simposio lettori copertina

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venerdì 31 dicembre 2021

RECENSIONE: FEDERICO PACE - LA LIBERTà VIAGGIA IN TRENO

Sinossi:

Londra-Parigi, Venezia-Atene, Cagliari-Olbia, Porto-Lisbona, Bergen-Oslo, Nizza-Marsiglia... Attraverso il Brennero e sull'orlo dell'Oceano. Città, mondi e vite che si incontrano sul filo di una ferrovia. Federico Pace riunisce in ciascun capitolo viaggi in treno che si assomigliano, come possono assomigliarsi i fratelli e le sorelle di una stessa famiglia. Qualcosa li tiene insieme, qualcosa di essenziale, eppure sono diversissimi tra loro. Per le geometrie con cui procedono, per le persone che incontrano e quelle che ti fanno incontrare, per i luoghi in cui ti portano e per i pensieri che ti fanno venire in testa. Racconti per tirare il filo di tante storie e riscoprire il viaggio nella sua forma più sublime, antica e modernissima. Perché quando si parte in treno, si parte davvero.

 

Commento:

Il viaggio, una delle cose che più ci manca in questo periodo di pandemia, è l'argomento centrale di questo libro in cui Federico Pace ci porta in giro per l'Europa… in treno. È questa la particolarità dei viaggi che ci descrive così bene, che si svolgono a bordo dei treni che collegano luoghi, persone, storie, vite, mondi. A bordo di quei treni sono salite persone comuni e celebrità, per quelle stazioni hanno transitato soldati, medici, bambini, nonni e nipoti… quei binari hanno visto guerre, amori, feste, lutti… e così, basta salire su un treno per essere in comunicazione con gli altri restando sempre se stessi. Un percorso affascinante fra la storia, la geografia, la cultura, la vita di un continente nel corso dei secoli. Consigliato.

 

Opera recensita: "La libertà viaggia in treno" di Federico Pace

Editore: Laterza, 2016

Genere: letteratura di viaggio

Ambientazione: Europa

Pagine: 196

Prezzo: 15,00 €

Consigliato: sì

Voto personale: 8.

      

RECENSIONE: PATRIZIA RINALDI - TRE, NUMERO IMPERFETTO (BLANCA OCCHIUZZI 02)

Sinossi:

Non è un fascicolo come gli altri quello che un giorno compare sulla scrivania del commissario Martusciello: il corpo senza vita del cantante napoletano Gennaro Mangiavento, in arte Jerry Vialdi, viene trovato allo stadio San Paolo di Napoli; il cadavere di una donna misteriosa al Bentegodi di Verona. I corpi composti in posizione fetale, l'assenza di segni di violenza, la sfida lanciata ai tutori della legge, metodo e follia nel celare in bella vista un segreto inconfessabile. La polizia brancola nel buio, ma non la sovrintendente Blanca Occhiuzzi: bellissima, senza vista dalla nascita, costretta dal buio che l'avvolge a percepire con gli altri sensi ciò che la circonda e i tremiti degli uomini. Sarà lei, questa volta, a prendere per mano Martusciello, e a guidarlo col suo intuito sensuale nel buio della mente dell'assassino. Una scrittura trasgressiva, allusiva, densa di misteri e doppi sensi, con una musicalità esotica, quasi esoterica.

 

Commento:

Attenzione, nella quarta di copertina c'è un errore significativo: Blanca non è "priva di vista dalla nascita", ma è ipovedente e lo è diventata a seguito di certe vicende. Detto questo, "Tre, numero imperfetto" è il secondo capitolo della saga di Blanca Occhiuzzi, quello in cui si cominciano ad approfondire i personaggi, i loro caratteri e le evoluzioni delle loro dinamiche interpersonali. Questa storia, francamente, mi è piaciuta meno rispetto alla precedente, l'ho trovata meno coinvolgente, ma anche questa è stata una buona lettura, propedeutica ai capitoli che verranno. Restano ferme le considerazioni che ho espresso nella recensione al primo volume, ossia l'importanza dell'ambientazione, la singolarità del linguaggio che è un po' la cifra distintiva dei gialli di questa serie, nonché la perfetta dimensione in cui è inserita Blanca rispetto al contesto. Da notare, in aggiunta, la grande musicalità che tutto, in questi gialli, contribuisce a creare: leggendo si ha quasi l'impressione di ascoltare un buon blues, ritmato, sincopato, vellutato ma incisivo e pregnante.

 

Opera recensita: "Tre, numero imperfetto" di Patrizia Rinaldi

Editore: E/O, 2012

Genere: giallo, seriale

Ambientazione: Napoli, Verona

Pagine: 192

Prezzo: 16,00 €

Consigliato: sì

Voto personale: 7,5.

      

RECENSIONE: PATRIZIA RINALDI - BLANCA

    Sinossi:

Il commissario Martusciello e l’ispettore Liguori sono alle prese con un caso spinoso: l’omicidio di un pregiudicato, due sparizioni, una donna ritrovata in un cratere e tutto sembra collegarsi. L’uno è un ostinato uomo del popolo, l’altro un piedipiatti che si da arie da aristocratico, ma è solo quando alla coppia si unisce Blanca, ipovedente specialista di intercettazioni che le indagini prendono il largo: bellissima, costretta dal buio che l’avvolge a percepire con gli altri sensi ciò che la circonda e i tremiti degli uomini. I tre scopriranno presto una trama criminale che dai vicoli della città vecchia arriva alle grandi piazze del centro, senza risparmiare nessuno, senza nessuna pietà.

 

Commento:

Pubblicato per la prima volta da Flaccovio Editore nel 2009 e ripubblicato da E/O nel 2013, Blanca è il primo volume della serie di gialli, scritta da Patrizia Rinaldi, con protagonista la soprintendente Blanca Occhiuzzi. Da questa serie di gialli è stata liberamente… molto, troppo liberamente tratta l'omonima serie tv andata in onda su Rai 1 tra fine novembre e metà dicembre. Uno e un solo merito ha, per quanto mi riguarda, la fiction: avermi fatto scoprire i gialli (al momento quattro con un quinto in uscita a breve) che, lo dico senza mezzi termini, sono di gran lunga migliori. Ma veniamo a questo primo romanzo: è il passe-par-tout che ci fa entrare nel mondo di Blanca, del commissario Martuscello – uomo di popolo, ironico, sagace e testardo – e dell'ispettore Liguori – che pur venendo da ambienti più altolocati ha scelto un mestiere che lo porta in strada, a mischiarsi con ben altra umanità. Ciascuno di loro, in combutta con gli altri personaggi – primo fra tutti Carità – contribuisce a creare un mondo pennellato con varie sfumature di colore ed ombra, con vaghi, occasionali, eterei lampi di luce, gentilezza, cuore. In questo mondo incerto ed infido si muove sicura Blanca Occhiuzzi, ipovedente e molto conscia di sé, delle proprie capacità, bisogni e possibilità (contrariamente alla Wonder woman tratteggiata nella fiction). La protagonista della storia è lei, certo, ma la sua comparsa sulla scena è magistralmente calata nel contesto: Blanca non è mai primadonna, mai presenza ingombrante o sproporzionata rispetto agli altri personaggi; Patrizia Rinaldi riesce a farla risultare naturale nel proprio posto di lavoro e nell'ottica di un'indagine e della soluzione di un caso. L'altra grande protagonista di questo giallo – e di questa serie – è Napoli, anzi Napoli e Pozzuoli trattate come unicum, l'una che si allunga e ingloba l'altra come in uno stato mentale più che un luogo geografico. L'ambientazione gioca qui un ruolo importantissimo perché è parte della mentalità dei personaggi, né determina pensieri, pulsioni, approcci e movimenti e non può davvero essere ignorata o, peggio, sostituita con una qualunque città di mare. Altra componente fondamentale che rende unici i gialli della Rinaldi è il linguaggio: uno stile particolarissimo, estremamente barocco, ricercato sì, ma al contempo passionale, centrato, preciso. Ecco, questo può essere un particolare ostico, all'inizio, nella lettura, ma ben presto la difficoltà iniziale si supera perché è impossibile non immergersi nel contesto e lasciarsi prendere dall'incedere della storia. Decisamente una bella scoperta è stata, per me, questa serie di gialli così singolari ed inconsueti, così bella che ho già letto il secondo volume e presto procederò con gli altri.

 

Opera recensita: "Blanca" di Patrizia Rinaldi

Editore: E/O, 2013 – prima ed. Flaccovio, 2009

Genere: giallo, seriale

Ambientazione: Napoli

Pagine: 208

Prezzo: 9,99 (ed. 2013)

Consigliato: sì

Voto personale: 8,5.

 

giovedì 30 dicembre 2021

RECENSIONE: KAZUO ISHIGURO - NON LASCIARMI

    Sinossi:

Non lasciarmi è prima di tutto una grande storia d'amore. È anche un romanzo politico e visionario, dove viene messa in scena un'utopia a rovescio che non vorremmo mai vedere rea-lizzata. È uno di quei rari libri che agiscono sul lettore come lenti d'ingrandimento: facendogli percepire in modo dolorosamente intenso la fragilità e la finitezza di qualunque vita.

Kathy, Tommy e Ruth vivono in un collegio, Hailsham, immerso nella campagna inglese. Non hanno genitori, ma non sono neppure orfani, e crescono insieme ai compagni, accuditi da un gruppo di tutori, che si occupano della loro educazione. Fin dalla piú tenera età nasce fra i tre bambini una grande amicizia. La loro vita, voluta e programmata da un'autorità superiore nascosta, sarà accompagnata dalla musica dei sentimenti, dall'intimità piú calda al distacco piú violento. Una delle responsabili del collegio, che i bambini chiamano semplicemente Madame, si comporta in modo strano con i piccoli. Anche gli altri tutori hanno talvolta reazioni eccessive quando i bambini pongono domande apparentemente semplici. Cosa ne sarà di loro in futuro? Che cosa significano le parole «donatore» e «assistente»? E perché i loro disegni e le loro poesie, raccolti da Madame in un luogo misterioso, sono cosí importanti?

 

Commento:

"Non lasciarmi" è una distopia di quelle serie, realistiche, fatte bene. È un libro che affronta molti temi evergreen e di stretta attualità quali l'amicizia, l'amore, la genitorialità, il sesso e persino la malattia. Questi, almeno, sono i temi che scorgiamo ad una lettura più o meno superficiale, ma ad un livello più profondo ce ne sono altri, quali ad esempio l'autodeterminazione, la conoscenza, la possibilità di decidere del proprio futuro e di conoscere le proprie radici. È la storia di tre amici, raccontata da Kathy, una di loro, che crescono insieme e si conoscono a fondo a partire dall'infanzia sino all'età adulta. Affrontano insieme tutte le fasi della vita e sono testimoni della crescita l'uno degli altri. Attraversano diversi periodi, com'è normale che sia, ma tra alti e bassi il loro legame rimane saldo fino all'età adulta, fino al momento delle "donazioni". Di cosa si tratta? È qualcosa che scoprirete – forse – leggendo, perché è uno degli elementi di mistero che regge la distopia. Quanto a me, avevo letto recensioni entusiastiche di questo libro e, spinta dall'ottimo (secondo me migliore di questo) Klara e il sole, avevo un bel po' di aspettative. Invece, purtroppo, Non lasciarmi non è riuscito a coinvolgermi: ho fatto fatica a proseguire nella lettura che è diventata più scorrevole e meno nebulosa solo verso la fine. Mi sento comunque di consigliare questo romanzo per i temi trattati e perché so che a qualcuno che apprezza le distopie più di me potrebbe piacere.

 

Opera recensita: "Non lasciarmi" di Kazuo Ishiguro

Editore: Einaudi, 2005

Traduttore: Paola Novarese

Genere: distopico

Ambientazione: Gran Bretagna

Pagine: 304

Prezzo: 13,00 €

Consigliato: sì

Voto personale: 7.

      

RECENSIONE: EDITH BRUCK - IL PANE PERDUTO

    Sinossi:

"Racconta, non ci crederanno, racconta, se sopravvivi, anche per noi"

Per non dimenticare e per non far dimenticare, Edith Bruck, a sessant'anni dal suo primo libro, sorvola sulle ali della memoria eterna i propri passi, scalza e felice con poco come durante l'infanzia, con zoccoli di legno per le quattro stagioni, sul suolo della Polonia di Auschwitz e nella Germania seminata di campi di concentramento. Miracolosamente sopravvissuta con il sostegno della sorella più grande Judit, ricomincia l'odissea. Il tentativo di vivere, ma dove, come, con chi? Dietro di sé vite bruciate, comprese quelle dei genitori, davanti a sé macerie reali ed emotive. Il mondo le appare estraneo, l'accoglienza e l'ascolto pari a zero, e decide di fuggire verso un altrove. Che fare con la propria salvezza? Bruck racconta la sensazione di estraneità rispetto ai suoi stessi familiari che non hanno fatto esperienza del lager, il tentativo di insediarsi in Israele e lì di inventarsi una vita tutta nuova, le fughe, le tournée in giro per l'Europa al seguito di un corpo di ballo composto di esuli, l'approdo in Italia e la direzione di un centro estetico frequentato dalla "Roma bene" degli anni Cinquanta, infine l'incontro fondamentale con il compagno di una vita, il poeta e regista Nelo Risi, un sodalizio artistico e sentimentale che durerà oltre sessant'anni. Fino a giungere all'oggi, a una serie di riflessioni preziosissime sui pericoli dell'attuale ondata xenofoba, e a una spiazzante lettera finale a Dio, in cui Bruck mostra senza reticenze i suoi dubbi, le sue speranze e il suo desiderio ancora intatto di tramandare alle generazioni future un capitolo di storia del Novecento da raccontare ancora e ancora.

 

Commento:

La scrittrice Edith Bruck, ormai una degli ultimi superstiti alla tragedia dell'Olocausto, ci regala, in questo romanzo autobiografico, pagine commoventi, dure, diverse da molte delle testimonianze che abbiamo letto e conosciamo su quel periodo. Perché Edith Bruck non si "limita" a raccontarci il lager: parte dalla sua infanzia, racconta con candore la bambina che era, la sua famiglia, l'addensarsi delle nubi sempre più nere del razzismo e dell'antisemitismo nel suo Paese, l'Ungheria. Poi ci porta con sé nell'esperienza straziante della deportazione, della lotta per la sopravvivenza, ma invece di chiudere lì il suo racconto, ci porta ancora oltre, ad un'altra sofferenza, più lunga e penetrante: quella di non essere capita, di non sapere che fare di se stessa e della propria salvezza, come giustamente dice la quarta di copertina. Cosa succede quando si sopravvive ad un genocidio? Succede che ci si scontra con l'indifferenza, l'abbandono, il rimprovero e il rifiuto di chi non vuole sapere, non vuole ascoltare, vorrebbe dimenticare e rimuovere ciò che non ha vissuto. E allora cosa rimane a chi resta? Dove e come ricostruirà la sua vita? Dove e con chi proverà a rimettere radici? Questo ci racconta in più Edith Bruck: come sopravvivere al dopo, come andare oltre il lager senza dimenticarlo e trovando, anzi, la forza per raccontare a chi non crede.

 

Opera recensita: "Il pane perduto" di Edith Bruck

Editore: La nave di Teseo, 2021

Genere: autobiografico

Pagine: 128

Prezzo: 16,00 €

Consigliato: sì

Voto personale: 8.

 

  

mercoledì 29 dicembre 2021

RECENSIONE: SARA NISHA ADAMS - LA BIBLIOTECA DEI GIUSTI CONSIGLI

Sinossi:

Scegli un libro. Mettiti comodo. Un viaggio straordinario sta per cominciare.

La giovane Aleisha è tutto fuorché una lettrice accanita. Da tempo, non si fida più dei libri perché l'hanno delusa. Eppure, il caso vuole che rimedi un lavoretto estivo in una biblioteca, dove l'unico modo per riempire i vuoti tra un avventore e l'altro è sfogliare qualche pagina. Un passatempo noioso se non fosse che una mattina compare Mukesh, un signore alla disperata ricerca di un contatto con la nipotina topo di biblioteca. L'uomo le chiede di consigliargli qualcosa da leggere e Aleisha pensa bene di cavarsela con una lista che ha trovato in fondo a un vecchio volume sgualcito. Ma si sbaglia. Perché Mukesh torna con l'intenzione di parlare dei romanzi che gli ha indicato. E lei non può far altro che dare un'altra possibilità alla lettura. Così, libro dopo libro, si accorge che ogni storia è capace di trasportarla lontano e di mostrarle il lato migliore della realtà: Il buio oltre la siepe la invita a guardare il mondo con occhi diversi; Orgoglio e pregiudizio le insegna che esiste la persona giusta per ognuno di noi, mentre Piccole donne le fa scoprire la forza della gentilezza e della solidarietà. Col passare dei giorni, Aleisha e Mukesh sperimentano il potere terapeutico della letteratura, che li avvicina e cura l'anima. E si rendono conto che i romanzi che leggono racchiudono un segreto inaspettato. Un segreto che ha a che fare con la biblioteca e che li legherà a doppio filo. Perché solo unendo le forze e diffondendo la passione per la lettura potranno portarlo alla luce e arrivare alla verità. L'esordio più conteso della fiera di Londra, La biblioteca dei giusti consigli è già un caso editoriale: venduto in oltre 20 paesi, ha conquistato il cuore del pubblico che, ancora prima della pubblicazione, ha dato il via a un passaparola mai visto prima. Sara Nisha Adams ci regala un romanzo che è un omaggio al mondo della letteratura. Alla magia universale delle storie che sanno come farci ritrovare la speranza e la fiducia in noi stessi. E creano potenti connessioni che vanno ben oltre la parola scritta.

 

Commento:

Se sei un'adolescente un po' chiusa in te stessa, hai una situazione familiare difficile con un ottimo fratello maggiore ma con due genitori assenti per motivi diversi, e per giunta non ami i libri, di sicuro non sarai particolarmente felice del lavoretto estivo in biblioteca che hai trovato… eppure lo fai, controvoglia, ma lo fai. Perché ne hai bisogno, perché ti permette di uscire di casa, di non pensare, di girare lo sguardo dalla tua vita per qualche ora. E se mentre sei lì che guardi il telefono con le cuffie alle orecchie ti si para davanti un signore anziano, di origine straniera, che è più impacciato di te, sembra non essere mai entrato in una biblioteca né tantomeno aver mai avuto contatti ravvicinati con un libro… e viene a chiederti consigli… beh, è matematico che ti sfogherai su di lui, sarai scontrosa, ma poi, dato che sei una brava ragazza, te ne pentirai. È quel che succede ad Aleisha, la diciassettenne co-protagonista di questo libro che un bel giorno d'estate incontra Mukesh, un signore emigrato dal Kenya ma di origini indiane che ha bisogno di consigli di lettura. Lui non sa cosa chiedere perché l'esperta di libri era sua moglie che è morta due anni prima, ma che gli manca tantissimo; lei, Aleisha, non sa cosa consigliare perché è proprio tanto che non legge libri… le viene, però, in aiuto una lista, compilata da un misterioso utente e lasciata dentro ad un libro. È una lista particolare, perché oltre ad indicare dei titoli che sembrano avere un filo conduttore comune, comincia con la frase "In caso di bisogno". Che vorrà dire? Chi mai potrebbe aver bisogno di un libro? E chi l'avrà compilata, poi, quella lista? Aleisha non lo sa, ma ne esistono diverse copie sparse a caso per tutta la città… o forse no, forse non c'è nessun caso? Lo scopriremo solo leggendo questo libro bellissimo che parla di incontri generazionali, depressione, seconde possibilità, ma soprattutto del potere salvifico dei libri! Piccola postilla: ho letto gran parte dei libri citati nella lista e… sono tutti bellissimi ed importanti!

 

Opera recensita: "La biblioteca dei giusti consigli" di Sara Nisha Adams

Editore: Garzanti, 2021

Traduttore: Claudia Marseguerra

Genere: narrativa straniera

Ambientazione: Inghilterra

Pagine: 384

Prezzo: 17,90 €

Consigliato: sì

Voto personale: 8,5.

  

RECENSIONE: MARIOLINA VENEZIA - ECCHECAVOLO. IL MONDO SECONDO IMMA TATARANNI

Sinossi:

I colleghi che si sentono in dovere di fare i simpatici a tutti i costi, le suocere impiccione, i tuttologi dell'ultimo minuto. Quelli che non si regolano durante il pranzo della domenica e quelli che chiedono «ti è piaciuto?» dopo aver fatto l'amore: nel suo mondo ideale Imma Tataranni non fa sconti a nessuno. Neanche a se stessa. Dopo il successo televisivo, la Dottoressa torna in libreria, ma non con una delle sue indagini: questa volta vuole dettare legge. Così, mentre risolve un caso o fa la spesa al supermercato, elabora le sue personali normative. Un libro divertente, struggente, pungente. Proprio come lei.

«Per loro individuò un rimedio che poteva definirsi contemporaneamente sanzione e cura: il calcio in culo».

In questa raccolta di leggi immaginarie, decreti e piccoli editti, architettati mentre fa la fila alla posta o risolve un caso, la Piemme piú chiacchierata di tutto il Centro Sud esprime la sua visione del mondo. Non com’è, naturalmente, ma come dovrebbe essere. Almeno secondo lei. Dalle misure per i proprietari di cani agli incentivi per chi è capace di starsene zitto, dal patentino per diventare madre alla lettera di motivazione per i turisti in visita nei Sassi di Matera, la Tataranni ne ha per tutti. Paradossale, insofferente, allergica ai luoghi comuni, ma anche capace di autocritica e autoironia, Imma si colloca di prepotenza fra i grandi pensatori di ogni epoca, da Platone a Cesare Beccaria. Immagina cosí una sua Società Ideale, un po’ dispotica, certo, ma con una profonda aspirazione alla giustizia. Legge dopo legge, intanto, prendono vita i personaggi che l’hanno accompagnata nei libri precedenti, il marito Pietro, la figlia Valentina, il bel Calogiuri, le compagne di scuola e tutta la Procura. Emergono in filigrana pensieri e desideri inconfessabili, idiosincrasie, debolezze, aneddoti inediti e segreti del Sostituto Procuratore che passando dai romanzi alla fiction di Rai 1 ha conquistato tanti cuori. Imma salta fuori dalla pagina grazie a una scrittura briosa, dissacrante, personalissima e letteraria, che attraversando il genere poliziesco e la commedia racconta la nostra società, le sue storture e il coraggio di tante straordinarie donne comuni.

 

Commento:

Tra una legge e l'altra, tra un'incombenza familiare e una sfuriata alla Moliterni, è un vero piacere ritrovare Imma Tataranni, stavolta solo in parte in veste di Sostituto Procuratore, ma per lo più in una veste diversa: quella di legislatrice maxima. Perché, diciamoci la verità: potendo, chi di noi non prenderebbe il mondo e lo stravolgerebbe in base a come dovrebbe andare secondo i propri canoni, non prima di aver assestato, qua e là, una serie di "calci in culo" punitivi? Ecco, lei, Imma, può… e lo fa. Nella sua testa, certo, ma comunque per noi è un piacere leggere i suoi pensieri riportati qui con una verve narrativa spassosa e irriverente. Le indagini trovano un posto marginale in queste pagine, infatti – contrariamente agli altri della serie – questo libro non è un giallo, ma fidatevi, vi mancheranno meno di quanto crediate. O forse, dopo aver letto questo pamphlet esilarante, leggerete i gialli che arriveranno con ancora maggiore partecipazione. Non leggete questo libro, però, se non avete ancora letto i precedenti: i riferimenti sono tanti e potreste guastarvi la lettura delle storie collegate.

 

Opera recensita: "Ecchecavolo. Il mondo secondo Imma Tataranni" di Mariolina Venezia

Editore: Einaudi, 2021

Genere: narrativa italiana

Pagine: 168

Prezzo: 15,00 €

Consigliato: sì

Voto personale: 8.

  

RECENSIONE: OLIVIA RUIZ - FINCHè TUTTO RESTA NASCOSTO IN UN CASSETTO

    Sinossi:

Ci sono segreti che non aspettano altro che essere svelati.

Il vecchio comò in legno, con i suoi dieci cassetti colorati, è lì, nel centro della stanza. La donna ne è affascinata da quando era una bambina, ma non ha mai avuto il permesso di toccarlo. Era l'unico segreto di nonna Rita, l'unica cosa che non condividevano. Eppure, ora che l'anziana non c'è più, è lei ad averlo ricevuto in eredità, senza un'apparente spiegazione. Per questo, quando si avvicina alle serrature, sente il coraggio venirle meno, come se qualcosa di speciale stesse per accadere. Ed è così. In ciascun cassetto si cela un oggetto. Un oggetto ordinario che racconta molto più di quello che è. Racconta una storia che le parla della nonna come non l'ha mai conosciuta. Ci sono una medaglietta del battesimo, una chiave, un quaderno di poesie, un atto di nascita, un sacchetto di semi, un foulard azzurro, un biglietto del treno, un barometro e una busta da lettere. Ogni oggetto nasconde una vita intera. Ogni oggetto custodisce un amore profondo, frantumato dalla furia franchista, una donna rimasta sola e incinta che vede la felicità sfuggire sempre più lontano, ma non per questo si arrende. Quella donna era Rita. Solo adesso, lei capisce il vero significato degli insegnamenti della nonna. Solo adesso sa che deve fare in modo che si trasformino in azioni per cambiare la sua vita. Solo adesso decide di avere un suo comò pieno di oggetti importanti, che svelino al mondo la donna che vuole diventare. Perché il monito di Rita abbia un'eco infinita.
Il libro rivelazione dell'anno in Francia. A poche settimane dall'uscita, ha conquistato i primi posti delle classifiche accanto a grandi nomi come Joël Dicker e Guillaume Musso. La stampa più autorevole l'ha adorato. Ispirandosi in parte alla vita della nonna, Olivia Ruiz ha scritto un romanzo per chi crede che ci sia sempre tempo per dare un passo nuovo all'esistenza, che sono le piccole cose a fare la differenza, che bisogna ridare il giusto valore a ciò che ci circonda.

 

Commento:

"Finché tutto resta nascosto in un cassetto" è un bel romanzo d'esordio che ci porta al confine tra Spagna e Francia negli anni della Guerra Civil, appena prima dell'ascesa al potere di Francisco Franco. È qui che viene catapultata una giovane donna francese del presente, che si ritrova con apprensione, aspettativa, curiosità, ad aprire per la prima volta il vecchio comò in legno di sua nonna Rita. Aprendo i cassettini che per una vita e più erano rimasti serrati e proibiti a tutti, la donna ripercorre con emozione e commozione la storia di vita di sua nonna, una storia fatta di rinunce, amore, ribellione e guerra. Una storia testimoniata dagli oggetti conservati con cura che, come un filo d'Arianna, ci parlano di lei. Ancora bambina, Rita ha vissuto con le sue sorelle la guerra, la fuga dalla Spagna, il rifugio in un Paese straniero ed ostile, l'incontro con altri connazionali, la difesa strenua del proprio io ed insieme la ricerca di un'invisibilità, di un'uguaglianza tanto agognata. E poi l'amore, quello vero, totalizzante e fulmineo che, però, le viene strappato via. Resta una traccia di questo sentimento ed a quella si aggrapperà Rita, ormai diventata giovane donna. A decenni di distanza da allora, sono tante le cose taciute che ora vorrebbe raccontare alla nipote, sono molti gli insegnamenti che vorrebbe tramandarle, specialmente perché la ragazza sta cercando di costruirsi, a fatica, la sua vita. Non potendo più farlo a voce, Rita affida la sua storia a quegli oggetti che tanto dicono di lei. Se dovessi definire questo libro con una parola, probabilmente userei l'aggettivo inglese "soft"… dolce, vagamente malinconico ma non opprimente, intenso ma non sconvolgente e con una vena di positività che, nonostante le vicende descritte siano anche tragiche nella loro dimensione reale, supera la tristezza ed apre alla speranza. Una lettura gradevole. Consigliato.

 

Opera recensita: "Finché tutto resta nascosto in un cassetto" di Olivia Ruiz

Editore: Garzanti, 2021

Traduttore: Sara Arena

Genere: narrativa straniera

Ambientazione: Spagna-Francia

Pagine: 176

Prezzo: 16,00 €

Consigliato: sì

Voto personale: 8.

  

martedì 28 dicembre 2021

RECENSIONE: MADELINE MILLER - CIRCE

Sinossi:

Circe: Ci sembra di sapere tutto della storia di Circe, la maga raccontata da Omero, che ama Odisseo e trasforma i suoi compagni in maiali. Eppure esistono un prima e un dopo nella vita di questa figura, che ne fanno uno dei personaggi femminili più fascinosi e complessi della tradizione classica. Circe è figlia di Elios, dio del sole, e della ninfa Perseide, ma è tanto diversa dai genitori e dai fratelli divini: ha un aspetto fosco, un carattere difficile, un temperamento indipendente; è perfino sensibile al dolore del mondo e preferisce la compagnia dei mortali a quella degli dèi. Quando, a causa di queste sue eccentricità, finisce esiliata sull'isola di Eea, non si perde d'animo, studia le virtù delle piante, impara a addomesticare le bestie selvatiche, affina le arti magiche. Ma Circe è soprattutto una donna di passioni: amore, amicizia, rivalità, paura, rabbia, nostalgia accompagnano gli incontri che le riserva il destino - con l'ingegnoso Dedalo, con il mostruoso Minotauro, con la feroce Scilla, con la tragica Medea, con l'astuto Odisseo, naturalmente, e infine con la misteriosa Penelope. Finché - non più solo maga, ma anche amante e madre - dovrà armarsi contro le ostilità dell'Olimpo e scegliere, una volta per tutte, se appartenere al mondo degli dèi, dov'è nata, o a quello dei mortali, che ha imparato ad amare.

 

Commento:

Circe… personaggio singolare, misterioso e affascinante. Discriminata tra le dee, temuta dai mortali, è a metà tra due mondi che non le appartengono completamente, ma dei quali incarna pregi e soprattutto difetti e di cui vive sentimenti e passioni. Sensibile e passionale, intelligente ma poco perspicace, testarda e paziente, in questa maga bistrattata eppure temuta non è difficile per ciascuno di noi riconoscere qualcosa di sé. Perché Circe è una dea, sì, ma è molto più umana, fallibile e volubile di quanto immagineremmo, o almeno così ce la descrive Madeline Miller che le dà voce in questo romanzo a lei dedicato. Un romanzo ricco di descrizioni, lento, soprattutto all'inizio, ma che – superate le prime cento-centocinquanta pagine – sa premiare regalando qualche emozione e portandoci a riflettere sulle miserie, la fallibilità, i difetti umani. Interessante… lento, ma bello.

 

Opera recensita: "Circe" di Madeline Miller

Editore: Sonzogno/Marsilio, 2019/2021

Traduttore: Marinella Magrì

Genere: letteratura straniera, mitologia

Pagine: 416

Prezzo: 19,90 €

Consigliato: sì

Voto personale: 8,5.

  

lunedì 27 dicembre 2021

RECENSIONE: ARTHUR SCHNITZLER - LA SIGNORINA ELSE

Sinossi:

Nell’opera di Schnitzler, La signorina Else è un’aria mirabile, che continua a suonare nell’orecchio di chi l’ha sentita anche una sola volta. Fin dalle prime battute, e poi sempre più trascinati sino alla fine, avvertiamo il battito tumultuante del sangue e delle parole che circolano nella testa di Else, l’adolescente «altera», vivida e appassionata. Incombe su di lei, sulle sue nervose vacanze alpine, una catastrofe familiare. E la madre stessa, con il tono mellifluo e patetico che si conviene alla stregoneria familiare, la invita a vendersi per salvare la famiglia. Tutto il testo di Schnitzler è nella reazione di Else a questa richiesta, vissuta prima come premonizione, quando la lettera della madre non è ancora aperta, e poi come sfida, una sfida mortale. Mai forse un altro narratore moderno era riuscito a fondere il monologo interiore, la fantasticheria, l’azione e il dialogo (e perfino la musica, nella scena culminante) in una simile intimità, dove ogni elemento è il fremente rovescio dell’altro. Non meno di Molly Bloom, Else si offre a noi dall’interno nelle sue minime oscillazioni psichiche, che qui affiorano con quella velocità mentale che la prosa quasi mai riesce a catturare. Ma – e questo è il più azzardato, il più felice artificio di Schnitzler – al tempo stesso la contempliamo dall’esterno e la sua presenza si impone a noi come quella di un’antica eroina.

 

Commento:

Cosa si può dire di questo breve, ma allucinante ed agghiacciante racconto di Schnitzler? Come lo si può descrivere? Con due sostantivi: follia e delirio. Sono questi i sentimenti che pervadono le pagine e che sferzano, sempre più incalzanti, il monologo di Else. La giovane, bellissima diciannovenne in vacanza con un cugino e una zia, è divisa tra l'attrazione e il bisogno di attenzioni che sente per il cugino e le profferte sgradite di un "farabutto con la voce vibrante". Una lettera – incommentabile – della madre la getta nella frenesia e nella confusione più totale, perché la costringe ad umiliarsi, lei così giovane eppure così conscia della propria bellezza. Combattuta tra i doveri di obbedienza alle assurde richieste della famiglia e l'istinto di autoconservazione, Else non vuole perdere se stessa e la propria dignità, ma il forte stress la conduce al deliquio. Una storia triste, allucinante, delirante, che culmina in un climax ascendente di angoscia e ingiustizia.

 

Opera recensita: "La signorina Else" di Arthur Schnitzler

Editore: Adelphi, ed. 1988, prima ed. originale 1924

Traduttore: Renata Colorni

Genere: narrativa straniera

Ambientazione: Svizzera

Pagine: 123

Prezzo: 11,00 €

Consigliato: sì

Voto personale: 7,5.

  

martedì 21 dicembre 2021

RECENSIONE: MARINA DI GUARDO - DRESS CODE ROSSO SANGUE

    Sinossi:

Cecilia Carboni ha venticinque anni e per buona parte della vita si è ritrovata a seguire, suo malgrado, i diktat imposti dal padre Alberto, uno dei più quotati avvocati milanesi. Proprio per volere suo, si è laureata in Giurisprudenza e ha iniziato il praticantato nello studio legale di famiglia. Il suo futuro sembra già delineato, quando un giorno le viene rivolta una proposta allettante: lavorare nel prestigioso showroom di Franco Sartori, uno degli stilisti più celebri al mondo. Lei, da sempre appassionata di moda, per una volta non ha esitazioni, e sceglie di darsi finalmente la possibilità di decidere da sola della propria vita, senza tener conto del parere degli altri, compreso quello del fidanzato Andrea, avvocato a sua volta e collaboratore di Alberto. La scelta si rivela azzeccata: Cecilia è brava, chiude contratti importanti, tanto che brucia le tappe, fino ad assumere un ruolo di rilievo alla Maison Sartori, nonostante Georgette Lazare, direttrice dello showroom, le remi contro.

Ma il destino ha in serbo per lei amare sorprese. Franco Sartori viene trovato assassinato in un cascinale in rovina. È chiuso in una custodia di seta dei suoi abiti da sera, ha una croce rovesciata incisa sul petto e, circostanza ancora più sconvolgente, il suo corpo è collocato dietro una sorta di altare allestito con gli inconfondibili elementi di una messa nera. Per Cecilia è l’inizio di una caduta verticale agli inferi. Sono le convulse settimane delle vendite primaverili, e lo showroom si popola non solo di clienti, ma anche di poliziotti, misteri, segreti insospettabili e purtroppo anche di nuove vittime, ancora in contesti inquietanti. Chi c’è dietro gli omicidi? E se fosse proprio Cecilia la prossima nella lista? L’abisso è pronto a inghiottirla, svelando verità che mai avrebbe immaginato.

Con il suo nuovo, adrenalinico thriller, Marina Di Guardo questa volta ci porta tra le mille luci (e ombre) del jet set milanese, dentro ai locali più esclusivi e ambigui della città della moda e giù in fondo al cuore, a volte nerissimo, dei suoi protagonisti.

 

Commento:

Devo dire che è raro, molto raro, che un thriller non mi piaccia, specialmente se l'argomento trattato o l'ambientazione sono di mio gusto… eppure è successo. Ed è successo con questo ultimo romanzo di Marina Di Guardo, Dress code rosso sangue, che ho trovato prevedibile, scontato, per nulla originale, oltre che – se devo dirla tutta – vagamente approssimativo nel linguaggio. È comunque un libro che si fa leggere e che regala un piacevole viaggio nel mondo della moda, intendiamoci, ma non va oltre la mera lettura d'evasione, che tenga compagnia in pomeriggi o serate noiose o abbacchiate. Spiace dirlo, ma sa tutto di già visto, il colpevole ha un'etichetta addosso che brilla da lontano, da almeno duecento pagine prima della fine, la protagonista è stereotipata così come gran parte dei personaggi. L'impressione è che l'autrice abbia voluto unire troppi mondi, troppi elementi che non è poi riuscita a far funzionare a dovere, non dando a nessuno – tranne alla moda – il giusto risalto e il dovuto approfondimento. Lettura d'evasione, dicevo, perché tutto qui rimane troppo in superficie, persino le emozioni. Leggibile, ma di certo non il meglio che abbia letto in fatto di thriller.

 

Opera recensita: "Dress code rosso sangue" di Marina Di Guardo

Editore: Mondadori, 2021

Genere: thriller

Ambientazione: Milano, Sicilia

Pagine: 324

Prezzo: 18,50 €

Consigliato: sì/no

Voto personale: 6,5.

  

domenica 19 dicembre 2021

RECENSIONE: SARAH MORGAN - IL NOSTRO PRIMO NATALE INSIEME

Sinossi:

Per Samantha ed Ella Mitchell il Natale è il periodo più importante dell'anno: un periodo in cui stare insieme, volersi bene e festeggiare. Più di tutto, vivere un buon Natale significa recuperare i momenti di felicità che non hanno potuto avere da bambine. Quest'anno, però, saranno costrette a comprare un regalo per un'ospite inattesa: la madre da cui hanno deciso di separarsi per sempre cinque anni prima. Ma quando lei si ripresenta di punto in bianco promettendo che questo Natale sarà diverso dagli altri, Samantha ed Ella accettano, se pur con riserva, di festeggiare tutte insieme... Gayle Mitchell è all'apice di una brillante carriera, ma il successo ha sempre un prezzo: nel suo caso, per raggiungerlo ha sacrificato il rapporto con le due fi glie. Non ha mai saputo dire o fare la cosa giusta con loro. Con il suo atteggiamento duro e distaccato voleva renderle più forti e indipendenti, invece è soltanto riuscita ad allontanarle da sé. Ma poi un incidente inaspettato le ricorda quanto la vita sia fragile e la costringe a riflettere e a tornare sui suoi passi. Così, mentre la neve scende sul primo Natale passato insieme dopo molto tempo, le donne della famiglia Mitchell impareranno che a volte affrontare il passato è l'unica via per guarire il cuore...

 

Commento:

"Il nostro primo Natale insieme" è un libro non impegnativo, ma neppure banale. È la classica lettura invernale, natalizia, che con la scusa di impegnare il tempo fra un pranzo luculliano e una serata a giocare a tombola, veicola messaggi positivi ed importanti. Quella di Gayle e delle sue figlie è una storia che sa di seconde possibilità, di scelte coraggiose e di rinascita. Una storia di errori fatti a fin di bene, di sensi di colpa, recriminazioni e segreti taciuti con ostinazione e vergogna, ma anche di renne, pupazzi di neve e biscotti alla cannella… il Natale è, per molti, un momento magico, in cui si può credere anche che i miracoli accadano e che la fantasia diventa realtà, ma per chi non vive una situazione felice può diventare un incubo o, alla meno peggio, un ulteriore motivo di disillusione. Sulla magia del Natale, sulle scelte coraggiose e sull'importanza di guardare avanti mettendo il proprio benessere al centro del proprio progetto di vita parla questo libro che si fa leggere con piacere e regala anche qualche sorriso. Leggero, ma piacevole. Consigliato, perché a Natale non si può essere seri, impostati e bacchettoni… bisogna anche lasciarsi andare un po'… o no?

 

Opera recensita: "Il nostro primo Natale insieme" di Sarah Morgan

Editore: Harper Collins, 2021

Traduttore: Paola Olivetto

Genere: narrativa straniera

Ambientazione: America-Scozia

Pagine: 352

Prezzo: 15,00 €

Consigliato: sì

Voto personale: 8.

      

giovedì 16 dicembre 2021

RECENSIONE: ABRAHAM B. YEHOSHUA - LA FIGLIA UNICA

Sinossi:

Siamo in una città del Nord Italia, durante le feste di fine anno a cavallo del millennio. Rachele Luzzatto è la figlia unica di una facoltosa famiglia ebraica. Curiosa e irrequieta, spiazzante osservatrice capace con i suoi commenti di ribaltare i luoghi comuni degli adulti, Rachele è però piuttosto confusa riguardo alla propria identità. Da un lato, per prepararsi alla cerimonia del suo Bat Mitzvah, deve impegnarsi nello studio della lingua ebraica, delle preghiere e dei precetti. Dall’altro, i suoi insegnanti la reputano adatta a interpretare il ruolo della Vergine Maria nella recita di Natale. A Rachele piacerebbe partecipare con i suoi compagni di scuola alla rappresentazione, peccato che il padre la pensi diversamente. Convinto della sua fede e dei suoi principî, il padre di Rachele non può accettare che la ragazzina impersoni proprio «la madre di Dio». Ma le ferme idee del padre non sono le uniche ad affollare (e disorientare) i pensieri di Rachele negli anni cruciali per la sua formazione. Ci sono i racconti, avventurosi e terribili insieme, del nonno paterno, spacciatosi per prete in un paesino di mare, per sopravvivere alle persecuzioni durante la seconda guerra mondiale; le convinzioni della nonna materna, atea dichiarata, o la fervente fede di suo marito, cattolico devoto. Quando poi, in quegli stessi giorni di festa e confusione, viene diagnosticata al padre una grave malattia, le inquietudini e le domande di Rachele diventano gli universali interrogativi di ogni essere umano di fronte al mistero. Con La figlia unica Yehoshua ci conduce con brio e freschezza a una protagonista e a un luogo insoliti per la sua produzione letteraria. È la prima volta che il grande scrittore israeliano ambienta una storia in Italia, un paese con cui ha una relazione speciale, e di cui si sente quasi «cittadino onorario». E come sempre, le sue parole sono le chiavi giuste per spalancare le gabbie dell’identità e dell’appartenenza.

 

Commento:

Quante volte, davanti al candore delle domande dei più piccoli, abbiamo tirato in ballo la locuzione "l'innocenza dei bambini"? Quante volte ci ha stupito il loro continuo chiedere "Perché"? La protagonista di questo libro non è più nell'età dei "Perché" instancabili e insuperabili, lei di anni ne ha undici, ma non ha ancora perso quel candore, quell'innocenza che la porta ad indagare, ad approfondire le cose che non le sono chiare e che gli adulti vorrebbero spacciare per verità assolute. Lei si chiama Rachele Luzzatto, frequenta le scuole medie in una città del Nord Italia e viene da un'importante famiglia di avvocati ebrei. Lei stessa è ebrea, si sta preparando al Bat Mitzvah, la cerimonia che segnerà il suo passaggio all'età della responsabilità, perciò studia la lingua e la cultura ebraica con impegno ed applicazione. Ma Rachele è una ragazzina intelligente, spigliata, anche giudiziosa ed assennata, ma soprattutto curiosa, perciò non capisce perché il padre sia contrario a che lei prenda parte alla recita scolastica nel ruolo della Madonna. Gli insegnanti vorrebbero che quel ruolo fosse suo perché è brava, ha una bella voce e i riccioli, ma suo padre non sente ragioni, non vuole che sua figlia, un'ebrea, rappresenti la madre di Dio. Da qui cominciano le tante domande che, durante le vacanze di Natale del 2000, Rachele pone a se stessa ed alla sua sgangherata e confusionaria famiglia. Come reagisce, una ragazzina sballottata e divisa fra più culture, a una tale quantità di sollecitazioni spesso contraddittorie? Reagisce tirando fuori una bella personalità – anche prima dei suoi coetanei – e soprattutto attraverso il buonsenso. È proprio ragionando con la sua testa che Rachele trova le risposte che gli adulti, troppo presi dal difendere le loro posizioni più per partito preso che per idee acquisite, non sanno o non vogliono darle. E questa ragazzina trova – a suo modo - risposte provvisorie anche a cose molto più grandi di lei come quell'"appendice" che suo padre da poco ha dentro la testa e che potrebbe portarglielo via. Le dicono di essere forte, ma non le spiegano perché. E allora Rachele capisce, sa che dovrà fare come sempre: farsi un'idea e ragionare con la sua testa, perché a volte quella degli adulti è troppo ingombra e fa fatica a ruotare nel modo giusto. E chissà che anche noi, in fondo, non possiamo prendere spunto da questa ragazzina così piccola eppure tanto sicura di sé. Lo stile di scrittura di Yehoshua non mi ha convinto né colpito granché, ma il messaggio fa molto, molto riflettere.

 

Opera recensita: "La figlia unica" di Abraham B. Yehoshua

Editore: Einaudi, 2021

Traduttore: Alessandra Shomroni

Genere: narrativa

Ambientazione: Italia

Pagine: 168

Prezzo: 18,00 €

Consigliato: sì

Voto personale: 7,5.

  

RECENSIONE: PAJTIM STATOVCI - GLI INVISIBILI

Sinossi:

Si innamorano già dal primo incontro, seduti al tavolino di un bar. Arsim è albanese, Miloš serbo, vivono a Pristina, in Kosovo, a metà degli anni Novanta, studiano all'università. Per entrambi la cultura di provenienza rifiuta le relazioni tra uomini. Eppure la loro storia sembra perfetta, l'anima e il corpo, lo spirito e la carne, Romeo ha trovato Romeo. Anche se Arsim è sposato, a seguito di un matrimonio combinato voluto dai genitori. Di lì a qualche mese la guerra sconvolgerà le loro vite, serbi contro albanesi, milioni di profughi, una ferocia efferata che scatena il terribile naufragio di una nazione. Arsim e Miloš avevano un sogno, e quel sogno è impossibile. Arsim partirà con la famiglia verso un paese straniero, Miloš si arruolerà come medico, vivrà in pieno la disumanità della guerra. Il primo diventerà un marito violento, un padre tirannico, il secondo sembra sprofondare nell'oscurità. Storia di una grande passione che si infrange contro una realtà assurda e al tempo stesso atrocemente vera, Gli invisibili è un romanzo di rabbia e tenerezza spiazzanti che racconta in un unico sguardo l'amore e l'orrore e indaga con lucidità il ricatto implacabile dei desideri che ci torturano, perché «i sogni corrono dietro alle menzogne che diciamo a noi stessi». Come è possibile sopravvivere quando non puoi essere quello che sei, quando bisogna nascondersi dal mondo e nel mondo? È un quesito che vale ancora oggi, persino da noi, e in molti paesi d'Europa, e Pajtim Statovci ha la grazia di narrare la Storia nel riflesso dello specchio più intimo e nascosto, di affrontare paure e verità con una prosa luminosa e uno sguardo delicato, con un virtuosismo che eleva la sua arte in una dimensione che non ha tempo e luogo. La giuria del Finlandia Prize, il più importante premio letterario finlandese, ha scritto: «Questo è un romanzo che incanta grazie al potere della sua lingua. Una storia di umana follia, di perdita e crudeltà, ma anche di amore e devozione». Come già ne Le transizioni, Statovci si dimostra uno dei più innovativi e potenti romanzieri europei.

 

Commento:

La storia di Arsim e Milos, raccontata in queste pagine dense e disturbanti da Pajtim Statovci, è intensa ed ha il sapore amaro dell'ineluttabilità. È la storia di due uomini che si incontrano per caso, si notano, si piacciono, vivono una passione totalizzante e poi sono costretti a lasciarsi in fretta e furia, come se il tempo, i sentimenti, il turbamento, il coinvolgimento… tutto ciò che hanno vissuto insieme non contasse nulla, come se fosse stato un semplice incontro di una notte, uno scambio di piaceri e basta. A provocare questa brusca rottura è stato il mondo che, con prepotenza, ha rotto d'impeto la loro bolla scagliandoli lontano, catapultandoli in una realtà dolorosa, dura, che non fa sconti neanche agli innamorati. Il nemico del loro amore si chiama guerra, la guerra che nel 1995 ha messo di fronte due etnie contrapposte, gli albanesi come Arsim e i serbi come Milos, a contendersi un territorio piccolo, il Kossovo. Arsim è andato lontano, all'estero, con sua moglie in dolce attesa e la famiglia di lei, per non tornare in Kossovo prima del 2004; Milos, che studiava da medico, è rimasto e la guerra l'ha vissuta in prima persona, fino a rimanerne schiacciato nel corpo e nella mente. Si ritroveranno? Difficile rispondere, perché se anche fisicamente si rincontrassero, si riconoscerebbero? Saprebbero ricostruire la passione e la complicità interrotte? Cosa sarebbero diventati, nel frattempo, costretti alla lontananza fisica e mentale? Questa storia ci insegna come la guerra cambia le persone dal di dentro, come può lasciarle vive nel corpo, ma ammazzare brutalmente i loro sogni, rendendole diverse da se stesse. Un libro triste, sì, ma bellissimo.

 

 

Opera recensita: "Gli invisibili" di Pajtim Statovci

Editore: Sellerio, 2021

Traduttore: Nicola Rainò

Genere: narrativa straniera

Ambientazione: Kosovo, Nord Europa

Pagine: 232

Prezzo: 16,00 €

Consigliato: sì

Voto personale: 8.

  

RECENSIONE: ABDULRAZAK GURNAH - SULLA RIVA DEL MARE

Sinossi:

Dall'autore Premio Nobel per la Letteratura 2021.

Tra Oceano Indiano e Canale della Manica, Sulla riva del mare ci ricorda che il racconto e lo scambio di esperienze possono offrirci la possibilità di ritrovare noi stessi e gli altri.

Il sessantacinquenne Saleh Omar è un mercante di Zanzibar, richiedente asilo in Inghilterra. Sindbad dei giorni nostri, Omar lascia una terra dove il genio del male si è incarnato in governanti ladri provvisti di ogni forma di moderna violenza politica: campi di concentramento, armi e uno stuolo di cortigiani. Al suo arrivo a Londra, all'aeroporto di Gatwick, Omar mostra un visto non valido, rilasciato in patria da un suo parente e acerrimo nemico, Rajab Shaaban Mahmud. A Omar era stato suggerito di mostrare di non capire una parola di inglese, per cui l'assistente sociale che ha preso in carico il suo caso si trova costretta a chiedere la consulenza di un esperto di Kiswahili, uno dei dialetti dell'Africa Orientale: per ironia della sorte, l'interprete è Latif Mahmud, il figlio di Rajab, l'acerrimo nemico di Omar. L'uomo ha tagliato ogni ponte con la sua famiglia di origine dagli anni '60, quando ha chiesto asilo come rifugiato in Inghilterra, dove vive nella nostalgia della sua terra. Ora, Omar si trova faccia a faccia con Latif in una cittadina inglese sul mare. Entrambi rifugiati, con una origine e un destino che li accomuna. Il figlio del persecutore di Omar è anche la persona che può salvarlo e dargli finalmente una nuova vita. Dal premio Nobel per la Letteratura Abdulrazak Gurnah, un romanzo su due uomini che hanno scommesso tutto per cambiare vita, uno sguardo letterario implacabile sull'eredità dimenticata del mondo postcoloniale.

 

 

Commento:

Pubblicato per la prima volta in Italia nel 2002 e ripubblicato di recente, Sulla riva del mare è un bellissimo romanzo impegnativo, ricercato, introspettivo che ci invita a soffermarci su questioni sulle quali, probabilmente, riflettiamo tutti troppo poco. Chi sono i rifugiati, i richiedenti asilo? Da cosa fuggono? Quali sono le loro storie? Com'è stata la loro vita? E soprattutto, come si sentono ora che si ritrovano soli a dover chiedere rifugio, asilo, ospitalità ad un paese che non è il loro, spesso con barriere culturali e linguistiche non trascurabili? Tutte questioni difficili da affrontare perché spesso richiedono tempo, attenzione, sensibilità, sollecitudine, capacità di mettersi le scarpe dell'altro che noi, troppo presi dalla nostra vita, non vogliamo trovare. Questioni che spesso trattiamo come problemi che altri dovranno risolvere o pratiche da evadere e che aggiriamo usando parole come "immigrato", "profugo", "clandestino", di cui troppo spesso non conosciamo neanche il vero significato, figurarsi le implicazioni. Il libro di Abdulrazak Gurnah ci mette di fronte al fatto irrefutabile che prima delle etichette e delle pratiche da evadere ci sono sempre le persone. E le persone hanno sempre delle storie che meritano di essere ascoltate. Non facile, ma da leggere.

 

Opera recensita: "Sulla riva del mare" di Abdulrazak Gurnah

Editore: La nave di Teseo, 2021 (Prima ed. Garzanti 2002)

Traduttore: Alberto Cristofori

Genere: letteratura straniera

Ambientazione: Zanzibar-Inghilterra

Pagine: 384

Prezzo: 20,00 €

Consigliato: sì

Voto personale: 8.

  

mercoledì 8 dicembre 2021

CHRISTMAS IS COMING! 30 LIBRI DA REGALARE O REGALARSI A NATALE 2021

    8 dicembre… Christmas is coming! E sì, cari miei, Natale sta arrivando! Fatto l'albero e il presepe? Assaggiato il primo panettone? Accese le lucine natalizie? Ma soprattutto… avete pensato ai regali? Niente paura, come ogni anno torna l'appuntamento con i consigli letterari del Simposio dei lettori. Quale miglior occasione delle festività natalizie, quando tutto fa venir voglia di rincantucciarsi sotto le coperte con una tisana fumante, per leggere un buon libro? E se poi è un regalo, il piacere è doppio… ammesso che si scelga il libro giusto! E qui entro in gioco io. Anche per il 2021, tra le uscite dell'ultimo anno, ci sono storie per tutti i gusti. Ecco quelle che ho selezionato per voi!

 

Per chi ama la narrativa, i romanzi storici e le storie al femminile abbiamo

1.    Philippe Amar – Ho soffiato il mio desiderio fino al cielo, 368 pagine, voto 9,5: Ciò che più si ama, in queste pagine, è la delicatezza, la sensibilità e l'onestà con cui la storia di Victor -e di tanti bambini come lui – viene tratteggiata dall'autore: Victor è un bambino orfano, un violinista enfant prodige, un bambino adottato, ma è raccontato qui come un bambino normale… normale, con le corse a rotta di collo fino a scuola, per le piccole bugie dette a Tatie, per le reazioni a volte inconsulte ma perfettamente plausibili per la sua età e il suo vissuto… Un bambino che vive la sua condizione in maniera consapevole, che non ne viene schiacciato o fagocitato, ma che anzi, riesce a trovare la propria identità e a difendere le proprie scelte con una forza insospettabile e invidiabile.

 

2.    Kader Abdolah – Il sentiero delle babbucce gialle, 448 pagine, voto 8,5: Il sentiero delle babbucce gialle è un libro peculiare, delicato e appassionante che ci ammonisce sul bisogno di non esprimere facili giudizi sulle scelte altrui perché nessuno di noi, dall'esterno, può sapere da cosa siano state dettate. E' un libro coraggioso che è riuscito ad unire due anime dello stesso popolo, quella antica e quella moderna, in un mix affascinante e significativo. È un romanzo importante perché ci dà gli spunti giusti per approfondire la storia e la cultura di un Paese, l'Iran, così chiacchierato, spesso temuto, ma poco conosciuto.

 

3.       Gianluca Antoni – Io non ti lascio solo, 288 pagine, voto 9: Quella raccontata da Gianluca Antoni in Io non ti lascio solo è una storia bellissima, una storia di bambini ed adulti accomunati, fondamentalmente, da una cosa: la paura di restare soli. Sì, perché sbaglierebbe chi pensasse che la solitudine fa paura solo ai bambini: loro magari la manifestano con la paura del buio o col non voler andare in cantina/soffitta senza qualcuno che li accompagni, ma in realtà di questo si tratta… di non essere in grado di difendersi dagli accidenti che la vita ci pone dietro l'angolo. E si sa, in due (o più) si è più forti, no? Io non ti lascio solo è un racconto sull'amicizia, è un romanzo di formazione, ma è ben lungi dall'assumere toni moralistici o melensi: in molti passaggi del libro si ha proprio l'impressione di leggere un thriller psicologico se non persino un noir.

 

4.    Genki Kawamura – Non dimenticare i fiori, 319 pagine, voto 8,5: Non dimenticare i fiori è un romanzo apparentemente leggero, ma in realtà molto profondo, delicato e suggestivo che indaga il difficile rapporto tra genitori e figli. Con l'apparente levità tipica di molti autori giapponesi, Kawamura affronta temi difficili e quantomai intricati ed intimi quali la malattia, la vecchiaia, il ricambio generazionale, il passare da figli a genitori e contemporaneamente lo smettere di essere genitori con il sopraggiungere di malattie che attaccano i ricordi. Lo fa con grande tatto, Kawamura, ma anche con grande onestà e franchezza, conducendoci nelle vite e nei ricordi dei personaggi in punta di piedi, svelandocele poco a poco, per gradi. Una lettura sobria e gradevole, caldamente consigliata.

 

5.    Paulette Jiles – Notizie dal mondo, 256 pagine, voto 8,5: Quella raccontata da Paulette Jiles in queste pagine è una storia d'altri tempi, eppure a suo modo, estremamente attuale. È un romanzo Western, di chiara ambientazione storica, ma richiama temi importanti e molto sentiti anche nell'attualità. Notizie dal mondo è un bel romanzo che fa riflettere sull'importanza della fiducia, dell'incontrarsi a metà strada, dello scambio intergenerazionale, ma anche sulla questione spinosa ed attualissima della genitorialità: è più genitore chi mette al mondo o chi cresce ed accudisce un bambino? Ed ancora, la differenza fra culture, il voler imporre un cambiamento radicale a chi è abituato a vivere in un certo modo… sono tutte tematiche affrontate, qui, con delicatezza, quasi sfiorate con non curanza, ma comunque incisive e pregnanti. Veramente un buon libro, da leggere e magari anche da regalare.

 

6.    Victoria Mas – Il ballo delle pazze, 181 pagine, voto 9: Il ballo delle pazze, meglio dirlo subito, non tratta una tematica nuova o inedita, anzi, se c'è una caratteristica che non ha è proprio l'originalità. Tuttavia è un romanzo che conquista ed avvince sin dal primo rigo, probabilmente complice anche una prosa estremamente cinematografica, l'uso di frasi brevi e del tempo presente, che proietta il lettore direttamente dentro la scena, come se se la vedesse scorrere davanti. Impossibile, perciò, non essere toccati nel profondo dall'ingiustizia, dai soprusi, dall'assoluto sprezzo per la dignità delle donne internate alla Salpétrière, trattate alla stregua di cavie, esperimenti, animali da circo e mai, mai come persone. Deve arrivare la giovane e sicura Eugénie a rompere gli equilibri e piegare anche gli animi più rigidi… Quella di Eugénie e Jénevieve, di Louise, Thérèse e di tutte le altre è una storia realmente accaduta: forse non avevano questi nomi, ma tante donne, nell'Ottocento e non solo, venivano internate, rinchiuse, dimenticate dalla famiglia, dagli uomini o da altre donne che decidevano per loro, che stabilivano cosa e come bisognasse essere. Troppe donne si sono viste negare la vita, oscurare i sogni, privare della libertà solo perché diverse da ciò che ci si sarebbe aspettati da loro. Consigliato a tutti, non solo alle donne.

 

7.       Marilù Oliva – Biancaneve nel Novecento, 352 pagine, voto 9: Quanto c'è di non detto nell'animo di una donna? Quante ferite, umiliazioni, insoddisfazioni ingoiate con sorsate amare di quieto vivere l'hanno resa quella che è? Cosa c'è dietro la sciantosa dalla piega perfetta, la vecchina che prepara biscotti e infusi alla frutta in una terrazza piena di fiori, la giovane che cede all'illusione momentanea e chimica in cambio di pezzi di sé? C'è tutto, un tutto che non si vede ad una prima occhiata, che sfugge agli occhi giudicanti di moralisti e perbenisti. Due voci, quelle di Bianca e Lili, tormentate e fievoli che racchiudono la forza di chi credeva di non farcela, ma non ha mai smesso di lottare e alla fine ce l'ha fatta. Due delle tante voci di donne raccolte dall'abile penna di Marilù Oliva che, con maestria e grande sensibilità, tratteggia il buio dell'animo umano donandogli luce. Non solo Bianca e Lili, dunque, ma anche Candi, Manu, Dina, Rosa, la moglie di Gennà, Sophie… tutte voci deboli, se prese singolarmente, ma che se unite sono in grado di creare un coro di armonia: cantare la sofferenza, a volte, procura gioia e favorisce la rinascita.

 

8.    Laetitia Colombani – Il palazzo delle donne, 288 pagine, voto 8: Il palazzo delle donne è un gradevolissimo romanzo al femminile nato dalla penna di un'autrice molto promettente e sensibile. Si tratta di una storia ripartita su due piani temporali, uno risalente al 1926 e l'altro riguardante l'oggi; entrambe le parti della storia sono ambientate a Parigi, in entrambe le donne hanno un ruolo preponderante e in entrambe c'è di mezzo la voglia di fare del bene, di accogliere ed aiutare e tutto ruota attorno ad un palazzo, Le palais de la femme. Due storie, due epoche, due delle tante facce della povertà che si compensano e alleviano il dolore. Una storia raccontata con semplicità e grande onestà, un libro da leggere.

 

9.    Graham Moore – Gli ultimi giorni della notte, 432 pagine, voto 9: questo romanzo storico non solo è accurato nel riportare una ricostruzione realistica dei fatti narrati, ma è davvero appassionante da leggere.  Di cosa parla questo romanzo? È presto detto: parla di luce, luce elettrica, ma anche di invenzioni, scoperte, ambizione e genio. Tutti noi ci siamo chiesti, almeno una volta ad ogni black out elettrico, come sarebbe la nostra vita senza elettricità, ma quanti di noi si sono mai chiesti com'è arrivata l'energia elettrica nelle case dei nostri avi? Come ha cambiato la loro vita? Basta fare un salto ideale nelle strade di una notte newyorchese nel 1888 per scoprirlo.

 

10.   Valeria Usala – La rinnegata, 208 pagine, voto 8,5: La rinnegata, il bel romanzo d'esordio della scrittrice sarda Valeria Usala, è la storia di un coraggio profondo, radicato, convinto, che si tramanda più e meglio dei geni, del sangue, dei lineamenti, della storia di una vita non vissuta insieme. Maria, Teresa, Gavina, Maddalena… donne di età diverse accomunate da quell'ardimento che le spinge a tenere alta la testa anche davanti ai soprusi, a non piegarsi all'interesse, alla tentazione, al sopore, al rancore. Coraggio di essere se stesse, si chiama, ed è quello che dà loro la forza di essere diverse. Diverse da come gli altri vorrebbero che fossero, di opporsi ad una comunità che cerca di piegarle con l'arma più potente, il pregiudizio. Il pregiudizio è un'arma pericolosa perché è infido, si annida nelle menti fino a corroderle, si cela dietro un falso sorriso, si maschera dietro un'attenzione non richiesta, si potenzia passando di bocca in bocca facendosi legge inderogabile, sentenza di condanna, sputo vischioso che insozza di sé ciò che era limpido. Con una scrittura potente, fatta di immagini vivide e sentimenti forti raccontati da parole precise, Valeria Usala racconta una storia antica che sa di caldo, quiete e vento, di strade silenziose ed ombre dietro le persiane, di lingue di fuoco e parole come serpenti. Quella raccontata in queste pagine è una storia intensa che parla di donne, uomini, comunità e pregiudizi e che, per questo, non può andare dimenticata.

 

11.  Phan Que Mai Nguyen – Quando le montagne cantano, 384 pagine, voto 9: Quando le montagne cantano è un romanzo bellissimo, commovente e scritto divinamente. È la storia di un Paese, il Vietnam, lacerato da guerre, rivoluzioni, faide interne e ingerenze esterne durate per decenni e i cui effetti sono ricaduti pesantemente sulla popolazione. Una storia drammatica raccontata da tre generazioni di donne e uomini che, pur combattendo ogni giorno, su vari fronti, per sopravvivere, non hanno mai ceduto alla disperazione e allo sconforto. Anche davanti alla sfortuna e alla miseria più nera sono riusciti a non perdere quel minimo di speranza che li spingesse a voler andare avanti, un passo dopo l'altro, vivendo di niente, vedendosi strappare pezzi di cuore, eppure continuando ad avanzare senza smettere di crederci.

È una storia straziante e dolcissima, quella raccontata a due voci da Huong e sua nonna Dieu Lan, una storia che ci invita a non abbatterci mai, a coltivare la speranza, a guardare il cielo ed affidargli sogni e rimpianti. Una storia che ci porta a calarci a capofitto in una cultura molto diversa dalla nostra, che tuttavia affascina e desta ammirazione perché instilla forza d'animo e – come diremmo oggi con un termine abusato – resilienza. Quando le montagne cantano è un bellissimo romanzo storico che getta uno sguardo accorato e partecipe alle vicende storiche, militari e politiche del Vietnam dagli anni 30 agli anni 80 del Novecento e, al contempo, ci fa vivere una saga familiare appassionante e coinvolgente. Consigliato? Decisamente sì.

 

12.  Emma Donogue – L'influenza delle stelle, 320 pagine, voto 8,5: Siamo a Dublino, nel 1918. La città è fiaccata dalla guerra, dalla povertà, dalle lotte politiche e sociali interne e, come se non bastasse, un morbo sconosciuto imperversa in ogni angolo falciando vite su vite. Julia è un'infermiera esperta che, una levatrice che in questo periodo così concitato e disastroso, lavora in un minuscolo reparto denominato proprio "Maternità/febbre", che ospita le pazienti gravide colpite dall'influenza. Julia è sola in reparto, fa turni massacranti, ogni giorno lotta contro il Tutt'ossa, la morte che viene a reclamare nuove vittime fra le madri e i neonati. Quel giorno, quel 31 ottobre 1918, ad aiutarla arriva una giovane volontaria inesperta ma volenterosa e vitale, una rossa, una popolana, un'orfanella che ben presto si rivelerà indispensabile per l'infermiera. La storia si svolge nellarco di tre giorni, tre giorni cruciali per Julia, Bridie, le pazienti e i loro piccoli… tre giorni intensi in cui la vita di tante donne cambierà profondamente. Nel raccontarci dettagliatamente il suo lavoro in ospedale, Julia trova il modo di farci entrare a pieno nella realtà devastante dell'Irlanda in quegli anni, fra contraddizioni, interrogativi, pregiudizi e tanta, tanta miseria. Un romanzo storico toccante, intenso, bellissimo, capace di commuovere senza scadere nel melenso. Una storia di altruismo, vita, morte e speranza, una storia di lotta, ribellione, stoicismo e abnegazione. Da leggere, consigliata soprattutto alle donne.

 

13. Susy Galluzzo – Quello che non sai, 240 pagine, voto 9,5: Può, una madre, arrivare a detestare sua figlia? Può arrivare ad ingaggiare una lotta di sopravvivenza con il sangue del suo sangue? Può, un bel giorno, decidere che basta così, che non ce la fa più, che è ora di riprendersi la propria vita? E d'altra parte, fino a che punto una figlia può pretendere attenzioni, comprensione, abnegazione dalla propria madre? Domande che parrebbero inconcepibili, persino innaturali, folli a chiunque di noi non si sia trovato nella situazione di Michela, la protagonista e voce narrante del libro, e di sua figlia Ilaria. Ma leggetela, la sua storia, provateci… e vi assicuro che non vi sarà poi così facile rispondere. Un romanzo profondo, intenso, scritto in una forma originale e toccante, una storia che si distingue dalla massa e non si fa dimenticare facilmente. Di pregi ne ha molti, ma su tutti quello che ho apprezzato di più è proprio l'avermi messa in condizione di non riuscire a decidere da quale parte stare e, quindi, di avermi di fatto impedito di giudicare. E non accade proprio così nella vita reale? Non accade, forse, di ritrovarsi a dar ragione alla figlia e alla madre e, egualmente, torto ad entrambe? E, prima ancora, chi siamo noi per giudicare le vite e le scelte altrui?

 

14. Valérie Perrin – Tre, 624 pagine, voto 9: E' una storia intensa, profonda, ricca di intrecci e sottotrame, raccontata però con la semplicità e la franchezza di chi si approccia alle cose, alle storie, alle vite altrui con umiltà, cercando di conoscerne e raccontarne il più possibile lasciandosi stupire dall'inatteso, instillando nel lettore la curiosità genuina di sapere cosa succederà ai personaggi. Personaggi che, anche in questo romanzo, sono tridimensionali: li conosciamo approfonditamente, dall'infanzia fino all'età adulta in un ciclo di flash-back che aumentano la curiosità e ci permettono di completare la loro conoscenza passo passo, con una piccola tessera in più ad ogni giro. La scrittura di Valérie Perrin è sempre misurata, curata, ricercata, con i dettagli al punto giusto, nessuna sbavatura, nulla di superfluo. Leggere i suoi libri significa inoltrarsi in microcosmi, vite, realtà anche difficili o inconsuete che si conosceranno poco a poco e forse mai del tutto, come del resto accade nella vita vera quando si arriva in un luogo sconosciuto o ci si imbatte nelle vite altrui. Tre è un romanzo corposo che si fa leggere gradevolmente, che emoziona e, sebbene forse non tocchi il cuore come il romanzo precedente, lascia comunque la sensazione - a libro chiuso - di aver letto una bella storia che ci dà qualcosa da far sedimentare e su cui, magari, riflettere a tempo debito.

 

15.  Natalie Haynes – Il canto di Calliope, 320 pagine, voto 9: Guerra, un sostantivo femminile per indicare un'attività da sempre considerata prerogativa maschile… Una narrazione parziale, viziata, sicuramente miope, ma imperitura. Negli ultimi anni sono stati tanti gli autori che, con risultati più o meno apprezzabili, hanno provato a cambiare le cose, a dar voce alle donne dei poemi epici. Lo ha fatto, con quest'ottimo romanzo, anche Natalie Haynes che non prende in esame solo un singolo poema epico – e questo è uno dei pregi più grandi di quest'opera – ma l'intera epica greca raccontata nei secoli, compresi i riferimenti contenuti in autori latini successivi. Le donne che vissero la guerra di Troia rivivono in queste pagine ritrovando la loro voce: una voce forte, potente, che cattura ed avvince riavvicinando, al contempo, le donne dell'antichità con quelle di oggi. I sentimenti provati, infatti, emergono chiaramente e non è difficile ritrovarvisi: tutte siamo madri, figlie, sorelle… forse non saremo dee, ma anche le dee provano sentimenti a noi ben comprensibili. Il canto di Calliope è una lettura appassionante ed interessante anche perché permette di conoscere personaggi minori, meno noti, ma che hanno comunque qualcosa da dire. Un'ottima lettura per tutte le stagioni: vi assicuro che, persi come sarete nelle pagine, anche il caldo o il freddo vi sembreranno un po'  più sopportabili.

 

16.   Djaili Amadou Amal – Le impazienti, 224 pagine, voto 9: Ramla, Hindou, Safira. Tre donne, tre vite, tre storie intrecciate ed accomunate da un destino già segnato e indipendente dalla loro volontà: il matrimonio con un uomo che non hanno scelto, l'essere sottomesse, schiave di quell'uomo, doverlo rispettare, assecondare, venerare. E chi non ci sta? Chi si ribella? Viene punita, insultata, ricondotta alla ragione dalla sua stessa famiglia, da quel padre che ha deciso per lei, da quelle donne che l'hanno cullata da piccola e preparata per l'uomo a cui sarebbe andata in moglie. Incomprensioni, dissidi, risentimento, grida d'aiuto inascoltate… e su tutto una parola, ripetuta fino allo sfinimento, salmodiata come un mantra… Munyal. Munyal significa pazienza, padronanza di sé, sottomissione. È questo che viene richiesto, o per meglio dire imposto, alle donne. E poco importa se soffrono, piangono, vengono maltrattate, picchiate, ferite, umiliate: sono in tutto e per tutto schiave del loro padrone, che sia il loro padre o il marito, l'uomo che il padre ha scelto per loro. Tutto ciò che di malvagio accade loro – le percosse, i tradimenti, le mancanze di rispetto – è colpa loro. E non c'è confidenza che tenga, perché molto spesso le nemiche delle donne sono proprio le altre donne. È proprio questo continuo fare appello alla pazienza che finisce per logorare ed annientare. E per chi si ribella, beh, la vita può diventare ancora peggiore.

 Quella raccontata in queste pagine è una storia di fantasia, basata però su fatti reali. L'autrice, DJAÏLI Amadou Amal, è stata a sua volta data in sposa ad un cinquantenne quando lei di anni ne aveva diciassette. È riuscita a liberarsi del primo ed anche del secondo marito fuggendo lontano, nella capitale ricostruendo la sua vita ed aiutando le altre donne. Sa di cosa parla, dunque. È per questo che Le impazienti è così toccante: è un romanzo vero in cui le donne, le vite, le storie escono dalle pagine ed arrivano dritte al cuore.

 

17.   Giulia Caminito – L'acqua del lago non è mai dolce, 304 pagine, voto 8,5: Come si diventa una "donna cattiva"? Ce lo spiega Gaia, attraverso le pagine di L'acqua del lago non è mai dolce, il nuovo, stupendo libro di Giulia Caminito. Pagine dense, fitte, graffianti, pagine in cui le parole perforano la carta, e si inchiodano dirette nel pensiero. Si diventa un po' più cattiva ad ogni torto subito, ad ogni umiliazione, ogni volta che ci si è dovuti difendere da soli, ogni volta che bisogna affrontare una delusione, l'ennesima. E il risentimento, la rabbia, la vendetta scaldano là dove il freddo di paura e  solitudine rischiano di coprire anche il cuore. Scaldano, sì, e crescono, corrodono, erompono. Ed è così che, passo dopo passo, sopruso dopo sopruso, ci si ritrova a rischiare di commettere l'irreparabile senza che, peraltro, questo dia vera soddisfazione o risolva alcun problema. L'umiliazione, la discriminazione, l'abbandono affettivo feriscono ed acuiscono le incomprensioni, ed è così che ci si ritrova nemiche, sedute allo stesso tavolo senza parlarsi, quando si potrebbe lottare dalla stessa parte. L'intransigenza di una madre, le ribellioni di una figlia indomita, le amicizie sbagliate, le delusioni, la rabbia… È la storia di una bambina con le orecchie lunghe che lotta e lotta e non si arrende neanche agli urti più duri, una storia che Giulia Caminito ci ha raccontato qui magistralmente e che è il condensato di tante storie di disagio, problemi, ambiente, contesto… società civile. Non c'è solo la storia di Gaia, Antonia e la loro disastrata famiglia qui: c'è Roma, c'è il lago, l'Italia, i tumori, i rifiuti, le morti giovani... un romanzo intenso che getta luce su tanti punti oscuri della nostra società.

 

18.   Ciro Auriemma – Il vento ci porterà, 352 pagine, voto 9: Non potendo abbreviarlo o stralciarlo, riporto per intero il mio commento a questo libro già postato sul blog. Ho terminato la lettura di questo romanzo da giorni, ma non ho ancora trovato le parole giuste per raccontarlo: ho provato a concentrarmi, a buttar giù un commento adeguato, ma ho paura di sporcare la storia con parole non adatte a raccontarla. Sì, perché questa è una storia bella, forte, intensa, che va raccontata esattamente con le parole con cui Ciro Auriemma ce l'ha regalata, con quel misto di sensibilità, forza, autenticità, passione che la rende stupenda. Non posso, tuttavia, esimermi dal consigliare la lettura di questo libro, perciò lascerò parlare le emozioni e vi dirò che di questo romanzo mi è piaciuto tutto, la protagonista, l'ambientazione, la scrittura di Auriemma, ma tutto è partito dal titolo. "Il vento ci porterà" è, per me, un colpo al cuore e un invito alla lettura senza indugi: mi ricorda "Le vent nous portera" dei Noir Désir, una delle mie canzoni preferite, una canzone di guerra; ma "Il vento ci porterà" è anche una promessa, una promessa di libertà. Guerra e libertà, dunque, due elementi, due concetti che apparentemente non avrebbero nulla a che spartire l'uno con l'altro, ma che troppo spesso sono, invece, strettamente legati. E lo sono, per certi versi, anche in queste pagine, attraverso la storia di una donna, Anne Marie. Anne Marie è in guerra da sempre per la propria libertà, sin da quando aveva quattro anni e per un incidente stava quasi per morire. Per fortuna c'era Elia, un altro bambino che coraggiosamente si è fatto avanti per salvarla, ma da quel momento Anne Marie sarà sorvegliata speciale di genitori troppo apprensivi e spaventati di perderla; non potrà decidere nulla della sua vita, nemmeno le cose più semplici come andare da sola a vedere il mare. La guerra personale di Anne Marie si acuisce quando sopraggiunge l'adolescenza e una situazione già stretta diventa insostenibile: la giovane si innamora, per giunta del ragazzo sbagliato… proprio di quell'Elia, di quel bambino che una volta la salvò e che ora indossa confusamente una casacca nera, in un tempo in cui il colore della casacca e la famiglia da cui si proviene contano eccome. Ma la guerra per la libertà di questa giovane donna coraggiosa è solo all'inizio, saranno tante le prove cui la costringerà e, grazie alla scrittura sempre elegante, ma partecipe e vibrante di Auriemma, noi saremo con lei. Soffriremo con Anne Marie mentre i venti dell'intolleranza, del maschilismo becero, della dittatura spazzeranno via l'ingenuità dei suoi sogni di ragazza ricordandole che prima di essere persona lei è figlia, sorella, femmina, quindi sottomessa; patiremo con lei mentre lascerà terra e casa per avventurarsi in un mondo ostile; saremo al suo fianco mentre la sua guerra personale incontrerà quella di un popolo che, a sua volta, combatte strenuamente per la libertà. Quella raccontata in queste pagine è una storia di ieri che si fa materia viva nelle nostre mani, perché la facciamo nostra e soprattutto perché non si dimentichino i soprusi, le angherie, il valore dei diritti conquistati – specie i diritti delle donne – e perché mai, mai, mai possiamo dimenticare le troppe vite perse in nome della libertà.

 

19.   Kazuo Ishiguro – Klara e il sole, 250 pagine, voto 8,5: "Klara e il sole" non è solo una distopia: è un romanzo di formazione, è un romanzo che parla di amicizia, di sacrificio, di dedizione o quasi devozione all'altro… è una bella storia di esseri che si scelgono e crescono insieme, al di là delle differenze. Klara è un AA, un robot ad alimentazione solare, fatto di parti meccaniche, chimica e tecnologia, eppure dimostra di poter essere un'amica migliore, più leale e fedele di tanti umani. Ishiguro scrive divinamente una storia piena di sensibilità, affetto, sacrificio; racconta una vicenda profondamente umana e realistica, nonostante i risvolti distopici ai quali, vi assicuro, da un certo punto della storia non si pensa neanche più. Un libro consigliato a tutti, anche a quegli adolescenti come Josie che potrebbero trarne qualche insegnamento, se non addirittura qualche conforto.

 

20.   Viola Ardone – Oliva Denaro, 312 pagine, voto 9,5: Questo è un libro di una bellezza struggente: una storia viva, una scrittura essenziale e intima, una narrazione appassionata fanno di Oliva Denaro un romanzo memorabile, capace di descrivere la condizione femminile di ieri e di oggi in modo magistrale. E la Ardone si conferma una narratrice straordinaria, con una penna limpida e ricercata, ma insieme accorata e materna nei confronti dei suoi personaggi, delle storie che racconta con tanta cura e di noi lettori. Da leggere, sia che siate donne o uomini, ragazzi o adulti… perché troppo c'è ancora da fare, perché troppo poco è cambiato nella mente degli uomini e delle donne rispetto agli anni in cui è ambientato il romanzo… perché troppi no vengono ancora scambiati per sì.

 

21.  Elif Shafak – L'isola degli alberi scomparsi, 368 pagine, voto 8,5: Con uno stile sicuro e consolidato e una prosa ricca, evocativa ed ammaliante, Elif Shafak torna ad occuparsi di temi a lei cari quali le minoranze, l'immigrazione, il confronto e il conflitto tra culture affini. Stavolta lo fa soffermandosi sull'eterna rivalità tra greci e turchi che da sempre trova espressione nella bellissima e rigogliosa isola di Cipro, contesa e dilaniata da guerre fratricide in nome del potere e del predominio. Una storia intensa in cui trovano posto molti temi, anche di stretta attualità, come ad esempio la difficoltà degli adolescenti di farsi sentire ed i pericoli del cyber bullismo. Un libro scorrevole che è un piacere leggere.

 

22.                       Roberto Cotroneo – Loro, 192 pagine, voto 9: Avete presente quei bei romanzi dell'Ottocento, spesso inglesi, popolati di presenze inquietanti? Ricordate le atmosfere oscure, cupe, opprimenti che vi si respiravano? E ricordate la tensione che avete provato leggendo? Ecco, è proprio l'esperienza che ho vissuto leggendo "Loro" di Roberto Cotroneo… solo che questo romanzo non è stato scritto nell'Ottocento, ma nel 2021; non è neppure ambientato in quel periodo, ma nel vicino 2018; e la villa non è una solenne ed austera magione inglese, ma una casa con i muri di vetro alle porte di Roma. Tensione costante, page turning forsennato, riferimenti letterari ed artistici come se piovesse e un rimando nostalgico al gotico ottocentesco fanno di "Loro" un romanzo intelligente da leggere assolutamente, specie se non disdegnate i risvolti psicologici e psichiatrici uniti ad una buona dose di esoterismo e soprannaturale.

 

Per chi apprezza gialli e thriller quest'anno la scelta – ahimè – non è molto ampia, escludendo i romanzi intermedi delle varie serie pure molto validi. In ogni caso, tra i tanti titoli in libreria, si distinguono:

23.  Francesco Abate – I delitti della salina, 296 pagine, voto 8: I delitti della salina è un giallo gradevolissimo ed originale, con un'ambientazione inconsueta e molto interessante: la città di Cagliari nei primi anni del Novecento, una città bellissima in cui l'alta borghesia con i suoi lussi e privilegi cozzava con una moltitudine di lavoratori poveri e sfruttati.

È in questo contesto che si muove Clara Maylin Simon, la nuova, intrepida protagonista che irrompe con il suo brio e il suo grande senso di giustizia nel panorama del giallo italiano. Un giallo molto ben scritto, accattivante ed a tratti elegante, con due protagoniste – una donna e una città – di cui speriamo di leggere ancora.

 

24. Samantha M. Bailey – Una madre non sbaglia, 252 pagine, voto 8,5: Una madre non sbaglia è un ottimo thriller d'esordio che unisce il giusto livello di tensione ad un coinvolgimento profondo, dato dalle tematiche attuali e sentite, affrontate dall'autrice con tatto ma anche con franchezza. Il desiderio di essere madre, la paura di non saper fare bene che diventa ossessione, i pericoli che minacciano la bambina accresciuti da un evento proveniente dal passato della madre… e poi l'amicizia, l'ambizione, il senso di colpa… tutti ingredienti perfetti per costruire un thriller attuale, moderno, coinvolgente.

 

25.  Paola Barbato – L'ultimo ospite, 413 pagine, voto 9: Fra tanti noir, gialli più o meno soft, psycho, medical, legal, spy, chiber.... è bello trovare un buon thriller adrenalinico e – quando capita - goderselo senza star dietro a troppe etichette o classificazioni. L'ultimo ospite è un thriller puro, come ormai ne capitano di rado: è ben scritto, ben architettato, con la giusta attenzione ai dettagli… un vero piacere leggerlo. Le pagine girano senza sosta mentre, accompagnati da un costante, piacevole brivido alla schiena, ci appassioniamo alle vicende di Flavio e Letizia, un giovane notaio e la sua sgraziata ma preziosa assistente rinchiusi in una villa ad inventariare i milioni di cianfrusaglie accumulate da una vecchia, avara signora appena trapassata. Solo che, fra quell'accozzaglia di ninnoli e cose di valore variabile, c'è qualcosa che stona, che non dovrebbe essere lì. Questo è Un libro che, ne sono certa, piacerà molto agli appassionati del genere… non troppo adatto, invece, a chi si fa prendere dall'ansia o è suggestionabile: qui non si scherza, la tensione c'è tutta, i brividi pure. Questo è un bel thriller, quindi non è un thriller leggero. Se pensate di farcela, beh, leggetelo: sarete premiati.

 

Per letture più impegnate come le autobiografie e i saggi invece consiglierei:

26.   Valentina Mira – X, 192 pagine, voto 9: Stupro, violenza, tabù. Di questo e di molto altro parla Valentina Mira in queste pagine. Lo fa con cognizione di causa perché la storia che racconta è la sua, è parte della sua vita; lo fa perché prima o poi arriva il momento di liberarsi, di cercare le parole, di trovare dentro di sé la voce e la forza per urlare il proprio dolore, la rabbia, la frustrazione, il rifiuto di accettare ogni giorno quello che si era già rifiutato ab origine. Stupro, violenza, tabù… tre parole che indicano una cosa sola: negazione della libertà, rifiuto di ascoltare, irreparabilità, umiliazione, dolore taciuto, occultato, ma sempre bruciante perché troppo grande, troppo ingiusto, troppo vero. Vero come vera è questa storia. Con penna vibrante e sguardo lucido, Valentina Mira conduce noi e se stessa attraverso il racconto doloroso e agghiacciante di uno stupro avvenuto nella normalità di una festa post maturità, in una sera d'estate romana, fra alcool, scherzi, flirt giocosi e conversazioni letterarie. Ed è necessario, leggendo questa storia, riflettere una volta in più su cosa sia, davvero, la violenza, su cosa si possa, davvero, definire stupro: non è necessario che ci sia un vicolo buio, un coltello, un aggressore sconosciuto perché si parli di stupro. La violenza viene dal mancato consenso, viene dal rifiuto inascoltato, da quel no interpretato arbitrariamente come un sì. Una storia che non avremmo voluto leggere perché non avremmo voluto che si verificasse. Una storia come troppe, con cui siamo obbligati a fare i conti… tutti, uomini e donne.

 

27.   Kamala Harris – Le nostre verità, 384 pagine, voto 8,5: Le nostre verità non è solo l'autobiografia fattuale e celebrativa di una vicepresidente degli Stati Uniti, non lo è neanche lontanamente: è un libro in cui, con intelligenza, competenza, coraggio e grande determinazione, si stila una lista ragionata ed oculata di ciò che è stato fatto e soprattutto di ciò che c'è da fare. Kamala Harris ci racconta il suo lavoro per il popolo californiano e poi americano, per la giustizia, l'uguaglianza, l'equità, la libertà delle cose semplici, quelle veramente necessarie. Non è un libro autocelebrativo, questo: è un memorandum valido anche per noi che non siamo americani, ma che viviamo, anche se in percentuali diverse, gli stessi problemi degli Stati Uniti, gli stessi problemi, proporzionati, di tutte le società occidentali. Leggere questo libro è stato, per me, una scarica di energia, un'endovena di entusiasmo: Kamala Harris è una donna che non si arrende, è una a cui piace risolvere i problemi, essere parte della soluzione. Perché non dovremmo esserlo anche noi?

 

28.  Luca Ward – Il talento di essere nessuno, 245 pagine, voto 8,5: Cosa – o chi – c'è dietro una delle voci più belle, appassionate, di sicuro più conosciute del doppiaggio italiano? C'è una persona, talvolta tendiamo a dimenticarlo. Una persona con una sua vita lontano dal microfono, con una famiglia, un passato, un presente e un futuro. È di questo lato più personale, intimo e vero che ci parla Luca Ward nella sua autobiografia Il talento di essere nessuno. Un libro diretto, schietto, che ci fa conoscere di più l'uomo che sta dietro la voce. Ed è bello notare che le emozioni che vibrano attraverso le sue corde vocali nascono da dentro, da un cuore sensibile, una mente acuta e aperta e da un pizzico di follia che porta ad osare e seguire le sensazioni. Un bel libro, davvero, che ho letto con piacere ed interesse e che, quindi, vi consiglio.

 

29.  Sara Gay Forden – House of Gucci, 480 pagine, voto 8,5: "House of Gucci", libro da cui è stato tratto il film che presto vedremo nelle sale e che già sta facendo parlare di sé, è appassionante come un romanzo, ma in realtà è un saggio. Un saggio dettagliatissimo ed avvincente sulla storia di una famiglia che da quasi un secolo è icona di stile, lusso ed eleganza e porta alto il valore dell'Italia nel mondo della moda e non solo. Ma Gucci non è solo simbolo di eleganza: la storia di questa famiglia è costellata di spaccature, aspre faide interne, contese e cause nei tribunali di mezzo mondo. E come se non bastasse, il tutto è culminato nell'omicidio dell'ultimo Gucci amministratore dell'azienda, Maurizio, ucciso a Milano nel 1995. Una famiglia che ha fatto molto parlare di sé, nel bene e nel male. E Sara Gay Forden, in questo libro, ha saputo ricostruirne i natali e l'evoluzione nei decenni con rigore e minuzia, senza tuttavia risultare eccessivamente pesante o didascalica. In definitiva, un'ottima lettura sia per chi ama la moda, sia per chi è interessato alle sorti di una famiglia e di un'azienda che da botteguccia a Firenze è diventata un impero mondiale.

 

E chiudiamo con una lettura per ragazzi che, però, piacerà anche agli adulti:

30.  J.K. Rowling – Il maialino di Natale, 320 pagine, voto 8,5: Beh, sarà una storia per ragazzi, sarà un libro illustrato che parla di un maialino di pezza perduto e di un bambino che per ritrovarlo va in una terra magica ed infida… sarà tutto quel che volete, ma io questa storia l'ho divorata! E mentre leggevo pensavo… "Che bello sentirsi a casa!". E sarà pure vero che tra le pagine di un libro, per chi i libri li ama, è facile sentirsi a casa, ma come le racconta J.K. Rowling le storie per ragazzi secondo me non le racconta nessuno. E che c'è di meglio di un po' di magia extra rispetto a quella che lei sa sempre creare con le sue parole? Quale magia? Beh, quella del Natale! Il maialino di Natale è sì, una storia per ragazzi, ma noi lettori della Rowling sappiamo bene che le sue storie sono molto spesso utili ed istruttive anche per gli adulti. Anche a noi grandi, infatti, serve fermarci un attimo, guardarci intorno e prenderci cura… di chi ci è vicino, delle nostre cose, di noi stessi. Prendersi cura e non smettere mai di sperare, sono questi i due messaggi fondamentali di questa storia tenerissima. Come ce li racconta J. K. Rowling dovrete scoprirlo da voi… vi assicuro che sarà un viaggio emozionante!

 

E voi, regalerete libri per questo Natale? Quali, invece, vorreste ricevere? Un saluto, un abbraccio e… buoni libri a tutti!