sabato 10 giugno 2017

RECENSIONE: CINZIA TANI - IL CAPOLAVORO


Sinossi:

Ushuaia, 1978. Cristina Torres è una bella ragazza ventottenne che fa la guida alpina sui ghiacciai. Tornando a casa dopo un’escursione scopre che la madre

è stata uccisa e il padre è scomparso, mentre un altro misterioso omicidio avviene nella apparentemente tranquilla cittadina della Terra del Fuoco. Tra

Cristina e il padre Roberto c’è un rapporto molto speciale da quando l’uomo l’ha adottata all’età di cinque anni e l’ha educata con infinito amore e dedizione

per farne il proprio “capolavoro”. Decisa a ritrovarlo a tutti i costi, Cristina parte per un viaggio che la porterà dalla Patagonia fino a Buenos Aires,

attraverso un paese oppresso dalla dittatura di Videla.

In parallelo seguiamo le vicende di Dominic Klammer, un neurologo che nella Germania nazista prende parte al progetto dell’Aktion T4 nel castello di Hartheim,

cercando di contrastare il protocollo volto all’eliminazione dei malati di mente. La sua è una lotta silenziosa, clandestina, che gli permette di salvare

molte vite. Nel 1945, quando Berlino è assediata dalle bombe e i russi sono alle porte, Dominic conosce la dolce Magdalena che lo salva dalle macerie.

La sua vita è a una svolta.

A Buenos Aires, intanto, Cristina si stabilisce dall’amica Manuela e continua le ricerche del padre e dell’assassino della madre, aiutata in parte da Andrès,

un poliziotto di Ushuaia da sempre innamorato di lei. Niklas, il fratello di Manuela, è un ragazzo dal fascino oscuro, ed è un membro dei Montoneros, i

ribelli che organizzano azioni contro i militari: Cristina è attratta da lui, al punto da mettersi nei guai.

Dalla Seconda guerra mondiale alla vicenda delle Isole Falkland nei primi anni Ottanta, Cinzia Tani imbastisce con la consueta abilità e passione una storia

in cui le vite dei protagonisti si snodano sullo sfondo di una precisa, vivacissima ambientazione storica, tra colpi di scena e avventure, in una vorticosa

rincorsa verso un finale mozzafiato.

 

Commento:

L’ultimo libro di Cinzia Tani è ambientato fra l’Argentina di fine anni 70 e la Germania della Seconda guerra mondiale e racconta la storia di un medico nazista impegnato negli esperimenti di eugenetica e di una ragazza forte e tenace che fa i conti con la dittatura di Videla nella Buenos Aires di trent’anni dopo.

Una storia intricata che si impernea su vicende storiche molto complesse che coinvolgono molti Paesi e molte persone. Tutto comincia quando Cristina Torres, una ventottenne che fa la guida per le escursioni sui ghiacciai della Patagonia, trova il corpo della madre morta e tracce di sangue del padre, Roberto, un uomo ricco e potente. L’uomo, però, sembra scomparso così la ragazza si reca a Buenos Aires per cercarlo. Qui verrà in contatto con una realtà della quale non sospettava nulla, complice l’isolamento in cui viveva in Patagonia, e che la sconvolge. Cristina farà degli incontri che le cambieranno la vita e scoprirà una verità difficile da accettare perché non sempre coloro che crediamo di conoscere sono come appaiono.

“Il capolavoro” è un libro ben scritto e ben congegnato, con una trama articolata ma tutto sommato plausibile, complicata ma non banale, in grado di affrontare i temi storici con soddisfacente approfondimento. I personaggi sono ben caratterizzati nello scorrere delle pagine e la prosa è fluida e gradevole. Una lettura consigliata perché appassiona e fa riflettere senza stancare o appesantire una storia che di per sé potrebbe già risultare poco appetibile. Non sarà un capolavoro a dispetto del titolo, ma è certamente un buon libro.

 

Opera recensita: “Il capolavoro” di Cinzia Tani

Editore: Mondadori, 2017

Genere: romanzo storico

Ambientazione: Argentina-Germania-Italia

Pagine: 357

Prezzo: 20,00 €

Consigliato: sì.

 

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