Sinossi:
Un reportage capace di svelare i veri meccanismi della
guerra balcanica dietro i fraintendimenti e le mistificazioni. "La guerra
mette a nudo la verità degli uomini e insieme la deforma. Ci sono tanti aspetti
di questa verità; uno di essi è la cecità generale - cecità delle vittime,
degli spettatori (i servizi d'informazione occidentale, oscillanti tra
esasperazione, ignoranza o rimozione dell'orrore e fra cinismo e
sentimentalismo) e della "grande politica", che nel libro di Rumiz fa
una figura grottesca." (Claudio Magris). Con una nuova introduzione
dell'autore.
Commento:
"A chi giova?".
Quando si vuole davvero cercare di capire una guerra, forse la frase chiave è
proprio questa, forse è questa la domanda da porsi. Paolo Rumiz, cercando di
capire la guerra più assurda ed incomprensibile della storia, si chiede proprio
questo. E diventa evidente, seguendo la sua analisi, che la guerra dei Balcani
fu la prima e forse unica guerra a nascere dopo un accordo; è per questo che la
si può definire senza tema di sbagliarsi, un imbroglio, una farsa a spese dei
civili e della cultura. Eppure i segnali erano chiari da tempo, ma nessuno ha voluto
vederli, né la gente comune che pure di guerre ne aveva viste tante, né
l'Unione europea sempre troppo preoccupata del proprio feudo privato, non l'aveva
capito la gente di montagna che poi fu usata come sobbillatrice, nessuno aveva
voluto cogliere i segnali. Perché? Probabilmente perché “Il bene prevale
numericamente sul male, ma non sa fiutare il pericolo”. Così la perfidia di
pochi strateghi e la cecità di molti portarono ad uno dei conflitti più strani
e meno chiari di tutto il Novecento. Maschere per un massacro non è una lettura
facile, è un saggio/reportage, che si snoda con competenza e quasi nostalgia
per ciò che è stato. Un libro ben scritto e un racconto autentico su un periodo
buio della storia europea e mondiale.
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