giovedì 21 settembre 2017

RECENSIONE: MARGARET MAZZANTINI - VENUTO AL MONDO


Sinossi:

Premio Campiello 2009. Una mattina Gemma sale su un aereo, trascinandosi dietro un figlio di oggi, Pietro, un ragazzo di sedici anni. Destinazione Sarajevo,

città-confine tra Occidente e Oriente, ferita da un passato ancora vicino. Ad attenderla all'aeroporto, Gojko, poeta bosniaco, amico, fratello, amore mancato,

che ai tempi festosi delle Olimpiadi invernali del 1984 traghettò Gemma verso l'amore della sua vita, Diego, il fotografo di pozzanghere. Il romanzo racconta

la storia di questo amore, una storia di ragazzi farneticanti che si rincontrano oggi invecchiati in un dopoguerra recente. Una storia d'amore appassionata,

imperfetta come gli amori veri. Ma anche la storia di una maternità cercata, negata, risarcita. Il cammino misterioso di una nascita che fa piazza pulita

della scienza, della biologia, e si addentra nella placenta preistorica di una guerra che mentre uccide procrea. L'avventura di Gemma e Diego è anche la

storia di tutti noi, perché questo è un romanzo contemporaneo. Di pace e di guerra. La pace è l'aridità fumosa di un Occidente flaccido di egoismi, perso

nella salamoia del benessere. La guerra è quella di una donna che ingaggia contro la natura una battaglia estrema e oltraggiosa. L'assedio di Sarajevo

diventa l'assedio di ogni personaggio di questa vicenda di non eroi scaraventati dalla storia in un destino che sembra in attesa di loro come un tiratore

scelto. Un romanzo-mondo, di forte impegno etico, spiazzante come un thriller, emblematico come una parabola.

 

Commento:

Ormai è risaputo: in ogni suo libro Margaret Mazzantini picchia duro e sconvolge. L’ha fatto con “Non ti muovere” con la storia di un padre infedele che si riscopre nelle ore di attesa dopo l’incidente della figlia; l’ha fatto in “splendore” raccontando una complessa storia di omosessualità; l’ha fatto in “Mare al mattino” raccontando l’immigrazione ed il viaggio della speranza tra la Libia e l’Italia. E lo fa anche qui, in “Venuto al mondo”, parlando di maternità, dell’incontro di anime derelitte, della guerra esteriore ed interiore. E proprio da un “viaggio della speranza” comincia anche questa storia, la storia di Gemma, giovane laureanda romana che va a fare ricerche per la tesi a Sarajevo nel periodo delle olimpiadi invernali dell’84; lì incontra Gojko, il poeta ubriaco che le farà da guida e che rimarrà suo amico per la vita, e Diego, il fotografo di pozzanghere, il ragazzo di Genova con cui condividerà la guerra, l’amore, la maternità mancata eppure cercata ossessivamente. Quando le granate squarciavano l’intimità delle case di Sarajevo, nel 1992, Gemma era lì… e c’era anche Diego, e Gojko, e Sebina e Mima, ed Aska… c’erano tutti, ma non c’era ancora Pietro, il bambino di Sarajevo con cui Gemma torna in città quasi vent’anni dopo. E’ a lui che Gemma vorrebbe spiegare cosa significa quella città, quella guerra finita ma ancora dietro l’angolo, quella rosa rossa in una pozza nera ritratta in una foto di Diego. Ma non può dirgli niente, perché i ricordi fanno male e forse perché in fondo la verità non la conosce nemmeno lei.

“Venuto al mondo” è un pugno nello stomaco, è una storia che strazia, appassiona e sconvolge. E’ l’intreccio di vite che si sfiorano, si scelgono, si perdono nella crudezza della guerra e si ritrovano nel tempo immobile e nebuloso della pace. Tutto questo marasma di emozioni è portato sulla carta dalla penna esperta di Margaret Mazzantini che sa giocare con le parole, ma non strafà, rendendo tutto tangibile, visibile, anche a noi che questa vicenda la leggiamo soltanto. Una lettura consigliata, sicuramente, nonostante o forse proprio per la sua crudezza, perché certe storie ci entrano dentro solo se si impongono, se si fanno leggere per forza, anche se non sono facili da digerire.

 

Opera recensita: “Venuto al mondo” di Margaret Mazzantini

Editore: Mondadori, 2008

Genere: narrativa italiana

Ambientazione: Roma-Sarajevo

Pagine: 531

Prezzo: 20,00 €

Consigliato: sì.

 

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