mercoledì 22 gennaio 2020

RECENSIONE: VIOLA ARDONE - IL TRENO DEI BAMBINI


Sinossi:
È il 1946 quando Amerigo lascia il suo rione di Napoli e sale su un treno. Assieme a migliaia di altri bambini meridionali attraverserà l'intera penisola e trascorrerà alcuni mesi in una famiglia del Nord; un'iniziativa del Partito comunista per strappare i piccoli alla miseria dopo l'ultimo conflitto. Con lo stupore dei suoi sette anni e il piglio furbo di un bambino dei vicoli, Amerigo ci mostra un'Italia che si rialza dalla guerra come se la vedessimo per la prima volta. E ci affida la storia commovente di una separazione. Quel dolore originario cui non ci si può sottrarre, perché non c'è altro modo per crescere.

Commento:
Ho divorato questo libro in mezza giornata e per molte ore dopo averlo terminato non sono riuscita a buttar giù nulla, né le parole da scrivere qui, né il groppo pesantissimo delle emozioni che mi ha suscitato. Il treno dei bambini è un libro commovente e folgorante: commovente perché racconta una storia quasi sconosciuta che, invece, ha molto da dire sull'Italia del secondo dopoguerra e sul senso vero delle parole accoglienza, solidarietà, dignità, povertà, rete e impegno politico; folgorante perché dalla prima all'ultima parola ci regala una scossa salutare di energia positiva, senso di comunità, stimoli di riflessione. Con la sicurezza che viene dalla conoscenza e dalla necessità di tirar fuori una storia bruciante, Viola Ardone ci racconta le vicende di Amerigo e di tanti bambini come lui che, dai vicoli di Napoli, partono in treno verso il Nord più ricco ed ospitale. Si trattò di un'iniziativa solidale creata dal Partito Comunista e sviluppatasi a livello nazionale in una rete di accoglienza organizzata: per alcuni mesi diverse famiglie dell'Emilia-Romagna accolsero bambini provenienti dal Sud, perché anche loro potessero avere l'opportunità di godere dei diritti basilari come la corretta alimentazione, l'istruzione elementare, una possibilità di trovare le loro inclinazioni, il calore di una famiglia allargata e unita. Non che quei bambini una famiglia non ce l'avessero, anzi era molto difficile per i genitori lasciar partire i figli, ma con coraggio queste donne e questi uomini si privavano del calore dei figli per qualche tempo pur di garantire loro, se pure per un tempo limitato, quel benessere che è ben lungi dall'essere ricchezza, ma fa vivere meglio, più caldi e più felici. Alcuni bambini, poi, decisero anche di rimanere su, nelle case che li avevano ospitati, altri tornarono a casa prima del previsto perché la nostalgia era troppo forte, tutti però conservarono nel cuore quell'esperienza meravigliosa e anche a distanza di decenni avrebbero ricordato il buon cuore, l'accoglienza, il calore di chi li aveva ospitati spesso trattandoli come figli propri. La storia di Amerigo, poi, è particolare e merita da sola una lettura e una riflessione più profonda… basti sapere, per ora, che sarà lui a raccontarci sensazioni, paure, stupore, gioia e dolore di un bambino che dapprima non capisce perché debba andarsene, poi scopre di trovarsi bene e poi di avere il cuore spezzato in due, mezzo a Modena e mezzo a Napoli.
Non è facile dire poco su questo libro, vorrei poter dire di più, ma sarebbe veramente un peccato rovinarvi il piacere della lettura… dico solo questo: questo libro parla di noi, dell'Italia, degli italiani veri, quelli che troppo spesso dimentichiamo di essere. Leggetelo, non ve ne pentirete.

Opera recensita: "Il treno dei bambini" di Viola Ardone
Editore: Einaudi, 2019
Genere: romanzo di formazione
Ambientazione: Napoli-Modena, 1946-1994
Pagine: 248
Prezzo: 17,50 €
Consigliato: assolutamente sì
Voto personale: 10.


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