martedì 28 settembre 2021

RECENSIONE: ESHKOL NEVO - TRE PIANI

    Sinossi:

In Israele, nei pressi di Tel Aviv, si erge una tranquilla palazzina borghese di tre piani. Il parcheggio è ordinatissimo, le piante perfettamente potate all’ingresso e il citofono appena rinnovato. Dagli appartamenti non provengono musiche ad alto volume, né voci di alterchi. La quiete regna sovrana. Eppure, dietro quelle porte blindate, la vita non è affatto dello stesso tenore. Sorto da una brillante idea narrativa: descrivere la vita di tre famiglie sulla base delle tre diverse istanze freudiane – Es, Io, Super-io – della personalità, Tre piani si inoltra nel cuore delle relazioni umane: dal bisogno di amore al tradimento; dal sospetto alla paura di lasciarsi andare. E, come nella Simmetria dei desideri, l’opera che ha consacrato sulla scena letteraria internazionale il talento di Eshkol Nevo, dona al lettore personaggi umani e profondi, sempre pronti, nonostante i colpi inferti dalla vita, a rialzarsi per riprendere a lottare.

 

Commento:

Da tempo desideravo leggere qualcosa di Eshkol Nevo, autore israeliano ancora troppo poco conosciuto in Italia. L'occasione è arrivata grazie all'uscita in tutte le sale, lo scorso 23 settembre, di Tre piani, atteso film di Nanni Moretti tratto proprio dall'omonimo romanzo di Nevo del 2017. Moretti mi piace, il film mi incuriosisce… quale miglior occasione per leggere, ovviamente prima della visione, il romanzo?

Nella sua narrazione Nevo parte da un'idea, quella di rappresentare le tre istanze della personalità coniate da Freud (l'Es – ossia la dimensione degli impulsi e dei desideri -, l'Io e il Super-io) nella loro applicazione pratica, umana, quotidiana. Lo fa sfruttando una curiosità semplice, spesso inespressa, ma comune: quante volte, passeggiando per i vicoli, passando davanti ad una zona residenziale, magari attirati dai rumori che trapelano da una finestra aperta, ci siamo chiesti chi vive dentro quel determinato palazzo… come vive, com'è la sua giornata, la sua famiglia? E in maniera molto più elementare, cosa si nasconde dietro una porta chiusa? Ecco, è proprio questo il meccanismo narrativo usato da Nevo, un meccanismo infallibile perché fa perno sull'innata curiosità umana, con echi di voyeurismo ed immaginazione. Così varchiamo le porte del bel palazzo ordinato e curato in un parcheggio di periferia di una piccola città e, partendo dal primo piano, conosciamo, in un'immaginifica ascesa verso un altrove indefinito, la storia di Arnon e Ayelet, due giovani genitori alle prese con un problema della loro figlia maggiore, Ofri. La bambina da qualche tempo sembra cambiata, spenta, sempre più chiusa in se stessa. Il padre associa questo mutamento ad un episodio accaduto tempo prima in un frutteto, mentre Ofri era in compagnia di Hermann, il vicino pensionato che da tempo, occasionalmente, si occupa di lei insieme alla moglie Ruth. Arnon pensa ad un abuso, ma i suoi timori sempre più pressanti creano problemi, scompensi, conseguenze alla sua famiglia e non solo. Conosciamo questa torbida vicenda grazie al racconto dettagliato che proprio Arnon fa ad un suo amico romanziere.

Proseguendo, al secondo piano, incontriamo Hani, madre iper protettiva e moglie insoddisfatta, che in una lunga lettera alla sua migliore amica trasferitasi in America, racconta la sua battaglia per tenere insieme se stessa e la sua famiglia, nonché l'incontro con Eviatar, il fratello del marito con cui non corre buon sangue. Quest'incontro sovvertirà i già difficili equilibri della quotidianità di Hani facendole immaginare una realtà possibile, una vita diversa, ridandole un soffio pur effimero di vita che la riporta a sognare. Salendo ancora troviamo Dovra, una giudice in pensione, che, attraverso una segreteria telefonica, racconta al marito morto gli ultimi, sconvolgenti avvenimenti della sua vita e riflettendo – talvolta recriminando – sulle scelte sbagliate, sulle non decisioni, su tutte le volte che ha delegato a lui la facoltà di decidere anche per lei e sulle drammatiche conseguenze dell'affidarsi.

Si percepisce chiaramente, in tutte queste storie tra loro collegate ed intimamente intrecciate, un senso di transitorietà, di mutevolezza. È come se questi racconti fossero stati estrapolati da un narrare più ampio, come se esistessero prima di essere fermati sulla pagina e proseguissero ineluttabilmente oltre le pagine, oltre la volontà di chi le vive, semplicemente oltre. Il fascino esercitato su di me da questo romanzo è triplice: da un lato c'è la sensazione inebriante di aver intercettato uno squarcio privato, intimo, vero; dall'altro c'è quel senso di sublime che mi dà il vedere – immaginare visivamente – il destino che scorre via, scivola inafferrabile portandosi via ciò che crediamo  di conoscere o di poter perfino cambiare; da ultimo mi affascina e mi incuriosisce da sempre il mondo mediorientale ed in particolare Israele, Libano, Palestina. Per tutti questi motivi, oltre che per l'eleganza della scrittura e la sobrietà dello stile, ho apprezzato grandemente questo romanzo di Nevo che, ne sono certa, non sarà l'ultimo che leggerò. Intanto vi consiglio questo, ma presto vi parlerò di altre sue opere… contateci.

 

Opera recensita: "Tre piani" di Eshkol Nevo

Editore: Neri Pozza, 2017

Traduttore: Ofra Bannet, Raffaella Scardi

Genere: narrativa straniera

Ambientazione: Israele

Pagine: 255

Prezzo: 17,00 €

Consigliato: sì

Voto personale: 8,5.

  

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