sabato 30 marzo 2019

RECENSIONE: YARI SELVETELLA - LE STANZE DELL'ADDIO


Sinossi:
Io ho ricominciato a lavorare. In altri luoghi scrivo, succhio gamberi, respiro foglie balsamiche, faccio l'amore, ma una parte di me è qui, sempre qui, impigliata a un fil di ferro o ha una paura mai vinta, inchiodata per sempre: il puzzo di brodaglia del carrello del vitto, quello pungente dei disinfettanti, il bip del segnalatore del fine-flebo, la porta che si chiude alle mie spalle quando termina l'ora della vita
Così si sente chi di noi vive l'esperienza di una perdita incolmabile: impigliato, inchiodato. Dalle pagine di questo libro affiora il volto vivissimo di una giovane donna, Giovanna De Angelis, madre di tre figli e di molti libri, editor di professione, che si ammala e muore. Il suo compagno la cerca, con la speranza irragionevole degli innamorati, attraverso le stanze - dell'ospedale, della casa, dei ricordi - fino a perdersi. Solo un ragazzo non si sottrae alla fratellanza profonda cui ogni dolore ci chiama e come un Caronte buono gli tende una mano verso la vita che continua a scorrere, che ci chiama in avanti, pronta a rinascere sul ciglio dell'assenza. Yari Selvetella dà voce a un addio che sembra continuamente sfuggire al tentativo di essere pronunciato, come Moby Dick nel fondo del mare, e scrive un kaddish laicissimo eppure pervaso del mistero che ci unisce a coloro che abbiamo amato. Attraverso il labirinto al neon degli ospedali, le stanze chiuse del lutto, il filo tracciato da una penna sul foglio bianco è ancora di salvezza, celebrazione commossa della forza vitale delle parole.

Commento:
Un compagno, tre figli, un lavoro gratificante, vacanze al mare, libri, dischi, cene… vita. Poi un giorno, una bolla sulla tempia, un'altra… codice esenzione 048. E così se ni spegne una donna attiva, vitale, amata. E cosa resta a chi l'amava? Restano i ricordi, il rapporto con la paura, forse i rimorsi; resta tutto ciò che non si è detto, non si è fatto, si sarebbe potuto fare diversamente. E soprattutto resta un grande, gigantesco vuoto e l'impossibilità di rassegnarsi alla perdita. Allora il tempo, la persona, la vita si sdoppia: si riprende a lavorare, ad uscire, a conoscere, ma si cerca ancora, si torna ancora lì dove tutto è finito. Eppure arriva un momento in cui si sente il bisogno di amare, si rivendica il diritto di amare di nuovo. E si accetta quella mano tesa, una fra tante, che inconsapevolmente ritraghetta verso la vita.
Di rado mi è capitato di leggere la perdita raccontata con tanto trasporto: aprendo questo libro ho avuto quasi l'impressione di entrare in una dimensione diversa, fatta di sofferenza, ricordi felici, ricordi dolci e amari, dolori difficili da mandar giù. Una dimensione sofferta, sì, ma viva: le emozioni, i sentimenti provati dall'autore si avvertono tutti, forzano la cortina di distacco che ognuno di noi costruisce verso il dolore altrui, bruciano e segnano. E diventa quasi necessaria la catarsi finale che, inevitabilmente, di riflesso viviamo anche noi. Le stanze dell'addio non è un libro facile, non solo per i temi trattati – la malattia, la morte, la perdita – ma perché è tutto fuorché un libro finto, costruito, pensato per affascinare. Qui i sentimenti sono tanto autentici quanto forti e come tali esigono tempo, cura e rispetto anche da parte di chi crede di star solo leggendo un libro. Una lettura che consiglio proprio per la sua autenticità, oltre che per il fatto che – dal punto di vista meramente letterario - è scritta magnificamente, aspetto tutt'altro che trascurabile.


Opera recensita: "Le stanze dell'addio" di Yari Selvetella
Editore: Bompiani, 2018
Genere: autobiografia
Ambientazione: Roma, Italia
Pagine:
Prezzo: 15,00 €
Consigliato: sì
Voto personale: 9.


venerdì 29 marzo 2019

RECENSIONE: STEPHEN KING - UNICO INDIZIO LA LUNA PIENA


Sinossi:
A Tarker’s Mills infuria una tormenta di neve, ma non è una novità in questo periodo dell’anno. Il segnalatore ferroviario Arnie Westrum è stato costretto a fermarsi e a rifugiarsi nella baracca degli attrezzi. Inganna il tempo giocando con poca convinzione a carte. Il vento infuria prepotente fuori dalla porta e ha il sinistro suono di un ululato. Vento o ululato? Ad Arnie non importa, finché un rumore sordo lo distrae dalle carte e dal maltempo. Il rumore si ripete ancora. Una, due, tre volte. Alla fine la porta cede e tra le schegge di legno appare una figura inquietante e spaventosa: un lupo gigantesco contro il quale Arnie può soltanto vibrare il piccone, prima di essere massacrato e fatto a pezzi. È una notte di luna piena, e la bestia non ha intenzione di fermarsi qui…

Commento:
Questo romanzo breve o racconto lungo è una delle opere meno note di King, eppure, a ben guardare, è indicativa: rivela la bravura di King – notoriamente conosciuto per romanzi corposi – nel confezionare una storia credibile e agghiacciante anche in poche pagine. Questo libro in origine avrebbe dovuto avere la forma di un calendario illustrato, con un delitto al mese per 12 mesi. Nella sua stesura definitiva è diventato un romanzo breve in cui è rimasta la ciclicità del calendario, sono rimasti i delitti, ma c'è anche una storia alle spalle. Tutto si verifica nel paesino di Tarker's Mills nell'arco di un anno. Ogni mese, nella notte del plenilunio, qualcuno muore, ucciso da una bestia tanto crudele quanto misteriosa, uno strano lupo mannaro dalle fattezze vagamente umane. Nessuno sopravvive per raccontare come sia fatto, nessuno tranne Marty, un ragazzino paraplegico che, testardo e incurante del pericolo, in una notte di luna piena si ritrova fuori di casa. La bestia appare e gli si avventa contro, ma tra paura e coraggio, Marty riesce a sopravviverle e a riconoscerla. Da questo momento Marty è deciso a svelarne l'identità.
Un romanzo breve in cui manca molta della suspense e del pathos delle storie del Re, ma in cui si possono scorgere, sebbene accennati, i suoi tratti salienti. Al momento sembra fuori catalogo, io l'ho scovato in una collezione di libri presi da tempo – ma se riuscite a trovarlo, ve lo consiglio.

Opera recensita: "Unico indizio, la luna piena" di Stephen King
Editore: Longanesi, prima ed. 1983
Genere: fantascienza, horror
Ambientazione: Stati Uniti
Pagine: 144
Prezzo: al momento fuori catalogo
Consigliato: sì
Voto personale: 7,5.


giovedì 28 marzo 2019

RECENSIONE: JAMES ROLLINS - LA CITTà SEPOLTA (SIGMA FORCE 01)


Sinossi:
L'esplosione che ha distrutto la Galleria Kensington del British Museum sembra non avere spiegazioni. Le ultime immagini delle telecamere di sorveglianza mostrano una sfera di luce che, entrando in contatto con un antico manufatto, innesta una reazione devastante. Nessuno riesce a capire cosa abbia scatenato quel bizzarro fenomeno naturale, eppure Safia al-Maaz, la brillante curatrice della collezione araba, scopre tra le macerie un oggetto sorprendente, rimasto nascosto per millenni, un cuore di ferro con inciso un nome leggendario: Ubar, la città perduta della regina di Saba... Anche Painter Crowe, agente segreto della Sigma, partecipa alle indagini per individuare l'origine dell'esplosione. Ma quella che sembra un'affascinante sfida scientifica diventa improvvisamente una missione mortale quando una misteriosa organizzazione tenta d'impadronirsi del cuore di ferro: perché quell'oggetto è il primo indizio che conduce a un'immensa fonte d'energia, forse proprio la causa della scomparsa di Ubar, l'Atlantide del deserto, che secondo le leggende è stata sepolta da un'imponente tempesta di sabbia... Da Londra al golfo Persico, da Washington al deserto arabo, Painter e Safia dovranno affrontare non solo gli enigmi e i misteri del passato, ma anche un nemico implacabile, in una corsa contro il tempo per scongiurare una catastrofe senza precedenti.

Commento:
Ho sempre creduto, affermato e scritto che non mi piacciono i romanzi d'avventura. Bene, è arrivato il momento di ricredermi: questo romanzo, il primo dei 13 della serie di avventure della Sigma Force, mi è piaciuto ed anche parecchio. Certo, ci sono elementi che ritengo un po' troppo fantascientifici e nel complesso l'avventura ha dei tratti che la rendono inverosimile, motivo per cui preferirò sempre un buon thriller… però ciò non toglie che questa storia sia a suo modo credibile, ben scritta e molto affascinante.
Un'esplosione insolita e devastante colpisce la galleria araba del British Museum, di proprietà di Lady Kara Kensinton. La presenza di insoliti fenomeni elettrici e la scoperta di un antico cuore di ferro incastonato in una statua di arenaria suscitano l'interesse di molte forze in campo: la Sigma Force che invia due agenti sotto copertura, ma anche una misteriosa organizzazione ben più spietata ed insidiosa. Una storia di avventura e spionaggio che coniuga magistralmente azione, mistero, cultura e sentimenti.
Affascinanti sono le ambientazioni – in questo caso l'Oman con le sue bellezze, la cultura così diversa e misteriosa, il deserto e la natura selvaggia e maestosa – ma affascinanti sono qui soprattutto i personaggi: Painter Crowe, innanzitutto, il protagonista della serie, agente segreto della Sigma Force, un distaccamento della difesa degli Stati Uniti con il compito di difendere il Paese da qualsiasi minaccia tecnologica, antica o moderna che sia. Poi, affascinante è Safia Al-Maaz, la curatrice della collezione araba del British Museum, nonché archeologa competente e coraggiosa e donna dall'animo impavido sebbene fragile; ma anche gli "antagonisti", i "cattivi" in questa storia sono interessanti… per non parlare delle misteriose popolazioni omanite. Beh, che dire… è stata una lettura appassionante che mi indurrà a continuare la serie, specie perché – lo ammetto, ho dato una sbirciatina – alcuni personaggi ci sono anche nei libri successivi, e non parlo solo di Painter Crowe.

Opera recensita: "La città sepolta"-Sigma Force 01, Di James Rollins
Editore: Nord, 2004
Genere: avventura, serie
Ambientazione: Inghilterra-Stati Uniti-Oman
Pagine: 528
Prezzo: 18,60 €
Consigliato: sì
Voto personale: 8,5.


domenica 24 marzo 2019

RECENSIONE: ORIANA FALLACI - LA RABBIA E L'ORGOGLIO


Sinossi:
Con "La rabbia e l'orgoglio" (2001), Oriana Fallaci rompe un silenzio durato dieci anni, dalla pubblicazione di "Insciallah", epico romanzo sulla missione occidentale di pace nella Beirut dilaniata dallo scontro tra cristiani e musulmani e dalle faide con Israele. Dieci anni in cui la Fallaci sceglie di vivere ritirata nella sua casa newyorchese, come in esilio, a combattere il cancro. Ma non smette mai di lavorare al testo narrativo dedicato alla sua famiglia, quello che lei chiama "il-mio-bambino", pubblicato postumo nel 2008, "Un cappello pieno di ciliege". L'undici settembre le impone di tornare con furia alla macchina da scrivere per dar voce a quelle idee che ha sempre coltivato nelle interviste, nei reportage, nei romanzi, ma che ha poi "imprigionato dentro il cuore e dentro il cervello" dicendosi "tanto-la-gente-non-vuole-ascoltare". Il risultato è un articolo sul "Corriere della Sera" del 29 settembre 2001, un sermone lo definisce lei stessa, accolto con enorme clamore in Italia e all'estero. Esce in forma di libro nella versione originaria e integrale, preceduto da una prefazione in cui la Fallaci affronta alle radici la questione del terrorismo islamico e parla di sé, del suo isolamento, delle sue scelte rigorose e spietate. La risposta è esplosiva, le polemiche feroci. Mentre i critici si dividono, l'adesione dei lettori, in tutto il mondo, è unanime di fronte alla passione che anima queste pagine. Prefazione di Ferruccio De Bortoli.

Commento:
Una predica, un sermone che serva a sturare le orecchie ai sordi e aprire gli occhi ai ciechi riguardo alla vera natura dell'Islam: così Oriana Fallaci definisce il suo "La rabbia e l'orgoglio", libro pubblicato subito dopo la tragedia dell'11 settembre. Ci sarebbero tante cose da dire su questo libricino di poco più di 150 pagine… si potrebbe restare ore a parlare della giustezza di quanto afferma la Fallaci, di come lo dice ed a cosa potrebbero portare oggi le sue considerazioni sull'Islam. Ma c'è, prima di tutto, da fare una distinzione tra la forma del libro ed il suo contenuto, una distinzione che, per quanto mi riguarda, ha a che fare con la visione obiettiva del libro ed il mio pensiero personale. Non è mai facile separare, quando si parla di un libro, le proprie impressioni soggettive ed opinabili, dal peso oggettivo dell'opera… in questo caso direi che è pressocché impossibile, perciò dirò quello che penso io senza alcuna pretesa di obiettività. La rabbia e l'orgoglio sono i sentimenti dominanti di queste pagine, ma non sono gli unici. Questo saggio mi ha colpito, intristito, alla fine anche stancato e disgustato per tante ragioni, eppure non posso dire di non averlo apprezzato per altri motivi. Ciò che mi è piaciuto di questo libro è l'ardore con cui è stato scritto, la metodicità con cui Oriana Fallaci ha esposto una tesi ed ha tirato dritta come un treno finché non l'ha dimostrata: ha esposto le sue idee con forza, convinzione, coerenza, lucidità rare fra gli scrittori moderni e l'ha fatto consapevole che sarebbero risultate indigeste. E, a proposito, sbaglia chi dice che queste idee le sono venute solo negli ultimi anni di vita, non è una deriva, sono cose che pensava già prima, convinzioni che ha maturato nel tempo e con studio e approfondimento. E qui le ha esposte con la sua solita forza dirompente, condensandole in un fiume di livore. Ma il suo j'accuse è sin troppo rigoroso e lucido ed ho la sensazione che tralasci, interpreti, ricordi fatti e circostanze in modo confacente con la propria tesi: per natura ho sempre diffidato delle verità assolute come quelle che la signora Fallaci vuole propinarci qui, mi fanno pensare che si cerchi di nascondere col rigore la presenza di zone grigie e margini di interpretazione. E qui sconfiniamo nel contenuto che, lo dirò una volta per tutte, a me non è piaciuto per niente. Sebbene alcuni concetti espressi dalla Fallaci siano condivisibili ed altri a dirittura innegabili, non mi piace il suo modo irruento di attaccare un'altra cultura senza concederle attenuanti, non mi piacciono le generalizzazioni e soprattutto non mi piace la vena d'odio e di vendetta che trasuda forte da queste pagine. Sono andata a cercare la risposta che Tiziano Terzani scrisse alla Fallaci dopo l'articolo del Corriere che precedeva questo libro e sono d'accordissimo con lui: non può essere la guerra l'unica strada per combattere la guerra: non può essere l'intolleranza la soluzione. E da qui, per tornare a quello che mi interessa ossia il libro, l'incertezza sul consigliarlo o meno: intendiamoci, in altri tempi l'avrei consigliato senza remore perché penso che bisogna conoscere per giudicare, sentire sempre tutte le campane. Ma oggi, davvero abbiamo bisogno dell'intolleranza di un libro? Non ci bastano le derive pericolose che ha preso la già tanta intolleranza che viviamo nella quotidianità? Lo dice la stessa Fallaci: scrivendo si condizionano e si influenzano le menti umane più che con le bombe e le armi… e noi abbiamo davvero bisogno di leggerla oggi? Personalmente, non appena avrò smaltito le sensazioni che mi ha lasciato questo sermone indigesto, andrò a rifugiarmi nelle a me più congegnali Lettere contro la guerra.

Opera recensita: "La rabbia e l'orgoglio" di Oriana Fallaci
Editore: Bur, prima ed. 2001
Genere: saggio
Ambientazione: New York
Pagine: 161
Prezzo: 10,50 €
Consigliato: sì/no
Voto personale: 7,5.


sabato 23 marzo 2019

RECENSIONE: JEFFERY DEAVER IL TAGLIO DI DIO


Sinossi:
Diamond District, Manhattan. Jatin Patel, maestro tagliatore di diamanti, giace esanime sul pavimento del suo laboratorio. Pochi metri più in là, una giovane coppia di fidanzati. Hanno caviglie e polsi legati, la gola tagliata. La scena che la squadra di Lincoln Rhyme si trova di fronte, un sabato mattina qualunque nelle stanze della Patel Designs, ha tutti i numeri della classica rapina finita male. Ma per Amelia Sachs qualcosa non torna. I diamanti lavorati non sono stati portati via, e l’assassino si è accanito sulle vittime con una brutalità che suggerisce un movente diverso. Per sposare definitivamente la tesi che dietro all’omicidio si nasconda altro, basta leggere il messaggio sgrammaticato e delirante che il killer ha inviato alla stampa. Non è la prima volta che Rhyme deve entrare nella mente allucinata di un assassino. Se non fosse che la follia del Promittente, così si è firmato, è eguagliata da un’abilità e una lucidità fuori dal comune. Per quanto un errore l’abbia già commesso, un errore che lo potrebbe incastrare. Jeffery Deaver lancia la sua sfida, una duplice caccia all’uomo nello spietato mondo del commercio dei diamanti, e si diverte a mettere alla prova il formidabile intuito di Lincoln e Amelia con svolte improvvise e deviazioni di percorso. Nelle pagine dell’ultimo Rhyme, il suo autore ci offre qualcosa di nuovo e inaspettato, l’ingrediente segreto per un thriller perfetto.

Commento:
Fra diamanti, pericolosi criminali messicani e strane perdite di gas, il nuovo thriller di Jeffery Deaver, l'ultimo pubblicato finora della fortunata serie di Lincoln Rhyme, è l'ennesima indagine intricata e al cardiopalma. Una sola è la certezza: qui, più che in altri thriller di Deaver, niente è come sembra e non si può dare un giudizio finché non si è girata l'ultima pagina. Ancora una volta, con perizia e sicurezza, Deaver ci conduce in mondi particolari, con le loro regole e i loro codici, ci porta a svelare interessi nascosti, nemici invisibili e pericolosi che manovrano dietro le quinte, piani che mettono in pericolo la sicurezza della gente comune a fronte di interessi e trame senza scrupoli. Tutto nella vitale, caotica, poliedrica New York. Che dire? Grazie Jeffery per questa ennesima, attesissima, dose di brivido!

Opera recensita: "Il taglio di Dio" di Jeffery Deaver
Editore: Rizzoli
Genere: thriller
Ambientazione: New York
Pagine: 525
Prezzo: 20,00 €
Consigliato: sì
Voto personale: 9.


giovedì 21 marzo 2019

RECENSIONE: VALENTINA CEBENI - LA RICETTA SEGRETA PER UN SOGNO


Sinossi:
Il primo profumo che Elettra ricorda è quello del pane appena sfornato e dei biscotti speziati. Nella panetteria in cui è cresciuta ha imparato da sua madre che il cibo è il modo più semplice per raggiungere il cuore delle persone. Ma adesso che lei non può più occuparsi del negozio e ha lasciato tutto nelle mani di Elettra, i dolci non hanno più questo potere, e tutte le domande rimaste in sospeso tra loro non hanno una risposta, domande su un passato che la donna non ha rivelato a nessuno. Elettra non ha altro in mano che una collanina con inciso il nome di un'isola misteriosa, l'isola del Titano, un pezzo di terra sperduto nel Mediterraneo la cui storia si perde in mille leggende. Tocca a lei affrontare il viaggio per scoprire come mai il vento dell'isola porta con sé gli stessi sapori della cucina di sua madre, perché solo così potrà ritrovare sé stessa.

Commento:
Questo libro è rimasto chiuso, in attesa, nella mia libreria virtuale per molto tempo: sono sempre titubante quando si tratta di affrontare una storia come questa, incerta davanti al rischio di incappare nella solita storia rosa uguale a mille altre. In effetti "La ricetta segreta per un sogno" non brilla per originalità, la trama risulta anzi piuttosto prevedibile: una ragazza in crisi lavorativa e familiare che, in cerca di risposte sul suo passato, si mette in viaggio seguendo la scia lasciatale dalla madre in fin di vita. Ed è quello che succede ad Elettra che, in preda ai dubbi e all'incertezza, si mette in viaggio per l'isola del titano, in cerca di un convento dove presumibilmente sua madre, Edda, che ora è in coma, ha vissuto. Tuttavia c'è un qualcosa di "magico" che pervade molti eventi in queste pagine, la magia di alcuni luoghi, di alcuni odori e sapori, la magia di anime che si incontrano e si riconoscono. C'è qualcosa in questo racconto che lo rende speciale, diverso da tanti altri e meritevole di essere letto: è qualcosa che va al di là della razionalità, è la forza dell'unione, della solidarietà, dell'amicizia, del ritrovarsi e del dividere con altri i propri fardelli che non per questo scompaiono, ma sono di certo più sopportabili. Anche solo per questo, "La ricetta segreta per un sogno" val bene una lettura. E poi si parla di cibo… volete mettere?

Opera recensita: "La ricetta segreta per un sogno" di Valentina Cebeni
Editore: Garzanti, 2016
Genere: narrativa italiana
Ambientazione: isola del Mediterraneo
Pagine: 345
Prezzo: 16,90 €
Consigliato: sì
Voto personale: 8.


mercoledì 20 marzo 2019

RECENSIONE: HENRIK IBSEN - CASA DI BAMBOLA


Sinossi:
Per curare il marito, Nora in passato si è indebitata con un certo Krogstad. Per anni ha lavorato per pagare il debito, senza riuscire a liberarsene. Krogstad, che lavora nella banca di cui il marito di Nora è direttore, ricatta la donna perché gli ottenga una promozione. Quando il marito, che per altri motivi lo vorrebbe licenziare, viene a sapere tutto, si preoccupa solo della sua reputazione e rimprovera aspramente la moglie. La meschinità dell'uomo porta Nora a decidere di allontanarsi, per riflettere da sola su se stessa.

Commento:
Siamo in Norvegia nella seconda metà dell'Ottocento. La concezione della donna è di completa sottomissione al marito, di obbedienza, di completa dedizione al focolare: una donna-bambolina insomma. E' così che si sentì Nora, la protagonista, alla fine di quest'opera teatrale che a suo tempo fece molto discutere: non le era permesso neppure indebitarsi per salvare la vita al marito, eppure lo fece e quando questi scoprì tutto, si preoccupò solo dei problemi che lui avrebbe potuto avere, non una parola buona per lei, solo accuse e recriminazioni. A storia finita, poi, pretendeva che tutto tornasse come prima… fu questo che fece scattare l'orgoglio in Nora che comprese finalmente la propria condizione e la necessità di cambiar vita. Una storia semplice, una trama lineare, ma un finale di grande impatto. L'opera risente gli effetti del tempo ed oggi appare anacronistica, tuttavia i concetti espressi da Nora nel finale sono di estrema attualità e forza. Questa donna-bambolina si riscatta ed ha il coraggio di prendere in mano la sua vita e farne qualcosa di diverso da ciò che gli altri vogliono.
Un'opera che si legge in poche ore, piacevole nonostante l'irritazione suscitata da Nora nella parte iniziale. Forse mi sarei aspettata qualcosa in più, ma d'altro canto io lo leggo oggi… considerando l'epoca in cui è stato scritto, beh, è già tanta roba!


Opera recensita: "Casa di bambola" di Henrik Ibsen
Editore: Einaudi, prima ed. 1879
Genere: opera teatrale
Ambientazione: Norvegia
Pagine: 93
Prezzo: 10,00 €
Consigliato: sì
Voto personale: 7,5.


RECENSIONE: ACHILLE CAMPANILE - IL POVERO PIERO


Sinossi:
Povero Piero: da vivo scrittore misconosciuto, e da morto sballottato, trafugato, nascosto negli armadi dai suoi stessi parenti, ricoperto da valanghe di epitaffi, necrologi, addobbi vari, nonché dai pianti e dalle escandescenze di cognati, suoceri, cugini e nipoti, e dalle loro ipocrisie. Le sue ultime volontà prevedevano che della sua dipartita non si sapesse nulla fin dopo le esequie, ma la notizia - a quanto pare - è trapelata. Finché, forse per lo choc della morte, il povero Piero risuscita e poi rimuore davvero, portando il più assoluto scompiglio nel funerale dirottato già verso un altro defunto... La paradossale e sgangherata vicenda del protagonista offre ad Achille Campanile l'occasione per alcune serissime considerazioni e ipotesi non solo sull'assurdità dei comportamenti umani, ma anche su un tema delicato, e sul quale pochi hanno osato ridere, come quello della morte.

Commento:
Il povero signor Piero è morto. Da questo antefatto l'autore, con quella verve di comicità basata sulla serietà che fa venir nostalgia dei tempi andati, coglie l'occasione per osservare dall'esterno il bailame che segue al tragico evento. Innanzitutto Achille Campanile si sofferma sull'assurdità del ritenere inaspettato e incredibile un evento del tutto naturale e noto a tutti sin dalla nascita; poi guarda con sarcasmo all'ipocrisia, alla teatralità dei gesti fatti più per consuetudine che per affetto… infine, la situazione da lui descritta assume contorni assurdi e tragicomici quando il povero Piero risuscita e trova parenti, amici, congiunti e maestranze a vegliarlo, in palese contrasto con le sue ultime volontà… una danza macabra di equivoci e malintesi dalle conseguenze imprevedibili ma, al netto della comicità, assolutamente plausibili. Con questo scanzonato teatrino dell'assurdo, Achille Campanile ci mette di fronte ad una tutt'altro che comica riflessione sul nostro rapporto con la morte, sui luoghi comuni, i comportamenti di circostanza e cinicamente reali che mettono a nudo la vera natura di ogni essere umano. E ci riscopriamo, nostro malgrado, tutti simili in questo racconto e in quest'evento che, volente o nolente, prima o poi toccherà a tutti. Un romanzo che consiglio, un buon modo per riflettere su qualcosa che spaventa ed addolora, ma con cui è inevitabile avere a che fare. Tanto vale arrivare, in un certo qual modo, preparati!

Opera recensita: "Il povero Piero" di Achille Campanile
Editore: Bur, prima ed. originale 1959
Genere: romanzo umoristico
Ambientazione: non definita
Pagine: 320
Prezzo: 11,00 €
Consigliato: sì
Voto personale: 8.


martedì 19 marzo 2019

RECENSIONE: ISRAEL JOSHUA SINGER - LA FAMIGLIA KARNOWSKI


Sinossi:
Tre generazioni di ebrei, completamente assimilati alla società tedesca, si susseguono sotto la crescente e minacciosa ombra del nazismo. L’intesa saga familiare si apre con David, il patriarca, che lascia la Polonia per trasferirsi nella civilissima Berlino e si considera più tedesco dei tedeschi stessi; il figlio Georg, che ha imparato sin da piccolo a comportarsi «da ebreo in casa e da uomo di mondo fuori», diventa un famoso e richiestissimo medico, salvo poi perdere tutto, ricchezze, professione e ogni possibile speranza, a causa delle orribili leggi razziali. La storia di Jegor, il suo giovane figlio, dilaniato dall’odio che prova per la sua stessa identità di ebreo, conclude la parabola dei Karnowski. Affresco vivido e commovente della società ebraica in Germania tra l'inizio del secolo scorso e gli anni a cavallo delle due guerre mondiali, La famiglia Karnowski è riconosciuto come un grande classico della letteratura del Novecento.

Commento:
Una storia scritta in modo disarmante per la sua semplicità, chiarezza e nitidezza di pensiero; una storia fatta di contrasti, sia quelli generazionali -  su cui si imperneano le vicende della famiglia protagonista – sia quelli di razza, etnia, religione – acuiti dall'incombere delle leggi raziali e del nazismo. Una storia che mi ha lasciato molto, sia in termini di conoscenze sugli usi, le tradizioni, i caratteri più tipici degli ebrei, sia per il modo acuto, schietto, pulito e rigoroso con cui è stata scritta. Un grande classico che mi ha colpito profondamente anche e soprattutto nelle emozioni: ho provato frustrazione, sconforto, senso di ingiustizia e di impotenza tante volte leggendo questa storia. Ho avuto i brividi nel leggere le umiliazioni e i concetti sbagliati che hanno portato un ragazzo già debole e confuso ad essere completamente traviato. Ed ho provato ammirazione e profonda vicinanza per persone come i Landau, il padre e la figlia, con la loro semplicità e le loro idee avvenieristiche e profondamente giuste. Un grande classico, dunque, che merita di essere letto ed interiorizzato.

Opera recensita: "La famiglia Karnowski" di Israel Joshua Singer
Editore: Adelphi, Newton Compton, prima ed. originale 1943
Genere: classico, saga familiare
Ambientazione: Germania, Stati Uniti
Pagine: 413 (ed. Newton Compton 2015)
Prezzo: 5,90 € (Ed. Newton Compton 2015)
Consigliato: sì
Voto personale: 9,5.


venerdì 15 marzo 2019

RECENSIONE: GORDANA KUIC - IL PROFUMO DELLA PIOGGIA NEI BALCANI


Sinossi:
Le sorelle Salom vivono a Sarajevo, con una madre energica e affezionata ai valori tradizionali, e un padre che resta in secondo piano per tutto il romanzo. Ci sono anche due fratelli, ma la storia, fin dall’inizio, inquadra e ritrae fin nei dettagli soprattutto le ragazze, e soprattutto il loro carattere. Cinque donne forti, cinque ebree sefardite che in casa parlano ladino e ubbidiscono ai dettami della religione di famiglia, coinvolte nella frenesia che segue l’assassinio dell’arciduca Ferdinando e lo scoppio del primo conflitto mondiale. E che fanno poi scelte di vita anticonformiste e ribelli, fino all’invasione della Serbia durante la seconda guerra mondiale, e alla liberazione. Le due sorelle più interessanti, perché più libere, sono Blanki, la madre dell’autrice, e Riki, la più piccola. Blanki si innamora giovanissima di Marko, serbo, ricco e colto, di famiglia ortodossa, e resta testardamente legata a lui nonostante l’uomo rifiuti di presentarla in pubblico e di sposarla per non contravvenire alle regole della società del tempo; e nonostante l’ira della madre e lo sgomento delle sorelle, per non parlare della riprovazione generale. Riki sceglie il teatro, la danza, diventa una ballerina famosa, e ha a sua volta una storia impossibile con uno di quegli uomini sposati che non lasceranno mai la moglie. La Storia fa da sfondo a vicende personali raccontate nei dettagli, con i sentimenti, di amore o ribellione che siano, sempre in primo piano. Ma quello che fa di questo romanzo un vero tesoro è proprio la descrizione della vita, delle regole, dei riti, dei timori della comunità sefardita, che reagisce alla sfida del passato con un’energia, una forza e un coraggio straordinari. Energia, forza e coraggio che appartengono quasi unicamente alle donne del romanzo.

Commento:
Non è semplice descrivere questo bellissimo romanzo storico, come non è semplice metabolizzarne ed analizzarne tutto il contenuto. 591 pagine di storia, di storie, di sentimenti, di scelte, di vita vissuta. Il racconto di una famiglia ebrea sefardita nella Jugoslavia in continuo cambiamento, nel periodo che va dal 1914 al 1945, dal principio di una guerra alla fine di un'altra. Questa storia tutta al femminile comincia a Sarajevo, nel giorno dell'assassinio di Francesco Ferdinando d'Asburgo al quale indirettamente assistono anche Blanki e Riki, le due sorelle più piccole e più libere e intraprendenti della numerosa e unita famiglia Salom. Seguendo le vite di tutti i personaggi scopriremo la loro tenacia, la capacità di rompere gli schemi, di ribellarsi alle convenzioni e alle regole ferree di una religione e di una famiglia fin troppo protettive e ingombranti. Arriveremo con loro, con queste donne coraggiose e piene di risorse, ai bombardamenti di Belgrado, alle fughe per salvarsi la vita, alle scelte coraggiose e, finalmente, alla luce infondo al tunnel. Un romanzo bellissimo, scritto con uno stile delicato e semplice, che cattura ed emoziona. Lo consiglio caldamente e leggerò di certo il seguito.

Opera recensita: "Il profumo della pioggia nei Balcani" di Gordana Kuic
Editore: Bollati Boringhieri, 2015
Genere: romanzo storico
Ambientazione: Jugoslavia, 1914-1945
Pagine: 591
Prezzo: 19,00 €
Consigliato: sì
Voto personale: 9.


martedì 12 marzo 2019

RECENSIONE: CINZIA TANI - SOLE E OMBRA


Sinossi:
Spagna, 1936. Nel paese, rosso di sangue e di passione, la Guerra Civile affonda la sua lama affilata. In quest’arena di sole e ombra, tre personaggi si muovono al di là delle ideologie, spinti solo dalle ragioni del cuore e della mente. Nina, cresciuta in una famiglia soffocante, dotata del dono della pittura. Julian, il poeta, mezzo inglese e mezzo spagnolo, raffinato e fragile, che nella Madrid assediata salverà Nina dalle prigioni dei miliziani, accendendola senza quasi volerlo di un amore incondizionato. Infine Michele, un italiano estroverso, ironico e generoso, che custodisce una colpa atroce e nelle Brigate Internazionali incrocerà anche gli occhi turchesi di Nina, fatalmente innamorati di un uomo che è l’opposto di lui. In questa grande storia d’amore, di morte e di eroismo Cinzia Tani accompagna i suoi personaggi nel vortice di una delle guerre più laceranti e drammatiche d’Europa, racconta i loro misteri, ne intreccia le sorti, s’insinua nei dubbi e nei desideri che li animano. E mentre alcuni di loro si perderanno per sempre, altri capiranno «da che parte stare» o ritroveranno se stessi al di là di ogni menzogna.

Commento:
Amore e guerra. Due concetti, due realtà che per natura si respingono, ma che talvolta devono convivere. Guerra e amore: ciascuno le intende e le vive a proprio modo, c'è chi le rifugge, chi ci sguazza, chi impara arrancando a conviverci. Tutte queste anime incontriamo qui, nello stupendo romanzo con cui Cinzia Tani ci racconta una guerra sanguinosa e terribile, che irrompe nelle vite di spagnoli e stranieri che si incrociano, si conoscono, fraternizzano, lottano, si amano. I tre personaggi principali, Nina, Michele e Julian, intrecciano qui le loro storie personali, le paure, le incertezze con quelle di amici, parenti e di miliaia di sconosciuti accomunati da questa sventura che divide ed unisce, da questa insensata barbarie chiamata guerra. Sentimenti forti, storie verosimili ed appassionanti, una ricostruzione storica attenta, puntuale e circostanziata sono gli ingredienti di questo romanzo costruito su binomi opposti: guerra e amore, ragione e sentimento, fede e razionalità, politica e amicizia, sole e ombra. Una lettura che consiglio anche per la cura che l'autrice ha dimostrato per i dettagli, sia quelli storici che quelli della parte romanzata: Cinzia Tani qui si prende cura dei suoi personaggi ed insieme del lettore… e nonostante a volte le vicende narrate facciano soffrire, è un piacere leggerla.


Opera recensita: "Sole e ombra" di Cinzia Tani
Editore: Mondadori, 2007
Genere: romanzo storico
Ambientazione: Spagna-Italia-Svizzera
Pagine: 322
Prezzo: 10,00 €
Consigliato: sì
Voto personale: 8,5.


venerdì 8 marzo 2019

RECENSIONE: IAN MCEWAN - CHESIL BEACH


Sinossi:
In Inghilterra, secondo Philip Larkin, "i rapporti sessuali incominciarono nel millenovecentosessantatre", "tra la fine del bando a "Lady Chatterley" e il primo ellepi dei Beatles". La giovane coppia protagonista del nuovo romanzo di lan McEwan patisce invece gli ultimi fuochi di un clima diffuso di repressione sessuale. La prima notte di nozze, e prima esperienza sessuale per entrambi, scocca infatti alla vigilia di quell'"annus mirabilis". Tutto avviene in appena due ore, in un antiquato hotel vicino alla celebre spiaggia di ciottoli di Chesil Beach. I due sposi stanno cenando in camera, ma già pensano a quello che accadrà più tardi. Edward è un ragazzo di provincia laureato in storia, indeciso se continuare la carriera accademica o lavorare nell'azienda del padre della sposa. Finalmente farà l'amore con Florence: è piuttosto nervoso e sa, per sentito dire, che deve cercare di controllarsi per non concludere troppo in fretta. Florence prova una profonda repulsione per il sesso, un misto di opprimente solitudine e vergogna; ma è ben attenta a mantenere le apparenze di un matrimonio felice e perfetto, ansiosa di non deludere Edward. Ma quello che succederà di lì a poco segnerà per sempre il destino di entrambi...

Commento:
Inghilterra, primi anni 60. E' una bella serata quella che, in un albergo sulla spiaggia di Chesil beach, accompagna i neosposi Edward e Florence verso la loro prima notte di nozze. Mentre cenano, i due sembrano apparentemente tranquilli ed affiatati, ma in realtà entrambi stanno pensando a ciò che li attende: il sesso. L'idea provoca loro più di qualche preoccupazione, ma le ragioni non potrebbero essere più diverse: lui è eccitato ed ha paura di non riuscire a dominare il proprio desiderio per il tempo giusto; lei, invece, prova una ripugnanza radicata e invincibile alla sola idea che qualcuno che non sia lei possa accedere e disporre del suo corpo. Il problema principale di questi due sposi poco più che ventenni è che, fondamentalmente, non si sono mai parlati davvero: entrambi vivono la loro attesa e, ancor prima, hanno vissuto il loro rapporto trincerati dietro a preconcetti, convenzioni, regole; si amano molto, ma sono sempre stati troppo presi ad amarsi come dovrebbe essere, non secondo l'unicità dei loro bisogni e sentimenti. Ed ora si è alla resa dei conti: le paure, le ansie, le recriminazioni vere e immaginate sono lì pronte ad esplodere… e nonostante le migliori intenzioni da parte di entrambi, qualcosa va storto e la bomba deflagra.
Questo libricino ci fornisce, a mio parere, un'ottima descrizione di come la sessualità era vissuta nell'Inghilterra degli anni 60 e ci permette di analizzare i cambiamenti nelle dinamiche di coppia nel corso dei decenni: un disagio serio avrebbe potuto essere superato senza riserve o comunque affrontato onestamente se si fosse stati in un'altra epoca, ma in questo caso le convenzioni sociali hanno finito per distruggere anche un sentimento sincero e profondo. E' una lettura breve, ma che fornisce svariati spunti di riflessione e potrebbe aprire a dibattiti su argomenti diversi, di carattere sociale e sociologico.

Opera recensita: "Chesil beach" di Ian Mcewan
Editore: Einaudi, 2007
Genere: narrativa inglese
Ambientazione: Inghilterra, anni 60
Pagine: 136
Prezzo: 15,50 €
Consigliato: sì
Voto personale: 7,5.


giovedì 7 marzo 2019

RECENSIONE: WILKIE COLLINS - ARMADALE


Sinossi:
Armadale è un nome, ma il romanzo non è la storia del personaggio che lo porta. È piuttosto la storia del nome stesso, anzi del mistero che vi si cela. Perché sono quattro gli Allan Armadale coinvolti nella vicenda, due padri e i rispettivi figli: opera del destino o del caso? Quando l’anziano Allan Armadale, in punto di morte, affida a una lettera una confessione terribile, non immagina nemmeno lontanamente le ripercussioni che ne seguiranno: il segreto che rivela coinvolge la misteriosa Lydia Gwilt, tentatrice dai capelli rosso fuoco, bigama, dipendente dal laudano e avvelenatrice di mariti. I suoi maliziosi intrighi carburano la trama di questo dramma appassionante: una storia di identità confuse, maledizioni ereditate, rivalità amorose, spionaggio, denaro… e assassinio. Il personaggio di Lydia Gwilt orripilò i critici dell’epoca, al punto che un recensore la descrisse come «una delle donne maligne più recidive di sempre, i cui espedienti e le cui brame hanno infangato la narrativa». Resta fra le più enigmatiche e affascinanti donne del diciannovesimo secolo, il cuore nero della più sensazionale fra le sensation novel vittoriane. Considerato tra i capolavori di Collins, Armadale, romanzo a tinte forti e pieno di suggestioni, conferma il talento magistrale dell’autore nel tessere un intreccio in maniera impeccabile.

Commento:
Superstizione, sogno, fatalismo, vendetta ed amicizia sono gli ingredienti principali di questo lungo romanzo di Wilkie Collins uscito per la prima volta a puntate nel 1865. Il titolo è eloquente: Armadale è non solo il nome dei due ragazzi protagonisti di questo libro, ma il punto focale attorno al quale ruotano le vicende raccontate in queste ottocento pagine. Allan Armadale si chiama il padre beffato che nel prologo racconta al figlio neonato – che come da tradizione porta il suo stesso nome e cognome – la vicenda che lo lega indissolubilmente ad un suo omonimo dal quale dovrà, in futuro, tenersi lontano ad ogni costo. Questa famigerata lettera sarà il punto di partenza della storia appassionante qui raccontata con suspense e maestria. Ruolo chiave nel congiungere le strade di questi due giovani omonimi ce l'avrà il destino, il caso, la fatalità che li porterà ad incontrarsi: due giovani con lo stesso nome, ma con caratteri che non potrebbero essere più diversi, accomunati però da un unico grande valore che li salverà… l'importanza quasi viscerale che entrambi danno all'amicizia.
In estrema sintesi, il mio gradimento per questo romanzo si attesta un filo sotto ad altre opere dello stesso autore che ho amato, ma nonostante ciò "Armadale" mi è piaciuto molto: belli i personaggi – soprattutto Mindwinter, Bashwood, i due avvocati Pedgift, Mamma Oldershaw e l'indimenticabile Miss Gwilt, l'altra protagonista indiscussa di questa storia. Belle le ambientazioni, il back-ground culturale dell'Inghilterra di metà Ottocento, la suspense e il fatalismo che traboccano da queste pagine fin quasi ad assumere una propria dimensione, fino quasi a diventare personaggi viventi in grado di modificare le sorti dei protagonisti. Consiglio la lettura di questo libro che conferma Wilkie Collins come una delle voci più pregevoli del romanzo inglese dell'Ottocento.

Opera recensita: "Armadale" di Wilkie Collins
Editore: Fazzi
Genere: letteratura inglese
Ambientazione: Inghilterra, metà Ottocento
Pagine: 811
Prezzo: 18,50 €
Consigliato: sì
Voto personale: 8.