Sinossi:
Ultima settimana del novembre 1327. Il novizio Adso da Melk
accompagna in un'abbazia dell'alta Italia frate Guglielmo da Baskerville,
incaricato di una
sottile e imprecisa missione diplomatica. Ex inquisitore,
amico di Guglielmo di Occam e di Marsilio da Padova, frate Guglielmo si trova a
dover dipanare
una serie di misteriosi delitti (sette in sette giorni,
perpetrati nel chiuso della cinta abbaziale) che insanguinano una biblioteca
labirintica e inaccessibile.
Per risolvere il caso, Guglielmo dovrà decifrare indizi di
ogni genere, dal comportamento dei santi a quello degli eretici, dalle
scritture negromantiche
al linguaggio delle erbe, da manoscritti in lingue ignote
alle mosse diplomatiche degli uomini di potere. La soluzione arriverà, forse
troppo tardi, in
termini di giorni, forse troppo presto, in termini di
secoli.
Commento:
Ormai vegliardo, il monaco Adso da Melk affida ad un
manoscritto le sue memorie riguardanti una strana storia accaduta nell’ultima
settimana di novembre del 1327. Allora novizio, Adso accompagnava il suo maestro,
Guglielmo da Baskerville, presso un’abbazia dell’Italia centrosettentrionale,
dove doveva tenersi un importante incontro tra le legazioni pontificie e quelle
facenti capo all’imperatore; i delegati dovevano discutere di un argomento
assai controverso e spinoso: l’eresia. Ma appena arrivato, Guglielmo, che ha
giusta fama di uomo saggio e dotto, nonché di ex inquisitore, viene messo a
parte di un delitto accaduto nell’abbazia e proprio l’Abbate gli chiede di venirne
a capo. I delitti però continuano e la trama si infittisce. Tutto sembra
ruotare intorno all’anima stessa dell’abbazia, la biblioteca: si tratta della
più grande biblioteca della cristianità, un sancta sanctorum del sapere i cui
tesori e soprattutto i cui segreti vanno custoditi gelosamente e difesi con
ogni artificio possibile. Tra labirinti, visioni, versi apocalittici e verità
molto più terrene, la storia si dipana in un susseguirsi di scoperte che
mettono in luce il grado di corruzione, marciume, empietà in cui versa l’Abbazia
e l’intera Chiesa.
E’ fondamentalmente questo il quadro che ci viene da quest’opera
che è tante cose insieme: è denuncia della corruzione, è lode al sapere
universale ed universalmente accessibile, è critica verso una Chiesa troppo
attenta alle apparenze ed alle rigide regole piuttosto che alle persone, ai
loro sentimenti ed ai loro bisogni.
Tutto questo in un libro impegnativo, pieno, traboccante di
sapienza, la cui lettura non è immediata. Ma l’iniziale difficoltà data dal
registro alto e dalla presenza di frasi latine e riferimenti filosofici, religiosi
e culturali, viene ben presto superata dalla bellezza dell’opera. Un capolavoro
intramontabile della letteratura italiana, un libro che dovrebbe essere nella
libreria di ogni lettore. Consigliatissimo.
Opera recensita: “Il nome della rosa” di Umberto Eco
Editore: Bompiani, prima ed. 1980
Genere: giallo storico, gotico,
Ambientazione: Italia centrosettentrionale, novembre 1327
Pagine: 618 (ed. 2014)
Prezzo: 14,00 € (ed. 2014)
Consigliato: sì.
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