martedì 23 gennaio 2018

RECENSIONE: LEILA SLIMANI - NINNA NANNA


Sinossi:

«Myriam accetta di farsi viziare. Ogni giorno le lascia qualche incombenza in più, e la donna le dimostra tutta la sua riconoscenza. Assomiglia a quelle

figure che a teatro cambiano le scenografie al buio. Sollevano un divano, con una mano spingono una colonna di cartone, con l’altra un pannello del fondale.»

Quando arriva il secondo figlio, Myriam decide di riprendere a lavorare. È una scelta sofferta, ragionata, discussa a lungo con Paul, il marito, eppure

imprescindibile, e appena si presenta l’occasione la neomamma la afferra con tenacia e torna alla sua professione di avvocato. Adesso però serve una tata

per Mila e Adam. Sarà una selezione severa, nessuno affida di buon grado i propri figli a una sconosciuta. Poi un giorno nell’appartamento dei Massé entra

Louise: luminosa, solare, dolce, e i bambini, soprattutto Mila, sembrano sceglierla prima dei genitori. È l’incastro perfetto dell’ultima tessera di un

puzzle. La donna guadagna l’affetto incondizionato dei piccoli e la gratitudine di Myriam e Paul, trasforma la casa in un incanto, li vizia anticipando

ogni loro necessità. Finché questo rapporto di dipendenza, come tutte le dipendenze, non si incrina, mostrandosi eccessivo, non si rivela sbagliato e infine

deraglia rovinosamente. Attraverso la descrizione chirurgica, certosina, della giovane coppia e della figura intrigante e misteriosa della tata, Ninna

nanna, acclamato Premio Goncourt 2016, affonda lo sguardo nelle nostre concezioni dell’amore, dell’educazione, dei rapporti di forza che si celano dietro

il denaro, parlandoci di pregiudizi culturali e di classe e del tempo in cui viviamo. E con uno stile esemplare, segnato da spasmi di tenebrosa poesia,

ci mette di fronte ad alcune delle più recondite paure di ogni genitore, di ogni donna e di ogni uomo.

 

Commento:

E’ singolare: ho letto “Ninna nanna” in poche ore, per combattere l’insonnia e, ironia della sorte, non avrei potuto scegliere libro più adatto. Per definirlo mi viene in mente una sola parola: agghiacciante. Questo libro tiene avvinti come una nenia soporifera che calma e copre i rumori molesti. E la protagonista, Louise, con il suo aspetto da bambolina invecchiata, troppo fragile e perfetta, fa proprio questo: entra nelle case, accudisce i bambini, vizia i genitori, come un balsamo che allevia le tensioni e riporta la calma e l’ordine. Nonostante il suo impegno e la sua dedizione, però, nessuno riesce a considerarla più che una domestica, una persona di servizio; nessuno si accorge dell’abisso di solitudine, umiliazione, sottomissione che Louise si porta dietro, nessuno vede il baratro in cui sta precipitando finché, dopo tanti anni passati ad occuparsi degli altri, dopo l’ennesimo atto di irriconoscenza, il vaso trabocca.

Questo non è un giallo, quello che è accaduto lo scopriamo subito, nella prima frase del libro: due bambini, Mila e Adam Massé,  sono stati uccisi, li ha uccisi Louise; ha cercato di uccidere anche se stessa, ma non ci è riuscita. Resta “solo” da capire perché l’ha fatto. No, questo non è un giallo, ma quasi lo diventa mentre scandagliamo il passato di Louise, con i fallimenti e le continue delusioni, ed analizziamo la vita familiare dei Massé, lei avvocato super impegnata a farsi una posizione, lui musicista con orari di lavoro impossibili. Presi dalle loro vite i coniugi e i loro figli sono diventati dipendenti da Louise, ma per la tata il rapporto ha assunto una connotazione diversa: si è, a suo modo, affezionata a quella famiglia e lo ha fatto in modo morboso. Così, quando ha capito che presto non avrebbero più avuto bisogno di lei, la sua follia ha toccato il culmine.

Non è un libro cruento, ma non fa sconti e tiene incollati suscitando un gusto perverso: siamo inorriditi, ma bramiamo dettagli, vogliamo sapere di più, scavare più a fondo.
Troppo crudo per essere un romanzo, troppo poco asettico per essere una cronaca, questo libro ci ammonisce sui comportamenti che tutti, indistintamente, siamo portati a tenere ogni giorno: siamo troppo presi da noi stessi per accorgerci dei bisogni degli altri finché questi non arrivano a toccarci direttamente. E questo è ancora più vero se gli altri sono persone che, per qualche motivo, riteniamo inferiori a noi.

Un pugno dello stomaco necessario, consigliato a chi ha una mente disposta ad analizzare il comportamento altrui nel modo più razionale possibile, senza lasciarsi sopraffare dall’indignazione o dall’orrore.

 

 

Opera recensita: “Ninna nanna” di Leila Slimani

Editore: Rizzoli, 2017

Genere: narrativa straniera

Ambientazione: Parigi

Pagine: 204

Prezzo: 18,00 €

Consigliato: sì

Voto personale: 9.

 

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