venerdì 9 dicembre 2016

RECENSIONE: ANDRES PASCUAL - IL CANTO DELLE PAROLE PERDUTE


Sinossi:

Nagasaki, agosto 1945. Kazuo, un ragazzo occidentale adottato da una famiglia giapponese, e Junko, figlia di una maestra di ikebana, si sono ripromessi

di incontrarsi su una collina per suggellare il loro amore adolescente con un haiku. Pochi minuti prima dell'appuntamento, la bomba atomica trasforma la

città intera nell'inferno. Tokyo, febbraio 2011. Emilian Zäch, architetto svizzero in crisi, funzionario delle Nazioni Unite e sostenitore dell'energia

nucleare, conosce una gallerista di arte giapponese ossessionata dall'idea di rintracciare il primo amore della nonna. Due storie parallele, destinate

a incrociarsi in un finale che sorprende. Un libro sulla forza dell'amore capace di superare ogni cosa. Una storia di speranza e determinazione, di abbandono

e di coraggio, un romanzo sull'importanza di non dimenticare le tragedie del passato per affrontare le sfide del presente e scrivere il nostro futuro.

 

Siamo in Giappone, a Nagasaki, agosto 1945. Due adolescenti si incontrano ogni giorno su una collina. Lui è Kazuo, olandese di nascita, ma giapponese d’adozione, è in preda ad emozioni contrastanti: un conflitto interiore tra l’amore per i suoi veri genitori morti da tempo ed il rispetto e la devozione dovuti alla famiglia che lo ha adottato e che lo tratta amorevolmente. Lei è Junko, bella come una principessa, figlia di una maestra di Ikebana. I due ragazzi sono innamorati. Lui osserva con un binocolo ciò che accade a valle, nel campo 14, dove i giapponesi tengono rinchiusi alcuni prigionieri occidentali; lei legge misteriosi Haiku che fanno parte di un gioco, di una serie di quattro, l’ultimo dei quali ha un messaggio preciso. Ma mentre si recano all’appuntamento in cui sarà svelato il quarto Haiku e durante il quale entrambi sperano di potersi finalmente baciare, una luce accecante squarcia il cielo ed un vento caldo ed infernale travolge tutto e tutti trasformando Nagasaki in un luogo spettrale di morte e malattia. E’ la bomba atomica lanciata dagli americani sulla città, dopo la quale nulla sarà più come prima. I due ragazzi non riescono ad incontrarsi ma non smettono di cercarsi, nonostante la desolazione, la morte e le mille peripezie che dovranno affrontare per sopravvivere, per sfuggire ai cerchi concentrici delle radiazioni che espandono l’alone di morte sulla città.

. Più di 65 anni dopo, in una galleria di Tokyo, Mei, la nipote di Junko incontra Emilian, un architetto svizzero favorevole all’uso del nucleare come energia alternativa ed è a lui che si rivolge per cercare Kazuo, il grande amore della nonna che sta ormai per morire. Dopo i primi, inevitabili scontri iniziali i due cominciano a seguire gli indizi che portano verso l’uomo avvolto in un alone di mistero, ma le ricerche si rivelano più ardue del previsto. La storia prosegue alternandosi tra presente e passato, acquistando contorni via via più definiti, fino ad un finale inaspettato e dolceamaro.

Beh… che dire? Nonostante non sia stato scritto da un giapponese, questo libro trasuda giappone da ogni riga! L’autore, Andres Pascqual, infatti è spagnolo, ma come afferma lui stesso nella prefazione, ama moltissimo il Paese del sole nascente, senza tempo e senza spazio, senza principio né fine. La storia, presa di per sé, non brilla per originalità, soprattutto nella parte ambientata al presente: mi vengono in mente diversi libri che hanno a che fare con il Giappone e che utilizzano quest’espediente narrativo (penso a “il gusto proibito dello zenzero” o “l’amante giapponese”). Tuttavia, soprattutto nella narrazione delle vicende del passato, è una storia molto intensa e coinvolgente: sembra di vivere quei giorni insieme a Kazuo, sembra quasi di vedere quella città distrutta, di penetrare in quel silenzio assordante che è sgomento, vita e morte insieme. Ho molto apprezzato, inoltre, lo stile delicato e lineare con cui l’autore ha narrato sia lo ieri sia l’oggi, dando l’idea dell’inesorabilità del destino e del fluire del tempo che segue un suo corso inarrestabile. E così, leggendo questo libro, ci si perde in un luogo di pace al di là del tempo, ed anche le più terribili sofferenze sembrano il viatico per una meta ambita, le prove da superare prima del riposo e della pace.

Lettura consigliata, dunque… l’ho davvero apprezzato!

 

Opera recensita: “il canto delle parole perdute” di Andres Pascual

Editore: Corbaccio, 2012

Genere: narrativa internazionale

Ambientazione: Giappone-Svizzera, 1945-2011

Pagine: 391

Prezzo: 16,40 €

Consigliato: sì.

 

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