Sinossi:
A chi la visitasse per la prima volta, Pagford apparirebbe
come un'idilliaca cittadina inglese. Un gioiello incastonato tra verdi colline,
con un'antica
abbazia, una piazza lastricata di ciottoli, case eleganti e
prati ordinatamente falciati. Ma sotto lo smalto perfetto di questo villaggio
di provincia
si nascondono ipocrisia, rancori e tradimenti. Tutti a
Pagford, dietro le tende ben tirate delle loro case, sembrano aver intrapreso
una guerra personale
e universale: figli contro genitori, mogli contro mariti,
benestanti contro emarginati. La morte di Barry Fairbrother, il consigliere più
amato e odiato
della città, porta alla luce il vero cuore di Pagford e dei
suoi abitanti: la lotta per il suo posto all'interno dell'amministrazione
locale è un terremoto
che sbriciola le fondamenta, che rimescola divisioni e
alleanze. Eppure, dalla crisi totale, dalla distruzione di certezze e valori,
ecco emergere una
verità spiazzante, ironica, purificatrice: che la vita è
imprevedibile e spietata, e affrontarla con coraggio è l'unico modo per non
farsi travolgere,
oltre che dalle sue tragedie, anche dal ridicolo. J.K.
Rowling firma un romanzo sulla società contemporanea, una commedia sulla
nozione di impegno e responsabilità.
In questo libro di conflitti generazionali e riscatti le
trame si intrecciano e i personaggi rimangono impressi come un marchio a fuoco.
Pagford, con tutte
le sue contraddizioni e le sue bassezze, è una realtà così
vicina da non lasciare indifferenti.
Commento:
Adoro J. K. Rowling, sia come madrina della stupenda saga di
Harry Potter, sia come giallista nella serie dell’investigatore Cormoran
Strike. Ma, come si suol dire, non tutte le ciambelle riescono col buco! E’ il
caso di questo “Il seggio vacante”, il suo primo libro non legato ad Harry
Potter, che personalmente ho trovato di una noia mortale.
Si racconta, con estrema prolissità e dovizia di
particolari, la vita di una piccola cittadina inglese sconvolta dalla morte
improvvisa di un popolare e ben voluto consigliere locale, dovuta ad un ictus.
Fra chi piange il defunto e chi si contende il suo posto al consiglio, la
cittadina elabora a suo modo il lutto e torna pian piano a dedicarsi ai suoi
problemi quotidiani, quartieri in degrado, famiglie disagiate, famiglie
altolocate con interessi da salvaguardare, amori giovanili, violenza, droga… il
tutto accuratamente nascosto sotto il velo dell’ipocrisia e del perbenismo. Ma
la morte del consigliere appassionato di canottaggio e sinceramente interessato
alla povera gente, sconvolge gli schemi e solleva il coperchio del vaso di
Pandora. Il fantasma di Barry Fairbrother non smette di togliere il sonno ai
più illustri notabili della cittadina. Dopo tutta quest’ipocrisia accumulata e
sedimentata, però, la deflagrazione è assordante e, purtroppo, mieterà delle
vittime fra i più deboli e disagiati.
Ora, l’idea della Rowling di raccontare le beghe, gli
altarini, i sotterfugi di una cittadina come tante, secondo me era ottima. Il
problema è che l’intero libro, di ben 553 pagine, è decisamente troppo lungo,
piatto e di una lentezza esasperante. Le descrizioni sono minuziose, i personaggi sono molto ben caratterizzati e
realistici, la Rowling non ha mai peccato in questo, ma si fa fatica a provare
empatia ed ad immedesimarsi a pieno nelle loro storie, sebbene spesso somiglino
a quelle che ogni giorno riguardano la sostra cittadina, il paesello, la
società in genere.
In definitiva, una buona idea realizzata male, un’occasione
sprecata. Ho avuto l’impressione, confermata nel finale, che la Rowling abbia
voluto strafare ed il risultato non è né carne né pesce: cos’è questo libro? Un
saggio? Un noir? Un romanzo? Io non sono riuscita ad inquadrarlo; ad ogni modo,
anche se a malincuore, non mi sento di consigliarlo.
Opera recensita: “Il seggio vacante” di J. K. Rowling
Editore: Salani, 2012
Genere: narrativa straniera
Ambientazione: Inghilterra
Pagine: 553
Prezzo: 22,00 €
Consigliato: no.
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