domenica 27 ottobre 2019

RECENSIONE: CLAUDIA DURASTANTI - LA STRANIERA


Sinossi:
“La storia di una famiglia somiglia più a una cartina topografica che a un romanzo, e una biografia è la somma di tutte le ere geologiche che hai attraversato”. Come si racconta una vita se non esplorandone i luoghi simbolici e geografici, ricostruendo una mappa di sé e del mondo vissuto? Tra la Basilicata e Brooklyn, da Roma a Londra, dall’infanzia al futuro, il nuovo libro dell’autrice di Cleopatra va in prigione è un’avventura che unisce vecchie e nuove migrazioni. Figlia di due genitori sordi che al senso di isolamento oppongono un rapporto passionale e iroso, emigrata in un paesino lucano da New York ancora bambina per farvi ritorno periodicamente, la protagonista della Straniera vive un’infanzia febbrile, fragile eppure capace, come una pianta ostinata, di generare radici ovunque. La bambina divenuta adulta non smette di disegnare ancora nuove rotte migratorie: per studio, per emancipazione, per irrimediabile amore. Per intenzione o per destino, perlustra la memoria e ne asseconda gli smottamenti e le oscurità.
Non solo memoir, non solo romanzo, in questo libro dalla definizione mobile come un paesaggio e con un linguaggio così ampio da contenere la geografia e il tempo, Claudia Durastanti indaga il sentirsi sempre stranieri e ubiqui.
La straniera è il racconto di un’educazione sentimentale contemporanea, disorientata da un passato magnetico e incontenibile, dalla cognizione della diversità fisica e di distinzioni sociali irriducibili, e dimostra che la storia di una famiglia, delle sue voci e delle sue traiettorie, è prima di tutto una storia del corpo e delle parole, in cui, a un certo punto, misurare la distanza da casa diventa impossibile.

Commento:
Avevo aspettative alte su La straniera di Claudia Durastanti… ammetto, però, che mi aspettavo qualcosa di molto diverso, forse di più convenzionale. Ho trovato, invece, un romanzo/memoir/autobiografia/racconto di vita/riflessione/flusso di coscienza assolutamente sui generis e fuori dagli schemi narrativi cui siamo abituati. In questo libro Claudia Durastanti racconta la sua vita fino ad oggi, ma racconta soprattutto le sue radici, o forse dovremmo dire l'assenza di radici che l'ha portata oggi a sentirsi "straniera" e "ubiqua" – come scritto nella quarta di copertina – in ogni luogo in cui si ferma. Nata da genitori che più anticonvenzionali non si può, Claudia passa da Brooklyn alla Val d'Agri senza mai trovare una dimensione standard che la facesse andar bene per gli altri. Era, come sua madre prima di lei, una diversa, una persona troppo intelligente e libera per il provincialismo tutto italiano. Di fronte ad una società che la voleva uniformata al vivere comune, Claudia si è sempre ribellata, ha sempre mantenuto salda la sua individualità. È chiaro, questo ha contribuito fortemente a che fosse additata come forestiera, immigrata al contrario, ribelle, anticonformista, ma di sicuro Claudia così facendo non si è mai sentita straniera a se stessa.
Un libro tutt'altro che semplice, che alterna parti coinvolgenti (soprattutto quelle relative ai genitori, all'infanzia di Claudia, al trasferimento in Basilicata) a passi meno coinvolgenti. Ciò che mi sento di premiare è, in questo caso, soprattutto la scrittura: un'impronta personalissima, uno stile spigoloso, disarmonico, acuto sono forse la vera traccia di unicità di questo libro che per il resto può piacere o non piacere… dipende dalla sensibilità e dal vissuto di ognuno. Si tratta, in fin dei conti, sempre di storie di vita, di persone, di caratteri… tutto molto soggettivo, dunque.

Opera recensita: "La straniera" di Claudia Durastanti
Editore: La nave di Teseo, 2019
Genere: narrativa italiana, autobiografico
Ambientazione: America-Basilicata-Londra-Italia
Pagine: 285
Prezzo: 18,00 €
Consigliato: sì/no
Voto personale: 7.


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