domenica 22 gennaio 2017

RECENSIONE: IRENE NEMIROWSKY - SUITE FRANCESE


Sinossi:

Nei mesi che precedettero il suo arresto e la deportazione ad Auschwitz, Irène Némirovsky compose febbrilmente i primi due romanzi di una grande «sinfonia

in cinque movimenti» che doveva narrare, quasi in presa diretta, il destino di una nazione, la Francia, sotto l’occupazione nazista: Tempesta in giugno

(che racconta la fuga in massa dei parigini alla vigilia dell’arrivo dei tedeschi) e Dolce (il cui nucleo centrale è la passione, tanto più bruciante quanto

più soffocata, che lega una «sposa di guerra» a un ufficiale tedesco). La pubblicazione, a sessant’anni di distanza, di Suite francese, il volume che li

riunisce, è stata in Francia un vero evento letterario. Non è difficile capire perché: con Suite francese ci troviamo di fronte al grande «romanzo popolare»

nella sua accezione più nobile: un possente affresco, folto di personaggi memorabili, denso di storie avvincenti, dotato di un ritmo impeccabile, nel quale

vediamo intrecciarsi i destini di una moltitudine di individui travolti dalla Storia. Su tutti – il ricco banchiere e il giovane prete, la grande cocotte

e la contadina innamorata, lo scrittore vanesio e il ragazzo che vuole andare al fronte e scopre invece le gioie della carne fra le braccia generose di

una donna di facili costumi – Irène Némirovsky posa uno sguardo che è insieme lucidissimo e visionario, mostrandoci uno spettro variegato di possibilità

dell’uomo: il cinismo, la meschinità, la vigliaccheria, l’arroganza e la vanità, ma anche l’eroismo, l’amore e la pietà. «La cosa più importante, qui,

e la più interessante» scriveva la Némirovsky due giorni prima di essere arrestata «è che gli eventi storici, rivoluzionari, ecc. sono appena sfiorati,

mentre viene investigata la vita quotidiana, affettiva, e soprattutto la commedia che questa mette in scena».

 

Scritto fra il 1941 e il 1942 e pubblicato postumo, “suite francese” è un quadro a tinte decise e nette di quella che fu la situazione in Francia (e verosimilmente anche nelle altre zone occupate) durante la seconda guerra mondiale: l’occupazione tedesca in perenne avanzata e la fuga dei francesi verso sud, verso la zona libera, al di là della Loira. Il romanzo, stando ai piani dell’autrice, avrebbe dovuto comporsi di cinque parti, cinque “movimenti”, ma a noi ne sono arrivati solo due: “tempesta in giugno” che narra la fuga da Parigi di ricchi e poveri, banchieri e ballerine, scrittori e contadini; “Dolce” che racconta, invece, la convivenza tra francesi e tedeschi in un villaggio occupato, descrivendo con minuziosa precisione la quotidianità di tutti i suoi occupanti, siano essi nobili con la puzza sotto il naso, borghesi arroccati sulle loro posizioni d’odio e disprezzo per l’invasore, o giovani ufficiali tedeschi che, prima di essere soldati, erano uomini come gli altri.

Preziosi ed assolutamente illuminanti sono poi gli appunti contenuti nel diario della Nemirowsky e, fortunatamente, giunti fino a noi: grazie alle annotazioni intravediamo quale avrebbe potuto essere il prosieguo della storia, il pensiero dell’autrice ed abbiamo, ancora una volta, la prova della lucida freddezza con cui Irene Nemirowsky ragionava sugli eventi che descrive nel romanzo e che viveva in prima persona. Non bisogna dimenticare, infatti, che nonostante si fosse trasferita in Francia da molto tempo e non avesse mai manifestato simpatie per il popolo ebraico o per il bolscevismo, l’autrice era russa e di origine ebrea e per questo fu arrestata e deportata ad Aushwitz dove morì: proprio queste vicissitudini personali, infatti, le impedirono di terminare questa sua opera-capolavoro. Fra le pagine di questa suite possiamo notare la non comune capacità dell’autrice di descrivere con precise pennellate il quadro di vita quotidiana, familiare e sociale della Francia occupata. Sono pagine che fanno riflettere perché la Nemirowsky ci pone davanti a varie rappresentanze di umanità con tutti i loro pregi e difetti che, nostro malgrado, potremmo ritrovare senza sforzo anche ai giorni nostri: l’inadeguatezza, la falsità e l’arroganza di ricchi e borghesi nonché la loro carità cristiana fatta solo per mettersi in mostra e per tacitare la coscienza; la capacità dei contadini e dei poveri di cavarsela in ogni situazione perché da sempre hanno dovuto lottare per ottenere ciò che sarebbe spettato loro; la presenza di gente senza scrupoli, capace anche di imbrogliare e danneggiare il prossimo per il proprio tornaconto e, specularmente, le immancabili persone di cuore grazie alle quali tante vite si sono salvate.

Suite francese è un libro intensissimo che suscita ad ogni pagina un coacervo di riflessioni sulla società e sul comportamento umano; è, fondamentalmente, basato sulle contrapposizioni, come afferma la stessa autrice nei suoi appunti: la contrapposizione tra le classi sociali e il loro modo di agire; la contrapposizione tra ciò che sarebbe giusto perché conforme ad una presunta morale e ciò che invece è giusto perché dettato dai sentimenti; ciò che è ragionevole e ciò che non lo è… Suite francese è l’umanità che è costretta a guardarsi allo specchio attraverso le parole di una donna dalla mente visionaria e lucidissima, osservatrice e pittrice oculata del mondo che la circonda, donna coraggiosa che noi abbiamo perso troppo presto proprio a causa delle brutture che lei stessa cercava di raccontarci.

Non oso pensare a cosa sarebbe stato questo romanzo se Irene Nemirowsky avesse avuto il tempo di completarlo. Già così, con solo due parti su cinque, è una lettura imprescindibile per chiunque sia interessato non solo all’argomento “seconda guerra mondiale”, ma a tentare di capire l’animo umano attraverso una riflessione personale e profonda. Personalmente, non posso che consigliare questa lettura a tutti… leggerò altro di quest’autrice che mi ha molto sorpreso piacevolmente, questo è sicuro.

 
Opera recensita: “Suite francese” di Irene Nemirowsky

Editore: Adelphi, 2005

Genere: letteratura francese

Ambientazione: Francia, 1941

Pagine: 415

Prezzo: 20,00 €

Consigliato: sì.

 

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