Sinossi:
Può una prigione rendere libero chi vi entra? Elisabetta insegna
matematica nel carcere minorile di Nisida. Ogni mattina la sbarra si alza, la
borsa finisce in un armadietto chiuso a chiave insieme a tutti i pensieri e
inizia un tempo sospeso, un'isola nell'isola dove le colpe possono finalmente
sciogliersi e sparire. Almarina è un'allieva nuova, ce la mette tutta ma i
conti non le tornano: in quell'aula, se alzi gli occhi vedi l'orizzonte ma
dalla porta non ti lasciano uscire. La libertà di due solitudini raccontata da
una voce calda, intima, politica, capace di schiudere la testa e il cuore.
Esiste un'isola nel Mediterraneo dove i ragazzi non scendono mai a mare.
Ormeggiata come un vascello, Nisida è un carcere sull'acqua, ed è lí che
Elisabetta Maiorano insegna matematica a un gruppo di giovani detenuti. Ha
cinquant'anni, vive sola, e ogni giorno una guardia le apre il cancello
chiudendo Napoli alle spalle: in quella piccola aula senza sbarre lei prova a
imbastire il futuro. Ma in classe un giorno arriva Almarina, allora la luce
cambia e illumina un nuovo orizzonte. Il labirinto inestricabile della
burocrazia, i lutti inaspettati, le notti insonni, rivelano l'altra loro
possibilità: essere un punto di partenza. Nella speranza che un giorno, quando
questi ragazzi avranno scontato la loro pena, ci siano nuove pagine da
riempire, bianche «come il bucato steso alle terrazze».
Proposto per il
Premio Strega 2020 da Nicola Lagioia: «Nella storia del rapporto, in un carcere
minorile, tra una professoressa di matematica e la sua nuova allieva si
nasconde una vicenda che ci riguarda tutti. Quanto siamo disposti a metterci in
gioco davanti agli altri? Il dolore ci accomuna, la paura trae costantemente il
peggio da noi, il senso del dovere può diventare una scusa per andare sempre in
giro con la guardia alta. Fino a quando la vita non ci obbliga a scegliere.
Almarina racconta tutto questo con un'intensità e una misura ammirevoli, e una
forza linguistica rara, segnando una tappa importante nella letteratura
italiana di questi anni.»
Commento:
Nisida è un luogo a sé, a parte rispetto a Napoli, la città
che lo guarda come un miraggio o una propaggine misteriosa. È un carcere
minorile, ma diverso da tutti gli altri: qui i ragazzi hanno davvero una
possibilità di essere rieducati, riabilitati, liberati. Il problema è, quando
usciranno, dove andranno? Se lo chiede Elisabetta, che lì a Nisida insegna da
anni e ogni giorno prova a dar loro nozioni di matematica e di vita sapendo che
un giorno potrebbe non ritrovarseli più davanti, non rivederli più. Intanto
oggi nella sua classe c'è un'allieva nuova, si chiama Almarina ed è già adulta,
sebbene non abbia ancora diciott'anni. Tra docente e discente scatta qualcosa,
qualcosa di speciale, qualcosa che è accaduto tante volte fra insegnanti e
studenti: un'affezione diversa, speciale, un sussulto del cuore che fa quasi
pensare ad una casa, ad una famiglia, al prendersi cura. Almarina è sola al
mondo e, diversamente dal passato, ora anche Elisabetta lo è. Perciò forse è
per questo che non può fare a meno di assecondare quest'emozione. "Almarina"
è un lungo monologo di una donna con se stessa, una donna di cinquant'anni che
si crede al capolinea, ancora afflitta com'è dal dolore della perdita del marito,
ma che non ce la fa a rinunciare a sentirsi viva, almeno nel pensiero.
Anticonformista e battagliera, ogni mattina Elisabetta entra a Nisida per
liberarsi della città, dei fardelli, dei pensieri, forse anche di un po' di sé,
quel po' che consegna ai suoi ragazzi nelle ore di lezione. La sua è una voce
forte, sincera, rimasta silente troppo a lungo e perciò pronta a levarsi quando
finalmente trova qualcosa – o qualcuno – per cui lottare. La scrittura di
Valeria Parrella è vibrante, emotiva e tagliente, la voce di Almarina è un
riflesso perché quella di Elisabetta si fa forte per proteggerla, si fa forte
per entrambe. È un libro da leggere, questo,, non solo perché è un viaggio fra
i pensieri di una donna che compie un percorso di riemersione dal proprio io
ferito, ma anche perché affronta temi di cui di solito si parla in fredde aule
universitarie, in convegni tra menti eccelse troppo lontane dall'oggetto dei
loro discorsi, o peggio, direttamente nelle aule dei tribunali per i minorenni.
Difficilmente di questi temi si parla nei romanzi e questa scelta coraggiosa e
civile va premiata. Piccola nota personale del tutto irrilevante: ho rimandato
a lungo la lettura di questo libro e confesso che mi aspettavo qualcosa di
diverso. Ricordo che quando uscì, nel 2019, lessi la trama ed irrazionalmente
pensai a qualcosa di lieve, a una di quelle storie al femminile tutte speranza,
fiori, tramonti e onde del mare… Chissà a cosa pensavo, leggendo! In realtà i
fiori, i tramonti e le onde del mare ci sono anche qui, ma con tutt'altra
connotazione. Colpa mia e delle mie fantasticherie: immaginavo di leggere
altro. In ogni caso, sono contenta di aver letto questo libro e lo consiglio
senza remore.
Opera recensita: "Almarina" di Valeria Parrella
Editore: Einaudi, 2019
Genere: narrativa italiana
Ambientazione: Napoli
Pagine: 136
Prezzo: 17,00 €
Consigliato: sì
Voto personale: 8.