sabato 6 aprile 2019

RECENSIONE: ELIF SHAFAK - LA CASA DEI QUATTRO VENTI


Sinossi:
Dicono che i gemelli siano inseparabili, due corpi per un'anima sola. Pembe e Jamila sono nate a tre minuti di distanza, nel piccolo villaggio curdo della Casa dei quattro venti. Jamila ha occhi verdi come l'edera, sogna di girare il mondo come i marinai e di svegliarsi ogni giorno in un porto diverso. Pembe è seria, posata, la sua risata è il rumore di due bicchieri che si toccano e le sue mani conoscono i segreti della vita e della morte. Da grande sarà una levatrice: quasi sacra, vivrà sospesa tra il mondo invisibile e quello visibile come la trama sottile di una ragnatela. E se Pembe resterà fino all'ultimo legata al villaggio e alla sua gente, Jamila andrà a Istanbul e poi a Londra, conoscerà l'amore e il tradimento, farà tre figli e troppi sbagli e alla fine tornerà nel luogo da cui era partita. Perché i destini di Pembe e Jamila si chiamano e si intrecciano fino a confondersi in quel disegno fragile e intricato che è la vita. Dopo "La bastarda di Istanbul", Elif Shafak ritorna con un nuovo romanzo ricco di magia e di sentimenti, d storie e di personaggi in bilico fra tradizione e modernità, tra la paura e una fortissima voglia di libertà.

Commento:
A parte l'evidente scambio di nomi nella quarta di copertina che, trattandosi di due gemelle, ha un che di ironico, Pembe e Jamila sono molto diverse. Fisicamente è quasi impossibile distinguerle, ma i loro caratteri sono agli antipodi; le loro vite, i loro destini, però, sono intrecciati a doppio filo, legati nella vita e tragicamente anche nella morte. Proprio la vita e la morte sono presenze costanti in questa storia fatta di storie, in questo groviglio di esistenze tutte fatalmente concatenate, con colpe, sorti, peccati che si ereditano e tacitamente si ripropongono dai genitori ai figli. Sullo sfondo di un'Inghilterra scossa da profondi cambiamenti, si manifesta qui con tutta la sua forza una cultura ancestrale, fatta di tradizioni e onore e regole tanto rigide quanto assurde – almeno ai nostri occhi – che ingabbiano la donna dietro un velo di abnegazione difficile da sopportare per chiunque. E ancora una volta tutto si concentra sul potere della scelta, sul discernimento tra bene e male, giustizia e umanità, colpa e perdono, vita e morte. Sono questi i mille interrogativi che, come chicchi di rosario sgranati nel silenzio, scandiscono inesorabili questo racconto sospeso tra modernità e mistero, tra Inghilterra e Turchia, tra Occidente ed Oriente. Elif Shafak ha saputo costruire una vicenda intricata e controversa di cui consiglio la lettura, sebbene all'inizio abbia faticato non poco ad entrare nella storia, forse per via dello stile frammentato e della pluralità di personaggi, punti di vista, tempi e luoghi. Anche qui, com'era accaduto per La bastarda di Istanbul, dopo un disorientamento iniziale ho preso il filo del racconto e ne ho apprezzato la complessità di sfaccettature e significati reconditi. Bello e ben pensato, perciò consigliato.

Opera recensita: "La casa dei quattro venti" di Elif Shafak
Editore: Bur, 2013
Genere: narrativa straniera
Ambientazione: Turchia-Inghilterra, anni 60/70-anni 90
Pagine: 445
Prezzo: 10,50 €
Consigliato: sì
Voto personale: 8.


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