martedì 31 gennaio 2023

RECENSIONE: CLAIRE KEEGAN - PICCOLE COSE DA NULLA

Sinossi:

Sono giorni che Bill Furlong gira per fattorie e villaggi con il camion carico di legna, torba e carbone. Nessuno vuole restare al freddo la settimana di Natale. Sotto la neve che continua a scendere, tutto va come sempre in quel pezzo d'Irlanda. Poi, nel cortile silenzioso di un convento, Bill fa un incontro che smuove la sua anima e i suoi ricordi. Lasciar correre, girarsi dall'altra parte, sarebbe la scelta più semplice, di certo la più comoda. Ma forse, per Bill Furlong, è arrivato il momento di ascoltare il proprio cuore. «Mentre proseguivano e incontravano altre persone che conosceva e non conosceva, si ritrovò a domandarsi che senso aveva essere vivi se non ci si aiutava l'uno con l'altro. Era possibile tirare avanti per anni, decenni, una vita intera senza avere per una volta il coraggio di andare contro le cose com'erano e continuare a dirsi cristiani, a guardarsi allo specchio?».

 

Commento:

Questo breve romanzo, che apparentemente racconta una storia normale, di un uomo che, dopo un passato difficile, è riuscito con fatica e lavoro a crearsi una famiglia e una vita dignitosa, in realtà è un'occasione. Sì, un'occasione, perché può fare da viatico a molti altri approfondimenti su un argomento spinoso, del quale ad oggi si sa poco, e non solo qui da noi: le cosiddette "Case Magdalene", che sorsero in Inghilterra ma soprattutto in Irlanda a partire dal XIX secolo e sono giunte indisturbate fino ai giorni nostri. Non dirò altro se non: leggete questo libro e vi verrà voglia di saperne di più. Se poi voleste approfondire con un film, posso suggerire Magdalene, film del 2022 diretto da Peter Mullan… però non prendetevela con me se vi sconvolgerà.

 

Opera recensita: "Piccole cose da nulla" di Claire Keegan

Editore: Einaudi, 2022

Traduzione: Monica Pareschi

Genere: narrativa straniera

Ambientazione: Irlanda, 1985

Pagine: 104

Prezzo: 13,00 €

Consigliato: sì

Voto personale: 8,5.

  

sabato 28 gennaio 2023

RECENSIONE: GIULIANO PASINI - E' COSI' CHE SI' MUORE

Sinossi:

Quando il mondo è in tempesta l'unica salvezza è un porto sicuro. Pensavo fosse Case Rosse Invece la tempesta è qui. M'arriva in faccia un raggio di sole. L'ultimo sole della mia vita. Allora è così che si muore.

Sono passati dieci anni dall'ultima volta che il commissario Roberto Serra ha dovuto seguire un'indagine a Case Rosse, borgo di mille anime arroccato sull'Appennino emiliano in cui ha avuto luogo uno dei crimini più brutali della sua carriera. Ha chiesto lui di essere assegnato di nuovo a quel minuscolo commissariato tra le montagne e i campi, perché lì pensava di poter sfuggire ai fantasmi che accompagnano le sue notti e provare a rimettere insieme i pezzi della sua vita. È un giorno di maggio uguale a tanti altri quando viene chiamato nella frazione di Ca' di Sotto per un incendio. Il cadavere di Eros Bagnaroli, detto il Burdigòn , lo scarafaggio, viene ritrovato carbonizzato in quel che resta della sua casa, ma sul suo corpo ci sono ferite che nessun fuoco è in grado di provocare: è stato sgozzato, come si fa da quelle parti col maiale. Inizia così la seconda indagine di Serra a Case Rosse, e un muro invalicabile di omertà sembra di nuovo circondarlo, mentre la Danza, il suo male oscuro, gli crolla addosso quando meno se lo aspetta. Questa volta, però, non è solo. Al suo fianco c'è l'esuberante, rissosa e fragilissima Rubina Tonelli, anche lei con la sua parte di fantasmi e cicatrici. Per entrambi, cercare la verità sarà un modo per salvarsi. O per condannarsi definitivamente.

 

Commento:

Questo libro mi ha sorpreso. Di solito non leggo i capitoli intermedi di serie di cui non ho letto l'inizio, per paura di perdermi cose/dinamiche importanti. Mi sono ritrovata tra le mani questo libro e sono stata tentata di non leggerlo, ma poi la trama interessante, il piacere della sfida, l'istinto… mi hanno indotta a provarci ed ho fatto bene. Roberto Serra è un personaggio già strutturato, l'autore non deve prenderci confidenza, quindi può dedicarsi completamente all'indagine e alla comprimaria del commissario, l'agente Rubina Tonelli, altro personaggio assolutamente degno di nota del romanzo… e non vi spoilero nulla perché vorrei che la scopriate leggendo. Il paesino di Case Rosse poi è lo sfondo perfetto per questa storia, tanto da farsi tutt'uno col quadro d'indagine: località piccola, operosa eppure sonnolenta, dove tutti conoscono segreti e abitudini degli altri… Tra voci di paese e segreti del passato, Pasini crea una storia credibile, ben scritta e a suo modo originale. L'autore riesce a rendere i personaggi tridimensionali e affatto banali – al netto di qualche stereotipo qua e là -, ma soprattutto riesce a non farci rimpiangere di non aver letto i romanzi precedenti e tuttavia di correre a recuperarli. Per me, consigliatissimo.

 

Opera recensita: "E' così che si muore" di Giuliano Pasini

Editore: Piemme, 2023

Genere: thriller, seriale

Ambientazione: Provincia di Modena

Pagine: 351

Prezzo: 18,90 €

Consigliato: sì

Voto personale: 8,5.

  

RECENSIONE: STEFANO VICARIO - IL RE DEGLI STRACCI

 Sinossi:

L'avvocato Andrea Massimi condivide con il fratello maggiore Giorgio lo studio legale ereditato dal padre. Tanto Andrea è infedele, vanesio, imprevedibile, quanto Giorgio è un uomo tutto d'un pezzo, rispettabile e dalla moralità granitica. Una sera Andrea viene travolto da una tragedia indicibile: la moglie e la figlia vengono uccise nella loro casa mentre lui si trova con l'amante. Andrea, disperato e perseguitato dai sensi di colpa, rifiuta il suo mondo agiato per vivere da barbone insieme a un gruppo di senzatetto in un vagone abbandonato alla Stazione Termini di Roma. In quell'esistenza tra gli ultimi, Andrea trova una sorta di pace, fino a quando non riconosce al polso di una trans un braccialetto che aveva regalato alla moglie e decide di far luce su quella notte che aveva cercato di dimenticare. L'indagine di Andrea - aiutato dagli amici clochard e da Anna, un sostituto procuratore che conquista la sua fiducia, mentre il fratello si vergogna ancora di lui - è un viaggio pieno di sorprese tra poliziotti corrotti e personaggi di insospettabile umanità, sullo sfondo di una città che forse non osiamo immaginare. Una storia di tradimento e riscatto, una Roma noir in cui indagano un clochard senza passato e un magistrato fuori dagli schemi.


Commento:

Il giallo d'esordio del noto regista Stefano Vicario è un libro strano. La trama, se spogliata di tutti i dettagli e portata alla struttura, non è originalissima, anzi: difetta un po' di plausibilità in alcuni punti e di certo non mancano stereotipi e luoghi comuni. Però… c'è qualcosa, in questa storia, che cattura ed appassiona il lettore al punto che questo giallo non si fa centellinare: o lo si abbandona dopo poche pagine o lo si divora, come ho fatto io. Sarà lo stile dell'autore, equilibrato, sobrio ma decisamente non impersonale e capace di creare il giusto patos senza iperboli; sarà la pietas verso gli ultimi e verso chi ha sbagliato, ha pagato e merita un'altra possibilità; sarà la rabbia che suscita la corruzione, a tutti i livelli, ma specialmente quando è coinvolto chi dovrebbe tutelare la sicurezza dei cittadini; sarà il senso di giustizia davanti ad un orsetto di peluche abbandonato in una bella casa vuota, che urla di fare chiarezza… O forse sarà Roma, affascinante e magnetica anche fra i caseggiati popolari della Laurentina, fra l'umanità delle notti di via del Mandrione o fra i vagoni derelitti di una stazione che abbiamo visto tutti ma che in fondo in pochi conoscono davvero. Fatto sta che, pur con tutte le sue pecche, questo giallo mi è piaciuto e mi ha coinvolto, quindi non posso che consigliarvelo.


Opera recensita: "Il re degli stracci" di Stefano Vicario

Editore: La nave di Teseo, 2021

Genere: giallo

Ambientazione: Roma

Pagine: 224

Prezzo: 17,00 €

        Consigliato: sì

Voto personale: 8.


mercoledì 25 gennaio 2023

Recensione: Louise Glück - Averno

Sinossi:

È di nuovo inverno, è di nuovo freddo. Il lago Averno, dove gli antichi credevano si trovasse la porta dell'aldilà, è scuro come il cielo sopra le nostre teste. Ad aguzzare gli occhi, riusciamo appena a distinguere la migrazione notturna di uno stormo di uccelli. All'alba, le colline brillano di fuoco, ma non è più il sole di agosto: i nostri corpi non sono stati salvati, non sono sicuri. In Averno, Louise Glück canta la solitudine e il terrore per l'ignoto, lo splendore della notte e l'amore, il desiderio: perché, sembra dirci, anche quando tutto è muto e spento, capita a volte di sentire musica da una finestra aperta, in una mattina di neve, e allora il mondo ci richiama a sé, e la sua bellezza è un invito.

 

Commento:

E' un viaggio oscuro e solitario, questo libro di Louise Glück. Un libro di poesie piene di nero, di disagio, di dolore. La poesia della Glück è scarna, tetra, tribolata, quasi che lei non volesse farci entrare nel suo dolore, ma una volta che vi abbiamo avuto accesso, ce lo sbattesse in faccia nella sua crudele verità. È un libro al femminile, Averno, che parla di dolore e desiderio dal punto di vista di una donna, legata alla terra come a quelle forze primordiali che tengono in bilico la vita e la morte. Non so se ci sia redenzione qui, io non ne ho trovata, così come non ho trovato speranza, ma solo frustrazione e buio. Stranamente, contrariamente a quanto pensassi, non ho apprezzato la poesia della Glück… non è il mio genere, troppo slegato, troppo poco lirico, troppo sporcato e umanizzato. Se qualcuno di voi dovesse invece amare questo tipo di sensazioni, si accomodi: Averno e il suo viaggio infinito di dolore son lì che aspettano.

 

Opera recensita: "Averno" di Louise Glück

Editore: Il saggiatore, 2020

Traduzione: Massimo Baccigalupo

Genere: Poesia

Pagine: 160

Prezzo: 14,00 €

Consigliato: no

Voto personale: 5.

  

lunedì 23 gennaio 2023

RECENSIONE: MAZO DE LA ROCHE - IL PADRONE DI JALNA (JALNA 04)

Sinossi:

È primavera inoltrata a Jalna, e Renny Whiteoak passeggia nella tenuta. Dopo la scomparsa di Adeline ha preso in mano le redini della dimora e dell’intero clan. Il denaro scarseggia e le preoccupazioni domestiche sono all’ordine del giorno; eppure, non può fare a meno di provare gioia e soddisfazione mentre calca quei sentieri che sente suoi, percorsi da lui e dai suoi cari per decenni, tracciati dalla famiglia dove prima c’erano solo foreste: sentieri che sono stati testimoni di scene di ogni tipo, pensa sorridendo fra sé e sé. Così, quando l’amministrazione locale decide di abbattere le querce secolari nei pressi della tenuta per allargare la strada che la costeggia, Renny non ci sta: quegli alberi fanno parte della storia dei Whiteoak. Li proteggerà dall’abbattimento, costi quel che costi. Nel frattempo, il suo rapporto con Alayne si fa sempre più complicato: l’attitudine da donnaiolo non aiuta, e anche la gestione della figlia è terreno di scontro. La piccola Adeline, che ha ereditato i capelli rossi, la forza di volontà e il carattere feroce dell’omonima bisnonna, è una mina vagante. Dal canto suo, invece, Wakefield ha presto messo da parte l’amore per la poesia in favore di una scoperta ben più appassionante: le ragazze. Una in particolare. E mentre i giovani di casa vanno avanti ognuno per la propria strada, gli adulti sono divisi da antichi risentimenti…

 

Commento:

Sono passati quasi due anni dall'ultima volta che sono stata a Jalna e quasi uno dalla pubblicazione della traduzione italiana di questo quarto volume, eppure, stranamente, stentavo a tornarci. Probabilmente perché, in modo del tutto inconscio, quel ventre accogliente era diventato per me troppo opprimente, il che non è strano, visto che capita ciclicamente anche ai membri della difficile e strampalata tribù Whiteoak. La verità è che Jalna, realtà a sé e corpo unico con la famiglia che l'ha creata e da sempre la occupa, è un luogo fatato che talvolta può diventare stregato: è una casa maestosa e splendente che talvolta può diventare cupa e opprimente, circondata da una natura altrettanto lussureggiante e predominante. La verità è che i Whiteoak, con tutte le loro diversità, qualche volta possono non essere una compagnia allettante: hanno problemi tutto sommato simili ai nostri, ma modi di affrontarli e ragionamenti lontani – talvolta lontanissimi – da quelli che concepiremmo noi gente del ventunesimo secolo, abituati come siamo ad un altro concetto di famiglia e ad una vita più indipendente. In sintesi, talvolta andare a Jalna può non essere una passeggiata, e in questo quarto volume ne abbiamo la prova. Renny, in particolare, è un personaggio controverso: il "padrone di Jalna" ha sulle spalle il peso dell'intera famiglia oltre che dell'andamento della tenuta e questo lo porta ad assumere comportamenti da despota, poco digeriti dai suoi, figuriamoci da noi, nonostante nessuno neghi il suo buon cuore e le sue buone intenzioni. In questo libro, in particolare, Renny è il fulcro della narrazione e taluni suoi comportamenti e decisioni pesano, rendendo più difficile la lettura. Fortuna che, in ogni caso, Jalna è sempre bella e sa riservare delle sorprese… Ovvio che con Jalna intendo sia la casa, sia la serie. E alla fin fine, confesso che non vedo l'ora di scoprire cosa ci riserverà il quinto volume, che ritengo sarà cruciale. Continuo a consigliare la serie? Ma certo che sì! Non vorrete mica perdervi le traversie dei Whiteoak e la meravigliosa prosa di Mazo De la Roche!

 

Opera recensita: "Il padrone di Jalna" di Mazo de la Roche

Editore: Fazi, 2022 (prima ed. originale 1933)

Traduzione: Sabina Terziani

Genere: letteratura americana, seriale

Ambientazione: Canada, anni '30

Pagine: 414

Prezzo: 18,00 €

Consigliato: sì

Voto personale: 8.

  

domenica 22 gennaio 2023

RECENSIONE: ALICIA GIMENEZ-BARTLETT - LA PRESIDENTE

Sinossi:

Vita Castellá giace cadavere nella stanza di un lussuoso albergo di Madrid, avvelenata con un caffè al cianuro. È stata la presidente della Comunità Valenciana. Amata e detestata, benefattrice e prepotente, ha dominato la città e la regione in una stagione segnata da una corruzione pervasiva e quasi proverbiale. La rete di potere che da lei si è estesa ha lasciato al suo ritiro una schiera di scheletri in moltissimi armadi. Della sua morte, le autorità, il capo della polizia, il ministro, vogliono far passare una versione ufficiale meno compromettente, un infarto che eviti «un casino di dimensioni stratosferiche». L'inchiesta di polizia è però inevitabile. L'idea brillante è di affidarla a degli investigatori inesperti e malleabili. Come Berta e Marta, due sorelle giovanissime appena uscite dall'Accademia di Polizia. Diverse l'una dall'altra come due fiocchi di neve, sono acute, ambiziose e sono donne, cioè con una emergente avversione per i maschi al potere. Vanno così per la loro strada di poliziotte determinate. Con un po' di rimorso «tacendo e mentendo» ai loro capi come questi fanno con loro due. E s'inerpicano in un'inchiesta che si svolge in una fascinosa Valencia. Poteri e misteri, false apparenze, vendette e rancori, altri spietati omicidi debbono svelare a poco a poco, anche con l'aiuto dell'affezionato addetto stampa della presidente, «Boro» Badía, un giornalista a cui il «partito» ha spezzato la carriera e ferito la dignità a causa del-le scelte sessuali. Le due creature di Alicia Giménez-Bartlett, le sorelle Miralles, Berta e Marta, sfidano lo stereotipo del detective tradizionale. Le ubbie, le paturnie, e i sogni propri di ogni ragazza risaltano nei dialoghi, e danno al mistero poliziesco la stessa quotidiana leggerezza che ha reso famosa l'ispettrice di Barcellona Petra Delicado. Quell'umorismo d'ambiente che ha tra i suoi scopi, come sempre nei romanzi dell'autrice, anche quello di affermare i diritti.

 

Commento:

"La presidente" è il primo romanzo che leggo di Alicia Gimenez-Bartlett e devo dire che non ne sono rimasta delusa, sebbene neppure particolarmente colpita. Trovo gradevolissime sia l'ambientazione (sarà che ho un occhio particolare per la Spagna e per Valencia) che la scrittura della Bartlett, ironica, fresca, capace di affrontare temi spinosi senza banalizzarli né appesantire la narrazione. Non sono, però, del tutto convinta dalle due protagoniste, le ispettrici sorelle, Berta e Marta Miralles: le trovo troppo evanescenti, tendenti a sparire presto dalla memoria. Chissà se col prosieguo della serie acquisteranno spessore, unicità e si renderanno più interessanti. Anche qualcosa nello stile della Bartlett mi ha lasciata perplessa: ho trovato la lettura sin troppo lenta ed a tratti vagamente ridondante… che dire? Romanzo piacevole, sì, ma di certo non uno dei migliori gialli che abbia mai letto. In ogni caso, lo consiglio, specie a chi non ama i thriller adrenalinici o i noir troppo crudi.

 

Opera recensita: "La presidente" di Alicia Gimenez-Bartlett

Editore: Sellerio, 2023

Traduzione: Maria Nicola

Genere: giallo

Ambientazione: Valencia, Spagna

Pagine: 416

Prezzo: 16,00 €

Consigliato: sì

Voto personale: 7,5.

  

giovedì 19 gennaio 2023

RECENSIONE: ANTONIO MANZINI - LA MALA ERBA

Sinossi:

Nella cameretta di Samantha spicca appeso al muro il poster di una donna lupo, «capelli lunghi, occhi gialli, un corpo da mozzare il fiato, gli artigli al posto delle unghie», una donna che non si arrende davanti a nulla e sa difendersi e tirare fuori i denti. Samantha invece, a 17 anni, ha raccolto nella vita solo tristezze e non ha un futuro davanti a sé. Non è solo la povertà della famiglia; è che la gente come lei non ha più un posto che possa chiamare suo nell'ordine dell'universo. Lo stesso vale per tutti gli abitanti di Colle San Martino: vite a perdere, individui che, pur gomito a gomito, trascinano le loro esistenze in solitudine totale, ognuno con i suoi sordidi segreti, senza mai un momento di vita collettiva, senza niente che sia una cosa comune. Sul paese dominano, rispettivamente dall'alto del palazzo padronale e dal campanile della chiesa, Cicci Bellè, «proprietario di tutto», e un prete reazionario, padre Graziano. I due si odiano e si combattono; opprimono e sfruttano, impongono ricatti e condizionamenti. Cicci Bellè prova un solo affetto, per il figlio Mariuccio, un ragazzone di 32 anni con il cervello di un bambino di 5; padre Graziano porta sempre con sé il nipote Faustino, bambino viziato, accudito da una russa silenziosa, Ljuba. Samantha non ha conforto nel ragazzo con cui è fidanzata, nemmeno nei conformisti compagni di scuola; riesce a comunicare solo con l'amica Nadia. Tra squallide vicende che si intrecciano dentro le mura delle case, le sfide dei due prepotenti e i capricci di un destino tragico prima abbattono la protagonista, dopo le permettono di vendicarsi della sua vita con un colpo spregiudicato, proprio come una vera donna lupo; un incidente, un grave lutto, un atto di follia, sono le ironie della vita di cui la piccola Samantha riesce ad approfittare. La penna di Antonio Manzini, che ha descritto un personaggio scolpito nella memoria dei lettori come Rocco Schiavone, raffigura individui e storie di vivido e impietoso realismo in un noir senza delitto, un romanzo di una ragazza sola e insieme il racconto corale di un piccolo paese. Una specie di lieto fine trasforma tutto in una fiaba acida. Ma dietro quest'apparenza, il ghigno finale della donna lupo fa capire che La mala erba è anche altro: è un romanzo sul cupio dissolvi di due uomini prepotenti, sulla vendetta che non ripristina giustizia, sul ciclo inesorabile e ripetitivo dell'oppressione di una provincia emarginata che non è altro che l'immensa, isolata provincia in cui tutti viviamo.

 

Commento:

Si può vincere la sopraffazione? Si può cambiare il corso di una vita che sembra andare sempre e solo storta? Si può trovare il modo di emergere da un luogo che pare voglia soffocare ogni ambizione, ogni futuro? Sì, si può, imparando a difendersi, e a farlo da soli, perché nessuno lo farà per noi. È questo che, ad un certo punto della sua giovane vita, capisce Samanta, la protagonista dell'ultimo romanzo di Antonio Manzini. Samanta ha diciassette anni e vive a Colle San Martino, un paesino di trecento anime nella dimenticata provincia italiana. Samanta dopo il liceo vorrebbe studiare veterinaria a Perugia, ma a scuola non è una cima (pur essendo intelligente), viene da una famiglia poverissima e per giunta da qualche giorno ha un tarlo che la tormenta e rischia di pregiudicare completamente i suoi sogni di emancipazione. Inutile: tutto, a Colle San Martino, sembra remare contro di lei, come se una catena invisibile la trattenesse al giogo… e allora come fare? Con l'aiuto dell'inseparabile amica Nadia, Samanta ne prova tanti di modi per sfuggire al suo destino… ma nessuno sembra funzionare, anzi le cose paiono andare sempre peggio per lei e la sua disgraziata famiglia. Finché non si tocca il fondo. E una volta toccato il fondo, si sa, si può solo risalire… in un modo o nell'altro. E la storia di Samanta, inevitabilmente, si interseca a quella di altri abitanti del paesino, in modi talvolta fortuiti, talaltra deliberati, ma troppo spesso negativi. Perché il paese è così: come dice uno dei personaggi del romanzo, non dà niente gratis e si può star certi che quel che dà oggi se lo riprenderà domani, per giunta con gli interessi. In questo romanzo Manzini narra le vicende di un piccolo borgo della provincia italiana, là dove, più che in ogni altro luogo, le storie si scrutano, le vite si intrecciano, i destini si influenzano e si cambiano vicendevolmente; là, dove più che in ogni altro posto, è necessario avere – o creare – e preservare con forza la propria identità. "La mala erba" è un romanzo bellissimo, cupo, realista; la trama è plausibile – a parte un finale un po' troppo fantasioso che stride un po' con il resto della storia – e personaggi credibili e difficili da dimenticare. Sebbene l'abbia visto etichettato da più parti come giallo, io non lo definirei tale, e neppure noir: è una storia che va al di là delle categorizzazioni e che si legge agevolmente con curiosità e quel pizzico di fascinazione che danno sempre le storie oscure e misteriose. Da leggere se amate la buona narrativa italiana, i romanzi che parlano di piccole realtà, che descrivono situazioni claustrofobiche e non disdegnano il mistero. Consigliato.

 

Opera recensita: "La mala erba" di Antonio Manzini

Editore: Sellerio, 2022

Genere: narrativa italiana

Ambientazione: Colle San Martino (provincia di Rieti)

Pagine: 368

Prezzo: 15,00 €

Consigliato: sì

Voto personale: 8.

  

mercoledì 18 gennaio 2023

RECENSIONE: SONIA AGGIO - MAGNIFICAT

Sinossi:

«Lei è Norma l’inflessibile, la regola, la legge: non può scappare. Porta indietro il braccio. Nel suo sangue si annida la sua condanna. È già stata qui, ha già lottato, e così sarà sempre. Lei è il cherubino del Magnificat, un gatto selvatico. Appartiene al fiume, non può tornare a casa».

È il 1951. In un piccolo casolare nella campagna del Polesine, dove i temporali ingoiano all’improvviso i cieli luminosi e il granturco cresce alto e impenetrabile, vivono Norma e Nilde, due cugine cresciute come se fossero sorelle dopo che un bombardamento durante la guerra ha ucciso le loro madri. Nilde è una ragazza riservata e timorosa di tutto e la sua ansia aumenta quando Norma inizia a comportarsi in maniera strana. Da quando è caduta dalla bicicletta mentre raccoglieva le ciliegie, sua cugina non sembra più la stessa: scompare senza motivo ogni volta che scoppia un temporale, è scontrosa, non le parla, impedendole persino di avvicinarsi. Nilde prova a seguirla nei campi, ascolta le voci che circolano in paese, ma non riesce a capire perché la sua Norma, il suo punto di riferimento nella vita, bella come la Madonna del Magnificat che le loro madri tanto veneravano, le stia facendo questo. Cosa spinge Norma ad allontanarsi da Nilde e a fuggire come una bestia selvatica al primo rombo di tuono? Cos’è successo quel pomeriggio lungo l’argine del fiume? Perché tra di loro quell’abisso improvviso di silenzi e bugie? Il legame indissolubile che lega le due protagoniste verrà messo a dura prova da inquietanti apparizioni e inspiegabili fughe in una storia perturbante fatta di assenze e di mistero. Sullo sfondo, una terra magnetica, insidiosa come il fiume che la attraversa: quel Po che la rende fertile ma che talvolta la travolge per riprendersi tutto. Un libro intenso e visionario in grado di scandagliare i segreti della natura e dell’animo umano. L’esordio straordinario di una giovanissima autrice.

 

Commento:

Se dovessi sintetizzare in una frase il mio pensiero su questo romanzo, direi che è certamente ben scritto, ma non mi ha convinto del tutto. Provo a spiegarmi meglio: pur essendo lei giovanissima (classe 1995), la scrittura di Sonia Aggio è adulta, ricercata, potente, eppure… Eppure vi ho trovato una vena di freddezza, quasi che volesse prendere le distanze dalla storia che raccontava, forse per non lasciarsene travolgere, forse con l'intento di raccontare meglio. Il risultato, però, è stato un libro che non mi ha coinvolto, il che è quasi assurdo data la portata degli eventi narrati. È come se il cerchio non si sia chiuso, come se il mistero non mi sia stato completamente svelato, nonostante molto di quanto raccontato trovi una parvenza di spiegazione. Probabilmente, poi, l'autrice ha peccato di poca contestualizzazione temporale: dire "1951" può non bastare se non si porta il lettore dentro la storia, a vivere il tempo della narrazione, a fidelizzare con i personaggi… e a me non è successo. Non mi è successo con Nilde, né con Norma, né con il paese in cui vivono che pure ha un suo ruolo importante… non mi ha sconvolto né addolorato quanto accaduto loro, io che piango guardando un film o leggendo di un'ingiustizia… quindi qualcosa, nel modo di raccontare questa storia, per me non è andato. C'è molto potenziale in questo libro, ma si sarebbe potuto fare di meglio nel raccontare questa storia della quale, a fine lettura, sappiamo poco o niente: non sappiamo se, al di là del mistero, ci siano collegamenti storici, se la piena si sia verificata davvero, se le superstizioni di cui è intrisa la storia siano un'invenzione letteraria o ci sia qualcosa di reale… certo, potremmo fare una ricerca su internet, documentarci, ma con così poche informazioni quasi passa la voglia. Un libro affatto brutto, s'intende, ma a parer mio restano troppe cose non dette. Ne sconsiglio la lettura? No, dategli una possibilità, specie se ne sapete più di me su quanto raccontato, ma non mi sento nemmeno di consigliarlo senza riserve. Quanto all'autrice, leggerò ancora suoi eventuali scritti perché mi incuriosisce la sua scrittura e spero possa crescere, perfezionarsi e fiorire in una grande autrice.

 

Opera recensita: "Magnificat" di Sonia Aggio

Editore: Fazi, 2022

Genere: narrativa italiana

Ambientazione: Polesine, bassa veneta, provincia di Rovigo

Pagine: 202

Prezzo: 17,00 €

Consigliato: sì/no

Voto personale: 6,5.

  

martedì 17 gennaio 2023

RECENSIONE: EDWARD MORGAN FORSTER - MAURICE

Sinossi:

"Maurice" è forse il capolavoro di Forster e certamente il suo romanzo più intimo e commovente, uno squisito esercizio privato di scrittura della verità. Sullo sfondo di una società vittoriana rigida ed esclusiva, scoppia tra Maurice e Clive, compagni di college, una passione complice e innominabile. Se per Clive la storia d'amore è destinata a seppellirsi nella «normalità», per Maurice è il calvario che conduce a una nuova vita. La tormentosa affermazione della diversità ha fatto di "Maurice" il libro più autentico e sofferto di Forster: scritto nel 1914, ma tenuto segreto per tutta la vita, autobiografico e ossessivamente rimaneggiato nel corso degli anni, è la commovente testimonianza cui lo scrittore ha affidato la rivelazione della propria omosessualità. Postfazione di Marisa Bulgheroni.

 

Commento:

Beh, sento di poter tranquillamente affermare che, tra i libri letti finora di Forster, "Maurice" è quello che mi è piaciuto di più, probabilmente perché è il meno pretenzioso ed il più vero. È quello in cui più si scorge il turbamento sincero dell'autore, la sua indignazione verso una società perbenista e manierata che bada solo all'adesione a certe convenzioni sociali, al compimento di certi passi necessari per essere considerati degni, membri rispettabili di un consesso civile artefatto. E dove trova posto, in una società del genere, l'identità, l'unicità, l'essenza del singolo? Come può, in tale contesto sociale, sopravvivere chi, per qualunque motivo, si senta diverso o non intenda piegarsi ai dettami precostituiti del vivere comune? Sono questi i turbamenti che affliggono Maurice, vittima del proprio sentirsi diverso, delle normali paure che affliggono ognuno di noi mentre cresce e si forma, ma che possono finire per schiacciarci se non riusciamo ad uscirne in tempo trovando la nostra strada. Questo rischia di accadere a lui, a quest'uomo comune che si ritrova stretto tra un corpo che manda pulsioni e segnali impossibili da ignorare e la paura della legge e della morale che gli imporrebbero di soffocare il suo essere. E allora la scelta è tra soccombere all'infelicità facendo correre la vita su binari percorsi da tutti verso un destino lugubre oppure ambire al piacere – o peggio – alla felicità allontanandosi da tutto quanto è conosciuto e familiare. In questo libro la scrittura di Forster appare quantomai mordace, appassionata, intima, autentica e ci regala immagini memorabili come i tenui rumori all'allontanarsi di Alec nelle prime ore del mattino o la risata con cui Maurice si congeda definitivamente da Clive… Un romanzo da leggere, non solo perché è bello, ma anche perché è un'importante testimonianza sociale di un'epoca e perché porta in sé il travaglio di un uomo, Forster, che non ebbe la forza, il coraggio, l'avventatezza di pubblicarlo finché fu in vita, ma che in queste pagine così vere raccontò tanto di sé e della sua società.

 

 

Opera recensita: "Maurice" di Edward Morgan Forster

Editore: Garzanti, 2014 (prima ed. 1971(

Traduzione: Marcella Bonsanti

Genere: letteratura inglese

Ambientazione: Inghilterra, primo Novecento

Pagine: 336

Prezzo: 14,00 €

Consigliato: sì

Voto personale: 8,5.

  

domenica 15 gennaio 2023

RECENSIONE: PAOLA BARBATO - LA PIEGA DEL TEMPO

Sinossi:

Gaia e Mattia sono migliori amici da sempre. Amici, non fidanzati, anche se ora che sono in terza media nessuno ci crede e le cantilene "Che cariiiiiiniii" e "I fidanzatiiiiiiniii" sono all'ordine del giorno. Così, quando durante un esperimento nell'aula di scienze i due scompaiono per ventiquattro ore, tutti pensano a una fuga d'amore. Ma Gaia e Mattia giurano che non si sono mai allontanati dall'aula e sono decisi a scoprire cosa è successo davvero. Indagando, si convincono di aver saltato una "piega del tempo", un ponte che unisce due momenti diversi sulla linea temporale: se lo si attraversa, ci si ritrova esattamente nel punto da cui si è partiti, ma in un momento diverso. Passato, presente e futuro si moltiplicano con altrettante realtà alternative, e presto Gaia e Mattia si troveranno soli, prigionieri di esistenze lontane e angoscianti. E toccherà a loro tentare di ritrovarsi e ricomporre la realtà dove tutto è cominciato... Età di lettura: da 10 anni.

 

Commento:

Come al solito lo stile di Paola Barbato sa affascinarmi e catturarmi, anche quando non scrive thriller. Tutto sommato, però, un mistero c'è anche qui e, sebbene la soluzione sia fantascientifica e si tratti di un libro per ragazzi, l'ho trovato accattivante ed istruttivo, oltre che molto ben scritto. È la storia di due ragazzini di tredici anni che da sempre vengono presi in giro dai compagni (e pure dai prof.) per la loro amicizia: tutti vedono in loro una coppia, scorgono la malizia dove non c'è e questo li imbarazza al punto che decidono di separarsi per far cessare i parlottii, almeno quando sono in pubblico. Tutto sembra andar bene, finché un esperimento di scienze non li obbliga a stare insieme nella stessa stanza, da soli, a scuola, di pomeriggio… Quel che succede dovrete scoprirlo da voi. Io posso dirvi solo che ha a che fare con un vulcano, un orologio digitale e un video di Youtube. Un libro breve, ma appassionante sia per i ragazzi, che per chi ragazzo non lo è più. Consigliato!

 

Opera recensita: "La piega del tempo" di Paola Barbato

Editore: Piemme, 2022

Genere: fantascienza, narrativa per ragazzi

Pagine: 136

Prezzo: 15,00 €

Consigliato: sì

Voto personale: 8.

  

Recensione: Claudia Piñeiro - Elena lo sa

 

Sinossi:

Libro finalista dell’International Booker Prize 2022. In una trama noir molto riuscita, Claudia Piñeiro descrive con rara maestria e partecipe vicinanza la quotidianità di una malata di Parkinson tra i mille dettagli di ostacoli da superare, difficoltà imposte dalla mancata “obbedienza” delle gambe e dei piedi per muoversi, dando spessore al personaggio stoico di Elena che non si arrende mai.

Dopo che Rita viene trovata morta nel campanile della chiesa che frequentava, le indagini ufficiali sull’incidente vengono rapidamente chiuse. Sua madre, ammalata di Parkinson, è l’unica persona ancora determinata a trovare il colpevole. Raccontando un difficile viaggio attraverso le periferie della città, un vecchio debito di gratitudine e una conversazione rivelatrice, Elena lo sa svela i segreti dei suoi personaggi e le sfaccettature nascoste dell’autoritarismo e dell’ipocrisia nella nostra società.

 

Commento:

Elena è una donna fiaccata nel corpo da una malattia invalidante, il Parkinson, che la impedisce nei movimenti, nelle normali operazioni quotidiane, le ruba persino i pensieri. Eppure Elena vuole vivere. Lo ripete varie volte, a più persone, in queste pagine; l'aveva detto anche a sua figlia, Rita, quando hanno ricevuto insieme la diagnosi. E vive ancora, Elena, anche ora che Rita è morta. E vive ancora, Elena, con l'unico obiettivo di scoprire chi l'ha uccisa. Perché Elena lo sa, lo sa che Rita è stata uccisa. Perciò, ormai allo stremo, compie un ultimo viaggio per lei titanico ma in realtà di appena qualche chilometro, per cercare chi crede possa aiutarla, per affidare una missione a una persona. Perché, fosse anche l'ultima cosa che fa, ma lei troverà chi le ha portato via la figlia, l'ultimo affetto che le era rimasto, quella figlia che la rimbrottava spesso, ma che era lì, era sempre stata lì, con lei. Con sguardo critico, disilluso, amareggiato, persino sarcastico, Claudia Piñeiro riesce a tratteggiare, in appena 160 pagine, il quadro di una società ottusa e perbenista, che maschera l'indifferenza e l'egoismo dietro a buone maniere e una fede ipocrita, che è incapace di ascoltare davvero il dolore altrui. Sono tre le donne che si alternano in questa storia e tutte e tre sono sia vittime che aguzzine, in una catena di dolore che genera altro dolore, di incomprensione che genera distacco, di freddezza emotiva che genera chiusura. E, come c'era da aspettarsi, prima o poi un anello si rompe e qualcuno cede. "Elena lo sa" è un giallo che non sembra un giallo, un libro che sfrutta l'archetipo del giallo, con una morte, un'indagine, la ricerca di un colpevole, per processare la nostra società con le sue storture e i suoi paradossi: una madre che sopravvive ad una figlia, la gente intorno che le dice – quasi le ordina – di rassegnarsi, una madre che cerca l'assassino della figlia, una madre che madre non voleva esserlo ed un'altra che non lo sarà mai… In "Elena lo sa" la Piñeiro condensa tutto questo in pagine dense di una prosa asciutta, nervosa, concisa ed efficace. Un libro da leggere… per riflettere sull'essere madre, figlia, membro di una società.

 

Opera recensita: "Elena lo sa" di Claudia Piñeiro

Editore: Feltrinelli, 2023 (ed. originale 2007)

Traduzione: Pino Cacucci

Genere: giallo

Ambientazione: Argentina

Pagine: 160

Prezzo: 17,00 €

Consigliato: sì

Voto personale: 8,5.

 

sabato 14 gennaio 2023

RECENSIONE: DOMENICO DARA - MALINVERNO

Sinossi:

Ci sono paesi in cui i libri sono nell'aria, le parole dei romanzi e delle poesie appartengono a tutti e i nomi dei nuovi nati suggeriscono sogni e promesse. Timpamara è un paese così, almeno da quando, tanti anni fa, vi si è installata la più antica cartiera calabrese, a cui si è aggiunto poco dopo il maceratoio. E di Timpamara Astolfo Malinverno è il bibliotecario: oltre ai normali impegni del suo ruolo, di tanto in tanto passa dal macero, al ritmo della sua zoppia, per recuperare i libri che possono tornare in circolazione. Finché un giorno il messo comunale gli annuncia che gli è stato affidato un nuovo, ulteriore impiego: alla mattina sarà guardiano del cimitero e al pomeriggio starà alla biblioteca. Ad Astolfo, che oltre a essere un appassionato lettore possiede una vivida immaginazione, bastano pochi giorni al cimitero per essere catturato dalla foto di una donna posta su una lapide. Non c'è altro; nessun nome e cognome, nessuna data di nascita e morte. Col tempo Astolfo è colto da un quasi innamoramento e si trova a inseguire il filo del mistero racchiuso in quel volto muto. Attorno a lui si muovono i lettori della biblioteca, gli abitanti di Timpamara e i visitatori del cimitero, estinti e in carne e ossa, con le loro storie comiche, tenere, struggenti – dal "resuscitato" alla ragazza rimasta vedova alla vigilia delle nozze, che tinge l'abito nuziale di nero e chiede ad Astolfo di unire lei e il trapassato in matrimonio.

 

Commento:

C'è poco da dire… in certi libri c'è qualcosa di magico. Sarà per il modo speciale in cui sono scritti, per la sensibilità particolare con cui sfiorano certi temi, per la potenza che talvolta sprigionano certe alchimie di parole particolarmente azzeccate… è soggettivo e difficile da razionalizzare, figuriamoci da spiegare, ma è così, certi libri diffondono magia, la magia delle storie, delle parole, delle persone. Di storie, parole e persone parla, infatti, Malinverno, il meraviglioso romanzo di Domenico Dara, ambientato a Timpamara, un paesino della Calabria in cui tutto, per caso o per destino, ruota attorno ai libri. Anche la vita del protagonista, Astolfo Malinverno, ruota attorno ai libri, a cominciare dal suo nome per finire al suo impiego principale: primo e unico bibliotecario di Timpamara. La sua routine solitaria fatta di pagine, storie, prestiti e consigli di lettura viene sconvolta un bel giorno che pareva uguale agli altri, quando gli viene comunicato che, oltre a quello di bibliotecario, dovrà svolgere temporaneamente anche il lavoro di "camposantaro", guardiano e padrone di casa del cimitero. Da custode di libri, dunque, Malinverno diventerà anche custode di anime e le persone che incontrerà, le storie con cui verrà in contatto, gli cambieranno l'esistenza in modo irreversibile. Pagina dopo pagina assistiamo con lui a questi cambiamenti, partecipi della malinconia che come una bruma in un mattino che si preannuncia assolato pervade tutto il romanzo. Malinverno è un uomo solo che solo non si sente, uno che non rinuncia a cercare la giusta collocazione delle cose, che è venuto a patti con la sua vita e, pur non avendolo mai davvero sperato, potrebbe vivere una storia indimenticabile. Tuttavia, per quanto ci si provi, il destino d'un uomo non si può cambiare come il finale di un libro… però si può sempre sperare… O no? Per quanto mi riguarda, non posso non consigliare questo romanzo: ci ho trovato echi del realismo magico tipico della letteratura latinoamericana, personaggi credibili se ed in quanto calati nel contesto "paese" di riferimento, una scrittura ricercata, talvolta piacevolmente desueta, capace di collocare la storia al di là del tempo e dello spazio. Per me "Malinverno" è esattamente come dovrebbe essere un romanzo che parla di libri e di anime, biblioteche e cimiteri, amore, morte e vita. In tanti lo hanno accostato a "Cambiare l'acqua ai fiori", altro romanzo che apprezzai moltissimo: comprendo il paragone, ma lo metabolizzo solo ex post. Mentre leggevo, Malinverno non mi ha mai fatto pensare al romanzo della Perrin, sintomo che – come credo – le due storie sono profondamente diverse. Mi sono piaciute entrambe, ma non mi spingerei a dire che chi non ha apprezzato quel romanzo non apprezzerà neanche questo… ribadisco, sono storie molto molto diverse.

 

Opera recensita: "Malinverno" di Domenico Dara

Editore: Feltrinelli, 2020

Genere: narrativa italiana

Ambientazione: Timpamara, piccolo paese della Calabria

Pagine: 336

Prezzo: 18,00 €

Consigliato: sì

Voto personale: 9.

  

mercoledì 11 gennaio 2023

RECENSIONE: EVA GARCIA SAENZ DE URTURI - IL SILENZIO DELLA CITTA' BIANCA

Sinossi:

Tasio Ortiz de Zárate sta per lasciare la prigione per il suo primo permesso. E Tasio non è uno qualunque: brillante archeologo, protagonista della scena culturale e pop con le sue trasmissioni televisive che hanno conquistato il pubblico vent'anni fa, il professore è finito in galera per omicidio. Tasio Ortiz de Zárate è stato condannato come serial killer. È accusato di aver ucciso seguendo una logica macabra, lungo un percorso ideale nella tranquilla città di Vitoria. Una città che ora si ritrova immersa nel terrore di tanto tempo fa. Perché alla libertà di Tasio corrisponde una nuova ondata di crimini. La prima coppia viene ritrovata nella Cattedrale Vecchia, due ragazzi di vent'anni nudi in una posa di sconvolgente tenerezza. Mentre le indagini sono solo all'inizio, i corpi di due venticinquenni compaiono nella Casa del Cordone, in pieno centro e durante la festa di San Giacomo. E il giovane ispettore Unai López de Ayala inizia la caccia. Per lui non si tratta soltanto di fermare la scia di morte, ma di vincere la sfida contro la mente criminale che lo ha coinvolto personalmente. E di dimostrare al suo capo, l'affascinante Alba, che seguire le regole non è sempre la migliore strategia.

Un thriller ipnotico dalla trama sorprendente che ha conquistato il pubblico spagnolo: in classifica per 44 settimane, ha venduto oltre 200.000 copie ed è stato definito il romanzo rivelazione del 2016.

 

Commento:

"Il silenzio della città bianca" è il primo volume di una trilogia thriller molto, molto interessante, che unisce in sé adrenalina e cultura popolare, investigazione e saggezza, passionalità e religiosità. E davanti a questo mix, per giunta ambientato in Spagna (uno dei Paesi che adoro di più), come avrei potuto io non andare in visibilio? La storia è complessa e si sviluppa su più piani temporali tra loro legati: man mano che nel presente vengono commessi degli omicidi, a vari livelli del passato qualcosa si srotola e si mostra ai nostri occhi, ma non – o non sempre – a quelli di chi indaga. A proposito, chi indaga? La storia ci viene raccontata – almeno per quanto concerne il presente – dall'ispettore Unai Lopez de Ayala, specializzato in profiling, che segue il caso insieme alla sua collega ed amica Estibaliz Ruiz de Gauna. I due si conoscono da sempre e si capiscono, segnati come sono dalle traversie del loro passato accidentato. Rispondono del loro operato ad un nuovo arrivo nella squadra, la vicecommissaria Alba Diaz de Salvatierra, affascinante e sfuggente. Loro e i personaggi che li circondano sembrano essere pezzi di un meccanismo ben oliato, manovrato da qualcuno che sa ciò che fa ed ha un piano preciso che li ingloba loro malgrado. Un thriller intriso di tradizioni, culti, storie, questo di Eva Garcia Saenz de Urturi, ambientato in una terra in cui le credenze popolari, i riti pagani e quelli cristiani hanno un'importanza capitale ancora oggi. Il pensiero corre, ovviamente, alla mia amata Trilogia del Baztan: con le dovute differenze, questo libro me la ricorda molto, e sono certa che sarà così anche per i successivi che leggerò presto.

 

Opera recensita: "Il silenzio della città bianca" di Eva García Sáenz de Urturi

Editore: Sperling & Kupfer, 2018

Traduzione: Paola Olivieri

Genere: thriller, seriale

Ambientazione: Vitoria (Paesi Baschi, Spagna)

Pagine: 456

Prezzo: 19,00 €

Consigliato: sì

Voto personale: 8.

  

lunedì 9 gennaio 2023

RECENSIONE: STEPHEN KING - FAIRY TALE

Sinossi:

Charlie Reade è un diciassettenne come tanti, discreto a scuola, ottimo nel baseball e nel football. Ma si porta dentro un peso troppo grande per la sua età. Sua madre è morta in un incidente stradale quando lui aveva sette anni e suo padre, per il dolore, ha ceduto all'alcol. Da allora, Charlie ha dovuto imparare a badare a entrambi. Un giorno, si imbatte in un vecchio – Howard Bowditch – che vive recluso con il suo cane Radar in una grande casa in cima a una collina, nota nel vicinato come «la Casa di Psycho». C'è un capanno nel cortile sul retro, sempre chiuso a chiave, da cui provengono strani rumori. Charlie soccorre Howard dopo un infortunio, conquistandosi la sua fiducia, e si prende cura di Radar, che diventa il suo migliore amico. Finché, in punto di morte, il signor Bowditch lascia a Charlie una cassetta dove ha registrato una storia incredibile, un segreto che ha tenuto nascosto tutta la vita: dentro il capanno sul retro si cela la porta d'accesso a un altro mondo. Una realtà parallela dove Bene e Male combattono una battaglia da cui dipendono le sorti del nostro stesso mondo. Una lotta epica che finirà per vedere coinvolti Charlie e Radar, loro malgrado, nel ruolo di eroi. Dal genio di Stephen King, una nuova avventura straordinaria e agghiacciante, una corsa a perdifiato nel territorio sconfinato della sua immaginazione.

 

Commento:

Ho aspettato un bel po' prima di decidermi a leggere quest'ultima fatica di King. Ho aspettato perché, visti gli ultimi flop (o meglio, dato che le mie ultime letture kinghiane non mi erano piaciute troppo), avevo il timore di leggere qualcos'altro che non avrei apprezzato, allontanandomi ancora da uno dei miei scrittori preferiti. Ebbene, per fortuna ho deciso di provarci! Questo viaggio fra due mondi mi è piaciuto, anzi, mi ha entusiasmato! Charlie è un ragazzo sveglio, più adulto della sua età, assennato senza essere un noioso secchione, a modo senza essere un damerino privo di personalità. L'avventura fantastica che si è ritrovato a vivere è ovviamente incredibile, ma – come al solito – King ce la racconta come se potesse accadere a chiunque di noi, un bel giorno di ottobre, mentre gironzoliamo per un giardino non nostro ed entriamo in un misterioso capanno da cui provengono strani rumori. Ma la vera star del romanzo è indubbiamente lei, Radar, un cane così intelligente, reattivo, intuitivo, sveglio e fedele che se me la ritrovassi davanti forse, forse non ne avrei paura (sì, ho paura dei cani). L'esperienza di Charlie nell'altro mondo è avvincente e probabilmente il fatto che a raccontarcela sia un Charlie ormai adulto con toni da adulto gioca decisamente a favore di King nell'ambito della plausibilità/credibilità. Mi ha convinto questo fantasy? Beh, sì, direi di sì, visto che l'ho divorato! Ve lo consiglio, anche se non doveste mai aver letto niente del re… ci sono molti spunti interessanti anche su numerosi altri autori. Interessante, davvero interessante lettura, oltre che appassionante.

 

Opera recensita: "Fairy tale" di Stephen King

Editore: Sperling & Kupfer, 2022

Traduzione: Luca Briasco

Genere: Fantasy

Pagine: 677

Prezzo: 21,90 €

Consigliato: sì

Voto personale: 8,5.

  

mercoledì 4 gennaio 2023

RECENSIONE: EDWARD MORGAN FORSTER - CAMERA CON VISTA

Sinossi:

Lucy Honeychurch e George Emerson sono i due protagonisti del romanzo di Edward Morgan Forster. Intorno alla loro contrastata vicenda sentimentale l'autore affronta uno dei suoi temi preferiti: quello del cuore non sviluppato e della lacerazione tra perbenismo ed emotività. E' l'anima stessa dell'Inghilterra, un'anima nordica, gotica, puritana, contrapposta allo spirito mediterraneo, gioioso, pagano e rinascimentale che i due protagonisti non a caso respirano proprio a Firenze, dove è ambientata la prima parte del libro.

 

Commento:

"Camera con vista" è uno di quei romanzi che mi fanno desiderare come non mai di avere – o di trovare – le parole giuste per esprimere le sensazioni che mi ha lasciato la lettura. Comincio col dire che non mi è dispiaciuto. Non mi spingo oltre nell'apprezzamento perché di Forster ho letto anche Passaggio in India e quello sì che mi era piaciuto molto… Camera con vista non è, a parer mio, allo stesso livello, probabilmente perché qui si avverte forte l'anacronismo delle considerazioni morali. In poche parole - e concedetemi il francesismo - questo libro puzza un po' di naftalina, come quei vestiti belli ma lasciati troppo tempo in fondo all'armadio, e credo che l'autore lo sapesse benissimo. Mi spiego meglio: entrambi i romanzi che ho letto di quest'autore sono fortemente incastonati nel tempo in cui sono scritti, ma mentre in Passaggio in India non si avverte mai la tentazione di fare un raffronto con l'oggi, qui le considerazioni morali e le nette e continue prese di posizione dei personaggi mettono costantemente in risalto il fatto che questo romanzo sia stato scritto ai primi del Novecento e che, probabilmente, l'autore volesse sottolineare quanto un certo perbenismo di facciata, un tal rigore costruito, fosse obsoleto e superato già allora, in favore di un vivere più libero, sincero e appassionato. Così come accadeva in Passaggio in India, anche Camera con vista è basato su diverse contrapposizioni: l'Inghilterra viene qui contrapposta all'Italia, gli inglesi all'estero vengono distinti prima tra turisti e stanziali e poi contrapposti – per temperamento – agli italiani… Da qui si generano poi paragoni sul piano morale che infarciscono la trama e sono così forti e spiccate da cambiarne gli sviluppi. C'è poi, in entrambi i romanzi, un punto di rottura – che si trova più o meno ad un terzo della storia -, un evento in grado di rompere gli equilibri, di ingenerare un cambiamento radicale nella vita dei protagonisti, una frattura nel pensiero rispetto al "prima". Tutti elementi che caratterizzano l'opera di Forster e la rendono vagamente prevedibile, ma rassicurante. A questo punto sono curiosa di approfondire quest'autore e di leggere altre sue opere: al di là delle caratteristiche stilistiche, vorrei comprendere meglio il suo pensiero che, da quel che ho letto, mi pare interessante.

 

Opera recensita: "Camera con vista" di Edward Morgan Forster

Editore: Mondadori, prima ed. 1908

Traduzione: Marisa Caramella

Genere: letteratura inglese, classici

Ambientazione: Italia-Inghilterra

Pagine: 266

Prezzo: 9,00 €

Consigliato: sì

Voto personale: 7.

  

lunedì 2 gennaio 2023

RECENSIONE: NICOLAS BARREAU - MILLE LUCI SULLA SENNA

Sinossi:

Quando, in una grigia giornata autunnale, Joséphine Beauregard esce dal suo monolocale sul canal Saint-Martin, a Parigi, trova due lettere nella casella della posta. Una è dell'editore con cui collabora come traduttrice e l'altra di un notaio sconosciuto. E così, in pochi minuti, Joséphine scopre di aver perso il lavoro, ma anche di aver ereditato una casa, per quanto atipica e un po' fatiscente: l'amato zio Albert le ha lasciato la sua vecchia houseboat, ormeggiata lungo il quai accanto al pont de la Concorde. Per sbarcare il lunario, Joséphine decide a malincuore di vendere la barca, nonostante i ricordi di una gita spensierata lungo la Senna con l'eccentrico zio, da sempre il suo preferito in una famiglia fin troppo convenzionale e severa. Ma la sorpresa è grande quando, una volta a bordo, si trova di fronte un uomo che sostiene di essere il legittimo inquilino della Princesse de la Loire e che non ha nessuna intenzione di lasciarla. È l'inizio di una brillante commedia degli equivoci in cui, tra ripetuti boicottaggi dei programmi di Joséphine, succederà di tutto. E a complicare le cose, la temuta réunion natalizia dei Beauregard si avvicina...

 

Commento:

Beh, devo dire che, letterariamente, per me l'anno comincia bene! Questo sia perché ho letto un libro gradevole, sia perché Barreau è  uno di quegli autori che mi si presentavano davanti da tempo ma che non avevo mai letto… ed ho scoperto che mi piace! "Mille luci sulla Senna" è un romanzo senza pretese, uno di quelli che si ricordano per il tempo di una lettura, ma che quel tempo ce lo fanno trascorrere bene. Leggero ma non troppo, non proprio originale ma affatto brutto, non un capolavoro ma piacevolissimo, per me è stato un bel modo di cominciare l'anno in leggerezza. La protagonista, Josephine, tutto sommato mi piace perché, sebbene tenda a buttarsi un po' troppo giù ed a giudicare le persone con un po' troppa facilità, ha il coraggio di difendere le proprie scelte contro tutto e tutti, di farsi valere e tenere il punto quando è necessario, e di fare un passo indietro e riconoscere di essersi sbagliata quand'è il caso. "Mille luci sulla Senna" è una bella storia che tiene buona compagnia per un pomeriggio e ci fa sognare regalandoci un Natale a Parigi. Quanto a me, non amo i romanzi rosa, ne leggo pochi, ma quando ne vorrò uno ora so che potrò guardare a Barreau con buone aspettative.

 

Opera recensita: "Mille luci sulla Senna" di Nicolas Barreau

Editore: Feltrinelli, 2022

Traduzione: Monica Pesetti

Genere: narrativa rosa

Ambientazione: Parigi

Pagine: 224

Prezzo: 17,00 €

Consigliato: sì

Voto personale: 8.