domenica 1 aprile 2018

RECENSIONE: COLSON WHITEHEAD - LA FERROVIA SOTTERRANEA


Sinossi:

«La ferrovia sotterranea» è il nome con cui si indica, nella storia degli Stati Uniti, la rete clandestina di militanti antischiavisti che nell’Ottocento

aiutava i neri a fuggire dal Sud agli stati liberi del Nord. Nel suo romanzo storico dalle sfumature fantastiche, Colson Whitehead la trasforma in una

vera e propria linea ferroviaria operante in segreto, nel sottosuolo, grazie a macchinisti e capistazione abolizionisti. È a bordo di questi treni che

Cora, una giovane schiava nera fuggita dagli orrori di una piantagione della Georgia, si imbarca in un arduo viaggio verso la libertà, facendo tappa in

vari stati del Sud dove la persecuzione dei neri prende forme diverse e altrettanto raccapriccianti. Aiutata da improbabili alleati e inseguita da uno

spietato cacciatore di taglie, riuscirà a guadagnarsi la salvezza? La ferrovia sotterranea è una testimonianza scioccante – e politicamente consapevole

– dell’eterna brutalità del razzismo, ma si legge al tempo stesso come un’appassionante storia d’avventura che ha al centro una moderna e tenacissima eroina

femminile. Unico romanzo degli ultimi vent’anni a vincere sia il National Book Award che il Premio Pulitzer, è un libro che sembra già destinato a diventare

un classico.

 

Commento:

Tutti conosciamo, anche solo per sommi capi, la storia degli schiavi neri che nell’Ottocento spaccò l’America in due fazioni ben distinte, schiavisti ed abolizionisti, sudisti e nordisti. Meno conosciuta, invece, è l’esistenza della “Ferrovia sotterranea”, ossia l’organizzazione segreta, fatta di messaggi in codice, bianchi abolizionisti, contatti, rischi, che aiutò tanti schiavi del Sud a fuggire negli Stati liberi del Nord. Questo libro ci racconta, con lucida precisione, la storia di tanti uomini e donne che, attraverso quest’aiuto, cercavano di fuggire dalla persecuzione, dall’umiliazione, dalla servitù per guadagnarsi la propria libertà. Il “pretesto” per raccontare tutto questo viene dalla storia di Cora, una giovanissima schiava che, insieme al compagno Caesar, fuggì dalla piantagione di cotone dei Randal in Georgia e, con l’aiuto della Ferrovia, percorse un cammino fatto di trappole, sventure, morte, che la condusse fino ad un tunnel fantasma per scavare e camminare ancora, diretta ovunque tranne che verso il luogo da cui stava scappando.

Una storia emozionante, ricca di spunti da approfondire, ma uno stile di scrittura non altrettanto piacevole: personalmente ho fatto fatica ad ingranare la marcia, perché non riuscivo a farmi piacere lo stile distaccato, privo di descrizioni, quasi frettoloso e superficiale con cui l’autore enumerava eventi brutali. E’ come se l’autore volesse scioccare non solo con gli eventi narrati, ma anche con la brutalità delle parole, ma a mio parere per buona parte del libro non ha raggiunto l’intento. Tuttavia, con l’avanzare delle pagine, le cose migliorano perché la storia si carica di sentimento, le descrizioni sono più approfondite e pregnanti e tutto è più “piacevole” da leggere.

Ad ogni modo, si tratta di un’ottima testimonianza storica che fa riflettere e punta l’attenzione su un periodo storico che non è bene lasciare per troppo tempo nel dimenticatoio. Lettura consigliata, dunque.

 

 

Opera recensita: “La ferrovia sotterranea” di Colson Whitehead

Editore: Edizioni Sur, 2017

Genere: romanzo storico

Ambientazione: Stati Uniti, Ottocento

Pagine: 376

Prezzo: 20,00 €

Consigliato: sì

Voto personale: 7,5.

 

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