domenica 18 febbraio 2018

RECENSIONE: ROMAIN GARY - GLI AQUILONI


Sinossi:

È un giorno d’ombra e sole degli anni Trenta quando, dopo essersi rimpinzato e assopito sotto i rami di una capanna, Ludo scorge per la prima volta Lila, una ragazzina biondissima che lo guarda severamente da sotto il cappello di paglia. Ludo vive a Cléry, in Normandia, con suo zio Ambroise, «postino rurale» tornato pacifista dalla Grande guerra e con una inusitata passione: costruire aquiloni. Non è un costruttore qualunque. Da quando la Gazette di Honfleur ha ironicamente scritto che gli aquiloni dell’«eccentrico postino» avrebbero reso famosa Cléry «come i pizzi hanno costituito la gloria di Valenciennes, la porcellana quella di Limoges e le caramelle alla menta quella di Cambrai», Ambroise è divenuto una celebrità. Belle dame e bei signori accorrono in auto da Parigi per assistere alle acrobazie dei suoi aquiloni, sgargianti strizzatine d’occhio che il vecchio normanno lancia in cielo.
Anche Lila vive in Normandia, benché soltanto in estate. Suo padre non è, però, un «postino spostato». È Stanislas de Bronicki, esponente di una delle quattro o cinque grandi dinastie aristocratiche della Polonia, detto Stas dagli amici dei circoli di giocatori e dei campi di corse. Un finanziere che guadagna e perde fortune in Borsa con una tale rapidità che nessuno potrebbe dire con certezza se sia ricco o rovinato.
L’incontro infantile con Lila diventa per Ludo una promessa d’amore che la vita deve mantenere. Il romanzo è la storia di questa promessa, o dell’ostinata fede di Ludo in quell’incontro fatale. Una fede che non viene meno nemmeno nei drammatici anni dell’invasione tedesca della Polonia, in cui Lila e la sua famiglia scompaiono, e Ludo si unisce alla Resistenza per salvare il suo villaggio dai nazisti, proteggere i suoi cari e ritrovare la ragazzina biondissima che lo guardava severamente da sotto un cappello di paglia.

 

Commento:

“Gli aquiloni”, scritto da Romain Gary nel 1980 e pubblicato in Italia da Neri Pozza nel 2017, è un romanzo d’amore e di guerra. L’amore è quello di Ludo per Lila, che nasce in un bosco della Normandia nell’immobilità di un’estate degli anni 30 e resiste agli assalti adolescenziali di altri pretendenti e sopravvive – immutato fra tanti mutamenti - a una guerra che distrugge anche i sentimenti più umani. Ma l’amore è anche quello di Ambroise Clery per i suoi aquiloni; è quello di Marcellin Duprat per il suo ristorante e per la buona cucina, baluardo della genio francese in mezzo a tanta distruzione; è l’attaccamento di Julie Espinoza per la propria vita, nonostante gli alti e bassi. La guerra la conosciamo, ne abbiamo letto in tanti libri, ma qui la troviamo descritta con un tatto ed un’ironia quasi senza pari, tanto che per buona parte del libro quasi non ci sembra che chi scrive sia stato circondato da tanta atrocità. Eppure la guerra è in grado di fiaccare gli animi più ardimentosi, di corrompere per necessità le coscenze più irreprensibili, di tramutare i buoni in cattivi ed i cattivi in buoni. E solo la forza delle idee, di sentimenti idealizzati e radicati e di un pizzico di follia potrà garantire la sopravvivenza.

“Gli aquiloni” è un buon libro, senza dubbio diverso da molti altri che affrontano lo spinoso tema della guerra. Tuttavia non mi ha catturata come speravo: ne ho letto molte recensioni entusiastiche, ma fino alla fine non mi ha coinvolto e me ne dispiaccio. Siccome non si tratta di un brutto libro – tutt’altro – lo consiglio comunque, sebbene con qualche incertezza: chi ha un gusto difforme dal mio potrà certamente apprezzarlo di più.

Per quanto mi riguarda, comunque, è stato il mio primo approccio con Gary e non credo che sarà l’ultimo.

 

 

 

Opera recensita: “Gli aquiloni” di Romain Gary

Editore: Neri Pozza, 2017

Genere: narrativa straniera

Ambientazione: Francia, dagli anni 30 alla fine della 2° guerra mondiale

Pagine: 352

Prezzo: 14,00 €

Consigliato: sì/no

Voto personale: 5,5.

 

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