Sinossi:
«Myriam accetta di farsi viziare. Ogni giorno le lascia
qualche incombenza in più, e la donna le dimostra tutta la sua riconoscenza.
Assomiglia a quelle
figure che a teatro cambiano le scenografie al buio.
Sollevano un divano, con una mano spingono una colonna di cartone, con l’altra
un pannello del fondale.»
Quando arriva il secondo figlio, Myriam decide di riprendere
a lavorare. È una scelta sofferta, ragionata, discussa a lungo con Paul, il
marito, eppure
imprescindibile, e appena si presenta l’occasione la
neomamma la afferra con tenacia e torna alla sua professione di avvocato.
Adesso però serve una tata
per Mila e Adam. Sarà una selezione severa, nessuno affida
di buon grado i propri figli a una sconosciuta. Poi un giorno nell’appartamento
dei Massé entra
Louise: luminosa, solare, dolce, e i bambini, soprattutto
Mila, sembrano sceglierla prima dei genitori. È l’incastro perfetto dell’ultima
tessera di un
puzzle. La donna guadagna l’affetto incondizionato dei
piccoli e la gratitudine di Myriam e Paul, trasforma la casa in un incanto, li
vizia anticipando
ogni loro necessità. Finché questo rapporto di dipendenza,
come tutte le dipendenze, non si incrina, mostrandosi eccessivo, non si rivela
sbagliato e infine
deraglia rovinosamente. Attraverso la descrizione
chirurgica, certosina, della giovane coppia e della figura intrigante e
misteriosa della tata, Ninna
nanna, acclamato Premio Goncourt 2016, affonda lo sguardo
nelle nostre concezioni dell’amore, dell’educazione, dei rapporti di forza che
si celano dietro
il denaro, parlandoci di pregiudizi culturali e di classe e
del tempo in cui viviamo. E con uno stile esemplare, segnato da spasmi di
tenebrosa poesia,
ci mette di fronte ad alcune delle più recondite paure di
ogni genitore, di ogni donna e di ogni uomo.
Commento:
E’ singolare: ho letto “Ninna nanna” in poche ore, per
combattere l’insonnia e, ironia della sorte, non avrei potuto scegliere libro più
adatto. Per definirlo mi viene in mente una sola parola: agghiacciante. Questo
libro tiene avvinti come una nenia soporifera che calma e copre i rumori
molesti. E la protagonista, Louise, con il suo aspetto da bambolina
invecchiata, troppo fragile e perfetta, fa proprio questo: entra nelle case,
accudisce i bambini, vizia i genitori, come un balsamo che allevia le tensioni
e riporta la calma e l’ordine. Nonostante il suo impegno e la sua dedizione, però,
nessuno riesce a considerarla più che una domestica, una persona di servizio;
nessuno si accorge dell’abisso di solitudine, umiliazione, sottomissione che
Louise si porta dietro, nessuno vede il baratro in cui sta precipitando finché,
dopo tanti anni passati ad occuparsi degli altri, dopo l’ennesimo atto di
irriconoscenza, il vaso trabocca.
Questo non è un giallo, quello che è accaduto lo scopriamo
subito, nella prima frase del libro: due bambini, Mila e Adam Massé, sono stati uccisi, li ha uccisi Louise; ha
cercato di uccidere anche se stessa, ma non ci è riuscita. Resta “solo” da
capire perché l’ha fatto. No, questo non è un giallo, ma quasi lo diventa
mentre scandagliamo il passato di Louise, con i fallimenti e le continue
delusioni, ed analizziamo la vita familiare dei Massé, lei avvocato super
impegnata a farsi una posizione, lui musicista con orari di lavoro impossibili.
Presi dalle loro vite i coniugi e i loro figli sono diventati dipendenti da Louise,
ma per la tata il rapporto ha assunto una connotazione diversa: si è, a suo
modo, affezionata a quella famiglia e lo ha fatto in modo morboso. Così, quando
ha capito che presto non avrebbero più avuto bisogno di lei, la sua follia ha
toccato il culmine.
Non è un libro cruento, ma non fa sconti e tiene incollati suscitando un gusto perverso: siamo inorriditi, ma bramiamo dettagli, vogliamo sapere di più, scavare più a fondo.
Troppo crudo per essere un romanzo, troppo poco asettico per
essere una cronaca, questo libro ci ammonisce sui comportamenti che tutti, indistintamente,
siamo portati a tenere ogni giorno: siamo troppo presi da noi stessi per
accorgerci dei bisogni degli altri finché questi non arrivano a toccarci direttamente.
E questo è ancora più vero se gli altri sono persone che, per qualche motivo,
riteniamo inferiori a noi.
Un pugno dello stomaco necessario, consigliato a chi ha una
mente disposta ad analizzare il comportamento altrui nel modo più razionale
possibile, senza lasciarsi sopraffare dall’indignazione o dall’orrore.
Opera recensita: “Ninna nanna” di Leila Slimani
Editore: Rizzoli, 2017
Genere: narrativa straniera
Ambientazione: Parigi
Pagine: 204
Prezzo: 18,00 €
Consigliato: sì
Voto personale: 9.
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