Sinossi:
In Israele, nei pressi di Tel Aviv, si erge una tranquilla
palazzina borghese di tre piani. Il parcheggio è ordinatissimo, le piante
perfettamente potate all’ingresso e il citofono appena rinnovato. Dagli
appartamenti non provengono musiche ad alto volume, né voci di alterchi. La
quiete regna sovrana. Eppure, dietro quelle porte blindate, la vita non è
affatto dello stesso tenore. Sorto da una brillante idea narrativa: descrivere
la vita di tre famiglie sulla base delle tre diverse istanze freudiane – Es,
Io, Super-io – della personalità, Tre piani si inoltra nel cuore delle
relazioni umane: dal bisogno di amore al tradimento; dal sospetto alla paura di
lasciarsi andare. E, come nella Simmetria dei desideri, l’opera che ha
consacrato sulla scena letteraria internazionale il talento di Eshkol Nevo,
dona al lettore personaggi umani e profondi, sempre pronti, nonostante i colpi
inferti dalla vita, a rialzarsi per riprendere a lottare.
Commento:
Da tempo desideravo leggere qualcosa di Eshkol Nevo, autore
israeliano ancora troppo poco conosciuto in Italia. L'occasione è arrivata grazie
all'uscita in tutte le sale, lo scorso 23 settembre, di Tre piani, atteso film
di Nanni Moretti tratto proprio dall'omonimo romanzo di Nevo del 2017. Moretti
mi piace, il film mi incuriosisce… quale miglior occasione per leggere,
ovviamente prima della visione, il romanzo?
Nella sua narrazione Nevo parte da un'idea, quella di
rappresentare le tre istanze della personalità coniate da Freud (l'Es – ossia la
dimensione degli impulsi e dei desideri -, l'Io e il Super-io) nella loro
applicazione pratica, umana, quotidiana. Lo fa sfruttando una curiosità
semplice, spesso inespressa, ma comune: quante volte, passeggiando per i vicoli,
passando davanti ad una zona residenziale, magari attirati dai rumori che
trapelano da una finestra aperta, ci siamo chiesti chi vive dentro quel
determinato palazzo… come vive, com'è la sua giornata, la sua famiglia? E in maniera
molto più elementare, cosa si nasconde dietro una porta chiusa? Ecco, è proprio
questo il meccanismo narrativo usato da Nevo, un meccanismo infallibile perché
fa perno sull'innata curiosità umana, con echi di voyeurismo ed immaginazione.
Così varchiamo le porte del bel palazzo ordinato e curato in un parcheggio di
periferia di una piccola città e, partendo dal primo piano, conosciamo, in
un'immaginifica ascesa verso un altrove indefinito, la storia di Arnon e Ayelet,
due giovani genitori alle prese con un problema della loro figlia maggiore,
Ofri. La bambina da qualche tempo sembra cambiata, spenta, sempre più chiusa in
se stessa. Il padre associa questo mutamento ad un episodio accaduto tempo
prima in un frutteto, mentre Ofri era in compagnia di Hermann, il vicino
pensionato che da tempo, occasionalmente, si occupa di lei insieme alla moglie
Ruth. Arnon pensa ad un abuso, ma i suoi timori sempre più pressanti creano
problemi, scompensi, conseguenze alla sua famiglia e non solo. Conosciamo
questa torbida vicenda grazie al racconto dettagliato che proprio Arnon fa ad
un suo amico romanziere.
Proseguendo, al secondo piano, incontriamo Hani, madre iper
protettiva e moglie insoddisfatta, che in una lunga lettera alla sua migliore
amica trasferitasi in America, racconta la sua battaglia per tenere insieme se
stessa e la sua famiglia, nonché l'incontro con Eviatar, il fratello del marito
con cui non corre buon sangue. Quest'incontro sovvertirà i già difficili
equilibri della quotidianità di Hani facendole immaginare una realtà possibile,
una vita diversa, ridandole un soffio pur effimero di vita che la riporta a
sognare. Salendo ancora troviamo Dovra, una giudice in pensione, che, attraverso
una segreteria telefonica, racconta al marito morto gli ultimi, sconvolgenti
avvenimenti della sua vita e riflettendo – talvolta recriminando – sulle scelte
sbagliate, sulle non decisioni, su tutte le volte che ha delegato a lui la
facoltà di decidere anche per lei e sulle drammatiche conseguenze dell'affidarsi.
Si percepisce chiaramente, in tutte queste storie tra loro
collegate ed intimamente intrecciate, un senso di transitorietà, di
mutevolezza. È come se questi racconti fossero stati estrapolati da un narrare
più ampio, come se esistessero prima di essere fermati sulla pagina e
proseguissero ineluttabilmente oltre le pagine, oltre la volontà di chi le
vive, semplicemente oltre. Il fascino esercitato su di me da questo romanzo è triplice:
da un lato c'è la sensazione inebriante di aver intercettato uno squarcio
privato, intimo, vero; dall'altro c'è quel senso di sublime che mi dà il vedere
– immaginare visivamente – il destino che scorre via, scivola inafferrabile
portandosi via ciò che crediamo di
conoscere o di poter perfino cambiare; da ultimo mi affascina e mi incuriosisce
da sempre il mondo mediorientale ed in particolare Israele, Libano, Palestina.
Per tutti questi motivi, oltre che per l'eleganza della scrittura e la sobrietà
dello stile, ho apprezzato grandemente questo romanzo di Nevo che, ne sono
certa, non sarà l'ultimo che leggerò. Intanto vi consiglio questo, ma presto vi
parlerò di altre sue opere… contateci.
Opera recensita: "Tre piani" di Eshkol Nevo
Editore: Neri Pozza, 2017
Traduttore: Ofra Bannet, Raffaella Scardi
Genere: narrativa straniera
Ambientazione: Israele
Pagine: 255
Prezzo: 17,00 €
Consigliato: sì
Voto personale: 8,5.
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