domenica 30 maggio 2021

RECENSIONE: EMMA DONOGUE - L'INFLUENZA DELLE STELLE

    Sinossi:

Dublino, 1918. In una città devastata dalla guerra e dalla pandemia, l'infermiera Julia Power gestisce, da sola, un minuscolo reparto di ospedale dove sono ricoverate donne incinte e in quarantena, affette dai sintomi dell'influenza spagnola. L'arrivo di un'aiutante, una giovane orfana che non conosce nemmeno la propria età, e di una dottoressa ricercata dalla polizia per la sua attività nel movimento indipendentista irlandese - un personaggio che si ispira all'omonima attivista Kathleen Lynn - cambierà completamente la vita di Julia. Nell'arco di tre giorni e nello spazio angusto e claustrofobico del piccolo reparto d'ospedale, le tre donne vedono morire molte delle loro pazienti, uccise dal virus, terribile e sconosciuto, ma allo stesso tempo lottano per far nascere - in un mondo che spaventa - nuove vite. Con una dolcezza costante e una grandissima umanità, dottoresse, infermiere e madri instaurano un rapporto di affetto e solidarietà che rappresenta una luce nell'oscurità della sofferenza, aggravata dalla condizione della donna e dall'irrilevanza del corpo femminile. Straziante e incoraggiante, ambientato in una dimensione temporale al tempo stesso breve e lunghissima, "L'influenza delle stelle" è una lettura perfetta per questi tempi difficili. Emma Donoghue intreccia abilmente una situazione medica alquanto primitiva, in una realtà sociale ancora improntata al pregiudizio, con la storia di tre donne e la loro grande capacità di amare.

 

Commento:

Premessa: in questo periodo sto cercando di evitare letture che abbiano a che fare con pandemie, epidemie, malattie diffuse etc. Ho letto questo libro, quindi, per puro caso, senza leggere prima la trama, spinta dalla curiosità e dalla conoscenza dell'autrice. Di Emma Donogue, infatti, non molto tempo fa avevo recuperato Room, perciò conoscevo già la sua sensibilità e capacità di entrare nelle storie, facendocele vivere intensamente, a fondo, dal di dentro. Leggendo le prime pagine, apprendendo che l'argomento sarebbe stato un'influenza incredibilmente virulenta e mortale, confesso di aver avuto la tentazione di chiudere il libro e lasciarlo ad attendere tempi più propizi, ma la scrittura della Donogue, la curiosità e la voce di Julia Power, così difficile da ignorare, mi hanno tenuta lì attaccata alle pagine. E confesso di non esserci neppure rimasta a lungo, visto che ho divorato 320 pagine in poche ore, tanta è la bellezza e la profondità di questo racconto.

Siamo a Dublino, nel 1918. La città è fiaccata dalla guerra, dalla povertà, dalle lotte politiche e sociali interne e, come se non bastasse, un morbo sconosciuto imperversa in ogni angolo falciando vite su vite. Julia è un'infermiera esperta che, una levatrice che in questo periodo così concitato e disastroso, lavora in un minuscolo reparto denominato proprio "Maternità/febbre", che ospita le pazienti gravide colpite dall'influenza. Julia è sola in reparto, fa turni massacranti, ogni giorno lotta contro il Tutt'ossa, la morte che viene a reclamare nuove vittime fra le madri e i neonati. Quel giorno, quel 31 ottobre 1918, ad aiutarla arriva una giovane volontaria inesperta ma volenterosa e vitale, una rossa, una popolana, un'orfanella che ben presto si rivelerà indispensabile per l'infermiera. La storia si svolge nell'arco di tre giorni, tre giorni cruciali per Julia,         Bridie, le pazienti e i loro piccoli… tre giorni intensi in cui la vita di tante donne cambierà profondamente. Nel raccontarci dettagliatamente il suo lavoro in ospedale, Julia trova il modo di farci entrare a pieno nella realtà devastante dell'Irlanda in quegli anni, fra contraddizioni, interrogativi, pregiudizi e tanta, tanta miseria. Un romanzo storico toccante, intenso, bellissimo, capace di commuovere senza scadere nel melenso. Una storia di altruismo, vita, morte e speranza, una storia di lotta, ribellione, stoicismo e abnegazione. Da leggere, consigliata soprattutto alle donne.

 

Opera recensita: "L'influenza delle stelle" di Emma Donogue

Editore: Sem, 2021

Genere: romanzo storico

Ambientazione: Dublino, Irlanda, 1918

Pagine: 320

Prezzo: 18,00 €

Consigliato: sì

Voto personale: 8,5.

              

mercoledì 26 maggio 2021

RECENSIONE: ROSSELLA MIGLIACCIO - ARMOCROMIA

    Sinossi:

Quante volte ci capita di sentirci spenti, giù di tono, incapaci di esprimere la luce che sentiamo brillare in noi? Diamo la colpa alla mancanza di sonno, allo stress o alla giornata sbagliata, ma non siamo consapevoli che la ragione è un'altra: i colori. Come le tempere sulla tavolozza di un grande pittore, anche la nostra pelle ha bisogno degli abbinamenti giusti per risplendere. Ma come fare a orientarsi? Come capire quali sono i colori giusti per noi? Il segreto c'è, si chiama armocromia ed è il metodo scientifico ideato da Rossella Migliaccio per identificare la nostra palette di colori personale, scoprire le sfumature che ci valorizzano e imparare a far risaltare il nostro fascino e la nostra unicità. Grazie all'armocromia impareremo a conoscere i colori che ci sono amici e a declinarli per scegliere abiti, accessori, make-up, arredamento... Ma non è solo una questione di immagine: riscoprire i colori ci spinge a domandarci quando e perché abbiamo smesso di usarli, a rivedere la nostra storia e, talvolta, a iniziarne una nuova. Conoscere il linguaggio segreto dei colori può cambiarci la vita, rendendoci più sicuri, più belli e, di conseguenza, più felici.

 

Commento:

Sin da quando ero adolescente e cominciavo ad orientarmi nel mondo dei colori e del look – per me più problematico ed al contempo affascinante di quanto potesse essere per altri – mi sentivo attratta dai colori, dal loro modo di combinarsi, mi incuriosivano gli effetti del colore sull'immagine che davo di me agli altri. In più mi è sempre piaciuta l'idea di apparire bella, coordinata, a posto anche con poco, con quel piccolo dettaglio in più che facesse la differenza: pur non vedendoli, ho sempre avuto un istinto verso i colori e le loro combinazioni. Solo da poco, però, ho scoperto che questo mondo bellissimo si chiama armocromia ed è una vera e propria scienza, la scienza del colore a tutto tondo e dei suoi effetti sulle persone. Cominciando a cercare in rete per documentarmi, mi sono subito imbattuta in questo libro di Rossella Migliaccio, una delle massime esperte in Italia nel settore dell'armocromia e della consulenza d'immagine… che dire? Mi ha conquistata da subito per la completezza, la chiarezza nell'esporre, il linguaggio semplice, familiare, diretto con cui l'autrice parla a noi lettrici, la semplicità con cui spiega ciò che semplice decisamente non è. Un libro interessantissimo oltre che davvero comprensibilissimo da tutti, anche da chi i colori non li vede. Certo, a fine lettura mi sono sentita ancora più spiazzata e confusa sulla mia personale palette, ma questo è dovuto al fatto che non ho potuto fare le prove suggerite dall'autrice… chi può farle o ha qualcuno con cui provare, beh, trarrà certamente ottimi suggerimenti da queste pagine. Un vero must have per chiunque sia interessata o attratta da questo mondo affascinante che tanto ha a che fare con il nostro benessere quotidiano. Davvero una bella lettura.

 

Opera recensita: "Armocromia" di Rossella Migliaccio

Editore: Vallardi, 2019

Genere: saggio

Pagine: 272

Prezzo: 16,90 €

Consigliato: sì

Voto personale: 9.

          

martedì 25 maggio 2021

RECENSIONE: ALICE BASSO - IL GRIDO DELLA ROSA (ANITA BO 02)

    Sinossi:

Torino, 1935. Mancano poche settimane all'uscita del nuovo numero della rivista di gialli «Saturnalia». Anita è intenta a dattilografare con grande attenzione: ormai ama il suo lavoro, e non solo perché Sebastiano Satta Ascona, che le detta la traduzione di racconti americani pieni di sparatorie e frasi a effetto, è vicino a lei. Molto vicino a lei. Alla sua scrivania Anita è ancora più concentrata del solito, ancora più immersa in quelle storie, perché questa volta le protagoniste sono donne: donne detective, belle e affascinanti, certo, ma soprattutto brave quanto i colleghi maschi. Ad Anita sembra un sogno. A lei, che mal sopporta le restrizioni del regime fascista. A lei, che ha rimandato il matrimonio per lavorare. A lei, che legge libri proibiti che parlano di indipendenza, libertà e uguaglianza. A lei, che sa che quello che accade tra le pagine non può accadere nella realtà. Nella realtà, ben poche sono le donne libere e che non hanno niente da temere: il regime si fregia di onorarle, di proteggere persino ragazze madri e prostitute, ma basta poco per accorgersi che a contare veramente sono sempre e solo i maschi, siano uomini adulti o bambini, futuri soldati dell'Impero. E così, quando Gioia, una ragazza madre, viene trovata morta presso la villa dei genitori affidatari di suo figlio, per tutti si tratta solo di un incidente: se l'è andata a cercare, stava di sicuro tentando di entrare di nascosto. Anita non conosce Gioia, ma non importa: come per le sue investigatrici, basta un indizio ad accendere la sua intuizione. Deve capire cosa è successo veramente a Gioia, anche a costo di ficcare il naso in ambienti nei quali una brava ragazza e futura sposa non metterebbe mai piede. Perché la giustizia può nascondersi nei luoghi più impensabili: persino fra le pagine di un libro.

 

Commento:

Pochi giorni fa Alice Basso ci ha regalato il secondo, atteso capitolo della nuova serie ambientata nel 1935 con protagonista la ventenne, irriverente, esuberante Anita Bo. La ritroviamo, appena due mesi dopo l'inizio del nuovo lavoro alle Edizioni Monné, molto più saggia e cresciuta e, soprattutto, con una nuova, grande passione per i gialli, quelli delle riviste ed anche quelli veri. Non può esimersi ormai, la nostra Anita, dall'interessarsi alle questioni – in cui le capiti d'imbattersi e, in quel periodo, erano parecchie - in cui sia stata perpetrata un'ingiustizia. Quando sente parlare di Gioia Bratti, una ragazza madre sordomuta rimasta uccisa mentre cercava di entrare nella villa in cui si festeggiava l'adozione del suo bambino, Anita non può fare a meno di dispiacersi per la giovane, ma anche di notare che ci sono delle incongruenze. Notazione confermata dal suo datore di lavoro Sebastiano Satta Ascona che, casualità, a quella festa era presente e di incongruenze e stranezze ne ha viste anche lui… Quando poi, a casa della professoressa – nonché sua amica – Candida Fiorio, Anita ascolta i racconti commossi e indignati di Diana, l'amica di Gioia, il quadro si complica e si fa oscuro… l'ingiustizia c'è stata, bisogna solo capire chi l'ha commessa. E fosse facile, specialmente in un periodo in cui tutti vedono tutto e di muoversi liberamente non se ne parla, figurarsi di indagare, specie per una donna, anzi, un'avvenente ventenne di buona famiglia… Ma la giustizia deve trionfare, anche fosse solo tra le pagine di una rivista, così Anita e Sebastiano escogitano piani, trovano alleati anche improbabili, si avventurano in luoghi proibiti… tutto pur di scoprire la verità e denunciare, seppur clandestinamente, l'ennesimo misfatto. Tutto, tranne mettere a rischio gli amici: è questo il loro unico cruccio, è questo ciò che cercano di evitare… o almeno ci provano. L'amicizia, la condizione femminile, la moralità ipocrita sono alcuni dei temi chiave di questo giallo storico leggero, scanzonato eppure profondamente toccante. La giusta prosecuzione di una serie che ci regala e ci regalerà sempre nuove emozioni, ma anche spunti sulla storia, la letteratura, le usanze, le tradizioni, il folclore, le voci e i silenzi di un'epoca oscura, ma che va conosciuta. Il grido della rosa lascia aperte molte porte che speriamo vengano, se non chiuse almeno varcate, in un prossimo libro, atteso almeno quanto lo era questo. Bella serie, da leggere.

 

Opera recensita: "Il grido della rosa" di Alice Basso

Editore: Garzanti, 2021

Genere: giallo storico, seriale

Ambientazione: Torino, 1935

Pagine: 304

Prezzo: 16,90 €

Consigliato: sì

Voto personale: 8,5.

          

sabato 22 maggio 2021

RECENSIONE: CRISTINA CASSAR SCALIA - FILINONA DI FINE ESTATE

        Sinossi:

Va bene che siamo in Sicilia, ma è anche l'inizio di ottobre, la bella stagione dovrebbe essere terminata, invece l'estate ha un colpo di coda e c'è un caldo che manco ad agosto. Cosí, dopo pranzo, qualcuno fa ancora il riposino all'aperto. Il filinona, lo chiamano. E può pure essere pericoloso
Giambattista Tommasello, di anni quarantuno, imprenditore dell'agroalimentare, viene trovato morto su una sdraio in un agrumeto di sua proprietà; un magnifico podere che digrada fino al mare. All'apparenza sembrerebbe arresto cardiaco, senonché l'autopsia rivela nel cadavere tracce di aconitina, un potente alcaloide: l'uomo è stato avvelenato.
L'indagine comincia spedita e i sospetti si concentrano subito, con forza, su un rivale in affari di Tommasello. Però il vicequestore Vanina Guarrasi, della mobile di Catania, non è affatto convinta che le cose siano tanto semplici, e come lei non lo è il suo formidabile «consulente», il commissario in pensione Biagio Patanè. Forse, in questo omicidio, i soldi non c'entrano.

 

Commento:

E no, decisamente i soldi non c'entrano nell'omicidio di Titta Tomasello: i soldi non sono l'unico movente per uccidere. Ci sono torti che gelano il sangue più di qualunque questione di soldi, ferite che avvelenano l'anima più di qualunque rivendicazione monetaria.

Filinona di fine estate è un raccontino godibile, leggibile in meno di un'ora, perfetto per chi, come me, di avventure di Vanina Guarrasi ne vorrebne vorrebbe leggere una a settimana. Chi ha già letto la serie lo troverà un gradevole intermezzo fra i romanzi più corposi. Promosso.

 

Opera recensita: "Filinona di fine estate" di Cristina Cassar Scalia

Editore: Einaudi, 2020

Genere: racconto giallo

Ambientazione: Sicilia

Pagine: 55

Prezzo: 2,99 €

Consigliato: sì

Voto personale: 8.

      

giovedì 20 maggio 2021

RECENSIONE: MILENA AGUS & LUCIANA CASTELLINA - GUARDATI DALLA MIA FAME

            Sinossi:

È forse la prima volta che un avvenimento, in questo caso un efferato delitto, viene raccontato in uno stesso libro da due voci contrapposte che entrano nella pelle della vittima o dell’aggressore. Nella Puglia del dopoguerra, terra di passaggio dove si incontrano reduci, transfughi, tedeschi e alleati, in occasione di un comizio di Giuseppe Di Vittorio, politico e sindacalista, avviene un linciaggio. Milena Agus e Luciana Castellina entrano nei fatti, ciascuna con la propria passione e la propria ragione, minuziosamente documentate. Milena Agus penetra nel palazzo delle vittime, e le ricrea con la sua smagliante e amorosa immaginazione, mentre Luciana Castellina ricostruisce la storia di quegli anni, assai poco nota, e le circostanze che fecero di una folla di poveri braccianti e delle loro donne dei feroci assassini: una all’interno, l’altra all’esterno, in due superfici che si toccano senza conoscersi, il palazzo e la piazza, e che quando vengono a contatto, esplodono.

 

Commento:

Guardati dalla mia fame è un libro tanto particolare quanto interessante: partendo da un fatto realmente accaduto ad Andria nel 1946 – l'assassinio di due delle quattro sorelle Porro – due autrici, tratteggiano la storia e il contesto socio-culturale della Puglia di quegli anni, uno scenario elettrico e pronto ad esplodere al minimo contatto, come poi effettivamente accadde.

Se, con prosa vividissima e grande immaginazione e capacità di calarsi nell'atmosfera e nella mentalità dell'epoca, Milena Agus riesce a tracciare un ritratto fantasioso, ma – c'è da crederlo – piuttosto fedele delle vittime, del loro modo di pensare (o di non pensare) e del loro ambiente, Luciana Castellina, con piglio giornalistico, decisamente più realista, tecnico eppure allo stesso modo coinvolgente, racconta una storia poco conosciuta di guerra civile, ribellione, sollevazione popolare contro gli agrari, gli oppressori, i possidenti. Entrambe le facce di questa storia ci mostrano, con drammatica chiarezza, come le voci a lungo non ascoltate, la disperazione, la fame, la miseria più nera possano armare gli uomini e le donne di una forza più distruttiva delle armi più potenti, innescando quelle reazioni a catena che portano, invariabilmente, a delitti solo apparentemente inspiegabili. Guardati dalla mia fame è, a partire dal titolo, una narrazione attenta, puntuale, accurata ed intensa di una pagina troppo poco conosciuta della storia pugliese ed italiana, che oltre ad intersecare altre storie richiamate in altri libri (e penso a quel treno dei bambini che da Napoli portava in Emilia di cui ci parlava Viola Ardone), ci induce a riflettere su un'altra tappa di quell'annosa "Questione meridionale" che da tempo immemore affligge le regioni del Sud, le cui radici affondano in secoli di sfruttamento, abuso, depauperamento, rinfocolato da sempre nuove angherie. Da leggere, assolutamente.

 

Opera recensita: "Guardati dalla mia fame" di Milena Agus e Luciana Castellina

Editore: Nottetempo, 2014

Genere: romanzo storico

Ambientazione: Puglia, anni 40

Pagine: 216

Prezzo: 15,00 €

Consigliato: sì

Voto personale: 8,5.

          

mercoledì 19 maggio 2021

RECENSIONE: PHAN QUE MAI NGUYEN - QUANDO LE MONTAGNE CANTANO

Sinossi:

Dal loro rifugio sulle montagne, la piccola Huong e sua nonna Dieu Lan sentono il rombo dei bombardieri americani e scorgono il bagliore degli incendi che stanno devastando Hanoi. Fino a quel momento, per Huong la guerra è stata l'ombra che ha risucchiato i suoi genitori, e adesso quell'ombra sta avvolgendo anche lei e la nonna. Tornate in città, scoprono che la loro casa è completamente distrutta, eppure non si scoraggiano e decidono di ricostruirla, mattone dopo mattone. E, per infondere fiducia nella nipote, Dieu Lan inizia a raccontarle la storia della sua vita: degli anni nella tenuta di famiglia sotto l'occupazione francese e durante le invasioni giapponesi; di come tutto fosse cambiato con l'avvento dei comunisti; della sua fuga disperata verso Hanoi senza cibo né denaro e della scelta di abbandonare i suoi cinque figli lungo il cammino, nella speranza che, prima o poi, si sarebbero ritrovati. E così era accaduto, perché lei non si era mai persa d'animo. Quando la nuova casa è pronta, la guerra è ormai conclusa. I reduci tornano dal fronte e anche Huong finalmente può riabbracciare la madre, Ngoc. Ma è una donna molto diversa da quella che lei ricordava. La guerra le ha rubato le parole e toccherà a Huong darle una voce, per aiutarla a liberarsi del fardello di troppi segreti... La saga di una famiglia che si dipana lungo tutto il Novecento, in un Paese diviso e segnato da carestie, guerre e rivoluzioni. Tre generazioni di donne forti, che affrontano la vita con coraggio e determinazione. Una storia potente e lirica insieme, che ci ricorda il valore dei legami familiari e gli ostacoli che siamo disposti a superare per rimanere accanto alle persone che amiamo.

 

Commento:

Quando le montagne cantano è un romanzo bellissimo, commovente e scritto divinamente. È la storia di un Paese, il Vietnam, lacerato da guerre, rivoluzioni, faide interne e ingerenze esterne durate per decenni e i cui effetti sono ricaduti pesantemente sulla popolazione. Una storia drammatica raccontata da tre generazioni di donne e uomini che, pur combattendo ogni giorno, su vari fronti, per sopravvivere, non hanno mai ceduto alla disperazione e allo sconforto. Anche davanti alla sfortuna e alla miseria più nera sono riusciti a non perdere quel minimo di speranza che li spingesse a voler andare avanti, un passo dopo l'altro, vivendo di niente, vedendosi strappare pezzi di cuore, eppure continuando ad avanzare senza smettere di crederci.

È una storia straziante e dolcissima, quella raccontata a due voci da Huong e sua nonna Dieu Lan, una storia che ci invita a non abbatterci mai, a coltivare la speranza, a guardare il cielo ed affidargli sogni e rimpianti. Una storia che ci porta a calarci a capofitto in una cultura molto diversa dalla nostra, che tuttavia affascina e desta ammirazione perché instilla forza d'animo e – come diremmo oggi con un termine abusato – resilienza. Quando le montagne cantano è un bellissimo romanzo storico che getta uno sguardo accorato e partecipe alle vicende storiche, militari e politiche del Vietnam dagli anni 30 agli anni 80 del Novecento e, al contempo, ci fa vivere una saga familiare appassionante e coinvolgente. Consigliato? Decisamente sì.

 

Opera recensita: "Quando le montagne cantano" di Phan Que Mai Nguyen

Editore: Nord, 2021

Genere: romanzo storico, saga familiare

Ambientazione: Vietnam

Pagine: 384

Prezzo: 18,00 €

Consigliato: sì

Voto personale: 9.

  

lunedì 17 maggio 2021

RECENSIONE: CRISTINA CASSAR SCALIA - L'UOMO DEL PORTO (VANINA GUARRASI 04)

Sinossi:

Catania. Nella grotta di un fiume sotterraneo usata come saletta da un locale molto noto viene ritrovato il cadavere di un uomo: lo hanno accoltellato. Una brutta faccenda su cui dovrà fare luce il vicequestore Vanina Guarrasi che, come se non bastasse, da qualche settimana è pure sotto scorta.

Vincenzo La Barbera, professore di filosofia presso il liceo classico, era un tipo solitario, che usava come casa una vecchia barca a vela ormeggiata nel porto ed era amatissimo dagli studenti. Niente debiti, né legami con la malavita. Eppure qualcuno lo ha ucciso, lasciando il suo corpo nel letto dell’Amenano, un corso d’acqua che secoli fa un’eruzione dell’Etna ha ricoperto di lava e che ora scorre sotto il centro storico della città. Vanina Guarrasi – la cui esistenza si è complicata, casomai ce ne fosse bisogno, per via di una minaccia di morte giunta dalla mafia palermitana – prende in mano l’indagine. Di indizi, nemmeno l’ombra. Il mistero è assai complesso, e forse ha le sue radici nel passato ribelle della vittima. Per risolverlo, però, Vanina potrà contare ancora una volta sull’aiuto dell’impareggiabile commissario in pensione Biagio Patanè.

 

Commento:

Maggio… maggio è un bel mese per tutti i lettori perché sono tante le novità editoriali che ci giungono fra le mani. Per me, da qualche anno, maggio è sinonimo di un appuntamento letterario che attendo con aspettative e trepidazione: quello con il vicequestore Vanina Guarrasi. Mi sono ormai affezionata a questa sbirra palermitana che lavora nella stupenda Catania – una città che da tanto mi attira inspiegabilmente – e che adoro per i suoi modi spicci, un po' scostanti, ma anche per la tenacia, l'impulsività, la convivialità mai esagerata o ostentata che sa generare, il profondo senso di umanità che promana da lei, da chi la circonda e persino dall'ambientazione così suggestiva e peculiare. In questa quarta indagine la ritroviamo alle prese con l'omicidio di un professore di filosofia, irreprensibile e impegnato nel sociale, uno che davvero non dava motivo di essere inviso a nessuno… eppure è stato ucciso. Ma, per quanto sia interessante ed intricata l'indagine, quel che più ci inchioda alle pagine è la vicenda personale di Vanina che – come immaginerà chi ha letto il giallo precedente, La salita dei saponari – è sotto scorta. E chi la conosce lo sa che per Vanina una situazione del genere, con limitazioni, regole, controllo è a dir poco insostenibile. Parlavo prima di senso di umanità… bene, quello che si genera attorno a Vanina in quest'episodio, con doni inaspettati, carinerie commoventi e gesti di grande empatia non si può chiamare in altro modo se non… umanità, famiglia, casa. E sarà che a me piacciono le storie in cui si respira quest'aria di famiglia anche dove famiglia non c'è, dove oltre all'indagine c'è un lato umano che non va mai a soverchiare la trama gialla ma che anzi con essa si compenetra… sarà per Vanina, sarà per Catania, per il cibo, la Sicilia, tutti i personaggi, la scrittura così sobria, discreta eppure profonda e accogliente… sarà come sarà, ma Vanina è diventata una dei miei personaggi preferiti degli ultimi anni… l'aspetto ad ogni uscita e non mi stancherei mai di leggerla, mi piacerebbe conoscerla tanto che quasi rimpiango che non esista davvero. Questo quarto libro lo consiglio a chi abbia già letto i precedenti… questa è una di quelle serie in cui è meglio non fare i furbetti e balzare già all'ultimo libro senza aver letto gli altri… non ve lo consiglio, non l'apprezzereste. Una serie, questa, che va gustata come un buon vino accompagna una ricca cena: portata dopo portata, senza abbuffarsi né scolarsi la bottiglia… lentamente, così dura più a lungo.

 

Opera recensita: "L'uomo del porto" di Cristina Cassar Scalia

Editore: Einaudi, 2021

Genere: giallo, seriale

Ambientazione: Catania, Sicilia

pPagine: 328

Prezzo: 18,00 €

Consigliato: sì

Voto personale: 9.

          

martedì 11 maggio 2021

RECENSIONE: GABRIELLA GENISI - LA REGOLA DI SANTA CROCE (CHICCA LOPEZ #2)

        Sinossi:

Sulla facciata di Santa Croce, gioiello del barocco leccese, tra putti, fregi e allegorie qualcuno ha inciso una scritta. Non può sfuggire agli occhi attenti di Chicca Lopez, la carabiniera salentina che dalla prima linea del nucleo operativo è stata relegata alla tutela dei Beni Culturali e del Paesaggio. Giubbotto di pelle e coda di cavallo, il carattere testardo e focoso della marescialla non è ben visto, soprattutto dai suoi superiori.È un nome, quello ricomparso sulla facciata della chiesa, che riporta indietro nel tempo: Eva. Salento, anni Ottanta. Era un'estate maestosa, il mare scintillava di un blu incontaminato quando tre ragazzi si legarono per sempre con un patto di sangue. Due amici di una vita e lei, una ragazzina biondissima dallo sguardo selvatico. Ma in uno di quei pomeriggi di caldo e di cicale, Eva è sparita senza lasciare traccia. Chicca Lopez si ritrova faccia a faccia con quei segreti seppelliti nel passato. Ha intenzione di andare fino in fondo per trovare la verità e non lasciare che Eva diventi una delle tante donne svanite nel nulla, troppo spesso uccise in nome di un crimine chiamato erroneamente amore. Con una scrittura avvolgente come i venti del Sud, Gabriella Genisi scava nella memoria indelebile di una terra sospesa tra Oriente e Occidente e svela le passioni feroci che si nascondono nell'amicizia più sincera e nelle promesse d'amore.

 

Commento:

Cosa posso dire su questo romanzo senza sminuirne la bellezza? Ben poco. Posso solo dire che, ancora una volta, Gabriella Genisi non ha deluso le mie aspettative… aspettative alte perché racchiudevano l'attesa per un personaggio – il maresciallo Chicca Lopez – che mi aveva conquistata già nella sua prima apparizione (appena due anni fa con Pizzica amara); l'intransigenza di una salentina innamorata della sua terra… e guai a sgarrare né in meglio né in peggio; l'attenzione di un'appassionata di gialli, thriller e noir che – per quanto sia solo una lettrice – è abbastanza critica su ciò che le piace o non le piace. E beh, Gabriella, Chicca e tutti gli altri personaggi non potevano tornare in forma migliore: La regola di Santa Croce è un noir scritto divinamente, con l'amore di chi vuole omaggiare un luogo del cuore, ma senza genuflettersi alla sua malìa, senza mettersi i paraocchi davanti alle sue contraddizioni, senza assolverlo aprioristicamente da errori e malefatte. Un libro onesto, franco, accorato. Un canto struggente che tocca, scandaglia, interpreta, culla l'anima nera di un territorio pieno di colori, suoni, sensi.

Ne consiglio la lettura? Non se non avete ancora letto il primo volume, Pizzica amara. Se lo avete fatto, di certo non avrete bisogno del mio consiglio perché avrete già divorato questo secondo capitolo. È bello? Sì, tanto. Mi è piaciuto? Sì, tantissimo. Mi è piaciuto quanto Pizzica amara? Se devo essere sincera, no: ho preferito la prima storia… ma Chicca l'ho attesa a lungo ed è stata un ritorno più che gradito. L'attendo ancora, inutile dirlo, per altre magnifiche storie sulla sua (e mia) terra.

 

Opera recensita: "La regola di Santa Croce" di Gabriella Genisi

Editore: Rizzoli, 2021

Genere: noir, seriale

Ambientazione: Salento

Pagine: 248

Prezzo: 16,00 €

Consigliato: sì

Voto personale: 9.

      

RECENSIONE: S.J. BENNETT - IL NODO WINDSOR

Sinossi:

È un mite inizio di primavera al castello di Windsor e la regina Elisabetta si sta preparando per le celebrazioni del suo novantesimo compleanno. Le attività tuttavia sono bruscamente interrotte non appena il giovane pianista russo che ha deliziato gli ospiti la sera precedente viene ritrovato cadavere, completamente nudo, appeso in camera sua con la cintura della vestaglia. Quando le indagini si concentrano sulla servitù, la regina capisce che la polizia sta seguendo la pista sbagliata. Con l’aiuto dell’inesperta ma solerte assistente Rozie Oshodi, appena assunta dopo una breve carriera come bancaria e tre anni trascorsi nella reale artiglieria, Sua Maestà decide di vederci chiaro, dando finalmente spazio alla grande passione che coltiva segretamente fin da ragazzina, quella dell’investigazione.

 

Commento:

Il nodo Windsor è un giallo spassoso e senza troppe pretese, che ci porta nelle stanze più private di un luogo tanto inaccessibile quanto affascinante: il castello di Windsor, fra le dimore reali la preferita della regina. Ed è proprio lei, Elisabetta II, la vera protagonista di questo romanzo: la regina, in duplice veste, sia di sovrana che di… investigatrice. E sì, perché, nella fantasia dell'autrice, Elisabetta ha insospettabili capacità di investigazione e non solo, si interessa molto agli innumerevoli misteri che in settant'anni di regno l'hanno in qualche modo sfiorata. È così brava da essere un passo avanti a chi investiga per mestiere, tanto da guidare, con mosse mai palesi ma orchestrate ad arte, gli inquirenti facendo loro credere di essere stati loro a risolvere il caso. E sì, perché non si deve sapere che la regina ha una passione per enigmi e misteri irrisolti… perciò a darle una mano non sarà il suo entourage abituale, il segretario privato, la sarta, la governante, il cameriere… ma sarà l'assistente al segretario privato, una donna sulla cui scelta la regina ha l'ultima parola. Vedremo se, nel caso ingarbugliato che vede al centro la morte a palazzo di un giovane pianista russo in pose sconvenienti, la giovane Rozie Oshodi sarà in grado di aiutare la Boss.

Un bel giallo gradevole, da leggere se si cerca una lettura d'evasione. Consigliato

 

Opera recensita: "Il nodo Windsor" di S. J. Bennett

Editore: Mondadori, 2021

Genere: giallo

Ambientazione: Inghilterra

Pagine: 352

Prezzo: 18,00 €

Consigliato: sì

Voto personale: 8.

                                  

giovedì 6 maggio 2021

RECENSIONE: MATTEO BORTOLOTTI - LA MORTE è UGUALE PER TUTTI

                Sinossi:

Lucio Scelba è uno spazzino che non sopporta il termine "operatore ecologico", le auto che sfrecciano rischiando di investirlo, la tanta, troppa feccia che riempie la notte della sua città. Una sera, in un cassonetto, trova un uomo in stato di shock e reagisce come solo lui potrebbe fare: lo carica sul camioncino insieme al resto della spazzatura... e se lo porta a casa. Rosario Scimecca, l'uomo nel bidone, è un tossico professionista, inseguito da malavitosi che, dopo averlo incastrato, vogliono farlo fuori. Scelba decide di aiutarlo, ma questo a Rosario non interessa, perché ha abbandonato ogni speranza di salvarsi. Vuole solo bucarsi ancora una volta, un ultimo grande trip. E così scappa. Scelba, con l'aiuto dell'enorme red skin Marescalchi, dovrà ritrovare l'eroinomane prima che ci riesca il killer che gli sta addosso. Ci sono milioni di euro sul piatto, anche se Scelba non lo sa. E probabilmente, se lo sapesse, non gli importerebbe, così come non gli importa che la polizia si unisca alla ricerca nelle vesti di Grimaldi, storico ex della sua fidanzata Eleonora. D'altronde, Eleonora ha scelto lui e Scelba non ha bisogno d'altro. A parte, naturalmente, fare il suo mestiere: tenere pulita la città.

 

Commento:

"La morte è uguale per tutti". Può bastare una frase che – oltre ad essere il titolo del romanzo – sembra quasi una sentenza o, per restare in tema, un epitaffio, per descrivere un personaggio? Forse no, ma di sicuro rappresenta la summa, la sintesi di quel che è, per come ci appare, Lucio Scelba. E chi è, dunque, Lucio Scelba, il protagonista di questo hard boiled in salsa nostrana? È molte cose: è uno spazzino che ama tenere pulita la città a modo suo, è un fidanzato che vorrebbe essere galante ma gli scappa sempre la parola sbagliata, è uno un po' duro e un po' troppo buono, che non esita a lasciare ad altri il merito delle sue buone azioni. È pure autoironico, Scelba, amaramente ironico… e dire che, in apertura di romanzo, tutto sembrava tranne che un buono che non si prende poi troppo sul serio. Tutto, in lui, trasuda voluta ambiguità, la stessa ambiguità che permea tre quarti del romanzo: quali sono le intenzioni di Scelba? In cosa consiste il suo lavoro che sembra quasi diventare un obiettivo: tenere pulita la città? Chi è, in realtà, e in che guaio si è cacciato Rosario Scimecca, lo sventurato che, a fine turno, Scelba raccatta da un bidone? Di cosa sono davvero capaci i personaggi variegati, nebbiosi e oscuri che incontriamo in queste pagine? L'ambiguità, si sa, prepara il lettore ad aspettarsi di tutto. Ed è questo il vero pregio del romanzo: non si sa mai, fino all'ultima pagina, chi svolga quale ruolo, chi vesta i panni di chi, come finirà la storia. In questo è particolarmente bravo Matteo Bortolotti, nel tenerci sulla corda. In questo e nel dare a Scelba una voce personalissima, riconoscibile, un po' da duro un po' da scemo, che lo rende un narratore credibile e un personaggio imperfetto, quindi umano, sebbene poco realistico.

La morte è uguale per tutti è un noir che può tenere buona compagnia in una serata solitaria, al bancone di un bar o nella comodità di casa propria, ma sempre con un buon drink forte a portata di mano. Anzi… meglio una buona bottiglia.

 

Opera recensita: "La morte è uguale per tutti" di Matteo Bortolotti

Editore: Pendragon, 2020

Genere: hard boiled

Ambientazione: Bologna

Pagine: 144

Prezzo: 14,00 €

Consigliato: sì

Voto personale: 7,5.

                  

martedì 4 maggio 2021

RECENSIONE: VALERIA USALA - LA RINNEGATA

                    Sinossi:

Siamo l'inerzia di un fiore reciso; il vigore nelle sue radici, trapiantate in terre straniere. Siamo l'impeto di un fuoco ardente; la quiete nelle sue ceneri, raccolte in cumuli sparsi.

 

Commento:

La rinnegata, il bel romanzo d'esordio della scrittrice sarda Valeria Usala, è la storia di un coraggio profondo, radicato, convinto, che si tramanda più e meglio dei geni, del sangue, dei lineamenti, della storia di una vita non vissuta insieme. Maria, Teresa, Gavina, Maddalena… donne di età diverse accomunate da quell'ardimento che le spinge a tenere alta la testa anche davanti ai soprusi, a non piegarsi all'interesse, alla tentazione, al sopore, al rancore. Coraggio di essere se stesse, si chiama, ed è quello che dà loro la forza di essere diverse. Diverse da come gli altri vorrebbero che fossero, di opporsi ad una comunità che cerca di piegarle con l'arma più potente, il pregiudizio. Il pregiudizio è un'arma pericolosa perché è infido, si annida nelle menti fino a corroderle, si cela dietro un falso sorriso, si maschera dietro un'attenzione non richiesta, si potenzia passando di bocca in bocca facendosi legge inderogabile, sentenza di condanna, sputo vischioso che insozza di sé ciò che era limpido. Contro quest'arma infallibile dovette combattere Teresa, per tutta la vita, fino ad una morte ingiusta e inspiegabile, vittima della bramosia cieca di chi non poteva vincerla a viso aperto, di chi non poteva accettare un rifiuto, di chi non conosceva affatto l'onestà, di chi non sopportava di non vedere in lei i propri peccati. Una donna bellissima e fiera che, dopo l'ennesima prova subita dalla vita, decide di non assecondare le convenzioni e per questo deve pagare.

Con una scrittura potente, fatta di immagini vivide e sentimenti forti raccontati da parole precise, Valeria Usala racconta una storia antica che sa di caldo, quiete e vento, di strade silenziose ed ombre dietro le persiane, di lingue di fuoco e parole come serpenti. Quella raccontata in queste pagine è una storia intensa che parla di donne, uomini, comunità e pregiudizi e che, per questo, non può andare dimenticata.

 

 

Opera recensita: "La rinnegata" di Valeria Usala

Editore: Garzanti, 2021

Genere: narrativa italiana

Ambientazione: Sardegna

Pagine: 208

Prezzo: 16,00 €

Consigliato: sì

Voto personale: 8,5.

          

RECENSIONE: MAZO DE LA ROCHE - LA FORTUNA DI FINCH (JALNA 03)

Sinossi:

La cara vecchia Adeline se n’è andata, ma il suo spettro aleggia ancora nelle stanze di Jalna e le sue parole riecheggiano nei corridoi della tenuta; la sua ultima beffa, poi, è ancora sulla bocca di tutti. Finch ne è ben consapevole: il ventunesimo compleanno si avvicina, e con esso il momento in cui avrà accesso al patrimonio della nonna. La questione è spinosa, e il ricordo dello sconcerto dei suoi familiari all’apertura del testamento lo tormenta. Ma gli zii e i fratelli, nel tentativo di superare il malanimo, gli organizzano una grande festa di compleanno, al termine della quale il ragazzo sorprende tutti proponendo a Ernest e Nicholas un viaggio a proprie spese in Inghilterra, la madrepatria dei Whiteoak, la terra in cui tutto ha avuto inizio, dove si annidano vecchi ricordi e storie leggendarie che rendono quei luoghi noti anche ai membri più giovani della famiglia. Dopo la traversata in transatlantico, i tre si godono un breve soggiorno a Londra, dove Finch assaggia la libertà e si approccia a nuove prospettive sul mondo. Ma è a casa della zia Augusta, nella campagna del Devon, che lo attende la vera sorpresa: la cugina Sarah, orfana cresciuta dalla zia, raffinata e amante della musica, dalla quale si sente subito attratto e per la quale ben presto dovrà misurarsi con un avversario. Nel frattempo, in Canada, il piccolo Wakefield scopre la sua vena poetica e i rapporti tra Renny e Alayne prendono una direzione inaspettata. Al loro ritorno, Finch e gli zii troveranno una famiglia molto cambiata.
Dopo Jalna e Il gioco della vita, ecco il terzo capitolo della saga bestseller di Mazo de la Roche, icona della letteratura canadese del primo Novecento, personaggio dalla vita misteriosa e protagonista di una battaglia editoriale con l’autrice di Via col vento, sua grande rivale nelle classifiche dell’epoca.

 

Commento:

La fortuna di Finch è il terzo romanzo della saga di Jalna, scritta negli anni '30 da Mazo De la Roche. In questo terzo capitolo ritroviamo la famiglia Whiteoak costretta a mandar giù l'amaro boccone dell'eredità della vecchia nonna Adeline, da tutti attesa ed infine assegnata al giovane, timoroso, goffo, introverso Finch. Il ragazzo sta per compiere ventun anni quindi a breve entrerà in possesso del denaro, ma come sa chi ha letto i precedenti volumi, il suo altruismo e buon cuore rischiano di farglielo sperperare inoculatamente: tanto per cominciare, infatti, Finch si è messo in testa di fare un regalo a tutti i membri della numerosa famiglia… per gli zii, per esempio, ha pensato ad un costoso viaggio che li porterà in Inghilterra, dalla zia Augusta. Lui andrà con loro e c'è da scommettere che tornerà molto cambiato. Ciò che, dopo molti mesi di assenza, Finch e gli zii scopriranno al loro ritorno rovinerebbe la gioia del più positivo degli uomini…

Scritto magistralmente, come i precedenti due romanzi, con una prosa ricca e ricercata, La fortuna di Finch non deluderà le attese dei fan di questa serie: sebbene sia più cupo e travagliato degli altri volumi, non sarà difficile ritrovare le atmosfere trasognate, intime ed appassionate che Mazo De la Roche sa creare per noi così bene. Lo consiglio certamente a chi abbia letto i precedenti volumi, Jalna e Il gioco della vita. A chi non conosce ancora i Whiteoak, beh, non posso che raccomandare di cominciare dal primo libro.

 

Opera recensita: "La fortuna di Finch" di Mazo de la roche

Editore: Fazi 2021, prima ed. 1932

Genere: narrativa straniera, saga familiare, seriale

Ambientazione: Canada-Inghilterra

Pagine: 510

Prezzo: 18,00 €

Consigliato: sì

Voto personale: 8,5.

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