martedì 19 luglio 2016

RECENSIONE: PATRICK MCGRATH - FOLLIA


Sinossi:

Le storie d'amore contraddistinte da ossessione sessuale sono un mio interesse professionale ormai da molti anni". Inghilterra, 1959. Dall'interno di un tetro manicomio criminale vittoriano uno psichiatra comincia a esporre, con apparente distacco, il caso clinico più perturbante che abbia incontrato nella sua carriera - la passione letale fra Stella Raphael, moglie di un altro psichiatra dell'ospedale, e Edgar Stark, un artista detenuto per un uxoricidio particolarmente efferato. È una vicenda cupa e tormentosa, che fin dalle prime righe esercita su di noi una malìa talmente forte da risultare quasi incomprensibile - finché lentamente non ne emergono le ragioni nascoste.

 

Il tema della follia è stato affrontato da svariati punti di vista sia nella letteratura che nelle arti visive o nel cinema; il libro di cui vi parlo oggi lo tratta dal punto di vista dell’ossessione sessuale morbosa.

Siamo in Inghilterra nel 1959. In un manicomio vittoriano poco distante da Londra è rinchiuso Edgar, un uomo che ha ucciso la moglie deturpandone il corpo. Prima di essere rinchiuso nell’istituto, Edgar era un artista, uno scultore ed è proprio grazie a questa sua particolarità che entra in contatto con Stella Raphael, la bella moglie del vicedirettore dell’ospedale, che trascorre le sue giornate sola ed insoddisfatta del suo ruolo, vagando per l’orto che Edgar sta risistemando. Non appena l’uomo, consapevole del proprio fascino, si rende conto di suscitare l’attrazione di Stella, architetta un piano che gli permetta dapprima di rabbonire il marito psichiatra, poi a dirittura di evadere. Stella non si accorge del secondo fine di Edgar e cade nella trappola: si innamora di lui di un amore imprudente, spregiudicato ed irrinunciabile. Da qui comincerà per lei una discesa inesorabile verso il baratro: gradualmente Stella perderà tutto, la famiglia, il rispetto degli altri ed infine la ragione.

La lenta ed angosciante distruzione della vita di Stella ci viene raccontata posteriori da Peter, l’anziano psichiatra che ha in cura Edgar e che è da tempo amico di Stella: sarà lui a curarla quando, dopo mesi di crescente disagio, Stella toccherà il fondo e sarà ricoverata nello stesso ospedale dove aveva conosciuto Edgar.

L’analisi clinica di Peter è minuziosa, il racconto viene riportato fedelmente, con molti dettagli che consentono di imaginare visivamente la scena e di immedesimarsi nei pensieri dei protagonisti. Il narratore non ci risparmia neppure le sue considerazioni a margine del racconto che contribuiscono a riportare chi legge ad un accenno di obiettività, scongiurando il rischio di perdersi nel delirio dei comportamenti e dei pensieri insani dei personaggi.

Ciò che mi ha colpito maggiormente durante la lettura è stata la capacità di McGrath di entrare contemporaneamente nella mente malata di Stella ed Edgar analizzandone con sorprendente lucidità il fluire dei pensieri e contemporaneamente di vestire i panni dello psichiatra-narratore che affronta il racconto senza dare mai giudizi morali. Peter è, in particolare, il mio personaggio preferito, la chiave di volta di tutto il romanzo, a dispetto delle apparenze: a lettura terminata, infatti, mi ritrovo a riflettere sul suo modus operandi, sulle ripercussioni personali che la storia ha avuto su di lui e sul grado di obiettività da lui effettivamente tenuto durante la cura di Stella e la narrazione.

Va sottolineata, ad ogni modo, la straordinaria maestria dimostrata dall’autore nello scandagliare gli animi di tutti e i coinvolti e nel descriverli così chiaramente. Al di là della trama, che in effetti non brilla per originalità, ciò che realmente mi ha colpita è proprio la struttura e lo stile del romanzo. Un’avvertenza: come potrete immaginare in questo romanzo non si respira un’aria gioiosa e calda. Si percepisce, nel grigiore suscitato dai toni e dalle ambientazioni, un senso di ineluttabilità che fa chiaramente presagire situazioni di pieno disagio ed eventi funesti. Quando vi appresterete a leggerlo, perciò, saprete cosa aspettarvi, ma credo che questa sia una caratteristica comune alla maggior parte dei romanzi psicologici.

Mi sento di consigliare questo libro? Sì… perché l’animo umano non smette mai di stupirci: sembra imprevedibile, eppure ha dei meccanismi precisi che, a ben guardare, sono simili per ognuno di noi… solo che non ne siamo coscenti finchè non ci capita di sfiorare da vicino certe situazioni difficili.

 

Opera recensita: “Follia” di Patrick McGrath

Editore: Adelphi, 1998

Genere: romanzo psicologico

Ambientazione: Inghilterra, 1959

Pagine: 294

Consigliato: sì.

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Film: “M’ama, non m’ama”.

 

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