lunedì 7 maggio 2018

RECENSIONE: ALICE BASSO - LA SCRITTRICE DEL MISTERO


Sinossi:

Per Vani fare la ghostwriter è il lavoro ideale. Non solo perché così può scrivere nel chiuso della sua casa, in compagnia dei libri e lontano dal resto

dell’umanità per la quale non ha una grande simpatia. Ma soprattutto perché può sfruttare al meglio il suo dono di capire al volo le persone, di emulare

i loro gesti, di anticipare i loro pensieri, di ricreare perfettamente il loro stile di scrittura. Una empatia innata che il suo datore di lavoro sa come

sfruttare al meglio. Lui sa che solo Vani è in grado di mettersi nei panni di uno dei più famosi autori vienti di thriller del mondo. E non importa se

le chiede di scrivere una storia che nulla ha a che fare con i padri del genere giallo che lei adora da Dashiell Hammett a Ian Fleming passando per Patricia

Highsmith. Vani è comunque la migliore. Tanto che la polizia si è accorta delle sue doti intuitive e le ha chiesto di collaborare. E non con un commissario

qualsiasi, bensì Berganza la copia vivente dei protagonisti di Raymond Chandler: impermeabile beige e sigaretta sempre in bocca. Sono mesi ormai che i

due fanno indagini a braccetto. Ma tra un interrogatorio e l’altro, tra un colpo di genio di Vani e l’altro qualcosa di più profondo li unisce. E ora non

ci sono più scuse, non ci sono più ostacoli: l’amore può trionfare. O in qualunque modo Vani voglia chiamare quei crampi allo stomaco che sente ogni volta

che sono insieme. Eppure la vita di una ghostwriter non ha nulla a che fare con un romanzo rosa, l’happy ending va conquistato, agognato, sospirato. Perché

il nuovo caso su cui Vani si trova a lavorare è molto più personale di altri: qualcuno minaccia di morte Riccardo, il suo ex fidanzato. Andare oltre il

suo astio per aiutarlo è difficile e proteggere la sua nuova relazione lo è ancora di più. Vani sta per scoprire che la mente umana ha abissi oscuri e

che può tessere trame più ordite del più bravo degli scrittori.

 

Con la protagonista unica nel suo genere creata dalla sua penna, Alice Basso si è fatta amare dai lettori e dai librai. Le sue storie con tinte gialle

e a base di citazioni letterarie creano dipendenza. Dopo il successo dell’Imprevedibile piano della scrittrice senza nome, Scrivere è un mestiere pericoloso

e Non ditelo allo scrittore, un nuovo imperdibile romanzo in cui dare vita ad un libro, risolvere un caso e accettare di essere innamorati sono tre passi

complicati ma insolitamente legati tra di loro.

 

Commento:

Attenzione, recensione poco obiettiva e molto, molto personale.

Quando leggiamo un libro cerchiamo, anche inconsciamente, qualche appiglio con la nostra vita, con i nostri sentimenti e modi di pensare, con qualcosa che conosciamo e amiamo… cerchiamo sempre qualcosa che ci faccia sentire a casa. E chi ama leggere non può non sentirsi inevitabilmente a casa in compagnia di Vani Sarca e Romeo Berganza, non perché siano due animali sociali, intendiamoci, ma perché amano i libri, li citano continuamente, ne sembrano usciti, la loro vita ne sembra governata. Ecco perché, per me che amo leggere, la compagnia di questi due personaggi è più che gradita, è quasi una dipendenza. E se poi, per combinazione, fra i tanti libri che scrive per lavoro Vani si trova alle prese con un thriller – il mio genere preferito – è proprio finita! Inutile dire che fra autori che conosco, autori che amo e nomi da segnare per prossime letture, ho letto il libro in una specie di estasi di Santa Teresa.

E poi come si fa a non appassionarsi a una storia se è scritta in modo così diretto, sprezzante, autoironico? Non può non suscitare empatia! Ed empatia, anche se non lo ammetterà mai, è quella che prova Vani nei confronti della sorella Lara in difficoltà; è empatia quella che la spinge ad indagare insieme al suo commissario per scoprire chi minaccia Riccardo Randi, il suo odiatissimo ex minacciato di morte; è empatia – chi l’avrebbe mai detto? – quella verso il suo capo, Enrico Fuschi, vittima insospettabile di una ingombrante conoscenza del passato. E non sono sintomi di empatia, invece, quei frequenti crampi allo stomaco che la nostra amica prova ad ogni manifestazione d’affetto proveniente dal suo caro commissario: non ci è abituata – e non lo è neanche lui – ma è innamorata e la cosa potrebbe piacerle… a me, però,  la coppia piace di sicuro e non la perderò di vista nel quinto (e sembrerebbe ultimo) volume della saga. Ma Vani e Berganza non sono gli unici che dovremo tenere d’occhio… c’è un altro personaggio che, a quanto pare, ci darà da pensare nel prossimo libro… Alice Basso ha sapientemente (e sadicamente!) chiuso questa storia con una frase ad effetto che provoca un certo brivido… bah, vedremo! Intanto voi godetevi questo quarto volume, ne vale la pena, come sempre: Vani non è una semplice protagonista di una saga di successo, non è solo una gostwriter bravissima… è un’amica ormai, una di quelle di cui vuoi sempre sapere tutto, una che devi controllare perché sembra forte, sicura e strafottente, ma sai che potrebbe farsi male e, se accadesse, a te dispiacerebbe da morire di non esserle stata accanto! Forse per qualcuno potrebbe sembrare esagerato un legame così forte con un personaggio inventato, ma chi legge lo sa che è normale… ed anche Alice lo sa, lo capisce e ci regala sempre storie che lo alimentano e lo rafforzano questo legame. Perciò grazie, Alice, grazie per Vani, per Berganza, per Fuschi, per Deaver e Van Dine, ma anche per tutti gli autori che ancora non conosco e che grazie a Vani conoscerò. P.S. Per favore, ripensaci! Non far finire tutto con il quinto volume!

 

 

Opera recensita: “La scrittrice del mistero” di Alice Basso

Editore: Garzanti, 2018

Genere: giallo

Ambientazione: Torino-Milano

Pagine: 336

Prezzo: 17,90 €

Consigliato: sì

Voto personale: 9.

 

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