domenica 29 maggio 2016

RECENSIONE: SIMONETTA AGNELLO HORNBY - LA MENNULARA


Sinossi:

Roccacolomba. Sicilia. 23 settembre 1963. È morta la Mennulara, al secolo Maria Rosalia Inzerillo, domestica della famiglia Alfallipe, del cui patrimonio è stata da sempre – e senza mai venir meno al ruolo subalterno – oculata amministratrice. Tutti ne parlano perché si favoleggia sulla ricchezza che avrebbe accumulato, forse favorita dalle relazioni con la mafia locale. Tutti ne parlano perché sanno e non sanno, perché c’è chi la odia e la maledice e chi la ricorda con gratitudine. Senza di lei Orazio Alfallipe, uomo sensuale e colto, avrebbe dissipato proprietà e rendite. Senza di lei Adriana Alfallipe, una volta morto il marito, sarebbe rimasta sola in un palazzo immenso. Senza di lei i figli di Orazio e Adriana, Lilla, Carmela e Gianni, sarebbero cresciuti senza un futuro.
Eppure i tre fratelli, tornati nel deserto palazzo di famiglia, credono di avere tutti dei buoni motivi per sentirsi illusi e beffati dalla donna, apparentemente rozza e ignorante, che ora ha lasciato loro uno strano testamento. Voci, testimonianze e memorie fanno emergere un affresco che è insieme uno straordinario ritratto di donna e un ebbro teatro mediterraneo di misteri e passioni, di deliri sensuali e colori dell’aria, di personaggi e di visioni memorabili. Un grande romanzo. Una grande storia siciliana.

 

Eccomi qua, scusate l'assenza! Oggi vi parlo di un libro di cui ho letto giudizi molto contrastanti: c’è chi lo ritiene meraviglioso e chi invece lo vede solo come un’imitazione dei grandi autori siciliani che hanno descritto l’essenza della Sicilia nelle loro opere.
Sto parlando de “la mennulara”, il romanzo corale di Simonetta Agnello Hornby uscito per Feltrinelli nel 2002. E’ la prima opera di questa scrittrice con cui mi confronto e devo dire che il suo stile narrativo mi è piaciuto; lo stesso non vale, però, per la trama.
Quindi fra le due fazioni mi schiererei nel mezzo. Ma cerchiamo di essere più chiari: la storia si sviluppa attorno alla morte di Maria Rosalia Inzerillo, anche conosciuta come la Mennulara o Mennù, come la chiamavano i pochi che la stimavano e provavano affetto e riconoscenza per lei.
Mennù era una donna forte, tenace, spigolosa, una vera “fimmina di panza”, come lei stessa si definiva. Il suo caratteraccio le aveva procurato molti nemici e molte invidie sia tra i suoi pari grado sia tra i signorotti del paese. Rocca Colomba è un piccolo borgo dell’entroterra siciliano, imperniato della cultura clientelare e a volte un po’ retrograda che accomuna la Sicilia a tutti i paesini del Sud negli anni 60, una cultura basata su rigide divisioni di classe, rispetto delle gerarchie, sottomissioni, occhi che guardano senza essere visti… ma la Mennulara andava oltre tutto questo, lei era parte del sistema, ma tendeva per natura a superarne le barriere: era una “criata” (serva) e sempre lo sarebbe rimasta, ma era anche intelligentissima e cosciente delle proprie doti di affarista e sapeva bene come metterle a frutto. Al momento della sua prematura dipartita tutto il paese discute di lei: c’è chi ne parla bene e chi male; c’è chi ne onora il ricordo e chi non perde occasione per rifarsi del suo caratteraccio. E dietro a tutto questo c’è l’ombra onnipresente della mafia che tutto vede e tutto sa. E poi ci sono gli Alfallipe, i suoi padroni, da lei serviti con devozione ed abnegazione, simbolo di stoltezza, alterigia ed ingordigia… L’astuzia della mennulara li porterà allo sfinimento e perderanno molto, ma solo per colpa loro.
Il libro è sicuramente ben scritto, con una prosa fluida e lineare, ma la trama lascia un po’ troppo a desiderare: si suscita tanto interesse per la figura enigmatica di Mennù, ma poi alla fine il tutto si riduce a qualcosa che si poteva capire già dalle prime pagine. Anche la scelta di non delineare con esattezza i personaggi per lasciarli solo intuire al lettore mi sembra azzeccata: la figura centrale è la mennulara, tutti gli altri sono di contorno, come se fossero suoi satelliti. Se abbinata ad una trama più completa, avvincente e plausibile, questa storia potrebbe essere perfetta, eppure le manca quel collante che faccia chiudere il cerchio senza sforzo, manca quel colpo di scena o quel finale a sorpresa che avrebbe dato un tocco in più alla storia ripagandoci dell’attesa. Per capirci, la Hornby suscita la nostra curiosità in ogni pagina, ma poi non la soddisfa e si finisce per restare delusi. Non mi sento, tuttavia, di non consigliare la lettura di questo libro, perché la figura di Mennù è molto significativa e comunque il quadro rappresenta benissimo uno spaccato socio-culturale della Sicilia e dell’Italia meridionale negli anni del dopoguerra.
Quindi, in definitiva, direi che lo consiglio, ma senza troppe aspettative.

 

Opera recensita: “la mennulara” di Simonetta Agnello Hornby

Editore: Feltrinelli, 2002

Genere: narrativa italiana

Ambientazione: Sicilia, anni 60

Pagine: 209

Consigliato: sì/no.

 

 

Nessun commento:

Posta un commento