venerdì 30 giugno 2017

RECENSIONE: DESMOND MORRIS - LA SCIMMIA NUDA. STUDIO ZOOLOGICO SULL'ANIMALE UOMO


Sinossi:

Desmond Morris, zoologo famoso per avere studiato a lungo le scimmie, in questo libro divertente, sconvolgente e al tempo stesso rigorosamente scientifico

si è messo a studiare l'uomo. Ma lo ha studiato in quanto scimmia e cioè come l'unico, tra le centonovantatré specie di scimmie, a essere sprovvisto di

peli. Nudo, appunto. Per quanto cerchi di ignorare l'eredità del passato, l'uomo rimane essenzialmente un primate, una scimmia in crisi, che segue nella

vita sessuale e sociale i modelli di comportamento fissati dai suoi antenati scimmioni cacciatori.

 

Commento:

Ammetto che probabilmente non avrei mai letto questo libro se Francesco Gabbani non ne avesse tratto una canzone di successo. Con rammarico, infatti, confesso che non lo conoscevo. Si tratta di un saggio con validità scientifica, nel quale lo zoologo Desmond Morris analizza l’evoluzione dell’animale uomo da primate a scimmione cacciatore a scimmione nudo.

 Quest’evoluzione passa, inevitabilmente, per l’attrazione e l’attività sessuale, qui descritta in modo preciso ed approfondito. Dall’analisi delle reazioni del corpo all’attività sessuale si possono comprendere tante attitudini e tanti comportamenti che adottiamo ogni giorno, anche inconsapevolmente. Quali sono, dunque, le differenze con gli altri primati? Cosa ci rende diversi da loro e perché, secondo quali esigenze, il nostro corpo si è evoluto? Domande, queste, che Morris sonda con rigore scientifico, ma anche con una certa ironia e con molto acume, regalandoci un saggio interessante, comprensibile ed a tratti divertente, cosa assai rara, a dire il vero, in un’opera di divulgazione scientifica.

La conclusione che Morris raggiunge e su cui noi siamo invitati a riflettere è proprio che, nonostante cerchi di nobilitarsi e di evolversi culturalmente, l’uomo risponde sempre ai suoi istinti, anche a quelli più bassi e si evolve di conseguenza. Vi consiglio questo libro? Direi di sì: non è proprio una passeggiata da leggere, ma penso che valga la pena, ovviamente se non vi scandalizzano i chiari e ricorrenti riferimenti sessuali ed anatomici.

 

Opera recensita: “la scimmia nuda” di Desmond Morris

Editore: Bompiani, prima ed. originale 1967

Genere: saggistica

Pagine: 269

Prezzo: 12,00 €

Consigliato: sì.

 

mercoledì 28 giugno 2017

RECENSIONE: JAN-PHILIPP SENDKER - L'ARTE DI ASCOLTARE I BATTITI DEL CUORE


Sinossi:

A Kalaw, una tranquilla città annidata tra le montagne birmane, vi è una piccola casa da tè dall'aspetto modesto, che un ricco viaggiatore occidentale

non esiterebbe a giudicare miserabile. Il caldo poi è soffocante, così come gli sguardi degli avventori che scrutano ogni volto a loro poco familiare con

fare indagatorio. Julia Win, giovane newyorchese appena sbarcata a Kalaw, se ne tornerebbe volentieri in America, se un compito ineludibile non la trattenesse

lì, in quella piccola sala da tè birmana. Suo padre è scomparso. La polizia ha fatto le sue indagini e tratto le sue conclusioni. Tin Win, arrivato negli

Stati Uniti dalla Birmania con un visto concesso per motivi di studio nel 1942, diventato cittadino americano nel 1959 e poi avvocato newyorchese di grido...

un uomo sicuramente dalla doppia vita se le sue tracce si perdono nella capitale del vizio, a Bangkok. L'atroce sospetto che una simile ricostruzione della

vita di suo padre potesse in qualche modo corrispondere al vero si è fatto strada nella mente e nel cuore di Julia fino al giorno in cui sua madre, riordinando

la soffitta, non ha trovato una lettera di suo padre. La lettera era indirizzata a una certa Mi Mi residente a Kalaw, in Birmania, e cominciava con queste

struggenti parole: "Mia amata Mi Mi, sono passati cinquemilaottocentosessantaquattro giorni da quando ho sentito battere il tuo cuore per l'ultima volta".

 

Commento:

Siamo a Kalaw, un piccolo villaggio della Birmania, in una sala da thè fatiscente. E’ qui che Ubah, apparentemente un vecchio affabulatore, comincia il suo lungo racconto. La sua unica interlocutrice è Julia, una giovane avvocatessa Newyorkese giunta a Kalaw sulle tracce di suo padre scomparso da quattro anni. Ed è da qui, da Kalaw che Tin Win ha mosso i suoi primi passi, ha ascoltato i primi suoni, ha imparato a conoscere le persone attraverso il battito del loro cuore, e da qui è partito, tanti anni fa, alla volta di una nuova vita che in realtà non aveva chiesto.

Attraverso il racconto di Ubah, la giovane Julia conoscerà una parte della vita del padre che non avrebbe mai creduto possibile, conoscerà gli angoli più reconditi dell’animo dell’uomo che ammira e che odia perché l’ha abbandonata. E chissà che alla fine del racconto non scopra prospettive sorprendenti ed inaspettate, perché niente è davvero come sembra, tutto ha una spiegazione più profonda di quella che vediamo in apparenza… una spiegazione che potremo comprendere solo chiudendo gli occhi e lasciandoci guidare dal cuore.

Un libro delicato, pieno di stimoli sensoriali, una storia apparentemente inverosimile, ma che pian piano acquisisce contorni più chiari ed al contempo più fiabeschi. Pagine che raccontano l’amicizia, la paura, il dolore, la sofferenza, l’amore. Questo libro è un inno al coraggio e ci stimola a credere in noi stessi, nei nostri sogni e nelle persone che li condividono con noi… perché qualche volta i sogni si realizzano e tutto arriva per chi sa aspettare. Lettura consigliata, delicata, piacevole ed avvolgente.

 

Opera recensita: “L’arte di ascoltare i battiti del cuore” di Jan-Philipp Sendker

Editore: Neri Pozza 2009

Genere: narrativa internazionale

Ambientazione: Birmania

Pagine: 315

Prezzo: 17,00 €

Consigliato: sì.

 

domenica 25 giugno 2017

RECENSIONE: FRANCESCA CAVALLO, ELENA FAVILLI - STORIE DELLA BUONANOTTE PER BAMBINE RIBELLI


Sinossi:

100 esempi di forza e coraggio al femminile, per tutte le donne, grandi e piccole, che puntano sempre in alto. 100 donne straordinarie che hanno cambiato

il mondo, 100 favole per sognare in grande!

«C’era una volta una bambina che sognava il principe azzurro. No! C’era una volta una bambina che sognava di volare, un’altra che amava le macchine, una

che voleva diventare campionessa mondiale di tennis, un’altra che scoprì la metamorfosi delle farfalle!» - Giorgia Furlan, Left

Alle bambine ribelli di tutto il mondo: sognate più in grande, puntate più in alto, lottate con più energia. E, nel dubbio, ricordate: avete ragione voi.

C’era una volta una bambina che amava le macchine e amava volare; c’era una volta una bambina che scoprì la metamorfosi delle farfalle... Da Serena Williams

a Malala Yousafzai, da Rita Levi Montalcini a Frida Kalo, da Margherita Hack a Michelle Obama, sono 100 le donne raccontate in queste pagine e illustrate

da 60 illustratrici provenienti da tutto il mondo.

 

Commento:

Elogiato, criticato, comunque molto chiacchierato, questo libro è stato il caso editoriale dei mesi scorsi. Ho deciso di leggerlo spinta dalla curiosità e dalla convinzione che anche i libri per bambini (o per bambine) possano insegnare qualcosa agli adulti.

In effetti è così: non si tratta di un libro sensazionale o così innovativo da essere straordinario, ma è un’iniezione di fiducia in sé stesse regalata alle bambine da otto anni, alle ragazze di 29 come me e, perché no, anche alle ragazze di sessanta ed oltre.

Si tratta, in sintesi, della raccolta di cento storie di donne che hanno lottato per realizzare i loro sogni, per farcela nonostante le difficoltà. Sono scrittrici, scienziate, artiste, ballerine, musiciste, atlete, donne impegnate in politica o nella lotta per i diritti civili, donne che ci insegnano o ci ricordano che “se si può fare, puoi farcela” e che “tutto è possibile”. Non è facile realizzare i propri sogni, ma tutti possono riuscirci. Per farlo, però, bisogna lavorare tanto, impegnarsi, lottare, a dirittura rischiare tutto.

Essendo rivolte prevalentemente a bambini e bambine, le storie sono scritte con un linguaggio comprensibile a tutti e sono davvero molto brevi, il tempo di una buonanotte, appunto. In più il libro è corredato da illustrazioni realizzate da sessanta illustratrici di tutto il mondo. Ovvio che lo consiglio e a chi lo ha accusato di essere un libro sessista perché dichiaratamente rivolto alle bambine, dico che non è vero: questo libro è rivolto anche ai bambini, ai ragazzi ed ai ragazzi adulti, perché imparino e ricordino sempre che le donne vanno rispettate perché sono pari agli uomini in tutti i campi. Una lettura non impegnativa, ma utile all’autostima ed a recuperare una dose di coraggio ed entusiasmo.

 

Opera recensita: “Storie della buonanotte per bambine ribelli” di Francesca Cavallo ed Elena Favilli

Editore: Mondadori, 2017

Genere: racconti per bambini

Ambientazione: Mondo

Pagine: 224 (illustrato a colori)

Prezzo: 19,00 €

Consigliato: sì.

 

sabato 24 giugno 2017

RECENSIONE: STEPHEN KING - CHRISTINE, LA MACCHINA INFERNALE


Sinossi:

Tre amici vivono la loro adolescenza in una tranquilla cittadina di provincia. Le novità sono poche, finché non compare Christine, un'auto - una Playmouth

del 1958 - che Arnie, uno dei ragazzi, vuole a ogni costo rimmettere a nuovo. Un'impresa disperata, che per lui si trasforma in un'ossessione, mentre la

macchina inizia a manifestare un'inquietante vita propria. E nelle buie strade del paese la gente comincia a morire.

 

Commento:

Siamo a Libertyville, la classica cittadina americana né troppo grande né troppo piccola, con famiglie medio-borghesi, figli adolescenti alle soglie dell’università, brutti ceffi sempre in agguato, fast food e quello strato di neve che rende tutto più soft.. o più crudele, chissà…

E’ questa l’ambientazione in cui ci caliamo con questo romanzo di King, un’ambientazione estremamente normale, come al solito. Perché è proprio nell’inserimento di fattori straordinari nella normalità che King dà il meglio di sé. Nel caso di questo libro il fattore straordinario è nel titolo: è Christine, la macchina infernale. E’ una macchina bianca e rossa alla quale, se la vedessimo girare per strada, non daremmo più di un’occhiata scettica o divertita. Ma Christine non è una macchina normale: è come se avesse un’anima, una sua vita, è come se pensasse ed agisse con volontà propria… con volontà omicida! Lo sventurato ragazzo del quale si servirà per le sue malefatte è Arnie Cunningam, un diciassettenne con ottimi voti a scuola, ma un perdente, uno un po’ sfigato per quanto riguarda tutto il resto. Da quando l’ha vista parcheggiata davanti a casa di Roland Lebay, Arnie non è più riuscito a staccarsi da quell’auto che è diventata la sua ossessione e la sua fine. Da allora Arnie è cambiato, è come se fosse un’altra persona…La storia ci viene raccontata con dovizia di particolari da Dennis, l’unico fraterno amico di Arnie… prima che arrivasse Christine.

Nonostante la crudeltà di alcune scene, mi sento di consigliare questo libro perché è ben scritto, ha una trama coerente, sebbene un po’ fantasiosa, e vale le 640 pagine che conta. La lettura scorre via piacevole e la storia non può non catturare, tanto più che fino all’ultimo non si sa come andrà a finire. Chi l’avrà vinta? Christine o Petunia? Dennis o Lebay? E Arnie che fine farà?

Non sarà uno dei capolavori di King, ma è comunque un’ottima lettura d’evasione. Consigliato, dunque!

 

Opera recensita: “Christine. La macchina infernale” di Stephen King

Editore: Sperling & Kupfer, 1983

Genere: horror

Ambientazione: Libertyville, Stati Uniti

Pagine: 640

Prezzo: 11, 60 €

lunedì 19 giugno 2017

RECENSIONE: STIEG LARSSON - LA REGINA DEI CASTELLI DI CARTA (MILLENNIUM #3)


Sinossi:

La giovane hacker Lisbeth Salander è di nuovo immobilizzata in un letto d'ospedale, anche se questa volta non sono le cinghie di cuoio a trattenerla, ma

una pallottola in testa. È diventata una minaccia: se qualcuno scava nella sua vita e ascolta quello che ha da dire, potenti organismi segreti crolleranno

come castelli di carta. Deve sparire per sempre, meglio se rinchiusa in un manicomio. La cospirazione di cui si trova suo malgrado al centro, iniziata

quando aveva solo dodici anni, continua. Intanto, il giornalista Mikael Blomkvist è riuscito ad avvicinarsi alla verità sul terribile passato di Lisbeth

ed è deciso a pubblicare su "Millennium" un articolo di denuncia che farà tremare i servizi di sicurezza, il governo e l'intero paese. Non ci saranno compromessi.

L'ultimo capitolo della trilogia di Stieg Larsson è ancora una volta una descrizione della società contemporanea sotto forma di thriller. Un romanzo di

trame occulte e servizi segreti deviati, che cattura il ritmo del nostro tempo e svela a cosa possono condurre le perversioni di un sistema malato. Una

storia che, fedele all'anima del suo autore, narra di violenza contro le donne, e di uomini che la rendono possibile.

 

Commento:

Mi avevano detto che, man mano che si proseguiva con i volumi, la trama della trilogia “Millennium” si sfalda… nulla di più falso! Il terzo volume, “la regina dei castelli di carta” è assolutamente all’altezza dei primi due, con la differenza che oltre ad essere un thriller è anche un po’ spy story.

Avevamo lasciato la nostra Lisbeth Salander abbastanza mal ridotta nella casa di Gosseberga dopo l’incontro-scontro con Zala e Niederman. La ritroviamo in ospedale mentre viene operata d’urgenza alla testa. Nel conseguente periodo di isolamento succederanno molte cose intorno a lei, sia a Goteborg che a Stoccolma. In molti ordiranno ancora trame per farle del male, ma molti altri si muoveranno per difenderla e ricostruire la sua storia di soprusi e segreti sin dall’inizio. Questo comporterà un’indagine approfondita e molto segreta nei meandri della polizia segreta svedese, per scoprire ciò che pochi conoscono.

Un libro stupendo, con un ritmo altalenante, forse un po’ appesantito in alcuni punti dai dettagliati racconti sulla “Sezione”, ma molto, molto interessante. Larsson ha una scrittura chiara, puntuale, descrittiva dove serve, incisiva nei punti giusti; sa creare la suspense e non trascura mai nessun dettaglio: i suoi libri hanno tutti un’architettura perfetta nonostante il gran numero di dettagli che vi inserisce… non lascia nulla al caso insomma. Consiglio la lettura, oltre che di questo libro, anche dei precedenti, fondamentali per comprendere la storia. Personalmente credo che mi cimenterò anche nella lettura del successivo volume, scritto però da un autore differente.

 

Opera recensita: “la regina dei castelli di carta” di Stieg Larsson

Editore: Marsilio, 2009

Genere: thriller-spy story

Ambientazione: Svezia

Pagine: 857

Prezzo: 21,00 €

Consigliato: sì.

 

mercoledì 14 giugno 2017

RECENSIONE: ALBERT CAMUS - LO STRANIERO


Sinossi:

Pubblicato nel 1942, "Lo straniero" è un classico della letteratura contemporanea: protagonista è Meursault, un modesto impiegato che vive ad Algeri in

uno stato di indifferenza, di estraneità a se stesso e al mondo. Un giorno, dopo un litigio, inesplicabilmente Meursault uccide un arabo. Viene arrestato

e si consegna, del tutto impassibile, alle inevitabili conseguenze del fatto - il processo e la condanna a morte - senza cercare giustificazioni, difese

o menzogne. Meursault è un eroe "assurdo", e la sua lucida coscienza del reale gli permette di giungere attraverso una logica esasperata alla verità di

essere e di sentire. Un romanzo tradotto in quaranta lingue, da cui Luchino Visconti ha tratto nel 1967 l'omonimo film con Marcello Mastroianni. Introduzione

di Roberto Saviano.

 

Commento:

Sono molto, ma molto delusa da questa lettura: si tratta di un libro che ho deciso di affrontare dopo anni di tentennamenti e paure. Pensavo che fosse troppo “di livello” per me, ma mi affascinava sin dai tempi del liceo, così ho voluto provare a leggerlo. Di certo non me l’aspettavo così!

Piatto, privo di sobbalzi o stimoli, con personaggi sfuggenti e mal caratterizzati e con un protagonista abulico, anaffettivo, profondamente solo. Il libro si apre con la morte della madre di Meursault, il protagonista, con la veglia funebre all’ospizio ed i momenti successivi alla morte. Già dalla scena d’apertura possiamo farci un quadro soddisfacente della stranezza del protagonista che sembra non provare alcun sentimento coerente, sembra che nulla possa coinvolgerlo più di tanto.

Anche le persone che incontra sono rendez-vous assolutamente estemporanei e fugaci, nessuna amicizia storica o nessun impegno sentimentale apprezzabile. Fondamentalmente Meursault è solo e contento di esserlo, è un isolato sociale vittima del teorema dell’assurdo e dell’assurdità di vivere.

Una lettura da fare poiché si tratta di un classico molto noto, ma io non mi sento di consigliarlo o bocciarlo completamente.

 

Opera recensita: “Lo straniero” di Albert Camus

Editore: Bompiani, prima ed. italiana 1947, prima ed. originale Gallimard 1942

Genere: letteratura francese

Ambientazione: Algeri

Pagine: 157

Prezzo: 12,00 €

Consigliato: sì/no.

 

sabato 10 giugno 2017

RECENSIONE: CINZIA TANI - IL CAPOLAVORO


Sinossi:

Ushuaia, 1978. Cristina Torres è una bella ragazza ventottenne che fa la guida alpina sui ghiacciai. Tornando a casa dopo un’escursione scopre che la madre

è stata uccisa e il padre è scomparso, mentre un altro misterioso omicidio avviene nella apparentemente tranquilla cittadina della Terra del Fuoco. Tra

Cristina e il padre Roberto c’è un rapporto molto speciale da quando l’uomo l’ha adottata all’età di cinque anni e l’ha educata con infinito amore e dedizione

per farne il proprio “capolavoro”. Decisa a ritrovarlo a tutti i costi, Cristina parte per un viaggio che la porterà dalla Patagonia fino a Buenos Aires,

attraverso un paese oppresso dalla dittatura di Videla.

In parallelo seguiamo le vicende di Dominic Klammer, un neurologo che nella Germania nazista prende parte al progetto dell’Aktion T4 nel castello di Hartheim,

cercando di contrastare il protocollo volto all’eliminazione dei malati di mente. La sua è una lotta silenziosa, clandestina, che gli permette di salvare

molte vite. Nel 1945, quando Berlino è assediata dalle bombe e i russi sono alle porte, Dominic conosce la dolce Magdalena che lo salva dalle macerie.

La sua vita è a una svolta.

A Buenos Aires, intanto, Cristina si stabilisce dall’amica Manuela e continua le ricerche del padre e dell’assassino della madre, aiutata in parte da Andrès,

un poliziotto di Ushuaia da sempre innamorato di lei. Niklas, il fratello di Manuela, è un ragazzo dal fascino oscuro, ed è un membro dei Montoneros, i

ribelli che organizzano azioni contro i militari: Cristina è attratta da lui, al punto da mettersi nei guai.

Dalla Seconda guerra mondiale alla vicenda delle Isole Falkland nei primi anni Ottanta, Cinzia Tani imbastisce con la consueta abilità e passione una storia

in cui le vite dei protagonisti si snodano sullo sfondo di una precisa, vivacissima ambientazione storica, tra colpi di scena e avventure, in una vorticosa

rincorsa verso un finale mozzafiato.

 

Commento:

L’ultimo libro di Cinzia Tani è ambientato fra l’Argentina di fine anni 70 e la Germania della Seconda guerra mondiale e racconta la storia di un medico nazista impegnato negli esperimenti di eugenetica e di una ragazza forte e tenace che fa i conti con la dittatura di Videla nella Buenos Aires di trent’anni dopo.

Una storia intricata che si impernea su vicende storiche molto complesse che coinvolgono molti Paesi e molte persone. Tutto comincia quando Cristina Torres, una ventottenne che fa la guida per le escursioni sui ghiacciai della Patagonia, trova il corpo della madre morta e tracce di sangue del padre, Roberto, un uomo ricco e potente. L’uomo, però, sembra scomparso così la ragazza si reca a Buenos Aires per cercarlo. Qui verrà in contatto con una realtà della quale non sospettava nulla, complice l’isolamento in cui viveva in Patagonia, e che la sconvolge. Cristina farà degli incontri che le cambieranno la vita e scoprirà una verità difficile da accettare perché non sempre coloro che crediamo di conoscere sono come appaiono.

“Il capolavoro” è un libro ben scritto e ben congegnato, con una trama articolata ma tutto sommato plausibile, complicata ma non banale, in grado di affrontare i temi storici con soddisfacente approfondimento. I personaggi sono ben caratterizzati nello scorrere delle pagine e la prosa è fluida e gradevole. Una lettura consigliata perché appassiona e fa riflettere senza stancare o appesantire una storia che di per sé potrebbe già risultare poco appetibile. Non sarà un capolavoro a dispetto del titolo, ma è certamente un buon libro.

 

Opera recensita: “Il capolavoro” di Cinzia Tani

Editore: Mondadori, 2017

Genere: romanzo storico

Ambientazione: Argentina-Germania-Italia

Pagine: 357

Prezzo: 20,00 €

Consigliato: sì.

 

mercoledì 7 giugno 2017

RECENSIONE: SYLVIA PLATH - LA CAMPANA DI VETRO


Sinossi:

Brillante studentessa di provincia vincitrice del soggiorno offerto da una rivista di moda, a New York Esther si sente «come un cavallo da corsa in un

mondo senza piste». Intorno a lei, l'America spietata, borghese e maccartista degli anni Cinquanta: una vera e propria campana di vetro che nel proteggerla

le toglie a poco a poco l'aria. L'alternativa sarà abbandonarsi al fascino soave della morte o lasciarsi invadere la mente dalle onde azzurre dell'elettroshock.

Fortemente autobiografico, La campana di vetro narra con agghiacciante semplicità le insipienze, le crudeltà incoscienti, gli assurdi tabù che spezzano

un'adolescenza presa nell'ingranaggio stritolante della normalità che ignora la poesia. Include sei poesie da "Ariel".

 

Commento:

Questo libro mi incuriosiva da tempo, ne avevo sentito parlare bene, ma non sapevo cosa aspettarmi. Beh, si tratta di un libro assolutamente sui generis, bellissimo e straziante, soprattutto se si pensa che le vicende narrate sono autobiografiche e che l’autrice, Sylvia Plath, è morta suicida un mese dopo la pubblicazione.

La protagonista, Esther, racconta in prima persona la sua storia di studentessa brillante, ma non a proprio agio con se stessa né con la società che la circonda. Il libro si apre con la descrizione dell’ambientazione spazio-temporale: siamo a New York durante l’estate in cui i Rosenberg vennero condannati alla sedia elettrica. Si tratta di un fatto di cronaca avvenuto nel 1953. Esther si trova spaesata in una città sfavillante e piena di sollecitazioni, nella quale trascorrerà un mese poiché ha vinto un concorso per aspiranti giornaliste. Sin dalle prime righe si viene travolti, quasi sopraffatti da una valanga di stimoli sensoriali, di descrizioni, di impressioni della protagonista che proseguiranno per un terzo del romanzo. Dopo l’esperienza a New York Esther torna a Boston, la sua città natale e, nel suo ambiente d’origine. Ed è qui che avviene il primo, brusco e sostanziale cambiamento narrativo: Esther è sempre molto autoironica (lo sarà fino alla fine del romanzo), ma diventa insofferente, emergono delle forti incongruenze nel racconto, emerge con forza tutto il suo disagio che sfocia in un gesto estremo che la porterà al ricovero in una clinica psichiatrica.

Come avrete intuito, "La campana di vetro" è un libro particolarissimo, che racchiude in sé approcci narrativi assai diversi, tutti volti a raccontarci le contraddizioni della società americana e le diverse sfaccettature caratteriali e sociali di Ester. La troviamo disillusa e smaliziata nei fasti di New York, instabile ed insicura quando torna a casa a Boston, sorprendentemente lucida, ma anche spietata e fragile in clinica... una costante, però, è la sua autoironia che folgora già dalla prima pagina. Il libro tratta temi importanti come il rifiuto delle convenzioni sociali, l'alienazione, la follia. Per quanto mi riguarda, ho molto apprezzato la scrittura della Plath, sempre ricca di suggestioni, similitudini, metafore spesso usate dalla protagonista per descrivere il proprio stato d’animo. Esther, e l’autrice con lei, è una contraddizione vivente: è lucida tanto da capire ciò che le sta intorno, ma non riesce a trovare le parole per descrivere ciò che ha dentro, ad analizzarlo ed accettarlo, tanto che è costretta a servirsi di immagini esterne.

Questo è un libro che fornisce mille spunti di riflessione ed approfondimento sui temi più vari e che, a dispetto della gravità del tema affrontato, coinvolge e si fa leggere. Lettura assolutamente consigliata, anche se tutt'altro che facile.

 

Opera recensita: “La campana di vetro” di Sylvia Plath

Editore: Mondadori, prima ed. 1963

Genere: narrativa americana

Ambientazione: Stati Uniti

Pagine: 228

Prezzo: 12,00 €

Consigliato: sì.

 

martedì 6 giugno 2017

RECENSIONE: ROBERT GALBRAITH - LA VIA DEL MALE (CORMORAN STRIKE #3)


Sinossi:

Quando un misterioso pacco viene consegnato a Robin Ellacott, la ragazza rimane inorridita nello scoprire che contiene la gamba amputata di una donna.

L'investigatore privato Cormoran Strike, il suo capo, è meno sorpreso, ma non per questo meno preoccupato. Solo quattro persone che fanno parte del suo

passato potrebbero esserne responsabili - e Strike sa che ciascuno di loro sarebbe capace di questa e altre indicibili brutalità. La polizia concentra

le indagini su un sospettato, ma Strike è sempre più convinto che lui sia innocente: non rimane che prendere in mano il caso insieme a Robin e immergersi

nei mondi oscuri e contorti degli altri tre indiziati. Ma nuovi, disumani delitti stanno per essere compiuti, e non rimane molto tempo...

 

Commento:

Proseguono le indagini dell’investigatore Cormoran Strike e della sua bravissima assistente Robin, ma questa volta il caso è molto speciale: qualcuno ha inviato a Robin un pacco contenente una gamba di donna.

Appare da subito chiaro che Robin è solo un mezzo per raggiungere Strike e ci sono solo 4 persone che potrebbero aver compiuto un atto così ignobile e macabro. I delitti, però, non si fermano e Strike si ritrova con un’indagine particolare da gestire, una cattiva pubblicità da evitare e un’assistente non nel pieno della forma. Robin, infatti, ha avuto un violento litigio con il fidanzato anche a causa del lavoro e non è più tanto certa di volerlo sposare. La causa del litigio, tra l’altro, ha aperto un vaso di Pandora che l’ha resa più vulnerabile e distratta… non il massimo quando c’è un pericoloso assassino che dimostra di essere intenzionato a farti fuori!

Adoro Robert Galbraith (che poi è J. K. Rowling), il modo di raccontare, le ambientazioni, i casi… tutto. E adoro il complicato Strike, ma soprattutto adoro Robin: è lei la vera protagonista di questo romanzo, il terzo della serie con protagonista Cormoran Strike. In questo libro, a differenza dei precedenti, si nota un indebolimento dell’indagine a favore di un passo avanti significativo nella vita dei personaggi: conosciamo meglio il passato di Robin e il modo di pensare di Strike e soprattutto il loro rapporto, sempre fra il detto e il non detto, va avanti! Il finale, a dire il vero, mi ha lasciata un po’ perplessa: forse avrei sperato in due righe in più.

In sintesi, leggermente al di sotto dei due precedenti, un po’ più macabro, ma comunque un ottimo libro! Spero che ci sia presto una quarta indagine per Cormoran e Robin!

 

Opera recensita: “la via del male” di Robert Galbraith

Editore: Salani, 2016

Genere: giallo-noir

Ambientazione: Londra

Pagine: 603

Prezzo: 18,60 €

Consigliato: sì.

 

sabato 3 giugno 2017

RECENSIONE: MARCO MISSIROLI - ATTI OSCENI IN LUOGO PRIVATO


Sinossi:

Questa è una storia che comincia una sera a cena, quando Libero Marsell, dodicenne, intuisce come si può imparare ad amare. La famiglia si è da poco trasferita

a Parigi. La madre ha iniziato a tradire il padre. Questa è la storia, raccontata in prima persona, di quel dodicenne che da allora si affaccia nel mondo

guidato dalla luce cristallina del suo nome. Si muove come una sonda dentro la separazione dei genitori, dentro il grande teatro dell’immaginazione onanistica,

dentro il misterioso mondo degli adulti. Misura il fascino della madre, gli orizzonti sognatori del padre, il labirinto magico della città. Avverte prima

con le antenne dell’infanzia, poi con le urgenze della maturità, il generoso e confidente mondo delle donne. Le Grand Liberò – così lo chiama Marie, bibliotecaria

del IV arrondissement, dispensatrice di saggezza, innamorata dei libri e della sua solitudine – è pronto a conoscere la perdita di sé nel sesso e nell’amore.

Lunette lo porta sin dove arrivano, insieme alla dedizione, la gelosia e lo strazio. Quando quella passione si strappa, per Libero è tempo di cambiare.

Da Parigi a Milano, dallo Straniero di Camus al Deserto dei Tartari di Buzzati, dai Deux Magots, caffè esistenzialista, all’osteria di Giorgio sui Navigli,

da Lunette alle “trentun tacche” delle nuove avventure che lo conducono, come un destino di libertà, al sentimento per Anna.

Libero Marsell, le Grand Liberò, LiberoSpirito, è un personaggio “totale” che cresce con noi, pagina dopo pagina, leggero come la giovinezza nei film di

Truffaut, sensibile come sono sensibili i poeti, guidato dai suoi maestri di vita a scoprire l’oscenità che lo libera dalla dipendenza di ogni frase fatta,

di ogni atto dovuto, in nome dello stupore di esistere.

 

Commento:

Ho deciso di leggere questo libro perché attirata dal titolo: mi sono detta “può essere bellissimo oppure unfiasco”. Bene, ha vinto la seconda ipotesi. A dire il vero qualche perplessità l’avevo avuta già leggendo la trama, ma ho deciso di provarci comunque.

Questo libro racconta, peraltro con una certa verve ed in modo molto schietto, l’ascesa e la maturazione sessuale di Libero, un ragazzo italo-francese che vive a Parigi negli anni 80. Tra studio, impegno giovanile, letture, film, lavoretti e conoscenze più o meno fugaci, Libero intraprende un percorso di ricerca dell’eros e del proprio appagamento che lo conduce fra passioni forti e durature, incontri fugaci ed epiche sedute di immaginazione solitaria. Dopo una forte delusione amorosa Libero si trasferisce a Milano, la città dei suoi genitori, dove comincia un periodo di sbandamento e poi di rinascita e dove, finalmente, la sua vita finirà per prendere la direzione giusta.

Un libro sicuramente ben scritto, con moltissimi richiami letterari e cinematografici interessanti, un racconto che può anche risultare piacevole o esilarante… Tuttavia a me, personalmente, non ha lasciato niente. L’ho terminato in fretta e senza difficoltà, perciò non posso dire che sia brutto. Dico solo che a me non è piaciuto e che non credo che me ne ricorderò in futuro. Tra l’altro non mi pare che brilli per originalità né nella trama né nei messaggi che trasmette. Per questi motivi non mi sento di consigliarlo… peccato!

 

Opera recensita: “atti osceni in luogo privato” di Marco Missiroli

Editore: Feltrinelli, 2015

Genere: narrativa italiana

Ambientazione: Parigi-Milano

Pagine: 249

Prezzo: 16,00 €

Consigliato: no.