martedì 7 marzo 2017

RECENSIONE: J. K. ROWLING - IL SEGGIO VACANTE


Sinossi:

A chi la visitasse per la prima volta, Pagford apparirebbe come un'idilliaca cittadina inglese. Un gioiello incastonato tra verdi colline, con un'antica

abbazia, una piazza lastricata di ciottoli, case eleganti e prati ordinatamente falciati. Ma sotto lo smalto perfetto di questo villaggio di provincia

si nascondono ipocrisia, rancori e tradimenti. Tutti a Pagford, dietro le tende ben tirate delle loro case, sembrano aver intrapreso una guerra personale

e universale: figli contro genitori, mogli contro mariti, benestanti contro emarginati. La morte di Barry Fairbrother, il consigliere più amato e odiato

della città, porta alla luce il vero cuore di Pagford e dei suoi abitanti: la lotta per il suo posto all'interno dell'amministrazione locale è un terremoto

che sbriciola le fondamenta, che rimescola divisioni e alleanze. Eppure, dalla crisi totale, dalla distruzione di certezze e valori, ecco emergere una

verità spiazzante, ironica, purificatrice: che la vita è imprevedibile e spietata, e affrontarla con coraggio è l'unico modo per non farsi travolgere,

oltre che dalle sue tragedie, anche dal ridicolo. J.K. Rowling firma un romanzo sulla società contemporanea, una commedia sulla nozione di impegno e responsabilità.

In questo libro di conflitti generazionali e riscatti le trame si intrecciano e i personaggi rimangono impressi come un marchio a fuoco. Pagford, con tutte

le sue contraddizioni e le sue bassezze, è una realtà così vicina da non lasciare indifferenti.

 

Commento:

Adoro J. K. Rowling, sia come madrina della stupenda saga di Harry Potter, sia come giallista nella serie dell’investigatore Cormoran Strike. Ma, come si suol dire, non tutte le ciambelle riescono col buco! E’ il caso di questo “Il seggio vacante”, il suo primo libro non legato ad Harry Potter, che personalmente ho trovato di una noia mortale.

Si racconta, con estrema prolissità e dovizia di particolari, la vita di una piccola cittadina inglese sconvolta dalla morte improvvisa di un popolare e ben voluto consigliere locale, dovuta ad un ictus. Fra chi piange il defunto e chi si contende il suo posto al consiglio, la cittadina elabora a suo modo il lutto e torna pian piano a dedicarsi ai suoi problemi quotidiani, quartieri in degrado, famiglie disagiate, famiglie altolocate con interessi da salvaguardare, amori giovanili, violenza, droga… il tutto accuratamente nascosto sotto il velo dell’ipocrisia e del perbenismo. Ma la morte del consigliere appassionato di canottaggio e sinceramente interessato alla povera gente, sconvolge gli schemi e solleva il coperchio del vaso di Pandora. Il fantasma di Barry Fairbrother non smette di togliere il sonno ai più illustri notabili della cittadina. Dopo tutta quest’ipocrisia accumulata e sedimentata, però, la deflagrazione è assordante e, purtroppo, mieterà delle vittime fra i più deboli e disagiati.

Ora, l’idea della Rowling di raccontare le beghe, gli altarini, i sotterfugi di una cittadina come tante, secondo me era ottima. Il problema è che l’intero libro, di ben 553 pagine, è decisamente troppo lungo, piatto e di una lentezza esasperante. Le descrizioni sono minuziose, i  personaggi sono molto ben caratterizzati e realistici, la Rowling non ha mai peccato in questo, ma si fa fatica a provare empatia ed ad immedesimarsi a pieno nelle loro storie, sebbene spesso somiglino a quelle che ogni giorno riguardano la sostra cittadina, il paesello, la società in genere.

In definitiva, una buona idea realizzata male, un’occasione sprecata. Ho avuto l’impressione, confermata nel finale, che la Rowling abbia voluto strafare ed il risultato non è né carne né pesce: cos’è questo libro? Un saggio? Un noir? Un romanzo? Io non sono riuscita ad inquadrarlo; ad ogni modo, anche se a malincuore, non mi sento di consigliarlo.

Opera recensita: “Il seggio vacante” di J. K. Rowling

Editore: Salani, 2012

Genere: narrativa straniera

Ambientazione: Inghilterra

Pagine: 553

Prezzo: 22,00 €

Consigliato: no.

 

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