesso il libro non mi è dispiaciuto, ma nemmeno mi ha convinta fino infondo. Lo consiglio a chi vuole leggere un giallo d’evasione, tranquillo ma non banale, con risvolti storici d’interesse, ma senza aspettarsi grandi brividi o grandi emozioni. Personalmente, fra un po’ di tempo, credo che darò un’altra possibilità a questa saga.

 

 

Opera recensita: “Nessuno è innocente. Il primo caso del commissario Benussi” di Roberta De Falco

Editore: Sperling & Kupfer, 2013

Genere: giallo

Ambientazione: Trieste

Pagine: 302

Prezzo: 16,90 €

Consigliato: sì/no

Voto personale: 7.

 

giovedì 26 aprile 2018

RECENSIONE: KEN FOLLETT - NEL BIANCO


Sinossi:

È la vigilia di Natale. In una cittadina non lontana da Glasgow scatta l'allarme rosso in un elegante edificio vittoriano, sede dell'Oxenford Medical.

Qualcuno, nonostante i sofisticati sistemi di sorveglianza, è riuscito a sottrarre dall'area protetta due dosi di un farmaco sperimentale, un antidoto

del Madoba-2, una pericolosa variante del virus Ebola su cui da tempo si stanno conducendo ricerche. Il dipartimento della Difesa americano, che ha fatto

grossi investimenti sul progetto, non nasconde la sua preoccupazione. E così pure Stanley Oxenford, lo scienziato proprietario del laboratorio, e Antonia

Gallo, la sua affascinante collaboratrice, responsabile della sicurezza. Nessuno di loro sa che questo è solo l'antefatto...

 

Commento:

Pian piano mi addentro sempre di più nella vastissima produzione di Ken Follett, dopo “La cruna dell’ago” è stata la volta di questo thriller, “Nel bianco”, pubblicato nel 2004. Chi ha letto molti libri di quest’autore non lo classifica tra le sue opere migliori, tuttavia a me è piaciuto.

Siamo in Scozia, è la vigilia di Natale e L’Oxenford Medical Hospital è in subuglio: durante un controllo a campione la direttrice dei servizi di sicurezza, l’ex poliziotto Tony Gallo, ha scoperto un che una quantità di un farmaco sperimentale ad alto rischio biologico è stata trafugata dal blindatissimo laboratorio in cui viene prodotta. Sarà lei a scoprire gli effetti drammatici, ma tutto sommato gestibili del furto. L’emergenza è gestita, ma né Tony né il suo capo, il professor Stanley Oxenford sanno che un altro furto sta per essere perpetrato al laboratorio e stavolta gli effetti potrebbero essere disastrosi per il mondo intero. E gestire questa emergenza si rivela decisamente più difficile del previsto perché i ladri sono furbi e preparati, avrebbero ideato un piano perfetto, se non fosse stato per la tormenta di neve che inaspettatamente regala un bianco Natale alla Scozia e costringe loro ad improvvisare…

Un thriller scorrevole, ben scritto, con personaggi delineati con sufficiente accuratezza; una trama dapprima interessante, ma via via sempre più prevedibile. E’ un thriller lento – basti pensare che tutta l’azione descritta dura poco più di ventiquattro ore – ma forse in questo caso è proprio la lentezza ad accrescere la suspense: in alcuni punti la tensione si fa davvero alta. Non sarà il capolavoro di Follett, ma per trascorrere alcune ore in ottima compagnia è davvero un buon libro. Un consiglio: se possibile, leggetelo a dicembre, o comunque quando fuori fa freddo, meglio ancora se intorno a voi c’è la neve!

 

Opera recensita: “Nel bianco” di Ken Follett

Editore: Mondadori, 2004

Genere: thriller

Ambientazione: Scozia

Pagine: 392

Prezzo: 12,50 €

Consigliato: sì

Voto personale: 8.

 

martedì 24 aprile 2018

RECENSIONE: JOJO MOYES - DOPO DI TE


Sinossi:

Come si fa ad andare avanti dopo aver perso chi si ama?

Come si può ricostruire la propria vita, voltare pagina?

Per Louisa Clark, detta Lou, come per tutti, ricominciare è molto difficile. Dopo la morte di Will Traynor, di cui si è perdutamente innamorata, si sente

persa, svuotata.

È passato un anno e mezzo ormai, e Lou non è più quella di prima. I sei mesi intensi trascorsi con Will l'hanno completamente trasformata, ma ora è come

se fosse tornata al punto di partenza e lei sente di dover dare una nuova svolta alla sua vita.

A ventinove anni si ritrova quasi per caso a lavorare nello squallido bar di un aeroporto di Londra in cui guarda sconsolata il viavai della gente. Vive

in un appartamento anonimo dove non le piace stare e recupera il rapporto con la sua famiglia senza avere delle reali prospettive. Soprattutto si domanda

ogni giorno se mai riuscirà a superare il dolore che la soffoca. Ma tutto sta per cambiare.

Quando una sera una persona sconosciuta si presenta sulla soglia di casa, Lou deve prendere in fretta una decisione. Se chiude la porta, la sua vita continuerà

così com'è: semplice, ordinaria, rassegnata. Se la apre, rischierà tutto. Ma lei ha promesso a se stessa e a Will di vivere, e se vuole mantenere la promessa

deve lasciar entrare ciò che è nuovo.

 

Commento:

Chiunque l’avesse letto me l’aveva sconsigliato e io stessa ero certa che non sarebbe mai potuto essere all’altezza. Eppure ho voluto provare a leggerlo, il sequel di “Io prima di te”, uno dei libri che ho amato e che mi hanno fatto piangere di più. Ed inevitabilmente ne sono rimasta delusa.

Lou Clark è la solita ragazza un po’ svampita e sui generis, ma molto sensibile, che ha vissuto un’esperienza traumatica dovuta ad un lutto molto grave e particolare: il suo assistito/datore di lavoro/amore ha deciso di togliersi la vita mediante suicidio assistito un anno e mezzo fa e lei non si è ancora ripresa. Ora vive a Londra, fa un lavoro che non le piace in un pub dell’aeroporto, continua a dire che deve cambiare la sua vita ma puntualmente trova una scusa per non farlo. Ed ora le scuse che sembrano presentarsi sono due, una si chiama Lily, una sedicenne molto attiva e problematica, e l’altra si chiama Sam ed ha l’aspetto di un rassicurante paramedico. Riuscirà mai Lou a seguire i consigli di Will e a prendere in mano la sua vita?

Ora, il libro in sé non sarebbe nemmeno brutto o scritto male… non è la peggior cosa che abbia mai letto… però non si può non fare il paragone con il primo libro e questo non può che uscirne distrutto! Anche senza considerare il primo libro, quello principale, questo sarebbe comunque risultato troppo lungo e troppo lento… ma così finisce per sembrare poco più che un cumulo di banalità e una colossale operazione commerciale di cui davvero, in questo più che in altri casi, non sentivamo il bisogno. E dire che è appena uscito anche il terzo libro… mah! Beh, a questo punto ne sono sicura: no, non lo consiglio.

 

Opera recensita: “Dopo di te” di Jojo Moyes

Editore: Mondadori, 2016

Genere: narrativa rosa

Ambientazione: Inghilterra

Pagine: 380

Prezzo: 18,00 €

Consigliato: no

Voto personale: 5.

 

domenica 22 aprile 2018

RECENSIONE: GIOVANNI ARPINO - IL BUIO E IL MIELE


Sinossi:

Il capitano Fausto, protagonista del libro, l'ufficiale che per un incidente di pace e non di guerra ha perso la vista e una mano, è un Achab senza Balena

Bianca, prigioniero di un mondo nero, un Ulisse senza Iliade, al quale resta la possibilità di una piccola Odissea (una settimana, cinque più due come

si dice nel gergo delle caserme), tra Genova e Roma, con tappa conclusiva Napoli dove lo attende (proprio a Napoli, la città del sole) un appuntamento

con la morte. Lo strano destino di questo romanzo è di essere più famoso con il suo nome di battaglia cinematografico, "Profumo di donna", che con il suo

titolo originale. "Il buio e il miele" ha ispirato memorabili interpretazioni a due grandissimi attori come Vittorio Gassman (1974) e Al Pacino (1992).

 

Commento:

Ho visto ed apprezzato, in tempi e gradi diversi, i due film tratti da questo libro, e mi è venuta la curiosità e la voglia di leggere l’opera che li ha ispirati.

“Il buio e il miele” di Giovanni Arpino, pubblicato per la prima volta nel 1969, è il racconto reale e senza fronzoli, del soldato in licenza designato a trascorrere una settimana “in compagnia” del capitano Fausto G, un uomo che ha perso una mano e la vista durante un “gioco di pace e non di guerra”, giocando con una bomba durante un’esercitazione. Uomo a dir poco particolare questo capitano, che vive secondo le sue regole badando a soddisfare solo le proprie voglie ed interessandosi poco agli altri, tanto che non si disturba a voler conoscere il nome del soldato: per lui sarà sempre e solo Ciccio, come tutti quelli che l’hanno preceduto. Il capitano fausto e Ciccio – lo chiameremo anche noi così – intraprendono un viaggio in treno che li condurrà a Napoli, passando per Genova e Roma. A Napoli li attende Vincenzo, un capitano che si ostina a voler essere chiamato tenente, anche lui rimasto invalido per un gioco di pace, probabilmente lo stesso di Fausto. E li attendono anche alcune ragazze, fra tutte Sarah, che è innamorata di Fausto. Ma i piani di Fausto e Vincenzo non prevedono l’amore.

Il racconto, che ci giunge dalla viva voce del soldato accompagnatore, è schietto e senza fronzoli, lo stile è nervoso, spoglio, quasi si tratti di appunti dettagliati scritti solo per non dimenticare ciò che è stato. Una lettura interessante perché lascia qualcosa – qualcosa di indefinito a dire il vero – sia che la si legga en passant, sia che ci si soffermi a studiarla dal punto di vista stilistico o comportamentale. Molto fedele la trasposizione di Risi, meno fedele ma molto più appassionante a mio giudizio quella di Pacino.

 

Opera recensita: “Il buio e il miele” di Giovanni Arpino

Editore: Dalai, Baldini & Castoldi, prima ed. 1969

Genere: narrativa italiana

Ambientazione: Torino-Genova-Roma-Napoli

Pagine: 148 (Ed. Dalai 2008)

Prezzo: 8,90 € (Ed. Baldini e Castoldi 2013)

Consigliato: sì

Voto personale: 7,5

Consigli correlati: film “Profumo di donna” di Dino Risi con Vittorio Gassman e “Scient of a woman” Di Al Pacino.

 

venerdì 20 aprile 2018

RECENSIONE: MARGHERITA ASTA E MICHELA GARGIULO - SOLA CON TE IN UN FUTURO APRILE


Sinossi:

Il 2 aprile del 1985 Margherita ha soltanto dieci anni. La sua casa di Pizzolungo, a Trapani, al mattino è invasa dalla confusione allegra di Salvatore e Giuseppe, i suoi fratelli, gemelli di sei anni. Non vogliono saperne di vestirsi e Margherita non vuole fare tardi a scuola. Chiede un passaggio a una

vicina. I gemelli usciranno con l’utilitaria della mamma Barbara. Nello stesso istante due macchine della scorta vanno a prendere un magistrato. Si chiama

Carlo Palermo e viene da Trento, dove ha indagato su un traffico di morfina proveniente dalla Turchia. Un fiume di droga che serve a finanziare altri traffici,

armi soprattutto, e che produce altri soldi, che si intrecciano col giro delle tangenti della politica. Quando Palermo arriva a sfiorare Craxi la sua indagine

arriva al capolinea. Da Trento, il giudice si fa trasferire a Trapani, dove la morfina turca viene raffinata in eroina. Per continuare a indagare su mafia,

massoneria e politica. Sul lungomare di Pizzolungo le auto della scorta sfrecciano, non possono rallentare e quella utilitaria con una donna e due bambini

seduti dietro va troppo piano. La sorpassano. Parcheggiata sul ciglio della strada c’è una golf con venti chili di tritolo nel bagagliaio. Qualcuno preme

il tasto di un telecomando. È l’inferno. Carlo Palermo viene sbalzato fuori, è sotto choc ma si salva. Di Barbara Asta e dei piccoli Giuseppe e Salvatore

restano solo frammenti.

 

Commento:

Quella mattina del 2 aprile del 1985 Margherita non è in auto con la madre e i fratellini: è già uscita con un’amica per andare a scuola. Lei non c’è su quella strada stretta, tutta curve, da cui si può guardare il mare. Ci sono, invece, due auto della scorta, su una delle quali viaggia il giudice Carlo Palermo, un giudice scomodo che, prima a Trento e poi a Trapani, è venuto a ficcare il naso dove non deve e quindi va eliminato. E c’è l’utilitaria di Barbara che porta a scuola i suoi due gemelli, Giuseppe e Salvatore, i fratellini di Margherita. E’ questa la macchina che, ad un segnale convenuto, viene maggiormente danneggiata dall’esplosione del tritolo destinato all’auto che la precede, quella del giudice Palermo. E’ un attimo e tre vite innocenti non ci sono più, spazzate via da un vento di detriti, polvere, dolore. Restano invece coloro che per tutta la vita proveranno dolore, un dolore insanabile per quella perdita: il giudice Palermo, gli uomini della scorta, Nunzio Asta – il marito e padre delle vittime – e Margerita, la figlia e sorella.

Margherita che per sempre dovrà lottare contro chi vuole proteggerla e non le rivela nulla di ciò che accadde quel giorno; Margherita che per anni proverà amarezza perché il giudice, quel signore cui era destinata la bomba, non la cerca e non le parla; Margherita che studia la mafia, gli attentati, i collegamenti, con il suo inesauribile bisogno di capire e di raccontare. Ed oltre all’impegno sociale, all’attivismo in Libera, oggi la storia della sua famiglia è raccontata anche in questo libro, un po’ diario, un po’ cronaca, un po’ lettera accorata ed intima. Sono tante le testimonianze di chi ha vissuto, a vario titolo ed in vari modi, il dramma della morte per mano mafiosa, tutte storie importanti, delle quali non si può non parlare, non si può non scrivere, non si può non leggere, perché non farlo significherebbe dimenticare e dimenticare vuol dire permettere alla mafia, alla corruzione, al malaffare di insinuarsi ancora, sottile e sempre in agguato, nella nostra società e nelle nostre vite. Una testimonianza delicata, ma al contempo forte e decisa quella di Margherita Asta, che ancora una volta ci mette davanti alle conseguenze sulle persone dei crimini mafiosi. Per questo consiglio questa lettura, perché non si può e non si deve dimenticare.

 

Opera recensita: “Sola con te in un futuro aprile” di Margherita Asta e Michela Gargiulo

Editore: Fandango, 2015

Genere: autobiografia

Ambientazione: Provincia di Trapani, Sicilia

Pagine: 288

Prezzo: 16,50 €

Consigliato: sì

Voto personale: 8,5

 

giovedì 19 aprile 2018

RECENSIONE: JORGE AMADO - DONA FLOR E I SUOI DUE MARITI


Sinossi:

Il romanzo ruota attorno alla vedovanza di dona Flor e al suo lutto stretto, vissuto nel ricordo di Vadinho, delle loro ambizioni, del fidanzamento e dello

sposalizio. Coglie l'intimità della giovane vedova, il suo riserbo, le sue notti insonni e la sua insoddisfazione. Racconta di come arrivò onorata al suo

secondo matrimonio, quando il fardello del defunto cominciava a pesare sulle sue spalle, e di come visse in pace e armonia, senza dispiaceri né soprassalti,

con il suo bravo secondo marito, nel mondo della farmacologia e della musica. E mentre lei brilla nei salotti e il coro dei vicini le ricorda la sua felicità,

Vadinho, nel suo corpo astrale, la visita, la corteggia, le elargisce gioie eccezionali e consigli formidabili.

 

Commento:

Cosa vi viene in mente se dico “Brasile”? Beh, di certo i colori, i sapori, la sensualità, le feste, i bagordi… e in questo libro c’è tutto ciò che assoceremmo al Brasile e c’è molto, molto di più.

C’è la vivacità e quel perenne velo di malinconia di un Paese e di un popolo in cui convivono le anime più diverse, l’estrema povertà e l’estrema ricchezza, la lussuria, la perdizione ed anche una radicata cultura popolare fatta di buona cucina, superstizione e una buona dose di magia. E’ questa la ricetta che Jorge Amado ci fornisce nella cronaca della vita e dei patimenti della bella Flor, maestra di arte culinaria, dapprima sposata a Vadino, eclettico viveur, fedele amico della roulette e frequentatore assiduo di bische e case di piacere – poi vedova onesta e pudica squassata da notti insonni in preda a desideri ardenti ed inconfessabili, poi sposa felice e pacifica del buon dottor Teodoro, infine preda di fantasmi e vittima dell’eterna lotta tra corpo e spirito. Tutto questo ci dà Jorge Amado, tutto condito con quell’ironia mordace e burlona tipica di chi è abituato a vivere la vita fino in fondo, intensamente, ed è maestro nell’arte di arrangiarsi sempre e comunque. Pagine che traboccano di carnalità, passione sfrenata descritta senza inibizioni, cronaca dettagliata e goduriosa della vita della bella ed interessante Flor. Lettura piacevole e con parecchi spunti di approfondimento. Tutto bene, se non fosse che questo libro ha un unico, grande difetto: è davvero troppo, troppo, troppo lungo! La nota di demerito per quanto mi riguarda è proprio questa: tutto interessante, sì, ma oltre cinquecento pagine sono davvero troppe ed anche la penna virtuosa e irriverente di Amado alla lunga finisce per stancare… a fine lettura, giuro, non ne potevo più! Nonostante quest’handicap, tuttavia, consiglio la lettura di questo libro, perché è un’iniezione di buon umore e semplicità e permette di immergersi in una cultura completamente sui generis in tutte le sue sfaccettature. Bello, nonostante la lunghezza eccessiva in definitiva mi è piaciuto.

 

 

 

 

Opera recensita: “Dona Flor e i suoi due mariti” di Jorge Amado

Editore: Garzanti, prima ed. 1966

Genere: letteratura Sud Americana

Ambientazione: Bahia, Brasile

Pagine: 524

Prezzo: 19,00 €

Consigliato: sì

Voto personale: 8.

 

martedì 17 aprile 2018

RECENSIONE: ECKHART TOLLE - IL POTERE DI ADESSO


Sinossi:

Per intraprendere il viaggio nel potere di Adesso abbiamo bisogno di lasciare da parte la nostra mente ed il falso sé che questa ha creato: l'ego. Sebbene

il viaggio sia pieno di sfide, Eckhart Tolle ci guida con un linguaggio semplice. Per molti di noi, lungo la via, vi sono nuove scoperte da fare: noi non

siamo la nostra mente. Possiamo trovare l'uscita dal dolore psicologico. L'autentico potere umano si trova arrendendosi all'Adesso. Scopriamo anche che

il corpo è in effetti una delle chiavi per entrare in uno stato di pace interiore, così come lo sono il silenzio e lo spazio intorno a noi. Infatti l'accesso

è disponibile ovunque. I punti di accesso, o portali, possono tutti essere usati per portarci nell'Adesso dove i problemi non esistono.

 

Commento:

Se amate la meditazione, la spiritualità e, più in generale, tutto ciò che riguarda la mente umana, questo è il libro giusto per voi, a maggior ragione se cercate un libro che non si basi su un determinato credo religioso, ma che sia una guida valida.

In “Il potere di adesso” il maestro spirituale Eckhart Tolle raccoglie una serie di riflessioni fatte durante i suoi incontri e li struttura, in forma di dialogo, in un percorso che parte dalla base, dal concetto di “illuminazione” per giungere alla ricerca del vero sé, dell’Adesso, della potenza dell’essere presenti “Qui” e “Ora”. I più lo presentano come un libro “facile”, con un linguaggio semplice, ma io vi dico che non è così: i concetti espressi in queste pagine non sono di facile comprensione, necessitano di più letture – oserei dire di uno studio vero e proprio – per essere capiti e, soprattutto, interiorizzati. Per questa ragione darò una valutazione intermedia, proprio perché intendo, in futuro, rileggere il libro con le dovute pause per cercare di comprenderlo. Ad ogni modo, questo sarà certamente un libro valido e lo consiglio a chi intenda approfondire la meditazione ed il lavoro su di sé, ma personalmente ho un limite e lo riconosco: i libri che riguardano la meditazione mi lasciano sempre perplessa. Sarà che non sono pronta a recepirli, ma trovo che i concetti che esprimono siano troppo astratti e di una profondità sospetta… ma ripeto, questo è un mio limite. Eckhart Tolle è riconosciuto dai più come una guida valida e, tra l’altro, il fatto che non si appoggi su una religione in particolare gli dà credito ai miei occhi (e non solo ai miei). Perciò mi riprometto di rileggerlo, intanto lo consiglio a chi, tra voi, ne fosse interessato.

 

Opera recensita: “Il potere di adesso” di Eckhart Tolle

Editore: My life, 2013

Genere: spiritualità-psicologia

Pagine: 237

Prezzo: 16,50 €

Consigliato: sì

Voto personale: 7,5 (valutazione temporanea, in attesa di rilettura).

 

lunedì 16 aprile 2018

RECENSIONE: AGATHA CHRISTIE - IL MISTERO DEL TRENO AZZURRO


Sinossi:

Conosciuto anche con il pomposo nome di 'Treno dei miliardari', il Treno Azzurro unisce nella notte Londra alle spiagge assolate della Costa Azzurra. Sulle

sue lussuose carrozze si possono incontrare tutti i protagonisti dell'alta società: miliardari americani, nobili europei, ereditiere e anche investigatori

famosi come Hercule Poirot. La presenza di quest'ultimo, per quanto casuale, deve essere per forza collegata a qualche delitto. E infatti il delitto avviene.

La giovane e bella Ruth Kettering, figlia del miliardario Van Aldin e moglie infedele del corrotto lord Kettering, viene ritrovata strangolata nel suo scompartimento

senza la preziosa collana di rubini che aveva con sé.

 

Commento:

Beh, finora non mi era mai capitato di rimanere delusa da un giallo classico. Intendiamoci, non è che questo libro non mi sia proprio piaciuto – si tratta pur sempre della Christie -, però mi aspettavo decisamente di più. Come nel più celebre – e ben più appassionante – “Assassinio sull’Orient Express” di cui questo giallo è antesignano, il delitto avviene su un treno di lusso e più precisamente sul famoso “treno azzurro”, altrimenti detto “treno dei miliardari” che collega le nebbie di Londra al sole di Nizza. E’ questa la tratta che molti esponenti del gran mondo inglese percorrono per andare in Riviera e sfuggire dai terribili mesi invernali di Londra. E questo tragitto compie anche la giovane e ricca Ruth Kettering la notte in cui viene assassinata. Casualmente, sul treno si trovano anche il marito della morta, la ballerina con cui questi intrattiene una relazione, la cameriera della vittima, la neoereditiera Katherine Grey e l’ormai pensionato detective Ercule Poirot che ovviamente deciderà di dare una mano alla polizia francese ed al padre della vittima per trovare l’assassino ed i preziosi gioielli che sono stati sottratti alla Kettering.

Ora, al di là della trama, ciò che non mi ha convinta è stato innanzitutto l’inizio: l’autrice si dilunga nella presentazione di personaggi e situazioni apparentemente slegate tra loro (solo in seguito capiremo che non è così) che non incuriosiscono e non invogliano a leggere. Inoltre, il finale – e più precisamente il colpevole – non era ciò che mi aspettavo e sinceramente mi ha destato più di qualche perplessità. Anche le spiegazioni fornite da Poirot non mi hanno del tutto persuasa… a fine lettura, sebbene il mistero sia stato svelato, non mi sento completamente soddisfatta della soluzione del caso, il cerchio per me si chiude in modo forzato. Ad ogni modo, è un buon giallo, Poirot è Poirot, quindi, se non avete di meglio, dategli una possibilità… magari vi soddisferà!

 

Opera recensita: “Il mistero del treno azzurro” di Agatha Christie

Editore: Mondadori, prima ed. originale 1928

Genere: giallo classico

Ambientazione: Inghilterra-Francia

Pagine: 217

Prezzo: 10,00 €

Consigliato: sì/no

Voto personale: 7.

 

sabato 14 aprile 2018

RECENSIONE: TRISH COOK - IL SOLE A MEZZANOTTE


Sinossi:

Katie Price ha diciassette anni e una rara malattia che le impedisce di rimanere anche un solo secondo sotto la luce diretta del sole. Farlo le costerebbe

la vita. Solo al tramonto il mondo di Katie le si dischiude davanti: con la sua chitarra esce da casa e si mette a suonare ovunque, a cantare le sue canzoni

negli angoli della città, anche alla stazione dei treni, per tutti i viaggiatori che vanno e vengono. E lì una sera Charlie Reed incrocia la sua strada,

proprio lui, la sua "cotta tremenda", l'ex atleta del liceo di cui Katie è innamorata da dieci anni in gran segreto, senza mai aver avuto l'occasione di

poterlo incontrare e frequentare. Perché tutto nella vita, per chiunque tranne che per lei, succede al calore del sole. Ma questo incontro cambierà il

destino di Katie, di Charlie e quello delle persone attorno a loro, per sempre. Perché per innamorarsi bisogna essere avventati, ma per lasciarsi amare

ci vuole coraggio. Una storia romantica e fresca, due giovani e indimenticabili protagonisti che ci trascinano in un’avventura del cuore dolcissima e piena

di attese.

 

Commento:

Ok, questa non è una trama originale, non è la storia d’amore del secolo né un’avventura adrenalinica. Però questo libro racconta bene la storia di una ragazza alle soglie del diploma che invece di andare alle feste organizzate dai suoi coetanei la sera della cermimonia va a suonare la sua musica in stazione. Suona sui binari, in un orario in cui c’è poca gente, perché solo a quell’ora, solo di sera può uscire di casa. Ha una malattia, lo Xeroderma Pigmentoso, che le impedisce di esporsi al sole anche per pochi secondi. Ma è proprio quella sera, la sera del suo diploma solo virtuale, le corde che pizzica su un binario semivuoto attraggono Charlie, il ragazzo per cui ha una cotta da anni, ma che finora ha visto solo attraverso il vetro della sua finestra. Perché mentre Charlie andava a scuola, a nuoto, sullo skateboard, Katie lo osservava non vista, ne ammirava la gentilezza oltre che la bellezza. Insperatamente, nonostante la sua goffagine, Charlie la trova interessante, vuole rivederla, accetta di andare ad una festa con lei e la sua amica Morgan. Da questo momento il legame tra i due si trasforma, non è più simpatica, è quasi amore. Charlie e Katie vivono esperienze ed emozioni che fino a pochi giorni prima sognava soltanto. Ma Charlie non sa della malattia di Katie, lei ritarda il momento in cui gliene parlerà perché ha paura o perché non vuole rovinare ciò che sta nascendo fra loro. Una notte, però, il tempo passa troppo in fretta e l’alba, un’alba bellissima, incombe minacciosa su Katie.

Una storia inventata, ma una malattia reale che riguarda molte persone nel mondo. Un romanzo ben scritto, che emoziona parlando d’amore: non solo l’amore tra due ragazzi, Charlie e Katie, ma anche l’amicizia contro tutto e tutti, l’amore tra un padre e una figlia. “Il sole a mezzanotte” ricorda altri libri, è vero, anch’essi che parlano di malattie, ma ognuna di queste storie, se ben raccontata, merita di essere letta.

 

Opera recensita: “Il sole a mezzanotte” Trish Cook

Editore: Fabbri, 2018

Genere: romanzo rosa

Ambientazione: Stati Uniti

Pagine: 205

Prezzo: 18,00 €

Consigliato: sì

Voto personale: 8.

 

mercoledì 11 aprile 2018

RECENSIONE: FLAVIO FIRMO - IL CAVALIERE BIANCO


Sinossi:

Un misterioso hacker penetra i sistemi della Polizia Postale. Grazie al suo aiuto vengono sventati una serie di crimini sullo sfondo di Brescia, una città

che nessuno conosce veramente a fondo.

Tre poliziotti atipici, un miscuglio di razze e nuove tecnologie. Malavita balcanica e nativi digitali. Una trama deliziosamente contorta dove il confine

tra vero e virtuale è sfumato verso il nero.

 

Commento:

Cosa vediamo quando guardiamo una sequenza di foto sul Pc o, per i più nostalgici, quando sfogliamo un album di fotografie cartaceo? Vediamo una serie di istantanee, di luoghi, di facce, di momenti di vita quotidiana che ci passano davanti troppo velocemente perché possiamo davvero metterli a fuoco, ma dei quali resta qualcosa nella mente. E’ quello che ho provato durante la lettura di questo libro ed è un po’ quello che accade ogni giorno nel mondo della rete. Un mondo in continuo movimento, nel quale una quantità enorme di dati viene scambiata continuamente ad una velocità tale che sembra debbano perdersi. Invece no, nulla si perde nel mare di internet, tutto lascia una traccia, anche minima. E ci sono persone capaci di seguire quella traccia nei meandri invisibili della rete, ricostruire le azioni di un singolo cittadino e, in qualche caso, anche prevenirle. E’ questo che per anni fa l’uomo che la polizia ha soprannominato “il cavaliere bianco”: osserva i dati (le conversazioni) scambiati da alcune persone, capisce quando e come commetteranno un crimine e ne informa la postale intrufolandosi nel sistema informatico e lasciando un messaggio direttamente sulla scrivania virtuale di chi dovrà sventarlo. Così la città è più sicura, la visibilità della postale sale da polizia per finta a polizia vera e tutti sono più contenti. Ma chi è in realtà il cavaliere bianco? Un benefattore o un demonio? Beh, di sicuro è un hacker – ed anche dannatamente bravo – che opera in una città normale, prevenendo crimini grandi e piccoli ma sempre “normali”, commessi da un’umanità variegata e variopinta, quella stessa umanità che incontriamo ogni giorno andando al bar, al lavoro, al ristorante. E’ una divinità della rete con occhi instancabilmente posati ovunque nel mondo reale. Ma a volte anche gli dèi devono fare i conti con la realtà e i suoi imprevisti…

Proprio questa iniezione di realtà in un mondo che sembra tanto fantasmagorico è forse il pregio di questo libro: è realistico, ci fa vedere come sia facile incontrare un hacker nella vita di tutti i giorni - magari è il nostro vicino che addirittura crediamo un po’ imbranato col computer – e come sia parimenti facile per un criminale mimetizzarsi tra la folla. Mettiamoci pure che è scritto da un programmatore di professione e scopriremo che no, queste non sono fantasie di chi ha visto troppi film di spionaggio!

Linguaggio e trama sono molto scorrevoli, tecnici al punto giusto, inoltre l’ambientazione rende tutto più realistico: è un po’ come navigare in un labirinto restando, però, con i piedi ben piantati per terra. Lettura, ovviamente, consigliata!

 

Opera recensita: “Il cavaliere bianco” di Flavio Firmo

Editore: Youcanprint, 2013

Genere: thriller

Ambientazione: Brescia

Pagine: 138

Prezzo: 10,00 €

Consigliato: sì

Voto personale: 8,5.

 

lunedì 9 aprile 2018

RECENSIONE: GIUSEPPE CATOZZELLA - E TU SPLENDI


Sinossi:

Arigliana, “cinquanta case di pietra e duecento abitanti”, è il paesino sulle montagne della Lucania dove Pietro e Nina trascorrono le vacanze con i nonni.

Un torrente che non è più un torrente, un’antica torre normanna e un palazzo abbandonato sono i luoghi che accendono la fantasia dei bambini, mentre la

vita di ogni giorno scorre apparentemente immutabile tra la piazza, la casa e la bottega dei nonni; intorno, una piccola comunità il cui destino è stato

spezzato da zi’ Rocco, proprietario terriero senza scrupoli che ha condannato il paese alla povertà e all’arretratezza.

Quell’estate, che per Pietro e Nina è fin dall’inizio diversa dalle altre – sono rimasti senza la mamma –, rischia di spaccare Arigliana, sconvolta dalla

scoperta che dentro la torre normanna si nasconde una famiglia di stranieri. Chi sono? Cosa vogliono? Perché non se ne tornano da dove sono venuti? è l’irruzione

dell’altro, che scoperchia i meccanismi del rifiuto. Dopo aver catalizzato la rabbia e la paura del paese, però, sono proprio i nuovi arrivati a innescare

un cambiamento, che torna a far vibrare la speranza di un Sud in cui si mescolano sogni e tensioni.

Un’estate memorabile, che per Pietro si trasforma in un rito di passaggio, doloroso eppure pieno di tenerezza e di allegria: è la sua stessa voce a raccontare

come si superano la morte, il tradimento, l’ingiustizia e si diventa grandi conquistando il proprio fragile e ostinato splendore.

Attraverso questa voce irriverente, scanzonata eppure saggia, Catozzella scrive un romanzo potente e felice, di ombre e di luce, tragico e divertente,

semplice come le cose davvero profonde.

 

Commento:

La quarta di copertina, già da sé, racconta tanto di questo libro… ma ciò che non racconta è la sensazione di intimità, di famiglia che si trova in queste pagine: chiunque abbia trascorso anche brevi periodi della sua infanzia in un paesino non potrà non ritrovare il clima di spensieratezza misto a giovialità, energia, eccitazione nei giorni di festa, catastrofe imminente alla prima nota stonata che turbava la routine. Chiunque li abbia vissuti non può non riconoscere i piccoli grandi riti paesani, le credenze popolari che nella mente dei bambini raggiungevano il rango di verità ineluttabili, i sapori e gli odori dei prodotti della tavola e della terra. E proprio la terra è alla base delle antiche rivalità che spaccano il piccolo e placido borgo di Arigliana: Zi’ Rocco, il più grande proprietario terriero della zona, detta legge sulle braccia e sui pensieri degli abitanti, facendosi forte del diritto acquisito con l’inganno e con la forza molti anni prima. Chi più di tutti ha fatto le spese di questa tragedia paesana è stato Zi’ Nunzio, il “possident”, il nonno di Pietro, protagonista e voce narrante di questa storia. Tutto questo bagaglio di tradizioni, rivalità, simpatie e antipatie è quasi nuovo per Pietro e Nina, che da Milano dove i genitori erano emigrati, tornano a trascorrere l’estate con i nonni. Ma le novità che i due bambini devono affrontare non sono solo queste purtroppo: la loro mamma li ha appena lasciati e il dolore è nuovo e difficile da capire e affrontare.

Quando poi, un bel giorno, proprio Pietro scopre che nella vecchia torre si nasconde una famiglia di stranieri, tutto cambia: la sua vita, le sue poche certezze e quelle dell’intera Arigliana stanno per essere scosse nel profondo. Tutti, nessuno escluso, dovranno fare i conti con le loro paure, con i pregiudizi, con ciò che è dentro di loro che a volte può fare più male di ciò che viene dall’esterno.

Una storia di rinascita, di ricerca di sé, un inno alla vita, come la definisce lo stesso autore, raccontata col linguaggio diretto, sporco, ingenuo e saggio di un bambino che guarda al mondo con curiosità e timore, ma che nonostante tutto non vuole rinunciare alla propria vita, non vuole rinunciare a splendere. Consigliato anche questo libro, che conferma ai miei occhi la bravura e la sensibilità di Catozzella.

 

 

Opera recensita: “E tu splendi” di Giuseppe Catozzella

Editore: Feltrinelli, 2018

Genere: narrativa italiana

Ambientazione: Lucania

Pagine: 240

Prezzo: 16,00 €

Consigliato: sì

Voto personale: 8,5.

 

domenica 8 aprile 2018

RECENSIONE: ALESSANDRO MILAN - MI VIVI DENTRO


Sinossi:

Tutto comincia alle sei di mattina, in radio, dove due giornalisti assonnati si danno il turno. Lui è appena arrivato e cerca di svegliarsi con un caffè,

lei sta correndo a casa dopo aver lavorato tutta la notte. E succede che nella fretta i due si scambiano per errore i cellulari. Si rivedono qualche ora

più tardi, e da un dialogo surreale nasce un invito al cinema, poi una mostra, un aperitivo, una gita in montagna. Francesca è bassina, ha i capelli biondi

sparati, due occhioni azzurri che illuminano il mondo. È una forza della natura, sempre in movimento, sempre allegra. Alessandro è scherzoso e un po' goffo,

si lascia travolgere da Francesca e dall'amore che presto li lega. E da lei impara, giorno dopo giorno, a vivere pienamente ogni emozione, a non arretrare

di fronte alle difficoltà, a capire il significato della resilienza. E così anni dopo, insieme, con il sorriso sulle labbra, si troveranno a combattere

la più terribile delle battaglie. Senza arrendersi mai.

 

Commento:

La cosa più dura da sopportare nella lettura di questo libro non è la malattia, non è la sofferenza, non è la morte. E’ che, leggendo, si sa che questa è una storia vera e che chi l’ha scritta è chi la vissuta in prima persona.

E’ la storia di Francesca che per sei anni affronta un tumore e perde la battaglia con la malattia. E’ la storia di Alessandro che le sta accanto giorno dopo giorno, rinunciando a una parte di se stesso per lei; è la storia dei loro due bambini Angelica e Mattia, delle loro famiglie, dei loro amici… amici veri, pronti a farsi in quattro per aiutare, per stare vicino, per sorreggere, per far sorridere. Francesca, alla fine, ha perso la battaglia con il tumore, sì, ma insieme a tutti loro ha vinto la battaglia della resilienza: ha vissuto fino all’ultimo, ha viaggiato, ha scritto libri, ha parlato della sua vicenda in Tv per dimostrare al mondo che ogni giorno vale la pena di essere vissuto, vale la pena di provare un’emozione, sempre, anche se dovesse essere l’ultima. Questa è una storia di sopravvivenza, anche se sembra assurdo, è una storia d’amore contro la morte. E il libro è stato evidentemente scritto per questo, per raccontare al mondo la storia di Francesca e della sua forza, per proseguire il suo racconto. E’ una lettura breve, ma intensa e difficile che, comunque, consiglio.

 

Opera recensita: “Mi vivi dentro” di Alessandro Milan

Editore: Dea Planeta Libri, 2018

Genere: narrativa italiana

Ambientazione: Milano

Pagine: 260

Prezzo: 17,00 €

Consigliato: sì

Voto personale: 8,5.

 

venerdì 6 aprile 2018

RECENSIONE: ANDRé ACIMAN - CHIAMAMI COL TUO NOME


Sinossi:

"Chiamami col tuo nome" è il racconto dell'attrazione improvvisa e travolgente che sboccia tra due ragazzi, il diciassettenne Elio, figlio di un professore

universitario, in vacanza con la famiglia nella loro villa in Riviera e un giovane ospite, invitato per l'estate, il ventiquattrenne Oliver, che sta lavorando

alla sua tesi postdottorato. Quell'estate della metà degli anni Ottanta viene rievocata, a distanza di vent'anni, dal più giovane dei protagonisti. Sconvolti

e totalmente impreparati di fronte allo scoppiare di questa passione, i due inizialmente tentano di simulare indifferenza, ma con l'avanzare dei giorni

vengono travolti da un'inesorabile corrente di ossessione e paura, seduzione e desiderio, il vero protagonista del romanzo: "Il desiderio che è in noi,

e non è necessariamente riferito all'altro. Piuttosto l'altro rappresenta la promessa di un avvicinamento alla soddisfazione di questo bramare...". Quello

che Elio e Oliver proveranno in quei giorni estivi e sospesi in Riviera e durante un'afosa notte romana sarà qualcosa che loro stessi sanno non si ripeterà

mai più: un'intimità totale, assoluta, un'esperienza che li segnerà per tutta la vita.

 

Commento:

A distanza di vent’anni Elio ricorda l’estate che gli cambiò la vita. No, non è un’esagerazione, perché quello che provò a diciassette anni per il ventiquattrenne Oliver, giunto a casa sua per sei settimane, non lo dimenticherà più. Quando comincia un amore? Esiste un momento esatto in cui scocca la scintilla e comincia l’attrazione? Elio non lo sa, non sa dire quando sia cominciato, ma il desiderio che lo spinge verso Oliver, duro, fisico, irruento come i suoi anni, non si può ignorare né, per quanto ci si provi, negare. Lui ed Oliver provano ad evitarsi, a mostrare indifferenza, a soffocare la passione in altri corpi, ma nulla, la voglia reciproca di perdersi nell’altro è troppo forte. Un amore intenso come la gioventù, abbagliante come un’assolata mattina d’estate, fugace come il tempo che i due ragazzi hanno a disposizione, eppure duraturo e indimenticabile. E a distanza di vent’anni i due, che ormai sono uomini fatti, ancora se la ricordano quell’estate, quei luoghi dello spirito, i momenti rubati, gli affetti condivisi, e quella voglia di giocare ancora dicendosi “chiamami col tuo nome”. Questo è un romanzo d’amore, queste sono pagine traboccanti di passione, desiderio, scoperta di sé, del proprio corpo e della propria sessualità. E, nonostante all’inizio il linguaggio estremamente diretto possa disturbare, ben presto ci si lascia assorbire dall’incedere della storia, dalla bellezza delle descrizioni, dalla moltitudine dei sentimenti e dalla loro forza dirompente. E sì, ci si può emozionare anche vivendo sulla carta un amore altrui. Lettura consigliata.

 

Opera recensita: “Chiamami col tuo nome” di André Aciman

Editore: Guanda, 2008

Genere: narrativa contemporanea

Ambientazione: Riviera ligure-anni Ottanta

Pagine: 271

Prezzo: 15,50 €

Consigliato: sì

Voto personale: 8,5.

 

RECENSIONE: BACHTYAR ALI - L'ULTIMO MELOGRANO


Sinossi:

Una favola ambientata in tempi recenti, la storia di un amore paterno che diventa la parabola di un popolo. Un ex soldato rivoluzionario che ha lottato

per l’indipendenza dei curdi in Iraq torna libero dopo ventun anni trascorsi in una prigione nel deserto. Muzafari Subhdam è ormai estraneo alle cose del

mondo, ma c’è ancora uno scopo che lo sprona ad affrontare il presente e un Paese divenuto irriconoscibile: ritrovare il figlio che ha dovuto abbandonare

ancora in fasce. Su una barca che lo porta in Europa insieme ad altri profughi, Muzafari racconta la sua incredibile vicenda personale, che rispecchia

quelle di un’intera generazione perduta tra gli orrori della guerra.

 

Commento:

Beh, questa è una delle rare volte in cui proprio non ho voglia di dilungarmi nel descrivere un libro. E pensare che, a giudicare dalla trama, questo libro prometteva davvero bene! A fine lettura mi dispiace dire che mi ha veramente deluso ed ho fatto fatica a finirlo; non voglio neanche dire che non mi sia piaciuto, perché proprio non l’ho capito!

E’ certamente una storia che parla di guerra, di segreti, di rivoluzione – all’origine dei guai di tutti i personaggi e del loro Paese -, ma si fa fatica a distinguere quando si sta leggendo di fatti reali e quando invece la realtà lascia il posto alla fiaba, alla spiritualità, ai ricordi di un uomo provato dalla prigionia e dalle disgrazie della sua sorte. Tutto è troppo mischiato, confuso, surreale… peccato, perché la scrittura di Bachtyar Ali sarebbe anche in grado di evocare immagini e sensazioni, se le stesse non venissero affogate dalla trama farraginosa.

Peccato, davvero, perché quest’autore avrebbe potuto emozionarci, coinvolgerci, arricchirci e invece ha perso, a mio parere, un’ottima occasione per raccontarci il suo Paese e la storia della sua gente. No, non lo consiglio.

 

Opera recensita: “L’ultimo melograno” di Bachtyar Ali

Editore: Chiarelettere, 2018

Genere: narrativa straniera

Ambientazione: Curdistan

Pagine: 272

Prezzo: 16,90 €

Consigliato: no

Voto personale: 5.

 

martedì 3 aprile 2018

RECENSIONE: KEN FOLLETT - LA CRUNA DELL'AGO


Sinossi:

1944. Mancano poche settimane al D-Day. Per sviare l'attenzione dei tedeschi dalle coste della Normandia, dove avverrà lo sbarco, gli Alleati hanno radunato

una finta armata nella regione dell'East Anglia. Il depistaggio sembra funzionare, ma un agente tedesco scopre la messinscena. Senza che il Sservizio segreto

britannico si sia mai accorto della sua pericolosa presenza, sono ormai parecchi anni che vive a Londra in incognito. Il suo nome in codice è l'Ago ed

è stato scelto personalmente dal Fürher.

 

Commento:

Cosa non può fare un bravo scrittore… Anche portarti dove non avresti mai pensato di andare. Io non avrei mai pensato, ad esempio, di poter parteggiare per una spia tedesca al servizio di Hitler, eppure… “La cruna dell’ago” è il primo libro che leggo di Follett e l’ho trovato davvero molto interessante: non è facile, infatti, creare una spy story che sembri realistica partendo da un fatto realmente accaduto e circostanziato come la preparazione dello sbarco in Normandia durante la seconda guerra mondiale.

E’ questo, infatti, il punto di partenza e di arrivo di questo thriller storico dall’alto potenziale adrenalinico. Durante la guerra, oltre all’attività al fronte, molti importanti risultati vengono raggiunti, si sa, dai servizi di Intelligence, come li chiamiamo oggi. Durante la prima e la seconda guerra mondiale gli uomini che si occupavano di questa rete di comunicazioni erano definiti semplicemente spie; c’era così lo spionaggio ed il controspionaggio, in una fitta rete di persone, contatti, messaggi cifrati e uomini costretti a fare il doppiogioco per sopravvivere. Molte spie dilettanti venivano catturate e costrette a trasmettere messaggi sbagliati ai loro “datori di lavoro” per avere salva la vita. Ma ciò non accadeva con le spie di professione, ben più addentrate nel sistema e molto più pericolose e difficili da stanare. Il migliore delle spie di professione fra le fila dei tedeschi era Faber, Dienabel, “Stiletto”. Faber è una spia tedesca professionista, infiltrata in Inghilterra sotto varie coperture già da anni. Quando l’Intelligence britannica si accorge della sua presenza e si mette in moto per stanarlo, lui ha un vantaggio di anni di esperienza, preparazione, intelligenza, nervi saldi… ma anche le spie, infondo, molto infondo, sono persone. E proprio quando un’importante scoperta gli permetterebbe di salvare il suo Paese dalla débagle, proprio nell’ultimo, estremo tentativo di difendere la sua patria, sarà un’unica esitazione a minacciare il suo lavoro e la sua vita… un’esitazione bellissima, nascosta sotto informi abiti da pescatore, ma con folti riccioli e un corpo flessuoso e pronto ad offrirsi.

Un libro che parte un po’ in sordina, quasi “in incognito”, portandoci nelle vite e nel passato dei protagonisti, per poi tessere senza più requie la ragnatela che ci intrappolerà nelle pagine. Un’ottimo thriller storico, una spy story emozionante, che tiene col fiato sospeso fino all’ultimo. Mi sembra un buon punto di partenza per chi, come me, voglia cominciare a conoscere l’autore senza affrontare da subito i suoi romanzi storici certamente più impegnativi. Consigliato, dunque, a tutti!

 

 

 

Opera recensita: “La cruna dell’ago” di Ken Follett

Editore: Mondadori, prima ed. 1978

Genere: spy story-thriller storico

Ambientazione: Inghilterra, Seconda guerra mondiale

Pagine: 363

Prezzo: 12,50 €

Consigliato: sì

Voto personale: 8,5.

 

domenica 1 aprile 2018

RECENSIONE: COLSON WHITEHEAD - LA FERROVIA SOTTERRANEA


Sinossi:

«La ferrovia sotterranea» è il nome con cui si indica, nella storia degli Stati Uniti, la rete clandestina di militanti antischiavisti che nell’Ottocento

aiutava i neri a fuggire dal Sud agli stati liberi del Nord. Nel suo romanzo storico dalle sfumature fantastiche, Colson Whitehead la trasforma in una

vera e propria linea ferroviaria operante in segreto, nel sottosuolo, grazie a macchinisti e capistazione abolizionisti. È a bordo di questi treni che

Cora, una giovane schiava nera fuggita dagli orrori di una piantagione della Georgia, si imbarca in un arduo viaggio verso la libertà, facendo tappa in

vari stati del Sud dove la persecuzione dei neri prende forme diverse e altrettanto raccapriccianti. Aiutata da improbabili alleati e inseguita da uno

spietato cacciatore di taglie, riuscirà a guadagnarsi la salvezza? La ferrovia sotterranea è una testimonianza scioccante – e politicamente consapevole

– dell’eterna brutalità del razzismo, ma si legge al tempo stesso come un’appassionante storia d’avventura che ha al centro una moderna e tenacissima eroina

femminile. Unico romanzo degli ultimi vent’anni a vincere sia il National Book Award che il Premio Pulitzer, è un libro che sembra già destinato a diventare

un classico.

 

Commento:

Tutti conosciamo, anche solo per sommi capi, la storia degli schiavi neri che nell’Ottocento spaccò l’America in due fazioni ben distinte, schiavisti ed abolizionisti, sudisti e nordisti. Meno conosciuta, invece, è l’esistenza della “Ferrovia sotterranea”, ossia l’organizzazione segreta, fatta di messaggi in codice, bianchi abolizionisti, contatti, rischi, che aiutò tanti schiavi del Sud a fuggire negli Stati liberi del Nord. Questo libro ci racconta, con lucida precisione, la storia di tanti uomini e donne che, attraverso quest’aiuto, cercavano di fuggire dalla persecuzione, dall’umiliazione, dalla servitù per guadagnarsi la propria libertà. Il “pretesto” per raccontare tutto questo viene dalla storia di Cora, una giovanissima schiava che, insieme al compagno Caesar, fuggì dalla piantagione di cotone dei Randal in Georgia e, con l’aiuto della Ferrovia, percorse un cammino fatto di trappole, sventure, morte, che la condusse fino ad un tunnel fantasma per scavare e camminare ancora, diretta ovunque tranne che verso il luogo da cui stava scappando.

Una storia emozionante, ricca di spunti da approfondire, ma uno stile di scrittura non altrettanto piacevole: personalmente ho fatto fatica ad ingranare la marcia, perché non riuscivo a farmi piacere lo stile distaccato, privo di descrizioni, quasi frettoloso e superficiale con cui l’autore enumerava eventi brutali. E’ come se l’autore volesse scioccare non solo con gli eventi narrati, ma anche con la brutalità delle parole, ma a mio parere per buona parte del libro non ha raggiunto l’intento. Tuttavia, con l’avanzare delle pagine, le cose migliorano perché la storia si carica di sentimento, le descrizioni sono più approfondite e pregnanti e tutto è più “piacevole” da leggere.

Ad ogni modo, si tratta di un’ottima testimonianza storica che fa riflettere e punta l’attenzione su un periodo storico che non è bene lasciare per troppo tempo nel dimenticatoio. Lettura consigliata, dunque.

 

 

Opera recensita: “La ferrovia sotterranea” di Colson Whitehead

Editore: Edizioni Sur, 2017

Genere: romanzo storico

Ambientazione: Stati Uniti, Ottocento

Pagine: 376

Prezzo: 20,00 €

Consigliato: sì

Voto personale: 7,5.