Sinossi:
Premio Campiello 2009. Una mattina Gemma sale su un aereo,
trascinandosi dietro un figlio di oggi, Pietro, un ragazzo di sedici anni.
Destinazione Sarajevo,
città-confine tra Occidente e Oriente, ferita da un passato
ancora vicino. Ad attenderla all'aeroporto, Gojko, poeta bosniaco, amico,
fratello, amore mancato,
che ai tempi festosi delle Olimpiadi invernali del 1984
traghettò Gemma verso l'amore della sua vita, Diego, il fotografo di
pozzanghere. Il romanzo racconta
la storia di questo amore, una storia di ragazzi
farneticanti che si rincontrano oggi invecchiati in un dopoguerra recente. Una
storia d'amore appassionata,
imperfetta come gli amori veri. Ma anche la storia di una
maternità cercata, negata, risarcita. Il cammino misterioso di una nascita che
fa piazza pulita
della scienza, della biologia, e si addentra nella placenta
preistorica di una guerra che mentre uccide procrea. L'avventura di Gemma e
Diego è anche la
storia di tutti noi, perché questo è un romanzo
contemporaneo. Di pace e di guerra. La pace è l'aridità fumosa di un Occidente
flaccido di egoismi, perso
nella salamoia del benessere. La guerra è quella di una
donna che ingaggia contro la natura una battaglia estrema e oltraggiosa.
L'assedio di Sarajevo
diventa l'assedio di ogni personaggio di questa vicenda di
non eroi scaraventati dalla storia in un destino che sembra in attesa di loro
come un tiratore
scelto. Un romanzo-mondo, di forte impegno etico, spiazzante
come un thriller, emblematico come una parabola.
Commento:
Ormai è risaputo: in ogni suo libro Margaret Mazzantini
picchia duro e sconvolge. L’ha fatto con “Non ti muovere” con la storia di un
padre infedele che si riscopre nelle ore di attesa dopo l’incidente della
figlia; l’ha fatto in “splendore” raccontando una complessa storia di
omosessualità; l’ha fatto in “Mare al mattino” raccontando l’immigrazione ed il
viaggio della speranza tra la Libia e l’Italia. E lo fa anche qui, in “Venuto
al mondo”, parlando di maternità, dell’incontro di anime derelitte, della
guerra esteriore ed interiore. E proprio da un “viaggio della speranza”
comincia anche questa storia, la storia di Gemma, giovane laureanda romana che
va a fare ricerche per la tesi a Sarajevo nel periodo delle olimpiadi invernali
dell’84; lì incontra Gojko, il poeta ubriaco che le farà da guida e che rimarrà
suo amico per la vita, e Diego, il fotografo di pozzanghere, il ragazzo di
Genova con cui condividerà la guerra, l’amore, la maternità mancata eppure
cercata ossessivamente. Quando le granate squarciavano l’intimità delle case di
Sarajevo, nel 1992, Gemma era lì… e c’era anche Diego, e Gojko, e Sebina e
Mima, ed Aska… c’erano tutti, ma non c’era ancora Pietro, il bambino di
Sarajevo con cui Gemma torna in città quasi vent’anni dopo. E’ a lui che Gemma
vorrebbe spiegare cosa significa quella città, quella guerra finita ma ancora
dietro l’angolo, quella rosa rossa in una pozza nera ritratta in una foto di
Diego. Ma non può dirgli niente, perché i ricordi fanno male e forse perché in
fondo la verità non la conosce nemmeno lei.
“Venuto al mondo” è un pugno nello stomaco, è una storia che
strazia, appassiona e sconvolge. E’ l’intreccio di vite che si sfiorano, si
scelgono, si perdono nella crudezza della guerra e si ritrovano nel tempo
immobile e nebuloso della pace. Tutto questo marasma di emozioni è portato
sulla carta dalla penna esperta di Margaret Mazzantini che sa giocare con le
parole, ma non strafà, rendendo tutto tangibile, visibile, anche a noi che
questa vicenda la leggiamo soltanto. Una lettura consigliata, sicuramente,
nonostante o forse proprio per la sua crudezza, perché certe storie ci entrano
dentro solo se si impongono, se si fanno leggere per forza, anche se non sono
facili da digerire.
Opera recensita: “Venuto al mondo” di Margaret Mazzantini
Editore: Mondadori, 2008
Genere: narrativa italiana
Ambientazione: Roma-Sarajevo
Pagine: 531
Prezzo: 20,00 €
Consigliato: sì.
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