domenica 7 gennaio 2018

RECENSIONE: JOHN STEINBECK - FURORE


Sinossi:

Pietra miliare della letteratura americana, "Furore" è un romanzo pubblicato negli Stati Uniti nel 1939 e coraggiosamente proposto in Italia da Valentino

Bompiani l'anno seguente. Il libro fu perseguitato dalla censura fascista e solo ora, dopo più di 70 anni, vede la luce la prima edizione integrale, nella

nuova traduzione di Sergio Claudio Perroni. Una versione basata sul testo inglese della Centennial Edition dell'opera di Steinbeck, che restituisce finalmente

ai lettori la forza e la modernità della scrittura del Premio Nobel per la Letteratura 1962. Nell'odissea della famiglia Joad sfrattata dalla sua casa

e dalla sua terra, in penosa marcia verso la California, lungo la Route 66 come migliaia e migliaia di americani, rivive la trasformazione di un'intera

nazione. L'impatto amaro con la terra promessa dove la manodopera è sfruttata e mal pagata, dove ciascuno porta con sé la propria miseria "come un marchio

d'infamia". Al tempo stesso romanzo di viaggio e ritratto epico della lotta dell'uomo contro l'ingiustizia, "Furore" è forse il più americano dei classici

americani, da leggere oggi in tutta la sua bellezza.

 

Commento:

Angosciante, realistico, attualissimo. “Furore” è con ragione considerato una pietra miliare della letteratura americana e, aggiungo io, mondiale. Sì, perché sebbene racconti la storia della famiglia Joad, una delle tante famiglie che trasmigravano dall’Est all’Ovest degli Stati Uniti in famelica ricerca di un lavoro, di un posto dove stare e di un po’ di dignità, questa storia racconta, in realtà, le storie di tutti gli immigrati del mondo.

Storie di dolore e di coraggio, di tragedie umane e di vita vera, vita di persone senza nome, senza volto, senza tempo. Perché da che mondo e mondo la disperazione, la fame, la voglia di riscatto, l’amor proprio, la necessità di provvedere per sé e per i propri cari, hanno spinto e spingeranno sempre esseri umani a lasciarsi alle spalle una vita di ricordi e a spostarsi per cercare fortuna o anche solo un po’ di stabilità. E’ questo ciò che cercava la famiglia Joad quando lasciò, con nonni, cani e vettovaglie al seguito, la terra nell’Oclahoma da cui era stata scacciata per trasferirsi in California, attraversando a bordo di un camion scalcagnato la Route 66, passando fiumi e deserti per raggiungere il paese dove crescono le arance. Ma una volta giunti miracolosamente a destinazione l’accoglienza non è certo quella che ci si aspetterebbe da chi cerca braccianti per coltivare la sua terra… E le battaglie per sopravvivere non sono finite e non finiranno mai finché sorgerà il sole.

Un capolavoro di umanità, un libro senza tempo che osserva una realtà che tutti conosciamo e la racconta con occhio cinico e realista. Steinbeck alterna nella narrazione le vicende degli Joad e delle digressioni utili per generalizzare e contestualizzare: di solito non amo molto questi intermezzi nel racconto di una storia, ma in questo caso le digressioni sono pezzi di storia perfettamente inseriti nella narrazione e sono utilissimi a fornirci una visione d’insieme. Un libro che consiglio a tutti, anche con un occhio alla situazione che a tutt’oggi viviamo nel nostro paese: leggere queste pagine può aiutare chi ancora ha delle remore verso gli immigrati a capire la loro condizione e forse ad essere un po’ meno duro con i giudizi.

Ad ogni modo, a mio parere “Furore” è un libro bellissimo.

 

Opera recensita: “Furore” di John Steinbeck

Editore: Bompiani, prima ed. 1939

Genere: narrativa americana

Ambientazione: Stati Uniti

Pagine: 633 (ed. 2013)

Prezzo: 14,00 €

Consigliato: sì.

Voto: 9.

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