lunedì 3 giugno 2019

RECENSIONE: ARTHUR SCHNITZLER - DOPPIO SOGNO


Sinossi:
Un ballo in maschera, due misteriose figure in domino rosso, uno straniero insolente, qualche parola incomprensibile e allusiva: queste apparizioni gettano, una sera, «un’ombra di avventura, di libertà e di pericolo» nella vita di un medico e di sua moglie, giovani, belli e chiusi in un’ovattata felicità domestica. Da quel momento essi entrano, senza saperlo, in un intreccio speculare di peripezie notturne tanto inverosimili da sembrare oniriche e di sogni tanto invadenti da sembrare fatti reali: e, per tutti e due, i desideri segreti occuperanno la scena, per una notte, con una violenza e una fascinazione tali che li trascineranno inermi con sé, tra la voluttà e l’angoscia. Come in un film di von Stroheim, dalla Vienna borghese e tranquilla emergono inquietanti personaggi, le maschere dilagano, si aprono porte segrete, si svelano esseri equivoci, incombono giudici oscuri e feroci. Alla fine, un fascio di fredda luce clinica illuminerà il corpo bianco ed esanime di una sconosciuta, e in essa il protagonista riconoscerà «il cadavere pallido della notte passata, destinato irrevocabilmente alla decomposizione». Non senza, però, aver anche irrevocabilmente mutato la vita del giovane medico e della sua compagna.
Insieme al Ritorno di Casanova e alla Signorina Else, il Doppio sogno (1926), racconto chiaroveggente e immerso in un incanto surreale, è una delle riuscite supreme di Schnitzler, ormai sempre più spesso riconosciuto, in questi ultimi anni, come uno dei grandi narratori psicologici della letteratura moderna, per il sorprendente spessore e la temibile lucidità delle sue storie, che sembrano aver dato fin dall’inizio per sottintese le scoperte della psicoanalisi. 

Commento:
Allucinato, surreale, inquietante, questo racconto di Arthur Schnitzler unisce le atmosfere gotiche di matrice sette-ottocentesca a quelle oniriche di un moderno romanzo orientale. Realtà e sogno sono gli elementi chiave di questa storia, sempre in equilibrio precario, sempre sul punto di toccarsi e compenetrarsi come due corpi uniti nel desiderio. C'è, in queste pagine, una carica erotica fortissima perché insoddisfatta, un desiderio elettrico che, in alcuni punti del racconto, si trasforma nel brivido di un pericolo tangibile ed imminente. Ci sono, in questo romanzo breve ma intensissimo, tutti gli elementi su cui eminenti studiosi della mente si sono soffermati per decenni: il sogno, il suo rapporto con la realtà, la sua influenza della vita reale. Il dottor Fridolin e sua moglie Albertine, la sera successiva ad un ballo in maschera, ripercorrono dapprima inconsapevolmente e via via in modo sempre più allusivo e subdolo, le rispettive fantasie erotiche del passato. Nella coppia si insinua una diffidenza nuova, un qualcosa di inespresso, una tacita vendetta, un senso di ingiustizia e desiderio di rivalsa che i coniugi, fisicamente divisi per cause di forza maggiore, sviluppano e vivono in modi diversi ma ugualmente totalizzanti e sconvolgenti. Nell'arco di una giornata il loro rapporto di coppia sarà scosso da un trasporto psicologico anomalo che rischia, loro malgrado, di travolgerli e farli soccombere. Sarà la resistenza del sentimento reciproco di fiducia e tenerezza, a determinare il loro destino. Una lettura consigliata, da cui nel 99 è stato tratto il film Eyes wide shut per la regia di Stanley Kubrick.

Opera recensita: "Doppio sogno" di Arthur Schnitzler
Editore: Adelphi, prima ed. originale 1926
Genere: romanzo breve
Ambientazione: Vienna, fine Ottocento
Pagine: 131
Prezzo: 9,00 €
Consigliato: sì
Voto personale: 9.


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