Sinossi:
È il 1946 quando Amerigo
lascia il suo rione di Napoli e sale su un treno. Assieme a migliaia di altri
bambini meridionali attraverserà l'intera penisola e trascorrerà alcuni mesi in
una famiglia del Nord; un'iniziativa del Partito comunista per strappare i
piccoli alla miseria dopo l'ultimo conflitto. Con lo stupore dei suoi sette
anni e il piglio furbo di un bambino dei vicoli, Amerigo ci mostra un'Italia
che si rialza dalla guerra come se la vedessimo per la prima volta. E ci affida
la storia commovente di una separazione. Quel dolore originario cui non ci si
può sottrarre, perché non c'è altro modo per crescere.
Commento:
Ho divorato questo libro
in mezza giornata e per molte ore dopo averlo terminato non sono riuscita a
buttar giù nulla, né le parole da scrivere qui, né il groppo pesantissimo delle
emozioni che mi ha suscitato. Il treno dei bambini è un libro commovente e
folgorante: commovente perché racconta una storia quasi sconosciuta che, invece,
ha molto da dire sull'Italia del secondo dopoguerra e sul senso vero delle parole
accoglienza, solidarietà, dignità, povertà, rete e impegno politico; folgorante
perché dalla prima all'ultima parola ci regala una scossa salutare di energia
positiva, senso di comunità, stimoli di riflessione. Con la sicurezza che viene
dalla conoscenza e dalla necessità di tirar fuori una storia bruciante, Viola
Ardone ci racconta le vicende di Amerigo e di tanti bambini come lui che, dai
vicoli di Napoli, partono in treno verso il Nord più ricco ed ospitale. Si
trattò di un'iniziativa solidale creata dal Partito Comunista e sviluppatasi a livello
nazionale in una rete di accoglienza organizzata: per alcuni mesi diverse
famiglie dell'Emilia-Romagna accolsero bambini provenienti dal Sud, perché
anche loro potessero avere l'opportunità di godere dei diritti basilari come la
corretta alimentazione, l'istruzione elementare, una possibilità di trovare le
loro inclinazioni, il calore di una famiglia allargata e unita. Non che quei
bambini una famiglia non ce l'avessero, anzi era molto difficile per i genitori
lasciar partire i figli, ma con coraggio queste donne e questi uomini si
privavano del calore dei figli per qualche tempo pur di garantire loro, se pure
per un tempo limitato, quel benessere che è ben lungi dall'essere ricchezza, ma
fa vivere meglio, più caldi e più felici. Alcuni bambini, poi, decisero anche
di rimanere su, nelle case che li avevano ospitati, altri tornarono a casa
prima del previsto perché la nostalgia era troppo forte, tutti però
conservarono nel cuore quell'esperienza meravigliosa e anche a distanza di
decenni avrebbero ricordato il buon cuore, l'accoglienza, il calore di chi li
aveva ospitati spesso trattandoli come figli propri. La storia di Amerigo, poi,
è particolare e merita da sola una lettura e una riflessione più profonda…
basti sapere, per ora, che sarà lui a raccontarci sensazioni, paure, stupore,
gioia e dolore di un bambino che dapprima non capisce perché debba andarsene,
poi scopre di trovarsi bene e poi di avere il cuore spezzato in due, mezzo a
Modena e mezzo a Napoli.
Non è facile dire poco su
questo libro, vorrei poter dire di più, ma sarebbe veramente un peccato rovinarvi
il piacere della lettura… dico solo questo: questo libro parla di noi,
dell'Italia, degli italiani veri, quelli che troppo spesso dimentichiamo di
essere. Leggetelo, non ve ne pentirete.
Opera recensita: "Il
treno dei bambini" di Viola Ardone
Editore: Einaudi, 2019
Genere: romanzo di formazione
Ambientazione: Napoli-Modena, 1946-1994
Pagine: 248
Prezzo: 17,50 €
Consigliato: assolutamente sì
Voto personale: 10.
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