domenica 30 dicembre 2018

RECENSIONE: RUTA SEPETYS - AVEVANO SPENTO ANCHE LA LUNA


Sinossi:
Lina ha appena compiuto quindici anni quando scopre che basta una notte, una sola, per cambiare il corso di tutta una vita. Quando arrivano quegli uomini e la costringono ad abbandonare tutto. E a ricordarle chi è, chi era, le rimangono soltanto una camicia da notte, qualche disegno e la sua innocenza. È il 14 giugno del 1941 quando la polizia sovietica irrompe con violenza in casa sua, in Lituania. Lina, figlia del rettore dell'università, è sulla lista nera, insieme alle famiglie di molti altri scrittori, professori, dottori. Sono colpevoli di un solo reato, quello di esistere. Verrà deportata. Insieme alla madre e al fratellino viene ammassata con centinaia di persone su un treno e inizia un viaggio senza ritorno tra le steppe russe. Settimane di fame e di sete. Fino all'arrivo in Siberia, in un campo di lavoro dove tutto è grigio, dove regna il buio, dove il freddo uccide, sussurrando. E dove non resta niente, se non la polvere della terra che i deportati sono costretti a scavare, giorno dopo giorno. Ma c'è qualcosa che non possono togliere a Lina. La sua dignità. La sua forza. La luce nei suoi occhi. E il suo coraggio. Quando non è costretta a lavorare, Lina disegna. Documenta tutto. Deve riuscire a far giungere i disegni al campo di prigionia del padre. E l'unico modo, se c'è, per salvarsi. Per gridare che sono ancora vivi.

Commento:
C'è un capitolo della storia del Novecento di cui si conosce e si parla poco, un capitolo doloroso e struggente che riguarda milioni di persone: sono i deportati di Stalin, gente rispettabile dei Paesi baltici che, per i motivi più disparati ed insignificanti, veniva definita antisovietica, iscritta in una lista nera e, se non riusciva a fuggire, veniva prelevata ed ammassata su un treno diretto in Siberia. E' la storia che ci viene raccontata in questo romanzo attraverso le vicende di personaggi inventati che ricalcano da vicino quelli reali. E' la storia di Lina, che parte dalla Lituania viziata, egoista, pronta a sputare sentenze su tutto e tutti e lungo il viaggio imparerà ad essere donna, ad aiutare gli altri, a chiedere scusa, ad amare. E' la storia di Jonas, suo fratello, che partirà bambino e diventerà uomo dopo aver combattuto la morte da molto vicino; è la storia della loro madre, Elena, tenace e coraggiosa, che dovrà fare scelte difficili e non perdere mai la speranza; è la storia di tante persone costrette a convivere con altre che non conoscono, a rinunciare a tutto, anche alla dignità per un tozzo di pane, ad essere trattate da criminali per una colpa che non hanno e non sanno nemmeno quale sia. E tanti non sopravvivono, vittime dell'inverno polare, delle malattie, della denutrizione, della disperazione, della crudeltà umana. Ma c'è chi, come Lina, ha un unico obiettivo: sopravvivere per ritrovare i propri cari, continuare a sperare, raccontare ciò che è stato e per farlo si aggrappa a ciò che sa fare. Per Lina, per esempio, l'ancora di salvezza sono i suoi disegni che le permettono di non soccombere al dolore e di lasciare traccia di ciò che è stato.
"Avevano spento anche la luna" è un libro bellissimo, molto molto toccante, dal quale si fa fatica a staccarsi nonostante l'atrocità, l'angoscia, lo sgomento. E' una lettura che consiglio caldamente a tutti.

Opera recensita: "Avevano spento anche la luna" di Ruta Sepetys
Editore: Garzanti, 2011
Genere: narrativa europea
Ambientazione: Lituania-Siberia-Artide, 1941-1943
Pagine: 298
Prezzo: 18,00 €
Consigliato: sì
Voto personale: 8,5.


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