mercoledì 31 luglio 2019

RECENSIONE: S. S. VAN DINE - SEQUESTRO DI PERSONA


Sinossi:
Sequestro di persona è un altro caso atroce e ingegnoso allo stesso tempo, con cui è alle prese il detective Philo Vance. La decima avventura di S.S. Van Dine suscita però inaspettatamente qualche perplessità sia nella critica che nel pubblico. In effetti il romanzo rappresenta una svolta nella produzione dell'autore: meno deduzioni, più azione. Lo stile però rimane inconfondibile e lo studio psicologico che vi sta dietro rende imperdibile anche questa avventura.

Commento:
Sarà che ho sempre amato l'azione nei polizieschi – cosa che solitamente mi fa preferire i thriller ai gialli -, ma questo decimo libro con protagonista Philo Vance è, a parer mio, uno dei migliori della serie.
Sembra che un giovane uomo sia stato sequestrato a fini di riscatto; tra l'ansia della moglie, l'inquietudine del fratello maggiore, la solerzia del consulente legale di famiglia e l'aperta ostilità di suocera e cognato del malcapitato, Philo Vance si ritrova ad indagare per dissipare le tante ombre di quello che solo in apparenza è un comune sequestro. Ben presto e inaspettatamente, infatti, il caso si complica giungendo al punto che il flemmatico Vance – che di solito preferisce arrivare alla soluzione tramite deduzioni psicologiche – deciderà di intervenire fattivamente esponendosi in prima persona.
La quarta di copertina ci informa che questa storia ha ricevuto giudizi non unanimi da pubblico e critica… comprensibile, se si pensa che solitamente i lettori più affezionati a quest'autore si aspettano un puro giallo deduttivo; io invece, l'ho trovato molto avvincente. Come ci dimostra Vance, d'altra parte, tutto dipende dal punto di vista, dalla capacità di guardare oltre. Consigliato, ma non come primo romanzo: ci sono numerosi riferimenti (non insormontabili, comunque) a casi precedentemente risolti da Vance.

Opera recensita: "Sequestro di persona" di S. S. Van Dine
Editore: vari, prima ed. 1936
Genere: giallo classico
Ambientazione: Stati Uniti
Pagine: 221
Prezzo: 10,00 €
Consigliato: sì
Voto personale: 9.


martedì 30 luglio 2019

RECENSIONE: MARK HADDON - LO STRANO CASO DEL CANE UCCISO A MEZZANOTTE


Sinossi:
Quando scopre il cadavere di Wellington, il cane barbone della vicina, Christopher Boone capisce di trovarsi davanti a uno di quei misteri che il suo eroe, Sherlock Holmes, era così bravo a risolvere. Perciò incomincia a scrivere un libro mettendo insieme gli indizi del caso dal suo punto di vista. E il suo punto di vista è davvero speciale. Perché Christopher soffre della sindrome di Asperger, una forma di autismo, e ha un rapporto molto problematico con il mondo. Odia essere toccato, odia il giallo e il marrone, non mangia se cibi diversi vengono a contatto l’uno con l’altro, si arrabbia se i mobili di casa vengono spostati, non riesce a interpretare l’espressione del viso degli altri, non sorride mai. Adora la matematica e l’astronomia, e uno dei suoi pensieri preferiti è immaginare di essere l’ultimo uomo sopravvissuto sulla Terra, o l’unico marinaio a bordo di un sottomarino nelle profondità dell’oceano. Scrivendo il suo libro giallo, e ripensando a romanzi come Il mastino dei Baskerville, Christopher inizia a far luce su un mistero ben più importante di quello del cane barbone. Come è morta sua madre? Perché suo padre non vuole che lui faccia troppe domande ai vicini? Per rispondere a queste domande dovrà intraprendere un viaggio iniziatico in treno e in metropolitana, in luoghi e situazioni che prima di allora avrebbe trovato intollerabili, approdando a una sorta di età adulta, orgoglioso di sapersi muovere nel mondo caotico e rumoroso degli altri.

Commento:
Questo è uno di quei libri su cui nutri grandi aspettative per lungo tempo, crogiolandoti nell'attesa di leggerli, salvo poi, a lettura finita, restarne delusa più di quanto sarebbe consentito. Non so bene cosa mi aspettassi dal libro di Mark Haddon, famoso e super consigliato ovunque, ciò che so è che mi aspettavo qualcosa in più, specialmente sul piano emotivo. E' un libro discreto che racconta l'evoluzione di un ragazzo, Christopher Boone, affetto da sindrome di Asperger, che una notte scopre che il cane della vicina è stato ucciso con un forcone e da quel momento il suo unico obiettivo, il suo chiodo fisso diventa scoprire chi l'ha ucciso. Per una casualità imponderabile, però, scoprire chi ha ucciso il cane per Christopher significherà scoprire cose della sua vita e della sua famiglia che gli erano state nascoste e che genereranno in lui un sovvertimento degli equilibri e un turbamento tali da indurlo a fare quanto di più lontano e intollerabile vi sia per un giovane con la sua malattia: partire. Partire da solo, senza un programma, continuamente a contatto con altre persone, con un numero di informazioni superiore a quanto possa sopportare, costretto a continue decisioni, per Christopher è fonte di una tensione mai provata prima, ma la paura e la voglia di chiudere il cerchio sono un deterrente più che accettabile per questo viaggio basato sull'incertezza. Inutile dire che il finale – l'unica cosa che salverei senza remore – è un'importante lezione di fiducia negli altri, autostima e crescita nel perseguire i propri obiettivi. Ho trovato originali sia la storia sia il modo in cui Haddon – per bocca del ragazzo – l'ha raccontata; tuttavia il tutto non mi ha emozionato quanto avrei supposto… perciò non posso dare un giudizio completamente positivo su questo libro che, peraltro, non si presenta come una lettura di immediata comprensione: il linguaggio e il punto di vista di Christopher, sebbene abbiano il grande pregio di essere molto realistici e di non indorare la pillola, rendono più complessa l'empatizzazione con il personaggio principale, empatizzazione che risulta evidente in Haddon, ma che non necessariamente si trasmette al lettore digiuno della vicenda e delle sue implicazioni. Il risultato è un generale spaesamento che si protrae per troppa parte del romanzo. Originale, sì, ma non del tutto convincente, almeno per me.

Opera recensita: "Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte" di Mark Haddon
Editore: Einaudi, 2003
Genere: romanzo di formazione
Ambientazione: Inghilterra
Pagine: 254
Prezzo: 16,00 €
Consigliato: sì/no
Voto personale: 7.


lunedì 29 luglio 2019

RECENSIONE: S. S. VAN DINE - IL MISTERO DI CASA GARDEN


Sinossi:
Nono dei romanzi polizieschi di S.S. Van Dine, "Mistero in casa Garden" si distacca completamente dal classico giallo, inserendo degli elementi innovativi. Lo stile utilizzato sembra contraddire le regole del Credo dello scrittore. E il finale è tra i più emozionanti e coinvolgenti tra quelli dei libri dello scrittore. Floyd, figlio di un famoso chimico, si riunisce con i suoi amici nell'attico di New York per ascoltare i risultati delle corse dei cavalli. Il detective Philo Vance riceve un messaggio anonimo con un invito a partecipare alla riunione il giorno in cui il cugino di Floyd, Swift, ha scommesso su un cavallo. Quel cavallo perde e lui si suicida, o almeno così sembra, perché ci sono tutti gli elementi che fanno credere il contrario facendo sospettare che ci siano molti lati oscuri che devono essere svelati. Eventi tragici, spazi che si comprimono e tempi che si dilatano, sono questi gli elementi che rendono il giallo un caso unico nel suo genere.

Commento:
Sarà che non mi hanno mai interessato le corse dei cavalli o gli ippodromi, sarà che l'indagine si discosta leggermente dalle consuete procedure a cui ci ha abituato, ma questo è, senza dubbio, quello che mi è piaciuto meno tra i casi di Vance che ho letto finora. Sin da subito, infatti, l'ho trovato diverso, più confusionario e frettoloso degli altri. Un gruppo di amici – o presunti tali – sta seguendo le corse di cavalli dalla casa di Floyd Garden, uno di loro; improvvisamente si sente uno sparo e tutti pensano immediatamente che Swift si sia suicidato. Il morto è, in effetti, il giovane Swift, ma non si è suicidato, come tutti sembrano credere. Sebbene abbia già compreso il possibile assassino – e anche al lettore più attento qualche sospetto sarà venuto – Vance non può, non deve rivelarlo consentendogli di reagire e fuggire. Occorre mettersi al posto dell'assassino, agire come farebbe lui, usare la sua stessa astuzia se non un pizzico di più. A costo di ferire altre persone, Vance deve mostrarsi sospettoso e distante con tutti fino all'atto finale, quello in cui la tragedia si scopre e si definisce.
Pur essendo un buon giallo, questo nono libro delle indagini di Philo Vance mi è risultato meno coinvolgente, atipico, freddo; non ho provato quel senso di "casa" che si prova con gli autori che si conoscono, Van Dine compreso… è mancata, secondo me, la metodicità della parte iniziale. Un libro comunque da consigliare… però prima leggete altro di Van Dine: non è un autore facile e questo libro, se letto per primo, potrebbe sviare o annoiare – specie se non si conoscono i suoi metodi (anche se non lo credo). Leggete il giallo classico, non c'è solo la Christie, ci sono tanti autori anche poco conosciuti, ma interessanti… Van Dine è uno di questi.

Opera recensita: "Il mistero di casa Garden" di S. S. Van Dine
Editore: Barbera, prima ed. 1935
Genere: giallo classico
Ambientazione: Stati Uniti
Pagine: 197
Prezzo: 10,00 €
Consigliato: sì
Voto personale: 7,5.


domenica 28 luglio 2019

RECENSIONE: RICHARD BACHMAN (ALIAS STEPHEN KING) - L'OCCHIO DEL MALE


Sinossi:
Un tremendo sortilegio gitano incatena a una sorte da incubo Billy Halleck, noto e influente avvocato: dopo aver investito e ucciso con la sua auto una zingara, è stato infatti assolto da tribunale, ma non dal padre della vittima, che gli ha scagliato addosso un terribile anatema. A Billy resta solo un'ultima mossa per salvarsi: affrontare quel vecchio accecato dall'odio in una partita disperata dove ogni mossa è lecita, ma in cui un destino beffardo giocherà il ruolo di protagonista, riservando un'atroce sorpresa...

Commento:
L'occhio del male è l'ultimo romanzo pubblicato da Stephen King con lo pseudonimo di Richard Bachman. E' una storia dell'orrore con risvolti nel paranormale: Billy, grasso avvocato quasi quarantenne, investe ed uccide una vecchia zingara mentre è in auto con la moglie. Il processo è praticamente già deciso, il giudice Crossinton è un amico come anche il poliziotto che fa i rilievi del caso, Billy viene assolto. All'uscita dal tribunale, però, Billy incontra il vecchio padre della morta che lo sfiora e pronuncia una sola parola: Dimagra. Da quel momento Billy comincia inesorabilmente a perdere peso e, tra sospetti di malattia che sfociano in sospetti di follia, si avvia verso un declino inglorioso e annunciato. Ma Billy non ha intenzione di rinunciare a combattere.
Che si firmi Bachman o King, c'è una cosa che al maestro è sempre piaciuta e riuscita: inserire nel quotidiano un elemento disturbante che spariglia le carte e cambia il destino. Qui, però, manca mordente: manca, per tutta la durata del libro e della vicenda, qualcosa di inatteso, originale, che susciti la curiosità e mantenga alta la tensione. L'occhio del male non è un brutto libro, ma scivola via senza troppe pretese di memoria. Ho apprezzato il personaggio di Ginelli, l'amico italiano di Billy che non va tanto per il sottile, ma non può bastare per sollevare le sorti di un libro che tramonta come sembra tramontare la vita del protagonista: tanto delirio, un bel carico di stereotipi e poco altro. Non mi sento di bocciare completamente questa storia, ma neppure di esaltarla… senza infamia e senza lode.

Opera recensita: "L'occhio del male" di Richard Bachman (alias Stephen King)
Editore: Sperling & Kupfer, prima ed. 1984
Genere: horror, paranormale
Ambientazione: Stati Uniti
Pagine: 302
Prezzo: 9,90 €
Consigliato: sì/no
Voto personale: 6.


sabato 27 luglio 2019

RECENSIONE: JEFFERY DEAVER - SARò LA TUA OMBRA (KATHRYN DANCE 03)


Sinossi:
Kayleigh Towne, famosa cantante, riceve una chiamata da un numero sconosciuto. La strofa d'apertura di "Your Shadow", la sua ultima hit, è il solo contenuto della telefonata, prima che un irrevocabile click giunga a troncare la comunicazione. Poco tempo dopo, durante le prove di un concerto, Bobby, road manager ed ex amante della bella Kayleigh, muore schiacciato da un riflettore. A indagare sull'accaduto è l'agente del California Bureau of Investigation ed esperta di cinesica Kathryn Dance, con l'aiuto del geniale criminologo tetraplegico Lincoln Rhyme. Ben presto Dance concentra i propri sospetti su Edwin Sharp, un fanatico ammiratore che da tempo tempesta Kayleigh di mail ed è convinto che "Your Shadow" contenga una velata richiesta d'aiuto rivolta soltanto a lui. Mentre le morti si susseguono e il cerchio si stringe intorno alla star e al suo entourage, si fa strada l'ipotesi che i versi di quella canzone possano condurre alla vera identità dell'assassino. Perché la passione divenuta ossessione di un fan dalla personalità disturbata non è sufficiente a spiegare i tanti misteri e le ombre di un caso che si fa d'ora in ora più pericoloso e intricato.

Commento:
Sarò la tua ombra è il terzo dei quattro volumi che (finora) compongono la serie di Kathryn Dance, l'agente del CBI esperta di cinesica e linguaggio del corpo. Questa volta lo scenario e la trama che ci viene presentata è leggermente diversa da quella dei primi due volumi: Dance stavolta è in trasferta a Fresno. Si sta godendo una vacanza assecondando la sua passione per la ricerca di talenti musicali, quando la sua amica Kayleigh Towne, giovane star della musica Country, sembra avere un problema. C'è un fan che la perseguita con mail, lettere, gadget, appostamenti. Quando il suo amico e collega Bobby viene ucciso da un riflettore, Kathryn e la giovane cantante capiscono che il problema è ben più grave di quel che sembrava. Kathryn Dance si ritrova ad indagare il corpo e le parole di un uomo che è un autentico enigma: è impenetrabile, a momenti sembra sincero e altri sembra proprio lui il killer… ma può la passione per un'artista condurre al punto di uccidere per lei? E' fondamentalmente questo che si chiederà Kathryn Dance per buona parte del libro, ma è soprattutto questo che si chiede Kayleigh che vede sconvolta la sua già precaria famiglia e la sua stessa vita.
Basato fondamentalmente sulla musica e sullo Stalking, Sarò la tua ombra è leggermente più lento e statico rispetto agli altri thriller della serie e di Deaver in generale; ciò non toglie che sia un buon thriller, specialmente con quella gradita, seppur frettolosa, ingerenza di Rhyme e Amelia, così, estemporanei ma risolutivi. Tutto sommato un libro da leggere per progredire con la saga, ben scritto ma qualche volta un po' lento e salterino, però va bene così: è comunque una buona lettura.

Opera recensita: "Sarò la tua ombra" (Kathryn Dance 03) di Jeffery Deaver
Editore: Rizzoli, 2012
Genere: thriller, seriale
Ambientazione: California, Stati Uniti
Pagine: 553
Prezzo: 10,90 €
Consigliato: sì
Voto personale: 8.


venerdì 26 luglio 2019

RECENSIONE: PLATONE - SIMPOSIO


Sinossi:
In una nuova traduzione e cura, uno dei piú celebri dialoghi platonici nel quale il filosofo mette in scena tutto ciò che i Greci hanno concepito in materia di eros. Nel Simposio si racconta di un banchetto organizzato per celebrare la vittoria che il poeta Agatone aveva riportato nell’agone tragico delle Lenee. I presenti, da Aristofane ad Alcibiade a Socrate, tengono a turno discorsi sulla natura di Eros e, nello sforzo di superarsi a vicenda in una sorta di gara, declinano la forma dell’encomio tradizionale in un climax drammatico in cui ogni discorso mette in risalto una tesi particolare: Eros come il piú antico degli dèi (Fedro), il contrasto tra eros divino ed eros popolare (Pausania), l’eros come principio universale della natura (Erissimaco), l’eros come brama dell’uomo verso la sua metà perduta (Aristofane), Eros come il piú giovane, il piú bello e il piú eccellente degli dèi (Agatone). Infine Socrate, che non propone un suo discorso, ma riferisce quel che ha appreso dalla sacerdotessa Diotima di Mantinea, stabilendo un punto fondamentale, ma altrettanto ineluttabile: la natura carente dell’amore e dell’innamorato.

Commento:
Quando ho dato vita al mio blog, tre anni fa, l'ho intitolato Il simposio dei lettori proprio pensando al simposio, luogo di convivialità e discussione. E' chiaro, dunque, che ancor prima di leggerla, quando ne conoscevo solo i tratti generali, quest'opera per me aveva un valore particolare. Ora che l'ho finalmente letta sono a dir poco spiazzata: è un capolavoro senza tempo, nonché l'opera più bella, intensa e complessa che abbia letto sull'amore. Ci hanno provato in tanti, nel tempo, a spiegare cos'è l'amore: nessuno è riuscito a farlo pienamente, nemmeno Platone, con questo dialogo di elogio di Amore, è riuscito a definirlo totalmente. Ma forse, a lettura ultimata, mi viene da pensare che l'obiettivo fosse proprio quello: declinare, attraverso le voci dei sei commensali riuniti presso Agatone, le diverse facce dell'amore, la sua natura multipla e sfaccettata, le tante dicotomie che lo compongono e dimostrare, tuttavia, che non è possibile definirlo completamente. Attraverso il pensiero di Fedro, Pausania, Erissimaco, Aristofane, Agatone e Socrate, leggiamo la spiegazione a parole di qualcosa che, in parte, abbiamo già sperimentato tutti nella vita quotidiana. L'amore come esaltazione del bello e del buono, la predilezione dell'anima prima che del corpo, ma anche il dolore e la dannazione sono solo alcune delle sfumature di qualcosa che non è divino né umano, che non è buono né cattivo, né bello né brutto… è semplicemente Amore.
Una lettura ovviamente non facile, che richiede svariate riflessioni, pause, meditazioni su singoli concetti; una lettura affascinante e profonda che arricchisce anche i profani come me che non hanno le conoscenze filosofiche per comprenderne pienamente il senso intrinseco. Un capolavoro intramontabile, dallo stile elegante, che consiglio.

Opera recensita: "Simposio" di Platone
Editore: Einaudi, prima ed. originale IV secolo A.C.
Genere: dialogo, filosofia, letteratura greca antica
Pagine: 305 (Ed. Einaudi ET classici 2014)
Prezzo: 12,00 €
Consigliato: sì
Voto personale: 10.


giovedì 25 luglio 2019

RECENSIONE: CARLO CASSOLA - LA RAGAZZA DI BUBE


Sinossi:
All’indomani della Liberazione Mara si innamora del partigiano Bube, eroe della Resistenza. Tornato alla vita civile imbottito di precetti di violenza e di desiderio di vendetta, Bube ha commesso un delitto: dopo un periodo alla macchia, viene catturato e condannato a quattordici anni di carcere. Maturata grazie al sentimento per Bube e divenuta ormai donna, Mara decide di aspettarlo con animo fedele e ostinato. Ispirato a una vicenda realmente accaduta, La ragazza di Bube – che decretò il successo anche internazionale di Cassola – è un romanzo ricco di elementi psicologici e lirici che supera le istanze neorealiste sia per il linguaggio sia per il rifiuto dei dogmatismi ideologici.

Commento:
La ragazza di Bube incarna perfettamente il prototipo di ciò che oggi chiamiamo "romanzo di formazione". Scritto nel 1960, il romanzo narra la storia di Mara e Bube, due adolescenti molto diversi che il destino o la guerra ha messo sulla stessa strada e che hanno finito per innamorarsi. Non si tratta di un amore felice: Bube, partigiano convinto tornato dalla guerra con un carico di violenza pronto ad esplodere, commette un errore che sarà fatale per il suo futuro. Braccato e mal consigliato dal suo partito, Bube dapprima fugge oltr'Alpe, poi viene catturato e condannato. Nel frattempo Mara, profondamente cambiata e trasformata da ragazzina sciocca e smorfiosa a donna costretta ad assumersi delle responsabilità, vive divisa tra un sentimento troncato quando ancora era troppo acerbo che però la lega ad un giovane a cui in fondo vuol bene, e un sentimento del tutto nuovo e inaspettato per un altro uomo. Scegliere, ovviamente, non sarà facile, ma Mara è sempre stata ostinata e una volta presa una decisione la porterà avanti fino alla fine.
Vi sono, in questo romanzo, temi importanti e tra loro molto diversi: c'è la guerra, la lotta politica, la giustizia e la moralità; c'è l'adolescenza, l'amore, la fedeltà, l'importanza di una guida; c'è la famiglia, l'impegno sociale, la differenza di classe… un coacervo di problematiche analizzate con occhio realista, lucido e profondamente partecipe, descritte con penna fine ed elegante, nascosta da uno stile volutamente scarno e grigio come la realtà che racconta.
Non ci si affeziona da subito a questo romanzo: bisogna continuare la lettura, andar quasi fino alla fine per poterne apprezzare il disegno. Ovviamente è una lettura che consiglio.

Opera recensita: "La ragazza di Bube" di Carlo Cassola
Editore: Mondadori, prima ed. 1960
Genere: romanzo di formazione
Ambientazione: Toscana, secondo dopoguerra
Pagine: 252
Prezzo: 13,00 €
Consigliato: sì
Voto personale: 8.


mercoledì 24 luglio 2019

RECENSIONE: ILARIA TUTI - NINFA DORMIENTE


Sinossi:
Li chiamano «cold case», e sono gli unici di cui posso occuparmi ormai. Casi freddi, come il vento che spira tra queste valli, come il ghiaccio che lambisce le cime delle montagne. Violenze sepolte dal tempo e che d'improvviso riaffiorano, con la crudele perentorietà di un enigma. Ma ciò che ho di fronte è qualcosa di più cupo e più complicato di quanto mi aspettavo. Il male ha tracciato un disegno e a me non resta che analizzarlo minuziosamente e seguire le tracce, nelle valli più profonde, nel folto del bosco che rinasce a primavera. Dovrò arrivare fin dove gli indizi mi porteranno. E fin dove le forze della mia mente mi sorreggeranno. Mi chiamo Teresa Battaglia e sono un commissario di polizia specializzato in profiling. Ogni giorno cammino sopra l'inferno, ogni giorno l'inferno mi abita e mi divora. Perchè c'è qualcosa che, poco a poco, mi sta consumando come fuoco. Il mio lavoro, la mia squadra, sono tutto per me. Perderli sarebbe come se mi venisse strappato il cuore dal petto. Eppure, questa potrebbe essere l'ultima indagine che svolgerò. E, per la prima volta nella mia vita, ho paura di non poter salvare nessuno, nemmeno me stessa. Dopo Fiori sopra l'inferno - l'esordio italiano del 2018 più amato dai lettori - torna la straordinaria Teresa Battaglia: un carattere fiero e indomito, a tratti brusco, sempre compassionevole. Torna l'ambientazione piena di suggestioni, una natura fatta di boschi e cime montuose, di valli isolate e di bellezze insospettabili. Tornano soprattutto il talento, l'immaginazione e la scrittura piena di grazia di una grande autrice.

Commento:
E' difficile esprimere lucidamente le emozioni evocate da questo libro: sono troppe e tutte forti. Teresa Battaglia, l'inferno con cui lotta ogni giorno – quello fuori e quello dentro di sé -, il sentimento materno verso la sua squadra e verso quell'ispettore più debole degli altri eppure più simile a lei, tutto in questo libro scatena sin dalle prime pagine un profluvio di sensazioni che impediscono di staccarsene, anche a lettura ultimata.
Teresa Battaglia è tornata, più malandata di quando l'avevamo lasciata, eppure sempre combattiva, guerriera; stavolta è alle prese con un caso anomalo, uno di quelli che oggi si chiamano Cold cases, ma che in realtà è una "morte antica": un quadro che si credeva scomparso viene ritrovato e, sottoposto a perizia per stabilirne valore ed autenticità, rivela un legame di sangue che riporta a settant'anni prima, alle lotte partigiane nei boschi del Carso. Ma le radici di questa storia triste e dalla forza dirompente vanno cercate nei riti che per millenni hanno unito le donne in una catena di vita, morte, potere, salvezza e dolore. Spetterà a Teresa e alla sua squadra, con nuovi acquisti che nascondono pregi e difetti e con le vite private squassate da nuovi sviluppi, riportare la pace in una valle violata.
Lo avevamo già sperimentato in Fiori sopra l'inferno, ne abbiamo la conferma in Ninfa dormiente: Teresa Battaglia, la squadra, l'ambientazione sono ormai indimenticabili perché restano intrappolate nel cuore di chi legge le loro storie; tutto merito della scrittura di Ilaria Tuti che, ancora una volta, ci conduce a passo sicuro tra le insidie di una natura lussureggiante e selvaggia, tra le pieghe di una cultura al femminile, di un misticismo soverchiante che ha fatto del mistero e del saper custodire i segreti la propria arma di sopravvivenza. Ma davvero, non bastano le parole per descrivere tutto questo, bisogna leggerlo… fantastico!

Opera recensita: "Ninfa dormiente" di Ilaria Tuti
Editore: Longanesi, 2019
Genere: thriller
Ambientazione: Friuli, confine con la Slovenia, valle di Resia
Pagine: 380
Prezzo: 18,60 €
Consigliato: sì
Voto personale: 9,5.


martedì 23 luglio 2019

RECENSIONE: DOLORES REDONDO - INCISO NELLE OSSA (TRILOGIA DEL BAZTàN 02)


Sinossi:
Ci sono indagini che ti costringono a mettere in gioco tutti gli affetti più cari. Ci sono assassini che ti costringono ad affrontare il tuo lato oscuro, a fare i conti con gli spettri e i segreti del passato, a rivivere ricordi che nemmeno sapevi di avere. Lo sa bene Amaia Salazar, brillante investigatrice, ma soprattutto una donna felice, prossima al parto, che vorrebbe dedicare il cuore e la mente solo all'imminente maternità. Nemmeno il suicidio di un uomo accusato di omicidio, nei bagni del tribunale, con un messaggio inquietante indirizzato proprio a lei, la distoglie dal pensiero del piccolo che sta per nascere. Ma ben presto questi strani suicidi di assassini accompagnati dalla misteriosa firma "Tarttalo" cominciano a diventare troppi per essere dettati solo dal caso e Amaia non può tirarsi indietro. Deve saperne di più, deve indagare. Muovendosi in una valle a volte magica, a volte infernale, tra incubi che forse sono qualcosa di più e rivelazioni che la metteranno a dura prova, Amaia dovrà ancora una volta confrontarsi con la propria famiglia e le proprie radici, affrontando contemporaneamente i ricordi tormentati di bambina e le angosce e le incertezze del presente di madre.

Commento:
Chi ha letto il primo volume di questa trilogia, Il guardiano invisibile, certo saprà quanto l'ambientazione qui sia importante per comprendere l'intero sviluppo della storia. E' fondamentale, infatti, calarsi completamente nell'atmosfera magica e ricca di fascino misterioso che caratterizza la valle del Baztàn, intrisa di cultura popolare, figure mitologiche, fortissime credenze al confine tra religione e culti ancestrali. Anche stavolta, l'ispettrice Amaia Salazar, originaria di questi luoghi e nel frattempo diventata capo della Omicidi della Policìa Foral di Pamplona, dovrà confrontarsi con una di queste creature mitologiche, il Tarttalo, e con l'uso che un criminale fa della mitologia. Si tratta di un fine manipolatore, un istigatore che induce altri a dare sfogo alla parte malvagia e più recondita della loro mente, quella che li spinge ad ammazzare. E su tutti i crimini c'è sempre una firma: Tarttalo. E stavolta il male si avvicina pericolosamente ad Amaia, alla sua famiglia, sembra proprio provenire dal buio dei suoi incubi.
Più lento, almeno nella fase iniziale, rispetto al primo libro, questo thriller non è, tuttavia, meno interessante. E' appassionante vedere come Amaia, refrattaria ad ogni forma di superstizione, sia suo malgrado costretta a superare i propri pregiudizi per risolvere casi che invece ne sono imbevuti; è bello osservare le dinamiche familiari e quelle della squadra che crescono e cambiano di pari passo con l'incedere della storia. Riuscirà, Amaia, ad impedire che le ombre la inghiottano e che il male la divori? Dalla sua ha una famiglia presente, una squadra collaborativa e un intuito e un acume non indifferenti.
Bella, bella, bella davvero questa trilogia del Baztàn… credo proprio che la finirò presto.

Opera recensita: "Inciso nelle ossa" di Dolores Redondo
Editore: Salani, 2016
Genere: thriller, seriale
Ambientazione: Valle del Baztàn (Navarra), Spagna
Pagine: 475
Prezzo: 16,90 €
Consigliato: sì
Voto personale: 8,5.


sabato 20 luglio 2019

RECENSIONE: CHEVY STEVENS - NON TI LASCERò


Sinossi:
Un uomo molto attraente che ti porta in vacanza in un resort di lusso: il mare cristallino, la spiaggia bianchissima, un luogo paradisiaco. Un sogno, per Lindsey. Almeno in apparenza. Nella realtà, il matrimonio di Lindsey è un incubo. Andrew è un uomo morboso: qualunque gesto della moglie, anche involontario, può scatenare la sua rabbiosa gelosia e farlo diventare violento. Beve molto e ha minacciato di ucciderla, se scappa. Una notte, Lindsey riesce finalmente a fuggire portando con sé la figlia. Non torneranno più. Il marito verrà arrestato in seguito a un incidente e per lei e la bambina inizierà un periodo di pace. Undici anni dopo, Lindsey è una piccola imprenditrice, e la sua vita e quella della figlia adolescente scorrono tranquille in una nuova città. Lei frequenta un gruppo di sostegno e ha un nuovo fidanzato, Greg, che la ama più di quanto lo ami lei. Fino a quando Andrew non viene scarcerato e cominciano ad accadere cose strane, una serie di incidenti sempre più misteriosi.
Lei e Sophie sono nei guai o si sta solo suggestionando? È Andrew che vuole fargliela pagare per ogni giorno trascorso dietro le sbarre? È tornato per mantenere la sua promessa? D’altronde, chi altro potrebbe essere…? Con una scrittura accattivante e frenetica, che avvolge il lettore e lo lascia senza fiato, Chevy Stevens ci porta negli abissi dell’ossessione amorosa e dei legami sbagliati.

Commento:
Chi l'ha detto che i polizieschi non affrontano problemi sociali? Questo thriller, per esempio, ne affronta molti. E' una triste, ma purtroppo comune, storia di violenza domestica causata dall'alcolismo di Andrew, marito di Lindsey e padre di Sophie, che degenera in qualcosa di più. Andrew è attraente, intelligente, sembra un filantropo, ma ha un piccolo difetto: quando beve diventa cattivo e siccome lo fa spesso la vita della giovane moglie, Lindsey, si trasforma in una trappola, una terribile, folle corsa verso la catastrofe. Quando, una notte, finalmente Lindsey riesce a scappare portando con sé la figlioletta Sophie, si sente finalmente libera dal marito, ma la libertà dura poco: Andrew quella stessa notte ha commesso un'imprudenza che avrà conseguenze gravi. Undici anni dopo, dopo la prigione per Andrew e numerosi trasferimenti per le due donne, i fantasmi di quella notte tornano a sconvolgere l'equilibrio duramente conquistato di Lindsey e Sophie. L'incubo torna ad avvilupparle insieme alla paura, ma stavolta le donne non sono sole: ci sono tanti amici che tengono al loro benessere e alla loro incolumità… chissà che qualcuno non ci tenga anche troppo, però.
Nonostante non sia proprio originalissima, questa storia tiene incollati alle pagine: sembra un modo di dire, una frase da spot promozionale, però è vero. Attraverso l'uso della prima persona, Chevy Stevens acutizza la percezione di ciò che accade a Lindsey e sua figlia rendendo tutto molto più realistico. Non ci sono forzature, l'autrice non strafà, però riesce a dosare bene la tensione creando un ottimo thriller che, per di più, affronta anche problemi importanti che affliggono la nostra società. Si parla di alcolismo, di violenza domestica, ma si parla anche di rapporto tra genitori e figli, situazioni problematiche, adolescenza, fiducia reciproca. Un libro che consiglio proprio perché, oltre ad essere molto ben scritto, si colloca perfettamente al centro dei problemi della nostra società e li affronta in modo dignitoso, senza vittimismi o toni eccessivamente severi o magnanimi. C'è, di fondo, un grande senso di responsabilità in tutti i personaggi: chi sbaglia, qualunque sia l'errore, se ne assume la responsabilità. Molto intelligente l'idea di inserire questo concetto spesso dimenticato in un thriller.

Opera recensita: "Non ti lascerò" di Chevy Stevens
Editore: Fazi, 2019
Genere: thriller
Ambientazione: Canada
Pagine: 428
Prezzo: 17,50 €
Consigliato: sì
Voto personale: 8,5.


giovedì 18 luglio 2019

RECENSIONE: M. L. STEDMAN - LA LUCE SUGLI OCEANI


Sinossi:
Isabel ama la luce del faro tra gli oceani, che rischiara le notti. E adora le mattine radiose, con l'alba che spunta prima lì che altrove, quasi quel faro fosse il centro del mondo. Per questo ogni giorno scende verso la scogliera e si concede un momento per perdersi con lo sguardo tra il blu, nel punto in cui i due oceani, quello australe e quello indiano, si stendono come un tappeto senza confini. Lì, sull'isola remota e aspra abitata solo da lei e suo marito Tom, il guardiano del faro, Isabel non ha mai avuto paura. Si è abituata ai lunghi silenzi e al rumore assordante del mare. Ma questa mattina un grido sottile come un volo di gabbiani rompe d'improvviso la quiete dell'alba. Quel grido, destinato a cambiare per sempre la loro vita, è il tenue vagito di una bambina, ritrovata a bordo di una barca naufragata sugli scogli, insieme al cadavere di uno sconosciuto. Per Isabel la bambina senza nome è il regalo più grande che l'oceano le abbia mai fatto. È la figlia che ha sempre voluto. E sarà sua. Nessuno lo verrà a sapere, basterà solo infrangere una piccola regola. Basterà che Tom non segnali il naufragio alle autorità, così nessuno verrà mai a cercarla. Decidono di chiamarla Lucy. Ben presto quella creatura vivace e sempre bisognosa d'attenzione diventa la luce della loro vita. Ma ogni luce crea delle ombre. E quell'ombra nasconde un segreto pesante come un macigno, più indomabile di qualunque corrente e tempesta Tom abbia mai dovuto illuminare con la luce del suo faro.

Commento:
Quando il mare porta la piccola Lucy sull'isoletta di Janus, a Isabel non sembra vero di aver ricevuto un tale miracolo: dopo ben tre aborti spontanei, l'arrivo di quel grazioso fagottino le sembra un segno mandato da Dio. A nulla valgono gli avvertimenti e le flebili opposizioni del marito Tom, il guardiano del faro, che le ricorda che devono segnalare il naufragio della barca su cui la piccola è arrivata col padre morto: accecata dall'amore, Isabel non sente ragioni, deve badare al bene di Lucy, la bambina resterà con loro. E così, giorno dopo giorno, per quasi quattro anni la bambina porta nel cuore dei giovani genitori adottivi una luce almeno pari a quella del Faro di Janus che nelle notti di tempesta illumina la via delle barche che solcano i due oceani, l'impetuoso Australe e il placido Indiano. Ma la vita viene inesorabilmente a chiedere il conto alla coppia felice: Anna, la madre biologica di Lucy, non ha mai smesso di sperare che la figlioletta e il marito tornassero a casa, non ha mai smesso di cercarli. Comunque vada a finire, è inevitabile che questa storia spezzi il cuore a qualcuno. Perché l'amore e il dolore possono rendere le persone più umane, ma talvolta possono anche renderle più egoiste: chi è la vera madre di Lucy? Isabel che l'ha amata ed accudita con devozione o Anna che non ha mai smesso di cercarla? E il vero padre? Frank che è morto per strapparla all'ira cieca degli uomini o Tom che l'ha salvata da morte certa? E la piccola? Chi penserà a ciò che vuole lei? E soprattutto, cos'è meglio per lei?
La luce sugli oceani è un libro straziante, leggendo il quale è impossibile non commuoversi: con la sua prosa lineare e vivida, l'autrice ha creato un legame forte con i personaggi, mettendoci nelle condizioni di empatizzare con loro, con tutti loro, anche con quelli che apprezziamo meno. Non c'è colpevole, non c'è giusto o sbagliato, il confine tra bene e male è qui annullato, cancellato dalla furia delle onde. Non vince nessuno in questa storia, tutti perdono qualcosa e forse non si sarebbe potuto pensare a un finale diverso da quello scritto, sebbene doloroso e triste. Questa è una storia di amore, totalizzante e profondo, di dolore, perdita, senso di colpa, egoismo, tenacia. Un libro da leggere e da lasciar sedimentare in profondità. Difficile da dimenticare.

Opera recensita: "La luce sugli oceani" di M. L. Stedman
Editore: Garzanti, 2012
Genere: narrativa straniera
Ambientazione: Australia
Pagine: 370
Prezzo: 17,60 €
Consigliato: sì
Voto personale: 9.


mercoledì 17 luglio 2019

RECENSIONE: ANDREA CEDROLA - CORPI DI PASSAGGIO


Sinossi:
Roma, 1953. Ines Astarelli è una ragazza come tante, figlia ventunenne di un falegname del Salario, prossima al matrimonio. Quando un giorno esce di casa senza dire dove va, nessuno si preoccupa, di certo sarà di ritorno entro l’ora di cena. Non vedendola rientrare, però, i famigliari cominciano a cercarla e poi avvisano Mariano Palumbo, il fidanzato poliziotto di stanza al Sud, che arriva appena in tempo per riconoscere un corpo ritrovato senza vita sulla spiaggia di Torvaianica, a pochi passi dalla riserva di caccia della Capocotta. Su quella riserva girano voci di festini a cui partecipano politici, uomini d’affari, attori, nobili e ragazze che si prostituiscono, festini a base di droga e sesso. Gerardo Conforti non è tra gli invitati, è solo l’autista di un principe, da quando è scappato a Roma per salvarsi dalla vendetta di Augusto Trovatore, aguzzino di suo padre nella Milano fascista. Non appena capisce che dietro la morte di Ines Astarelli potrebbe esserci proprio Augusto, il suo nemico giurato, Conforti comincia a raccogliere indizi per incastrarlo e liberarsi per sempre dalla sua ombra. Ambientato nella Roma degli anni Cinquanta, delle automobili di lusso, delle riviste patinate e delle prime star, di via Margutta e dei locali del centro, Corpi di passaggio dispiega un’indagine dettagliata e avvincente ispirata al caso Montesi, il primo caso giudiziario a rivelare nel nostro paese il legame tra soldi, potere e politica, un legame destinato a segnare il secondo Novecento. Dopo il successo della Collina, Andrea Cedrola torna a Gerardo Conforti, un personaggio imprevedibile che si muove decennio dopo decennio tra le pagine più oscure della storia italiana.

Commento:
Roma, aprile 1953. Il corpo di una ragazza viene ritrovato sulla spiaggia di Torvaianica. Non si sa come sia morta, non si sa se si sia suicidata o se qualcuno l'abbia uccisa, non si conoscono i motivi di questa morte. Il corpo è di Ines Astarelli, giovane, proveniente da una famiglia normale – divisa ma non più e non meno di molte altre -, fidanzata con Mariano Palumbo, poliziotto d'istanza a Potenza, il primo a sostenere che la giovane sia stata ammazzata. Di Ines sappiamo poco altro, le poche certezze che abbiamo su di lei affogano nell'ondata di congetture, illazioni, pontificazioni seguite al ritrovamento del suo corpo. Tuttavia ben presto crescono le voci che collegano questa morte alla Capocotta, una riserva di caccia vicina al luogo del ritrovamento del cadavere, nella quale spesso si ritrova una masnada di personaggi tanto illustri quanto dubbi: l'equivoco marchese Sparagna, l'inconsistente Piero Piccioni – l'ennesimo figlio di politico – e ancora l'imprenditore di dubbia fama Augusto Trovatore. Proprio su di lui ha dei sospetti – forse un po' tendenziosi, bisogna ammetterlo – Gerardo Conforti, l'autista di un principe che, convinto della colpevolezza di Trovatore, comincia a raccogliere indizi, fa pedinamenti, incontra persone, rischia la vita, il futuro e gli affetti. E' grazie a lui che oggi conosciamo questa vicenda: nel 2012, in occasione di un evento luttuoso, Conforti ormai vecchio racconta la storia alla nipote Katia con cui a sua volta ha un rapporto controverso. Tanti furono i sospettati per la morte di Ines Astarelli, incluso un ambiguo zio, come tanti furono i depistaggi, gli sviamenti provenienti dall'alto, espressione di una corruzione e un malcostume radicati e imperituri. Liberamente ispirandosi ad un reale caso giudiziario, il caso Montesi, Andrea Cedrola ci racconta una vicenda torbida, in cui soldi, potere, politica intrappolano le vite di chi vi si trova invischiato, rendendo le persone dei semplici corpi, un'accozzaglia di figure vuote, private della loro personalità, mere marionette, corpi di passaggio, pesci presi all'amo e trascinati nelle maglie di un sistema più grande e complesso. Leggendo la trama mi sarei aspettata un thriller adrenalinico, invece ho trovato un giallo dai tempi dilatati, elegante, sottile. Non posso dire che il cambio di velocità e di sottogenere mi sia dispiaciuto, perché la lettura si è trasformata in una sfida: nulla, in questo libro, è convenzionale. Non lo è il linguaggio sempre ricercato, non lo è lo stile cangiante e controverso, non lo sono i molti flash-back che rendono la lettura enigmatica e di non immediata comprensione. Corpi di passaggio è un giallo che non facilita il lettore distratto o superficiale, è un libro che per essere portato a termine necessita attenzione, come il migliore degli enigmi, dei rebus… o dei casi irrisolti. Lo consiglio a chi non si accontenta di un giallo da ombrellone, ma vuole andare in fondo alle cose.

Opera recensita: "Corpi di passaggio" di Andrea Cedrola
Editore: Fandango, 2019
Genere: giallo
Ambientazione: Roma, 1953-Cilento, 2012
Pagine: 332
Prezzo: 18,50 €
Consigliato: sì
Voto personale: 7,5.


lunedì 15 luglio 2019

RECENSIONE: ERSKINE CALDWELL - FERMENTO DI LUGLIO


Sinossi:
Estate, Georgia, estremo Sud degli Stati Uniti. Tra i campi di cotone oppressi dall’afa, l’iroso abbaiare dei cani, i cespugli gialli di polvere ai bordi delle strade, si svolge una drammatica caccia all’uomo. Katy Barlow accusa ingiustamente Sonny Clark di stupro e la comunità precipita subito nella paura. Da una parte il negro braccato, con gli occhi sbarrati dal terrore; dall’altra i suoi inseguitori, di giorno in giorno più determinati e feroci: le due facce di un mondo sinistro e crudele, protagoniste di una vicenda fitta di avvenimenti sempre più rapidi e convulsi, fino al tragico finale in cui tutti precipitano e che tutti sommerge. Fermento di luglio, pubblicato nel 1940 è il volume conclusivo del “ciclo del Sud”, un romanzo di denuncia di grande impatto, in cui Erskine Caldwell vi fotografò con estremo nitore la mentalità e l’ambiente dove era nato e continuava a prosperare il razzismo.

Commento:
Verso la mezzanotte di una calda notte di luglio, lo sceriffo di un paesino della Georgia viene svegliato da uno dei suoi due aiutanti che lo incita a raggiungerlo al più presto: sembra che Sonny Clark, un giovane nero raccoglitore di cotone, abbia violentato Katy Barlow, una signorina bianca di famiglia contadina. Quello che segue, a partire dallo sceriffo che per tutta risposta se ne va a pescare per non trovarsi invischiato nella caccia al nero, è allucinante. La quasi totalità degli abitanti della contea dà per scontato che il fattaccio sia avvenuto, nonostante la ragazza sulle prime non dica nulla; basta che lo affermino un pastore ed una distinta signora che ha creato una petizione per rimandare tutti i neri in Africa. Non esiste processo, né sommario né reale, non esiste possibilità di replica o di spiegazione per il ragazzo: il tutto si trasforma in un climax di fame e sete di sangue, vendetta, rivalsa che travolge tutti e dal singolo nero si estende ben presto all'intera "razza nera". E, per citare il titolo di un altro noto romanzo, è Cronaca di una morte annunciata, tanto più che nessuno vuol prendersi la responsabilità di fermare questa carneficina, questo lurido gioco al massacro.
Fermento di luglio è un romanzo importante, di grande impatto emotivo, in cui non c'è pietà, riscatto, speranza: c'è solo la spietata realtà dei fatti. La scrittura lineare e metodica, nonché lucida e a tratti sarcastica di Caldwell, è esattamente quel che ci vuole per raccontare questa storia. Il suo stile viene spesso messo a confronto con quello di Steinbeck – che pure io amo molto -, ma mentre in Steinbeck c'è nobiltà d'animo, fini lodevoli, volontà di riscatto, qui no, non c'è nulla di tutto questo: basti pensare che non c'è, in tutto il romanzo, un personaggio che sia totalmente, assolutamente positivo. E' un romanzo che consiglio, una lettura d'impatto che di certo vi segnerà.

Opera recensita: "Fermento di luglio" di Erskine Caldwell
Editore: Fazi, prima ed. originale 1940
Genere: narrativa americana
Ambientazione: Stati Uniti
Pagine: 260
Prezzo: 17,50 €
Consigliato: sì
Voto personale: 8,5.


RECENSIONE: LISA SEE - LE RAGAZZE DI SHANGHAI


Sinossi:
Nella Shanghai di fine anni Trenta, una "Parigi d'Oriente" in pieno fermento culturale, le sorelle Pearl e May vivono una vita agiata e serena. Hanno ventuno e diciotto anni e sono molto unite, pur essendo diversissime: Pearl, nata nell'anno del drago, è tenace e ha uno spiccato senso del dovere, mentre May, nata nell'anno della pecora, ha un carattere più docile. La loro famiglia, grazie alle attività del padre, gode dei privilegi della borghesia di Shanghai: una bella casa, servitori a disposizione e denaro per comprare abiti eleganti e frequentare i locali alla moda. Le due sorelle non hanno bisogno di lavorare e fanno le modelle per hobby, posando per un giovane pittore. Fino a che tutto cambia. Fino a che, un giorno infausto, il padre perde l'intero patrimonio al gioco e si vede costretto a vendere le proprie figlie, dandole in spose a due fratelli cinesi che vivono a Los Angeles. Mentre i bombardamenti giapponesi imperversano sulla loro città, Pearl e May intraprendono un viaggio lungo e travagliato che le porterà nel Sud della Cina e poi, attraversato il Pacifico, nella Città degli Angeli. Qui, nei sobborghi di Chinatown, avrà inizio per loro un nuovo capitolo: la ricerca infaticabile dell'amore in un matrimonio con uno sconosciuto, l'insidioso richiamo di Hollywood, la lotta quotidiana contro le discriminazioni e la nascita di una nuova vita in cui riporre speranze che si credevano perdute...

Commento:
Devo essere sincera, questo è uno dei pochi libri di cui, a fine lettura, non ho un'opinione chiara. So che mi è piaciuto e che lo consiglio, ma non saprei spiegare oggettivamente perché. E' ovvio che non mi è piaciuta la dicotomia profonda tra i primi capitoli in cui le ragazze sono avvolte in un'opulenza fatua ed effimera, e il resto del libro in cui il dolore, l'incertezza ed un senso di catastrofe imminente regnano sovrani. Non mi è piaciuto, inoltre, questo continuo affidarsi al destino che con il peggiorare della situazione a Chinatown si trasforma in autentico vittimismo e in qualche caso sfocia in tragedia, che sembra essere tipico dei cinesi di quegli anni… va bene l'influenza dello Zodiaco sul carattere, vanno bene anche gli amuleti, ma quando si tratta del proprio futuro occorre, talvolta, prendere in mano la propria vita e magari osare! Sembra invece che qui i personaggi, dopo essere scappati dalla Madrepatria in guerra per salvarsi la vita o, in qualche caso, per fare affari, attendano sempre che da quel luogo di conflitti e profondi cambiamenti qualcuno venga a salvarli, getti loro un'ancora, salvo poi – a giorni alterni – aborrire anche solo l'idea di tornare in Cina e dichiarare eterna fedeltà agli Stati Uniti pretendendo da questi protezione e diritti. Strettamente collegato a questa riflessione è, inoltre, il giudizio – per me un dubbio irrisolto – sulle due sorelle, Pearl e May, le due vere protagoniste di questa storia. Le due ragazze, molto legate, ma anche molto diverse tra loro, all'inizio del libro appaiono frivole, avvezze ai piaceri del bello e facile, volutamente staccate dalla realtà che le circonda, tanto da non riuscire a prevedere né tantomeno affrontare il tracollo familiare che le attende; poi, quando la vita le costringe a misurarsi con qualcosa che neppure l'osservatore più avveduto avrebbe mai potuto prevedere, reagiscono in modo opposto: Pearl, la più intelligente ed assennata si ritrova ingabbiata nell'impotenza e dovrà essere May, la più ribelle e frivola a tirare la carretta. Sarà probabilmente in questo momento che si formeranno i loro caratteri e si determinerà il loro approccio alle scelte successive. Giunte in America, comunque, entrambe risultano a loro modo slegate dalla realtà che vivono, non pienamente consapevoli, e nel momento cruciale, al punto di rottura che inevitabilmente arriverà, nessuna delle due risulterà vincitrice morale. Sono loro, a ben guardare, il reale motivo di interesse del libro: al di là delle vicende storiche della Cina degli anni 30 e dei rapporti tra Cina, Giappone e America negli anni 40 e 50, è l'evoluzione di Pearl e May – come sorelle e come donne calate in società diverse da quella in cui sono cresciute, sottoposte a sfide e prove sempre nuove – il reale motivo per cui leggere questo romanzo.
Ma Le ragazze di Shanghai è, come ci ricorda l'autrice nei ringraziamenti, prima di tutto un romanzo storico che affronta con cura, delicatezza e profondità le drammatiche vicende della guerra tra Cina e Giappone che travolse la prima negli anni 30 e 40, l'immigrazione negli Stati Uniti di un numero impressionante di cittadini cinesi nei modi più disparati, la creazione di una nuova, instabile, società Sinoamericana, i contrasti con il nuovo potere comunista, la repressione, l'intolleranza. In questo senso si può tranquillamente trovare una vena di attualità in questo romanzo: è una storia, come ce ne sono tante anche in epoca moderna, di viaggio, immigrazione, abbandono, perdita, dolore, adattamento, sofferenza, non accettazione, intolleranza, mancata integrazione. In definitiva, i motivi e gli spunti che inducano a leggere questo romanzo non mancano. Lisa See, poi, ha il pregio di raccontare con delicatezza realtà anche truci e in continuo cambiamento delle quali si conosce poco; lo fa documentandosi, ascoltando racconti, testimonianze, usando l'immaginazione, immedesimandosi nei sentimenti dei suoi personaggi. Ne vengono fuori storie di rara bellezza, vivide ed appassionate.


Opera recensita: "Le ragazze di Shanghai" di Lisa See
Editore: Longanesi, 2009
Genere: narrativa orientale
Ambientazione: Cina-America
Pagine: 383
Prezzo: 18,60 €
Consigliato: sì
Voto personale: 8.

sabato 13 luglio 2019

RECENSIONE: AGATA BAZZI - LA LUCE è Là


Sinossi:
La famiglia Ahrens è protagonista di una stagione magnifica nella storia di Palermo: la “Palermo felicissima” del primo Novecento. Albert, il patriarca arrivato nel 1875 dalla Germania, diventa un entusiasta imprenditore di successo e sposa Johanna Benjamin, che sarà la madre dei suoi otto figli. Fra campagna e città fa costruire una superba villa sulla cui facciata spicca la scritta lik dör (“La luce è là”), e sono anni di prosperità, di successo, di unità.
Seguono in sequenza eventi che intaccano la serenità della famiglia: il terremoto di Messina, la Prima guerra mondiale, la morte dei due figli maschi, e infine le leggi razziali che restituiscono gli Ahrens alla loro identità ebraica.
Lo sfacelo economico conduce a un declino che non impedisce a Marta, Vera, Berta e Margherita di portare innanzi la “luce” dei valori che hanno sempre ispirato la famiglia: coraggio, dignità, rigore, speranza. La fusione fra storie individuali e Storia movimenta il quadro di una saga che lascia al centro almeno tre figure femminili memorabili: Johanna, intrepida e saggia costruttrice di fortune accanto al marito; Marta, afflitta da una severa sordità che non le impedisce di “sentire” dove va il mondo e di governare gli affari; Vera, ispirata dalla determinazione che era stata del padre.
Una saga famigliare maestosa. Una Palermo “tedesca”. Una città operosa e prospera che il tempo ha quasi cancellato. Un coro femminile che non si dimentica.
Agata Bazzi è una discendente della famiglia Ahrens: questa storia è ispirata dal ritrovamento di un diario e dai racconti ascoltati.

Commento:
La luce è là è l'iscrizione che ancora oggi è possibile ammirare sulla facciata di villa Ahrens a San Lorenzo dei Colli, vicino a Palermo. E' un'iscrizione importante, disegnata e fatta realizzare da Albert Ahrens il capostipite della grande famiglia le cui vicende sono raccontate in questo libro: è una guida, un faro che conduce i tanti membri di quella famiglia attraverso le traversie della vita senza mai dimenticare la speranza. Il compito di raccontarci la storia di questa famiglia spetta proprio ad Albert – attraverso il suo diario realmente esistente – e a Marta, la figlia che per più tempo è stata accanto ai genitori, Albert e Joanna, presenza costante nelle loro vite ed osservatrice attenta dei cambiamenti anche minimi della famiglia.
Tutto cominciò quando, a Varell in Germania, Albert rimase orfano di padre a quindici anni. Intraprendente, desideroso di studiare le lingue straniere, lavorare e conoscere il mondo, Albert non si perdette d'animo e partì in cerca di lavoro. Dopo qualche anno travagliato giunse a Napoli e da lì a Palermo. Amò questa città, i suoi colori, suoni, profumi, la conobbe profondamente, nei suoi angoli più bui e miserevoli e in quelli più scintillanti; qui decise di stabilire i propri affari e di costruirsi una famiglia ed una vita. Lo fece sposando Joanna Benjamin, una donna colta, intelligente, oculata, sensibile, una compagna di vita, un'alleata complice ed una madre attenta, severa ma dolce. Fu la scelta vincente: da quel momento per gli Ahrens cominciarono decenni felici: la famiglia si fece ben volere da tutti, si integrò bene nella comunità, crebbe in numero ed affetto. Tutto andò bene finché la guerra e la morte non fecero la loro triste irruzione nella teutonica isola felice sulle colline della Conca d'oro. Ma la famiglia non è tale solo nei momenti felici: nonostante la sorte avversa e il destino ingiusto e non benevolo, gli Ahrens dimostrarono di avere valori e basi affettive solide che li mantennero uniti pur nella distanza e impedirono il loro declino.
La luce è là è una saga familiare intensissima, dalla quale traspare tutto il dinamismo, la passione per il progresso, l'amore per la cultura e l'abnegazione per la famiglia e il prossimo del quale la nostra società dovrebbe abbeverarsi a piene mani. Si respira, in questo libro, tutta la speranza che indusse Albert Ahrens a tuffarsi in questo mondo nuovo ed in continuo mutamento, in un'epoca – la seconda metà dell'Ottocento – in cui il futuro dell'Europa era incerto. Con oculatezza, prudenza ma anche sicurezza e lungimiranza un uomo e una donna uniti seppero creare una realtà solida, capace di accogliere e produrre. Agata Bazzi, discendente diretta di questa famiglia, narra oggi le vicende degli Ahrens per trattenerne e tramandarne la memoria, affinché ciò che fu non si perda nell'oblio. Ad una prima parte più stringata, quasi frenetica, basata esclusivamente sul diario di Albert, si sostituisce la narrazione di Marta, che l'autrice ha elaborato oltre che dal diario anche dai tanti racconti ascoltati e tramandati dalle donne della famiglia. Tante donne, in questa storia, che ancora una volta si dimostrano coraggiose, fiere, presenti e in grado di decidere con lungimiranza e prudenza. Un libro importante, perché è tratto da una storia vera e perché raccoglie testimonianze del nostro passato recente preziose ed inedite. Sarebbe stato davvero un peccato che questa storia affascinante e dolorosa fosse andata perduta. A noi, come ai discendenti futuri degli Ahrens, il compito di trasmetterla anche attraverso la lettura… perché non si dimentichi e si impari dalle buone esperienze di altri.

Opera recensita: "La luce è là" di Agata Bazzi
Editore: Mondadori, 2019
Genere: saga familiare, romanzo storico, testimonianza
Ambientazione: Sicilia, 1870 (circa)-1946 (circa)
Pagine: 372
Prezzo: 19,00 €
Consigliato: sì
Voto personale: 8,5.


venerdì 12 luglio 2019

RECENSIONE: STEPHEN KING - 4 DOPO MEZZANOTTE


Sinossi:
Passata la mezzanotte qualcosa succede al tempo: si piega, si allunga, si assottiglia, torna indietro o si spezza... e talvolta la realtà subisce le stesse distorsioni. E che cosa mai accade all'osservatore sbigottito quando la finestra che separa le realtà dall'irrealtà s'infrange e le schegge di vetro schizzano ovunque tutt'intorno? Seguendo il ritmico, inesorabile ticchettio dell'orologio, King presenta quattro incubi.

Commento:
Ognitanto decido di superare il mio pregiudizio verso le raccolte di racconti… e quando lo faccio con King è sempre una buona scelta. In 4 dopo mezzanotte Stephen King ci conduce, con passo esperto, in un viaggio nel tempo e lo fa, come sempre, a modo suo. Ci sono, in questi quattro racconti, molti dei temi cari al Re: i viaggi temporali, la scrittura, la lotta tra bene e male, la famiglia, gli animali e le loro "mutazioni". Tra i tanti richiami a vecchi e nuovi romanzi c'è, al di sopra di tutto, il concetto che ad ogni azione corrisponde sempre una conseguenza, una reazione, a volte prevedibile, a volte no… ma a prescindere dalla previsione, chi compie un'azione deve sempre prendersene la responsabilità, anche quando da essa dipende la vita propria o di altri: non ci si può tirare indietro. In questa raccolta coabitano racconti molto diversi, ma con due cose in comune: sono tutte storie dell'orrore, qualcuna più, qualcuna meno, ed hanno tutti a che fare con il tempo. Il mio preferito è I langolieri, sebbene anche Il poliziotto della biblioteca abbia il suo perché.
In realtà, vista la lunghezza e la completezza, più che racconti questi sono veri e propri romanzi, ma se apprezzate le raccolte, questa potrebbe essere un'ottima scelta. Libro molto bello, ho apprezzato molto sia la prefazione, sia le note ai singoli racconti in cui King ci parla un po' di sé e di come sono nate le storie che andremo a leggere. Consigliato.

Opera recensita: "4 dopo mezzanotte" di Stephen King
Editore: Sperling & Kupfer, prima ed. originale 1990
Genere: raccolta di racconti, horror/fantascienza
Ambientazione: Stati Uniti
Pagine: 848
Prezzo: 12,90 €
Consigliato: sì
Voto personale: 8.


mercoledì 10 luglio 2019

RECENSIONE: DOLORES REDONDO - IL GUARDIANO INVISIBILE (TRILOGIA DEL BAZTàN 01)


Sinossi:
Amaia Salazar non è una donna qualunque. È una poliziotta esperta e intelligente, che è riuscita a superare l’ostilità dei colleghi uomini fino a guadagnarsi la loro stima. Anche la sua vita privata è ricca e appagante, grazie a un marito che la ama moltissimo. Ma quando una serie di delitti atroci la richiamano nel paese di origine dove vive la sua famiglia e che Amaia era ben felice di avere abbandonato, ogni certezza si sgretola improvvisamente: antiche angosce si risvegliano, segreti che sperava dimenticati e che invece ritornano, come se fossero misteriosamente collegati a quegli omicidi. Per risolvere il caso Amaia è costretta a confrontarsi con il lato buio della sua anima mettendo a rischio la solidità della propria vita, i legami familiari, perfino la certezza del proprio lavoro, e cercare l’assassino lungo i sentieri di antiche leggende, superstizioni inquietanti che parlano di un potere ancestrale e invincibile… Dolores Redondo ambienta Il guardiano invisibiletra i boschi della Navarra, nel Nord della Spagna: con perfetto equilibrio unisce suspense e folclore, dando vita a un thriller in cui i paesaggi si animano, teatro dell’azione del male e allo stesso tempo della sua sconfitta. Consacrato dal successo internazionale, Il guardiano invisibile si legge avidamente e immerge il lettore nelle sue atmosfere come un tuffo in acque profonde.

Commento:
Uscito per Salani nel 2015, Il guardiano invisibile è il primo volume della "Trilogia del Baztàn", una serie di thriller ambientati nel Nord della Spagna, in Navarra, al confine con i Paesi Baschi, nella terra conosciuta con il nome di Euskal Herria. Perché vi dico questo? Perché è importante contestualizzare geograficamente questo libro, inquanto alla base della vicenda raccontata c'è proprio la cultura, la tradizione del territorio, che in questo caso è fatta di leggende, personaggi mitici risalenti a prima del cristianesimo ed ancora profondamente radicati nella coscienza popolare. Non è solo folclore: è un modo di pensare, condurre i propri ragionamenti e scelte, vivere, ed è così radicato da convivere nei secoli con la religione ufficiale. E' su questo sostrato che si impernea la storia così magistralmente congegnata da Dolores Redondo: è con queste credenze popolari che la scettica ispettrice Amaia Salazar si trova – dopo molti anni – a confronto.
Amaia vive a Pamplona con il marito James, un uomo perfetto, no scultore americano attento e amorevole; Amaia ama il suo lavoro, è stata a Quantico, all'FBI per perfezionarsi nel profiling e nelle tecniche di investigazione e sta facendo una meritata carriera. Sarà proprio il suo lavoro, una mattina di febbraio del 2012, a riportarla ad Elizondo, il paesino in cui è nata e cresciuta, immerso tra boschi e montagne, sulle rive del fiume Baztàn: delle ragazze, appena affacciate alla vita, sono morte, barbaramente uccise con un rituale sinistro ed ancestrale. Tocca a lei, ad Amaia, nata e cresciuta lì, districare questa matassa, ma non sarà facile, sia perché il killer è bravo, si nasconde dietro una vita al di sopra di ogni sospetto, sia perché Amaia dovrà fare i conti con qualcosa a cui non vuole credere, quella cultura popolare fatta di contatti, carte, porte aperte che devono essere richiuse, Belagiles, Basajaun… E se non bastasse, ci sono i ricordi del passato che, dopo vent'anni, tornano a sommergere Amaia che con Elizondo vorrebbe non avere più a che fare.
Tra magia, figure femminili indomite e fragili, uomini maschilisti e tradizionalisti e dolori risvegliati, Dolores Redondo ci porta in una realtà affascinante ed avvincente: se la storia in sé non brilla per originalità, ciò che davvero cattura e distingue questo romanzo dalla massa è proprio l'ambientazione, il background culturale, i personaggi. Sono questi, più ancora che la storia, ad avermi catturata, in particolare Amaia e la sua famiglia, la zia Engrasi, le sorelle, il passato non ancora completamente svelato. Leggerò di certo, e quanto prima, gli altri due romanzi… questo primo libro mi ha stregato!

Opera recensita: "Il guardiano invisibile" di Dolores Redondo
Editore: Salani, 2015
Genere: thriller, seriale
Ambientazione: Navarra, Spagna
Pagine: 400
Prezzo: 16,90 €
Consigliato: sì
Voto personale: 8,5.


martedì 9 luglio 2019

RECENSIONE: FEDERICO VAN STEGEREN - IL CARTELLO OLANDESE


Sinossi:
Milioni di giovani si recano ogni anno in Olanda alla ricerca dello sballo facile venduto legalmente nei coffee shop. Ma i coffee shop olandesi dove si riforniscono? Spesso dalla criminalità organizzata, ma anche dai “cartelli”, vere e proprie aziende in contatto con i signori della droga nelle montagne del Rif in Marocco, nella Valle della Beqa’ in Libano, sugli altopiani dell’Afghanistan, nelle Antille Olandesi e in Messico. La storia di questo libro è ambientata negli anni settanta-ottanta quando fare i trafficanti era ancora un mestiere romantico e la mitica barca a vela Avalon – veloce quanto imprendibile – solcava i mari del mondo con il suo “prezioso” carico e nelle serre di fiori alla periferia di Amsterdam il “Trio d’Oro” coltivava cannabis. I nomi li abbiamo cambiati ma è tutto successo veramente.

Commento:
Lo abbiamo pensato tutti, almeno una volta: "bella l'Olanda", terra dello sballo, libera, control free… e per averlo pensato non bisogna necessariamente essere frequentatori del quartiere a luci rosse o far uso di droghe; semplicemente, l'Olanda è oggi il simbolo di una gioventù interiore che non muore mai. Ma questa libertà in Olanda non è arrivata oggi: era già così negli anni Settanta, al tempo in cui è ambientata questa storia che, inciso non trascurabile, è una storia vera. E', più precisamente, la storia di tre giovani – meno che trentenni – che mettono in piedi una società che controlla una gran quantità di coffee shop, i luoghi in cui è possibile acquistare della droga. In realtà Gerry, Ian e Dennis – così si chiamano i nostri imprenditori – la commerciano, la droga, vanno a prenderla nei luoghi in cui si coltiva, trattano con interlocutori senza scrupoli di ogni parte del mondo, fanno affari con narcotrafficanti, politici, funzionari, sceicchi, polizia. La loro è una vita votata al rischio, al calcolo dell'imprevisto al massimo, è una vita di viaggi, dissoluzione, brivido, avventura. Dal Libano all'Afganistan, dal Marocco al Messico a bordo della loro Avalon, la barca inafferrabile, commerciano la droga per mezza Europa e oltre. Così sono diventati multimiliardari e, siccome sono giovani e possono permetterselo, si divertono pure un sacco! Però, dietro l'angolo, c'è sempre l'imprevisto che non avevi calcolato…
Il cartello olandese è un romanzo d'avventura, veloce, ricco di suspense, duro come la realtà che descrive. Non l'avrei detto ad inizio lettura, ma mi è piaciuto. L'autore è Federico Van Stegeren, l'Olandese volante, lo speaker radiofonico che da quasi cinquant'anni parla ai microfoni di tante radio italiane.


Opera recensita: "Il cartello olandese" di Federico Van Stegeren
Editore: Mondadori Electa, 2019
Genere: avventura
Ambientazione: mondo
Pagine: 192
Prezzo: 17,90 €
Consigliato: sì
Voto personale: 8.


lunedì 8 luglio 2019

RECENSIONE: ROXANNE VELETZOS - LA LUCE DEL DOMANI


Sinossi:
Bucarest, gennaio 1941. Un uomo e una donna corrono tra i vicoli insieme con la figlia. Sono ebrei, sanno che presto verranno catturati e per loro sarà la fine. Tuttavia c'è un modo per dare almeno una speranza alla bambina. Un modo terribile, che lacera il cuore. Ma non hanno scelta. L'uomo e la donna abbandonano la piccola dietro un portone e scompaiono nella notte.
Natalia è stata fortunata. Condotta in orfanotrofio, è stata poi adottata da una coppia di commercianti, Despina e Anton, che l’hanno fatta subito sentire amata e l’hanno protetta durante i terribili anni del regime nazista. Tuttavia la fine della guerra ha portato l’avvento dei comunisti e, da quando la cartoleria di Anton è stata confiscata dal governo, la famiglia è in gravi difficoltà economiche. Natalia ha lasciato gli studi e si è rassegnata a una vita stretta nella morsa di un Paese oppressivo e violento. Ma tutto cambia nel momento in cui riceve una lettera dai suoi genitori naturali, miracolosamente sfuggiti al pogrom e giunti in America. Quella lettera potrebbe essere la chiave per oltrepassare la Cortina di Ferro ed essere finalmente libera. Eppure la decisione sembra impossibile: se partisse, Natalia volterebbe le spalle alle persone che l'hanno amata e cresciuta; se restasse, rinuncerebbe a un futuro pieno di opportunità…
Sullo sfondo di un Paese schiacciato tra Hitler e Stalin, questo romanzo racconta la storia di due famiglie divise eppure unite dall’amore per una bambina, entrambe pronte a lottare con coraggio e a sacrificare ogni cosa, persino la loro vita, pur di far vedere a quella bambina la luce del domani.

Commento:
Ho appena terminato la lettura di La luce del domani - primo, intensissimo romanzo di Roxanne Veletzos – e devo dire che è difficile scriverne dovendo convogliare le tante emozioni che mi ha lasciato. E' la vicenda – tratta dalla storia vera della madre dell'autrice – di Natalia, abbandonata dai suoi genitori in una fredda notte di gennaio del 1941 e poi adottata da altri Anton e Despina, altri due formidabili genitori. Insieme alla famiglia adottiva Natalia cresce serena, conduce una vita agiata, ma non riesce a dimenticare, soprattutto di notte, lo shock dell'abbandono. Non sa ancora, infatti, che i suoi genitori biologici, nell'abbandonarla, oltre a salvarle la vita, hanno in realtà compiuto un estremo, dolorosissimo atto d'amore: avevano la polizia alle calcagna, fuggivano da una Bucarest in cui l'antisemitismo diventava ogni ora più violento e dilagante. Non sapendo se sarebbero sopravvissuti, con la morte nel cuore, decisero di dare alla loro figlia di quattro anni un'altra possibilità di vedere la luce del domani. E la scelta si rivelò giusta: Anton e Despina Goza, borghesi e proprietari di una catena di negozi, oltre a un tetto, un pasto caldo e un ambiente accogliente, donarono a Natalia tutto il loro amore. Lo fecero sempre, anche quando la guerra entro prepotente nelle loro vite, anche quando il comunismo oppresse i loro giorni e le loro esistenze cambiandole profondamente. Ma, sorprendentemente, il legame con la famiglia d'origine era ancora attivo e, d'improvviso, irruppe nella vita di una Natalia spaesata, ferita dalla vita e dagli affetti. E cosa fare, dunque? Chi scegliere? Quale strada imboccare per decidere il proprio futuro?
La luce del domani è un romanzo storico struggente, realistico e perciò ancora più potente; con eleganza e delicata fermezza Roxanne Veletzos traccia la scia di una violenza sorda e ignobile che squarciò irreparabilmente famiglie, persone, vite in un Paese, la Romania, stretto tra due mondi, piegatodall'interno ed infine lasciato a se stesso con l'anima a brandelli. Questo libro commovente è un inno alla resilienza, all'estrema voglia di vivere e di riprendersi la propria vita a dispetto di qualunque sopruso, bruttura, colpo inferto dalla vita. Un libro intenso e commovente che consiglio senza remore, ancor più prezioso perché tratto da una storia vera, conosciuta intimamente e sentita dall'autrice.

Opera recensita: "La luce del domani" di Roxanne Veletzos
Editore: Nord, 2019
Genere: romanzo storico
Ambientazione: Romania, 1941-1960
Pagine: 368
Prezzo: 18,00 €
Consigliato: sì
Voto personale: 9.