mercoledì 26 aprile 2023

RECENSIONE: LUISA FERRERO - CICATRICI

Sinossi:

Il commissario Leo Farri e l’ispettore Denis Ghinazzi si stanno occupando della scomparsa della ventenne Ambra Ricci, quando si troveranno a dover indagare

anche sull’omicidio di una ricca commerciante. Si tratta di Valeria Costa, trovata strangolata all’interno del suo negozio "Tesori d’Arte" di Imperia.

Le indagini dei due poliziotti, così diversi tra loro ma che a poco a poco impareranno ad apprezzarsi a vicenda, faranno emergere ferite profonde e cicatrici

indelebili. Ma i casi si riveleranno più complicati del previsto e la squadra investigativa dovrà correre contro il tempo per far luce sulle vicende che

affondano le proprie radici nell’abisso dell’animo umano.

 

Commento:

Ho avuto modo di conoscere Luisa Ferrero proprio grazie ai suoi interventi sulla pagina Facebook legata a questo blog. Ho sempre trovato che la sua scrittura fosse puntuale, precisa, dettagliata, attenta ai dettagli. Sono lieta, oggi, di ritrovare acuite queste caratteristiche anche nel suo primo giallo, "Cicatrici", uscito da poco meno di un mese e già in lizza per un premio letterario. Il romanzo è ambientato nel ponente ligure, in provincia di Imperia, in luoghi che – come lei stessa ha dichiarato in più occasioni – Luisa conosce bene. E questa familiarità si sente, si nota nelle descrizioni dettagliate delle strade, dei paesaggi, delle abitudini dei frequentatori assidui ed ha due effetti positivi: aggiunge concretezza alle vicende narrate e permette all'autrice (e di riflesso anche a noi) di concentrarsi su altro, di andare più a fondo della trama, a cercare indizi, riferimenti, messaggi. Tutti elementi che, ben nascosti come si conviene ad un giallo che si rispetti, ci sono tutti: ci sono gli indizi sul colpevole del delitto Costa, sulle sue motivazioni ed incongruenze; ci sono i riferimenti ad un'attualità – quella che coinvolge Ambra – scottante e dolorosa, ma c'è, soprattutto, in fondo in fondo a questa storia, un messaggio positivo. Quale? Lo dirò citando il Maestro Camilleri: "una lama di luce". Quando si pensa di essere giunti al fondo, quando si crede che salire sia impossibile, quando le cicatrici fanno troppo male, è proprio quella lama di luce che bisogna cercare. Venendo a questioni più tecniche, al di là di una comprensibilissima titubanza sui dialoghi che mi sono parsi un po' troppo artefatti per risultare realistici, ho trovato il romanzo davvero ben scritto, con una trama che si snoda veloce e senza intoppi o debolezze sui tornanti delle indagini; ho apprezzato la caratterizzazione dei personaggi, ben approfonditi i principali e più sfuggenti quelli destinati a restare sullo sfondo. In particolare mi ha inevitabilmente conquistata l'ispettore Ghinazzi che, se all'inizio può sembrare un burlone un po' smargiasso dall'umorismo talvolta superfluo, rivela inaspettate vette di umanità ed una purezza d'animo a dir poco rara nel mondo reale. Anche Monica Martinelli, che qui è presente ma rimane in secondo piano, è un personaggio interessante che, se seguirà sull'impronta datale dall'autrice, credo riserverà delle sorprese. Già, perché io sono convinta che li ritroveremo presto, questi personaggi: Luisa ha gettato ottime basi per una buona serie di gialli e ci lascia con tante piccole curiosità da soddisfare ed interrogativi cui dare risposta. Dunque, mentre a voi consiglio la lettura di questo romanzo, io resto qui in attesa del prossimo.

 

Opera recensita: "Cicatrici" di Luisa Ferrero

Editore: 0111 edizioni, 2023

Genere: giallo

Ambientazione: Ponente ligure, provincia di Imperia

Pagine: 184

Prezzo: 15,50 €

Consigliato: sì

Voto personale: 8.

  

martedì 25 aprile 2023

RECENSIONE: LUCY ADLINGTON - IL NASTRO ROSSO

Sinossi:

Ispirato a una storia vera, Il nastro rosso racconta uno degli aspetti meno conosciuti dell'Olocausto e narra un'indimenticabile storia di forza, sopravvivenza e amicizia.

Un romanzo ispirato alla vicenda di alcune giovani sarte di Auschwitz. Una grande storia di coraggio e di resilienza, dove ago e filo possono fare la differenza tra la vita e la morte. Ella ha un unico, grande sogno: diventare una sarta abilissima. Così, giunto finalmente il suo primo giorno di lavoro, mette piede in un mondo fatto di sete, aghi, fili, forbici e nastri colorati. Dovrebbe essere al settimo cielo, ma quello in cui è capitata non è un laboratorio di sartoria qualunque. Ella, infatti, si trova nel campo di concentramento di Auschwitz e, in un luogo in cui a contare è solo la lotta per la sopravvivenza, ogni sua creazione può fare la differenza tra la vita e la morte. Mentre attorno a lei regnano brutalità e orrore, la ragazza si rifugia nel suo lavoro, nel suo amore per la moda e nell'amicizia con Rose, un'altra giovane condannata al suo stesso destino. Il talento permetterà a Ella di salvarsi? Ispirato a una storia vera, "Il nastro rosso" racconta uno degli aspetti meno conosciuti dell'Olocausto e narra un'indimenticabile storia di forza, sopravvivenza e amicizia.

 

Commento:

Tutti noi abbiamo un'idea di come fossero organizzati i campi di sterminio durante la Seconda guerra mondiale; tutti noi sappiamo cosa sia stato Auschwitz-Birkenau, le crudeltà che vi furono perpetrate, la disumanità che prese dolorosamente e tangibilmente forma in quel luogo. Non tutti, però, sanno che nel grigio di quella trappola senza uscita c'era un'oasi di colore, morbidezza, bellezza: un laboratorio di "alta sartoria", ideato dalla moglie del comandante del campo, dove lavoravano ventitré prigioniere. Ventitré donne, sarte e ricamatrici d'esperienza, confezionavano gli abiti delle guardie e delle mogli degli ufficiali che, pur circondate dalla morte, non rinunciavano al lusso e alla bellezza. Abiti bellissimi, ricavati però da altri abiti, tessuti, scampoli provenienti da altre vite: vi siete mai chiesti che fine facevano gli effetti personali che i prigionieri erano costretti a lasciare all'arrivo al campo? Qui troverete risposta. Una risposta che Ella e Rose, le due giovanissime protagoniste di questo libro, scopriranno a loro spese. Sono due ragazzine che non si conoscevano prima di entrare in quel laboratorio, ma che dal primo giorno in cui si trovarono a condividere quella sorte diventarono inseparabili, amiche per la vita. Erano diversissime, eppure accomunate da un obiettivo comune: sopravvivere, uscire da quel campo e ritrovarsi un giorno, in un luogo specifico, a costruire il loro atelier, il loro futuro. A suggellare questo patto di sopravvivenza, un nastro rosso. Quella di Ella e Rose è una storia di fantasia che prende, però, le mosse da una storia vera, quella delle sarte di Auschwitz. Una storia da conoscere, un romanzo da leggere. In mezzo a barbarie, umiliazione, cattiveria e morte, Ella e Rose danno speranza con la loro forza e tenacia. Cosa sarà della loro vita non possono saperlo, però non si arrendono, provano a sopravvivere anche nei giorni più neri. Ci riusciranno? Raggiungeranno il loro obiettivo? Per scoprirlo dovrete seguire anche voi… Il nastro rosso.

 

Opera recensita: "Il nastro rosso" di Lucy Adlington

Editore: Sperling & Kupfer, 2023

Traduzione: Cristina Brambilla

Genere: romanzo storico

Ambientazione: Polonia, 1944-1945

Pagine: 271

Prezzo: 17,90 €

Consigliato: sì

Voto personale: 8.

  

giovedì 20 aprile 2023

RECENSIONE: MATTHEW QUICK - IL LATO POSITIVO

 

Sinossi:

Pat Peoples è convinto che la sua vita sia un film prodotto da Dio. La sua missione: diventare fisicamente tonico ed emotivamente stabile. L’inevitabile happy end: il ricongiungimento con la moglie Nikki. Questo ha elaborato Pat durante il periodo nel ‘postaccio’, la clinica psichiatrica dove ha trascorso un tempo che non ricorda, ma che deve essere stato piuttosto lungo… Infatti, ora che è tornato a casa, molte cose sembrano cambiate: i suoi vecchi amici sono tutti sposati, gli Eagles di Philadelphia hanno un nuovo stadio ma, soprattutto, nessuno gli parla più di Nikki, e anche le foto del loro matrimonio sono scomparse dal salotto. Dov’è finita Nikki? Come poterla contattare, chiedere scusa per le cose terribili che le ha detto l’ultima volta che l’ha vista? E come riempire quel buco nero tra la litigata con lei e il ricovero nel postaccio? E, in particolare, qual è la verità? Quella che ti fa soffrire fino a diventare pazzo, o quella di un adorabile ex depresso affetto da amnesie ma colmo di coraggiosa positività? Pat guarda il suo mondo con sguardo incantato, cogliendone solo il bello, e anche se tutto è confuso, trabocca di squinternato ottimismo, fino all’imprevedibile finale. Il libro da cui è stato tratto il film rivelazione del 2012.

 

Commento:

Per pura casualità, mi è capitato di vedere prima il film tratto da questo libro e poi di leggere l'opera di Matthew Quick… beh, che dire? Se le cose fossero andate al contrario, probabilmente non avrei avuto tanta voglia di vedere la trasposizione cinematografica di un romanzo carino ma non bellissimo, e mi sarei persa un film stupendo. Questo è, in poche parole, uno di quei casi in cui il film supera di gran lunga il libro da cui è tratto… al contrario della pellicola, nel libro i personaggi non sono sufficientemente tridimensionali: a parte Pat e forse il dottor Pattel, si fa fatica ad immaginare gli altri, a figurarseli mentre compiono le azioni descritte. Ho trovato, paradossalmente, molto più d'impatto il film che mi è parso più equilibrato nelle scene rispetto al libro in cui c'è una grossa prevalenza della passione di Pat per gli Eagles mentre il rapporto con Tiffany passa un po' in secondo piano. In generale ho avuto l'impressione che l'autore tirasse tutto un po' troppo per le lunghe, avrei tagliato una cinquantina di pagine e credo che nel complesso il romanzo ne avrebbe guadagnato in scorrevolezza. In definitiva, non è un brutto romanzo, però ho preferito il film, perciò, a parer mio, se non l'avete ancora visto provate a leggere il romanzo; se invece avete già visto il film, beh… probabilmente il romanzo non vi entusiasmerà.

 

 

Opera recensita: "Il lato positivo" di Matthew Quick

Editore: Salani, 2009

Traduzione:

Genere: narrativa straniera

Ambientazione: Stati Uniti

Pagine: 294

Prezzo: 14,90 €

Consigliato: sì/no

Voto personale: 7.

 

mercoledì 12 aprile 2023

RECENSIONE: SHALINI BOLAND - LA FAMIGLIA PERFETTA

Sinossi:

Due famiglie. Uno scambio casa. Una vacanza da incubo.

Quest'anno, per le vacanze estive, Beth e Niall Kildare hanno deciso di fare le cose in grande: si scambieranno la casa con Renzo e Amber Mason. I Kildare e i loro figli trascorreranno l'estate nella stupenda villa italiana dei Mason, mentre questi ultimi la passeranno nell'accogliente cottage dei Kildare nel Dorset. La villa sulla Costiera amalfitana è davvero incredibile, e i Kildare si godono giornate all'insegna del sole e delle nuotate in piscina. Ma proprio quando sembra che nulla possa guastare la vacanza, Beth scopre in fondo a un armadio una vecchia foto che ritrae Niall insieme ad Amber Mason. I due si conoscevano già? E se è così, perché suo marito non gliel'ha detto? Beth decide di chiedere direttamente a Niall, ma l'atteggiamento elusivo del marito la fa andare su tutte le furie, tanto da spingerla ad allontanarsi per recuperare la calma. Quando ritorna alla villa, trova Niall riverso sulla terrazza della piscina. Morto. Chi può aver fatto una cosa simile? E, soprattutto, lei e i bambini sono in pericolo? La vacanza da sogno si trasforma così nel più spaventoso degli incubi...

 

Commento:

"La famiglia perfetta"… credo non si potesse trovare titolo più azzeccato per questo thriller leggero, ma coinvolgente. Due famiglie decidono di fare una vacanza alternativa, scambiandosi le case viste su un sito apposito. Ai Kildare tocca la stupenda villa ultramoderna e vagamente impersonale dei Mason, adagiata nel paesaggio mozzafiato della Costiera amalfitana, mentre ai Mason toccherà il freddo pungente del Dorset ad aprile, ma ci penseranno i mille manicaretti ed il cottage accogliente e un po' trasandato dei Kildare a scaldare l'atmosfera. Sempre che gli occupanti delle due case siano nel mood giusto per godersela, l'atmosfera: vacanze non sempre vuol dire zero pensieri e, se i problemi vengono in vacanza con te il tutto potrebbe trasformarsi in un incubo. Lo sperimenta Beth Kildare, ansiosa nei confronti dell'irritabile (e francamente irritante) marito Niall ed iperprotettiva verso i figli, che rischia di veder sfumare la vacanza da sogno che aveva programmato così minuziosamente, per via di una scoperta poco gradevole: a casa dei Mason, in una giacca di Amber, la stupenda padrona di casa, >Beth trova una foto di suo marito Niall. Alle sue domande l'uomo oppone una risposta sensata, dato che è uno scrittore famoso ed ha fatto presentazioni in giro per il mondo… ma il tarlo del dubbio corrode Beth, e chissà che non ci sia davvero qualcosa di strano… avrà tempo e modo di scoprirlo e noi con lei. E intanto, in Inghilterra, come se la passano Amber e Renzo Mason e i loro due figlioletti? Meno bene di quanto si potesse supporre, a quanto pare…

"La famiglia perfetta"… è quel che entrambe le donne di questo romanzo avevano cercato di creare e cercano ora di recuperare, con temperamenti e modalità diversissime, in questa vacanza strampalata. Ci riusciranno? Un Domestic thriller leggero, ma non banale, da leggere come spartiacque tra due libri impegnativi o come lettura da viaggio o da compagnia in un pomeriggio noioso e sonnolento. Senza pretese, ma comunque gradevole.

 

Opera recensita: "La famiglia perfetta" di Shalini Boland

Editore: Newton Compton, 2023

Traduzione: Marta Lanfranco

Genere: thriller

Ambientazione: Inghilterra (Dorset) e Italia (costiera amalfitana)

Pagine: 224

Prezzo: 9,90 €

Consigliato: sì

Voto personale: 7,5.

  

martedì 11 aprile 2023

RECENSIONE: ELIZABETH JANE HOWARD - QUEL TIPO DI RAGAZZA

Sinossi:

Anne e Edmund Cornhill, entrambi sulla quarantina, sono una coppia felice, appagata e ben assortita. Vivono in un’idilliaca dimora di campagna non lontana da Londra, dove lui si reca ogni giorno per lavoro, mentre lei si dedica alla casa, al giardino, alla gatta incinta e alla cucina, preparando deliziose cene per il marito. Edmund ha una matrigna illustre, la ricchissima Clara, che conduce una vita mondana ed errante e un giorno chiede ai due di ospitare la figlia Arabella, ventenne bellissima e smarrita, che si presenta così alla loro soglia con un ingombrante carico di abiti splendidi e di carenze affettive. La comparsa della ragazza nella vita della coppia è fin da subito destabilizzante: Anne e Edmund, che non hanno figli, si sentono inizialmente chiamati a farle da genitori. Ma Arabella è una seduttrice nata e anche dietro le relazioni più solide si celano delle crepe. Ben presto, infatti, gli equilibri iniziano a traballare e la situazione degenera completamente... Scritto durante i primi anni di matrimonio con Kingsley Amis, Quel tipo di ragazza è l’analisi precisa di un’unione indistruttibile solo in apparenza, ma anche un’esplorazione magistrale dei tenui legami che costituiscono il tessuto delle nostre vite: una storia toccante sull’amore, la solitudine e il desiderio.

 

Commento:

Se volessi trovare una parola che ben rappresenti questa storia, probabilmente sceglierei "equilibrio". In primis per quando è stata scritta: i primi anni '70, specie in Inghilterra – dove questo libro è ambientato -, sono un periodo ponte tra il perbenismo e il moralismo affettato di matrice ottocentesca e la rivoluzione politica, culturale e soprattutto sociale che conosciamo, e questo libro rappresenta benissimo questo mix se non proprio esplosivo, di sicuro instabile. Ma equilibrio è anche quello che sussiste da dieci anni nella famiglia Cornhill, fatto di routine collaudate ed apparentemente immutabili, costruito e così pervicacemente mantenuto da entrambi i coniugi, Anne ed Edmund, entrambi così a modo e affiatati. Ma si sa, tutti gli equilibri sono labili, basta un soffio di vento a sgretolarli, e quella che arriva sottoforma di brezza inattesa nella splendida ed isolata villetta dei Cornhill è in realtà una tempesta: si chiama Arabella, ha ventidue anni ed è bellissima. Ospite per un tempo imprecisato dai Cornhill, Arabella è una bomba ad orologeria: è piena di problemi che prevedibilmente una coppia senza figli si intestardisce a risolvere senza averne però le capacità; è dotata di una capacità di sedurre così naturale ed innata da far dubitare su quanto in lei ci sia di studiato e quanto invece sia inconsapevole. Arabella è un personaggio così ambiguo, etereo eppure ingombrante, sfuggente eppure non ignorabile, da risultare perfetto: arriva poi in una coppia troppo perfetta per essere reale, senza apparenti bisogni né scontri, senza attriti né dubbi manifesti, in apparenza inscalfibile ma in realtà così fragile da essere destinata a scoppiare. Ma quale sarà il destino di questa conoscenza così importante per i Cornhill? Un libro deliziosamente pruriginoso, con una patina di eleganza a nascondere le magagne, come nelle più classiche famiglie d'ogni latitudine. I tre personaggi principali sono così ben caratterizzati da stagliarsi nitidi nel racconto, eppure pregi e colpe perdono contorni e definizione dinanzi all'abiezione dell'incapacità di trovare il coraggio delle proprie azioni e dei propri sentimenti. Una storia da cui tutti abbiamo da imparare e su cui tutti troveremo da riflettere... perché nessuno è indenne dal giudizio della propria coscienza.

 

Opera recensita: "Quel tipo di ragazza" di Elizabeth Jane Howard

Editore: Fazi, 2022 (prima ed. originale 1972)

Traduzione: Manuela Francescon

Genere: narrativa straniera

Ambientazione: Inghilterra

Pagine: 352

Prezzo: 20,00 €

Consigliato: sì

Voto personale: 8.

  

martedì 4 aprile 2023

RECENSIONE: ARWIN J. SEAMAN - OMICIDIO FUORI STAGIONE

Sinossi:

"Mai successa una cosa del genere, qui." È questa la frase che l'ufficiale della Scientifica Henning Olsson sente pronunciare al suo arrivo su Liten, isola vulcanica che sorge in un tratto di mare tra Svezia e Danimarca. Perché l'omicidio di una ragazza di sedici anni non ha niente a che fare con la vita tranquilla e solitaria di quel mucchio di scogli e boschi su cui Henning non metteva piede da quattro anni. E in cui sperava di non dover tornare più. A Liten non accade mai nulla e questo lo sa molto bene, visti tutti i fine settimana che ci ha trascorso cercando di riportare sulla terraferma la donna che amava: l'agente Annelie Lindahl. Certo, il vulcano spento con il suo lago perfettamente circolare è una bella attrazione durante i mesi estivi. Ma ora proprio quel lago è diventato il teatro di un crimine orrendo, una ragazza uccisa, legata per farle assumere la forma di una stella, e abbandonata nell'acqua cristallina. No, nulla di tutto ciò è mai accaduto sull'isola.

Henning è stato chiamato per la sua grande esperienza nella Scientifica, ma ciò che dovrà fare a Liten sarà molto più di qualche rilievo. Lì nessuno sa come condurre una vera indagine e lui è l'unico ad averne le capacità. Lui e la persona che quell'isola gliel'ha fatta odiare: Annelie. Insieme a Kaj Bak, un giovanissimo fotografo con idee geniali e un bisogno atavico di riconoscimento, al commissario Owe Dahlberg, che nasconde una parte di sé, e alla giovane Malin, adolescente irrequieta e aspirante influencer, Henning e Annelie cercheranno di sbrogliare il primo capitolo di quello che sembra l'inizio di un incubo.

 

Commento:

Per via di esperienze pregresse non esattamente positive, mi approccio sempre con una certa diffidenza ai romanzi ambientati in luoghi diversi da quelli di origine dell'autore, o in cui egli vive e lavora, perché mi è capitato spesso di percepire qualcosa di stonato, artefatto, innaturale nella contestualizzazione, tale da pregiudicarmi il piacere della lettura. Perciò lo dico chiaramente: sono colpita e piacevolmente sorpresa da questo noir che non confuta, ma smentisce il mio pregiudizio, foss'anche solo per questa volta. Omicidio fuori stagione è un ottimo, davvero ottimo noir, dove non solo la trama e i personaggi sono credibili, ma lo è anche l'ambientazione e l'articolazione del contesto, cosa affatto scontata poiché si tratta di un noir nordico scritto da un (misterioso) scrittore italiano. E sarei davvero curiosa di scoprire chi è, quest'autore italiano per poter leggere anche gli altri suoi romanzi, giacché questo libro è la conferma del fatto che se si sa scrivere, se si padroneggia veramente un genere, si hanno i requisiti per scrivere la qualunque e per farlo molto, molto bene. Per quanto mi riguarda, prima indagine sull'isola di Liten promossa a pieni voti.

 

Opera recensita: "Omicidio fuori stagione" di Arwin J. Seaman

Editore: Piemme, 2023

Genere: noir

Ambientazione: isola di Liten, tra Svezia e Danimarca

Pagine: 384

Prezzo: 18,90 €

Consigliato: sì

Voto personale: 9. 

lunedì 3 aprile 2023

RECENSIONE: TIZIANO TERZANI - LA PORTA PROIBITA

Sinossi:

Nel febbraio 1984 Tiziano Terzani fu arrestato a Pechino, perquisito, interrogato ed, infine, espulso dal Paese. Per quattro anni vi aveva vissuto con la famiglia, cercando di sentirsi "cinese": aveva mandato i suoi figli alla scuola locale, aveva raggiunto luoghi sconosciuti al turismo, aveva visto una Cina diversa da quella che appariva in superficie. Ricco di notizie e dati, di considerazioni ed impressioni, questo libro è al tempo stesso un reportage, un diario di viaggio, un saggio di sinologia contemporanea e l'appassionante romanzo di un'avventura umana.

 

Commento:

Questo non è, a parer mio, il miglior libro di Terzani. Non so perché, ma diversamente dal solito non mi ha coinvolto particolarmente. Nonostante ciò, rimane comunque un ottimo reportage su un Paese tanto misterioso quanto controverso, e nel libro le mille controversie della Cina degli ultimi ottant'anni appaiono nitide, evidenti e più che mai scomode. In generale, ciò che ho provato leggendo è un profondo rammarico per come si è ridotta una civiltà gloriosa, vittima di se stessa e a sua volta incapace di rialzarsi e di badare a sé. Tutto mi è sembrato troppo squallido, troppo artefatto perché non vi sia una ribellione di massa che sovverta il potere. E mi sconvolge, anche se neanche poi tanto, come la popolazione resti passiva a farsi cambiare le idee da chi governa di volta in volta. Lo so bene, è un'analisi troppo semplicistica la mia, però queste sono le mie impressioni a caldo, dopo la lettura del libro che, ad ogni modo, consiglio.

 

Opera recensita: "La porta proibita" di Tiziano Terzani

Editore: Tea, ed. originale 1984

Genere: reportage

Ambientazione: Cina

Pagine: 270

Consigliato: sì

Voto personale: 7.

  

domenica 2 aprile 2023

RECENSIONE: SARA GAMBAZZA - CI SONO MANI CHE ODORANO DI BUONO

Sinossi:

Un pomeriggio d'inverno, freddo da spezzare le ossa, Bina si ritrova sola. Ha ottantatré anni e aspetta suo nipote al parco del Cinghio, un quartiere da cui è meglio tenersi alla larga ai margini di una cittadina perbene. Marta, che di anni ne ha venticinque, e che al Cinghio è cresciuta imparando che il mondo è storto e non lo si può aggiustare, la osserva dalla finestra: la vede farsi rigida su una panchina sfondata, il naso gocciolante, un berretto rosa calato sugli occhi spauriti. Decide di offrirle un tetto per la notte. Poi per la notte dopo e per quella dopo ancora. Marta finisce così per prendersi cura di Bina, e intorno a lei, a proteggere quaranta chili di ossa e grinze, si stringono gli abitanti dell'intera palazzina. Poche strade più in là, Fabio viene preso a pugni: ha sgarrato con la persona sbagliata ed è nei guai, grossi guai. Fabio è il nipote di Bina e, mentre Marta prepara il letto per la nonna, lui bussa alla porta di Genny, un'ex prostituta in grado di raccogliere i cocci altrui senza fare domande. Bina e Fabio vivono giorni sospesi, in un luogo duro e sconosciuto, nell'attesa che qualcosa accada. Qualcosa accadrà. E il destino rimescolerà il mazzo, distribuendo ai giocatori nuove carte. Quei giorni freddi si faranno via via più caldi dentro le palazzine di appartamenti rattoppati: tra coperte rimboccate, il rumore del caffè che sale nella moka, il profumo del sugo e una carezza sulla fronte, Marta, Bina, Fabio e Genny scopriranno che dietro ogni abbandono, nascosti sotto ogni solitudine, sopravvivono sempre la forza di amare e il bisogno di prendersi cura l'uno dell'altro.

 

Commento:

In quel freddo pomeriggio di gennaio, Bina è sola sulla panchina del parco. Ha ottantatré anni, si ingobbisce sempre più man mano che il tramonto la avvolge mentre, con la borsetta stretta al petto, aspetta Fabio, suo nipote. Marta, dalla finestra del palazzo di fronte, non può fare a meno di osservare quella vecchia infreddolita e sola, così fuori posto lì al Cinghio, quel quartiere disastrato di una città perbene dove lei è nata e cresciuta. Si vede che l'anziana non è di lì e Marta teme che qualcuno possa infastidirla o farle del male. Così, presa da un impulso irrefrenabile, scende, le si avvicina e la convince a salire su da lei: almeno aspetteranno suo nipote al caldo. Ma si fa notte e Fabio non arriva, così Bina – che non ha più una casa dove tornare – resta lì a dormire, e il giorno dopo fa il sugo buono, e mentre non cerca il nipote perché sa che tornerà, Marta giorno dopo giorno le si affeziona, perché le ricorda sua madre, perché è la cosa più vicina ad una nonna che abbia mai avuto, perché, anche se lei è una tipa tosta nata e cresciuta con lo schifo del Cinghio, la solitudine è dura da sopportare per tutti. Lo sa bene Genni, che da quando la madre l'ha lasciata in balia di se stessa, per vivere ha dovuto prostituirsi e anche se ora un lavoro vero l'ha trovato, non ha nessuno su cui contare. Quando, quella sera di gennaio, malconcio e senza speranze, Fabio suona alla sua porta, lei non ha cuore di lasciarlo a se stesso, anche se lo conosce appena. E lo sa bene pure Liuba, quanto rumore fa il silenzio della solitudine, ed ora che è lontana da casa e fa la badante alla signora Maria non saprebbe rinunciare a quel respiro caldo che dorme vicino a lei. Sono forti, le donne del Cinghio, un po' tigri e un po' crocerossine, abituate al marcio, ai ceffoni, hanno vite peste e ammaccate ma sanno ancora trovare il modo di sopravvivere anche a se stesse, nonostante tutto. Ed ogni tanto anche qualche uomo buono, di cuore, s'incontra lungo la via e allora bisogna tenerselo stretto, per combatterlo in due il freddo che viene da dentro. Sono loro, Marta, Benny, Gianna, Liuba, Genni, i protagonisti di "Ci sono mani che odorano di buono", il romanzo d'esordio di Sara Gambazza edito da Longanesi. E protagonista è anche il quartiere, uguale a tante periferie che purtroppo conosciamo bene e che rendono le città tutte simili nella povertà, nel degrado e nella sofferenza. Fabio e Bina ci capitano per caso in quel posto squallido, loro non sono di là, eppure anche loro ce l'hanno la loro dose di guai… e chissà che, fra quei palazzacci tutti uguali, chi si è perso non possa ritrovarsi, e magari qualcuno non sappia portare quel poco d'amore a chi ne ha disperato bisogno. Magari qualcuno con mani nodose ma abili, che odorano di buono. Un libro che ho letto voracemente, questo di Sara Gambazza. Un libro che mi ha commossa profondamente, come non mi capitava da tempo. Super consigliato.

 

Opera recensita: "Ci sono mani che odorano di buono" di Sara Gambazza

Editore: Longanesi, 2023

Genere: narrativa italiana

Ambientazione: una città italiana

Pagine: 368

Prezzo: 18,60 €

Consigliato: sì

Voto personale: 9.

  

sabato 1 aprile 2023

RECENSIONE: LUIS SEPULVEDA - IL VECCHIO CHE LEGGEVA ROMANZI D'AMORE

Sinossi:

Il vecchio Antonio José Bolívar Proaño vive ai margini della foresta amazzonica ecuadoriana. Ha con sé i ricordi di un'esperienza - finita male - di colono bianco, la fotografia sbiadita di una donna che fu sua moglie e alcuni romanzi d'amore che legge e rilegge in solitudine. Ma nella sua mente, nel suo corpo e nel suo cuore è custodito un tesoro inesauribile, che gli viene dall'aver vissuto dentro la grande foresta, insieme agli indios shuar: un accordo intimo con i ritmi e i segreti della natura, quel rispetto per la magia delle creature che il grande mondo verde gli ha insegnato e che i gringos, capaci soltanto di sfruttare e distruggere, non sapranno mai capire. Solo un uomo come lui potrà dunque adempiere al compito ingrato di inseguire e uccidere il tigrillo, il felino che, accecato dal dolore per l'inutile sterminio dei suoi cuccioli, si aggira minaccioso per vendicarsi dell'uomo. In questa epica caccia, in questo confronto continuo fra la vita e la morte, l'animale, anziché rappresentare il nemico, si fa emblema inquietante di uno scuro senso di colpa collettivo verso la natura ferita. Canto d'amore dedicato all'ultimo luogo in cui la terra preserva intatta la sua verginità, il romanzo di Luis Sepúlveda ci porta, insieme all'ardore della denuncia, un'irriducibile capacità di sperare. E di sognare, come succede al vecchio Antonio quando legge i suoi romanzi d'amore.

 

Commento:

Credo che conserverò per sempre il (bel) ricordo del momento in cui ho letto questo breve romanzo. Mi ha fatto un'ottima compagnia durante un pomeriggio in treno, di ritorno da un appuntamento importante. Non so cosa ricorderò della sua trama in futuro, ma di certo mi resterà la sensazione di pace che ho provato leggendo, quella stessa pace che mi ha trasmesso leggere Hesse e più in generale i romanzi-tributo alla natura. Perché questo è, in fin dei conti, questo libro di Sepulveda: un grande omaggio alla potenza della natura, delle piante e degli animali, ed una critica affatto velata all'uomo che dove passa distrugge, credendosi il più intelligente dei viventi. Questo è il messaggio che ci trasmette Sepulveda per bocca del vecchio Antonio José Bolívar Proaño, un uomo che ha sbagliato ed ha pagato i suoi errori e che è diventato saggio facendo tesoro delle esperienze sue e di altri e dei tanti insegnamenti della natura. Quest'amore per l'universo, la saggezza e l'inesauribile senso di speranza che trasudano dalle pagine sono ciò che ci resterà di questa lettura breve ma significativa. Un romanzo consigliato a tutti, perché tutti possiamo trarne dei moniti.

 

Opera recensita: "Il vecchio che leggeva romanzi d'amore" di Luis Sepulveda

Editore: Guanda, prima ed. 1989

Genere: narrativa straniera

Ambientazione: Foresta amazzonica

Pagine: 144

Prezzo: 16,00 €

Consigliato: sì

Voto personale: 8.