sabato 31 agosto 2019

RECENSIONE: CARMINE MENZELLA, CARMEN CIRIGLIANO - LA NOTTE DEL B(R)UCO


Sinossi:
In una notte senza fine, scossa dal vento ed avvolta dai vapori acidi delle strade, un gruppo di amici si mette alla ricerca di qualcuno. Intrappolati nel cemento di una città consumata dal vizio e dalla droga, che sfuma tra le note cupe di un arpeggio e i lamenti della notte, scendono nell’abisso, come Orfeo alla ricerca di Euridice. La città di notte, con le sue stradine che si intersecano nel buio, è la stessa della loro interiorità, smarrita nel groviglio delle possibilità incerte. L’assassinio misterioso di un amico, a cui ne seguono altri, il ritrovamento di lettere che annunciano l’arrivo della morte, li spingono a cercare una meta, a fuggire dalla morte, ma allo stesso tempo a trovarla e guardarla negli occhi, nei due buchi neri sulla maschera del malinconico Pierrot, o dietro le lenti scure dell’uomo che si fa chiamare il Bruco. Trafitti da un’apatia bianca che ha il sapore di una noia amara, di un eterno e irrisolto conflitto con la vita, cercano se stessi nel vuoto, progettando un futuro che gli sfugge.

Commento:
Un incendio illumina la notte di bagliori sinistri: una pineta sta bruciando. E' con quest'immagine che preannuncia oscure suggestioni che si apre La notte del b-r-uco, il thriller bello e angosciante di Carmine Menzella e Carmen Cirigliano, edito da Eretica edizioni nel 2018.
Siamo a Pinera, una cittadina soporifera come ce ne sono tante, in cui la nebbia sembra avvolgere tutto, dai corpi ai sogni, alle speranze. I giovani cercano di sopravvivere in qualche modo a serate tutte uguali, lo fanno imbracciando una chitarra e suonando nei due pub, alcuni si bucano nei garages, qualcuno – come Debora – parla alla radio, qualcuno – come Luciano – la ascolta: è la sua unica compagnia nel bunker in cui si è rinchiuso… solo Deb, la Fender e lei, l'eroina che ormai gli è diventata insostituibile. Ma un evento nefasto viene a rompere la sua drammatica e volontaria chiusura al mondo: il suo amico Simone è stato trovato morto. Qualcuno parla di Overdose, ma non esiste l'overdose, Luciano lo sa, gliel'ha spiegato proprio Simone, quell'amico che gli ha fatto conoscere l'eroina e gli ha salvato la vita. E adesso tocca a lui, a Luciano, uscire dal suo covo per cercare chi l'ha ucciso. Con lui ci sono Claudio e Myriam, gli Others, e poi, inaspettatamente, c'è proprio lei, Deb. Mentre l'ombra nera della morte incombe sulla città mietendo inarrestabile le sue vittime, Luciano e gli altri dovranno cercare di scamparle e di scoprire chi si nasconde dietro il soprannome di Bruco… dovranno farlo insieme, a dispetto dei dissapori e delle recriminazioni, perché una cosa è sicura: "non ci si salva da soli".
Un thriller avvincente, ben scritto, con un finale inaspettato e personaggi borderline, ma credibili. Sotto un'apparente strato di fascinazione si nasconde una realtà cruda e realistica che ricorda molto quella della provincia italiana, delle periferie lasciate al proprio degrado, dalle quali uscire non è impossibile, ma è molto molto difficile. Ci vuole coraggio, forza di volontà, stimoli, motivazioni, ma soprattutto ci vuole la mano tesa di qualcuno che ci faccia capire che sì, vale la pena riappropriarsi della propria vita, per sé e per gli altri. E' questo il messaggio importante e profondo di questo libro: è difficile, ma si può sopravvivere; un'altra possibilità c'è, ma non ci si salva da soli; chiudersi al mondo non è mai la soluzione: gli altri possono aiutarci a trovare in noi stessi la forza per farcela. A noi non resta che provarci!


Opera recensita: "La notte del B-r-uco" di Carmine Menzella e Carmen Cirigliano
Editore: Eretica, 2018
Genere: thriller
Pagine: 128
Prezzo: 13,00 €
Consigliato: sì
Voto personale: 8.


RECENSIONE: STEPHEN KING - COSE PREZIOSE


Sinossi:
Quale evento turba questa volta la pace della tranquilla cittadina americana di Castle Rock? È l'arrivo di Leland Gaunt, un forestiero strano e sfuggente. Quest'individuo ambiguo apre un negozio, Cose Preziose, dove è possibile acquistare pezzi rari, curiosità, autentiche gioie per piccoli collezionisti. Gaunt sembra catturare i desideri più nascosti di ogni cliente, riuscendo a trovare per chiunque ciò che cercava o segretamente sognava da anni.

Commento:
Ha aperto un negozio nuovo in città, si chiama Cose preziose, la vetrina è allestita con gusto e strategia, il proprietario è affabile, ha una voce suadente ed occhi che catturano. I clienti non mancano e tutti, immancabilmente, ne escono felici oltre ogni dire e con qualcosa di prezioso sottobraccio. E, strano a dirsi, sembrano tutti aver fatto un affare. I prezzi, infatti, non sono esposti, ma sembrano sorprendentemente stracciati: sempre poco meno di quanto si possiede al momento e… una cosuccia, uno scherzetto innoquo ad un altro abitante della città… è quasi un prezzo ridicolo, visto che si è appena acquistata la cosa cui si tiene di più. Una preziosa canna da pesca che ricorda l'infanzia col padre, una foto che catapulta nel letto del proprio cantante preferito, la figurina introvabile che manca alla collezione, il rimedio per un dolore invalidante… Leland Gaunt, il proprietario, ha sempre la cosa giusta per tutti… e poi fare gli scherzi che chiede provoca una strana, piacevole e segreta eccitazione. Ben presto, però, la situazione diventa preoccupante perché, beh, forse quegli scherzi non sono proprio senza conseguenze…
Stephen King imbastisce una storia articolata su un'idea semplice: cosa saresti disposto a fare per ottenere ciò che vuoi di più? E' sorprendente osservare la trasformazione, l'esasperazione di alcune caratteristiche comportamentali, è impressionante vedere come da una scintilla, da un primo scherzo innocente, possa divampare un incendio incredibilmente distruttivo. Leland Gaunt nei suoi loschi commerci fa perno su sentimenti che fanno parte di tutti noi, anche se magari in percentuali diverse: orgoglio, egoismo, ambizione, avidità, rivalsa, sono queste alcune delle sue monete. E sono efficaci perché tutti possono pagarle. Un romanzo discreto, Cose preziose, si fa leggere nonostante i molti difetti: personaggi deboli, trama non proprio originale, narrazione un po' lenta e a tratti piatta. Salverei la parte sociologica: Cose preziose è comunque un buon esempio di come King sia maestro nell'alterare la quotidianità, la routine di una tranquilla cittadina, inserendo un elemento di disturbo. In questo caso gli effetti saranno particolarmente devastanti. Libro né promosso né bocciato, non lo consiglio a chi sia un esperto di King, ma magari può andar bene per un primo approccio non definitivo.

Opera recensita: "Cose preziose" di Stephen King
Editore: Sperling & Kupfer, prima ed. 1991
Genere: horror, soprannaturale
Ambientazione: Stati Uniti
Pagine: 774
Prezzo: 12,90 €
Consigliato: sì/no
Voto personale: 6,5.


giovedì 29 agosto 2019

RECENSIONE: LEONARDO PALMISANO - NESSUNO UCCIDE LA MORTE (MAZZACANI 02)


Sinossi:
È quasi Natale quando Elia Colucci, camorrista malato di Sla, sparisce mentre sta andando a incontrare in una valle della Calabria gli 'ndranghetisti, con cui deve discutere del futuro di Tamburi, il rione di Taranto di cui è a capo, l'unico rimasto fedele alle famiglie napoletane. Ad accompagnarlo il suo giovane fidanzato Matteo Maltempo che in Valle d'Itria gestisce un commercio illegale di alcolici sotto la copertura di una comunità spirituale. Dopo quell'incontro, di Colucci si perdono le tracce, mentre di Maltempo viene ritrovato il cadavere che porta i segni inequivocabili di una tortura violenta, quasi si fosse trattato di un omicidio rituale. Carlo Mazzacani è stato costretto a rimanere in Sardegna, lontano dal suo compare Luigi Mascione, ma alla notizia della scomparsa di Elia decide di tornare: Elia è un amico, quando il bandito è stato in pericolo lo ha sempre aiutato. Mentre camorristi e 'ndranghetisti cercano di spartirsi la Valle d'Itria e la procuratrice Buonamica collabora con la Pm di Catanzaro per venire a capo dell'assassinio di Maltempo, Mazzacani si mette alla ricerca di Elia, determinato a trovarlo prima dei suoi molti nemici e prima delle forze dell'ordine. Ma qualcosa in quello che scopre non lo convince, la chiave per risolvere questo caso è nascosta tra i trulli della comunità con cui faceva affari Maltempo e tra i segreti della sua guida spirituale, una misteriosa vecchia signora di nome Alina Desiati. Con «Nessuno uccide la morte» Leonardo Palmisano ci regala la seconda avventura del bandito più scorretto, più ricercato e più leale della letteratura italiana. Un thriller su amore e amicizia.

Commento:
L'ultima volta che l'avevamo incontrato, in estate, Carlo Mazzacani era in Sardegna, tra le braccia di Isabella Udda. E lì lo ritroviamo qualche mese dopo, in mano una bottiglia di vino rosso invece che bianco, inquieto ed annoiato, impossibilitato a lasciare l'isola per le restrizioni che gli ha posto la procuratrice Buonamica. Se vuole rimanere libero, Mazzacani deve restare lontano da Mascione, il Gigante, il suo socio, quindi non può tornare in Puglia. Ma davanti al richiamo dell'amicizia, per Mazzacani non c'è divieto che tenga: quando scopre che si sono perse le tracce di Elia Colucci, il suo amico fraterno a capo del clan che domina Taranto, Mazzacani torna in Puglia e si mette alla sua ricerca. Ma sono in tanti a cercare Colucci e quando viene ritrovato il cadavere trucidato del suo giovane compagno, Matteo Maltempo, gli interrogativi si fanno ingombranti. La situazione è instabile, la piazza è molto ambita, la faida tra napoletani e calabresi per il dominio su Taranto e sui traffici di droga sull'Adriatico è apertissima, le cosche locali sgomitano prepotentemente, gli equilibri sono instabili e polizia e procura devono muoversi in fretta. Ma a Carlo Mazzacani il potere non interessa, lui i Boss li ritiene infidi e ottusi, lui tiene solo alla libertà e agli amici. Non lo capiscono, l'agente Carlucci e la procuratrice Buonamica, che a lui interessa solo questo. Lo sa bene, invece, il Gigante, Luigi Mascione, che sarà al suo fianco in questa ricerca serrata e pericolosa. E sembra banale da dire, ma è bella questa saga che ha per protagonista un bandito, un indipendente, uno corretto tra gente che non si fa scrupoli a fare sgambetti, scavalcare, forzare, ingannare, uccidere per il potere. E' bella perché Leonardo Palmisano è riuscito nella difficile impresa di raccontare con lucido disincanto un mondo duro e implacabile, senza però tralasciare il territorio, i personaggi con le loro fragilità, i valori che guidano le loro scelte. E non si può non parteggiare, non legarsi – in qualche modo – a questa coppia di banditi leali e con un codice di valori personali che li identifica e che li distingue dagli altri. E pazienza se la parte dei "cattivi" - o quantomeno antipatici - la fanno i tutori dell'ordine e della legge.
Ha tanto da dire, Mazzacani, perciò non vedo l'ora di leggere ancora di lui, di Mascione, della mia Puglia e… perché no, anche della Buonamica che (mannaggia a iddhra) mi fa sempre venire voglia di dolce! 😊

Opera recensita: "Nessuno uccide la morte. Mazzacani sulle tracce di Colucci" di Leonardo Palmisano
Editore: Fandango, 2019
Genere: noir
Ambientazione: Puglia
Pagine: 286
Prezzo: 17,50 €
Consigliato: sì
Voto personale: 8,5.


RECENSIONE: AMY BLOOM - DUE DONNE ALLA CASA BIANCA


Sinossi:
Corre l’anno 1945 e la radio americana annuncia che la vittoria è imminente. Franklin Delano Roosevelt, venuto a mancare da pochi giorni, non ha vissuto abbastanza per vederla con i suoi occhi. In un appartamento di New York suona il campanello: è una donna, gli occhi bordati di rosso e l’aria di chi non ha mai sorriso in vita sua; un cappotto nero troppo grande, le calze in filo di Scozia allentate. È Eleanor Roosevelt, la First Lady. Ha appena perso il marito e si rifugia nell’appartamento del suo vero amore, la giornalista Lorena Hickok. Da qui inizia il racconto della relazione amorosa fra le due donne, una relazione trentennale cominciata all’epoca in cui Lorena viene incaricata di seguire la campagna elettorale di Roosevelt e si insedia così alla Casa Bianca. Molto diverse per provenienza e inizialmente diffidenti l’una verso l’altra, le due donne si scoprono col tempo anime gemelle. Il loro amore è un segreto in realtà notoa tutti, del quale in queste pagine viene messa in scena la dimensione più intima e privata: «Dicevamo sempre: non siamo due bellezze, perché era impossibile dire la verità. A letto invece eravamo due bellezze. Eravamo dee. Le ragazzine che non eravamo mai state: amate, impertinenti, felici e deliziose». Sullo sfondo di questa grande storia d’amore, i fasti della vita presidenziale, le cene con i personaggi di spicco dell’epoca e le grandi contraddizioni di Roosevelt, uomo affascinante e fine stratega, ma nel privato spesso freddo e a tratti crudele.
Con grande delicatezza Amy Bloom ci racconta la difficile e intensa storia d’amore fra Eleanor Roosevelt e l’amica giornalista Lorena Hickok sullo sfondo degli anni della presidenza Roosevelt: un complesso intreccio domestico all’interno della cornice di un’epoca che non smette di affascinare.


Commento:
Come ci svela la stessa Amy Bloom in una nota, questo è "un romanzo di fantasia, da cima a fondo". Non lo è, invece, la bellissima storia che ci racconta, ossia l'amore trentennale tra la giornalista Lorena Hickok e una delle donne più famose ed apprezzate della storia americana, la First Lady Eleanor Roosevelt.
Diverse per temperamento, carattere, vissuto, Eleanor e Lorena si amarono intensamente, ma il loro non fu un rapporto semplice, in primis perché negli anni Trenta intrattenere una relazione con qualcuno del proprio stesso sesso era considerato contronatura; in secondo luogo non si può ignorare che, come First Lady, Eleanor avesse addosso gli occhi del mondo, oltre che di servitori e collaboratori. Controverso fu, poi, il rapporto tra le due donne e il presidente, Franklyn Delano Roosevelt: Eleanor lo amava, ma se anche avesse voluto lasciarlo per le sue numerose e plateali infedeltà, non se la sarebbe mai sentita perché moglie del Presidente e vincolata a lui almeno per la durata del mandato; Lorena, benché lo adorasse per il suo operato politico, non poteva tollerare di dover dividere Eleanor con lui e arrivò – apprendiamo dalla Bloom – quasi a detestarlo. Un amore osteggiato, dunque, quello tra "Hick" ed Eleanor, un segreto di pulcinella, necessario e conveniente per molti… non per Lorena, però, che tra le due donne era, forse la più innamorata, quella che per Eleanor ci sarebbe stata sempre, quella da cui tornare quando l'ennesimo colpo l'avrebbe prostrata, quella da cui svincolarsi senza poi tanti rimorsi.
In questo romanzo, Amy Bloom affida proprio a Hick il compito di raccontarci in prima persona trent'anni d'amore per Eleanor. Lo fa con uno stile scarno, disincantato, forse con voce stanca e prostrata dalle tante lotte per mantenerlo in vita, quell'amore. E mentre le sfilano davanti mille notti, tanti incontri pubblici, tante occasioni mancate, tante storie occasionali… e mentre le torna in mente l'infanzia fatta di degrado e violenza, l'adolescenza fatta di espedienti, la maturità che l'ha portata da una redazione giornalistica alla Casa più osservata e invidiata del mondo e infine nel letto di una delle donne più benvolute d'America… Hick per quella donna c'è ancora, se ne prende cura, cerca di decifrarne sentimenti, voglie, stato d'animo, aspettando che ancora una volta sia lei a decidere.
Un romanzo interessante, una lettura che apre uno spiraglio su una storia poco conosciuta eppure appassionante. Un ottimo punto di partenza per chi voglia approfondire la conoscenza di queste due donne, del loro e di altri amori celebri e non facili.

Opera recensita: "Due donne alla casa bianca" di Amy Bloom
Editore: Fazi, 2019
Genere: narrativa americana
Ambientazione: Stati Uniti, anni Trenta e Quaranta
Pagine: 399
Prezzo: 18,00 €
Consigliato: sì
Voto personale: 7,5.


lunedì 26 agosto 2019

RECENSIONE: LEONARDO PALMISANO - TUTTO TORNA. LA PRIMA INDAGINE DEL BANDITO MAZZACANI


Sinossi:
Maria, l’adorata nipotina del boss di Sacra Corona Unita Nino De Guido, detto ‘Zi Nino, è stata rapita. Un solo uomo può ritrovarla, uno a cui non è rimasto niente da perdere perché ha già perso tutto, un fantasma. Mazzacani è un bandito, un cane sciolto, uno che non si è mai affiliato alla Sacra Corona, e per questo è stato punito. La sua banda è stata massacrata e lui è fuori dal giro.
Sulle tracce della bambina, c’è anche un losco commissario che tiene in scacco Mazzacani e che lo costringe a lavorare per lui come prezzo per la sua scomoda libertà. Ad affiancare Mazzacani nella sua ricerca, un membro della sua vecchia banda, il Gigante, e una giovane Pm che nella storia vuole vederci chiaro, a costo di scontrarsi con pezzi deviati della giustizia. La bambina è probabilmente finita nelle maglie del traffico pedopornografico. Durante la lunga ricerca, il bandito incrocia e scappa da pezzi interi della criminalità organizzata del sud Italia – la Sacra corona unita, la Camorra, la ‘Ndrangheta, la Mafia albanese e l’Anonima sequestri, incontra le cosche in guerra che si spartiscono il territorio con la connivenza dei politici e gli affari, soprattutto quelli legati alla legalizzazione della marijuana.
La prima indagine del bandito Mazzacani inaugura l’esordio alla narrativa di uno dei giornalisti d’inchiesta più talentuosi del paese. Leonardo Palmisano unisce le sue competenze di giornalista di cronaca giudiziaria e malavita con il piacere e il piglio del racconto d’azione. Un romanzo che guarda alla grande serialità televisiva americana, da Breaking bad a True detective, passando per le nostrane Montalbano e Suburra. Mazzacani non è un eroe, non è un giusto, e per questo riuscirà a portare il lettore dove nessun commissario lo ha mai portato prima.

Commento:
Noir cruento, giallo italiano, thriller ricco di suspense, possibile sceneggiatura per una serie Crime… non è facile classificare questo primo caso di Carlo Mazzacani, perché probabilmente va al di là di sottogeneri e sottocategorie. E per la verità anche parlare di "caso" forse in questo frangente è improprio: Carlo Mazzacani non è un tutore della legge, non è un magistrato, non è un "buono" nel senso universale del termine. Mazzacani è un bandito, un cane sciolto, uno che non ha mai voluto affiliarsi alla Sacra Corona Unita perché ama la libertà, vuole agire per proprio conto, si muove nei meandri, nella zona grigia tra cosche e Stato, tra la banda dei Santi e la DRAP – la procura antimafia di Puglia. E' qui che lo troviamo all'inizio del romanzo, tirato di nuovo in mezzo alla mischia  da colui che lo tiene in scacco, il corrottissimo commissario Curiale che ha bisogno di lui perché Mazzacani sa molte cose. Accanto a lui c'è il Gigante, Luigi Mascione, ex pugile socio del bandito: sarà a loro che si rivolgerà Zi Nino de Guido per ritrovare Maria, la sua nipotina rapita e sequestrata. Tra agguati e trappole, tra un bicchiere di bianco e un tiro al piattello, con le cosche nemiche e la procura alle calcagna, Mazzacani dovrà brigare molto per sapere dove si trova la ragazzina e anche qualora la trovi… beh, nulla è detto e mai niente e nessuno è ciò che sembra. Un noir crudo, duro e realistico, ambientato tra le province di Brindisi e Bari, nella terra di mezzo in cui Camorra, 'Ndrangheta e mafie estere puntano al dominio. Un libro che avvince e cattura, forse per il linguaggio spesso indurito da espressioni in dialetto anche stretto, forse per la tensione crescente, forse per la particolarità che contraddistingue il romanzo, ossia il fatto che qui non ci sono personaggi "buoni", ma tutti cattivi, alcuni meno di altri… persino la golosa e ambiziosa procuratrice Buonamica non si fa scrupoli ad usare, quando serve,  metodi rischiosi e spregiudicati a danno di altri. Con sicurezza e competenza Leonardo Palmisano affronta l'intricata rete dei rapporti tra famiglie e clan della SCU in una terra che troppo spesso ne dimentica la presenza silenziosa, ma efficace. E tra equilibri fragili e regole antichissime che cedono il posto a nuovi metodi, ancora una volta Mazzacani scopre che la libertà si paga a caro prezzo e che nessuno, per quanto sia potente, frega la morte… e che tutto torna nella vita, anche l'amore.


Opera recensita: "Tutto torna. La prima indagine del bandito Mazzacani" di Leonardo Palmisano
Editore: Fandango, 2018
Genere: noir
Ambientazione: Puglia
Pagine: 223
Prezzo: 16,50 €
Consigliato: sì
Voto personale: 8,5.


sabato 24 agosto 2019

RECENSIONE: JEFFERY DEAVER - SOLITUDE CREEK (KATHRYN DANCE 04)


Sinossi:
Al Solitude Creek sta per iniziare un concerto rock. Le luci si abbassano, la batteria dà il tempo. Un paio di canzoni, e qualcosa non va. Nel piccolo locale affollato si addensa del fumo, e non c'è tempo di chiedersi cosa stia succedendo. La gente balza in piedi rovesciando sgabelli e tavoli, corre, cade, si ammassa alle uscite di sicurezza. Trovandole chiuse. Bloccate. Non tutti ne usciranno vivi. Siamo a Monterey, nella calda California centrale affacciata sull'oceano: l'assassino indossa gemelli Tiffany e scarpe Vuitton, è millimetrico nella sua ossessione, feroce nella lucidità, e si diverte a scatenare con freddezza l'inferno. Sceglie un luogo, pianifica nei dettagli l'attacco, si apposta: quello che vuole è stare a guardare le persone prese in trappola, vederle soccombere, come animali, all'istinto di sopravvivenza. Più nessuno d'ora in poi, che sia dentro un cinema, o in un ristorante, o nello spazio angusto della cabina di un ascensore, può ritenersi al sicuro. Ecco il nuovo caso del detective Kathryn Dance: una letale partita a scacchi che non consente la minima distrazione. Un impegno arduo, proprio ora che la donna è stata sospesa da un incarico importante, è alle prese con due figli adolescenti e le faccende del cuore sono sempre più impellenti.

Commento:
Lo dicono sempre gli esperti: il panico fa più vittime dell'evento che l'ha generato. E' proprio questo che il killer di questo quarto caso per Kathryn Dance sfrutta: solo che lui il panico lo crea ad arte. E' bravissimo a pianificare attacchi a luoghi affollati, crea ad arte scenari potenzialmente apocalittici e resta a godersi la scena. Ne ha bisogno, ha bisogno di guardare la morte per calmarsi, per saziare il mostro famelico che si porta dentro. E toccherà a Kathry Dance occuparsene, nonostante sia presa da un'altra task force pericolosa e importante e nonostante i suoi figli accusino tutti i perigliosi sintomi dell'adolescenza. Fortuna che ad aiutarla ci sono Michail O'Neil, John Bowling, Tj Scannon e tutti gli altri.
Questo quarto e ultimo romanzo della fortunata saga di Kathryn Dance si è rivelato interessante per aspetti come il trattamento e gli effetti del panico e per l'aspetto personale della vita di Dance; nel complesso, però, il caso mi ha coinvolto meno… mi ha entusiasmato meno. Comunque, sempre di buon libro si tratta, intendiamoci, Deaver è una garanzia.

Opera recensita: "Solitude Creek" (Kathryn Dance 04) di Jeffery Deaver
Editore: Rizzoli, 2015
Genere: thriller, seriale
Ambientazione: California, Stati Uniti
Pagine: 511
Prezzo: 19,50 €
Consigliato: sì
Voto personale: 8.


mercoledì 21 agosto 2019

RECENSIONE: S. S. VAN DINE - L'ULTIMA AVVENTURA DI PHILO VANCE


Sinossi:
Quando il procuratore distrettuale Markham invita Philo Vance a trascorrere con lui un periodo di vacanza nella splendida tenuta del vecchio Carrington Rexon, Vance sospetta subito che quello sia un invito interessato: forse il vecchio Rexon si trova in una situazione difficile, e desidera avere presso di sé un buon investigatore. Vance non s'inganna: come Markham sa bene, la splendida collezione di smeraldi di Rexon è in grave pericolo... Naturalmente Vance accetta l'invito, e presto si trova a dover risolvere uno dei casi più intricati della sua lunga carriera. È questo l'ultimo romanzo scritto da Van Dine, ed è considerato uno dei più impeccabili.

Commento:
Come apprendo dall'antefatto presente nella mia edizione, la stesura di ogni opera di Van Dine si componeva di tre fasi: una prima fase in cui si delineava lo schema base completo di personaggi; una seconda in cui si delineava la trama completa con dialoghi e descrizioni accennate; una terza che completava lo scritto riempiendolo con tutto ciò che siamo abituati a trovare in un giallo di Van Dine.
Questo romanzo, l'ultimo della fortunata serie di Philo Vance, purtroppo manca dell'ultima fase che la morte dell'autore ha purtroppo reso impossibile da aggiungere. Perché dico questo? Perché, purtroppo, sebbene il romanzo sia completo nella trama, l'assenza di questo lavoro di limatura e approfondimento si sente e pesa. La vicenda riguarda il pericolo di furto di una splendida collezione di smeraldi di proprietà di un anziano e ricco possidente. Molte cose, in verità, differenziano questo romanzo dagli altri: in primis l'ambientazione – Vance non è a New York, ma è invitato presso il proprietario degli smeraldi, amico del procuratore Marcham -, inoltre mancano il sergente Heat, lo stesso Marcham, il dottor Doremus e tutti gli altri agenti della polizia di New York, tutti personaggi costanti e attivi in tutta la serie; inoltre, proprio per effetto delle mancanze di cui sopra, dialoghi e descrizioni sono troppo diretti, stringati, manca appunto quella limatura che avrebbe conferito al romanzo la classica raffinatezza di Van Dine. In definitiva, mio malgrado, dovrò dare una valutazione tiepida poiché quest'ultima indagine di Philo Vance non mi ha soddisfatto.


Opera recensita: "L'ultima avventura di Philo Vance" di S. S. Van Dine
Editore: Newton Compton
Genere: giallo classico
Ambientazione: Stati Uniti
Pagine: 100
Prezzo: 7,90 €
Consigliato: sì/no
Voto personale: 7.


RECENSIONE: PIERGIORGIO PULIXI - LO STUPORE DELLA NOTTE


Sinossi:
Se la incontri non la dimentichi, perché il commissario Rosa Lopez è pronta a sacrificare un ostaggio per riportare la situazione in parità. La ricordano ancora in Calabria, dove si è fatta le ossa nella guerra alle cosche. Non la dimenticano oggi, a Milano. Lettere minatorie e proiettili nella cassetta della posta sono il premio per una carriera che l'ha condotta ai vertici dell'Antiterrorismo. Ma dietro la scorza da superpoliziotta, Rosa cova il tormento: il suo compagno è in coma, vittima di un attentato. E non c'è solo il senso di colpa, ci sono anche le frequentazioni con quelli del Lovers Hotel, il luogo che non esiste, in cui niente è proibito e quando qualcuno deve cantare si attacca la musica della tortura. La sbirra, però, non può cedere alla donna. Una minaccia gravissima incombe sulla città: la più perfida delle menti criminali ha ordito un piano di morte. Lo chiamano il Maestro e insegna l'arte della guerra. Per fermarlo, la Lopez scivolerà in una spirale di ricatti, tradimenti e vendette. Considerato la voce under 40 più brillante del noir italiano, Piergiorgio Pulixi si avvale di fonti confidenziali per esplorare gli oscuri rovesci delle strutture di pubblica sicurezza. In una metropoli caleidoscopio delle vanità dell'Occidente, nelle cui strade l'eroina scorre a fiumi e impazzano le gang di "latinos", mentre i milanesi hanno smesso di ammazzare al sabato per trasformarsi in potenziali bersagli, tutto quello che credete di sapere vi apparirà sconosciuto.

Commento:
Sì, lo so, forse arrivo tardi… però è bravo Pulixi! E' bravo a creare e mantenere alta la tensione e l'attenzione; è bravo a non far mai perdere di tono un thriller con una miriade di personaggi che guizzano, sfuggono, si nascondono, agiscono nell'ombra; è bravo a cavalcare l'onda lunga e drammatica del terrorismo islamico in Italia, dell'incertezza, della paura, senza mai risultare scontato o prevedibile. In questa spy-story dal sapore vagamente americano ma fortemente speziata all'orientale, trovano spazio molte anime: c'è spazio per il coraggio di chi, come Rosa Lopez e la sua squadra, deve affrontare una minaccia pericolosa e concreta che incombe sempre più sinistra sulle sorti di una città e di un Paese intero; c'è posto per chi, come Tom Dooley, agisce nell'ombra e al di là della legge per combattere quella e altre minacce internazionali con metodi poco ortodossi; c'è posto per le paure, le insicurezze, il dolore del rifiuto che tanti ragazzi, donne, uomini stranieri provano ogni giorno sulla loro pelle per colpa dell'intolleranza; c'è posto anche per chi, come il Maestro, questi sentimenti li sfrutta, li usa per un proprio tornaconto personale, mascherandoli spesso dietro la fede, la religione, dando loro il nome di una guerra giusta. Ma esiste una guerra giusta? E ci credono davvero quelli che si preparano ad adempiere alla propria missione? O forse vogliono solo qualcosa in cui credere? Un motivo per continuare a vivere?
Cosa c'è dietro un buon thriller ben scritto, se non la voglia, il bisogno di affrontare ed esorcizzare le più grandi paure della gente? E ci riesce bene Piergiorgio Pulixi in questa spy-story avvincente ed incalzante, ci riesce perché ci prospetta, come in un videogame in realtà aumentata, una situazione non reale, ma verosimile… nella quale si verifica lo scenario peggiore, proprio quello che tutti temiamo. E pazienza se qualche cosa sembra forzata, se qualche dettaglio sembra un po' troppo fantascientifico… perché, le nostre fantasie più oscure non sono forse popolate di creature in realtà inesistenti?
Se la paura non la puoi vincere, devi trovare un modo per conviverci, per tenerla a bada… e leggere Lo stupore della notte  mi sembra proprio un ottimo modo per iniziare a farlo.

Opera recensita: "Lo stupore della notte" di Piergiorgio Pulixi
Editore: Rizzoli, 2018
Genere: thriller, spy-story
Ambientazione: Milano
Pagine: 360
Prezzo: 18,00 €
Consigliato: sì
Voto personale: 8,5.


martedì 20 agosto 2019

RECENSIONE: LEONARDO PALMISANO - ASCIA NERA. LA BRUTALE INTELLIGENZA DELLA MAFIA NIGERIANA


Sinossi:
Leonardo Palmisano continua a indagare la nuova criminalità e lo fa con il suo stile lucido e implacabile come le mafie che incontra nel suo viaggio all’inferno. Per questo nuovo libro ha deciso di affrontare la schiavitù sessuale e la tratta degli esseri umani incontrando una delle organizzazioni più pericolose degli ultimi anni. La chiamano Black Axe, Ascia Nera, ed è nata negli anni Settanta all’università di Benin City, in Nigeria, come una confraternita di studenti. All’inizio è una gang a metà tra un’associazione religiosa (li chiamano culti) e una banda criminale, che stabilisce riti d’iniziazione e impone ai suoi affiliati di portare un copricapo, un basco con un teschio e due ossa incrociate, come il simbolo dei corsari. Oggi invece è una nuova mafia e i tentacoli di questa organizzazione sono arrivati anche in Italia, dove i boss nigeriani hanno iniziato a dettare legge nei sobborghi delle nostre città. Dopo Ghetto Italia e Mafia Caporale Leonardo Palmisano conclude la sua trilogia sullo sfruttamento con Ascia Nera, un’inchiesta sul campo fatta di incontri e interviste alle vittime e ai carnefici di un’organizzazione spietata che sta diventando una delle minacce più concrete alla sicurezza del nostro paese.

Commento:
Interessante ed inconsueto questo saggio-inchiesta dello scrittore e sociologo pugliese Leonardo Palmisano che affronta lo spinoso e poco conosciuto argomento della mafia nigeriana in Italia. Negli anni Settanta, all'università di Benin City, in Nigeria, nasce un movimento studentesco, il Neo Black Movement, che in modo rapido ed efficace diventa un'organizzazione mafiosa internazionale: è quella che oggi conosciamo come Black Axe, Ascia nera, una delle più floride, radicate, estese e pericolose espressioni della mafia moderna. E' un'organizzazione invisibile, tentacolare, tecnologicamente avanzata; si crea una larga base di consenso in patria "prendendosi cura" dei suoi appartenenti, pagando spese legali e andando a trovare chi è in carcere, pensando alle famiglie, aiutando i giovani a studiare ed inserendoli poi lavorativamente nell'organizzazione. La sua forza? E' priva di qualunque carattere familiaristico, è meritocratica – chi fa bene e dimostra solidità, affidabilità, testa fa carriera -, investe sui giovani ma fa conto sugli adepti della prima ora per acquisire consenso e rispettabilità. Incredibilmente, sembrerebbe un buon sistema economico, avanzato e accorto, se non fosse volto al crimine e allo sfruttamento di esseri umani. Sì, perché ogni attenzione, ogni favore dell'organizzazione non fa altro che accrescere il già smisurato debito – economico oltre che di gratitudine – che già grava dalla nascita su ogni africano. Ed è così che i giovani partono, diretti verso l'Italia, l'Europa, l'Asia; prostitute e spacciatori, commercianti, riciclatori, agenti di "cambio", informatici… una gerarchia in continuo mutamento, una rete capillare e funzionale, un sistema intelligente ed organizzato, chirurgico e invisibile e per questo terribilmente pericoloso e implacabile. Non si fugge da una trappola del genere, non c'è via di scampo.
Ma i tentacoli di Ascia nera non si limitano certo al "piccolo crimine": se le cose vanno così bene, perché non estendersi, perché non commerciare voti, armi, diamanti, petrolio, articoli infinitamente più redditizi delle persone? E così l'organizzazione si procura contatti con i luoghi dello smercio, politici, ma anche altri mafiosi. Quella nigeriana è una mafia nuova, che ha avuto bravi maestri e li ha superati come succede ad ogni ottimo allievo. Leonardo Palmisano ce la descrive qui in un racconto appassionante, fatto di interviste ai diretti interessati, vittime e carnefici che sempre sono a loro volta vittime, ma qualche volta sono anche compiaciuti della "bravura" dei loro capi e della funzionalità del sistema cui appartengono. Questo non è per niente un saggio demagogico o teorico: questo è uno scritto importante perché diretto, partecipato, comprensibile, di forte impatto umano e sociale. Ho apprezzato molto lo stile di Palmisano che mi ha ricordato un altro saggio meraviglioso, La frontiera del compianto Alessandro Leogrande: anche qui ritrovo la competenza unita alla partecipazione personale e soprattutto alla franchezza di chi sa e vuole farsi leggere e capire da tutti. Leonardo Palmisano non è nuovo alla trattazione di questi temi: tra le sue molte pubblicazioni, prima di Ascia Nera, aveva scritto Ghetto Italia e Mafia caporale, quindi questo è solo l'ultimo libro di un'ideale e triste trilogia sullo sfruttamento degli esseri umani nel nostro Paese. Per quanto mi riguarda, recupererò presto gli altri suoi libri.


Opera recensita: "Ascia nera. La brutale intelligenza della Mafia nigeriana" di Leonardo Palmisano
Editore: Fandango, 2019
Genere: saggio, inchiesta
Pagine: 218
Prezzo: 16,50 €
Consigliato: sì
Voto personale: 9.


lunedì 19 agosto 2019

RECENSIONE: S. K. TREMAYNE - LA GEMELLA SILENZIOSA


Sinossi:
A Sarah piace il silenzio assoluto della sera che avvolge l'isola di Skye. Le piace muoversi piano nella penombra e accarezzare delicatamente i biondi capelli della sua bambina di sette anni, Kirstie, che si è appena addormentata. Mentre osserva le sue manine che stringono il cuscino, Sarah ripensa a quando quelle mani si stringevano a quelle, identiche, della sorella gemella Lydia. Niente le distingueva: stesse lentiggini, stessi occhi azzurro ghiaccio, stesso sorriso giocoso. Ma, un anno prima, Lydia è morta improvvisamente e ha lasciato un vuoto così grande che ha costretto Sarah e la sua famiglia a fuggire da tutto e da tutti su quell'isola nel mare della Scozia. Lì, tra scogliere impervie e cieli immensi, Sarah sente che lei, la bambina e suo marito Angus potranno forse ritrovare la serenità. Eppure, mentre si avvicina l'inverno, Kirstie è sempre più strana. Diventa silenziosa, riflessiva, stranamente interessata a cose che prima non amava. Sempre più simile a Lydia, la gemella scomparsa. Quando un giorno si scatena una violenta tempesta, Sarah e Kirstie rimangono isolate. Nel buio, col solo mugghiare del vento ad ascoltarle, Kirstie alza gli occhi e sussurra: "Mamma, perché continui a chiamarmi Kirstie? Io sono Lydia. Kirstie è morta, non io". Sarah è devastata e il tarlo del dubbio comincia a torturarle l'anima. Cos'è successo davvero il giorno in cui una delle gemelle è morta? È possibile che una madre possa non riconoscere sua figlia?

Commento:
Ammetto di aver atteso tanto prima di leggere questo romanzo, nonostante fosse lì ad attendermi da più di due anni, perché c'era qualcosa che mi portava istintivamente a diffidare; lo vedevo troppo simile ad altri thriller che non avevo apprezzato. Ed in effetti avevo più o meno ragione. Non è andata così male: il libro si fa leggere e tutto sommato è anche ben scritto, inoltre l'ambientazione – (un'isoletta della Scozia difficile da raggiungere, l'inverno freddo, il vento forte) forse un po' stereotipata – è comunque suggestiva e si presta bene a un thriller. Tutto il resto, però, manca dell'originalità che sarebbe servita a questo libro per differenziarsi, per risaltare rispetto alla media dei thriller "da banco". Genitori distrutti dal dolore per la perdita di una delle due gemelle, gemelle identiche e con strani legami telepatici che non sembrano essersi interrotti dopo la morte di una delle due, confusione, smarrimento, matrimonio in crisi, recriminazioni, sensi di colpa, problemi di alcool… c'è tutto per confezionare un buon minestrone già scaldato. Intendiamoci, il libro in sé non è affatto brutto, però è troppo uguale a tanti altri perché lo possa consigliare. Se mi si chiedesse:"perché tra milioni di thriller dovrei scegliere questo?" io non credo che riuscirei a trovare motivazioni sufficienti. Per il resto, se vi capita tra le mani ed avete voglia di un thriller, in mancanza di meglio va più che bene per assolvere al suo compito. Sarò crudele, ma bisogna pur fare una selezione in un genere che si sta espandendo a perdita d'occhio, no? E ci sono tanti thriller davvero particolari e meritevoli da consigliare. In sintesi, per me né promosso né bocciato, senza infamia e senza lode.

Opera recensita: "La gemella silenziosa" di S. K. Tremayne
Editore: Garzanti, 2015
Genere: thriller psicologico
Ambientazione: Inghilterra-Scozia
Pagine: 307
Prezzo: 16,90 €
Consigliato: sì/no
Voto personale: 6,5.


domenica 18 agosto 2019

RECENSIONE: TEA RANNO - L'AMURUSANZA


Sinossi:
Siamo in un piccolo borgo siciliano che, dall’alto di una collina, domina il mare: una comunità di cinquemila anime che si conoscono tutte per nome. Su un lato della piazza sorge la tabaccheria, un luogo magico dove si possono trovare, oltre alle sigarette, anche dolciumi e spezie, governato con amore da Costanzo e da sua moglie Agata. Sull’altro lato si affaccia il municipio, amministrato con altrettanto amore (ma per il denaro) dal sindaco “Occhi Janchi” e dalla sua cricca di “anime nere”, invischiata in diversi affari sporchi. Attorno a questi due poli brulica la vita del paese, un angolo di paradiso deturpato negli anni Cinquanta dalla costruzione di una grossa raffineria di petrolio.
Quando Costanzo muore all’improvviso, Agata, che è una delle donne più belle e desiderate del paese, viene presa di mira dalla cosca di Occhi Janchi, che, oltre a “fottere” lei, vuole fotterle la Saracina, il rigoglioso terreno coltivato ad aranci e limoni che è stato il vanto del marito. Ma la Tabbacchera non ha intenzione di stare a guardare. Attorno a lei si raccoglie, prima timida poi sempre più sfrontata, una serie di alleati: il professor Scianna, che in segreto scrive poesie e cova un sentimento proibito per la figlia di un amico, l’erborista Lisabetta, capace di preparare pietanze miracolose per la pancia e per l’anima, Lucietta detta “la piangimorti”, una zitella solitaria che nasconde risorse insospettate, e poi Roberto, Violante, don Bruno… una compagnia variopinta e ribelle di “anime rosse” che decide di sfidare il potere costituito a colpi di poesia, di gesti gentili e di buon cibo: in una parola, di amurusanze. Tra una tavolata imbandita con polpettine e frittelle afrodisiache e una dichiarazione d’amore capace di cambiare una fede, le sorti dei personaggi s’intrecciano sempre più, in un crescendo narrativo che corre impetuoso verso la deflagrazione.
Tea Ranno ha scritto il suo romanzo più solare, magico e sensuale: ha dato vita a una Dona Flor siciliana e l’ha calata in un’atmosfera fiabesca alla Chocolat; allo stesso tempo, con l’aiuto di un pizzico di realismo magico, ha raccontato una parabola attualissima di coraggio ed emancipazione, di una donna e di una comunità.

Commento:
E' difficile trovare un sinonimo che renda perfettamente il significato del termine Amurusanza… perché l'amurusanza è un sentimento fatto di mille cose, è l'insieme di gesti gentili, attenzioni, premure, affetto, conforto, considerazione per l'altro, chiunque esso sia; è una parola che sa di famiglia, di casa, che ricorda tempi, luoghi, sapori e profumi antichi, ma mai scordati.  L'amurusanza è uno stato d'animo. Lo sanno bene Costanzo e Agata, i tabbaccheri, che dall'interno del loro negozio infondono coraggio e spingono la gente a non piegarsi alle "lurderie" del sindaco, l'onnipresente e onnipotente avvocato Saverio Pallante, da tutti apostrofato come Eccellenza, ma segretamente denominato Occhi Janchi per quegli occhi da annegato che guardano solo con sentimenti malevoli e soggiogatori. E' contro di lui che la bella e giovane tabbacchera Agata dovrà combattere quando l'amatissimo marito Costanzo muore. E' contro l'uomo che ha strappato il cuore di suo marito nel tentativo di appropriarsi del suo terreno rigoglioso, la Saracina, che Agata dovrà lottare, ma contrariamente a quanto tutti avrebbero pensato, quella donna fiera e vulcanica non sarà sola. Le sue idee, il suo ardore, la sua bontà riusciranno a placare le lingue più affilati e lenire le ferite degli animi più provati dall'abbrutimento. E grazie a lei e ai suoi insperati nuovi amici, un nuovo volto per una comunità riunita e pacificata sarà forse possibile.
Sgorga travolgente e impetuoso, da queste pagine, l'entusiasmo di chi aggredisce la vita, di chi non ci sta ad essere comandato, soggiogato, sottomesso, di chi ha ancora tanto da dire e da dare, di chi ci crede che le cose possono cambiare davvero. Con quella luce abbagliante che permea ogni buon libro ambientato in questa terra, L'amurusanza ci offre una Sicilia viva, caparbia, volenterosa di liberarsi dalle corde che le stritolano il futuro. E solo con l'unione delle forze di tutti, è solo con la cultura, la solidarietà, il rispetto si potrà mettere fine una volta ancora al dispotico predominio dei tanti Occhi Janchi che ancora credono di poter spadroneggiare a spese della gente. L'amurusanza è un romanzo potente, sensuale, sanguigno, ma è anche dolcissimo e gustoso come un frutto maturo; ci regala sorrisi, ci fa emozionare, indignare, riflettere. A me è piaciuto tanto, ho fatto fatica a staccarmene, a chiuderlo, a lasciar andare Agata, Roberto, Franca, Violante, Scianna e tutti, tutti gli altri. E poi, come non restare abbagliati da questa scrittura così ricca, ricercata, delicata, perfetta? L'Amurusanza è uno di quei libri in cui la scrittura si fa presenza, personaggio, anima a se stante nel romanzo. Non conoscevo Tea Ranno prima di oggi se non di fama, ma ho adorato il suo modo sublime di raccontare una storia delicata, profonda e attualissima, perciò leggerò certamente altro di suo. Intanto, questo libro ve lo consiglio davvero caldamente.

Opera recensita: "L'amurusanza" di Tea Ranno
Editore: Mondadori, 2019
Genere: narrativa italiana
Ambientazione: Sicilia, 1994
Pagine: 360
Prezzo: 18,50 €
Consigliato: sì
Voto personale: 10.

sabato 17 agosto 2019

RECENSIONE: ITALO CALVINO - SOTTO IL SOLE GIAGUARO


Sinossi:
“Un libro che sto scrivendo parla dei cinque sensi, per dimostrare che l’uomo contemporaneo ne ha perso l’uso. Il mio problema scrivendo questo libro è che il mio olfatto non è molto sviluppato, manco d’attenzione auditiva, non sono un buongustaio, la mia sensibilità tattile è approssimativa, e sono miope.
Per ognuno dei cinque sensi devo fare uno sforzo che mi permetta di padroneggiare una gamma di sensazioni e sfumature. Non so se ci riuscirò, ma in questo caso come negli altri il mio scopo non è tanto quello di fare un libro quanto quello di cambiare me stesso, scopo che penso dovrebbe essere quello d’ogni impresa umana. Voi potete obiettare che preferite i libri che convogliano una vera esperienza, posseduta fino in fondo. Ebbene, anch’io. Ma nella mia esperienza la spinta a scrivere è sempre legata alla mancanza di qualcosa che si vorrebbe conoscere e possedere, qualcosa che ci sfugge.” Italo Calvino

Commento:
Sotto il sole giaguaro è la prima opera pubblicata postuma di Italo Calvino. Si tratta di una breve raccolta di racconti, tuttavia l'opera non è completa: il progetto dell'autore prevedeva cinque racconti che parlassero dei cinque sensi e di come l'uomo oggi ne ha perso l'uso; la raccolta giunta fino a noi, invece, ne contiene solo tre e precisamente Il nome, il naso che parla dell'olfatto, Sotto il sole giaguaro che oltre a dare il titolo all'opera parla di gusto, e Un re in ascolto che invece si sofferma sull'uso dell'udito e in particolare sulla capacità di ascoltare.
I racconti risultano tutti e tre molto singolari e comunque molto arguti, perciò è davvero un peccato che manchino gli ultimi due, quelli relativi a vista e tatto. Un'ottima opera, purtroppo incompleta.

Opera recensita: "Sotto il sole giaguaro" di Italo Calvino
Editore: Mondadori, prima ed. 1986 (postumo)
Genere: raccolta di racconti
Pagine: 126
Prezzo: 12,00 €
Consigliato: sì
Voto personale: 8.



RECENSIONE: AYANTA BARILLI - UN MARE VIOLA SCURO


Sinossi:
Un bisnonno, Belzebù, dal nome improbabile e inquietante. E un luogo, Colorno, così carico di segreti e di orrore da non potersi evocare. Parte da qui, dagli ostinati silenzi e dalle invenzioni di una famiglia di saltimbanchi, bugiardi, scrittori, amazzoni e diavoli, il viaggio di Ayanta alla scoperta della sua verità.
Tre donne: Elvira, Angela, Caterina. Un secolo di Storia: la nostra. E poi Padova, Parma, Roma, Tellaro, Madrid. Per riannodare il filo contorto e spezzato della memoria, Ayanta si addentra nel labirinto ora spaventoso, ora traboccante di luce delle proprie radici, fruga nei vecchi cassetti, separa le favole dalla realtà, le leggende dalle bugie. Sveglia fantasmi a lungo sopiti, forza le stanze chiuse dei ricordi, traccia i frastagliati contorni di un dramma famigliare ma non domestico – anzi, universale – lungo tre generazioni. Perché sono le donne a custodire la memoria, lacune e omissioni comprese, delle generazioni passate e presenti. E sono sempre loro, le donne, a mettere le mani in quei cassetti, a trasformare i detriti in storie che pretendono di essere ascoltate. Storie così vive da riguardarci tutti.
Finalista del Premio Planeta e grande successo di vendite in Spagna, Un mare viola scuro è l’esordio di una scrittrice di talento, capace di affrontare i temi fondamentali – l’amore, la condizione femminile, la perdita, la scrittura – attraverso una lingua di rara sensibilità.

Commento:
Quando muore un parente stretto ci si stupisce sempre per quel dettaglio importante che non si conosce. Da quel dettaglio, però, spesso parte una serie di scoperte più o meno dolorose, fatte di ricordi, omissioni, dettagli mancanti, pieni e vuoti di cui non si sospettava neppure l'esistenza. E' un po' quello che succede ad Ayanta Barilli che, alla morte della nonna Angela, non conosce il vero nome del padre da indicare nel certificato. Tutti in casa lo chiamavano Belzebù, ma di certo non è questo il suo nome. E proprio quel nome, unito ad un altro, susciterà in Ayanta ricordi e nostalgie che le faranno venir voglia di scoprire la vera storia della sua famiglia. Sarà proprio indagando tra le carte, tra i ricordi, tra gli aneddoti veri o inventati, sarà tuffandosi nelle pagine scritte ed autopubblicate da Angela, che Ayanta scoprirà la storia di Elvira e della sua presunta follia, di Belzebù e delle sue insicurezze, di Angela e della sua forza, di Carlotta e Caterina così vicine eppure così diverse… e solo così riuscirà davvero a capire chi è lei, da dove viene e da cosa deve salvarsi. Un tuffo nei ricordi, un salto nel buio in un mare di sofferenza, cattiveria, menzogna, indifferenza o incapacità di comprendere. Un viaggio salvifico nella conoscenza di sé.
Un mare viola scuro, a metà tra autobiografia, saga familiare e memoir di famiglia, racconta una storia familiare, intima e universale, una storia che in molti punti tocca quelle di tante altre famiglie italiane del Novecento, di tante altre donne intrappolate in una scelta sbagliata e punite troppo duramente dalla vita per quell'unico sbaglio. La follia, la malattia, la famiglia, le donne e la loro capacità di rinascere e sopravvivere sempre, il succedersi delle generazioni, sono questi i temi portanti di questo romanzo così sincero e a tratti commovente, che porta con sé il sapore antico della sofferenza troppo spesso nascosta e soffocata. Una lettura non facile, sia per la portata dei temi affrontati, sia per lo stile che mescola pensieri dell'autrice, parti dei diari e delle lettere delle donne di cui traccia il vissuto. Sebbene il racconto sia armonico e tutto si incastri perfettamente nella narrazione, il leggero cambio di stile nonché il cambio di narratore può portare qualche attimo di spaesamento. Un'ottima lettura, comunque, che regala numerosi spunti di riflessione.

Opera recensita: "Un mare viola scuro" di Ayanta Barilli
Editore: Dea Planeta, 2019
Genere: autobiografia, saga familiare
Ambientazione: Italia-Spagna, 1883-2018
Pagine: 400
Prezzo: 17,00 €
Consigliato: sì
Voto personale: 8.


venerdì 16 agosto 2019

RECENSIONE: S S. VAN DINE - IL CASO GRACIE ALLEN


Sinossi:
Quando Benny Poiana, condannato a vent'anni di reclusione, evade dal carcere, si teme una vendetta nei confronti del procuratore distrettuale John F.X. Markham, responsabile del suo arresto. La sera successiva viene invece trovato ucciso Philip Allen, un lavapiatti del caffè Domdaniel. Cosa si nasconde dietro la sua misteriosa e crudele morte? Toccherà al brillante investigatore Philo Vance utilizzare al meglio l'aiuto fornito dall'ingenua Gracie Allen, sorella di Philip, e mettere insieme i pezzi del complicato mosaico.

Commento:
Non saprei spiegare perché, forse perché è il penultimo libro della serie, ma quest'indagine di Philo Vance mi è sembrata molto, ma molto sottotono rispetto alle altre dieci. In ogni caso è quella che meno ha suscitato il mio entusiasmo.
Di fronte a un caso confuso e non trattato con il rigore e la meticolosità che contraddistingue Van Dine, ho trovato troppo poche deduzioni, troppo sentimentalismo, troppo spazio lasciato ad altri protagonisti rispetto alla figura di Vance che di solito con il suo acume domina tutti… in più ci ho visto un po' troppa voglia di concludere e arrivare in fretta al finale. Avrei gradito che si fosse discostato meno dal plot standard, in definitiva… Cos'è accaduto? Beh, il cadavere di un uomo viene ritrovato in un noto caffè di New York. E' Philip Allen, lavapiatti del locale nonché fratello della giovane e ingenua Gracie, ragazza conosciuta fortuitamente dal nostro Vance poco tempo prima. Il giovane sembra essere stato ucciso in circostanze e con modalità assai strane, perciò Vance e il sergente Heath vogliono vederci chiaro. Per farlo si serviranno proprio dell'aiuto di Gracie che, inspiegabilmente, è entrata nelle grazie di Vance. In un modo un po' frettoloso e, concedetemelo, anche alquanto nebuloso si arriva ad un finale dominato da vendette, amori perduti e giochi di potere. Se non si fosse ancora capito, non lo considero il migliore di Van Dine.


Opera recensita: "Il caso Gracie Allen" di S. S. Van Dine
Editore: vari
Genere: giallo classico
Ambientazione: Stati Uniti
Pagine: 192
Prezzo: 10,00 €
Consigliato: sì/no
Voto personale: 6,5.


giovedì 15 agosto 2019

RECENSIONE: GIACOMO CARDACI - ZUCCHERO E CATRAME


Sinossi:
Cesare è un bambino che chiacchiera e gioca a Memorycon il suo circolo multietnico di Barbie, ha scelto Inesdetta Lines come amica per non rimanere da solo in filaa scuola, passa i suoi pomeriggi con una anziana che locosparge di profumo, detestata dai suoi genitori perché fomen­ ta le sue stramberie. La sua vita di paesesarebbe potuta continuare sempre uguale, se astravolgerla non fosse arrivato il trasferimento di tutta lasua famiglia in un monolocale ai bordi miserabili traMilano e Cinisello.Al piano di sopra, però, abita Gabbo,da cui Cesare, ormai cresciuto, è dannatamente eccitato,perché Gabbo è tutto ciò che Cesare vorrebbe essere:uno deciso a prendersi dalla vita tutto, costi quel checosti. Per questo, quando suo padre viene arrestato, lamadre si rifugia nel letto, il fratello scompare, Cesaredecide di risalire dal fondale del proprio abbandonoseguendo le tracce di Gabbo. Per entrare nel giro, però,Cesare deve smettere di essere Cesare, dire di  a ognitipo di richiesta ma anche abbandonarsi a unafascinazione morbosa simile a quella che prova perGabbo. Una fascinazione che lo eccita come lo zuccheroed è ripugnante come il catrame, e che alla fine glichiederà un conto molto, forse troppo, salato. GiacomoCardaci torna al romanzo con una storia feroce, a trattispiazzante, in cui i margini opachi tra disonestà,innocenza, odio, rabbia, si dissolvono, e i lettori sarannomessi di fronte ai desideri inconfessabili che sinascondono in ognuno di noi.

Commento:
Cosa porta un ragazzo introverso, un adolescente dai capelli chiari e la faccia pulita, a dover scontare tre anni di carcere? Come ci arriva, un ragazzo così, a commettere un reato? Ce lo spiega subito, Cesare, che il crimine non nasce mai dal nulla, non è mai un petardo isolato, lanciato nel niente: ha radici lunghe e pelose che scavano dentro, nel profondo, e lasciano sgorgare, crescere, sedimentare l'odio. Prima di cominciare la scuola, di andare in quel brutto collegio che piaceva tanto alla madre, Cesare era se stesso. E come avrebbe potuto non esserlo? Era un piccolo oratore, sensibile, solitario, a soldatini e macchinine preferiva di gran lunga le Barbies; si prendeva cura di loro, le vestiva, le pettinava, ci parlava. A sua madre questo non piaceva molto, ma comunque lo lasciava fare; suo padre, invece, appena lo vedeva giocarci gliele sequestrava o peggio, le buttava via. Un giorno, però, qualcun altro ha scoperto il suo segreto e no, non l'ha presa bene. Chi avrebbe dovuto educare, spingere verso l'inclusione e l'accettazione, aveva invece reagito ghettizzando, punendo, umiliando, accusando. E' da lì, da quell'ingiustizia fatta alla sua Miss Raperonzolo, che dentro Cesare nasce il seme dell'odio. Un seme che cresce davanti alla vergogna di suo fratello, agli insulti e agli sberleffi dei compagni e che trabocca col trasferimento della famiglia a Milano dove i soldi sono pochi e i rischi tanti. Ma a Milano Cesare incontra Gabbo, un ragazzo sicuro, spavaldo, forte, così diverso da lui. Inevitabilmente Cesare ne è attratto, a dirittura se ne innamora. Ma il rapporto con Gabbo non decolla, suo padre è stato arrestato per i suoi loschi traffici, la madre è annichilita, il fratello distante. Cesare è solo, in preda all'odio peggiore, quello contro se stesso… e cade. Cade giù, sempre più in fondo, nei rapporti con gli altri, nelle azioni, nei pensieri, nell'autostima. Ecco come ci si arriva, infine, al crimine. Ci si arriva smettendo di essere se stessi, spingendosi sempre un po' più in là, allontanandosi dai propri sogni e desideri per soddisfare spasmodicamente quelli degli altri, nella necessità fisica di piacere, di essere approvati, parte di qualcosa, non più soli… nel bisogno totalizzante, fisiologico e insopprimibile di un po' d'amore. E si potrebbe dare la colpa alla famiglia sfasciata, alla scuola che svolge male il suo compito, a chi non è mai stato davvero a sentirlo quel ragazzo dai capelli chiari che parla come una femmina. E si può dare la colpa alla periferia, al degrado, alla tecnologia, a questa società marcia che spinge sempre a voler avere di più in una smania di individualismo e potere. Ma la verità è che forse non serve più, non serve colpevolizzare aposteriori, non si può giudicare tenendo conto solo della legge, non si può lasciare un ragazzo in balia dei propri demoni in ossequio a convenzioni sociali create, poi, da chi? E storie come quella di Cesare si conoscono poco, ma è terrificante pensare a quanto siano vergognosamente quotidiane, presenti, ad incancrenirci accanto senza che noi non solo non facciamo nulla, ma a volte non ce ne accorgiamo neppure. E allora grazie, grazie a chi, come Giacomo Cardaci, attraverso la cultura, la scrittura, più raramente i media, ci impone di guardarle e di guardarci in faccia.
Zucchero e catrame è una batosta, un colpo secco, un romanzo cupo, claustrofobico, intenso, lucido, profondo, necessario, perché senza clamori, con parole dirette ed esplicite, chiamando le cose col loro nome e parlando il linguaggio della gente, ci mette davanti a ciò verso cui di solito voltiamo lo sguardo. Non lo consiglio a chi non sa guardare oltre la sua moralità, a chi si assolve sempre e comunque, a chi direbbe "Io non c'entro", a chi "Eh ma questi ragazzi"… a tutti gli altri, buona lettura!


Opera recensita: "Zucchero e catrame" di Giacomo Cardaci
Editore: Fandango, 2019
Genere: narrativa italiana
Ambientazione: Friuli-Milano
Pagine: 282
Prezzo: 17,50 €
Consigliato: sì
Voto personale: 8,5.