simposio lettori copertina

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lunedì 30 luglio 2018

RECENSIONE: MICHELA MARZANO - L'AMORE CHE MI RESTA


Sinossi:
La sera in cui Giada si ammazza, Daria precipita in una sofferenza che nutre con devozione religiosa, perché è tutto ciò che le resta della figlia. Una sofferenza che la letteratura non deve aver paura di affrontare. Per questo siamo disposti a seguire Daria nel suo buio, dove neanche il marito e l’altro figlio riescono ad aiutarla; davanti allo scandalo di una simile perdita, ricominciare a vivere sembra un sacrilegio. Daria si barrica dietro i ricordi: quando non riusciva ad avere bambini e ne voleva uno a ogni costo, quando finalmente ha adottato Giada e il mondo «si è aggiustato», quando credeva di essere una mamma perfetta e che l’amore curasse ogni ferita. Con il calore avvolgente di una melodia, Michela Marzano dà voce a una madre e al suo struggente de profundis. Scavando nella verità delle relazioni umane, parla di tutti noi. Del nostro desiderio di essere accolti e capiti, della paura di essere abbandonati, del nostro ostinato bisogno di amore, perché «senza amore si è morti, prima ancora di morire».

Commento:
E' la sera di venerdì 14 ottobre 2011 e Daria è in casa con suo marito Andrea quando squilla il telefono. Daria si sta ancora chiedendo chi sia a quell'ora tarda quando riceve un pugno nello stomaco: è Paolo, il compagno di Giada. La figlia è in ospedale. Devono correre. Ma al loro arrivo Daria e Andrea scoprono che Giada è morta, che Giada, la loro figlia amata e desiderata, si è ammazzata con una dose eccessiva di farmaci.
Perché l'ha fatto? Daria non lo sa, non lo capisce, si dà la colpa e sprofonda in un dolore nero, torbido che la spinge a rimestare per mesi negli stessi oggetti, negli stessi ricordi, negli stessi pensieri. Un dolore insanabile e sordo anche ai richiami d'aiuto di Andrea e di Giacomo, l'altro figlio, anche loro straziati dall'accaduto. Daria non ce la fa, scopre di non aver mai realmente capito sua figlia, si sente in colpa, non vuole tornare a vivere, perché lei quella figlia l'ha amata più di tutto e tutti, dal momento in cui l'ha avuta tra le braccia, nonostante non fosse sangue del suo sangue, Giada è diventata la cosa più importante.
Un romanzo angosciante, claustrofobico, intimo, necessario. Una storia straziante raccontata con maestria e partecipazione; l'abbandono, l'adozione, la maternità, l'amore sono trattati qui con una delicatezza e insieme una forza rare. Lettura impegnativa per il grande carico di sentimenti che porta con sé, ma assolutamente consigliata a chi cerca un libro forte sulla maternità, sul lutto, sul rapporto tra genitori e figli.

Opera recensita: "L'amore che mi resta" di Michela Marzano
Editore: Einaudi, 2017
Genere: narrativa italiana
Ambientazione: Roma
Pagine: 235
Prezzo: 17,50 €
Consigliato: sì
Voto personale: 8,5.


sabato 28 luglio 2018

RECENSIONE: ENRICA TESIO - LA VERITà, VI SPIEGO, SULL'AMORE


Sinossi:
Aprire questo libro è un'esperienza sorprendente, capace di portare allegria nella più grigia delle giornate. Proprio come entrare in casa di Dora, la protagonista. Nel suo appartamento torinese potrete incontrare: i suoi due bambini, piccoli saggi e buffissimi; il loro tato Simone, magari sul balcone intento a fumare (meglio non chiedersi che cosa); Sara, la migliore-amica-senza-figli di Dora, stavolta alle prese con la decisione più difficile; il massimo del disordine che una donna nata alle nostre latitudini possa sopportare; un paio di nonni molto diversi da quelli delle pubblicità; un quadro con un pappagallo zampe all'aria, in grado di infondere pace a chi lo guarda; un sacco di ricordi felici sospesi nell'aria, diversi angoli dove ristagna la malinconia per tutto ciò che invece non è stato o non sarà, e grandi finestre per lasciar entrare il sole. Zitti, se fate attenzione sentirete bussare alla porta! È un giovane vicino di casa, decisamente sexy a dirla tutta, ed è qui per Dora. Ma eccola che arriva, Dora, è appena sveglia e già sa che dovrà correre, e correre, sempre in ritardo su tutto, da vera"madre Gazzella": due bambini, un lavoro, un mutuo e una separazione con cui fare i conti. La storia di questa giovane donna coraggiosa, anticonformista e piena di vita, e di tutto il mondo che la circonda, fa riflettere proprio perché prende forma in scene esilaranti o tenere, sempre profondamente sincere.

Commento:
Adoro il modo di scrivere di Enrica Tesio e spesso e volentieri leggo i post che pubblica su facebook o sul suo blog, perciò il mio giudizio su questo libro è probabilmente falsato dalle alte aspettative che nutrivo prima di cominciarlo.
In effetti, la schiettezza, il modo diretto e semplice di esprimersi e di esporre il proprio pensiero Enrica Tesio ce lo mette tutto in questo libro, però probabilmente queste caratteristiche in grado di rendere accattivante anche un semplice racconto di vita quotidiana, perdono presa sulle lunghe distanze. Io questo libro l'ho trovato troppo lungo, a tratti ripetitivo, alla fine mi ha annoiato addirittura, cosa che mai avrei pensato di dire di un libro di questa scrittrice bravissima. Il libro parla di amore, di storie finite e rimpianti e dolori da superare, ma parla soprattutto di figli e di maternità… questo, forse, è stato un altro elemento che mi ha reso più pesante la lettura, essendo io al momento molto lontana da quest'esperienza.
Non lo boccio, perché potrebbe risultare gradevole ad altri, ma non mi sento di consigliare questo libro a cuor leggero. Peccato.

Opera recensita: "La verità, vi spiego, sull'amore" di Enrica Tesio
Editore: Mondadori, 2015
Genere: narrativa italiana
Ambientazione: Torino
Pagine: 236
Prezzo: 16,00 €
Consigliato: sì/no
Voto personale: 6.


RECENSIONE: CRISTINA CASSAR SCALIA - SABBIA NERA


Sinossi:
Dalla Sicilia arriva una nuova serie di gialli. Ma stavolta la protagonista è una donna.
Testarda, scontrosa, tormentata dalla morte del padre e dalla fine di una relazione difficile; appassionata di vecchi film e amante della buona tavola: il vicequestore Vanina Guarrasi è semplicemente formidabile.
"Di scenari raccapriccianti, nella sua carriera, il vicequestore Giovanna Guarrasi ne aveva visti assai: uomini incaprettati e bruciati vivi, cadaveri cementati dentro un pilastro, gente sparata, accoltellata, strangolata e via dicendo. Ma l'immagine che le apparve quella sera si poteva descrivere solo con un termine, da lei vilipeso e definito "da romanzo gotico". Macabra. Abbandonato di sghimbescio sul pavimento di un montavivande di un metro e mezzo per un metro e mezzo, giaceva il corpo mummificato di una donna. Il capo, con ancora i resti di un foulard di seta, era piegato a novanta gradi su un cappotto di pelliccia che copriva un tailleur dal colore indistinguibile; appese al collo, tre collane di lunghezza diversa. Sparsi attorno al cadavere, una borsetta, un beauty case di quelli rigidi che si usavano una volta, una bottiglietta di colonia senza tappo e una scatola metallica che aveva tutte le sembianze di una cassetta di sicurezza."
Mentre Catania è avvolta da una pioggia di ceneri dell’Etna, nell’ala abbandonata di una villa signorile alle pendici del vulcano viene ritrovato un corpo di donna ormai mummificato dal tempo. Del caso è incaricato il vicequestore Giovanna Guarrasi, detta Vanina, trentanovenne palermitana trasferita alla Mobile di Catania. La casa è pressoché abbandonata dal 1959, solo Alfio Burrano, nipote del vecchio proprietario, ne occupa saltuariamente qualche stanza. Risalire all’identità del cadavere è complicato, e per riuscirci a Vanina servirà l’aiuto del commissario in pensione Biagio Patanè. I ricordi del vecchio poliziotto la costringeranno a indagare nel passato, conducendola al luogo dove l’intera vicenda ha avuto inizio: un rinomato bordello degli anni Cinquanta conosciuto come «il Valentino». Districandosi tra le ragnatele del tempo, il vicequestore svelerà una storia di avidità e risentimento che tutti credevano ormai sepolta per sempre, e che invece trascinerà con sé una striscia di sangue fino ai giorni nostri.

Commento:
Giovanna Guarrasi sembra attrarre a sé due cose: ciò che è vintage e ciò che è complicato. Vintage è il caso che le piomba tra capo e collo una sera d'estate e che terrà impegnati lei e la sua squadra per molto tempo; vintage è il prezioso ed insperato aiuto fornito dal commissario in pensione Biagio Patanè; complicato è tutto il resto, dalle ramificazioni che si dipanano da quel rompicapo ai risvolti inattesi di una relazione importante che la vicequestore ha interrotto dolorosamente. Ma la vita di Vanina è sempre stata complicata, sin da quando, a quattordici anni, ha assistito a un dramma che nessun figlio dovrebbe mai provare.
Il primo di una nuova serie di gialli ambientati nella Sicilia di oggi, sospesa tra modernità e passato, intriso di quella "sicilianità" che è dialetto, buona tavola, sapori e profumi voluttuosi, paesaggi mozzafiato, sabbia nera vulcanica che ammanta tutto e rende l'aria soffocante.
Un giallo che ho apprezzato perché ben scritto, scorrevole, con personaggi ben caratterizzati che restano in mente e con i quali si simpatizza subito… ma l'ho apprezzato soprattutto perché è onesto: una storia che non brilla per originalità, in un panorama letterario saturo di commissari ed inquirenti che tentano di distinguersi senza riuscirci, ma che non si spaccia per un caso editoriale. E forse per questo, perché è arrivata sommessamente, Vanina Guarrasi potrebbe diventare una presenza stabile nella mia libreria… vedremo come si evolverà. Per adesso, buona la prima.

Opera recensita: "Sabbia nera" di Cristina Cassar Scalia
Editore: Einaudi, 2018
Genere: giallo
Ambientazione: Catania, Sicilia
Pagine: 392
Prezzo: 19,00 €
Consigliato: sì
Voto personale: 8,5.



venerdì 27 luglio 2018

RECENSIONE: ANTONIA ARSLAN - LA MASSERIA DELLE ALLODOLE


Sinossi:
Ispirato ai ricordi familiari dell'autrice, il racconto della tragedia di un popolo "mite e fantasticante", gli armeni, e la struggente nostalgia per una terra e una felicità perdute. La masseria delle allodole è la casa, sulle colline dell'Anatolia, dove nel maggio 1915, all'inizio dello sterminio degli armeni da parte dei turchi, vengono trucidati i maschi della famiglia, adulti e bambini, e da dove comincia l'odissea delle donne, trascinate fino in Siria attraverso atroci marce forzate e campi di prigionia. In mezzo alla morte e alla disperazione, queste donne coraggiose, spinte da un inesauribile amore per la vita, riescono a tenere accesa la fiamma della speranza; e da Aleppo, tre bambine e un "maschietto-vestito-da-donna" salperanno per l'Italia...

Commento:
Una straordinaria testimonianza di coraggio e amore per la vita, scaturita dai ricordi familiari tramandati per generazioni e giunti fino all'autrice ancora bambina. La storia di un popolo mite e laborioso, quello armeno, più volte provato da persecuzioni subite per il solo fatto di esistere. Fino all'ultima, la più atroce, quella del 1915: un genocidio, un'ecatombe perpetrata per puro sadismo, avidità, desiderio di potere, amore per il sangue.
Tutto fu organizzato con precisione chirurgica e malefica, tanto che nessuno, fra gli armeni, si era minimamente accorto di quanto devastante potesse essere quell'ultima offensiva. Perciò, quando giunse la convocazione per gli uomini, tutti pensarono a qualcosa di più del solito aumento delle tasse: nessuno era preparato a ciò che, repentinamente, accadde in seguito. La masseria delle allodole è proprio l'esempio lampante della cattiveria gratuita e pura che contraddistinse questa pagina drammatica della storia turca, europea e mondiale.
Un libro scorrevole e intensissimo, che si legge in poche ore, ma che porta con sé tutta la mite desolazione di un popolo prostrato e tutta la voglia di attaccarsi alla vita a qualunque costo. Una testimonianza di amicizia nella sventura. Consigliatissimo.

Opera recensita: "La masseria delle allodole" di Antonia Arslan
Editore: Rizzoli, 2004
Genere: romanzo storico
Ambientazione: Padova-Armenia-Siria
Pagine: 233
Prezzo: 13,00 €
Consigliato: sì
Voto personale: 9


giovedì 26 luglio 2018

RECENSIONE: DOMINIQUE LAPIERRE - LA CITTà DELLA GIOIA


Sinossi:
Deluso e amareggiato sotto il profilo professionale, un giovane medico statunitense lascia il suo paese e va in India, alla ricerca di qualcosa che gli restituisca il senso dell'esistenza, intraprendendo un lungo viaggio dalla ricca America alle bidonville di Calcutta. La realtà che lo aspetta è però sconvolgente, un vero e proprio inferno di miseria e degradazione, nel quale gli uomini cercano di sopravvivere tra topi e scarafaggi, nella più assoluta mancanza di mezzi. Ma proprio qui, nelle allucinanti colonie di lebbrosi della "Città della gioia", in mezzo a inondazioni, fame e malattie, il protagonista riuscirà a ritrovare la forza di riscattarsi. Un romanzo sconvolgente, una straordinaria lezione di coraggio.

Commento:
A fronte di un ottima traduzione, devo constatare che la quarta di copertina di questo libro non rende per niente l'idea del contenuto. D'altra parte, però, è davvero difficile spiegare cosa sia questo libro… è difficile anche dire qualcosa di sensato per descriverlo senza risultare banali e scontati.
Dunque, l'unica cosa che mi sento di fare è di consigliarne la lettura a tutti: Lapierre racconta una storia vera, reale e per questo non facile. Ma lo fa con un tale trasporto, una tale naturalezza e semplicità che non si può non amare questo libro.
Quella che troviamo in queste pagine è  l'India più autentica, quella dell'estrema povertà e dell'estrema forza d'animo di un popolo indistruttibile, incredibilmente attaccato alla vita, in grado di far festa con niente, dal nulla,  per i motivi più vari. Una marea umana in una città disumana, Calcutta, che accoglie tutti a prescindere dalla razza, dalla casta, dalla religione. Un grande marasma di gente fatto di microcosmi ed equilibri difficili da comprendere, ma facili da amare. Così, nella città miraggio, crogiolo di credenze e innamorata di Dio, si congiungono le storie di un ex contadino bengalese che si ritrova a fare l'"uomo-cavallo", di un giovane rampollo americano che per le viuzze della città della gioia impara cosa vuol dire davvero fare il medico, e di un sacerdote francese che più di ogni cosa vuole unirsi ai poveri più poveri per contemplare davvero il volto di Dio.
Libro meraviglioso, scritto divinamente, che mentre scorre via fa venire ancora più voglia di girare le pagine… stupenda, meravigliosa testimonianza di coraggio e speranza.



Opera recensita: "La città della gioia" di Dominique Lapierre
Editore: Mondadori, prima ed. 1985
Genere: narrativa internazionale
Ambientazione: India
Pagine: 494
Prezzo: 18,00 €
Consigliato: sì
Voto personale: 10.


martedì 24 luglio 2018

RECENSIONE: PAUL AUSTER - NEL PAESE DELLE ULTIME COSE


Sinossi:
Immaginate un posto dove le persone (la nonna, il droghiere, il vicino di casa) e gli oggetti (le auto, lo spazzolino, la caffettiera, la gomma da cancellare) sono a rischio di estinzione. Una mattina ti alzi e non c'è più il postino o lo schiaccianoci. E non solo il tuo, ma quello di tutti. Qualsiasi rimasuglio diventa allora l'oggetto più prezioso del mondo, soprattutto per i "cacciatori di oggetti", persone in grado di uccidere per accaparrarsi, che so, un mozzicone di matita. La prima edizione italiana di questo romanzo è stata pubblicata nel 1996 da Guanda.

Commento:
Libro davvero singolare, nel quale Paul Auster ci presenta un ambientazione post-apocalittica, certamente distopica, nella quale tutto è distruzione, tutto è perdita e bisogna diventare duri, previdenti, astuti e pronti a tutto per sopravvivere. Lo capisce a sue spese Anna, la voce narrante di questo libro impostato in forma di lunga lettera, che parte per la Città della distruzione alla ricerca di suo fratello William partito per quel luogo e disperso da tempo, e si ritrova in un luogo in cui ogni giorno si lotta contro la morte e dal quale non sarà facile uscire.
Non so dire, in verità, se questo libro mi sia o non mi sia piaciuto: credo, però, che nasconda molti spunti di riflessione (come ad esempio l'idea che tutto questo sia una forma di espiazione dei peccati del passato) e che meriti una rilettura. Ad ogni modo non è un libro banale e può risultare interessante se si ha la pazienza di seguire l'autore.

Opera recensita: "Nel paese delle ultime cose" di Paul Auster
Editore: Einaudi-Guanda, prima ed. italiana 1996
Genere: fantascienza
Ambientazione: non definita
Pagine: 172
Prezzo: 9,50 €
Consigliato: sì
Voto personale: 7.


lunedì 23 luglio 2018

RECENSIONE: ALESSANDRO NOSEDA - NIENT'ALTRO CHE LA VERITà


Sinossi:
Cos'è la verità? E dove si custodisce? Nelle parole di chi c'era, o nell'aula di un tribunale? La moglie di un mercante d'arte, nota esponente dell'alta società fiorentina, viene brutalmente uccisa, e la sua morte scoperchia un vaso di pandora fatto di tradimenti e perversione. Ma chi è stato? Qual è il movente che ha guidato la mano dell'assassino? Dopo la trilogia di Luca Mariani e Lo stilista, Alessandro Noseda torna con un giallo in cui un giovane magistrato e un carabiniere con un passato nell'esercito si troveranno alle prese con un caso in cui nulla è ciò che sembra, e la verità sembra più che mai un'opinione.

Commento:
"Un conto è la verità processuale, quella che noi cerchiamo di provare in aula, un conto è la verità vera, quella che forse non sapremo mai e che conosce solo il Signore. E non sempre le due coincidono". E' questo l'insegnamento che il procuratore Da Montelatico dà a Manuela, la sua nuova uditrice giudiziaria: andare oltre la legge, non fermarsi alle apparenze, ma giudicare con "cuore e intuito". Metro di giudizio che la giovane PM con l'anima da rocker non fa fatica ad adottare, affine a quello di Pietro Vitale, maresciallo dei carabinieri che non ha esitato a prendere le distanze dagli adorati  fratelli quando ha scoperto i loro traffici poco leciti. Due anime affini che, per caso o per destino, non potevano non incontrarsi. L'occasione è data da un caso spinoso in cui è coinvolta una famiglia della Firenze Bene, due intraprendenti cugini mercanti d'arte e una giovane e disinibita ragazza dalle gambe infinite. Una storia che si snoda tra voluttà e vendetta, tra giustizia e verità, un quadro nel quale ciò che sembra è ben lontano dall'essere vero. Ma il tempo stringe e quando il dipinto superficiale viene squarciato potrebbe essere tardi per salvare la verità.
Continua il viaggio con cui Alessandro Noseda ci conduce, attraverso pagine e storie, dentro l'Italia più vera: più che piacevolissimi thriller, gialli o noir, i suoi sembrano pretesti per raccontare la quotidianità di persone che ancora credono nel proprio lavoro, nella giustizia, nelle istituzioni. Perle rare che, sebbene nascoste nella massa, esistono ancora e lottano ogni giorno per ricordarci che questo è davvero, nonostante tutto, il Bel Paese in cui ci piace vivere.
"Nient'altro che la verità" è un giallo dinamico, fatto di tante comparse che gravitano attorno a due protagonisti intensi, figli dell'Italia vera, che vive, lavora e si arrabatta e che alla fine, anche se il prezzo è alto, ce la fa. Sono tanti i temi affrontati in queste pagine, temi che a volte sono solo accennati: poi sta a noi scegliere se approfondirli o girarci dall'altra parte… come nella vita di ogni giorno.
Consiglio, ovviamente, questo libro che si legge in un soffio, e consiglio anche gli altri due romanzi di Alessandro Noseda, "La trilogia di Luca Mariani" e "Lo stilista", entrambi sullo stesso tenore ed entrambi editi da La Ponga.



Opera recensita: "Nient'altro che la verità" di Alessandro Noseda
Editore: La Ponga, 2018
Genere: giallo
Ambientazione: Firenze
Pagine: 158
Prezzo: 11,99 €
Consigliato: sì
Voto personale: 8.


domenica 22 luglio 2018

RECENSIONE: CAMILLA LACKBERG - LA PRINCIPESSA DI GHIACCIO


Sinossi:
Erica Falck è tornata nella casa dei genitori a Fjällbacka, incantevole località turistica sulla costa occidentale della Svezia che, come sempre d'inverno, sembra immersa nella quiete più assoluta. Ma il ritrovamento del corpo di Alexandra, l'amica d'infanzia, in una vasca di ghiaccio riapre una misteriosa vicenda che aveva profondamente turbato il piccolo paese dell'arcipelago molti anni prima. Erica è convinta che non si tratti di suicidio, e in coppia con il poliziotto Patrik Hedström cerca di scoprire cosa si nasconde dietro la morte di una persona che credeva di conoscere. A trentacinque anni, con la sensazione di non sapere bene cosa volere nella vita ma stimolata da un nuovo amore, approfitta del suo status di scrittrice per smascherare menzogne e segreti di una comunità dove l'apparenza conta più di ogni cosa.

Commento:
Ho riletto questo giallo a distanza di anni – e di molti libri del genere all'attivo – con l'intenzione di continuare la fortunata saga e, in generale, confermo l'impressione positiva che ebbi alla fine della prima lettura.
Si tratta del primo libro di Camilla Lackberg, quello che ha dato l'avvio alla serie ambientata nel piccolo paesino di Fjalbacka, sulla costa sud-occidentale della Svezia, e che vede come protagonista la giovane scrittrice Erica Falck.Al di là delle caratteristiche specifiche del libro, dell'ambientazione fredda e innevata e della trama e di altre amenità facilmente intuibili dalla quarta di copertina, cerchiamo di inquadrare meglio la collocazione della Lackberg nel panorama poliziesco contemporaneo.
C'è una categoria di gialli – e non di thriller, attenzione, perché mai come in questo caso la precisazione fa la differenza – che io definirei gialli soft: sono quei libri che di base sono dei polizieschi, ma nei quali gli autori (o più spesso le autrici) infilano anche una storia in rosa che va a costituire una diramazione parallela della trama. Ora, a me personalmente questo tipo di storie non dispiace, sia perché non disdegno le implicazioni quotidiane o sentimentali dei personaggi, specie se dovrò incontrarli per molti libri, sia perché il lato romantico va a sostituire in parte la mancanza di adrenalina e di tensione narrativa che spesso si trova nei gialli e che altrimenti mi farebbe rimpiangere i thriller. In un giallo dell'Ottocento o dei primi del Novecento tutto questo sarebbe ampiamente compensato da ricche elucubrazioni psicologiche, ma, visto che oggi sembrano passate di moda, accontentiamoci del rosa.
Detto questo, e considerate queste premesse, mi sembra che la Lackberg il suo lavoro lo sappia fare bene. Certo, in questo primo libro si notano ancora delle imperfezioni e una scrittura un po' acerba – il tutto in molti casi avrebbe potuto essere reso in modo più sottile – ma le basi ci sono, la trama regge, la caratterizzazione dei personaggi è buona, soprattutto in vista della futura serie. Perciò, se viene preso per quello che è – ossia un giallo contemporaneo soft – questo è sicuramente un buon libro d'evasione.
Con questi presupposti non posso che consigliarlo. A me, personalmente, è piaciuto e credo che continuerò la serie, non fosse altro che per vedere com'è maturata la Lackberg: non avrebbe mai potuto avere tanto successo per tanto tempo seguendo sempre la stessa scia senza migliorarsi.

Opera recensita: "La principessa di ghiaccio" di Camilla Lackberg
Editore: Marsilio, ed. originale 2002, ed. italiana 2010
Genere: giallo
Ambientazione: Svezia
Pagine: 458
Prezzo: 18,50 €
Consigliato: sì
Voto personale: 8.


venerdì 20 luglio 2018

RECENSIONE: HELENA JANECZEK - LA RAGAZZA CON LA LEICA


Sinossi:
Il 1° agosto 1937 una sfilata piena di bandiere rosse attraversa Parigi. È il corteo funebre per Gerda Taro, la prima fotografa caduta su un campo di battaglia. Proprio quel giorno avrebbe compiuto ventisette anni. Robert Capa, in prima fila, è distrutto: erano stati felici insieme, lui le aveva insegnato a usare la Leica e poi erano partiti tutti e due per la Guerra di Spagna. Nella folla seguono altri che sono legati a Gerda da molto prima che diventasse la ragazza di Capa: Ruth Cerf, l’amica di Lipsia, con cui ha vissuto i tempi più duri a Parigi dopo la fuga dalla Germania; Willy Chardack, che si è accontentato del ruolo di cavalier servente da quando l’irresistibile ragazza gli ha preferito Georg Kuritzkes, impegnato a combattere nelle Brigate Internazionali. Per tutti Gerda rimarrà una presenza più forte e viva della celebrata eroina antifascista: Gerda li ha spesso delusi e feriti, ma la sua gioia di vivere, la sua sete di libertà sono scintille capaci di riaccendersi anche a distanza di decenni. Basta una telefonata intercontinentale tra Willy e Georg, che si sentono per tutt’altro motivo, a dare l’avvio a un romanzo caleidoscopico, costruito sulle fonti originali, del quale Gerda è il cuore pulsante. È il suo battito a tenere insieme un flusso che allaccia epoche e luoghi lontani, restituendo vita alle istantanee di questi ragazzi degli anni Trenta alle prese con la crisi economica, l’ascesa del nazismo, l’ostilità verso i rifugiati che in Francia colpiva soprattutto chi era ebreo e di sinistra, come loro. Ma per chi l’ha amata, quella giovinezza resta il tempo in cui, finché Gerda è vissuta, tutto sembrava ancora possibile.

Commento:
Un libro che sta letteralmente facendo incetta di premi e che, da quando è stato pubblicato, sta facendo parlare di sé. Racconta la storia di una fotografa, Gerda Taro, del suo rapporto con Robert Capa, del suo egocentrismo e del suo essere completamente fuori da ogni schema.
Un racconto, questo, affidato alle voci, ai vissuti, ai ricordi degli amici e dei conoscenti della coppia di fotografi, spesso ricordi intimi, non sempre lusinghieri. L'impressione generale che ho avuto su questo libro non è stata delle migliori: certamente è un libro studiato, sofferto, complesso. E' però anche un libro freddo, a mio parere troppo freddo, che in fin dei conti non ci fa arrivare né a conoscere Gerda e il suo pensiero, né gli altri personaggi, né tantomeno il contesto storico-sociale in cui si muovono che già da solo sarebbe stato un interessante approfondimento. In definitiva, a me non è piaciuto, non mi ha coinvolto né emozionato.
Tuttavia, non mi sento di bocciarlo apriori perché… se è stato tanto osannato, qualcuno ci avrà visto qualcosa di buono… perciò se vi ispira provate a leggerlo, magari alla fine avrete un'opinione opposta alla mia.

Opera recensita: "La ragazza con la Leica" di Helena Janeczek
Editore: Guanda, 2017
Genere: biografia-romanzo storico
Ambientazione: Europa
Pagine: 320
Prezzo: 18,00 €
Consigliato: sì/no
Voto personale: 6,5.


mercoledì 18 luglio 2018

RECENSIONE: THOMAS HARDI - JUDE L'OSCURO


Sinossi:
In Jude l'oscuro (1896), l'intimo conflitto del protagonista tra energie fisiche e intellettuali ha un preciso collegamento con le problematiche dell'alienazione sociale ed economica. È, di nuovo, la sinistra, potente storia di una parabola distruttiva: Jude fa il muratore in un villaggio del Wessex, dopo essere fuggito dal suo paese natale. In seguito al fallimento del suo matrimonio con Arabella, prende la strada di Christminster - nella cui filigrana si intravede Oxford - dove allaccia un'ambigua relazione con la cugina Sue. I due decidono di convivere senza sposarsi, ma l'ombra di un oscuro presagio si allunga minacciosa sul loro futuro e un destino tragico, ineluttabile e crudele, non tarda a rivelarsi.

Commento:
Forse fuorviata dal titolo, questo libro me l'aspettavo diverso. Mi aspettavo un protagonista oscuro, empio, truce… invece Jude, il personaggio chiave di questa storia, è esattamente l'opposto: è un giovane – prima – e un uomo – poi – ipersensibile, insicuro, ingenuo, in certo modo anche retto e certamente sfortunato. E' vittima delle proprie scelte – o mancate scelte –, degli artifici di Arabella, la prima moglie che lo sposa con l'inganno e che ha certo un carattere più forte del suo, nonché degli umori di Sue, la cugina veramente amata che sarà la sua definitiva rovina. Jude, dapprima ragazzo autodidatta negli studi e completamente orientato ad una carriera ecclesiastica naturalmente preclusagli dalla sua condizione economica, diviene poi preda di una febbrile ricerca della propria strada, che oscilla dalla passione per Sue, al rinnovato interesse per la religione, al lavoro di scalpellino e restauratore delle opere ecclesiali che forse mai potrà vedere dall'interno. Il suo è il fallimento di un uomo senza pace, travolto da se stesso e dagli eventi, troppo impegnato a rispettare ed onorare le scelte altrui per decidere della propria vita: un adulto rimasto, infondo, eternamente ragazzo.
Non vorrei sconsigliare apriori questo libro – si tratta comunque di un buon classico – tuttavia personalmente non l'ho apprezzato quanto speravo.


Opera recensita: "Jude l'oscuro" di Thomas Hardi
Editore: Garzanti, prima ed. 1896
Genere: letteratura inglese
Ambientazione: Inghilterra
Pagine: 502 (ed. 2010)
Prezzo: 12,50 €
Consigliato: sì/no
Voto personale: 6.

sabato 14 luglio 2018

RECENSIONE: BANANA YOSHIMOTo - KITCHEN


Sinossi:
"Non c'è posto al mondo che io ami più della cucina...". Così comincia il romanzo di Banana Yoshimoto, "Kitchen". Le cucine, nuovissime e luccicanti o vecchie e vissute, riempiono i sogni della protagonista Mikage, rimasta sola al mondo dopo la morte della nonna, e rappresentano il calore di una famiglia sempre desiderata. Ma la famiglia si può non solo scegliere, ma anche inventare. Così il padre del giovane amico Yuichi può diventare o rivelarsi madre e Mikage può eleggerli come propria famiglia, in un crescendo tragicomico di ambiguità. Con questo romanzo, e il breve racconto che lo chiude, Banana Yoshimoto si è imposta all'attenzione del pubblico italiano mostrando un'immagine insolita del Giappone , con un linguaggio fresco e originale, quasi una rielaborazione letteraria dello stile dei fumetti manga.

Commento:
Dopo la morte della nonna, Mikage è rimasta completamente sola. Dovrebbe cambiare casa, ma procrastina la ricerca. Dovrebbe uscire, ma passa le giornate rintanata nella vecchia cucina, il posto della casa – di ogni casa – che ama di più. Così, il giorno in cui Yuichi suona alla sua porta e la invita a vivere da lui e la madre, Mikage non oppone resistenza, anche se conosce appena il ragazzo, anche se non sa davvero cosa aspettarsi, anche se prende la cosa come una sistemazione temporanea senza tuttavia sapere quanto tempo durerà. La decisione, tuttavia, si rivela quella giusta: Mikage si adatta subito alla nuova casa e alla nuova routine e si trova benissimo con la nuova famiglia che l'ha accolta, nonostante qualche stranezza. Un legame speciale nasce poi tra la ragazza ed Eriko, la madre di Yuichi che in realtà è nata uomo. Così, quando un evento spiacevole turberà la calma appena conquistata, lo sforzo da fare per andare avanti sarà ben più grande del previsto eppure, tuttavia, necessario.
Un libro che affronta temi importanti come l'omosessualità e la morte in modo delicatissimo. Una lettura interessante per le atmosfere rarefatte, la finta leggerezza dell'approccio, lo stile stringato ed essenziale. Mi è piaciuto, lo consiglio per una lettura veloce, ma non banale.

Opera recensita: "Kitchen" di Banana Yoshimoto
Editore: Feltrinelli, prima ed. 1988
Genere: narrativa giapponese
Ambientazione: Giappone
Pagine: 160
Prezzo: 8,50 €
Consigliato: sì
Voto personale: 8.


giovedì 12 luglio 2018

RECENSIONE: CHIARA PARENTI - PER LANCIARSI DALLE STELLE


Sinossi:

Fai almeno una volta al giorno una cosa che ti spaventi e vedrai che troverai la forza per farne altre. Sono queste le parole che Sole trova nella lettera

che la sua migliore amica le ha scritto poco prima di ripartire per Parigi, subito dopo l’unico litigio della loro vita. Quel litigio di cui Sole si pentirà

per sempre, perché non rivedrà mai più Stella, la persona più importante per lei. Sole non smette di guardare quel foglio perché, anche se ha solo venticinque

anni, non c’è nulla di più difficile per lei che superare le proprie paure. Sa che, se le tiene strette a sé, non c’è nulla da rischiare: il lavoro sicuro

per cui ha rinunciato al sogno di fare l’università; il primo bacio mai dato perché è meno pericoloso immaginarlo tra le pagine di un libro che viverlo

realmente. Ma ora Sole non può più aspettare. Lo deve alla sua amica. Così per cento giorni affronta una paura alla volta: dal lanciarsi con il paracadute

al salire sulle montagne russe; dall’attraversare un bosco sotto il cielo stellato al fare un viaggio da sola a Parigi. Giorno dopo giorno, scopre il piacere

dell’imprevisto e dell’adrenalina che le fa battere il cuore. A sostenerla c’è Samanta, un’adolescente in lotta con il mondo che ha paura persino della

sua immagine riflessa. Rivedendosi in lei, Sole prova a smuovere la sua insicurezza e a insegnarle ciò che ha appena imparato: è normale avere paura, quello

che serve è solo un unico, singolo, magnifico istante senza di essa. Ma c’è un unico istante che Sole non è ancora pronta a vivere. L’istante in cui deve

confessare la verità al ragazzo di cui è da sempre innamorata. Una prova più difficile di tutte le altre. Perché anche l’amore può vestirsi d’abitudine

e confondere. E per amare davvero bisogna essere pronti a mettersi in gioco. Perché persino i sogni possono cambiare quando sono solo una favola.

Dopo il successo della Voce nascosta delle pietre, Chiara Parenti regala ai suoi lettori un nuovo romanzo che ci insegna a guardare dentro noi stessi.

Una storia sull’importanza di assaporare ogni attimo, di non perdere le occasioni della vita. Una storia sull’amicizia che quando è sincera scava dentro

anche se fa male. Una storia sul coraggio di guardare oltre la paura per toccare le stelle.

 

Commento:

La paura è un vestito troppo stretto che talvolta tiene caldi, ma talvolta soffoca. Lo sa bene Sole che con la paura ha convissuto per venticinque anni, e lo sa bene Stella, la sua migliore amica così diversa da lei e così vitale. Un bel giorno, per un motivo tutto sommato futile, Sole e Stella litigano, volano accuse pesanti e le due smettono di parlarsi. Qualche giorno dopo, però, Stella muore tragicamente e, tra il senso di colpa e il dolore di aver perso la persona cui più teneva al mondo, Sole legge la lettera che l’amica le aveva scritto in un tentativo di riappacificazione. Le toccanti parole dell’amica spingono Sole a provarci, a entrare dentro le proprie paure, a passarci attraverso e finalmente a liberarsene. Così, con l’aiuto di vecchi e nuovi amici, intraprende un progetto che la porterà ad affrontare sfide sempre nuove e ad ispirare altre persone.

Quella di Sole è una bella storia perché è un po’ la storia di tanti di noi: chi, infatti, non ha avuto, almeno una volta, paura di qualcosa? Da questa storia impariamo che le paure vanno affrontate facendo proprio ciò che le scatena; impariamo che un piccolo rischio a volte può schiudere mondi nuovi; impariamo che la vita va vissuta perché siamo vivi e perché non possiamo mai dirci “ho tempo”. Un libro intenso, una lettura gradevolissima che fa riflettere. Consigliato, senza dubbio, a tutti… ma specialmente a chi vive e soffre frenato dalle proprie – o dalle altrui – paure.

 

 

Opera recensita: “Per lanciarsi dalle stelle” di Chiara Parenti

Editore: Garzanti, 2018

Genere: narrativa italiana

Ambientazione: Molise-Parigi-Milano

Pagine: 345

Prezzo: 16,90 €

Consigliato: sì

Voto personale: 8,5.

 

domenica 8 luglio 2018

RECENSIONE: PHILIP K. DICK - CACCIATORE DI ANDROIDI


Sinossi:

Nel 1992 la Guerra Mondiale ha ucciso milioni di persone, costringendo l'umanità ad andare nello spazio. Chi è rimasto sogna di possedere un animale vivente,

e le compagnie producono copie incredibilmente realistiche: gatti, cavalli, pecore... Anche l'uomo è stato duplicato. I replicanti sono simulacri perfetti

e indistinguibili, e per questo motivo sono stati banditi dalla Terra. Ma a volte decidono di confondersi tra i loro simili biologici e di far perdere

le proprie tracce. A San Francisco vive un uomo che ha l'incarico di ritirare gli androidi che violano la legge, ma i dubbi intralciano spesso il suo crudele

mestiere, spingendolo a chiedersi cosa sia davvero un essere umano.

 

Commento:

Conosciuto e pubblicato con titoli diversi “Il cacciatore di androidi”, “Ma gli androidi sognano pecore elettriche?” e “Blade Runner”, questo è il libro che ha ispirato il famosissimo film di Ridley Scott. Io l’ho appena finito – anzi divorato – ed ho i brividi.

Brividi dovuti al fatto che questo libro è andato ben oltre le mie aspettative, se pur basse: mi ha letteralmente catturata, forse favorito dal fatto che non ho mai apprezzato il film Blade Runner per ragioni personali, e certamente dalla circostanza non trascurabile che non amo la fantascienza. Insomma, il libro non partiva bene, ma poi, quando mi ci sono avvicinata, ne sono rimasta conquistata! Ciò che più mi ha colpito sono stati i tanti risvolti psicologici e sociologici sottesi alla storia, in particolare ho adorato il modo con cui Dick tratta l’empatia, che forse più dell’intelligenza, è ciò che ci distingue dalle altre forme di vita. Anche il Mercerismo, una forma di fanatismo o attaccamento religioso morboso, è un fenomeno molto interessante. Insomma, un libro che consiglio caldamente perché fornisce molti spunti di analisi e, sebbene sia fantascientifico, non fa rimpiangere la realtà!

 

Opera recensita: “Cacciatore di androidi” di Philip K. Dick

Editore: Nord, Fanucci, ecc. prima ed. 1968

Genere: fantascienza

Ambientazione: San Francisco, 1992

Pagine: 323 (Ed. Nord, 1986)

Prezzo: 13,60 € (Ed. Nord, 1986)

Consigliato: sì

Voto personale: 9,5.

 

RECENSIONE: CESARE PAVESE - LA LUNA E I FALò


Sinossi:

Pubblicato nell'aprile del 1950 e considerato dalla critica il libro più bello di Pavese, "La luna e i falò" è il suo ultimo romanzo. Il protagonista,

Anguilla, all'indomani della Liberazione torna al suo paese delle Langhe dopo molti anni trascorsi in America e, in compagnia dell'amico Nuto, ripercorre

i luoghi dell'infanzia e dell'adolescenza in un viaggio nel tempo alla ricerca di antiche e sofferte radici. Storia semplice e lirica insieme, "La luna

e i falò" recupera i temi civili della guerra partigiana, la cospirazione antifascista, la lotta di liberazione, e li lega a problematiche private, l'amicizia,

la sensualità, la morte, in un intreccio drammatico che conferma la totale inappartenenza dell'individuo rispetto al mondo.

 

Commento:

Un racconto semplice ed intimo, un romanzo breve ma significativo.

Anguilla, un quarantenne in cerca di radici e ricordi, ritorna nel paesino del Piemonte nel quale e cresciuto e dal quale è partito tanti anni prima. Lo trova cambiato, eppure uguale; ritrova Nuto, l’amico di una vita, con il quale ripercorre ricordi e si ritrova nel presente. E’ in questo limbo al di sopra di spazio e tempo che si stagliano le riflessioni di Anguilla, un uomo che se n’è andato da un luogo che non gli apparteneva e che l’aveva respinto, ma che poi vi è tornato, spinto dal bisogno di ritrovarsi e ritrovare. E più che l’uomo, è proprio il paese di provincia il fulcro e l’essenza di queste pagine: perché “un paese ci vuole”, per partire e ritornare, per essere scacciati e riaccolti, per poter dire, alla fine, di avere delle radici, una patria, una casa.

E le atrocità della guerra e della lotta partigiana si uniscono alla lotta perenne per la sopravvivenza, quella atavica che è propria dell’uomo, al di là dei dubbi e delle sofferenze. Uno spaccato bellissimo della provincia italiana del secondo dopoguerra, ed insieme una profonda riflessione sul vivere o sulla necessità di sopravvivere sempre e comunque, cercando sempre di migliorare la propria condizione.

Lettura imprescindibile per chi voglia davvero intraprendere un percorso di conoscenza della Letteratura Italiana.

 

Opera recensita: “La luna e i falò” di Cesare Pavese

Editore: Einaudi, prima ed. 1950

Genere: letteratura italiana

Ambientazione: provincia di Alessandria-Piemonte, Secondo dopoguerra

Pagine: 208 (ed. 2005)

Prezzo: 11,00 € (Ed. 2005)

Consigliato: sì

Voto personale: 8,5.

 

sabato 7 luglio 2018

RECENSIONE: ALEXANDRA RIPLEY - ROSSELLA. IL SEGUITO DI "VIA COL VENTO"


Sinossi:

Rossella è sempre stata una donna forte, con una fiducia sfrontata nel futuro. Ma ora che Rhett se n'è andato, sconvolto dalla morte della loro bambina,

e che anche Mammy l'ha lasciata, consumata dalla malattia, neppure Tara, la sua amata terra, riesce a darle sollievo. È altrove che deve cercare la felicità.

Ad Atlanta potrà riprendere in mano i suoi affari, ritrovare il conforto che le parole del caro Ashley sanno dare. E aspettare che Rhett torni da lei,

ora che sa di volerlo più di ogni altra cosa. O forse il vento questa volta, la porterà lontano verso una nuova vita. Fino a quando una lieve brezza non

giungerà ad annunciare che un altro giorno è davvero arrivato.

 

Commento:

Chi di noi non ha immaginato, almeno una volta, il seguito di un libro che ha amato? Alexandra Ripley ha fatto di più: lo ha scritto. Ha scritto, e di questo coraggio bisogna darle atto, il seguito di uno dei classici più amati di tutti i tempi, “Via col vento” di Margaret Mitchel. Ora, indubbiamente il finale del capolavoro della Mitchel non era certamente lieto ed un seguito, più che auspicabile, era nei progetti della stessa autrice, purtroppo morta prematuramente prima di scriverlo. Tuttavia confesso che, vedendo che era effettivamente stato scritto da un’altra penna, la mia prima reazione è stata di arricciare il naso, perplessità confermata dalle recensioni negative che ne avevo letto. Forse sono state proprio le mie basse aspettative a portarmi, a lettura ultimata, a non consigliare né sconsigliare questo libro: onestamente dirò che non è bellissimo, ma è meno peggio di quanto mi aspettassi. La scrittura della Ripley, più da romanzo rosa che da romanzo storico, non dà all’opera nulla della forza, della profondità e del trasporto che troviamo in “Via col vento”; la storia, in alcuni punti di una banalità quasi offensiva del romanzo principale, è a tratti troppo mirabolante per risultare verosimile… inoltre trovo che l’autrice si sia inutilmente dilungata troppo in certe fasi della narrazione rendendo il tutto un polpettone indigesto che vorrebbe essere un po’ romanzo storico, un po’ romanzo d’amore... Però, c’è un però: pur con tutti questi difetti questa è una storia che resta! Sì, forse la vicenda dell’Irlanda, della O’Hara, la nuova vita, è un po’ troppo forzata, però la schermaglia amorosa con Rett può reggere… io, di sicuro, me la ricorderò… Nel complesso, un seguito di cui forse non avevamo veramente bisogno, con punte di rosa apprezzabili. Lo consiglio a chi vuole leggere una storia d’amore ambientata nell’Ottocento con un happy ending – a patto che comunque abbia già letto l’opera originaria – ma non a chi si aspetta un seguito all’altezza del romanzo della Mitchel.

 

Opera recensita: “Rossella. Il seguito di Via col vento” di Alexandra Ripley

Editore: Piemme, 2009

Genere: romanzo storico

Ambientazione: America-Irlanda

Pagine: 847

Prezzo: 12,00 €

Consigliato: sì/no

Voto personale: 6.

 

martedì 3 luglio 2018

RECENSIONE: JEFFERY DEAVER - IL FILO CHE BRUCIA (LINCOLN RHYME 09)


Sinossi:

La notizia raggiunge Lincoln Rhyme nella sua casa-laboratorio di Central Park West: l'Orologiaio, l'unico criminale a essergli sfuggito, è stato avvistato

all'aeroporto di Città del Messico. Rhyme sta già pregustando l'occasione di regolare i conti con la sua nemesi, quando al quartier generale dell'NYPD

scatta l'allarme per un caso che richiede il suo intervento. Perché in pieno centro a Manhattan un autobus di linea è stato colpito da una violenta scarica

elettrica che lo ha ridotto a una carcassa di metallo incandescente. La scena del crimine non lascia dubbi: qualcuno si è divertito a giocare con la rete

elettrica della città, e quello che poteva sembrare un incidente è in realtà un attentato riuscito solo a metà. Poco dopo, infatti, il misterioso attentatore

si fa vivo con la polizia per avanzare la sua esorbitante richiesta: una riduzione dei consumi elettrici così drastica da condannare New York alla paralisi.

Mentre la task-force guidata da Rhyme segue la pista di un gruppo di ecoterroristi, i blackout e gli incidenti letali si moltiplicano, la città precipita

nel caos e la minaccia elettrica rivela tutto il suo devastante potenziale distruttivo. Solo Lincoln Rhyme può sperare di sventare il piano criminale di

chi sta trasformando New York in una gigantesca trappola mortale. Ma prima di incastrare il colpevole, Rhyme dovrà affrontare i fantasmi più reconditi

della propria coscienza e del proprio passato. Evitando di lasciarci la pelle.

 

Commento:

E niente… c’è poco da dire… è Deaver, ed è in piena forma. Ottimo thriller ricco di suspense e colpi di scena, un caso spinoso per Rhyme e Sachs, un caso ad alta tensione, è proprio il caso di dirlo.

La morte, qui, arriva tramite la corrente elettrica. E la corrente è dappertutto, non la puoi evitare, puoi solo proteggerti, starle alla larga e, se non puoi fare nessuna delle due cose, devi tagliarle la testa.

Sono molti i fantasmi che, in questo caso, minacciano Rhyme e i suoi collaboratori: ci sono i problemi di salute del criminalista che sembrano aggravarsi; ci sono le insicurezze di Pulasky, la crisi di Del Rey, e c’è sempre lui, il killer che è sempre sfuggito a Rhyme, l’orologiaio. Dove sarà? Un’ottima lettura se vi piace il brivido… consigliatissimo!

 

Opera recensita: “Il filo che brucia” di Jeffery Deaver

Editore: Rizzoli, 2010

Genere: thriller

Ambientazione: New York

Pagine: 531

Prezzo: 19,50 €

Consigliato: sì

Voto personale: 9.