martedì 8 novembre 2016

RECENSIONE: HORACE WALPOLE - IL CASTELLO DI OTRANTO


Sinossi:

Si suppone che gli avvenimenti si svolgano nel Duecento. Manfredo, signore di Otranto, nipote dell'usurpatore del regno che ha avvelenato Alfonso, il legittimo

sovrano, vive sotto l'incubo di una profezia, secondo cui la stirpe dell'usurpatore continuerà a regnare, finché il legittimo sovrano non sia divenuto

troppo grosso per abitare il castello e finché discendenti maschi dell'usurpatore lo occupino. Quando la profezia sembra avverarsi, Manfredo atterrito

confessa il modo dell'usurpazione e si ritira in un monastero con la moglie. Il romanzo fu pubblicato nel 1764 e, nella prima edizione, era descritto come

una versione dall'italiano.

 

Il risvolto di copertina di questa edizione non rende giustizia alla trama del romanzo: scritto nel 1764 ed ambientato presumibilmente nel XII secolo, si tratta di quello che è considerato il padre dei romanzi gotici e noir. L’ambientazione (fittizia) è il castello di Otranto, nel quale un’antica profezia sta per avverarsi e molti sono i segni premonitori della sventura che sta per abbattersi su Manfredo e la sua casata.

Il romanzo si apre con l’attesa delle nozze tra Corrado, figlio di Manfredo, principe di Otranto, ed Isabella, figlia del marchese di Vicenza. Quando il giovane non si presenta, il padre manda un servo a chiamarlo ed è così che si scopre l’inquietante presenza, nel cortile del castello, di un gigantesco elmo ricoperto da piume nere sotto il quale giace il corpo martoriato del giovane Corrado. Nello sconcerto generale, un giovane contadino fa notare al principe Manfredo che l’elmo in questione è estremamente simile (con le dovute differenze di proporzioni) a quello posto sul capo della statua del defunto principe Alfonso, antico principe buono del castello, la cui tomba si trova proprio nella Chiesa adiacente. Manfredo si adira, condanna inspiegabilmente a morte il giovane e lo fa rinchiudere sotto l’elmo perché non possa fuggire. A questo primo misfatto ne segue un altro: il principe Manfredo convoca la giovane promessa sposa Isabella per comunicarle la sua intenzione di ripudiare la devota moglie Ippolita e di sposare lei per assicurare una discendenza al suo popolo. Atterrita, la giovane Isabella fugge nelle segrete del castello e tenta di raggiungere la vicina Chiesa per trovarvi rifugio. Dall’incontro fortuito che Isabella farà durante la sua fuga avrà inizio una serie di vicissitudini familiari, corredate da strani segni premonitori mandati da forze soprannaturali, che condurranno ad un destino sventurato per Manfredo e la sua famiglia che, come si scoprirà, avevano usurpato il castello al legittimo proprietario con l’inganno. In un’atmosfera alquanto apocalittica la profezia a lungo nascosta si avvererà e il principe legittimo potrà tornare in possesso del suo regno, sebbene la sua anima sia troppo provata per gioirne.

Una lettura breve, scorrevole e coinvolgente che fin dalle prime righe ci trasporta in un’altra epoca, tra castelli, intrighi, forze soprannaturali ed oscure perversioni umane. Al di là dell’ambientazione pregevole, dei personaggi ben descritti e della trama coinvolgente ma in sé inverosimile, i messaggi che questo libro vuole trasmettere sono due: il concetto che le colpe dei padri ricadono sui figli e che l’ambizione può condurre alla rovina. Perché? Lo capirete solo leggendo la storia che, peraltro, si legge in un giorno!

Per dovere di onestà vi dirò che questo libro è considerato, come scrivevo all’inizio, il primo romanzo gotico e noir, ma non aspettatevi niente di paragonabile all’horror o ai noir moderni, sebbene si provi più di qualche brivido, specialmente nella parte iniziale del libro.

Un’altra curiosità: leggete la prefazione dell’autore! Io l’ho trovata genialmente arguta perché fa passare il libro per la sua traduzione di un’opera italiana rinvenuta nel 1500 e fa i complimenti al fantomatico autore per lo stile e la trama dell’opera da lui appena tradotta… astuto! Direi, però, che i complimenti sono meritati, quindi gli si potrà perdonare questa vanità!

 

Opera recensita: “il castello di Otranto” di Horace Walpole

Editore: Bur, biblioteca universale Rizzoli, 1999 (prima ed. originale nel 1764)

Genere: romanzo gotico

Ambientazione: Otranto (fittizia)

Pagine: 167

Prezzo: 9,50 €

Consigliato: sì.

 

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