giovedì 29 settembre 2022

RECENSIONE: B. A. PARIS - LA PSICOLOGA

Sinossi:

Una casa in una di quelle strade chiuse dove tutti si conoscono e le facciate sono così curate da sembrare uscite da una rivista di architettura. Alice ancora non ci crede di essere riuscita ad acquistarla a un prezzo tanto vantaggioso. Ed è solo dopo essersi trasferita che scopre il perché: la precedente proprietaria è stata uccisa due anni fa, proprio in quella casa. Dapprima turbata da quella rivelazione, a poco a poco Alice inizia a interessarsi sempre di più alla storia della donna, una psicologa sua coetanea, e non perde occasione di chiedere informazioni ai vicini. Con suo grande sconcerto, però, tutte le persone che fino a quel momento l'avevano accolta con calore e gentilezza si chiudono in un silenzio ostinato. Quasi che quella vicenda fosse una ferita ancora aperta. Come se ciò non bastasse, Alice comincia a notare delle stranezze – finestre aperte che era sicura di aver chiuso, oggetti spostati di pochi centimetri – e in lei si fa sempre più forte la sensazione di essere osservata. E si rende conto che c'è qualcosa di oscuro nascosto tra le pieghe di quella comunità apparentemente perfetta e che frugare nei segreti degli altri potrebbe rivelarsi fatale...

Doveva essere un sogno, invece si è trasformato in un incubo...

 

Commento:

Può un libro appena discreto, non originale, prevedibile e senza guizzi particolari, risultare piacevole da leggere e a dirittura consigliato? Sì, se non ci si aspetta un capolavoro del brivido. È questo il caso di La psicologa di B.A. Paris, thriller da scaffale, assolutamente commerciale, eppure gradevole da leggere. Come dicevo, è tutto abbastanza prevedibile, eppure il libro – ben scritto, questo sì – si fa leggere agevolmente e ci regala pure qualche brivido qua e là. Bisogna però sapere che si tratta di una lettura di evasione, senza particolari pretese di innovatività, una lettura che tenga compagnia , consigliata a quei lettori non troppo esigenti, che da un thriller non si aspettano nulla se non una lettura piacevole e passe par tout. E a ben vedere, chi di noi una volta tanto non ha avuto bisogno o semplicemente voglia di un libro così? Niente impegni, no elucubrazioni e ragionamenti, no stress… solo lettura.

 

Opera recensita: "La psicologa" di B. A. Paris

Editore: Nord, 2022

Traduttore: Maria Olivia Crosio

Genere: thriller

Ambientazione: Inghilterra

Pagine: 384

Prezzo: 19,00 €

Consigliato: sì    

Voto personale: 8.         

sabato 24 settembre 2022

RECENSIONE: SILENA SANTONI - VOLVER

 

Sinossi:

Argentina 1977. In un Paese schiacciato da una dittatura feroce, sei personaggi intrecciano, sulle note struggenti di un tango, i loro destini. Uno studente che abbraccia la lotta clandestina e che poi è costretto a fuggire, una madre disperata in cerca di una figlia scomparsa, un console che osa sfidare il regime, un ragazzo derubato della propria identità, un tanghèro di strada assetato di vita. Ognuno a suo modo "ritorna", come recita il titolo della canzone, ognuno ha una sua ragione per non liberarsi del passato. E poi c'è Martina, il filo rosso che li unisce. Martina ha poco più di vent'anni, una vita agiata e senza scosse fino al momento in cui una serie di eventi drammatici ne travolge l'esistenza. Improvvisamente, misteriosamente Martina scompare. Di lei nessuno sa più niente, né i genitori che la cercano disperatamente, né il fidanzato, né gli amici e i compagni di Università, né il console a cui aveva chiesto aiuto. Sullo sfondo Buenos Aires, personaggio essa stessa, assiste agli orrori che i militari perpetrano silenziosamente, contraddittoria e indecifrabile perfino per chi ci è nato e cresciuto. Un puzzle che si compone di passioni mai sopite, imprevedibili coincidenze, sospetti mai confermati, fino allo sconvolgente, inatteso epilogo. Una storia di rara potenza.

 

Commento:

Buenos Aires, primi di gennaio del 1978. Martina, giovane donna di buona famiglia e studentessa di giurisprudenza, ha appena lasciato il suo ragazzo, Juan Fernando, un tanguero cresciuto nel quartiere popolare de La Boca. Quella di Martina è stata una decisione sofferta, tanto che mentre percorre in lacrime la via che la riporterà a casa sua, ha quasi il tempo di cambiare idea e di pensare di accettare la proposta di partire con lui per la Patagonia, perciò, quando le arriva alle spalle e le afferra il braccio all'improvviso, lei gli sorride. Da quel momento non si avranno più notizie di lei. Si apre così Volver, il bel romanzo in cui Silena Santoni racconta una pagina buia della storia mondiale, quella della durissima repressione messa in atto dalla dittatura militare di Videla in Argentina dal 1976 al 1983. Volver è un romanzo corale drammatico in cui si susseguono le voci e i punti di vista di sei personaggi tutti tra loro legati che, a loro modo, sono stati vittime di questa oscura vicenda. La prima a raccontarci una parte della storia è proprio Martina, il trait d'union fra tutti loro, poi è la volta di un console italiano che ebbe un ruolo chiave nell'aiutare coloro che temevano di poter essere arrestati (non si può parlare neppure di dissidenti, qui, giacché bastava veramente poco per rischiare l'arresto e la conseguente scomparsa); c'è poi Aleandro, amico di Martina che avrebbe dovuto – e voluto – condividere con lei un pezzo di strada decisivo; poi c'è Jorge, vittima anche lui, sebbene di un'atrocità diversa; c'è poi la disperazione e il coraggio di Franca, la madre di Martina, che non ha mai smesso di lottare e sperare. L'ultimo è proprio lui, Juan Fernando, la pedina in grado di dirci davvero come sono andate le cose… e lo farà, in un finale spiazzante e, francamente, destabilizzante. L'autrice ci racconta tutto questo con stile puntuale ed asciutto, senza bisogno di iperboli per aumentare il pathos: la storia e la drammaticità di quanto raccontato parla da sé. Volver è un libro ben scritto, forte, lucido, appassionato. Un ottimo spunto per approfondire l'amara vicenda dei Desaparecidos in Argentina, una pagina di storia moderna che vale la pena conoscere per non dimenticare mai il valore della libertà.

 

Opera recensita: "Volver" di Silena Santoni

Editore: Giunti, 2022

Genere: romanzo storico

Ambientazione: Argentina

Pagine: 372

Prezzo: 18,00 €

Consigliato: sì

Voto personale: 8.

 

giovedì 22 settembre 2022

RECENSIONE: FRANCESCA MACCANI - FIORI SENZA DESTINO

Sinossi:

Sul limite estremo della città di Palermo, nella più difficile delle periferie di oggi, dieci ragazzi raccontano in prima persona la loro vita, i loro sogni, il loro poco destino. Il quartiere è il Cep, Centro Edilizia Popolare, dove promiscuità e malavita regnano sovrane, e dove l'unica legge sembra essere il possesso delle cose e delle persone. In queste spianate di cemento i bambini possono allontanarsi e non fare più ritorno, le ragazzine diventano donne troppo in fretta e i maschi crescono con l'idea che per ottenere ciò che desideri ogni mezzo è lecito. Lontanissima c'è Palermo, con i suoi splendidi monumenti e le chiese antiche che i ragazzi del Cep non hanno mai visto, come il mare. In un avvicendarsi di speranza e rassegnazione ognuno dei personaggi si racconta, con lucidità, senza filtri. Scopriamo così che la crudeltà non è una prerogativa degli adulti, ma un peccato originale che si trasmette di padre in figlio in un continuo gioco dei ruoli, alternando vittime a carnefici. Francesca Maccani, alla sua opera prima, compone un romanzo corale, struggente e verissimo.

 

Commento:

Sara insegna matematica alle medie. Da circa un anno, dal Trentino, ha seguito il marito che voleva tornare a Palermo, dov'è cresciuto, anche se a lei è costato fatica andar via dalla sua terra per approdare, per giunta, su un'isola alla quale non riesce ad abituarsi. Il caso poi ha voluto che come sede di insegnamento le venisse assegnata una scuola del CEP, periferia estrema e disagiata di Palermo, lontana dalla città, un altro mondo rispetto all'opulenza snob del centro e alla bellezza affollata di Mondello. Sara non è perfetta, tutt'altro, e non finge di esserlo e lo stesso vale per i suoi alunni. I ragazzi che Sara incontra lì, in classe, raccontano storie a cui non ci si abitua, a cui nessun docente è preparato davvero. Sono facce segnate dal degrado, dalla miseria, dalla povertà educativa e culturale; un mondo a parte rispetto a tutti i canoni educativi classici. Eppure le loro sono voci vere, spiazzanti, i loro sono racconti dolorosi che ci obbligano a non girarci dall'altra parte, a guardare in faccia il nero. Non è facile leggere queste storie, ma è necessario. Perché per ogni centro c'è una periferia da salvare, perché per ogni adulto deviato per cui non si può più fare niente ci potrebbe essere un ragazzo che ha ancora una possibilità.

 

Opera recensita: "Fiori senza destino" di Francesca Maccani

Editore: Sem, 2019

Genere: narrativa italiana

Ambientazione: Palermo

Pagine: 138

Prezzo: 15,00 €

Consigliato: sì

Voto personale: 8.

  

mercoledì 21 settembre 2022

RECENSIONE: AA. VV. - LE INVISIBILI (GENISI, OLIVA, VENEZIA, VERASANI)

Sinossi:

Prede di un sistema ingiusto e oppressivo, hanno fatto del delitto la sola via di fuga. Sono le invisibili. Sono il nuovo volto del crimine. Dalla penna di quattro scrittrici noir d'eccezione, il mondo criminale dal punto di vista delle donne.

Penserete di essere soli, in una strada buia di una periferia del Nord, sul set di un film a riprese finite o perfino in mare aperto. Ma loro vi vedono, anche se voi non le guardate. Sono creature di confine, relegate ai margini della società e dimenticate da tutti. Sanno che la vita può essere crudele ed è proprio allora che si diventa più crudeli di lei. Le protagoniste di questi racconti sono donne. Sono mamme, figlie, assassine spinte da passioni incontrollabili, o ragazze che quella vita criminale l’hanno scelta. Aspiranti rockstar soggiogate da viscidi produttori, attrici per caso, truffatrici approdate dall’Est Europa nel Sud Italia più profondo. Ma anche persone comuni, che quando la sera rientrano a casa trovano una madre dispotica ad aspettarle davanti alla tv. Sono state vittime e poi carnefici, innamorate e poi disilluse, sognatrici a cui hanno rubato i sogni. Una cosa le accomuna: da tempo hanno smesso di fingere. E hanno fatto i conti con sentimenti inconfessabili. Perché quando le cose ti appaiono in un lampo come stanno davvero, non puoi tornare indietro.

 

Commento:

Quattro autrici italiane bravissime, quattro racconti al femminile tra loro diversi, quattro contesti peculiari in cui immergersi, quattro storie da scoprire. Le protagoniste sono donne invisibili, non nel senso fantascientifico o soprannaturale del termine, ma inquanto donne comuni, che vivono il loro dolore, disagio, tormento in sordina. Magari le vediamo passeggiare per strada, le incontriamo mentre svolgono il loro lavoro, le invidiamo mentre dalla loro posizione ci paiono inaccessibili, passiamo loro accanto senza sapere che esistono ed agiscono indisturbate. Donne forti? Forse, ma non necessariamente. Donne che hanno passato il guado della sofferenza, del dolore, della rabbia ed hanno deciso di agire, di trasformare i sentimenti in combustibile, in energia omicida. Vendicatrici, guardiane, guerriere, madri, figlie, stanche di subire. Le loro sono storie che s'intrecciano con altre storie, come accade a tutti. Alcune di queste storie che le riguardano le ritroviamo in altri libri, una, l'ultima, no, inizia e finisce qui. Che le conosciate già o che le incontriate per la prima volta… l'incontro vale il rischio. Personalmente ne conoscevo due su quattro, Chicca Lopez ed Imma Tataranni, ma mi ha fatto piacere conoscere anche le altre due. La mia storia preferita, però, per tanti motivi, è la prima, quella scritta da Gabriella Genisi, che mi ha riportata in riva al mio mare in compagnia del maresciallo Chicca Lopez che è sempre un piacere ritrovare.

 

Opera recensita: "Le invisibili" di G. Genisi, M. Oliva, M. Venezia, G. Verasani

Editore: Rizzoli, 2022

Genere: raccolta di racconti, noir

Pagine: 228

Prezzo: 16,00 €

Consigliato: sì

Voto personale: 8.

  

RECENSIONE: HANNA BERVOETS - QUESTO POST E' STATO RIMOSSO

Sinossi:

Essere un moderatore di contenuti significa vedere l'umanità al suo peggio, ma Kayleigh ha bisogno di soldi. Ecco perché accetta un incarico per una piattaforma di social media di cui non le è permesso fare il nome. La sua responsabilità consiste nell'esaminare video e foto offensivi, sproloqui e teorie cospirative, e decidere quali debbano essere rimossi. È un'attività estenuante. Kayleigh e i suoi colleghi trascorrono le giornate guardando le cose più orribili sui loro schermi, e valutandole secondo le linee guida dell'azienda, che cambiano in continuazione. Eppure lei sente di essere nel posto giusto. È brava nel suo ruolo, trova amici tra gli altri moderatori e, quando si innamora della sua collega Sigrid, per la prima volta il futuro le sembra luminoso. Ma presto il lavoro inizia a cambiarli tutti, facendo deragliare le loro vite in modi allarmanti. Quando i colleghi crollano uno dopo l'altro, quando Sigrid diventa sempre più distante e fragile, quando i suoi amici cominciano a sposare le stesse teorie cospirazioniste che dovrebbero valutare, Kayleigh si chiede se quel che fanno non sia troppo per loro. Eppure lei sta benissimo. O no? Ambientato nel mondo tossico dei moderatori di contenuti, Questo post è stato rimosso è una storia potente e attuale su chi o che cosa determini la nostra visione del mondo. Esplora il concetto di moralità e di come sia fluido, mutando costantemente a seconda di dove e con chi ci troviamo, e mette in luce il potere delle grandi aziende tecnologiche, il modo in cui ci controllano e alla fine ci cambiano per sempre.

 

Commento:

Libro dal titolo eloquente, "Questo post è stato rimosso" ci fornisce una fotografia di uno spaccato della società dei giorni nostri che troppo spesso – più o meno consapevolmente – ignoriamo: quale effetto hanno i social network nella nostra vita? Un effetto importante e subdolo, a giudicare da quanto mette in luce Hanna Bervoets in queste pagine, specie se si passano molte ore a stretto contatto col mondo social magari per lavoro. La protagonista, nonché voce narrante, è una giovane donna che, per necessità, trova lavoro come moderatrice di contenuti presso un'azienda il cui committente è una piattaforma social di cui non le è permesso fare il nome (ma poco importa, in fondo, per quanto sia comunque facilmente identificabile a chi bazzichi un po' i social). Insieme ai suoi colleghi, questa donna, Kayleigh, si ritrova ogni giorno, per molte ore, a guardare su uno schermo contenuti segnalati come molesti o inappropriati e a doverli valutare rapidamente in base a linee guida che cambiano continuamente. In quanto moderatrice, deve decidere se e perché un certo contenuto può o non può restare online. In pratica, però, Kayleigh e gli altri si ritrovano a guardare ogni giorno il peggio del peggio che un cervello umano sia in grado di partorire. E questo, anche se non vuoi, anche se non te ne accorgi, alla lunga ti cambia. Cambia le tue prospettive, spinge un po' di più l'asticella del tollerato o tollerabile, ti rende disilluso, ti crea disturbi fisici, arriva persino ad influenzare le tue idee. Non ci credete? Ebbene, leggete qui, quel che succede a Kayleigh, ai suoi colleghi, a Sigrid, la collega di cui Kayleigh s'innamora – ricambiata – e che dopo poco tempo diventa un'altra donna. Non vi basta ancora? Pensate sia solo "un'opera di fantasia"? Bene, ci sono tanti studi cui far riferimento se si vuole approfondire. E in fondo è a questo che serve il romanzo di Hanna Bervoets: è troppo breve per essere esaustivo, ma getta un sasso, smuove le acque e ci mostra un problema che merita attenzione. Consigliato.

 

 

Opera recensita: "Questo post è stato rimosso" di Hanna Bervoets

Editore: Mondadori, 2022

Traduttore: Francesco Panzeri

Genere: narrativa straniera

Ambientazione: non definita

Pagine: 108

Prezzo: 17,50 €

Consigliato: sì

Voto personale: 8,5. 

lunedì 19 settembre 2022

RECENSIONE: ALBERT CAMUS - LA PESTE

Sinossi:

Orano è colpita da un'epidemia inesorabile e tremenda. Isolata con un cordone sanitario dal resto del mondo, affamata, incapace di fermare la pestilenza, la città diventa il palcoscenico e il vetrino da esperimento per le passioni di un'umanità al limite tra disgregazione e solidarietà. La fede religiosa, l'edonismo di chi non crede alle astrazioni, ma neppure è capace di "essere felice da solo", il semplice sentimento del proprio dovere sono i protagonisti della vicenda; l'indifferenza, il panico, lo spirito burocratico e l'egoismo gretto gli alleati del morbo. Scritto da Camus secondo una dimensione corale e con una scrittura che sfiora e supera la confessione, "La peste" è un romanzo attuale e vivo, una metafora in cui il presente continua a riconoscersi.

 

Commento:

Prima di leggere "La peste", pensavo che questo romanzo di Camus, insieme ad altri pure di grande valore letterario, fosse tornato di moda con lo scoppio della pandemia di Covid 19. Ora che l'ho letto il mio errore mi è parso lampante: questo romanzo non ha mai smesso di essere attuale, così come non smetterà mai di esserlo "Cecità" di Saramago. Perché? Perché l'uomo, ciclicamente, assume sempre gli stessi atteggiamenti e comportamenti in tutte le situazioni. Se messo sotto pressione, l'uomo reagirà sempre in una gamma di modi ridotta ed archiviata, perciò consolidata e replicabile. Ed eccola, l'attualità di "La peste": usare a pretesto un morbo che tutti reputiamo appartenere al passato, scoppiato in una città sconosciuta, per raccontarci con occhio lucido e piglio severo la società, la nostra società, con pregi e difetti. Una lettura consigliatissima, ben più de "Lo straniero" che invece non avevo apprezzato.

 

Opera recensita: "La peste" di Albert Camus

Editore: Bompiani, prima ed. 1947

Traduttore: Beniamino Dal Fabbro

Genere: narrativa straniera

Ambientazione: Orano (Algeria)

Pagine: 165

Prezzo: 13,30 €

Consigliato: sì

Voto personale: 8,5.

  

venerdì 16 settembre 2022

RECENSIONE: PHILIP ROTH - LA MACCHIA UMANA

Sinossi:

Il professor Coleman Silk da cinquant'anni nasconde un segreto, e lo fa così bene che nessuno se n'è mai accorto, nemmeno sua moglie o i suoi figli. Un giorno però basta una frase (anzi una sola parola detta per sbaglio, senza riflettere) e su di lui si scatenano le streghe del perbenismo, gli spiriti maligni della "political correctness". Allora tutto il suo mondo, la sua brillante vita accademica, la sua bella famiglia, di colpo crollano; e ogni cosa che Coleman fa suscita condanna, ogni suo gesto e ogni sua scelta scandalizzano i falsi moralisti. Non c'è scampo perché "noi lasciamo una macchia, lasciamo la nostra impronta. Impurità, crudeltà, abuso, errore, escremento, seme: non c'è altro mezzo per essere qui".

 

Commento:

Non è facile descrivere le sensazioni contrastanti che questo romanzo (il secondo di Roth che leggo) suscita in me. A lettura ultimata, provo una sorta di dualismo che mi divide e non mi consente di stabilire con chiarezza quale sia la mia opinione su La macchia umana, Coleman Silk e la sua storia dall'epilogo triste. Se da un lato sento che si tratta di un buon romanzo, di una buona prova narrativa che affronta tematiche scomode con una mentalità aperta ed una scrittura brillante, d'altra parte mi sembra di fiutare, nella scrittura di Roth, la puzza di un compitino ben fatto, di qualcosa di scritto per piacere ed imbonire l'opinione pubblica sensibile a certi temi. È come se in tutto il romanzo ci fosse qualcosa di capzioso che me lo fa sentire finto, posticcio, come se anche dopo aver letto tutto questo bel mappazzone, non ci fosse dato penetrare l'ambiguità irriducibile di Roth per conoscere il suo pensiero reale. E sorprendentemente, il fatto che qui, a ben guardare, quasi nessun personaggio è perfetto – neanche Coleman Silk, né i figli, né l'amante – finisce per rafforzare questo mio pensiero. Poi c'è da dire che il romanzo è originale, brillante, coinvolgente, e sicuramente Roth è un autore molto abile, soprattutto se si pensa che il personaggio a mio parere più riuscito è quello più odioso, Delphine Roux. Però rimane tutto il resto, tutte le considerazioni sopra esposte, per non parlare del fatto che la libertà tanto agognata da Coleman Silk si fonda su una becera bugia… Sorvoliamo. In definitiva, mi è piaciuto leggere questa storia, arrivo a consigliarla perché è ben scritta ed offre punti di vista interessanti, ma non riesco a darle il mio sì convinto. Credo che mi resterà per sempre il dubbio se la storia in sé mi sia realmente piaciuta.

 

Opera recensita: "La macchia umana" di Philip Roth

Editore: Einaudi, (prima ed. 2000)

Traduttore: Vincenzo Mantovani

Genere: narrativa americana

Ambientazione: Stati Uniti, 1998

Pagine: 395

Prezzo: 13,50 €

Consigliato: sì

Voto personale: 7,5.

  

martedì 13 settembre 2022

RECENSIONE: SOPHIA MAVROUDIS - STAVROS

Sinossi:

Atene all'alba... Un pezzo del fregio del Partenone è scomparso e il cadavere di un archeologo giace ai piedi dell'Acropoli. Il passato del commissario Stavros Nikopolidis è appena riemerso violentemente.

Stavros, primo romanzo di Sophia Mavroudis, è un romanzo noir, una variazione sul tema greco: un faccia a faccia tra Stavros – un poliziotto un po' burbero, un po' filosofo – e un killer tornato dal passato, sullo sfondo della Grecia di oggi che cerca con ogni mezzo di districarsi da questa crisi e uscirne a testa alta! Una tragedia greca moderna, ricordi dolorosi, una vecchia vendetta, un doppio dramma, personale e professionale. E la ricerca ossessiva della verità in un paese pieno di corruzione politica, disperazione sociale e relazioni umane fallite. Qui i profumi dell'ouzo si mescolano a quelli di questo porto mediterraneo che da sempre accoglie le persone del mondo in difficoltà. È tutta l'anima di una Grecia stremata da anni di austerità che emerge con forza da queste pagine. Affiancato dai suoi più fedeli colleghi – Dora, ex forze speciali, Eugénios l'hacker e Nikos l'albanese –, dall'amica Matoula, proprietaria di un bar dal passato oscuro, Stavros riuscirà finalmente a far uscire dall'ombra coloro che da tanti anni ammorbano la sua città. Ma la vita a volte riserva molte sorprese...

 

Commento:

L'ottima quarta di copertina è già esaustiva per quanto riguarda la trama… non mi resta, quindi, che lasciarvi le mie impressioni. Stavros è un noir mediterraneo tipico, sempre che si possano rinvenire caratteri di tipicità in un sottogenere così nuovo ed in assestamento. Dicevo, tipico perché vi ritroviamo certamente l'ambientazione mediterranea – in questo caso Atene col suo porto che di questo mare è stata centro indiscusso per millenni – e poi un protagonista in lotta con se stesso e con il mondo, che viene dai bassifondi e conosce la sua città meglio che le sue tasche. Se non bastasse, qui la mescolanza (che può diventare scontro in un attimo) fra culture è più forte, preponderante, determinante che altrove, a cominciare dalla squadra del commissario Stavros per finire al suo antagonista ed alla sua rete. Molta carne al fuoco per questo primo volume di una nuova serie, a patto però che non si bruci tutto in un mucchietto di cenere: non so ancora se questo commissario mi convince fino in fondo, ho trovato troppi discorsi filosofici in queste pagine che mi sono sembrati un po' forzati per un thriller e per un certo ambiente. Sarà un mio preconcetto? Se è così, sarò lieta di superarlo. Leggerò ancora di Stavros, sono curiosa di sapere di più di lui, del contorno, dell'evoluzione che l'autrice vorrà imprimere alla serie. Per ora, comunque, mi mantengo cauta nelle valutazioni, poi si vedrà.

 

Opera recensita: "Stavros" di Sophia Mavroudis

Editore: E/O, 2022

Traduttore: Giovanni Zucca

Genere: noir mediterraneo

Ambientazione: Atene, Grecia

Pagine: 216

Prezzo: 16,00 €

Consigliato: sì

Voto personale: 7,5.

  

lunedì 12 settembre 2022

RECENSIONE: MANDY BAGGOT - TUTTA COLPA DELL'ESTATE

Sinossi:

Lucie Burrows ha proprio bisogno di una bella vacanza. Dopotutto se l'è meritata: lavora tutto l'anno come infermiera, con turni massacranti e un incrollabile senso del dovere. Ma adesso è arrivata l'estate e ad attenderla c'è la magnifica isola di Corfù, con il suo splendido mare. Appena mette piede sull'isola, Lucie si lascia conquistare dalla magia della Grecia: il sole è un incanto e l'acqua uno smeraldo invitante, che racchiude la promessa di nuotate indimenticabili. In quell'atmosfera idilliaca, lo stress diventa presto un lontano ricordo. Ma gli imprevisti sono in agguato: un giorno, mentre sta facendo una passeggiata, una frana improvvisa le impedisce di tornare al villaggio, che è rimasto isolato dal resto dell'isola. Per fortuna non è sola: anche Michalis, l'affascinante medico del posto, è rimasto tagliato fuori. E se quell'incontro imprevisto fosse l'occasione per tornare ad amare?

 

Commento:

Un libro su cui non avrei scommesso, che alla fine si è rivelato carinissimo. Questa la sintesi del mio pensiero su Tutta colpa dell'estate di Mandy Baggot, un romanzo rosa meno rosa di quanto pensassi. Ambientato a Corfù nell'arco di due settimane di vacanza estiva, questo romanzo ci porta in un caratteristico paesino in cui la popolazione è tra le più longeve al mondo. Quale sarà l'elisir di lunga vita di queste persone così caratteristiche? Sarà ciò che mangiano e bevono? Sarà l'aver conservato pressoché intatte le abitudini di vita di una volta? O sarà forse qualche rimedio segreto fornito loro dal medico del paese? Proprio il giovane medico, Michalis, è uno dei protagonisti – nonché rivelazione inaspettata – della storia, insieme a Lucie, un'assennata infermiera inglese giunta sull'isola insieme al suo amico e collega Gavin, per cercare di godersi – senza farsi travolgere dai sensi di colpa – una meritata vacanza. Il finale è più o meno prevedibile, ma nel mezzo c'è una bella storia godibile e tanta, tanta Grecia. Piccola nota: temevo che l'argomento della pandemia potesse essere esacerbato o banalizzato, invece è stato trattato, a mio parere, in modo congruo. Insomma, Tutta colpa dell'estate è, se non più una buona lettura per i pomeriggi estivi, un buon aiuto per chi l'estate non vuol proprio farla andare via.

 

Opera recensita: "Tutta colpa dell'estate" di Mandy Baggot

Editore: Newton Compton, 2022

Traduttore: Arianna Pelagalli

Genere: romanzo rosa

Ambientazione: Grecia

Pagine: 416

Prezzo: 9,90 €

Consigliato: sì

Voto personale: 8,5.

  

giovedì 8 settembre 2022

RECENSIONE: VALERIA PARRELLA - ALMARINA

Sinossi:

Può una prigione rendere libero chi vi entra? Elisabetta insegna matematica nel carcere minorile di Nisida. Ogni mattina la sbarra si alza, la borsa finisce in un armadietto chiuso a chiave insieme a tutti i pensieri e inizia un tempo sospeso, un'isola nell'isola dove le colpe possono finalmente sciogliersi e sparire. Almarina è un'allieva nuova, ce la mette tutta ma i conti non le tornano: in quell'aula, se alzi gli occhi vedi l'orizzonte ma dalla porta non ti lasciano uscire. La libertà di due solitudini raccontata da una voce calda, intima, politica, capace di schiudere la testa e il cuore. Esiste un'isola nel Mediterraneo dove i ragazzi non scendono mai a mare. Ormeggiata come un vascello, Nisida è un carcere sull'acqua, ed è lí che Elisabetta Maiorano insegna matematica a un gruppo di giovani detenuti. Ha cinquant'anni, vive sola, e ogni giorno una guardia le apre il cancello chiudendo Napoli alle spalle: in quella piccola aula senza sbarre lei prova a imbastire il futuro. Ma in classe un giorno arriva Almarina, allora la luce cambia e illumina un nuovo orizzonte. Il labirinto inestricabile della burocrazia, i lutti inaspettati, le notti insonni, rivelano l'altra loro possibilità: essere un punto di partenza. Nella speranza che un giorno, quando questi ragazzi avranno scontato la loro pena, ci siano nuove pagine da riempire, bianche «come il bucato steso alle terrazze».

Proposto per il Premio Strega 2020 da Nicola Lagioia: «Nella storia del rapporto, in un carcere minorile, tra una professoressa di matematica e la sua nuova allieva si nasconde una vicenda che ci riguarda tutti. Quanto siamo disposti a metterci in gioco davanti agli altri? Il dolore ci accomuna, la paura trae costantemente il peggio da noi, il senso del dovere può diventare una scusa per andare sempre in giro con la guardia alta. Fino a quando la vita non ci obbliga a scegliere. Almarina racconta tutto questo con un'intensità e una misura ammirevoli, e una forza linguistica rara, segnando una tappa importante nella letteratura italiana di questi anni.»

 

Commento:

Nisida è un luogo a sé, a parte rispetto a Napoli, la città che lo guarda come un miraggio o una propaggine misteriosa. È un carcere minorile, ma diverso da tutti gli altri: qui i ragazzi hanno davvero una possibilità di essere rieducati, riabilitati, liberati. Il problema è, quando usciranno, dove andranno? Se lo chiede Elisabetta, che lì a Nisida insegna da anni e ogni giorno prova a dar loro nozioni di matematica e di vita sapendo che un giorno potrebbe non ritrovarseli più davanti, non rivederli più. Intanto oggi nella sua classe c'è un'allieva nuova, si chiama Almarina ed è già adulta, sebbene non abbia ancora diciott'anni. Tra docente e discente scatta qualcosa, qualcosa di speciale, qualcosa che è accaduto tante volte fra insegnanti e studenti: un'affezione diversa, speciale, un sussulto del cuore che fa quasi pensare ad una casa, ad una famiglia, al prendersi cura. Almarina è sola al mondo e, diversamente dal passato, ora anche Elisabetta lo è. Perciò forse è per questo che non può fare a meno di assecondare quest'emozione. "Almarina" è un lungo monologo di una donna con se stessa, una donna di cinquant'anni che si crede al capolinea, ancora afflitta com'è dal dolore della perdita del marito, ma che non ce la fa a rinunciare a sentirsi viva, almeno nel pensiero. Anticonformista e battagliera, ogni mattina Elisabetta entra a Nisida per liberarsi della città, dei fardelli, dei pensieri, forse anche di un po' di sé, quel po' che consegna ai suoi ragazzi nelle ore di lezione. La sua è una voce forte, sincera, rimasta silente troppo a lungo e perciò pronta a levarsi quando finalmente trova qualcosa – o qualcuno – per cui lottare. La scrittura di Valeria Parrella è vibrante, emotiva e tagliente, la voce di Almarina è un riflesso perché quella di Elisabetta si fa forte per proteggerla, si fa forte per entrambe. È un libro da leggere, questo,, non solo perché è un viaggio fra i pensieri di una donna che compie un percorso di riemersione dal proprio io ferito, ma anche perché affronta temi di cui di solito si parla in fredde aule universitarie, in convegni tra menti eccelse troppo lontane dall'oggetto dei loro discorsi, o peggio, direttamente nelle aule dei tribunali per i minorenni. Difficilmente di questi temi si parla nei romanzi e questa scelta coraggiosa e civile va premiata. Piccola nota personale del tutto irrilevante: ho rimandato a lungo la lettura di questo libro e confesso che mi aspettavo qualcosa di diverso. Ricordo che quando uscì, nel 2019, lessi la trama ed irrazionalmente pensai a qualcosa di lieve, a una di quelle storie al femminile tutte speranza, fiori, tramonti e onde del mare… Chissà a cosa pensavo, leggendo! In realtà i fiori, i tramonti e le onde del mare ci sono anche qui, ma con tutt'altra connotazione. Colpa mia e delle mie fantasticherie: immaginavo di leggere altro. In ogni caso, sono contenta di aver letto questo libro e lo consiglio senza remore.

 

 

Opera recensita: "Almarina" di Valeria Parrella

Editore: Einaudi, 2019

Genere: narrativa italiana

Ambientazione: Napoli

Pagine: 136

Prezzo: 17,00 €

Consigliato: sì

Voto personale: 8.

  

mercoledì 7 settembre 2022

RECENSIONE: VASCO PRATOLINI - METELLO

Sinossi:

«Quelle lotte, quei leader e quegli eroi raccontati da Pratolini sono cominciati con Spartaco, continuano oggi in Fiat e proseguiranno un giorno sulle stelle. Come può non parlare, il muratore Metello del 1894, al precario di oggi?» – dalla prefazione di Antonio Pennacchi

Firenze, 1875. Metello Salani nasce nel rione popolare di San Niccolò e, anche se si trasferisce quasi subito a vivere in campagna con gli zii, non dimentica la sua città d'origine. Lì è morto suo padre, annegato in Arno. Lì riconosce le sue radici. E lì fa ritorno non appena gli riesce, a soli quindici anni, in cerca di lavoro e di fortuna. Sotto l'ala protettrice di Betto, il vecchio anarchico che gli farà da padre, Metello inizia a lavorare come muratore nei cantieri edili e si avvia a un apprendistato non solo nel mestiere, ma anche nella vita: muove i primi passi nel movimento sindacale, incontra Ersilia, si innamora, conosce il carcere e la lotta politica, sperimenta la tentazione e il tradimento. Dall'infanzia alla maturità, l'esistenza di Metello – tra i più carismatici e poetici personaggi di Pratolini – si snoda attraverso le tappe principali della storia di un'Italia agli albori: una nazione ritratta all'indomani dell'Unità, travagliata da duri conflitti di classe, ancora – e sempre – in cerca di se stessa.

 

Commento:

Come ho già avuto modo di scrivere in qualche recensione recente, ho scoperto, leggendo e leggendo, una predilezione per i romanzi realisti e neorealisti. E Metello di Vasco Pratolini è, senz'alcun dubbio, un romanzo neorealista, quindi mi piace. Il punto è che Metello mi è piaciuto molto perché è un ottimo, ottimo romanzo neorealista, uno di quelli che ti porta di schianto nel mondo che descrive, ti fa pensare, sentire, vivere come i personaggi che lo animano che, a loro volta, non restano mai chiusi in quelle pagine. Hanno un respiro ampio, sono indomabili pur nelle loro ristrettezze, non ci stanno a "farsi legare", loro devono essere liberi, far valere i loro diritti. Ecco, Metello è proprio un romanzo di questo tipo, per giunta storico, perché giustamente bisogna dare alle vicende il giusto tempo per sedimentare prima di poterle raccontare con lucidità eppure con trasporto. E Metello di questi personaggi ne è pieno! Primo della trilogia "Una storia italiana", scritto nel 1952 ma pubblicato nel '55, Metello racconta compiutamente la condizione operaia della fine dell'Ottocento e dei primi del Novecento, condizione che riguardava tutta Italia ma il cui racconto si concentra qui a Firenze, tra i cantieri edili, seguendo proprio un giovane lavoratore povero e indefesso, intelligente e buono a vivere: Metello Salani. La sua storia, simile a molte altre, ci riporta in un ritratto di rara lucidità e bellezza uno spaccato della lotta di classe e della storia d'Italia che ormai possiamo trovare solo nei romanzi. Una lettura importante, consigliata a tutti, senza remore.

 

Opera recensita: "Metello" di Vasco Pratolini

Editore: Rizzoli, 2011 (prima ed. 1955)

Genere: letteratura italiana, romanzo storico

Ambientazione: Firenze, fine Ottocento-Primi Novecento

Pagine: 329

Prezzo: 13,00 €

Consigliato: sì

Voto personale: 8,5.

  

RECENSIONE: DAVID LAGERKRANTZ - OBSCURITAS (REKKE E VARGAS 01)

Sinossi:

Nell'estate del 2003, mentre gli americani stanno invadendo l'Iraq, a Stoccolma un arbitro di calcio di origini afgane viene picchiato a morte. Dell'omicidio è accusato Giuseppe Costa, uomo dal temperamento focoso, nonché padre di uno dei giocatori della squadra. Ma, al solito, non c'è nulla di definitivo. Di fronte alle insistenze di Costa, che continua a dichiararsi innocente, il capo della polizia decide di chiedere aiuto a Hans Rekke, professore di psicologia ed esperto mondiale di tecniche di interrogatorio, noto per aver trovato in passato la soluzione di enigmi apparentemente indecifrabili. Rekke fa parte dell'alta società di Stoccolma, è sofisticato, colto, grande esperto di logica e musica, ma è anche dipendente dai farmaci, ed è un uomo fragile. Dopo un avvio non particolarmente fruttuoso, si ritrova a collaborare gomito a gomito con Micaela Vargas, giovane poliziotta di origine straniera, cresciuta nei bassifondi della capitale e tirata dentro all'indagine quasi per caso. Una coppia decisamente originale, che decide di andare a fondo di un caso che li trascina nella caccia della Cia ai terroristi e nella guerra dei talebani contro la musica. Chi era davvero l'arbitro ucciso? È ragionevole considerarlo una vittima? La ricerca della verità costringerà Rekke e Vargas a cambiare continuamente prospettiva, in un crescendo di suspense e colpi di scena.

 

Commento:

Dopo le biografie calcistiche, i tre volumi conclusivi della saga Millennium e un paio di romanzi non di successo, David Lagerkrantz torna a far parlare di sé con un thriller che, evidentemente, inaugura una nuova serie, con protagonisti una poliziotta di origine cilena con alcuni fattori di oscurità in famiglia e un professore di psicologia nonché esperto di tecniche di interrogatorio, in preda ad una forma acuta di depressione autolesionista. In poche parole, una coppia improbabile che, tuttavia, trova un suo equilibrio precario ed un modo accettabile di funzionare. Hans Rekke e Micaela Vargas sono impegnati, in questo primo caso che li porta a conoscersi e collaborare, nel tentare di capire chi – e possibilmente perché – ha ucciso Jamal Kabir, un arbitro di calcio molto amato, di origine afgana. Dopo un primo sospettato per il quale mancano però riscontri convincenti, l'indagine si arena. Sembra che sia difficile inquadrare la vittima, pare manchino informazioni su più fronti… o forse le informazioni ci sarebbero, ma qualcuno ha interesse a che i pezzi non combacino? Micaela, però, non si arrende: nonostante sia stata da tempo sollevata dal caso, questa vicenda continua ad essere un tarlo nella sua mente. Man mano che lei e Rekke indagano per loro conto, emergono inquietanti rimandi ai talebani, alla musica, a strani luoghi di prigionia… Chi era veramente l'uomo ucciso dopo una partita di calcio? Cosa faceva in Svezia? Qual era il suo passato? Un thriller complesso, questo di Lagerkrantz, che ci riporta a periodi oscuri della storia mondiale sui quali c'è, evidentemente, ancora molto da dire. In questo primo volume, Lagerkrantz dà comprensibilmente molto spazio alla caratterizzazione dei protagonisti, il che rallenta la narrazione che, comunque, mantiene un buon livello di tensione, anche grazie ai numerosi colpi di scena e alle molte deviazioni. Vedremo cosa sarà di questa coppia mal assortita eppure in sintonia… per il momento, primo volume promosso.

 

Opera recensita: "Obscuritas" di David Lagerkrantz

Editore: Marsilio, 2022

Traduttore: Laura Cangemi

Genere: thriller, seriale

Ambientazione: Svezia

Pagine: 416

Prezzo: 19,90 €

Consigliato: sì

Voto personale: 8.

  

RECENSIONE: FRANCESCO MUSOLINO - MARE MOSSO

Sinossi:

Mare mosso è la storia di un arduo salvataggio, ispirato a un'impresa realmente accaduta al largo del mar di Sardegna, che l'autore arricchisce con una decisa atmosfera da noir mediterraneo che rende omaggio a Corto Maltese e Jean-Claude Izzo, raccontando di traffici d'armi, stupefacenti, amicizie coraggiose e nemici senza scrupoli.

«Una storia avvincente, raccontata magnificamente. Un capolavoro nella tradizione di John Banville e Ian McEwan» – Glenn Cooper

La notte del 24 dicembre 1981 Radio Cagliari intercetta l'SOS di un cargo turco alla deriva, la Izmir. Nella pancia della nave, in balìa del vento di maestrale forza sette, ci sono seicento tonnellate di pesce surgelato. Potrebbe affondare da un momento all'altro. Quella notte, quando il telefono squilla, Achille Vitale sale a bordo della Renault R4 e chiama a raccolta la sua piccola ciurma, organizzando i soccorsi. Achille ha trent'anni, è un ingegnere navale e dirige per conto del Cavaliere – un facoltoso armatore napoletano – una flotta di rimorchiatori a Cagliari. Il suo mestiere è quello di uscire in mare – di giorno o di notte, con qualsiasi tempo, in soccorso di yacht, motoscafi, navi cargo e petroliere in difficoltà – rischiando la vita senza paura. In quella medesima e fredda notte della vigilia del 1981, ad Atene c'è un uomo molto interessato a recuperare il carico della Izmir. Qualcosa di illegale e di gran valore. Cosa nasconde davvero la pancia d'acciaio della nave cargo? Riuscirà Achille Vitale a condurla in porto, affrontando la potenza feroce del mare in tempesta, i ripetuti guasti allo scafo e le spericolate contromosse attuate da quel misterioso uomo di Atene?

 

Commento:

Tanto vale dirlo subito: questo libro non è perfetto, ma è bellissimo. Il linguaggio tecnico ogni tanto rende complesso seguire nel dettaglio il racconto e i numerosi flash-back del protagonista – resi in forma di ricordi – possono stancare il lettore interessato solo alla tensione del qui e ora. Tuttavia i pro superano grandemente queste inezie… Mare mosso è un noir mediterraneo che cattura per l'ambientazione suggestiva e descritta benissimo, per l'ottima caratterizzazione dei personaggi, per l'empatia che sempre si crea spontaneamente nel leggere di uomini comuni in situazioni critiche, per una trama appassionante che coinvolge e della quale si vorrebbe subito un seguito. Achille, Carmine e gli altri uomini di mare impegnati in un salvataggio disperato nel mar di Sardegna, la notte di Natale dell'81, diventeranno presto compagni di viaggio che non vorrete lasciare. Sembra quasi, leggendo questo libro, di ascoltare le tante storie – rocambolesche ma assolutamente vere – dei pescatori anziani che mantengono l'ardimento nel narrare imprese al limite, in cui si è stati ad un soffio dal perdere tutto, vita compresa, in balia delle onde, senza luci né appigli, col solo strumento della propria voce. Un noir mediterraneo avvincente, sì, ma anche molto di più: una storia di coraggio, amicizia ed anche meschinità ed interesse come nella vita comune purtroppo ce ne sono e ce ne sono state tante. Un libro assolutamente consigliato a tutti, ma specialmente a chi ama i noir ed ha dimestichezza con navi, barche e così via.

 

Opera recensita: "Mare mosso" di Francesco Musolino

Editore: E/O, 2022

Genere: thriller

Ambientazione: Sardegna

Pagine: 179

Prezzo: 16,00 €

Consigliato: sì

Voto personale: 9.

  

venerdì 2 settembre 2022

RECENSIONE: MATTEO BUSSOLA - IL ROSMARINO NON CAPISCE L'INVERNO

Sinossi:

Una donna sola che in tarda età scopre l'amore. Una figlia che lotta per riuscire a perdonare sua madre. Una ragazza che invece non vuole figli, perché non sopporterebbe il loro dolore. Una vedova che scrive al marito. Una sedicenne che si innamora della sua amica del cuore. Un'anziana che confida alla badante un terribile segreto. Le eroine di questo libro non hanno nulla di eroico, sono persone comuni, potrebbero essere le nostre vicine di casa, le nostre colleghe, nostra sorella, nostra figlia, potremmo essere noi. Fragili e forti, docili e crudeli, inquiete e felici, amano e odiano quasi sempre con tutte sé stesse, perché considerano l'amore l'occasione decisiva. Cadono, come tutti, eppure resistono, come il rosmarino quando sfida il gelo dell'inverno che tenta di abbatterlo, e rinasce in primavera nonostante le cicatrici. Un romanzo in cui si intrecciano storie ordinarie ed eccezionali, che ci toccano, ci interrogano, ci commuovono.

 

Commento:

"Un libro scritto da un uomo, che parla di donne… ma che eresia! Cosa vuoi che ne sappia, signora mia, un uomo, delle donne, delle loro insicurezze, dei crucci, dei traguardi, della desiderata e spesso negata libertà?". E invece Matteo Bussola – e per chi ha già letto altri suoi libri non è una sorpresa – ne sa. Perché per comprendere l'anima delle donne non c'è bisogno di essere donne, basta ascoltare, riflettere, empatizzare, provare a comprendere. E questo, troppo spesso, non lo facciamo neanche noi donne, neanche verso noi stesse. Quante volte non abbiamo ascoltato la nostra voce interiore, troppo prese da sensi di colpa, responsabilità, sacrifici che per prime ci imponiamo? La risposta è… troppe. In ognuna delle brevi storie contenute in questo libro non c'è solo la donna di volta in volta protagonista, ma ci sono tutte le donne che vi si identificano. E vi assicuro, care donne, che non vi sarà difficile riconoscere una parte di voi almeno in una di queste vite, di queste vicende. Ma non si pensi che questo breve album di istantanee di quotidianità, tra loro legate sapientemente, sia destinato solo alle donne: no, perché le donne, con il loro vivere, incrociano le vite degli uomini, le cambiano e ne vengono cambiate. Quindi questo è un libro per tutti, un libro semplice, in fondo, ma che può lasciare tanto se non ci si limita a sfogliare distrattamente le pagine come se si guardasse un album di fotografie, ma se lo si legge con l'idea di riflettere su quanto raccontato, magari di andare anche oltre, al di là delle parole, del singolo caso.

 

Opera recensita: "Il rosmarino non capisce l'inverno" di Matteo Bussola

Editore: Einaudi, 2022

Genere: narrativa italiana

Ambientazione: un luogo indefinito del Nord-Est italiano

Pagine: 160

Prezzo: 16,50 €

Consigliato: sì

Voto personale: 8.