simposio lettori copertina

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mercoledì 27 febbraio 2019

RECENSIONE: SOFI OKSANEN - LA PURGA


Sinossi:
1992. Estonia occidentale. Aliide vive sola nella sua fattoria. In paese non vuole abitare più nessuno, scappano tutti a Tallinn. Sono rimasti solo i vecchi come lei, qualche ubriacone e una banda di teppisti sfaccendati. Da quando i russi se ne sono andati hanno cominciato a fare brutti scherzi. Forse è una di loro la ragazza che Aliide vede stesa in cortile una mattina, gettata in terra come un mucchio di stracci. Si chiama Zara, parla estone ma è straniera e racconta di un lavoro da cameriera in Canada, di un marito violento e di una fuga a piedi nella notte che l'ha portata fino alla casa di Aliide. Ma non è vero niente, non è finita lì per caso, era proprio quella la fattoria di cui tanto le avevano parlato. Man mano che le due donne si conoscono, tra sospetti e ostilità, e si svela il legame tra loro, dal passato riemerge una tragedia famigliare fatta di desiderio, rivalità e tradimenti andata in scena nei primi anni dell'occupazione sovietica, all'epoca delle purghe staliniane e della disperata resistenza dei partigiani estoni. Alternando le vicissitudini lontane di Aliide a quelle recenti di Zara, Sofi Oksanen fa scorrere parallele due storie di violenze sulle donne, di umiliazioni, compromessi e colpe inconfessabili, in un crescendo di tensione e orrore che riesce a tenere mirabilmente insieme la suspense di un thriller, l'indagine psicologica e l'urgenza di raccontare con onestà una pagina drammatica della storia europea.

Commento:
Zara e Aliide, due donne con vite diverse eppure in qualche modo simili, entrambe segnate dalla violenza che dà vita al coraggio. Due generazioni a confronto in un cerchio familiare che si chiude. Mentre fugge dai suoi aguzzini Zara sa che l'unico posto in cui può andare in quella terra straniera è la casa di Aliide, una donna che non conosce, della quale ha solo sentito parlare. La aiuterà o la venderà ai suoi inseguitori? Zara non lo sa, ma non ha scelta: deve tentare. Aliide dal canto suo si vede piombare in giardino questa ragazzina spaurita, lei che da anni vive da sola nella sua casa-cimelio: è diffidente, ma la ragazza ha qualcosa di famigliare. Due storie che si incrociano in una più ampia che riguarda una pagina importante della storia europea, quella dell'Estonia tra gli anni 40 e gli anni 80, che in pochi conoscono.
Personalmente non ho amato questo libro, sebbene abbia una buona struttura narrativa… non ho provato alcuna empatia con i personaggi, neppure con quelli più provati.; non solo, qualcosa nello stile della Oksanen mi ha disturbato, non mi ha trasmesso il pathos che mi sarei aspettata da una storia come questa. Però la mia non è una bocciatura: c'è una storia nazionale fra queste pagine che non avrei conosciuto se non avessi letto questo libro. Lo consiglio per questo e perché, in fin dei conti, anche il racconto delle vite dei personaggi regge.

Opera recensita: "La purga" di Sofi Oksanen
Editore: Guanda, 2010
Genere: romanzo storico
Ambientazione: Estonia
Pagine: 393
Prezzo: 17,50 €
Consigliato: sì/no
Voto personale: 7.


martedì 26 febbraio 2019

RECENSIONE: ROMAIN GARY - LA VITA DAVANTI A Sé


Sinossi:
Eroe di guerra, diplomatico, cineasta, Romain Gary si suicidò il 3 dicembre 1980. La sua scomparsa fece scalpore ma il vero colpo di scena arrivò quando, pochi mesi dopo la morte, si scoprì che Gary ed Emile Ajar, autore del romanzo "La vita davanti a sé", erano in realtà la stessa persona. Il libro, che narra le vicende di Momo, ragazzo arabo nella banlieu di Belleville, figlio di nessuno, accudito da una vecchia prostituta ebrea, vinse il Goncourt inaugurando uno stile gergale da banlieu e da emigrazione, cantore di quella Francia multietnica che cominciava a cambiare il volto di Parigi.

Commento:
Momò è un ragazzino cresciuto come arabo e musulmano da una vecchia prostituta ebrea, Madame Rosa, nella banlieu di Belleville a Parigi. Non si sa con certezza quanti anni abbia, né chi siano i suoi genitori. Privato delle sue radici, Momò diventa tutt'uno con il quartiere in cui vive, si identifica con la pluralità di culture che lo contraddistingue riuscendo a suo modo ad assumere una sua identità. Ed è inevitabile che, negli anni della crescita, Momò si affezioni in modo viscerale a colei che l'ha cresciuto, la bislacca e folcroristica Madame Rosa, la cui salute però è ormai compromessa. Anche quando scoprirà di più sulle sue origini Momò resterà legato alla donna, al quartiere, ai suoi abitanti, nonostante si crucci pensando al futuro e sappia che la sua unica opportunità di salvezza sarebbe farsi adottare. La vita davanti a sé è, come il suo autore, un libro singolare che rappresenta il cambiamento di una città, di un Paese, di una cultura scossa eppure aperta alla convivenza di mille diversità. Di cosa parla questo libro? Me lo sono chiesto più volte durante la lettura: parla delle periferie e dell'arrabattarsi continuamente per vivere; parla della convivenza fra religioni; parla di una realtà come ce ne sono tante, squallida eppure capace di unione e solidarietà; parla della necessità di affetto e buoni sentimenti, del bisogno di legami e punti di riferimento che non ha età, né sesso, né religione né condizione sociale. Non credo di essere entrata completamente in sintonia con Gary, però questo libro mi è piaciuto, lo consiglio e ne apprezzo i risvolti sociali, culturali e psicologici.


Opera recensita: ""La vita davanti a sé" di Romain Gary
Editore: Neri Pozza, 2009 (prima ed. originale 1975, prima ed. italiana Rizzoli 1976)
Genere: narrativa francese
Ambientazione: Parigi
Pagine: 214
Prezzo: 11,50 €
Consigliato: sì
Voto personale: 7,5.


domenica 24 febbraio 2019

RECENSIONE: ENZO CASAMENTO - ACUBA: TRAPPOLA DA UN ALTRO MONDO


Sinossi:
Un mix sorprendente di azione, avventura, mistero, thriller. Una narrazione fantasy che crea un mondo coerente e credibile allo scopo di stimolare riflessioni
su temi fondamentali dell’esistenza. Luca Contero, un brillante scienziato in grave difficoltà, decide di farla finita. L’incontro con la giovane ed enigmatica
Eva lo pone di fronte alla drammatica scelta di cambiare completamente vita, ma c’è un prezzo da pagare per questa scelta. La coppia deve risolvere un
caso assolutamente impossibile; migliaia di investigatori altamente specializzati e in possesso delle risorse più avanzate, non sono riusciti in mesi di
indagini a scovare il minimo indizio. Dietro gli inspiegabili avvenimenti si cela una mente raffinata e malvagia, estremamente potente, che ha predisposto
una trappola micidiale. L’intera umanità è in pericolo, Luca lotta disperatamente ma non sa cosa lo attende. Da mesi ai primi posti nelle classifiche Amazon.
Un bestseller che si distingue per la profondità dei contenuti.

Commento:
Per anni ho provato pregiudizi verso tutto ciò che era fantasy, distopico o anche semplicemente fantascientifico. Da qualche tempo, oltre a rendermi conto dell'assurdità di queste mie barriere mentali, ho cominciato ad apprezzare questo genere letterario perché, se ben scritto, permette di approcciarsi in modo intelligente, graduale e soprattutto personale con molte delle controversie che oggi affliggono la nostra società. "Acuba: trappola da un altro mondo" è proprio l'esempio di ciò che intendo: è un ottimo romanzo, a cavallo fra thriller, distopia, fantascienza, fantasy, affronta tematiche spinose quali, tra le altre, la fede, la religione, la presenza di forze sovrannaturali, ma più in generale l'accettazione di realtà diverse da quella che conosciamo e lo fa in modo oculato e credibile. Per quanto il mondo creato sia complesso e quasi folle a doverlo immaginare, la storia ha una sua logica, pone interrogativi profondi e soprattutto mostra che non vi è un unico modo di vedere le cose, che il mondo non è necessariamente diviso fra bene o male, che tra bianco e nero possono esserci molte tonalità intermedie, che ad ogni scelta corrispondono sempre delle conseguenze e che ogni guadagno presuppone un prezzo o una rinuncia, che giudicare secondo parametri predeterminati non sempre è la soluzione più giusta o, quantomeno, non l'unica via possibile.
Un libro, questo, che mi sento di consigliare perché fa riflettere e consente di andare oltre la storia, già di per sé appassionante.

Opera recensita: "Acuba, trappola da un altro mondo" di Enzo Casamento
Editore: Created space indipendent platform, 2016
Genere: fantascienza
Ambientazione: Stati Uniti-Brescia
Pagine: 307
Prezzo: 10,99 €
Consigliato: sì
Voto personale: 9.


sabato 23 febbraio 2019

RECENSIONE: ROBERT GALBRAITH - BIANCO LETALE (CORMORAN STRIKE #4)


Sinossi:
Quando il giovane Billy, in preda a una grande agitazione, irrompe nella sua agenzia investigativa per denunciare un crimine a cui crede di aver assistito da piccolo, Cormoran Strike rimane profondamente turbato. Anche se Billy ha problemi mentali e fatica a ricordare i particolari concreti, in lui e nel suo racconto c’è qualcosa di sincero. Ma prima che Strike possa interrogarlo più a fondo, Billy si spaventa e fugge via. Cercando di scoprire la verità sulla storia di Billy, Strike e Robin Ellacott – una volta sua assistente, ora sua socia – seguono una pista tortuosa, che si dipana dai sobborghi di Londra alle stanze più recondite e segrete del Parlamento, fino a una suggestiva ma inquietante tenuta di campagna. E se l’indagine si fa sempre più labirintica, la vita di Strike è tutt’altro che semplice: la sua rinnovata fama di investigatore privato gli impedisce di agire nell’ombra come un tempo e il suo rapporto con Robin è più teso che mai. Lei è senza dubbio indispensabile nel lavoro dell’agenzia, ma la loro relazione personale è piena di sottintesi e non detti…

Commento:
Ok, questo libro è il quarto di una delle saghe che leggerei ininterrottamente senza stancarmi, mi piace un sacco il detective privato Cormoran Strike ma soprattutto adoro e mi identifico molto in Robin Ellacott, la sua ex assistente ed ora socia… quindi sarò meno obiettiva del solito. Questo romanzo ha più di un difetto che io, per quanto appena sostenuto, sono ben pronta a perdorargli: non si può dire che sia incalzante, anzi tutt'altro… ha un'andatura costante che in più punti tende a rallentare, specie nelle fasi di stallo delle indagini che, per la verità, in questo caso sono particolarmente intricate. La trama è complessa, finora la più complessa fra le indagini uscite dalla penna di Robert Galbraith (Alias J. K. Rowling per chi ancora non lo sapesse): qualche buco o calo di tensione è quindi inevitabile in un romanzone di quasi ottocento pagine. Se l'ho letto in poco più di un giorno, però, qualcosa di buono ce l'avrà, no? Nonostante la staticità che lo fa somigliare ad un giallo più che ad un thriller, è scritto in modo fluido, minuziosissimo, con continui riferimenti all'ambientazione, alle strade di Londra, ai movimenti dei personaggi, tanto che davvero sembra di esser loro accanto mentre si svolge l'azione. Il caso affrontato da Strike e Robin, poi, stavolta ci offre la possibilità più unica che rara di entrare davvero nei corridoi del potere: due storie si intrecciano e si legano in queste pagine ed entrambe hanno a che fare con un anziano ed enigmatico ministro e con la sua strana famiglia. Ancora una volta Galbraith ci mette di fronte alla varietà della società inglese di oggi e alle lievi ma significative differenze che ci vengono qui sottoposte con lucida precisione e senza forzature. Ma ciò che, ancor più delle indagini, caratterizza questa saga è il particolarissimo rapporto tra i due protagonisti, Cormoran e Robin: si sono reciprocamente indispensabili ma non ammetteranno mai la loro importanza per l'altro. C'è, in entrambi, un continuo ritrarsi, non credersi abbastanza, non voler intralciare la vita dell'altro che li porta a non capirsi sempre, a vivere con sottintesi, non detti che impediscono loro di vivere a pieno l'amicizia… e magari di far nascere quel qualcosa in più che è nell'aria da sempre e che sono gli unici a non voler riconoscere.
Una saga che consiglio, che adoro e che spero continuerà a lungo.


Opera recensita: "Bianco letale" di Robert Galbraith
Editore: Salani, 2019
Genere: thriller
Ambientazione: Inghilterra
Pagine: 784
Prezzo: 24,00 €
Consigliato: sì
Voto personale: 8,5.


giovedì 21 febbraio 2019

RECENSIONE: ROBERTA MARASCO - LE REGOLE DEL THè E DELL'AMORE


Sinossi:
Gli amori grandi non dovrebbero avere un tempo, sono come l’aria, come l’acqua, come il cibo. Sono il sapore del mondo, che ti resta fra i denti, come dicevano i cinesi del tè. E quando finiscono ci lasciano da soli con i nostri errori, perché li abbiamo dati per scontati, senza controllare l’orologio. Ma l’orologio, con gli amori grandi, non serve, basta il ticchettio della lancetta dei secondi, basta lasciar scorrere gli istanti senza pensarci. Perché, se ci pensiamo, allora significa che il ticchettio è appena cessato. L'amore di Elisa per il tè risale alla sua infanzia. È stata sua madre a insegnarle tutte le regole per preparare questa bevanda e ad associare, come per gioco, ogni persona a una varietà di tè. 
Daniele, il suo unico grande amore, è tornato dopo tanto tempo. Ma Elisa ha imparato da sua madre a non fidarsi della felicità, a non lasciarsi andare mai, perché il prezzo da pagare potrebbe essere molto alto. Prima di tutto dovrà trovare se stessa, poi potrà capire se Daniele può renderla felice Quando trova per caso una vecchia scatola di tè con un’etichetta che riporta la scritta ROCCAMORI, il nome di un antico borgo umbro, Elisa ne è certa: si tratta del tè proibito della madre, quello che le fece provare solo una volta e che, lei lo sente, nasconde più di un segreto. Forse proprio lì, in quel borgo antico, Elisa potrà trovare le risposte che cerca e imparare a lasciarsi andare e a fidarsi dell'amore, guidata dall'aroma e dalle regole del tè…

Commento:
Da tempo mi interesso al thè, con il suo fascino antico e misterioso, con le sue mille varietà tutte così peculiari. E' stato quest'interesse ad avvicinarmi a questo libro che, però, è rimasto nella mia libreria – in infusione oserei dire – per lungo tempo: c'era qualcosa che, istintivamente, mi portava a non sceglierlo e riflettendoci ho ben presto capito che si trattava dell'accostamento del thè all'amore, quasi che nella mia mente poco avvezza al romanticismo l'amore "banalizzasse" la sacralità del thè. Beh, impressioni singolari le mie, lo riconosco, ma non del tutto sbagliate ed ora, a fine lettura, posso dirlo: ho trovato, in questo libro, molto interessante tutto ciò che riguarda il thè, le descrizioni delle varietà, l'eleganza e la perizia con cui viene preparato il rito, la deferenza ed il tatto con cui l'argomento viene trattato. Ritengo, ma questo fa parte del mero gusto personale, piuttosto prevedibile la storia d'amore che si sviluppa intorno al thè, una storia fatta di due storie, quella della madre e quella della figlia, una storia che affonda le sue radici nel passato, in un borgo apparentemente addormentato e spento. Al di là dell'amore, in generale, vorrei però salvare il messaggio di fondo che vi è legato: tutti cercano l'amore nel posto sbagliato, ne cercano manifestazioni abbaglianti, sfolgoranti, mentre l'amore si nasconde, si protegge nei cuori delle persone, nei ricordi, nelle piccole abitudini e nelle imperfezioni che rivelano un'attenzione profonda. E' questo ciò che Elisa, la protagonista, scopre a Roccamori, oltre ad una storia personale che francamente solo lei non sospettava. Non mi sento di consigliare pienamente questo romanzo, ma neppure di bocciarlo apriori: una lettura leggera che può dare qualche spunto di riflessione… e con più di un messaggio da salvare.


Opera recensita: "Le regole del thè e dell'amore" di Roberta Marasco
Editore: Tre60, 2016
Genere: narrativa italiana
Ambientazione: Milano-Roccamori, Umbria
Pagine: 335
Prezzo: 16,40 €
Consigliato: sì/no
Voto personale: 6.


martedì 19 febbraio 2019

RECENSIONE: STEPHEN KING - ELEVATION


Sinossi:
Scott Carey sta percorrendo senza fretta il tratto di strada che lo separa dal suo appuntamento. Si è lasciato alle spalle la casa di Castle Rock, troppo grande e solitaria da quando la moglie se n'è andata, se non fosse per Bill, il gattone pigro che gli tiene compagnia. Non ha fretta, Scott, perché quello che deve raccontare al dottor Bob, amico di una vita, è davvero molto strano e ha paura che il vecchio medico lo prenda per matto. Infatti Scott sta perdendo peso, lo dice la bilancia, ma il suo aspetto non è cambiato di una virgola. Come se la forza di gravità stesse progressivamente dissolvendosi nel suo corpo. Eppure, nonostante la preoccupazione, Scott si sente felice, come non era da molto tempo, tanto euforico da provare a rimettere le cose a posto, a Castle Rock. Tanto, da provare a riaffermare il potere della parola sull'ottusità del pregiudizio. Tanto, da voler dimostrare che l'amicizia è sempre a portata di mano.

Commento:
Questo libro è uscito oggi ed io non ho voluto aspettare neanche un giorno per leggerlo. Perché? Perché avevo letto da qualche parte che questo sarebbe stato un racconto in cui predomina la positività e questo è a dir poco inconsueto per Stephen King. E in effetti, ora che l'ho finito, posso dirvi che questo è un libro assolutamente fuori dai canoni "kinghiani": innanzitutto si legge in una sera… e già questo è strano per King; poi non c'è un filo di horror o thriller… c'è una forte connotazione fantascientifica o fantastica o paranormale, definitela come credete, ma nulla di spaventevole; poi, tecnicamente, qui non muore nessuno, il che è del tutto inconsueto in un libro di King… eppure questo libricino l'ha scritto Stephen King e si sente: si sentono le sue convinzioni e i buoni sentimenti che cerca di inculcarci in ogni suo libro; si sente tutta l'analisi di un profondo conoscitore ed osservatore della società in cui vive e la critica forte e necessaria a ciò che, soprattutto di questi tempi, non va. C'è tutto questo in poche pagine. Tanti sono i temi affrontati: il pregiudizio, l'omosessualità, la diversità, il branco, l'amicizia profonda, la capacità di affrontare con coraggio ciò che ci accade senza deprimerci, l'altruismo, la capacità di lasciar andare e di sorridere alla vita… o alla morte. "Elevation" è soprattutto questo: un inno all'accettazione dell'altro, alla sana convivenza, al buon vivere civile lasciandosi alle spalle i pregiudizi, l'odio e il rancore. Tutto questo ci viene raccontato attraverso la storia di un uomo normale, Scott Carey, un bel po' sovrappeso per la verità, che improvvisamente perde peso senza però dimostrarlo esteriormente. Anche l'inesorabile perdita di peso e la sua conseguente "agilità" di movimento è un chiaro invito a lasciar andare le zavorre che ci tengono ancorati alla terra e, per dirla con Umberto Eco, a prendere la vita con leggerezza, planando sulle cose senza macigni sul cuore.
Un'ultima nota a margine: per buona parte della lettura, onestamente, mi sono chiesta se questo libro fosse una genialata alla King o una gran… come definirla… presa in giro? Beh, a lettura completata, ho voglia di propendere per la prima ipotesi.

Opera recensita: "Elevation" di Stephen King
Editore: Sperling e Kupfer, 2019
Genere: narrativa americana
Ambientazione: Castle Rock (Maine)-Stati Uniti
Pagine: 194
Prezzo: 15,90 €
Consigliato: sì
Voto personale: 8,5.


RECENSIONE: NATSUO KIRINO - MORBIDE GUANCE


Sinossi:
Kasumi è nata e cresciuta nell'Hokkaido, ma fugge ben presto a Tokyo, dove sogna di realizzare una vita libera e diversa da quella monotona e squallida dei suoi genitori. Sposatasi con un tipografo mite e serio, Kasumi cerca una via di fuga nelle braccia di un cliente del marito con il quale inizierà una relazione segreta e appassionata, che indurrà l'uomo a comprare una casa nell'Hokkaido per ospitare la donna e la sua famiglia. Nel corso di questo soggiorno, la figlia maggiore di Kasumi scompare senza lasciare traccia. Convinta che la scomparsa della bambina sia il meritato castigo per aver tradito il marito, le figlie e, anni prima, i genitori, Kasumi intraprende un viaggio alla ricerca della figlia che la ricondurrà alle sue origini.

Commento:
Natsuo Kirino, con questo libro, è stata per me una piacevole conferma: non arriva al suo più famoso "Le quattro casalinghe di Tokyo", ma "Morbide guance" ha il giusto grado di tensione, angoscia e spregiudicatezza, caratteristiche che non ci si aspetterebbe da un'autrice giapponese. Con il solito approccio che tratta con estrema normalità cose surreali o temi che per noi occidentali sarebbero tabù, Natsuo Kirino ci racconta la storia di Kasumi, madre, moglie, amante con una fortissima attitudine a scappare: scappa dai genitori a 18 anni senza più dare notizie di sé, fugge dalla monotonia e dall'oppressione del matrimonio per intraprendere un'infuocata e totalizzante storia clandestina… fugge dalla realtà quando, in condizioni misteriose, la figlia maggiore scompare incredibilmente nel nulla senza che si abbia più alcuna traccia di lei. La figura centrale del romanzo è indubbiamente questa madre, ma degni di nota sono comunque tutti i personaggi che la circondano, dal marito, all'amante, all'uomo che la accompagnerà nell'insensata ricerca della figlia. Un romanzo a metà tra thriller e onirico che cattura con la sua apparente levità, un'ottima lettura che consiglio.

Opera recensita: "Morbide guance" di Natsuo Kirino
Editore: Neripozza, 2004
Genere: narrativa giapponese
Ambientazione: Giappone
Pagine: 508
Prezzo: 18,00 €
Consigliato: sì
Voto personale: 8.


sabato 16 febbraio 2019

RECENSIONE: JEFFERY DEAVER - IL RE DEI MORTI


Sinossi:
Un uomo viene ucciso in un vicolo di Manhattan e l'unico testimone è il figlio di otto anni. La vittima è un corriere con solide amicizie nelle gang di New York. Che cosa stava trasportando? Per chi lavorava? E soprattutto: possibile che al ritrovamento del cadavere il furgone fosse vuoto? Sono questi i primi interrogativi ai quali Amelia Sachs e Lincoln Rhyme devono rispondere. Ma quando si ritrovano davanti una scena del crimine con centinaia di reperti da analizzare, Rhyme capisce di dover attingere a tutta la sua sagacia per scovare, in mezzo a quel caos, gli indizi che lo condurranno all'assassino. Per Sachs, intanto, diventa essenziale proteggere il bambino da chi vuole farlo tacere per sempre. Come se la caveranno i due tra genitori affidatari, false testimonianze e piste ingannevoli? La posta in gioco è alta e il Re dei Morti aspetta solo di essere incoronato.

Commento:
Conosco l'abilità di Deaver con i racconti – nella sua raccolta "Spirali" ve ne sono di stupendi – perciò mi sento di affermare che questo qui non è tra i migliori… bah, per la verità mi chiedo se ci fosse davvero la necessità di inserirlo in una serie già collaudata e di successo come quella di Lincoln Rhyme. Poi, che il racconto sia comunque godibile e che faccia sempre piacere incontrare – sia pur per breve tempo – Lincoln, Amelia e gli altri non è in dubbio… però il racconto in sé l'ho trovato "inutile", semplicemente. E' incentrato sul traffico di armi e droga ed è in pratica una versione molto ridotta del classico thriller della serie di Rhyme. Carino, appena passabile, ma nulla di trascendentale.

Opera recensita: "Il re dei morti" di Jeffery Deaver
Editore: Rizzoli, 2016
Genere: thriller, racconto
Ambientazione: Stati Uniti
Pagine: 106
Prezzo: 10,00 €
Consigliato: sì/no
Voto personale: 7,5.


RECENSIONE: DAPHNE DU MAURIER - REBECCA, LA PRIMA MOGLIE


Sinossi:
Una giovane dama di compagnia in vacanza a Montecarlo; Maxim de Winter, un affascinante vedovo che le propone di sposarlo; Manderley, un'inquietante castello della Cornovaglia che sembra vivere nel ricordo di Rebecca, defunta moglie del giovane sposo, la cui inquietante presenza incombe sulla nuova coppia ogni giorno di più. Ma il racconto è soprattutto l'indimenticabile storia di una giovane donna consumata dall'amore e alla disperata ricerca della sua identità.

Commento:
Da tempo una storia di fantasia non mi coinvolgeva tanto: sembrerà anche banale, ma non riuscivo letteralmente a staccarmi dalle pagine. Giallo classico, romanzo inglese dell'Ottocento, storia d'amore, tragedia, possiamo definirlo in mille modi, ma "Rebecca, la prima moglie" è e resta un bellissimo romanzo. E' stato scritto nel 1938, ma porta con sé tutto ciò che di buono c'è stato nella letteratura inglese del secolo precedente. C'è, in esso, tutta l'enfasi ottocentesca nel descrivere i sentimenti, c'è il fascino bucolico della campagna inglese, c'è quell'aura forte di mistero e di ineluttabilità che tanto ho amato in autori come Wilkie Collins… una storia e una lettura che non dimenticherò. La storia è apparentemente semplice: Max De Winter, proprietario di una delle più belle dimore inglesi, vedovo e ancora giovane, incontra a Montecarlo una giovane dama di compagnia che lo colpisce per la sua semplicità e sensibilità. I due si innamorano, al principio non si sa quanto d'amore e quanto d'egoismo – per lui – e ingenuità – per lei – ci sia in questo matrimonio, ma una volta tornati a Manderley, dimora De Winter, lo spettro incombente della prima moglie, Rebecca, deceduta appena un anno prima, tormenta i due sposi e mina la loro tranquillità. Il clima è reso ancor più opprimente dalla presenza sinistra e ostile di una domestica, la signora Danvers, così legata alla prima padrona, e da tante incomprensioni e cose non dette fra i due neoconiugi. Amore e tragedia si legheranno sempre più stretti con l'incedere della storia, in un vortice che trascina il lettore verso un finale inatteso eppure prevedibile. Personaggi ben caratterizzati, un po' stereotipati ma comunque memorabili. Personalmente Ho adorato da subito il misterioso Maxim De Winter ed ho anche fraternizzato con Frank Crawley, Beatrice Laccy, i domestici – tutti tranne la Danvers – ed empatizzato con lei, la bambina che diventa donna e che ci racconta in prima persona questa storia dall'impatto emotivo così forte. Inutile dire che questo romanzo mi è piaciuto e che lo consiglio: se vi piace il romanzo dell'Ottocento, più vicino a Collins che alla Austen, leggetelo, ne rimarrete conquistati. Da questo libro è stata tratta una miniserie televisiva ed anche un celebre film che non ho ancora avuto modo di vedere, ma che, vista l'eminente regia di Hitchcock, si preannuncia all'altezza del romanzo.


Opera recensita: "Rebecca, la prima moglie" di Daphne Du Maurier
Editore: Il saggiatore, prima ed. 1938
Genere: giallo classico
Ambientazione: Montecarlo-Inghilterra
Pagine: 383
Prezzo: 10,00 €
Consigliato: sì
Voto personale: 9,5.


giovedì 14 febbraio 2019

RECENSIONE: CARMEN KORN - FIGLIE DI UNA NUOVA ERA


Sinossi:
Uno strano destino, quello delle donne nate nel 1900: avrebbero attraversato due guerre mondiali, per due volte avrebbero visto il mondo crollare e rimettersi in piedi, stravolgersi per sempre sotto i loro occhi. Sono proprio loro le protagoniste di questa storia, quattro donne che incontriamo per la prima volta da ragazze, ad Amburgo, alle soglie degli anni Venti. Hanno personalità e provenienze molto diverse: Henny, di buona educazione borghese, vive all’ombra della madre e ama il suo lavoro di ostetrica più di ogni cosa; l’amica di sempre Käthe, di estrazione più modesta, emancipata e comunista convinta, è un’appassionata militante; Ida, rampolla di buona famiglia, ricca e viziata, nasconde un animo ribelle sotto strati di convenzioni; e Lina, indipendente e anticonformista, deve tutto ai suoi genitori, che sono letteralmente morti di fame per garantirle la sopravvivenza. Insieme crescono e vedono il mondo trasformarsi, mentre le loro vicende personali s’intrecciano in una rete intricata di relazioni clandestine, matrimoni d’interesse, battaglie politiche e sfide lavorative, lutti e perdite, eventi grandi e piccoli tenuti insieme dal filo dell’amicizia. Pagine che ci fanno respirare il fascino d’epoca di un mondo che non c’è più: i cocktail al vermut, i cappelli a bustina, gli orologi da tasca e gli sfarzosi locali da ballo, ma anche le case d’appuntamenti, i ristoranti cinesi e le fumerie d’oppio del quartiere di St Pauli. E poi la lenta, inesorabile disgregazione di tutto, la fine di ogni libertà, il controllo sempre più pressante delle SS, la minaccia nazista…
Quattro donne, un secolo di storia: Figlie di una nuova era è il primo capitolo di una nuova, avvincente trilogia tutta al femminile.

Commento:
Eh, doveva proprio essere bella Amburgo negli anni Venti… affascinante, elegante, un bel posto dove vivere. Lo capiamo senza dubbio dalle descrizioni che Carmen Korn ci fa di quegli anni nel raccontare la vita delle tante protagoniste di questo primo capitolo della trilogia al femminile che si apre con Figlie di una nuova era. E lo sono davvero queste ragazze e queste donne, sono figlie di una nuova era: sono nate intorno al 1900 e quando comincia questo racconto hanno davanti un futuro incerto, ma sicuramente roseo, o almeno loro fanno di tutto perché lo diventi. E tra un matrimonio, un lavoro appassionante che ha a che fare con nuove vite che nascono, delle buone amicizie e qualche serata mondana, sembra proprio così: la vita, pur con tutte le difficoltà, sembra valere la pena di essere vissuta. Ma saranno dello stesso avviso Henny, Kathe, Ida, Lina e tutte le altre più di vent'anni dopo, quando dovranno mettersi al riparo dalle bombe, dai nazisti e dai loro stessi vicini? Questo bellissimo romanzo racconta la vita che cambia, piano piano, giorno dopo giorno; racconta l'amicizia e la volontà di sopravvivere nonostante tutto; racconta la rinascita dopo la prostrazione. Lo fa attraverso le vite delle persone, le quotidianità distrutte, la privazione, il lutto, l'angoscia dell'incertezza. Un romanzo lungo che si prende i giusti tempi per farci conoscere tutto dei delle persone e degli intrecci che incontreremo; un racconto sobrio che non crea inutili sentimentalismi: basta la forza delle parole e delle storie ad emozionare e commuovere. Attendo con piacere il secondo volume, non ancora pubblicato.

Opera recensita: "Figlie di una nuova era" di Carmen Korn
Editore: Fazzi, 2018
Genere: trilogia, romanzo storico
Ambientazione: Amburgo, 1919-1948
Pagine: 524
Prezzo: 17,50 €
Consigliato: sì
Voto personale: 8,5.


lunedì 11 febbraio 2019

RECENSIONE: STEPHEN CRANE - IL SEGNO ROSSO DEL CORAGGIO


Sinossi:
Più che «un episodio della guerra civile americana» – come recita il sottotitolo del romanzo, pubblicato nel 1895 – Crane narra qui un’esperienza morale: il duro confronto tra coscienza e realtà. Nel giovane Henry Fleming i sogni eroici e gli slanci romantici che l’hanno spinto ad arruolarsi si sono scontrati con gli aspetti meno nobili e gloriosi della guerra e hanno lasciato il posto a dubbi e timori: saprà affrontare la furia della battaglia e andare incontro con onore all’appuntamento con la morte oppure, nell’ora fatidica del battesimo del fuoco, fuggirà come un codardo? Oltre che un capolavoro della letteratura di guerra, si può definire Il segno rosso del coraggio un ritratto psicologico della paura. Non solo quella della battaglia sul campo, del sangue e della morte, ma anche quella che serpeggia nascosta nel quieto vivere quotidiano: la paura di non saper affrontare gli ostacoli e le prove che la vita ci pone di fronte. Con una tecnica impressionista molto moderna, Crane disegna la mappa segreta del cuore di un adolescente in quel cammino dall’innocenza alla maturità che passa anche attraverso l’accettazione dei propri limiti e delle proprie debolezze.

Commento:
Il protagonista di questa storia si chiama Henry Fleming, è un giovane che, spinto dalla brama di battaglie eroiche e romantiche e dal sogno di gloria ed onore, si arruola nell'esercito durante la guerra civile americana. Ben presto, però, i suoi sogni verranno disillusi: già nel primo scontro egli capisce che la guerra presenta dinamiche e scenari molto diversi da quelli che immaginava, non si comporta da eroe e l'accaduto, oltre a segnare per sempre le sue azioni future, fa emergere – e soprattutto gli fa comprendere – la sua codardia e pavidità. Ma la guerra, il campo di battaglia, la vita dura cambiano le persone ed Henry lo imparerà presto e in fretta. Alla fine di quest'episodio si ritroverà profondamente cambiato. Questo romanzo non è solo un libro di guerra, ma presenta profili psicologici notevoli: Crane ci mostra i cambiamenti nell'attegiamento di un ragazzo e dei suoi compagni in battaglia, in un momento quindi di estrema tensione, ma non svolge la sua analisi, non ci spiega nulla: toccherà a noi lettori il compito di fermarci a pensare, valutare, analizzare. Ma l'aspetto che più mi ha colpita a livello stilistico è stata la prosa di Crane: usa frasi brevi, ma gli piacciono le descrizioni, perciò crea descrizioni simili a scoppi di colore, fuochi d'artificio in grado di evocare scene con poche efficaci parole. All'inizio questa scrittura peculiare è quasi disturbante, stridente, mette a disagio perché si fa fatica ad adattarsi. Il disagio però dura appena qualche pagina, il tempo di accorgersene: non appena inizia la battaglia ci si ritrova perfettamente a proprio agio e la scrittura non avrebbe potuto essere che questa. Crane è un autore che non conoscevo, è ironico, sbrigativo, senza mai risultare frettoloso, sciatto o banale. E' una voce assolutamente particolare che ho trovato molto interessante. Lo consiglio.


Opera recensita: "Il segno rosso del coraggio" di Stephen Crane
Editore: Garzanti, prima ed. 1895
Genere: letteratura americana
Ambientazioni: Stati Uniti, guerra civile americana
Pagine: 168
Prezzo: 8,00 €
Consigliato: sì
Voto personale: 8.


domenica 10 febbraio 2019

RECENSIONE: FRANZ KAFKA - LA METAMORFOSI


Sinossi:
Incastonando uno straordinario equilibrio di grottesco e oggettivo, di concreto e assurdo, in un impianto stilistico sopraffino, Kafka è riuscito a creare un capolavoro letterario senza tempo. La parabola di umiliazione suprema alla quale Gregor Samsa non può fare a meno di sottostare, dà sfogo ad un intrico di contraddizioni mai risolte e di vincoli insormontabili nel rantolo senza voce di un insetto; l'opressione e la repressione familiare, il legame di schiavitù civile col posto di lavoro, lo scontro silenzioso tra le tensioni individuali e i rigidi schemi di una società inesorabilmente vicina al collasso, rendono questo gioiello un'incredibile allegoria di ogni umana vicenda.

Commento:
Un racconto che si legge in un soffio, ma che personalmente mi ha lasciata con molte domande e perplessità. Innanzitutto devo confessare la mia frustrazione, perché non posso definirla altrimenti, dovuta al fatto che questo classico è apprezzato e lodato in ogni dove, ma a me non ha lasciato molto. A questo punto mi chiedo: cosa ci hanno trovato tanti che invece io non ho colto? Ma veniamo a qualche considerazione più specifica. Gregor Samsa si sveglia con l'intenzione di andare al lavoro come al solito, ma scopre di essersi trasformato in un insetto, in uno scarafaggio ripugnante. Il suo pensiero più urgente, però, non è chiedersi come sia potuto accadere, egli non sembra stupirsi, restare sconvolto dal suo aspetto: la sua priorità è dapprima andare al lavoro, poi non causare sconvolgimenti nei suoi familiari (inevitabili tra l'altro visto che la sua condizione è irreversibile) e impedire che il datore di lavoro vada via senza avergli parlato. Già questo getta sul racconto un'ombra di inverosimilianza. Pian piano, poi, veniamo a conoscenza delle reazioni della famiglia alla metamorfosi di Gregor: il padre sembra dimenticare che dietro quella bestia immonda c'è suo figlio, la madre è quasi sempre in uno stato catatonico e comunque non sembra avere alcun polso, la sorella dapprima si occupa di lui, ma col tempo la sua opinione cambia con le sue priorità. E' un racconto senza dubbio interessante, l'idea è geniale, ma non ho apprezzato il modo in cui Kafka l'ha finalizzata. Manca, a parer mio, molto sul piano dell'analisi dei sentimenti di Gregor; avrei ampliato il racconto con altri aneddoti e tentativi ulteriori di avvicinamento. Tuttavia non è stato così e a me il tutto sembra frettoloso, poco armonico, carente. Mi dispiace, ma non credo che lo rileggerò. Tutto sommato, però, non posso bocciarlo a priori: è pur sempre un classico apprezzato da molti, quindi questa resta solo la mia opinione isolata. E comunque non è che non mi sia piaciuto del tutto, eh! Sia chiaro: l'idea era buona.

Opera recensita: "La metamorfosi" di Franz Kafka
Editore: Edizioni clandestine, prima ed. 1915
Genere: racconto, fantascienza
Ambientazione: non definita
Pagine: 76
Prezzo: 5,00 €
Consigliato: sì/no
Voto personale: 7.

sabato 9 febbraio 2019

RECENSIONE: NADIA TERRANOVA - ADDIO FANTASMI


Sinossi:
Una casa tra due mari, il luogo del ritorno. Dentro quelle stanze si è incagliata l'esistenza di una donna. Che solo riattraversando la propria storia potrà davvero liberarsene. Nadia Terranova racconta l'ossessione di una perdita, quel corpo a corpo con il passato che ci rende tutti dei sopravvissuti, ciascuno alla propria battaglia. Ida è appena sbarcata a Messina, la sua città natale: la madre l'ha richiamata in vista della ristrutturazione dell'appartamento di famiglia, che vuole mettere in vendita. Circondata di nuovo dagli oggetti di sempre, di fronte ai quali deve scegliere cosa tenere e cosa buttare, è costretta a fare i conti con il trauma che l'ha segnata quando era solo una ragazzina. Ventitre anni prima suo padre è scomparso. Non è morto: semplicemente una mattina è andato via e non è piú tornato. Sulla mancanza di quel padre si sono imperniati i silenzi feroci con la madre, il senso di un'identità fondata sull'anomalia, persino il rapporto con il marito, salvezza e naufragio insieme. Specchiandosi nell'assenza del corpo paterno, Ida è diventata donna nel dominio della paura e nel sospetto verso ogni forma di desiderio. Ma ora che la casa d'infanzia la assedia con i suoi fantasmi, lei deve trovare un modo per spezzare il sortilegio e far uscire il padre di scena.

Commento:
Ida ha trentasei anni, scrive storie per la radio, è originaria di Messina, ma vive a Roma con il marito Pietro che ha conosciuto dieci anni fa e subito sposato. Ida non è felice e lo sa, sa di navigare a vista in un mare di incertezza e a volte sogna perfino di annegare nel dolore. Dolore, sì, quello che le serra il cuore da ventitré anni, da quella mattina in cui suo padre, depresso, si è alzato da quel letto dove s'inchiodava da tempo e se n'è andato. Non è morto, è scomparso nel nulla, nessuna notizia, neanche l'ombra di una traccia. Ma l'assenza può essere peggiore della perdita: il distacco non è definitivo, il taglio non è netto, tutto resta avvolto in una nebbia densa di incertezza. Il ricordo allora diventa ossessivo, si materializza in un fantasma dai contorni cangianti e macroscopici e fagocita tutto ciò che resta, i rapporti umani, il vivere che diventa sopravvivere. E crescono rabbia, risentimento, chiusura. Sentimenti che erompono in tutta la loro claustrofobica vividezza tra Ida e la madre quando, per questioni pratiche legate alla casa di famiglia, Ida deve tornare a Messina per liberarsi degli oggetti che non vuole più. E tutto torna a galla e la piena rischia di travolgerla davvero se non si libera delle zavorre del passato.
"Addio fantasmi" è un libro cerebrale che, pur parlando di sentimenti anche molto forti, non cede mai a facili sentimentalismi. L'assenza qui diventa presenza costante ed ingombrante, il dolore si frappone tra Ida e la vita, le ottunde la vista e le impedisce di vedere il dolore degli altri. Ma sarà lei a dovergli impedire di traboccare sommergendola. Spetta solo a lei decidere cosa lasciar andare. Questo libro non è semplicemente scritto benissimo: la scrittura qui assume spessore e personalità diventando essa stessa parte del racconto, quasi personaggio compresente nella storia e dono ulteriore che l'autrice fa al lettore. Una lettura che consiglio, anche solo per com'è stata scritta, al di là del racconto.

Opera recensita: "Addio fantasmi" di Nadia Terranova
Editore: Einaudi, 2018
Genere: narrativa italiana
Ambientazione: Messina, Sicilia
Pagine: 208
Prezzo: 17,00 €
Consigliato: sì
Voto personale: 9.

venerdì 8 febbraio 2019

RECENSIONE: FEDOR DOSTOEWSKIJ - I FRATELLI KARAMAZOV


Sinossi:
Romanzo sulla fede o sull’ateismo, sulla passione o sull’amore, sulla gioia o sulla sofferenza? Di certo, per struttura e contenuto ideologico, I fratelli Karamazov sono l’opera più rappresentativa di Dostoevskij, sintesi delle sue ricerche e delle sue contraddizioni. Un tema emerge sugli altri: la dialettica tra il bene e il male, lo scontro tra la via della ragione, ribelle e orgogliosa, che proclama la negazione di Dio e della creazione, e la via del cuore e dell’intuizione religiosa. Il soggetto del libro – la storia del violento conflitto tra un padre e i figli che si conclude con un delitto e un errore giudiziario – trae spunto da un fatto reale. Ma nel romanzo il parricidio assurge a simbolo di un male oscuro, che si traduce nella disgregazione della famiglia, nel conflitto generazionale, nel crollo delle vecchie regole della società patriarcale, nel rifiuto della religione dei padri. Come I demoni, anche I fratelli Karamazov sono una feroce requisitoria contro l’uomo che, rinnegato Dio, vaga nello smarrimento e nell’incertezza fino alla definitiva follia.

Commento:
Libro che attendeva da tempo di essere letto, ma del quale finora mi aveva spaventato la mole e la presunta complessità. Beh, quanto alla mole non mi sbagliavo, tuttavia ho riscontrato una particolarità inaspettata: questo libro è, fra quelli che ho letto di Dostoewskij, quello che mi ha preso più tempo e meno energie mentali. L'ho trovato sorprendentemente meno ostico di quanto mi aspettassi e, ma questo non era una novità, estremamente interessante. Come tutti i libri di quest'autore e in generale i russi, "I fratelli Karamazov, tratta una molteplicità di temi, anche molto complessi e diversi fra loro: si passa dalla religione all'ateismo, alla polemica politica, alla fede e alla psicologia, senza tralasciare l'amore, la passione, l'onore e la dignità. Tutto si sviluppa e ruota attorno agli eventi nefasti che coinvolsero la famiglia Karamazov: un padre disgraziato – un vecchio libertino, buffone e vanesio – era in continua lotta con i suoi tre figli, tutti tra loro molto diversi. L'amore, il desiderio e la gelosia portano uno dei tre alle soglie di un delitto più volte minacciato e da molti temuto. E' quindi ovvio che, quando il delitto viene effettivamente perpetrato, i sospetti ricadano proprio su di lui… si racconta qui, con dovizia di particolari, ciò che accadde, come e perché fu permesso che accadesse che un uomo venisse condannato per un delitto non commesso. Un racconto toccante e coinvolgente, un'opera rappresentativa di tutti i temi più cari all'autore russo. Consigliato, è ovvio!

Opera recensita: "I fratelli Karamazov" di Fedor Dostoewskij
Editore: Garzanti, prima ed. originale 1879
Genere: letteratura russa
Ambientazione: Russia
Pagine: 1112
Prezzo: 16,50 €
Consigliato: sì
Voto personale: 8,5.