giovedì 7 dicembre 2017

RECENSIONE: UMBERTO ECO - IL NOME DELLA ROSA


Sinossi:

Ultima settimana del novembre 1327. Il novizio Adso da Melk accompagna in un'abbazia dell'alta Italia frate Guglielmo da Baskerville, incaricato di una

sottile e imprecisa missione diplomatica. Ex inquisitore, amico di Guglielmo di Occam e di Marsilio da Padova, frate Guglielmo si trova a dover dipanare

una serie di misteriosi delitti (sette in sette giorni, perpetrati nel chiuso della cinta abbaziale) che insanguinano una biblioteca labirintica e inaccessibile.

Per risolvere il caso, Guglielmo dovrà decifrare indizi di ogni genere, dal comportamento dei santi a quello degli eretici, dalle scritture negromantiche

al linguaggio delle erbe, da manoscritti in lingue ignote alle mosse diplomatiche degli uomini di potere. La soluzione arriverà, forse troppo tardi, in

termini di giorni, forse troppo presto, in termini di secoli.

 

Commento:

Ormai vegliardo, il monaco Adso da Melk affida ad un manoscritto le sue memorie riguardanti una strana storia accaduta nell’ultima settimana di novembre del 1327. Allora novizio, Adso accompagnava il suo maestro, Guglielmo da Baskerville, presso un’abbazia dell’Italia centrosettentrionale, dove doveva tenersi un importante incontro tra le legazioni pontificie e quelle facenti capo all’imperatore; i delegati dovevano discutere di un argomento assai controverso e spinoso: l’eresia. Ma appena arrivato, Guglielmo, che ha giusta fama di uomo saggio e dotto, nonché di ex inquisitore, viene messo a parte di un delitto accaduto nell’abbazia e proprio l’Abbate gli chiede di venirne a capo. I delitti però continuano e la trama si infittisce. Tutto sembra ruotare intorno all’anima stessa dell’abbazia, la biblioteca: si tratta della più grande biblioteca della cristianità, un sancta sanctorum del sapere i cui tesori e soprattutto i cui segreti vanno custoditi gelosamente e difesi con ogni artificio possibile. Tra labirinti, visioni, versi apocalittici e verità molto più terrene, la storia si dipana in un susseguirsi di scoperte che mettono in luce il grado di corruzione, marciume, empietà in cui versa l’Abbazia e l’intera Chiesa.

E’ fondamentalmente questo il quadro che ci viene da quest’opera che è tante cose insieme: è denuncia della corruzione, è lode al sapere universale ed universalmente accessibile, è critica verso una Chiesa troppo attenta alle apparenze ed alle rigide regole piuttosto che alle persone, ai loro sentimenti ed ai loro bisogni.

Tutto questo in un libro impegnativo, pieno, traboccante di sapienza, la cui lettura non è immediata. Ma l’iniziale difficoltà data dal registro alto e dalla presenza di frasi latine e riferimenti filosofici, religiosi e culturali, viene ben presto superata dalla bellezza dell’opera. Un capolavoro intramontabile della letteratura italiana, un libro che dovrebbe essere nella libreria di ogni lettore. Consigliatissimo.

 

Opera recensita: “Il nome della rosa” di Umberto Eco

Editore: Bompiani, prima ed. 1980

Genere: giallo storico, gotico,

Ambientazione: Italia centrosettentrionale, novembre 1327

Pagine: 618 (ed. 2014)

Prezzo: 14,00 € (ed. 2014)

Consigliato: sì.

 

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