martedì 27 febbraio 2018

RECENSIONE: KAZUO ISHIGURO - QUEL CHE RESTA DEL GIORNO


Sinossi:

Oxforshire, Inghilterra. Estate 1956. Figlio di maggiordomo, e maggiordomo egli stesso, l'anziano Stevens ha trascorso gran parte della sua vita in una

antica dimora inglese di proprietà di Lord Darlington, gentiluomo che egli ha servito con devozione per trent'anni. Con altrettanta fedeltà egli si accinge

ora a entrare al servizio del nuovo proprietario di quella dimora, l'americano Mr. Farraday, desideroso di acquisire, assieme ed attraverso la casa, anche

quanto di antico, per storie e tradizione, a essa si accompagni. Ed è su invito del nuovo padrone che Stevens intraprende, per la prima volta nella sua

vita, un viaggio in automobile nella circostante campagna inglese. Questo viaggio si risolverà in un inquietante viaggio dentro se stessi.

 

Commento:

Kazuo Ishiguro ha ricevuto il premio Nobel per la letteratura proprio nel 2017 e quest’importante riconoscimento gli è stato conferito soprattutto grazie ai suoi romanzi. Questo, in particolare, è forse il suo libro più famoso ed è da molti etichettato come “capolavoro”. Personalmente, tuttavia, non l’ho trovato così eccelso, sebbene riconosca che sia un buon libro.

Il protagonista, incaricato anche di narrare la storia in prima persona, è Stevens, anziano maggiordomo di un’eminente dimora inglese che, per la prima volta nella sua vita, intraprende un viaggio di piacere e, in parte, anche di lavoro. Stevens ha dedicato la sua vita al lavoro, non è esistito altro per lui che la fedeltà al padrone, il rispetto del protocollo e di un alto concetto di dignità imposta dalla sua professione; Stevens ha affidato le sue scelte e anche le sue non scelte al giudizio e alle necessità del suo padrone, impedendosi quasi di provare alcuna emozione o curiosità, anche quando sarebbe stato più che umano provarne. Questo, e Stevens se ne renderà conto a fine libro, gli ha impedito di vivere una vita sua, gli ha impedito di manifestare affetto, collera, commozione, reale amicizia nei confronti di chiunque, anche di una donna che lo amava. Ora, a distanza di tempo, Stevens coglie l’occasione di questo viaggio per rivederla e, dice lui, per sentire se sta bene ed ha voglia di tornare a lavorare a Darlington Hall che difetta di personale: giammai l’irreprensibile Stevens si sarebbe, infatti, concesso il piacere di una vacanza o avrebbe ammesso con se stesso di andarla a trovare per il puro desiderio di vederla. Ed è proprio questa donna, in fin dei conti, la persona più ragionevole e viva del romanzo.

Ciò che colpisce inevitabilmente in queste pagine è il registro linguistico: il linguaggio è volutamente alto, ampolloso, con costrutti mai banali o volgari. Giacché è Stevens a parlare per tutto il tempo, il linguaggio trasmette perfettamente il tipo di immagine che l’autore vuole darci di lui e diventa parte del personaggio. Il viaggio, poi, è l’altra costante di questo libro: non è solo viaggio fisico attraverso la campagna inglese, ma è soprattutto viaggio interiore nei ricordi di Stevens, negli anni che precedettero la seconda guerra mondiale, nelle implicazioni storiche delle macchinazioni poste in essere da Lord Darlington, padrone di Stevens, per il bene e la pace dell’Europa.

Un libro senza dubbio scritto ottimamente, con personaggi che rimangono impressi, ma che tuttavia non mi ha coinvolto emotivamente e del quale so già che conserverò ricordi vaghi. Ecco perché lo consiglio, ma con qualche remora.

 

 

Opera recensita: “Quel che resta del giorno” di Kazuo Ishiguro

Editore: Einaudi, prima ed. 1989

Genere: narrativa straniera

Ambientazione: Inghilterra

Pagine: 296

Prezzo: 11,00 €

Consigliato: sì/no

Voto personale: 7.

 

domenica 25 febbraio 2018

RECENSIONE: ROSELLA POSTORINO - LE ASSAGGIATRICI


Sinossi:

La prima volta in cui Rosa Sauer entra nella stanza in cui dovrà consumare i suoi prossimi pasti è affamata. «Da anni avevamo fame e paura», dice. Siamo

nell'autunno del 1943, a Gross-Partsch, un villaggio molto vicino alla Tana del Lupo, il nascondiglio di Hitler. Ha ventisei anni, Rosa, ed è arrivata

da Berlino una settimana prima, ospite dei genitori di suo marito Gregor, che combatte sul fronte russo. Le SS posano sotto ai suoi occhi un piatto squisito:

«mangiate» dicono, e la fame ha la meglio sulla paura, la paura stessa diventa fame. Dopo aver terminato il pasto, però, lei e le altre assaggiatrici devono

restare per un'ora sotto osservazione in caserma, cavie di cui le SS studiano le reazioni per accertarsi che il cibo da servire a Hitler non sia avvelenato.

Nell'ambiente chiuso di quella mensa forzata, sotto lo sguardo vigile dei loro carcerieri, fra le dieci giovani donne si allacciano, con lo scorrere dei

mesi, alleanze, patti segreti e amicizie. Nel gruppo Rosa è subito la straniera, la "berlinese": è difficile ottenere benevolenza, tuttavia lei si sorprende

a cercarla, ad averne bisogno. Soprattutto con Elfriede, la ragazza più misteriosa e ostile, la più carismatica. Poi, nella primavera del '44, in caserma

arriva un nuovo comandante, Albert Ziegler. Severo e ingiusto, instaura sin dal primo giorno un clima di terrore, eppure - mentre su tutti, come una sorta

di divinità che non compare mai, incombe il Führer - fra lui e Rosa si crea un legame speciale, inaudito.

 

Commento:

Di solito noi che non l’abbiamo vissuta in prima persona, immaginiamo la guerra come la contrapposizione di due parti, di due fazioni che lottano per affermare il proprio dominio. E, contestualmente, siamo portati a pensare che le vittime stiano solo da una parte, da quella più debole, più esposta, perseguitata. Questo libro ci ricorda che no, le vittime non stanno mai da una parte sola e che la guerra fa male a tutti, vittime e carnefici, vincitori e vinti.

Ispirandosi alla storia vera di Margot, l’ultima assaggiatrice di Hitler rimasta in vita fino al 2014, Rosella Postorino racconta la storia di Rosa, una segretaria berlinese che nel 1942 aveva sposato il suo capo, Gregor, che ora, nel 1943, combatte sul fronte russo. Per sfuggire alle bombe Rosa fugge da Berlino e va a nascondersi a casa dei suoceri, in un villaggio sul fronte orientale, vicino alla “Tana del lupo”, la città-bunker dove si rifugia Hitler. E’ qui che le SS verranno a scovarla ad appena una settimana dal suo arrivo, perché Rosa ha un compito, un lavoro per il Fuhrer: insieme ad altre nove donne tedesche deve assaggiare ogni cibo destinato a Hitler perché occorre accertarsi che non sia stato avvelenato. In pratica, mentre intorno a loro la gente muore di fame e di stenti, le assaggiatrici sono pagate per mangiare e, ironia della sorte, rischiano la vita nel farlo, rischiano la vita per salvare quella del Fuhrer. E’ emblematica, a questo proposito, la citazione del Salmo 23, riportata nelle prime pagine:”Quale mensa per me tu prepari, sotto gli occhi dei miei nemici”.

Ognuna di queste donne ha una sua personalità, un suo passato, un futuro da aspettare; solo Rosa ed Elfriede, la più forte, la temeraria Elfriede, sembrano sole al mondo e per questo diventano amiche, perché, seppure la affrontino in modo diverso,  condividono la stessa paura del futuro. Elfriede rischia la vita ogni giorno, non può fidarsi di nessuno, eppure è forte e non ha paura di gettarsi a capofitto nelle dispute per difendere i diritti altrui; Rosa invece non è forte, tutt’altro: non è un’eroina, è debole ed egoista e, sebbene non lo vorrebbe, è portata a fidarsi delle persone sbagliate ed a cedere. Nessuno può saperlo, ma ad ognuna delle assaggiatrici Dio o chi per lui ha riservato un destino diverso.

Affidando a Rosa l’onere di raccontare, Rosella Postorino ci conduce con mano sicura per le strade malsicure di un Paese in guerra, in cui fidarsi può essere un errore o può significare salvarsi la vita. I personaggi sono ben delineati e si costruiscono pian piano, la loro quotidianità sfila davanti ai nostri occhi e alla fine è difficile staccarsene. Questo non è un libro di rinascita, sebbene la ricostruzione ci sia; non è semplicemente un libro di guerra o d’amore, ma è un’indagine profonda e senza sconti sull’animo umano, le sue pieghe e i suoi percorsi accidentati.

Cosa mi ha lasciato questo libro? Beh, di certo una storia d’impatto che mi sarà difficile dimenticare; poi mi sono ritrovata con i lacrimoni, cosa che non mi capitava da tempo; e soprattutto mi rimarrà il messaggio: mai pensare che una guerra abbia un vincitore e un vinto, mai pensare che chi vince non porti addosso ferite profonde… siamo tutti umani, anche se il rancore, le bombe, il sangue ci portano a dimenticarlo.

 

 

Opera recensita: “Le assaggiatrici” di Rosella Postorino

Editore: Feltrinelli, 2018

Genere: romanzo storico

Ambientazione: Germania-Polonia, seconda guerra mondiale

Pagine: 285

Prezzo: 17,00 €

Consigliato: sì

Voto personale: 9.

 

sabato 24 febbraio 2018

SEGNALAZIONE: ENZO CASAMENTO - ACUBA, TRAPPOLA DA UN ALTRO MONDO

Torna la rubrica della "Segnalazione" che riguarda i libri che non abbiamo ancora letto, ma che ci sembrano interessanti.
Quest'oggi segnaliamo "Acuba, trappola da un altro mondo" di Enzo Casamento.


Sinossi:

Un mix sorprendente di azione, avventura, mistero, thriller. Una narrazione fantasy che crea un mondo coerente e credibile allo scopo di stimolare riflessioni

su temi fondamentali dell’esistenza. Luca Contero, un brillante scienziato in grave difficoltà, decide di farla finita. L’incontro con la giovane ed enigmatica

Eva lo pone di fronte alla drammatica scelta di cambiare completamente vita, ma c’è un prezzo da pagare per questa scelta. La coppia deve risolvere un

caso assolutamente impossibile; migliaia di investigatori altamente specializzati e in possesso delle risorse più avanzate, non sono riusciti in mesi di

indagini a scovare il minimo indizio. Dietro gli inspiegabili avvenimenti si cela una mente raffinata e malvagia, estremamente potente, che ha predisposto

una trappola micidiale. L’intera umanità è in pericolo, Luca lotta disperatamente ma non sa cosa lo attende. Da mesi ai primi posti nelle classifiche Amazon.

Un bestseller che si distingue per la profondità dei contenuti.

 

Più info:

Il libro è acquistabile su Amazon al link: ACUBA: Trappola da un altro mondo

 

Estratto:

Non chiedetemi perché tra poco uscirò di casa per gettarmi sotto un treno.
Proverei imbarazzo nell’abbozzare una risposta.
Sto molto male, ma ho sempre sostenuto che vale la pena di vivere sino all’ultimo, vedere sorgere il sole, godere di una passeggiata, apprezzare i progressi continui della scienza. Inoltre ho una figlia e quattro nipoti, devo compiere un ulteriore sforzo per reprimere il senso di colpa nei loro confronti. È da ieri sera che provo a chiamare Isabella per sentirne un’ultima volta la voce, ma come beffa del destino non riesco a contattarla.
Da giovane, in una fantasia spontanea, immaginavo che avrei preferito morire in mare, d’estate. Scendendo dolcemente negli abissi, avrei scoperto attorno a me un mondo sconosciuto.
Invece, in una piovosa giornata invernale di una città lontana dalla costa, verrò spiaccicato dall’acciaio, tranciato a pezzi dalle rotaie. Non ho preso la morfina stamattina, voglio sentire il dolore accompagnarmi verso la morte, aiutarmi a non cambiare idea, a non esitare.
L’idea di non aspettare la penosa fine si è fatta strada un paio di settimane fa, spinta dalla crescente depressione. Ho dovuto iniettarmi dosi di morfina sempre maggiori per controllare il dolore provocato dalle metastasi. L’oncologo ha pronosticato due mesi di vita, sofferenza inutile che non riesco più a tollerare.
So che è sbagliato, ma tra mezz’ora tutto sarà finito. Per sempre.
Ieri sera ho mandato giù una valanga di psicofarmaci, tra ansiolitici e sonniferi, perché non riuscivo ad acquietarmi. Stamattina, dopo una tormentata lotta con me stesso, ho deciso.
Non so perché proprio sotto un treno, tra la gente, in maniera brutale, con il corpo maciullato. Potrei semplicemente ingoiare una tonnellata di sonnifero, passando dal sonno alla morte senza nemmeno accorgermi, comodamente disteso nel letto.
Non chiedetemi, non so rispondere.
Indugio a osservare le lacrime di pioggia che scorrono sul vetro.
Per un attimo mi piace pensare che siano per me. Sono solo in quest’ultimo disperato viaggio verso il nulla eterno. Solo. Attraverserò un deserto d’indifferenza per raggiungere la mia ultima stazione, e prendere il treno che mi porterà lontano.
Tolgo un foglio dalla stampante, scrivo con una biro “Perdonatemi, soffrivo troppo”, e lo lascio sul tavolo del soggiorno accanto alla cartella clinica.
Prendo la foto dei miei genitori e li guardo, ricordando i momenti felici. Li bacio e li stringo al cuore. Ciao papà, ciao mamma.
Un ultimo sguardo allo specchio, come per dare l’addio a me stesso. Sotto gli occhiali l’espressione è spenta, sul viso scavato e sofferente la barba di molti giorni è quasi tutta bianca. “Ciao Luca” mi dico mentalmente.
Indosso il giubbotto e, dopo un’occhiata di commiato, tiro dietro di me la porta di casa. Mi sento svuotato, privo di ogni energia, tuttavia decido ugualmente di non prendere l’ascensore. Andando incontro alla morte, voglio sentire più che posso la terra sotto i piedi.
L’aria fredda e umida di pioggia mi sferza il viso. Qua e là osservo i residui della nevicata sporchi di fango. Salgo mesto in auto e mi dirigo verso la stazione. C’è poco traffico, oggi è anche domenica. Un giorno di festa. Abbozzo un sorriso amaro quando trovo parcheggio proprio accanto allo sbocco del sottopassaggio, dal lato opposto all’ingresso principale della stazione.

 

Opera recensita: “Acuba: trappola da un altro mondo” di Enzo Casamento

Editore: Create Space Independent platform, 2016

Collana: Acuba

Genere: Fantasy

Pagine: 318

Prezzo: 10,99 €.

 

venerdì 23 febbraio 2018

RECENSIONE: JEFFERY DEAVER - LA DODICESIMA CARTA (LINCOLN RHYME 06)


Sinossi:

Harlem, biblioteca del Museo afroamericano. La sedicenne Geneva Settle sta cercando notizie di un suo antenato vissuto nella metà dell'Ottocento che, ex

schiavo, si era battuto per i diritti civili della gente di colore per poi finire misteriosamente in carcere. Mentre la ragazza è concentrata nella ricerca,

un uomo si avventa alle sue spalle e tenta di violentarla. Nonostante sembri un tentativo di stupro, Lincoln Rhyme inizia a indagare con l'aiuto di Amelia

Sachs. In effetti, l'uomo ha un obiettivo più impegnativo: uccidere la povera Geneve. E per far questo non esita a uccidere il bibliotecario che forse

ha visto qualcosa. Il primo indizio che Rhyme ha a disposizione? La dodicesima carta dei tarocchi, l'Impiccato.

 

Commento:

Continuano le indagini del criminologo Lincoln Rhyme e della Detective Amelia Sachs. In questo sesto volume abbiamo a che fare con un killer di professione, un sosco metodico, preciso, che fa tutto secondo le regole. L’obiettivo è una sedicenne di colore, Geneva Settle, che ha un’intelligenza molto viva e un passato nebuloso. Perché il killer vuole ucciderla? C’entrano i diritti civili degli afroamericani, il terrorismo medioorientale, i diamanti o un antico segreto? Cosa? Non potremo esserne certi fino all’ultima pagina, com’è consuetudine di Deaver che ci illude di aver compreso e poi ci stupisce.

Anche in questo caso siamo in presenza di un ottimo thriller, che tuttavia mi è parso leggermente al disotto dello standard di Deaver, già a cominciare dall’inizio non proprio entusiasmante. L’ho trovato appena un tantino più lento degli altri e non lo annovererei tra i miei preferiti, ma trattandosi di Deaver, siamo ben al di sopra dei livelli normali del genere! Consigliato, ovviamente, ma non prima di aver letto i precedenti della saga.

 

Opera recensita: “La dodicesima carta” di Jeffery Deaver

Editore: Bur, 2005

Genere: thriller

Ambientazione: New York

Pagine: 481

Prezzo: 10,90 €

Consigliato: sì

Voto personale: 8,5

mercoledì 21 febbraio 2018

RECENSIONE: TIZIANO TERZANI - BUONANOTTE, SIGNOR LENIN


Sinossi:

Nell'agosto 1991 Terzani si trova lungo il corso del fiume Amur, in Siberia, quando apprende la notizia del golpe anti-Gorbacev, che ha appena avuto luogo

a Mosca. Decide di intraprendere subito il lungo viaggio che lo condurrà in due mesi, attraverso la Siberia, l'Asia centrale e il Caucaso, fino alla capitale.

Un'esperienza eccezionale, fissata negli appunti, nelle riflessioni e nelle fotografie che compongono questo libro: una testimonianza in presa diretta

di un evento epocale, una galleria di individui e popoli diversi, un panorama di città leggendarie, di luoghi sconosciuti, di vestigia del passato e di

prepotenti segnali del nuovo che avanza. Un viaggio, e un libro, che ci ha consegnato l'istantanea del tramonto definitivo dell'impero sovietico.

 

Commento:

Qualunque cosa io possa dire sui libri di Terzani non farebbe che sminuirne l’impatto, non renderebbe l’idea. I suoi libri parlano di viaggi mai solo fisici, mai con un unico fine: quando si legge un libro di Terzani bisogna affidarsi nelle sue mani sapienti e lasciarsi condurre in un viaggio spirituale, sensoriale, fatto di suggestioni, di idee, di riflessioni. Terzani era un profondo conoscitore del mondo, della natura umana e delle dinamiche relazionali, ma la sua non era una conoscenza teorica o letteraria, era fatta di esperienze dirette, date dall’aver vissuto in tanti posti, aver conosciuto tante culture.

In questo specifico libro Terzani ci racconta il suo viaggio attraverso l’Unione Sovietica in declino, alla luce del Golpe dell’agosto 1991, nel quale tenta di capire cosa accadrà alle repubbliche che la componevano, cosa ne è stato del comunismo e del mito di Lenin, quale futuro si prospetta per questi popoli apparentemente liberati ma in realtà quasi alla deriva. Una scrittura semplice, fatta di impressioni, priva di virtuosismi letterari o finzioni narrative; un racconto di viaggio che emoziona e suggestiona. Io l’ho letteralmente divorato e avrei voluto che non finisse mai. Cosa dire ancora se non… buona lettura?

 

Opera recensita: “Buonanotte, Signor Lenin” di Tiziano Terzani

Editore: Longanesi, prima ed. 1992

Genere: reportage, narrativa italiana

Ambientazione: Ex Unione Sovietica-Asia Centrale

Pagine: 432

Prezzo: 18,60 €

Consigliato: sì

Voto personale: 9

 

martedì 20 febbraio 2018

RECENSIONE: LARS KEPLER - NELLA MENTE DELL'IPNOTISTA (JOONA LINNA 05)


Sinossi:

Si chiama Erik Maria Bark ed è l'ipnotista più famoso di Svezia. È a lui che si rivolge la polizia quando un testimone è sotto shock e non parla. Adesso

c'è un paziente che ha bisogno di lui: Björn è l'unico a sapere cos'è successo veramente in casa sua, cosa è accaduto a sua moglie, Susanna, e quali siano

le tracce che lui stesso ha inavvertitamente cancellato. Sa tutto, ma non riesce a ricordare. E Björn deve ricordare, in fretta. Perché Susanna è solo

l'ultima vittima di un killer che sta terrorizzando Stoccolma e che presto colpirà di nuovo. Il killer osserva, assedia. Filma tutto e invia il video alla

polizia, come per sfidare le forze dell'ordine. Poi entra in casa, insegue le vittime stanza dopo stanza, e uccide. Perché è la morte in persona, e ha

la certezza di essere inafferrabile. Erik Maria Bark è l'unica persona in grado di scovare, nella mente di Björn, degli indizi che permettano di fermare

la strage. Quello che Erik non sa è che durante l'ipnosi emergeranno dei dettagli che lo riguardano. Dettagli del suo passato. Dettagli incriminanti. Quello

che Erik non sa è che l'unica persona che si fidava di lui, l'unico poliziotto capace di raccogliere la sfida del killer, non può più aiutarlo. Il poliziotto

si chiama Joona Linna ed è scomparso nel nulla da un anno. È stato dichiarato morto dalle autorità. E l'ipnotista deve affrontare da solo l'orrore che

si annida nella sua stessa mente.

 

Commento:

Quinto, avvincente thriller con protagonista il commissario Joona Linna. In questo libro ritroviamo - oltre ad uno Joona in lenta e faticosa ripresa dopo le vicende che l’hanno visto coinvolto nei volumi precedenti - anche Erik Maria Bark, l’affascinante e tormentato ipnotista coprotagonista del primo volume della saga. Ed insieme ad Erik tornano prepotentemente le suggestioni che solo la mente umana sa dare, quelle dell’ipnosi, della psicosi, della manipolazione della psiche, nel bene e nel male. Erik qui è coinvolto, almeno inizialmente, come collaboratore della polizia in una serie di femminicidi particolarmente efferati, ma ben presto la sua posizione cambia ed appare chiaro che il suo legame con i delitti è di tutt’altra natura… Tutto porta a lui, tutti lo credono colpevole, ma Joona Linna sa che non è così. Dimostrarlo, però, si rivela più difficile del previsto.

In un crescendo di tensione narrativa, le vicende si sviluppano e si complicano diventando via via più cruente e deliranti al crescere della follia del killer, fin quasi a raggiungere la soglia dell’intollerabilità e il punto di rottura. Lars Kepler ci ha abituati a thriller tesi, veloci, incalzanti, pieni di fredda e lucida crudeltà. Ma è come se, ad ogni nuovo volume, la crudeltà dei killer superasse un nuovo step, un nuovo scalino d’intensità. Per questo consiglio la lettura di questo libro solo a chi si ritiene in grado di reggere qualunque grado di depravazione, follia e cattiveria umana. A me è piaciuto, ma io ormai sono immune da ogni follia letteraria: non garantisco che possa essere sopportabile per tutti. A chi vorrà provarci, comunque, buon brivido!

 

 

Opera recensita: “Nella mente dell’ipnotista” di Lars Kepler

Editore: Longanesi, 2015

Genere: thriller

Ambientazione: Svezia

Pagine: 601

Prezzo: 16,40 €

Consigliato: sì

Voto personale: 9

 

domenica 18 febbraio 2018

RECENSIONE: ROMAIN GARY - GLI AQUILONI


Sinossi:

È un giorno d’ombra e sole degli anni Trenta quando, dopo essersi rimpinzato e assopito sotto i rami di una capanna, Ludo scorge per la prima volta Lila, una ragazzina biondissima che lo guarda severamente da sotto il cappello di paglia. Ludo vive a Cléry, in Normandia, con suo zio Ambroise, «postino rurale» tornato pacifista dalla Grande guerra e con una inusitata passione: costruire aquiloni. Non è un costruttore qualunque. Da quando la Gazette di Honfleur ha ironicamente scritto che gli aquiloni dell’«eccentrico postino» avrebbero reso famosa Cléry «come i pizzi hanno costituito la gloria di Valenciennes, la porcellana quella di Limoges e le caramelle alla menta quella di Cambrai», Ambroise è divenuto una celebrità. Belle dame e bei signori accorrono in auto da Parigi per assistere alle acrobazie dei suoi aquiloni, sgargianti strizzatine d’occhio che il vecchio normanno lancia in cielo.
Anche Lila vive in Normandia, benché soltanto in estate. Suo padre non è, però, un «postino spostato». È Stanislas de Bronicki, esponente di una delle quattro o cinque grandi dinastie aristocratiche della Polonia, detto Stas dagli amici dei circoli di giocatori e dei campi di corse. Un finanziere che guadagna e perde fortune in Borsa con una tale rapidità che nessuno potrebbe dire con certezza se sia ricco o rovinato.
L’incontro infantile con Lila diventa per Ludo una promessa d’amore che la vita deve mantenere. Il romanzo è la storia di questa promessa, o dell’ostinata fede di Ludo in quell’incontro fatale. Una fede che non viene meno nemmeno nei drammatici anni dell’invasione tedesca della Polonia, in cui Lila e la sua famiglia scompaiono, e Ludo si unisce alla Resistenza per salvare il suo villaggio dai nazisti, proteggere i suoi cari e ritrovare la ragazzina biondissima che lo guardava severamente da sotto un cappello di paglia.

 

Commento:

“Gli aquiloni”, scritto da Romain Gary nel 1980 e pubblicato in Italia da Neri Pozza nel 2017, è un romanzo d’amore e di guerra. L’amore è quello di Ludo per Lila, che nasce in un bosco della Normandia nell’immobilità di un’estate degli anni 30 e resiste agli assalti adolescenziali di altri pretendenti e sopravvive – immutato fra tanti mutamenti - a una guerra che distrugge anche i sentimenti più umani. Ma l’amore è anche quello di Ambroise Clery per i suoi aquiloni; è quello di Marcellin Duprat per il suo ristorante e per la buona cucina, baluardo della genio francese in mezzo a tanta distruzione; è l’attaccamento di Julie Espinoza per la propria vita, nonostante gli alti e bassi. La guerra la conosciamo, ne abbiamo letto in tanti libri, ma qui la troviamo descritta con un tatto ed un’ironia quasi senza pari, tanto che per buona parte del libro quasi non ci sembra che chi scrive sia stato circondato da tanta atrocità. Eppure la guerra è in grado di fiaccare gli animi più ardimentosi, di corrompere per necessità le coscenze più irreprensibili, di tramutare i buoni in cattivi ed i cattivi in buoni. E solo la forza delle idee, di sentimenti idealizzati e radicati e di un pizzico di follia potrà garantire la sopravvivenza.

“Gli aquiloni” è un buon libro, senza dubbio diverso da molti altri che affrontano lo spinoso tema della guerra. Tuttavia non mi ha catturata come speravo: ne ho letto molte recensioni entusiastiche, ma fino alla fine non mi ha coinvolto e me ne dispiaccio. Siccome non si tratta di un brutto libro – tutt’altro – lo consiglio comunque, sebbene con qualche incertezza: chi ha un gusto difforme dal mio potrà certamente apprezzarlo di più.

Per quanto mi riguarda, comunque, è stato il mio primo approccio con Gary e non credo che sarà l’ultimo.

 

 

 

Opera recensita: “Gli aquiloni” di Romain Gary

Editore: Neri Pozza, 2017

Genere: narrativa straniera

Ambientazione: Francia, dagli anni 30 alla fine della 2° guerra mondiale

Pagine: 352

Prezzo: 14,00 €

Consigliato: sì/no

Voto personale: 5,5.

 

giovedì 15 febbraio 2018

RECENSIONE: DONNA WOOLFOLK CROSS - LA PAPESSA


Sinossi:

Giovanna nasce nell'anno del Signore 814, in un'epoca in cui le donne sono considerate empie, inferiori e indegne di essere istruite. Lei ha invece un forte desiderio di sapere, che cerca di soddisfare di nascosto con l'aiuto del maestro Esculapio. Divisa tra l'amore impossibile per un uomo e quello altrettanto impossibile per i libri, Giovanna sceglierà questa seconda via. Donna coraggiosa che cerca a tutti i costi di superare i limiti che il suo tempo le impone, è costretta a fuggire. Assume l'identità di suo fratello Giovanni, morto durante un'incursione vichinga, e si nasconde per dodici anni in un monastero benedettino, finalmente libera di leggere, studiare e capire i segreti delle arti e della scienza. Guadagnandosi grazie a questo inganno e alla devozione la fama di un grande e saggio erudito, e avanzando a grandi, incredibili passi nella gerarchia religiosa, Giovanna giungerà a Roma e infine diverrà papa, rinunciando in quel momento e per sempre al suo amore ritrovato, Gerardo. La papessa verrà poi, suo malgrado smascherata pubblicamente e tragicamente durante la solenne processione di Pasqua. I suoi successori faranno di tutto per cancellarla dai registri pontifici e la storia la dimenticherà. In bilico tra verità e leggenda, Giovanna resta tra i personaggi più controversi e affascinanti di tutti i tempi.

 

Commento:

Direi che la quarta di copertina sintetizza già bene le incredibili vicende di questa giovane, coraggiosissima donna con la passione per la conoscenza che affronta tutto e tutti pur di non soccombere all’ignoranza che la sua condizione le impone. Siamo in pieno Medioevo e le donne vengono considerate alla stregua di suppellettili, indegne di avere un’opinione su qualsiasi cosa, troppo umorali ed instabili per comprendere alcunché. Per una donna saper scrivere o leggere era considerato contro natura, figuriamoci accedere ad un’istruzione superiore, classica, o a parlare in pubblico. Ma Giovanna, con la sua intelligenza curiosa ed analitica, riesce nello studio meglio di molti uomini, anche meglio del fratello Giovanni. Quando questi muore in un improvviso attacco normanno, Giovanna deve salvarsi la vita e, se possibile, migliorarla, perciò assume la sua identità e sotto il nome di Giovanni Anglico prosegue il suo mirabolante viaggio fino al Soglio Pontificio.

C’è un uomo, però, un valoroso conte che turba il cuore e la serenità di Giovanna. Quando ormai lo credeva perduto la vita le dona un’altra possibilità, ma per lei è possibile solo una forma d’amore: quella terrena o quella divina, perciò dovrà scegliere, a costo di perdere tutto, anche la vita.

Un romanzo bellissimo, intenso e coinvolgente, che dosa sapientemente storia e finzione narrativa. Una lettura consigliata chi ama i romanzi storici, ma anche le belle storie sentimentali. Ottimo davvero!

 

Opera recensita: “La papessa” di Donna Woolfolk Cross

Editore: Newton Compton, 2010

Genere: romanzo storico

Ambientazione: impero Carolingio, 814-855

Pagine: 480

Prezzo: 5,90 €

Consigliato: sì

Voto personale: 8,5

 

martedì 13 febbraio 2018

RECENSIONE: NEIL GAIMAN - STARDUST


Sinossi:

In una fredda sera di ottobre una stella cadente attraversa il cielo e il giovane Tristan, per conquistare la bellissima Victoria, promette di andarla

a prendere. Dovrà così oltrepassare il varco proibito nel muro di pietra a est del villaggio e avventurarsi nel bosco dove ogni nove anni si raccoglie

un incredibile mercato di oggetti magici. È solo in quell'occasione che agli umani è concesso inoltrarsi nel mondo di Faerie. Tristan non sa di essere

stato concepito proprio lì da una bellissima fata dagli occhi viola e da un giovane umano e non sa neppure che i malvagi figli del Signore degli Alti Dirupi

sono anche loro a caccia della stella...

 

Commento:

Esiste una porta che separa il villaggio di Wall e il mondo degli umani dal paese di Faerie popolato da fate, streghe ed altre strane creature magiche. Nessuno può varcare quella porta e passare da un mondo ad un altro, tranne che nel giorno del mercato di Wall, una volta ogni nove anni. Ma il giovane Tristan ha promesso alla sua amata di prenderle la stella caduta che hanno visto insieme e per farlo dovrà andare a Faerie ed affrontare l’ignoto. Dopo una serie di peripezie ed incontri a dir poco singolari, Tristan riesce a condurre la stella a Wall, ma al suo ritorno le cose sono cambiate…

Non sono un’esperta né un’estimatrice del genere Fantasy, tuttavia credo che questo sia un buon libro, certamente ben scritto sebbene un po’ prevedibile. A me non ha entusiasmato, ma io, come ho già detto, non amo il fantasy, però credo che chi è abituato a leggere questo genere lo apprezzerà certamente. Perciò lo consiglio a chi è appassionato di fantasy.

 

Opera recensita: “Stardust” di Neil Gaiman

Editore: Mondadori, prima ed. 1999

Genere: Fantasy

Ambientazione: Inghilterra-paese di Faerie

Pagine: 245

Prezzo: 10,50 €

Consigliato: sì/no

Voto personale: 6.

 

RECENSIONE: ROBERTO COSTANTINI - BALLANDO NEL BUIO


Sinossi:

1974. Sono gli anni di piombo, e Mike “Africa” Balistreri è un ventiquattrenne idealista e pieno di rabbia. Studia all’università e si mantiene insegnando

karate in una palestra frequentata dall’estrema destra romana. Insieme a Ringo, Benvenuti e Boccino milita in Ordine nuovo, fino allo scioglimento per

decreto dell’organizzazione. Crollano allora molte convinzioni di Africa: poter cambiare il mondo facendo a botte coi rossi e la polizia, distinguere nettamente

i traditori dai traditi, capire quale tra le due ragazze che frequenta è quella giusta. Sarà una P38 a dividere definitivamente i loro destini. 1986. Nel

giorno in cui la mano de Dios di Maradona affossa gli inglesi ai mondiali, la mano della P38 abbatte Ringo, il vecchio compagno di militanza che ha fatto

carriera nella Dc. Michele Balistreri, ora commissario della Omicidi, viene chiamato a indagare, nonostante il suo coinvolgimento personale nel caso. Una

lunga scia di sangue lo riporterà sul ciglio di quell’abisso del 1974. I nemici che deve affrontare sono tanti, e il peggiore è Africa, quel ragazzino

che il Balistreri adulto ha sepolto sotto un cumulo di alcol, tabacco, donne e cinismo. Ma quando l’odio e l’amore si risvegliano e le due ragazze di allora

– quella giusta e quella sbagliata – si riaffacciano nella sua vita, non può più voltarsi e fuggire. Per individuare l’assassino dovrà guardare in faccia

Africa e il suo passato e mettere in discussione molte delle sue certezze.

 

Commento:

Nel quinto volume con protagonista Michele Balistreri, Roberto Costantini approfondisce una fase controversa della vita del nostro commissario tutt’altro che perfetto, il periodo della militanza in Ordine Nuovo, il periodo delle botte con i rossi e delle scorribande che portarono Balistreri a un passo dal perdersi definitivamente.

Ma Balistreri non era soddisfatto neanche allora, non gli interessava colpire nel mucchio, lui voleva colpire – e colpire duro – chi lo meritava, al contrario dei suoi soci Boccino, Benvenuti, Dracula e Ringo. E quando dodici anni dopo proprio Ringo viene ucciso quella fase della sua vita si riapre portando con sé tutto ciò che era rimasto irrisolto e conducendo Balistreri alla resa dei conti, questa volta, però, in veste di commissario, dall’altra parte della barricata.

Ancora una volta, come accadeva già nei precedenti libri, le vicende di Balistreri ci insegnano che non basta accantonare i problemi, perché questi torneranno sempre ad inquietarci: bisogna risolverli e capire tutto ciò che c’è da capire, distinguendo tra amici e nemici. E Balistreri ci insegna anche che il primo nemico da affrontare, quello più duro ed inarrestabile, è dentro di noi.

Leggermente meno avvincente e più confuso dei precedenti, questo libro è comunque un crescendo di adrenalina: più ingarbugliati si fanno gli intrighi, più grande è il rischio, più cresce la tensione e poi lo sappiamo, con Balistreri il colpo di scena – o di testa – è dietro l’angolo. E così abbiamo un altro pezzo del puzzle degli anni neri di Balistreri, un altro tassello nella vita del commissario anti-eroe che tanto ci piace. Un altro bel thriller ambientato nella Roma della politica, degli affari loschi, dei giochi di potere e delle vendette piccole e grandi. Lettura consigliata, non prima, però, di aver letto i precedenti quattro volumi, utili per capire bene il personaggio e il vissuto complesso di Balistreri.

 

Opera recensita: “Ballando nel buio” di Roberto Costantini

Editore: Marsilio, 2017

Genere: thriller

Ambientazione: Roma, 1974-1986

Pagine: 480

Prezzo: 19,00 €

Consigliato: sì

Voto personale: 8.

 

lunedì 12 febbraio 2018

RECENSIONE: CHARLOTTE BRONTE - JANE EYRE


Sinossi:

La giovane orfana Jane Eyre entra come istitutrice presso la nobile residenza di Thornfield Hall dopo aver trascorso infanzia e adolescenza tra la casa

di parenti crudeli e il triste asilo di Lowood. Dovrà occuparsi dell'educazione della piccola Adele, pupilla del misterioso signor Rochester. Il burbero

padrone di casa, attratto dal carattere indipendente e dall'intelligenza della ragazza, presto se ne innamora. La vicenda sembra destinata al più classico

dei finali, ma le antiche mura di Thornfield Hall celano un segreto... Di forte matrice autobiografica, "Jane Eyre" è un romanzo di acuta sensibilità psicologica,

pervaso - forse per la prima volta nella storia della letteratura femminile - da una sottile sensualità. Introduzione di Franco Buffoni e con un saggio

di William M. Thackeray.

 

Commento:

Non avrei mai pensato di apprezzare tanto i romanzi inglesi dell’Ottocento… eppure, più ne leggo, più li apprezzo e ne colgo le differenze. E’ il caso di questo classico della letteratura inglese, la cui trama è arcinota, che entra di diritto tra i miei preferiti per grazia della scrittura, evocatività delle descrizioni di paesaggi ed impressioni, affinità con la protagonista.

Jane è abituata alla durezza e sa come contrastarla e sfidarla con arguzia, ma soccombe davanti alla gentilezza inattesa. E’ mite ed intelligente, buona ma quasi mai sottomessa, inoltre cela in sé l’inquietudine di una mente curiosa e fervida che ama confrontarsi con altre menti intelligenti ed acute come la sua. Ecco perché riesce in ciò che mille altre hanno tentato e fallito: catturare il cuore del burbero ed eccentrico signor Rochester. L’amore tra queste due anime inquiete è meraviglioso e struggente sia nel momento di più alto fulgore, sia in quello della più bassa disperazione.

Il romanzo è scritto come un’autobiografia, come se fosse proprio Jane a scriverlo ricordando il passato. L’unica pecca che mi sento di trovargli in coscienza è un finale non all’altezza – almeno nei toni – di tutto il resto del romanzo: dopo tanto peregrinare mi sarei aspettata un coinvolgimento ed un impeto maggiore, sebbene mi rendo conto che una manifestazione ancora più potente d’amore e devozione avrebbe potuto incrinare appena la figura volitiva e pungente di Jane. E’ un romanzo che consiglio, che ho apprezzato e che mi ha emozionato, nonostante la notorietà e prevedibilità della trama.

 

Opera recensita: “Jane Eyre” di Charlotte Bronte

Editore: Mondadori-Einaudi-Giunti, prima ed. originale 1847

Genere: letteratura inglese

Ambientazione: Inghilterra, Ottocento

Pagine: 606 (ed. Mondadori 2016)

Prezzo: 11,00 € (ed. Mondadori 2016)

Consigliato: sì

Voto personale: 9.

 

venerdì 9 febbraio 2018

RECENSIONE: DACIA MARAINI - TRE DONNE. UNA STORIA D'AMORE E DISAMORE


Sinossi:

Come si può raccontare oggi l'amore? Quali sono i percorsi nascosti e gli equilibri impossibili che spingono due destini a incrociarsi?

«Dovrei difendere con più forza la libertà dell'amore che non conosce età, che si fa sudare, fiato, respiro, eccitazione, tutto per via del piacere del

gioco amoroso.»

È la voce di Dacia Maraini a risponderci, attraverso queste storie che sono una fotografia delle più imprevedibili sfumature del desiderio, vissuto nelle

diverse età della vita. Racconti che sono la testimonianza di una donna che non ha mai smesso di lottare per difendere la forma più pura di amore, quello

per la libertà. Perché solo chi ha vissuto cento esistenze in una, attraversando il mare in tempesta del Novecento, può ricordarci che l'amore è la sola

bellezza a cui non possiamo rinunciare.

 

Commento:

Questo libro è la dimostrazione chiara ed ineluttabile che, se si sa scrivere, non c’è bisogno di romanzi strappalacrime o faldoni da mille pagine per raccontare l’amore.

Dacia Maraini ci regala un romanzo breve ma intensissimo, pieno di freschezza ma anche di contenuti, nel quale tre donne rappresentano tre modi diversi di vivere l’amore. Nonna, madre e nipote, tre generazioni e tre consapevolezze diverse per tre figure a loro modo belle ed evocative. Gesuina che a sessant’anni e una carriera d’attrice alle spalle fa le iniezioni a pagamento per guadagnare qualcosa, che vola d’amore in amore responsabilmente ma senza smettere di sognare; Maria che mantiene la famiglia con le sue traduzioni, che vive un amore letterario e non vede ciò che accade nella realtà della sua casa; Lori con la spregiudicatezza dei suoi diciassette anni prende l’amore a morsi e vive tutto in modo estremo.

Uno spaccato a tinte forti della nostra società al femminile, un libro che si legge in poche ore, ma che ci lascia addosso una ventata di speranza e di voglia di vivere ed amare, qualunque cosa accada.

 

Opera recensita: “Tre donne. Una storia d’amore e disamore” di Dacia Maraini

Editore: Rizzoli, 2017

Genere: narrativa italiana

Ambientazione: non definita

Pagine: 207

Prezzo: 18,00 €

Consigliato: sì

Voto personale: 8

 

lunedì 5 febbraio 2018

RECENSIONE: NATSUO KIRINO - LE QUATTRO CASALINGHE DI TOKYO


Sinossi:

La pazienza di Yaoyoi, della dolce e graziosa Yaoyoi, si è rotta oggi improvvisamente come un filo. Nell’ingresso di casa, davanti alla faccia insopportabilmente

insolente di Kenji,  il marito che ha dilapidato tutti i suoi risparmi, Yaoyoi si è tolta la cinghia dei pantaloni e l’ha stretta intorno al collo del

disgraziato. Kenji ha tentato di afferrare la cintura, ma non ne ha avuto il tempo. La cinghia gli è penetrata subito nella carne.

È stato buffo vedere come il collo di Kenji si sia piegato all’indietro e le mani abbiano cominciato ad annaspare disperatamente nell’aria. Sì, buffo,

veramente buffo,  poiché un uomo così, un infelice che beve e gioca, non si cura dei figli, è attratto da donne impossibili e picchia la moglie, non meritava

certo di vivere!

Le gambe abbandonate storte  sul pavimento di cemento dell’ingresso, accasciato sulla soglia, la testa tutta girata, Kenji, a un certo punto, non si è

mosso più. Yaoyoi gli ha messo allora una mano sul collo per sentire le pulsazioni. Niente. Sul davanti dei pantaloni ha visto una macchia bagnata. E ha

riso, stupefatta della forza furiosa, della crudeltà di cui era stata capace. Ha riso anche quando Masako e Yoshie, le fedeli amiche, l’hanno aiutata trasportando

il cadavere a casa di Masako, tagliandolo a pezzetti e gettando poi i resti in vari bidoni d’immondizia.

Straordinario thriller che ha per protagoniste quattro amiche (la dolce e graziosa Yayoi, l’ intelligente e coraggiosa Masako, Yoshie, la madre angariata

da una figlia capricciosa e da una suocera invalida, Kuniko, la trentenne derubata dal marito e minacciata da un usuraio) che si conoscono in una puzzolente

fabbrica di cibi precotti e che scoprono insieme il gusto della rivolta e il fascino e il business del crimine, Le quattro casalinghe di Tokyo, come accade

spesso nei buoni romanzi polizieschi, illumina ciò che accade in un mondo in cui la tradizione si rompe come la pazienza di Yaoyoi: improvvisamente come

un filo.

 

Commento:

Beh, non c’è che dire: questo è decisamente un romanzo singolare e sui generis, sia per ambientazione sia per stile. Abituata alle atmosfere eteree ed allo stile lieve di altri autori orientali, non avrei mai pensato di imbattermi in una vicenda così truculenta scritta da un’autrice giapponese e devo dire che la cosa ha il suo fascino. Questo romanzo unisce la crudezza e la spregiudicatezza dei noir occidentali con la capacità tutta orientale di assorbire e rendere terribilmente normali anche gli eventi più truci.

Il risultato è che qui si parla della morte, dell’omicidio e dello smembramento di cadaveri con una freddezza disarmante che, tuttavia, rende tutto più intenso e delirante.

I protagonisti sono tanti, tutti diversi e ben caratterizzati: ci sono le quattro casalinghe impiegate nei turni di notte in uno stabilimento dove si preparano colazioni industriali, tutte con problemi familiari ed economici e tutte tra loro diverse ed interessanti; c’è Satake, l’oscuro ed affascinante proprietario di una casa da gioco con un passato insondabile e terribile; c’è il giovane piccolo malavitoso dal colletto bianco, dalla coscienza torva e dall’animo tutt’altro che intrepido. Questa varietà di soggetti, che contribuiscono a rendere la narrazione altrettanto varia con il loro punto di vista, imprime al romanzo una dimensione più umana, quotidiana, inquietante. Se vi piace il genere e non avete problemi di stomaco… beh, ve lo consiglio: è un’esperienza di lettura da fare!

 

 

Opera recensita: “Le quattro casalinghe di Tokyo” di Natsuo Kirino

Editore: Neri Pozza, prima ed. 2003

Genere: noir

Ambientazione: Tokyo

Pagine: 656

Prezzo: 14,00 €

Consigliato: sì

Voto personale: 9.

 

venerdì 2 febbraio 2018

SEGNALAZIONE: RICCARDO CASTIGLIONI - SENZA FAR RUMORE

Finora su questo blog abbiamo recensito libri già letti, anche scritti da autori emergenti. Oggi inauguriamo una nuova rubrica, la segnalazione, nella quale segnaleremo opere che non abbiamo ancora avuto il piacere di leggere, ma che ci incuriosiscono.
Cominciamo con "Senza far rumore" di Riccardo Castiglioni.

Sinossi:

Una vita senza far rumore quella di Antonio, anziano insegnante di Liceo ormai in pensione.
Vissuta in sordina, senza correre rischi.
Fin quando conosce online una giovane studentessa universitaria, Claudia, appassionata di libri come lui.
Un banale equivoco interrompe la loro amicizia.
Ma quando dal passato di Antonio riemerge un’ombra maligna pronta a ghermire proprio Claudia, Antonio sarà costretto a prendere una decisione ed agire per la prima volta nella sua vita.

 

Più info:



La pagina Facebook dedicata al libro è https://www.facebook.com/SFR.SenzaFarRumore/

 

Incipit: 

A dispetto della corporatura robusta il ragazzo non sente alcuna fatica.

Sale i tornanti della collinetta con evidente agilità; gambe e fiato allenati dalle interminabili partite al campetto. Indossa un paio di jeans invernali accorciati fin sopra il ginocchio e una canottiera scolorita, appena chiazzata di sudore sul petto. Tra le mani – come sempre – l’adorato pallone da basket; procede palleggiando al piccolo trotto, al piacevole ritmo dei rimbalzi regolari di cui si sente perfettamente padrone.

Dà una veloce occhiata all’orologio. Quasi le tre del pomeriggio: ha impiegato tre quarti d’ora abbondanti per raggiungere la Villa. Non sarà a casa prima delle quattro e quando avrà terminato di preparare l’interrogazione di Latino sarà troppo tardi per due tiri a canestro. Impreca a mezza voce al pensiero; allo stesso tempo si rende conto di non avere alternative. Ha promesso al Professore che l’indomani non avrebbe bigiato e si sarebbe presentato alla lezione pronto a farsi interrogare.

E gli ha assicurato che sarebbe passato alla Villa per cercare di capire come sta Primo.

Giunto alla sommità della collinetta la sagoma imponente di Villa Ranieri si staglia di fronte a lui: un edificio elegante ed austero che incombe sul paesaggio circostante e suscita una certa soggezione.

Osserva la chiazza di sudore sulla canottiera. Di colpo si sente inadeguato: si sorprende a sperare che nessuno risponda al campanello, o che almeno non lo facciano entrare così conciato. 

Inspira un paio di volte, per rallentare il fiatone dovuto più al nervosismo che allo sforzo fisico.

Suona il campanello; dopo qualche secondo una voce femminile risponde al citofono.

«Chi è?»

«Buonasera, signora. Mi chiamo Marco Calloni, sono un compagno di classe di Primo. Potrei parlargli un momento?»

«Non è ancora rientrato da scuola; mi spiace» fa eco la donna. Dalla forte cadenza straniera il ragazzo deduce che possa essere una governante.

«Capisco» dice. «Posso lasciare il mio numero di telefono? Ho urgente bisogno di parlare con lui.»

Silenzio.

Qualche secondo dopo il citofono torna a gracchiare.

«Dica.»

 

Non si aspettava certo di fare un viaggio a vuoto.

Forse Primo si è voluto negare; sarebbe da lui. È un personaggio quantomeno particolare.

Il ragazzo pensa di ingannare la noia del ritorno giocando ancora un po’ sulla strada, ma si sorprende a palleggiare svogliato. Sente crescere dentro una vaga sensazione di irrequietezza, come quando si intuisce qualche cosa che non si riesce ad afferrare.
 

Opera recensita: “Senza far rumore” di Riccardo Castiglioni

Editore: La Ponga, 2017

Collana: Nessun alibi

Genere: narrativa italiana

Pagine: 272

Prezzo: 18,00 €.