simposio lettori copertina

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venerdì 30 ottobre 2020

RECENSIONE: WILKIE COLLINS - LA LEGGE E LA SIGNORA

Sinossi:

"La legge e la signora", opera della maturità di Wilkie Collins, oltre a presentare diversi elementi della moderna letteratura di genere, è il primo esempio di romanzo poliziesco che ha per protagonista un investigatore donna. La vita matrimoniale di Valeria ed Eustace Woodville inizia sotto cattivi auspici. Un piccolo incidente durante la celebrazione del rito sembra confermare il clima di diffidenza e sospetto che lo ha accompagnato e che cresce ulteriormente quando, durante la luna di miele a Ramsgate, la donna viene a sapere che il vero cognome del marito è Macallan. Tornata a Londra, decisa ad andare fino in fondo, scopre che anni addietro Eustace è stato accusato di aver avvelenato la prima moglie ed è stato assolto per insufficienza di prove. Per salvaguardare il suo matrimonio, Valeria s'improvvisa detective: è convinta dell'innocenza del marito e determinata a ristabilire la verità. Si troverà così ad affrontare problemi ritenuti "inadatti a una donna", riuscendo a venirne a capo e dimostrando la fondatezza delle proprie azioni, che tutti stigmatizzavano come folli e avventate. Strepitoso ritratto di una donna che non esita a opporsi ai modelli e alle regole della società vitt    oriana.

 

Commento:

Sebbene conservi un fondo di ambigua reticenza a staccarsi da certe convenzioni sociali di paternalistica natura, La legge e la signora è un romanzo giallo che contiene in sé una sfida e una promessa. La sfida è quella di una donna, di una giovane moglie che sfida l'intero sistema maschilistico che le impedirebbe di compiere azioni, leggere documenti, persino pensare in modo libero e scevro da ogni condizionamento o preconcetto; la promessa è quella di un'emancipazione femminile ancora di là da venire, ma che si incammina a grandi falcate e che trova in Valeria Macallan una sua degna promotrice. Questa giovane donna vissuta nelle campagne del Nord dell'Inghilterra presso uno zio vicario, sposa Eustace Woodville sapendo di lui ben poco oltre all'amore sincero e reciproco che li lega. In circostanze del tutto fortuite Valeria scopre che il marito in realtà l'ha sposata sotto falso nome per nascondere l'ignominia legata alla sua vera identità: l'uomo è stato vittima del cosiddetto "verdetto scozzese", un artificio giuridico per il quale, a seguito di un processo, si viene assolti per insufficienza di prove. Eustace, accusato dell'omicidio per avvelenamento della prima moglie, non è risultato di fatto né colpevole né innocente e, macchiato per sempre dall'onta, ha tentato di nascondere la verità alla sua nuova moglie. Vedendo scoperta la menzogna, perpetrata più per vigliaccheria che per malafede, decide di allontanarsi da lei nella convinzione che la scoperta comprometterà per sempre la serenità della loro vita matrimoniale. Valeria, al contrario, guidata dal suo amore per Eustace, da una volontà di ferro e da un profondissimo senso della giustizia, è più che determinata a scoprire cos'è accaduto realmente e a trovare lei la prova che scagionerà suo marito. Una figura femminile di tutto rispetto, quella di Mrs Valeria Macallan, un'investigatrice che ricorda tanto la protagonista di Rebecca, la prima moglie di Daphne Du Maurier per determinazione, fiducia verso il compagno  e temperamento volitivo. Eroine più coraggiose e indomite dei loro compagni uomini che si dimostrano fiacchi, vigliacchi, rassegnati all'ingiustizia della vita. Figure femminili che racchiudono in sé un esempio di forza di volontà e una reale promessa di emancipazione.

 

 

Opera recensita: "La legge e la signora" di Wilkie Collins

Editore: Fazi, prima ed. originale 1874

Genere: giallo classico

Ambientazione: Londra, Edimburgo

Pagine: 401

Prezzo: 18,00 €

Consigliato: sì

Voto personale: 8,5.

      

mercoledì 28 ottobre 2020

RECENSIONE: TEA RANNO - TERRAMARINA

Sinossi:

È la sera della vigilia di Natale e Agata, che in paese tutti chiamano la Tabbacchera, guarda il suo borgo dall'alto: è un pugno di case arroccate sul mare che lei da qualche tempo s'è presa il compito di guidare, sovvertendo piano piano il sistema di connivenze che l'ha governato per decenni e inventandosi una piccola rivoluzione a colpi di poesia e legalità. Ma stasera sul cuore della sindaca è scesa una coltre nera di tristezza e "Lassitimi sula!" ha risposto agli inviti calorosi di quella cricca di amici che è ormai diventata la sua famiglia: è il suo quarto Natale senza il marito Costanzo, che oggi le manca più che mai. E, anche se fatica ad ammetterlo, non è il solo a mancarle: c'è infatti un certo maresciallo di Torino che, da quando ha lasciato la Sicilia, si è fatto largo tra i suoi pensieri. A irrompere nella vigilia solitaria di Agata è Don Bruno, il parroco del paese, con un fagotto inzaccherato tra le braccia: è una creatura che avrà sì e no qualche ora, che ha trovato abbandonata al freddo, a un angolo di strada. Sola, livida e affamata, ma urlante e viva. Dall'istante in cui Luce – come verrà battezzata dal gruppo di amici che subito si stringe attorno alla bimba, chi per visitarla, chi per allattarla, vestirla, ninnarla – entra in casa Tabbacchera, il dolore di Agata si cambia in gioia e il Natale di Toni e Violante, del dottor Grimaldi, di Sarino, di Lisabetta e di tutta quella stramba e generosa famiglia si trasforma in una giostra. Di risate, lacrime, amurusanze, tavole imbandite, ritorni, partenze e sorprese, ma anche di paure e dubbi: chi è la donna che è stata capace di abbandonare ai cani il sangue del suo sangue? Starà bene o le sarà successo qualcosa? Cosa fare di quella picciridda che ha già conquistato i cuori di almeno sette madri e cinque padri? Tea Ranno torna a percorrere i territori fiabeschi e solari dell' Amurusanza con il suo stile che fonde dialetto siculo e poesia e si lascia contaminare dal realismo magico sudamericano. Il risultato è una narrazione corale ipnotica, un moderno presepe fatto di personaggi vitali e incandescenti, una generosa parabola di accoglienza e solidarietà.

 

Commento:

Ho cominciato ad adorare il modo di scrivere di Tea Ranno solo un anno fa, con quello che oggi è il suo penultimo romanzo, L'amurusanza. Era una storia bellissima, fatta di personaggi vividissimi, di cultura, colori, sapori, passione, di male che si tramuta in bene e di quel pizzico di magia che fa di ogni storia una fiaba da tenere nel cuore. Mi ero tanto affezionata ad Agata la Tabbacchera e alla sua meravigliosa cricca che cambia il mondo a colpi di poesia, così, appena ho saputo dell'uscita di un nuovo romanzo di Tea Ranno, ho subito desiderato leggerlo… ma qual è stata la mia sorpresa nel ritrovarmi di nuovo lì, in quel paesino in provincia di Siracusa, di nuovo insieme a quella stessa grande famiglia? Aprire il libro e ritrovarmi immersa in quell'atmosfera che sa di casa è stato proprio come scartare un regalo la vigilia di Natale. E proprio la sera del 24 dicembre, mentre un'insolita, abbondante nevicata ammanta le strade e rende più vero il Natale, comincia questa storia. La Tabbacchera, la sindaca Agata Lipari, rifiutando l'invito degli amici riuniti a festeggiare il Natale nella casa di rimpetto illuminata a festa, si è chiusa nel buio e nella solitudine a pensare alla sua vita disgraziata, a quel marito morto cui aveva giurato amore eterno e a quel maresciallo continentale che le stava riaccendendo il cuore e il corpo, dal quale si è strappata via a forza, dal quale si è scansata, ma che non vuole andarsene dai pensieri. "Sula lassatimi", ha detto a tutti gli amici che soffrono sapendola lì, al buio e al silenzio. Così è pronta a scacciare quell'impertinente che con fragore bussa alla sua porta rompendo il freddo e il vuoto della solitudine che si è imposta, quando si accorge, tuttavia, che si tratta di Don Bruno, il parrino, che di gran fretta porta in casa sua una bambina. Una bambina mezza morta, ritrovata nei pressi di un cassonetto, messa al mondo da chissà chi in quella notte gelida in cui in strada ci sono solo i cani. Una bambina che Don Bruno e tutta la cricca prontamente accorsa riportano alla vita e che presto inonderà di luce le vite di tanti. Ma chi è sua madre? Dove si trova? E quali domande, impegni, nuove lotte porterà con sé la piccola Luce? Questa è la storia di una bambina che rischiava di morire sola e senza famiglia e che invece ha trovato madri e padri in sovrappiù; è la storia di una ragazzina scucita che è scappata da una vita di soprusi e malvagità per ritrovare una nuova famiglia e quella Terramarina di cui le parlava sempre sua madre, quel luogo di sogno che sta dentro noi stessi nel quale tutto è bellezza e tutto è poesia. E poi è la storia di una donna che con le armi della legalità, giustizia, bellezza, poesia e amurusanza è in grado di cambiare il mondo, di una donna che finalmente ha ritrovato l'amore. E solo un animo sensibile e improntato a cogliere la bellezza come quello che, ancora una volta, dimostra Tea Ranno, poteva raccontarla, questa storia. E a noi, oltre a ringraziarla per questo regalo, non resta che sperare che quella certa signora che viene da Roma col suo taccuino torni ancora in quel paesino o magari giri tutto il mondo per raccogliere  tante, tantissime storie e farci sognare così bene.

 

 

Opera recensita: "Terramarina" di Tea Ranno

Editore: Mondadori, 2020

Genere: narrativa italiana

Ambientazione: Sicilia

Pagine: 288

Prezzo: 18,50 €

Consigliato: sì

Voto personale: 9.

          

domenica 25 ottobre 2020

RECENSIONE: HELENE FLOOD - LA TERAPEUTA

Sinossi:

Sara, psicologa trentenne, gestisce uno studio privato per giovani problematici nella nuova grande casa che sta ristrutturando insieme al marito Sigurd, ambizioso architetto sempre oberato di lavoro. Un giorno, dopo aver lasciato un messaggio telefonico alla moglie in cui dice di aver raggiunto un paio di amici per una breve vacanza, Sigurd scompare nel nulla. Gli amici confermano che lo stavano aspettando ma che non è mai arrivato a destinazione. Dov'è finito? Perché ha mentito? Sara non ha idea di cosa sia successo e, mentre le ore passano, la rabbia comincia a trasformarsi in paura. Quando la polizia inizia finalmente a interessarsi alla scomparsa, la donna diventa uno dei principali sospettati perché ha cancellato definitivamente e troppo in fretta il messaggio vocale del marito. Sara si ritrova dunque sola nella casa da sogno rimasta incompiuta, dove ogni stanza diventa sempre meno ospitale e sempre più inquietante, anche lo studio dove riceve i pazienti. Ma è sola davvero? Non riesce infatti a scrollarsi di dosso la sensazione di essere osservata, è convinta che gli oggetti spariscano e ricompaiano misteriosamente e di sentire dei passi in soffitta durante la notte. È davvero così o è lei che sta perdendo lucidità? Mentre verità terribili vengono alla luce, Sara trova sempre più difficile gestire la propria vita e i propri pensieri. Può fidarsi della sua memoria? Riuscirà lei, esperta nell'interpretare le emozioni e le intenzioni degli altri, a guardare davvero dentro se stessa? E dove può considerarsi veramente al sicuro?

 

Commento:

Ambientato nella fredda Norvegia, in una Oslo quasi primaverile che offre di sé un'immagine lontana dalle classiche capitali europee, una città dove ciascuno sembra vivere isolato, chiuso dentro se stesso e circondato dal nulla fisico e da rari e freddi contatti sociali, La terapeuta è un buon thriller psicologico che mantiene una tensione costante e controllata e che riesce a regalare anche più di qualche brivido. Sara e Sigurd sono una giovane coppia che sta cercando, con fatica, di conquistarsi la sua indipendenza ed il suo equilibrio. Quando il vecchio nonno di lui muore lasciando loro la sua casa grande e di valore, i due intravedono in quest'insperata fortuna l'ottimo punto di partenza per cominciare a costruire la loro famiglia: con la ristrutturazione della casa, il lavoro di entrambi e magari l'arrivo di un figlio ce la faranno. Ma le cose non vanno proprio così bene, tutto sembra essere più difficile di quanto sperassero, tutto sembra andare a rilento… così quando Sigurd le comunica che andrà in montagna con gli amici per il weekend, Sara non è triste, anzi è quasi grata di poter restare sola e prendersi un po' di tempo per sé. Vedrà i suoi pazienti, poi mangerà da sola, farà spinning, guarderà Netflix, berrà vino bianco e… e poi basta, chi lo sa, chi vivrà vedrà. Ma i piani di entrambi i coniugi per il weekend ben presto si riveleranno sin troppo rosei. Lei scoprirà che il marito le ha mentito; lui… lui scomparirà nel nulla. Dov'è Sigurd? Se non era con gli amici come aveva detto, dov'era diretto? E come mai il suo tubo portadocumenti prima non c'era e poi è ricomparso? E di chi sono quei passi in mansarda? Cosa sta succedendo davvero? Sara non lo sa, non capisce più cosa sia reale e cosa sia frutto della sua immaginazione… e noi con lei. Helene Flood ci conduce per i meandri di una storia familiare intricata, fra insoddisfazione e rancori mai davvero sopiti, fra pericoli insospettabili e giustizieri per cui la legge è solo un pezzo di argilla da modellare a proprio piacimento. Un buon thriller psicologico che induce a riflettere su quanto possiamo realmente dire di conoscere noi stessi e le persone che abbiamo accanto.

 

Opera recensita: "La terapeuta" di Helene Flood

Editore: Mondadori, 2020

Genere: thriller psicologico

Ambientazione: Norvegia

Pagine: 324

Prezzo: 20,00 €

Consigliato: sì

Voto personale: 8.

              

venerdì 23 ottobre 2020

RECENSIONE: BRUNO ARPAIA - IL PASSATO DAVANTI A NOI

Sinossi:

Forse le passioni di un'epoca non possono essere raccontate a un'altra. Eppure la voce che narra questa storia di ragazzi e ragazze che crescono negli anni Settanta in un paesino del Sud ha il timbro forte e consapevole di chi non può più tacere. È una nitida voce corale, quella di Alberto Malinconico, di Angelo Malecore e dei loro amici. Per loro, il punto di svolta è l'11 settembre 1973, quando il telegiornale trasmette le immagini del golpe in Cile. Come si fa a non esserne colpiti? Così, in quella stagione di lotte operaie, di austerità, di battaglie per la legge sul divorzio, tra le prime ragazze e le bravate con gli amici, matura la coscienza politica e la voglia di cambiare. E sono i volantini, i cortei, le interminabili discussioni in sezione, i concerti rock, le manifestazioni a Roma e a Bologna, gli scontri con la polizia, i viaggi in autostop a Londra, il vento del femminismo, la liberazione sessuale. Finché la lotta armata e la repressione dello Stato non chiudono bruscamente il futuro verso il quale quei ragazzi credevano che la Storia li sospingesse.

 

Commento:

Era da tanto che cercavo un romanzo che mi raccontasse in modo puntuale, approfondito ed accurato gli Anni di Piombo, che mi desse un punto di vista accorato su quel periodo, un punto di vista di chi quegli anni difficili li ha vissuti. Il passato davanti a noi di Bruno Arpaia è questo, è un romanzo – non obbligato quindi alla verità storica – che racconta con puntiglio e talvolta prolissità, ma di certo con ardimento e schiettezza gli eventi che avvennero in Italia e nel mondo dal 1972 al 1980. Lo fa dal punto di vista di un gruppo di giovani di un paesino del Sud, alle porte di Napoli, ai piedi del Vesuvio; giovani impegnati politicamente, attivi nella lotta e nella vita. A raccontare tutto, guidato dalla voglia di ripercorrere i ricordi, di tirar fuori il dolore e il male, di raccontare l'irraccontabile, è, a distanza di più di vent'anni, uno di loro, Alberto Malinconico. Lo fa con la disperazione di chi ha bisogno di esorcizzare il dolore, i dubbi, gli interrogativi, i tarli che si porta dentro da troppo tempo e che lo corrodono dall'interno. Così ripercorre i giri sulla Diane con gli amici, le ragazze, i concerti dei collettivi, l'attacchinaggio, le mille mila riunioni di cellula, l'impegno, i discorsi, i manifesti, i volantini ciclostilati… poi le cazzate, i viaggi all'avventura, i giorni e le notti senza orari, interminabili come sembrava la vita. E poi l'università, le agitazioni, la lotta armata, i morti e i sensi di colpa… e il futuro incerto, il sindaco e le sue manfrine, i treni sulla vesuviana, il femminismo… tutto insieme, tutto in ordine, tutto, proprio tutto.

Il passato davanti a noi è un libro importante, ma anche parecchio complesso: non è una lettura facile, ci sono tanti eventi che si susseguono rapidamente, c'è un bel carico emozionale e tanto, tantissimo su cui riflettere. Però è una lettura utile, oltre che appassionante, sia per chi quegli anni li ha vissuti, sia per chi li conosce solo de relato. Un libro pregevole che racconta con perizia una pagina oscura, eppure bellissima, della storia italiana, percorsa da quell'"inquietudine incurabile" che ha fatto tanto bene e tanto male al nostro Paese e che, in qualche modo, ne ha cambiato per sempre il futuro.

 

Opera recensita: "Il passato davanti a noi" di Bruno Arpaia

Editore: Guanda, 2006

Genere: narrativa italiana

Ambientazione: Campania, anni 70

Pagine: 507

Prezzo: 15,00 €

Consigliato: sì

Voto personale: 8.

  

RECENSIONE: JULIE MAROH - IL BLU è UN COLORE CALDO

Sinossi:

Il primo sguardo tra due persone destinate a innamorarsi può essere un evento sconvolgente: una scossa destinata a far tremare le fondamenta di una vita banale, un'esplosione di colore che ravviva un mondo altrimenti grigio. È quello che accade a Clémentine 15 anni, in un pomeriggio qualsiasi, quando una macchia di colore si fa strada verso di lei tra la folla: una testa dai capelli tinti di blu, un paio d'occhi dello stesso colore che per i mesi a venire invaderanno, notte dopo notte, ogni suo sogno. Eppure, la storia di Clementine non è solo una storia d'amore. È una storia di vergogna, di negazione, di rabbia, di insicurezza: perché il nome della sua ossessione è Emma, e in un mondo intriso di pregiudizi vivere la propria omosessualità alla luce del sole può provocare fratture emotive insanabili, e deviare per sempre il corso di un'esistenza.

 

Commento:

"AH! SEMBRA CHE TU ABBIA ANCORA DEI

PREGIUDIZI. EPPURE NON TI SAREBBE

DIFFICILE CAPIRE CHE L’AMORE NON

RISPONDE ALLA MORALE CHE TI HANNO

INSEGNATO".

Cosa si prova quando ci si scopre innamorati, innamorati sul serio? E come ci si sente quando ci si rende conto che la persona di cui siamo innamorati non è quella di cui ci si aspetterebbe che ci innamorassimo? Clementine è un'adolescente, va ancora al liceo, quando, tra un flirt innoquo e una serata con gli amici, si rende conto di essere innamorata di Emma. L'ha vista un giorno, coi suoi capelli blu, e da quel giorno non l'ha più dimenticata. Clementine non vuole ammettere a se stessa di provare qualcosa per un'altra ragazza, non vuole ammettere a se stessa di essere lesbica, perciò, con l'incostanza e l'instabilità tipica della sua età, cerca di opporsi a questo sentimento che si fa sempre più pressante, sempre più importante e difficile da ignorare. E intanto intorno a lei le persone notano qualcosa e c'è chi la incoraggia a vivere quest'amore, nonostante le difficoltà e le ritrosie. C'è, però, anche chi la segna a dito, chi disapprova… per esempio i suoi genitori. Clementine dovrà decidere, scegliere, farsi coraggio e capire quanto è importante questo amore, ma dovrà farlo in fretta: non lo sa ancora, ma la clessidra della sua vita corre inesorabile, più veloce di lei, più veloce persino dei pensieri.

Il blu è un colore caldo… questo titolo, così evocativo, affascinante, intrigante, mi attirava da anni, ma trattandosi di una graphic novel mi risultava difficile approcciarmi a questa lettura. Avevo provato a leggerlo un paio d'anni fa, ma forse non avevo la giusta concentrazione, forse non ero pronta a cogliere il senso di una storia avendo solo metà o forse un terzo delle informazioni disponibili. Ieri sera, però, mi è tornata la curiosità che ha sopraffatto la pigrizia e i tentennamenti… così ne sono venuta a capo e, documentandomi sul web, ho scoperto che questa novel è stata poi portata sullo schermo da Abdelatif Kechiche nel film La vita di Adele che avevo già visto. Ecco che tutti i tasselli, o quasi, sono andati al loro posto. Per quanto il mio commento sia incompleto e parziale, mancando la visione delle tavole, dei disegni, dirò che l'ho trovata intensa, capace di rendere in poche battute tutte le emozioni dei personaggi, emozioni forti, decise come una macchia di blu che, se associato a un sentimento così travolgente, può decisamente diventare un colore caldo, bollente, scottante. La consiglio a chi possa apprezzarla pienamente e soprattutto voglia superare uno stereotipo, un pregiudizio, da un punto di osservazione diverso.

 

Opera recensita: "Il blu è un colore caldo" di Julie Maroh

Editore: Rizzoli Lizard, 2010

Genere: graphic novel

Pagine: 158

Prezzo: 16,00 €

Consigliato: sì

Voto personale: 7,5.

          

lunedì 19 ottobre 2020

RECENSIONE: KATE ELIZABETH RUSSELL - MIA INQUIETA VANESSA

        Sinossi:

Mia inquieta Vanessa è un romanzo provocatorio, disturbante e potente, è il ritratto magistrale di un'adolescenza travagliata e delle sue ripercussioni, che solleva interrogativi fondamentali su azione, consenso, complicità e sull'essere vittima. È il romanzo che definisce un'epoca, e segna l'esplosivo esordio narrativo di una straordinaria autrice.

2000. Delusa dalla fine di un'amicizia e alle prese con le prime difficoltà della vita ma ambiziosa e impaziente di diventare adulta, Vanessa Wye ha quindici anni quando affronta il secondo anno di liceo alla prestigiosa Browich School e inizia una travolgente relazione con Jacob Strane, il suo magnetico insegnante di letteratura di quarantadue anni. 2017. Quasi vent'anni dopo, quando iniziano il movimento #MeToo e l'ondata crescente di accuse verso uomini potenti, arriva infine la resa dei conti. Strane viene accusato di abusi sessuali da un'altra ex allieva, che contatta Vanessa chiedendole di fare lo stesso e denunciare il professore. Vanessa è inorridita, perché è sicura che la relazione che ha avuto con Strane non sia stata un abuso. Era amore. Di questo è certa. Costretta a ripensare il suo passato, a ripercorrere tutto ciò che è accaduto, Vanessa deve ridefinire la storia d'amore mai davvero finita che ha segnato la sua esistenza, e deve affrontare la possibilità di essere una vittima, e solo una delle tante. Si ritrova improvvisamente di fronte a una scelta impossibile: rimanere in silenzio, ferma nella convinzione di avere agito volontariamente quando ha iniziato la relazione da adolescente, o guardare con altri occhi se stessa e gli eventi del suo passato. Ma come può rinnegare il suo primo amore, l'uomo che l'ha trasformata radicalmente ed è stato una presenza costante nella sua vita? È davvero possibile che colui che tanto ha amato da ragazzina e che ha sempre professato di adorare solo lei possa essere così diverso dall'uomo in cui ha sempre creduto? Alternando il presente di Vanessa e il suo passato, la storia affianca memoria, trauma e l'emozione mozzafiato di una adolescente che scopre il potere che può esercitare il proprio corpo.

 

Commento:

Ci sono libri che se ne stanno lì, mimetizzati buoni buoni fra i troppi titoli in attesa, fanno gli indifferenti però li senti che ti chiamano, ti occhieggiano quando scorri la lista, fino al giorno che, ignara e inconsapevole, ci clicchi sopra, cominci a leggere… e intanto che arrivi alla fine scopri che ti hanno stesa, fregata, sconquassata, rivoltata, bruciata, marchiata, capita. Sono i pochi, pochissimi libri che parlano di te, della tua vita, della tua storia, di quelle parti intime della tua mente che non riveli a nessuno, delle tue domande segrete e dei dubbi amletici con cui ti addormenti la notte, di quella parte di te che ritieni più vera e autentica e che celi per paura che occhi troppo giudicanti e superficiali la insozino, la danneggino finendo per danneggiare irreparabilmente anche te. Mia inquieta Vanessa parla proprio di quella parte di vita di una ragazza, Vanessa appunto, che a trentadue anni si ritrova sull'orlo di un precipizio che potrebbe sconvolgerle la vita. È il 2017 e l'America è scossa dal movimento #MeToo e dall'ondata di accuse a uomini potenti per violenze su donne risalenti anche a molti anni prima. Una ex studentessa del suo liceo, la Browich, ha denunciato i presunti abusi ad opera del suo professore di letteratura, Strane e contatta Vanessa perché si unisca anche lei al coro, porti anche lei la sua testimonianza decisiva. Ma Vanessa non vuole saperne: lei non ha subito abusi, lei non si sente una vittima di Strane quindi non lo è, la sua relazione con Strane era amore, forse ossessivo, malato, travagliato, ma pur sempre amore… gliel'ha detto lui che l'amava. Vanessa e Strane, ventisette anni di differenza di età, si sentono ancora, nonostante siano passati diciassette anni dall'inizio della loro relazione. Sì, avete fatto bene i conti: quando tutto cominciò Vanessa di anni ne aveva 15, era una ragazza carina, intelligente, amante della poesia, ma era anche una ragazza problematica, senza amici, disordinata e fragile. Quando Strane posa gli occhi su di lei, comincia a farle complimenti sempre meno innocenti, dentro la mente e soprattutto nel corpo di Vanessa si innesca una bomba, la bomba della scoperta della sensualità, del potere, della capacità di suscitare desiderio, persino amore in un'altra persona, in un uomo, un uomo adulto, non un ragazzetto, un insulso coetaneo. I rischi ci sono, ma Vanessa si convince che per Strane siano più gravi, perciò quando la storia viene a galla fa di tutto per proteggerlo e il conto lo paga tutto lei. E sarà sempre così, in un'ossessione dalla quale non si può uscire: sarà sempre lei a giustificarlo, ad adattare la realtà al suo modo di vederla, a vivere nel bisogno di lui. Ma anche Strane, dal canto suo, è vittima delle sue pulsioni, della debolezza, dell'incapacità di controllarsi… E allora dove sta il limite della colpa? Quanto realistici possono mai essere, in una situazione come questa, concetti astratti come consenso, consapevolezza, circonvenzione, aggressione, abuso, violenza, vittima? Quanto vuote e labili si rivelano le definizioni giuridiche di fronte alla potenza di un sentimento, alla soggettività del dolore e dell'amore? Questo libro, che io ho trovato meraviglioso per la sua forza e il suo realismo, ci pone tutte queste domande e molte altre. Interrogativi che non possono trovare risposta, o quantomeno non ne troveranno una nunivoca. Questo romanzo ci esorta a non giudicare, ma a cercare di capire. È facile condannare una condotta considerata moralmente sbagliata, possiamo farlo tutti con facilità, ma prima di farlo dovremmo cercare di fermarci ed ascoltare entrambe le parti, cercare di guardare il tutto con gli occhi di chi quell'esperienza l'ha vissuta e solo dopo, magari, provare ad aiutare. Un romanzo scritto con un tale realismo che sembra quasi che l'autrice abbia vissuto ciò che racconta. Tuttavia nella prefazione la Russell chiarisce che questa storia non ha nulla di autobiografico… e perché non dovremmo crederle? D'altronde questa storia va oltre il #Metoo e le strumentalizzazioni del momento, dato che l'autrice ci ha lavorato per ben diciassette anni. Nota a margine ma non meno interessante, un altro pregio del libro sono le tante citazioni letterarie di cui è infarcito, tutte contestualizzate e chiarite, che servono a chiarire ed impreziosire il racconto. Insomma, un libro consigliato solo a chi pensa di poterlo reggere… però un libro stupendo.

 

Opera recensita: "Mia inquieta Vanessa" di Kate Elizabeth Russell

Editore: Mondadori, 2020

Genere: narrativa americana

Ambientazione: Maine, Stati Uniti, 2000-2017

Pagine: 360

Prezzo: 20,00 €

Consigliato: sì

Voto personale: 10.

      

sabato 17 ottobre 2020

RECENSIONE: MARIANGELA GUALTIERI - QUANDO NON MORIVO

Sinossi:

Siamo. Prima persona plurale del verbo essere: «siamo» è la voce verbale che attraversa tutta la nuova raccolta di Mariangela Gualtieri. Una voce, per l'appunto, prima ancora che una forma. Una voce che parla da non si sa dove e pronuncia l'essere e l'esserci come evidenza e nello stesso tempo come mistero. Né punto di partenza né punto di arrivo, ma consapevole e accidentato percorso. Gli approcci piú che definitori sono tentativi di collocazione: «siamo | nel calmo della nuvola turchina», «Siamo qui. Siamo | dentro un mattino assolato». Ma soprattutto sono indicazioni di stati d'animo: «Siamo confusi», «siamo stupidi un poco». Di sicuro non siamo soli. Un'altra presenza costante del libro (e non solo nella seconda sezione, ad essi dedicata) è quella degli animali. Fratelli, ma anche qualcosa di piú: sorta di angelici anelli di congiunzione con quanto si cela dietro la parola «siamo» e il verbo essere. E anche i cuccioli umani, ai quali è dedicata un'altra sezione, sono creature speciali, piú immediatamente partecipi di quei cicli naturali intorno ai quali ruota, come una preghiera, la scrittura della poetessa romagnola. Ma senza essere troppo francescana, senza dimenticare che il male esiste e che quella umana è una «specie con orchi». D'altra parte, anche nelle poesie piú introspettive le pulsioni sono del tutto contrastanti, in un'alternanza di estasi e smarrimento. Il filo rosso del libro resta comunque quello del sentimento panico (ancora una volta «siamo», tutto, insieme) che attraversa le varie sezioni e tocca forse il suo vertice nel Requiem finale.

 

Commento:

Quella di Mariangela Gualtieri, racchiusa in questa nuova raccolta, è una poesia che esalta l'umiltà, una poesia parificatrice e sincera, spirituale ed al contempo sensuale. Una poesia che esalta il noi, la pluralità di esseri e di anime, la natura, gli animali, l'amore e la morte. Tutto, nelle parole di Mariangela Gualtieri, viene focalizzato, modellato, mostrato nella sua essenza più vera, spogliato dagli orpelli, riportato all'origine. Come dita invisibili e operose, la voce intima e sanguigna di questi versi modella la natura e chi la abita rivelandone l'autenticità.

 

Opera recensita: "Quando non morivo" di Mariangela Gualtieri

Editore: Einaudi, 2019

Genere: poesia

Pagine: 128

Prezzo: 12,00 €

Consigliato: sì

Voto personale: 8,5.

      

venerdì 16 ottobre 2020

RECENSIONE: GIORGIO FONTANA - PRIMA DI NOI

Sinossi:

Una famiglia del Nord Italia, tra l'inizio di un secolo e l'avvento di un altro, una metamorfosi continua tra esodo e deriva, dalle montagne alla pianura, dal borgo alla periferia, dai campi alle fabbriche. Il tempo che scorre, il passato che tesse il destino, la nebbia che sale dal futuro; in mezzo un presente che sembra durare per sempre e che è l'unico orizzonte visibile, teatro delle possibilità e gabbia dei desideri. È questo il paesaggio in cui vivono e muoiono i personaggi di Giorgio Fontana, i Sartori, da quando il primo di loro fugge dall'esercito dopo la ritirata di Caporetto e incontra una ragazza in un casale di campagna. Poi un figlio perduto in Nordafrica, due uomini sopravvissuti e le loro nuove famiglie, per arrivare ai giorni nostri: quelli di una giovane donna che visita la tomba del bisnonno, quasi a chiudere un cerchio. Quattro generazioni, dal 1917 al 2012, che si spostano dal Friuli rurale alla Milano contemporanea affrontando due guerre mondiali e la ricostruzione, la ricerca del successo personale o il sogno della rivoluzione, la cattedra in una scuola e la scrivania di una multinazionale. È circa un secolo, che mai diventa breve: per i Sartori contiene tutto, la colpa, la vergogna, la rabbia, la frenesia, il viaggio. Sempre lo scontro e quasi mai la calma, o la sensazione definitiva della felicità. Ma i Sartori non ne hanno bisogno, e forse nella felicità neppure credono. Perché se in ogni posto del mondo bisogna battersi e lottare allora è meglio imparare ad accettare le proprie inquietudini, e stare lì dove la vita ci manda.

Romanzo storico e corale, vasto ritratto narrativo del Novecento italiano, il racconto dei Sartori affronta il fardello di un passato che sembra aver lasciato in eredità solo fatica e complessità, persino nei più limpidi gesti d'amore. Se gli errori e le sfortune dei padri ricadono sui figli, come liberarsene? Esiste una forza originaria capace di condannare un'intera famiglia all'irrequietezza? Come redimere se stessi e la propria stirpe? La risposta a queste domande è nella voce di un tempo nuovo, nello sguardo di chi si accinge a viverlo, nelle parole di uno scrittore di neppure quarant'anni che ha voluto affrontare con le armi della letteratura la povertà e il riscatto, la fede e la politica, il coraggio dei deboli e la violenza dei forti.

 

Commento:

Si può racchiudere la storia d'Italia, da Caporetto ad oggi, in un romanzo? Lo si può fare in modo credibile, dignitoso, curato, serio? La risposta è sì e il segreto è prendersi i tempi giusti. Giorgio Fontana si è preso novecento pagine, novecento pagine densissime di vita, battaglie, rinunce, compromessi, insoddisfazioni, vittorie, sconfitte, dolori, gioie, amori, lotte, lavoro, perdita, vigliaccheria, coraggio. Tutto questo e molto altro è Prima di noi, la storia dei Sartori, una famiglia nata per costrizione, per pagare un errore, per prendersi la responsabilità di una vigliaccata, e rimasta in piedi, tra il Friuli e l'interland milanese, tra alterchi e strani legami di solidarietà, per quasi cento anni. Giorgio Fontana si prende la calma necessaria per descrivere con compiutezza e perizia storie, situazioni, personaggi, raccontando attraverso la quotidianità di una famiglia che cresce, cambia, si sfalda, si sgretola e si ricostruisce, la storia di un'Italia cambiata per gradi, a poco a poco, passando attraverso ostacoli, guerre, privazioni, povertà, migrazioni, resistenze, lotte sindacali, scioperi, diritti e disoccupazione. Raccontando attraverso le vicende di una famiglia come tante, Fontana dimostra agli ultimi scettici che la storia non è una parola vuota, un concetto astratto, che le epoche non sono contenitori vuoti o segni sulla linea del tempo immaginaria, ma sono vite che cambiano, genitori che invecchiano e figli che si affacciano al mondo, pronti a fare la loro parte. Un buon romanzo, con una scrittura ricercata, pacata, misurata, puntuale ed efficace. Una lettura da consigliare.

 

Opera recensita: "Prima di noi" di Giorgio Fontana

Editore: Sellerio, 2020

Genere: romanzo storico, saga familiare

Ambientazione: Friuli, Lombardia

Pagine: 896

Prezzo: 22,00 €

Consigliato: sì

Voto personale: 9.

  

martedì 13 ottobre 2020

COMMENTO: FEDOR DOSTOEWSKIJ - MEMORIE DAL SOTTOSUOLO

Sinossi:

Nella prima parte, "Il sottosuolo", il protagonista racconta la sua infanzia e la formazione della personalità più nascosta (il sottosuolo per l'appunto). Nella seconda, "A proposito della neve fradicia", ripercorre alcuni episodi della sua vita dove più emerge il "sottosuolo". Segue alcuni compagni di scuola ad una cena, sfoga poi l'amarezza per le offese subite su Liza, una prostituta incontrata in una casa di tolleranza, mostrandole con durezza che cosa l'aspetta nel futuro. Dopo qualche giorno Liza ritorna da lui col desiderio di una vita pura, ma viene trattata con disprezzo e volgarità. Per umiliarla le dà un biglietto da cinque rubli, che poi ritroverà sul suo tavolo quando la donna se ne sarà andata, testimonianza della grande dignità di Liza.

 

Commento:

Tengo a precisare sin da subito che ciò che scriverò di seguito è ben lontano dall'essere una recensione: è solo un commento, una semplice traccia personale su un libro che ho appena terminato di leggere per la seconda volta e che per la seconda volta mi ha lasciato spiazzata ed amareggiata.

Lessi questo libro per la prima volta cinque anni fa, in un momento in cui la mia mente era – per la verità, stranamente – improntata alla positività. Ne conservavo un ricordo sfuocato, ma certamente negativo, quasi un senso di ripulsa, di ribellione verso le sensazioni negative che mi suscitava. Forse da qui è scaturita l'esitazione a riprenderlo in mano, a provare ad addentrarmici di più, durata fino ad ora; tuttavia perdurava in me anche un profondo senso di colpa, quasi avessi trattato ingiustamente queste memorie, che mi pungeva la mente ingiungendomi di rileggerle ancora. Alla fine questa seconda sensazione ha prevalso e eccomi di nuovo alle prese con Memorie dal sottosuolo, eccomi di nuovo a confrontarmi con la negatività, l'angoscia, la profonda tristezza che questo romanzo mi lascia dentro. Non riesco a connettermi con l'animo del narratore, non riesco a metabolizzarne le intenzioni né l'obiettivo… Non mi è nuova l'analisi dei comportamenti e dei pensieri più vili e abietti dell'uomo, di solito mi affascina compenetrare i segreti movimenti della mente umana, ma qui c'è qualcosa di troppo oscuro e inspiegabile per me, qualcosa da cui sono portata istintivamente ad allontanarmi. E tutto ciò è strano, perché mi affascina il concetto di "sottosuolo", solitamente mi appassiona chi analizza sé e gli altri, ma non in questo caso. E forse è proprio per questo che, nella mia prima lettura, non ho scritto nulla a proposito di questo libro, per non tenere traccia di ciò che mi ha spinto ad allontanarmene, a girare le spalle a questo racconto. Me ne dispiaccio anche, e soprattutto, perché non posso non riconoscere l'indubbio valore letterario e psicologico di queste pagine così nere. Agli altri, a voi, consiglio comunque di leggerlo perché, anche se io non riesco a tollerarlo, so che si tratta di un libro straordinario.

 

Opera recensita: "Memorie dal sottosuolo" di Fedor Dostoewskij

Editore: vari, prima ed. originale 1864

Genere: letteratura russa

Ambientazione: Russia

Pagine: 144

Prezzo: 8,00 €

Consigliato: sì/no

Voto personale: 6,5.

      

lunedì 12 ottobre 2020

RECENSIONE: FRANCES HODGSON BURNETT - IL GIARDINO SEGRETO

    Sinossi:

Protagonista del Giardino segreto è la piccola Mary Lennox, una bambina di nove anni che, orfana di entrambi i genitori, viene affidata a uno zio, il nobile gobbo lord Archibald Craven che vive in un tetro castello sperduto nella brughiera. Qui Mary scopre che la natura malinconica dello zio è dovuta alla morte della moglie Lilias avvenuta nel loro giardino personale. A causa della disperazione, lo zio Archibald aveva chiuso quel giardino e fatto sotterrare la chiave, così che nessuno potesse mettere piede in quel luogo "sacro". Mary, con l'aiuto del pettirosso del giardiniere, trova la chiave che le occorre per aprire quel misterioso giardino e riesce a penetrarvi. Ma ben presto la piccola orfana si troverà alle prese con un altro insospettato segreto. Con una particolare attenzione al mondo interiore dei personaggi e ai rapporti con la natura Frances Hodgson Burnett, nonostante abbia scritto una tenera e appassionata favola, ha lasciato che la vita vera e reale emergesse da ogni pagina.

 

Commento:

Una storia per ragazzi capace di conquistare anche gli adulti: non l'avevo ancora mai letto e devo dire che mi è piaciuto molto. La storia risente tanto del periodo in cui è stata scritta e si sentono le influenze di alcune scrittrici precedenti alla Hodgson Burnett, ma ciò non costituisce per niente un minus nel libro, anzi. Lo trovo pieno di insegnamenti, buoni consigli e moniti che lo rendono un classico intramontabile. Mi è piaciuto, anche se sono una bimba un po' cresciuta.

 

Opera recensita: "Il giardino segreto" di Frances Hodgson Burnett

Editore: vari, prima ed. originale 1911

Genere: letteratura per ragazzi

Ambientazione: Inghilterra

Pagine: 252

Consigliato: sì

Voto personale: 8,5.

  

domenica 11 ottobre 2020

RECENSIONE: RUTA SEPETYS - L'ORIZZONTE CI REGALERà LE STELLE

Sinossi:

Madrid, 1957. Da anni la Spagna è stretta nella morsa della dittatura franchista. Nel paese la tensione è palpabile e per sopravvivere esiste un'unica parola d'ordine: silenzio. Quello imposto dal regime che decide come ci si deve comportare per evitare terribili punizioni. E che Daniel, giovane fotoreporter, cerca di catturare nei suoi scatti, nonostante non gli sembrino mai abbastanza incisivi. Mai efficaci. Finché un giorno il suo obiettivo inquadra il volto di una donna: è diversa dalle altre, ha gli occhi fieri e cammina a testa alta come se non avesse paura di niente e di nessuno. Si chiama Ana e con il suo coraggio sprona Daniel a non arrendersi e a perseverare nel suo ruolo di testimone per scuotere l'indifferenza del mondo. Insieme, si aggirano per quartieri desolati, dove la lunga ombra della dittatura oscura ogni cosa. In luoghi dove si consumano separazioni forzate che intere famiglie sono costrette ad accettare senza batter ciglio. Senza nemmeno provare a opporsi. Non importa quanto sia pericoloso e quali rischi potrebbero correre: Ana e Daniel non sono disposti ad arrendersi di fronte a un destino che può e deve essere cambiato. Ma si tratta di una battaglia piena di difficili prove da superare, che presto li costringerà a fare i conti con un segreto che li riguarda da molto vicino. Un segreto che, se portato alla luce, trasformerà ogni cosa e li legherà per sempre.

 

Commento:

C'è una storia ufficiale, palese, nota, ormai in qualche modo accettata, quella che si studia a scuola, su cui si discute, su cui si può avere un'opinione; poi c'è una storia nascosta, quasi dimenticata, passata sotto silenzio, quella che non trova posto nei libri dedicati, che è forse ancora troppo recente e dolorosa per poterne parlare, quella su cui ancora si sa troppo poco per poterne discutere. Le vicende raccontate in questo romanzo storico fanno parte di un capitolo di questa storia, in particolare di quello che riguarda la Spagna franchista, la Spagna post seconda guerra mondiale, post guerra civile. In questa più che in altre storie la parola d'ordine è silenzio, segreto, oblio.

Siamo a Madrid nel 1957, l'anno in cui el Caudillo ha riaperto le frontiere della Spagna agli stranieri, ma non a tutti gli stranieri: solo a certi americani facoltosi, diplomatici, politici, titolari di grosse aziende che possano investire in Spagna. Nessuna filantropia, dunque, solo accordi economici e commerciali. C'è, però, bisogno di un posto per accoglierli, questi americani: così, a due passi dall'ambasciata statunitense sorge il lussuoso Castellana Hilton hotel. E' lì che lavora come cameriera Ana, la protagonista femminile di questa storia, figlia di insegnanti repubblicani morti per difendere l'istruzione e la democrazia. E sempre al Castellana arriva anche Daniel, giovane protagonista maschile, texano, anticonformista figlio di un magnate del petrolio, amante della fotografia. Da qui, da un incontro fortuito nella suite del Castellana, ha inizio la loro storia, una storia di amore, amicizia, fiducia, ma anche ingiustizia, sopruso, violenza, dolore. Il dolore delle madri che vedevano morire misteriosamente i loro figlioletti, il dolore di chi vorrebbe fare delle domande e non può, di chi vorrebbe urlare ma deve tenere la bocca chiusa, di chi viene fermato dai corvi della guardia civil e rischia la vita all'angolo di una strada, il dolore di chi vorrebbe denunciare ma non ha voce. La contraddizione, lo stridore tra i due mondi, tra i ricchi americani e chi deve arrangiarsi per mantenere un lavoro, tra chi vive nell'agio e non può capire e chi vive in una baracca è evidente, come lo è quello tra la Spagna che Franco vuole mostrare agli americani e la Spagna vera, reale, che neanche i suoi accoliti vogliono guardare in faccia. E ci vuole la forza e la determinazione di un giovane fotografo americano per mostrarla al mondo. Ma basterà, il suo coraggio, per superare anche i timori di chi ha già perso troppo?

Un romanzo molto ben scritto, di agevole lettura per tutti, adulti ed adolescenti: Ruta Sepetys, con la forza delle sue parole e della sua scrittura per immagini, è un'ottima autrice cross over, da consigliare non solo agli adulti, ma anche agli adolescenti che vogliano un approccio diverso alla storia, specie a certa storia.

 

Opera recensita: "L'orizzonte ci regalerà le stelle" di Ruta Sepetys

Editore: Garzanti, 2020

Genere: romanzo storico

Ambientazione: Spagna

Pagine: 496

Prezzo: 18,60 €

Consigliato: sì

Voto personale: 8,5.

      

venerdì 9 ottobre 2020

RECENSIONE: LUDOVICA D'AMICO - SIAMO SOLO NOI

Sinossi:

Cecilia e Tiago sono amanti in bilico sullo stesso filo ma non si prendono per mano. Barcollano fra ciò che provano e quello che non riescono ad ammettere, hanno paura, sono terribilmente bugiardi e lo fanno guardandosi negli occhi. La loro storia è mare in tempesta, un continuo annegare e risalire in superficie, volersi tenere, strappare i margini dell’ordinario, divenire un sussulto d’amore e di pura follia.

 

Commento:

"Vorrei proprio spiegargli che l’amore non ha niente a che fare con lo stringersi le mani, con il baciarsi, con il sesso, con le parole, le promesse, non ha a che fare con il corpo. È un filo che unisce me e te e basta, e non si spezza neppure se ci provi con forza, e non c’è tempesta che ci resista: io e te restiamo in piedi sempre". Sta tutta in questa frase la concezione dell'amore di Cecilia e Tiago, è racchiusa tutta in questo loro scambiarsi l'anima attraverso il corpo, rincorrersi ossessivamente per poi lasciarsi sbattendo la porta. Tanto loro lo sanno che c'è qualcosa che impedisce alle loro essenze di dividersi, lo sanno che si ritroveranno lì, ad aspettarsi nei sogni, nei pensieri, nelle cicatrici, in un quadrifoglio, una goccia di profumo, nel rosso di un seme di melograno, sul fondo di un bicchiere o nel riflesso di uno specchio. Perché il sentimento che li unisce è così, vero e indistruttibile, qualunque torto gli si faccia. E a noi non resta che osservarli, impotenti e travolti dalla piena del loro amore, un amore fatto di paura e voracità, di rifiuto e possesso, d'impeto e silenzi. Come voyeurs invidiosi, in una macchina coi finestrini aperti, sulle note di Smalltown boy sparate dall'autoradio, non possiamo che vagare su e giù, a spasso per spazio e tempo, con la guida indiavolata ma sicura di Ludovica D'amico che, tessendo sapientemente la rete di questa trama fitta, delicata e instabile, ci porta dove vuole. Fra gli anni 80 e i 90, fra le estati di un paesino pugliese e l'anonimo, opulento grigiore delle città del Nord, spiamo l'incessante sgretolarsi e ricomporsi di due persone legate, loro malgrado, indissolubilmente l'una all'altra; nel gioco di forza che li vede rivaleggiare in bilico perenne tra amore e disamore, ci lasciamo sballottare avvinti e complici verso un finale atteso, ma mai certo, anelato, ma comunque accennato, quasi a lasciar supporre, a non voler violare il miraggio che si fa speranza di un approdo lieto per un amore tormentato. Personaggi eterei, indefiniti, strabordanti come macchie di colore su una tela, intensi, vivi e capaci, con la loro sensualità dirompente, di far vibrare ed esaltare ogni sensazione, percezione, palpito. Un esordio letterario che lascia il segno, reso ancora più interessante dalla giovane età dell'autrice che, tuttavia, dimostra una precoce padronanza dello stile e una non consueta maturità e consapevolezza nel raccontare dinamiche e sentimenti complessi e controversi. Decisamente consigliato.

 

Opera recensita: "Siamo solo noi" di Ludovica D'amico

Genere: narrativa italiana

Ambientazione: Puglia, Milano, Firenze, Pisa

Pagine: 147

Prezzo: 12,38 €

Consigliato: sì

Voto personale: 9.

      

giovedì 8 ottobre 2020

RECENSIONE: STELLA STOLLO - LE IMPRESSIONI DI BERTHE

    Sinossi:

Un romanzo ispirato alla vita della pittrice Berthe Morisot, la "maga dell'Impressionismo". Nel marzo del 1896, a un anno esatto dalla morte di Berthe Morisot, viene organizzata la prima retrospettiva a lei dedicata, con 394 opere tra dipinti e disegni, dal gallerista Durand-Ruel. Per tre giorni gli amici più cari di Berthe, Renoir, Degas, Monet e Mallarmé, affiancati da Julie e da Edma, rispettivamente la figlia e la sorella della pittrice, lavorano senza posa per allestire l'esposizione. Mentre gli artisti discutono animatamente, in disaccordo sulla sistemazione ideale delle opere nelle sale della galleria l'attenzione di Julie viene attratta da alcuni quadri; rivive cosi la storia professionale e personale di Berthe, a cominciare dal suo primo incontro col grande artista Edouard Manet e dalla loro reciproca passione, fino al matrimonio della donna con Eugene, fratello del pittore.

 

Commento:

Credo che un libro che parli di arte possa definirsi "buono" quando riesce a far vedere ciò che descrive solo con le parole, senza bisogno di allegare le immagini. Non so – non mi risulta – che in Le impressioni di Berthe ci siano le immagini dei quadri descritti, però posso sostenere, a ragion veduta, che si tratta di un ottimo libro: con la sua scrittura ricchissima, ricercata, perfetta, Stella Stollo è riuscita a far immaginare i quadri ad una persona che non solo non ne ha rimpianto l'assenza e non ha avuto necessità di cercarli, ma non li ha mai visti e mai li vedrà. Ma chi pensa che in questo libro si parli solo di arte e di quadri si sbaglia di grosso: qui si racconta la storia di una donna, di una pittrice professionista, della maga dell'arte Berthe Morrisod per troppo tempo dimenticata o ricordata solo come cognata e modella del grande Edouard Manet. Probabilmente pochi sanno che Berthe era lei stessa una grande artista e che tra lei e Manet c'era una passione proibita, un'attrazione irresistibile, un desiderio bruciante e totalizzante. Stella Stollo descrive tutto questo in modo magistrale, dando vita ai sentimenti, dipingendone quadri meravigliosi solo con le parole. In un alternarsi di flash-back e momenti successivi alla morte di Berthe, ne riviviamo la storia, i sentimenti, le impressioni in un caleidoscopio di colori, sfumature, vibrazioni che ci fanno conoscere e amare questa donna coraggiosa, libera, indipendente ed anticonformista. Un'ottima biografia romanzata, davvero.

 

Opera recensita: "Le impressioni di Berthe" di Stella Stollo

Editore: Graphofeel, 2018

Genere: biografia romanzata

Ambientazione: Francia, seconda metà dell'Ottocento

Pagine: 297

Prezzo: 18,00 €

Consigliato: sì

Voto personale: 9.

      

mercoledì 7 ottobre 2020

RECENSIONE: CAMILLA LACKBERG - IL DOMATORE DI LEONI

Sinossi:

L'inverno è particolarmente gelido, e le vie di Fjällbacka sono quasi deserte: i ristoranti affollati, il porto brulicante di barche e i turisti a passeggio sono solo un ricordo. Mentre l'intero paesino che guarda al Mare del Nord sembra in letargo, una ragazza vaga confusa nel bosco carico di neve. È ferita, procede incespicando a piedi scalzi, gli occhi simili a due buchi neri in un viso bianchissimo. La sua fuga ha fine quando, raggiunta la strada, un'auto la investe, uccidendola. All'arrivo di Patrik Hedström e della sua squadra di investigatori, la giovane vittima è già stata identificata. Di lei si erano perse le tracce da quattro mesi. Ma il suo corpo porta i segni di un'inimmaginabile violenza che nessun incidente può spiegare, e il pensiero di Patrik corre subito alle altre adolescenti, così simili tra loro, misteriosamente scomparse negli ultimi due anni. Potrebbe davvero esserci un collegamento? Intanto, Erica Falck è alle prese con un nuovo libro. Sta facendo ricerche su un'oscura tragedia famigliare che ha portato alla morte di un uomo, una vecchia storia che, iniziata con il festoso arrivo di un circo, con il passare del tempo si è trasformata sempre più in una macabra leggenda senza risposte. Tra le due indagini potrebbe esistere un punto di contatto, un segreto custodito per amore che negli anni ha generato e sostenuto una spirale di odio incomprensibile: mai come questa volta Erica e Patrik dovranno scavare negli abissi del male più impenetrabile, diabolicamente protetto da un'apparente normalità.

 

Commento:

Un'altra storia interessante nata dalla prolifica penna di Camilla Lackberg, un altro giallo ambientato nella cittadina di Fjallbacka, nel sud della Svezia, affacciata sul Mare del Nord; un altro giallo con Patrik Edstrom ed Erica Falk. Il domatore di leoni è un altro giallo in cui la Lackberg affronta la tematica della parità di genere e lo fa a modo suo, dimostrandone ancora una volta una latitanza se non inesistenza. Cinque ragazze scomparse, una ritrovata in fin di vita con lesioni terribili. Fin dove arriva la perversione, l'odio, la malvagità? Con questo libro non potremo che chiedercelo. Purtroppo, anche se la storia e buona e scritta in modo competente, con prosa sicura, il problema che riscontro in molti dei gialli di quest'autrice è la ripetitività del plot, che porta le storie ad appiattirsi, a risultare quasi prevedibili e un po' tutte simili. Però sono gialli che si fanno leggere e che suscitano curiosità, perciò continuo a consigliarli e soprattutto a leggerli.

 

Opera recensita: "Il domatore di leoni" di Camilla Lackberg

Editore: Marsilio, 2016

Genere: giallo, seriale

Ambientazione: Svezia

Pagine: 464

Prezzo: 12,00 €

Consigliato: sì

Voto personale: 8.

      

martedì 6 ottobre 2020

RECENSIONE: IMOGEN KEALEY - LIBERAZIONE

Sinossi:

Agli occhi degli Alleati è un’impavida combattente per la libertà, una leggenda delle operazioni speciali, una donna completamente fuori dagli schemi. Per la Gestapo, un fantasma, un’ombra, la persona più ricercata al mondo. Ma all’inizio, Nancy Wake non è altro che una giovane donna arrivata a Marsiglia dopo un’infanzia difficile in Australia. Nel cuore più antico della città affacciata sul Mediterraneo ha conosciuto e sposato Henri, l’uomo che ama perdutamente. Ma non appena la Francia entra in guerra, il suo sprezzo del pericolo e la fede nei valori della democrazia e della libertà la spingono a prendere parte alla Resistenza contro i nazisti. Diventa così la temibile spia nota come il Topo Bianco. Con una taglia di centomila franchi sulla testa, è fra i principali ricercati della Gestapo. Quando i tedeschi che le danno la caccia arrestano il marito e lo torturano per avere sue notizie, Nancy fugge in Gran Bretagna. Qui si unisce agli agenti segreti inglesi con cui pianifica il ritorno in Francia per unirsi ai combattenti della Resistenza nell’Alvernia. E sarà un ritorno degno di un personaggio memorabile. Perché lei è pronta a tutto pur di sconfiggere i tedeschi e liberare la Francia. Ed è pronta a dare la vita pur di salvare il marito… Romanzo storico emozionante e avventuroso, Liberazione è ispirato alle vicende di un personaggio realmente esistito. Emancipata, indomabile, in anticipo sui tempi, la pluridecorata donna simbolo della Resistenza rivive in queste pagine che narrano senza un attimo di tregua le dure battaglie per vincere i pregiudizi, le fughe nei boschi sotto i colpi dei mitra, il disperato tentativo di capovolgere le sorti della guerra sino a un epilogo capace di sorprendere e di commuovere. Imogen Kealey è uno pseudonimo dietro il quale si celano Darby Kealey, scrittore e produttore per il cinema e le serie tv residente a Los Angeles, e Imogen Robertson, scrittrice londinese e autrice di romanzi storici. Da Liberazione, bestseller internazionale uscito in più di venti Paesi, sarà presto tratto un film prodotto e interpretato da Anne Hathaway.

 

Commento:

Liberazione è uno di quei (rari) libri che ti prendono dalla prima all'ultima riga, che ti catturano con un dettaglio, una parola, un'immagine e non ti lasciano più. Con il ritmo incalzante e il passo sostenuto di chi non può perdere tempo, conosciamo Nancy Wake, la bella, tenace, irruenta Nancy Wake che si guadagna sul campo cariche, meriti, ma soprattutto rispetto e amicizia. Nulla è stato facile per lei, sin da quand'era una bambina, in Australia, con una madre che la definiva un mostro senza colpoferire. Scappata di casa a sedici anni, si trasferisce in America, poi in Europa, per fare la giornalista. Insieme al marito, che amerà profondamente fino alla fine, lotta con la resistenza, a Marsiglia, contro i tedeschi. Quando il marito viene arrestato comincia per lei un'Odissea di lotta, impegno, combattimento che la condurrà a capo dei maquisards per conto degli inglesi. Una donna che ha dato tanto all'Europa, un simbolo di coraggio, tenacia, forza, ribellione. Una figura ammirevole che non conoscevo e che ho scoperto grazie a questo bellissimo romanzo di Imogen Kealey. Un romanzo che consiglio perché, davvero, una volta cominciata la lettura sarà difficile staccarsene.

 

Opera recensita: "Liberazione" di Imogen Kealey

Editore: Longanesi, 2020

Genere: romanzo storico

Ambientazione: Francia, seconda guerra mondiale

Pagine: 368

Prezzo: 18,00 €

Consigliato: sì

Voto personale: 9,5.

  

domenica 4 ottobre 2020

RECENSIONE: LUCA CROVI - STORIA DEL GIALLO ITALIANO

Sinossi:

Il fatto che la crime fiction in Italia non abbia mai subito cali di popolarità o di consenso si può considerare una prova del suo legame indissolubile col modo di raccontare e di raccontarsi nel Belpaese. Luca Crovi ne rilegge la storia da un punto di vista inedito, utilizzandola come sensore delle aspirazioni e delle paure, dei sogni e dei peggiori incubi di un'intera nazione. Il risultato è una brillante cartografia dell'inferno del Novecento e del primo ventennio del Duemila, dalla Milano di Augusto De Angelis e Giorgio Scerbanenco, alla Roma di Giancarlo De Cataldo, dal boom degli anni Sessanta al grande successo di Andrea Camilleri, dai noir di Carlo Lucarelli, Massimo Carlotto, Antonio Manzini e Maurizio de Giovanni ai legal thriller di Gianrico Carofiglio, fino ai gialli con humour di Marco Malvaldi e Francesco Recami, passando per i thriller di Giorgio Faletti e Donato Carrisi. Costruendo un percorso avvincente attraverso successi editoriali e repêchage di autori, più o meno noti, che hanno lasciato un segno nel panorama italiano e internazionale, Crovi mette in rilievo differenze e analogie fra trame e personaggi, ambientazioni e schemi narrativi del giallo, il «frutto rosso sangue della nostra epoca». Davanti a un universo narrativo che parla dei lettori e ai lettori, terrorizza e affascina nello stesso tempo perché sembra esorcizzare, con il rigore razionale di un'indagine brillante e intuitiva, la paura dell'ignoto, non si può fare a meno di chiedersi: è forse un caso che in tempi di feroce incertezza, come quelli che stiamo vivendo, il giallo sia ancora il genere più amato dagli italiani?

 

Commento:

Ecco, lo sapevo. Lo sapevo ancora prima di aprirlo, che in Storia del giallo italiano avrei trovato un altro must! Sapevo che, da appassionata di letteratura thrilling che sa di avere ancora molte lacune, avrei imparato molto da questa lettura, ma non mi aspettavo che mi avrebbe coinvolta, tramortita, quasi sopraffatta con tante informazioni e soprattutto tantissimi stimoli ad approfondire, tanti spunti per nuove letture, incontri con nuovi personaggi, vecchi autori, altri modi di raccontare il giallo e quindi la società. Di sicuro con Crovi condivido il mio modo di intendere il giallo, il thriller, il noir: forme meravigliosamente efficaci e coinvolgenti di raccontare la società, di leggere ed interpretare il mondo in cui viviamo e i comportamenti di chi ci circonda, nonché di esorcizzare la paura di ciò che non conosciamo, ma che potrebbe accadere. In Storia del giallo italiano ho trovato autori che non conoscevo, personaggi che mi hanno già conquistata prima ancora di entrare nel loro mondo, ma anche storie che in questi anni mi hanno formata come lettrice e come persona, contribuendo ad accrescere il mio amore per questo genere letterario ed altresì la conoscenza di questo Paese che, con tutte le sue differenze, fallacie e difficoltà, tutti noi amiamo. L'"investigazione" di Crovi nel giallo italiano parte da lontano, dalla metà dell'Ottocento, ed organicamente, attraverso vari livelli e piani narrativi si snoda per un secolo e mezzo sino ad arrivare a noi, al 2020, in quella che più che una variegata e variopinta sfilata di nomi e scene, è una caleidoscopica rimpatriata della grande famiglia del giallo in tutte le sue nuances, dai nonni – De Angelis, Mastriani, Matilde Serao – ai genitori – Scerbanenco, Camilleri, Faletti, Laura Grimaldi – ai figli, nipoti e pronipoti – Genisi, Basso, Venezia, De Marco, Pulixi, Tuti e chi più ne ha e più ne metta. E come in ogni rimpatriata che si rispetti, ciascuno porta qualcosa di sé, le sue idee, il suo lavoro, i suoi manicaretti, la sua terra, il suo modo di essere e di intendere il mondo. Un perfetto mix di storie, voci, luoghi, colori per raccontare l'Italia in tutte le sue sfaccettature. So già che riaprirò spesso questo saggio - pure impegnativo e complesso, bisogna ammetterlo – alla ricerca di quello spunto, di quella storia che ancora mi manca e che fa al caso mio. A voi lo consiglio, sia che siate appassionati del giallo, sia che amiate i saggi e le pubblicazioni un po' meno leggere.

 

Opera recensita: "Storia del giallo italiano" di Luca Crovi

Editore: Marsilio, 2020

Genere: saggio

Ambientazione: Italia

Pagine: 512

Prezzo: 19,00 €

Consigliato: sì

    Voto personale: 9.

      

giovedì 1 ottobre 2020

RECENSIONE: VALENTINA BISTI - TUTTI I COLORI DELL'ITALIA CHE VALE

Sinossi:

Nello studio televisivo di “Unomattina”, nei mesi di conduzione del programma, Valentina Bisti ha incontrato un’Italia che vale la pena raccontare. Sono le storie di persone che, ognuna a suo modo, hanno contribuito a rendere migliore il nostro Paese, ma anche testimonianze di chi ha avuto la forza di reagire alle sfide della vita, di chi si è reinventato, di chi si è speso per gli altri: personaggi noti, oppure donne e uomini speciali che vivono tra noi e spesso invisibili, le hanno parlato di sé, delle loro esperienze che possono rivelarsi d’esempio per tutti noi. In chiacchierate che non hanno mai mancato di approfondimento, che hanno saputo toccare le corde del cuore senza perdere di vista la realtà in cui viviamo, Valentina Bisti ha ragionato insieme ai suoi ospiti su come aiutare il prossimo, come affrontare le difficoltà dei giorni nostri, come risorgere quando tutto sembra perso, come realizzare i propri sogni. Tutto questo è diventato Tutti i co-lori dell’Italia che vale, un libro ricco di entusiasmo e positività che, attraverso l’esempio di chi vive la propria esistenza con uno scopo e con la voglia di fare sempre meglio, possa essere d’ispirazione per i suoi lettori. Dal coraggio di Paolo Borrometi e di Valeria Grasso alla forza e all’amore per la vita di Rachele Soma-schini e Manuel Bortuzzo; dal talento totale di Ezio Bosso alla lucida determi-nazione del neurochirurgo Giulio Maira; dall’abnegazione di Francesco Rocca della Croce Rossa Italiana a quella del comandante della Diamond Princess Gennaro Arma; dalla signora dei ghiacci Paola Rivaro al figlio del deserto Max Calderan. Queste e tante altre ancora sono le storie raccolte in questo libro, storie vere e importanti, storie da un Paese che guarda avanti.

 

Commento:

Tutti i colori dell'Italia che vale è un libro che fa riflettere, per varie ragioni: in primis perché è sorprendente vedere quanta gente valida c'è nel nostro Paese, sapendo peraltro che quelle racchiuse in queste pagine sono solo poche tra le tante storie che si potrebbero raccontare; in secondo luogo questo libro fa riflettere perché ognuna di queste persone, ogni singola storia, a suo modo, ci porta un esempio, ci induce a guardare alle nostre vite, alle nostre storie e, più che paragoni, ci sprona a fare di più e meglio. Mi ha stupito, leggendo queste pagine d'un fiato, constatare quante di queste storie non conoscevo; alcune mi hanno poi colpita più di altre, per esempio il coraggio del giornalista Paolo Borrometi nella sua lotta contro la mafia; l'energia di Rachele Somaschini che vive alla massima velocità ogni attimo in più concesso da una malattia invalidante; mi ha colpito e rassicurato la storia del professor Giulio Maira, luminare che studia e cura il cervello, persona stimabile che vorrei proprio conoscere; e poi l'umiltà e il senso del dovere di Gennaro Arma, la voglia di vivere di Manuel Bortuzzo, la temerarietà di Max Calderan che ha attraversato per primo il Quarto Vuoto, la tenacia della preside di ferro… tutte storie intense, importanti, in cui ho visto un pezzetto di me, del mio modo di concepire la vita, della mia voglia di vivere. Storie che mi hanno ricordato che, al di là dell'odio, dell'intolleranza, dell'ignoranza, ci sono tanti bei motivi per essere italiani, per continuare a credere e sperare per questo Paese martoriato; storie di profonda e vera umanità.

 

Opera recensita: "Tutti i colori dell'Italia che vale" di Valentina Bisti

Editore: Rai libri, 2020

Genere: reportage, testimonianza

Ambientazione: Italia

Pagine: 256

Prezzo: 18,00 €

Consigliato: sì

Voto personale: 8.