domenica 31 luglio 2022

RECENSIONE: GRAHAM MOORE - IL VERDETTO

Sinossi:

È il caso più sensazionale degli ultimi anni. La quindicenne Jessica Silver, ereditiera di un patrimonio di miliardi di dollari , di ritorno da scuola svanisce nel nulla. Bobby Nock, il suo giovane insegnante, è il primo sospettato, lo dice anche quel sangue trovato nella sua auto. Lui è nero, lei è bianca. Il processo che lo vede al banco degli imputati tocca tutti i nervi scoperti dell’America: ci sono le questioni razziali, le differenze di classe, i comportamenti sessuali, i pregiudizi del sistema giudiziario. La sentenza sembra già scritta, la condanna garantita. I membri della giuria, sequestrati da cinque mesi in un albergo, non vedono l’ora di tornarsene dalle loro famiglie. Ma una sola giurata, Maya Seale, è fermamente convinta dell’innocenza di Nock e riesce a portare dalla sua parte il resto della giuria. Il verdetto di assoluzione scatenerà l’indignazione dell’opinione pubblica. I giurati, uno a uno, verranno messi in croce dai media. Uno a uno si pentiranno di quella decisione. Dieci anni più tardi, una docuserie di Netflix riporta quelle stesse dodici persone nell’albergo del verdetto, e al centro della scena c’è ancora lei, Maya Seale, diventata nel frattempo avvocato penalista. C’è chi sostiene di avere nuove prove per riaprire quel caso. C’è chi vuole impedire che venga riaperto. A ogni costo. Per Maya è arrivato il momento della resa dei conti. Perché, lo sa bene ormai, un verdetto, di colpevolezza o di innocenza, non è mai specchio della verità.

 

Commento:

"Il verdetto" del sempre bravo Graham Moore, è un Legal Thriller bellissimo che tiene avvinto il lettore con sempre nuove, piccole rivelazioni in un puzzle in continua evoluzione. Questo romanzo ha una particolarità furba e, a parer mio, intelligente: a prima vista sembra essere un romanzo a tema razziale – e l'autore non fa assolutamente nulla per dissuaderci da quest'impressione – ed in parte lo è, ma la verità è che Il verdetto parla soprattutto di molto altro. Pone, soprattutto, molte questioni giuridiche ed induce a riflessioni morali tutt'altro che scontate: ci porta, infatti, ad interrogarci sul concetto di verità e su dove trovarla, giacché il massimo che possiamo sperare di trovare nei tribunali è la giustizia che è cosa diversa dalla verità. Poi il romanzo si sofferma sul ruolo dei giurati, sulla responsabilità e il peso che ha su chi lo esercita, inoltre riflette sui media e su quanto devastante possa risultare il loro abuso. Tanti temi, dunque, e tutti spinosi ed impossibili da liquidare con considerazioni blande… una lettura sicuramente impegnativa, ma altrettanto appassionante, garantito!

 

Opera recensita: "Il verdetto" di Graham Moore

Editore: Neri Pozza, 2022

Traduttore: Irena Trevisan

Genere: legal thriller

Ambientazione: Los Angeles, Stati Uniti

Pagine: 336

Prezzo: 19,00 €

Consigliato: sì

Voto personale: 8,5.

  

sabato 30 luglio 2022

RECENSIONE: BETH MORREY - IL BISTROT DELLA SPERANZA

Sinossi:

Teiere azzurre, tavolini di ferro battuto, tovagliette di cotone arcobaleno. Sono i colori le prime cose che Delphine nota quando entra nel piccolo bistrot all'angolo. C'è qualcosa, in quel posto, che la fa sentire a proprio agio, forse il profumo delle torte speziate, forse il caldo sorriso dei proprietari. Lei, in realtà, è entrata solo per rispondere all'annuncio «Cercasi cameriera», un lavoro che le permetterebbe di pagare la scuola di Emily, la figlia che sta crescendo da sola. Eppure, giorno dopo giorno, ha l'impressione che quel posto abbia qualcosa di magico, a partire dai clienti che, entrando, le illuminano la giornata. C'è Lexy, con il suo marcato accento francese, che chiede sempre un tè caldo con una parola gentile; c'è Roz, un'insegnante che, dietro il perenne broncio, nasconde un animo sensibile che esplode in una risata improvvisa mentre addenta un muffin; e Dylan, che con voce ipnotica canticchia insieme alla radio vecchie canzoni rock. In poco tempo, Delphine trova nel bistrot un'altra famiglia. Quello che però non si aspettava di trovare era il coraggio di riprendere in mano i sogni messi da parte. Finire la scuola, esibirsi su un palco, uscire per un appuntamento: tutte cose che, a ventotto anni, non credeva più di poter realizzare. Perché i gesti di gentilezza non restano inascoltati. Sono gesti che si diffondono da una persona all'altra come un fiume che, inarrestabile, arriva al mare. Un fiume che nasce dalla speranza ritrovata.

Dopo il bestseller La seconda vita di Missy Carmichael, successo del passaparola per settimane in classifica, Beth Morrey torna con un nuovo libro che i lettori aspettavano con trepidazione. Un romanzo sulle seconde possibilità, che insegna che non è mai troppo tardi per dare nuovo impulso alla propria vita.

 

Commento:

Tralasciando il fatto che la quarta di copertina di questo libro dovrebbe essere presa e stracciata… (e non mi esprimo mai in modo così tranchant su una quarta di copertina), il romanzo è carino. È il classico libro Feel Good, di quelli che mirano a far star bene le persone, a far loro prendere consapevolezza di quanto di buono si possa ancora (e sempre) fare per migliorare la propria vita, la propria condizione. Questo romanzo è, a suo modo, anche alquanto originale. È incentrato sulla storia di Delphine, ex studentessa prodigio con un futuro radioso davanti, oggi giovane madre insoddisfatta e precaria. Già, precaria: proprio così si apre il libro, con una scena campale che riassume le chiavi di lettura e le tematiche del romanzo. Delphine sta lavorando dietro al bancone del bar di Giovanni, datore di lavoro tignoso e insoddisfatto, quando nel bar entra Lexie, una sua ex compagna di liceo tutta agghindata e con la puzza sotto il naso, che – evidentemente pronta a far scoppiare una bolla di livore covato da tempo – comincia a punzecchiarla fino ad insultarla apertamente. Delphine, che deve averne sentite tante negli anni, decide che la misura è colma e senza pensarci troppo deposita l'ordinazione della cliente molesta direttamente sul suo vestito griffato. Seguono strepiti e la perdita del lavoro per Delphine che, tutt'altro che rammaricata, esce sbattendo la porta. Ora, però, dovrà capire come pagare i conti e come sostentare se stessa, il suo apatico padre e la sua figlioletta genio, Emily detta Em. Sarà proprio Em a venirle in aiuto con la sua perspicacia e il suo spirito di iniziativa, trovandole un annuncio di lavoro che fa proprio al caso suo. Da qui comincia per Delphine una serie di incontri positivi che, con un percorso accidentato ma costante, la porteranno a ritrovare le redini della sua vita perse ormai da molto tempo, in seguito ad un errore di gioventù che le è costato caro. Tra salti temporali tutto sommato non invalidanti e qualche ingenuità si sviluppa questa seconda storia di Beth Morrey, per quanto mi riguarda migliore del suo romanzo d'esordio. Non è una lettura impegnativa, in più offre qualche spunto di riflessione, perciò se fossi in voi una possibilità gliela darei.

 

 

Opera recensita: "Il bistrot della speranza" di Beth Morrey

Editore: Garzanti, 2022

Traduttore: Elisabetta Valdré

Genere: narrativa straniera

Ambientazione: Inghilterra

Pagine: 348

Prezzo: 18,60 €

Consigliato: sì

Voto personale: 7,5.

  

RECENSIONE: CRISTINA CASSAR SCALIA - LA CARROZZA DELLA SANTA (VANINA GUARRASI 06)

Sinossi:

È la mattina del 6 febbraio, la festa di Sant'Agata si è appena conclusa e «la Santa», come tutti la chiamano, è rientrata nella cattedrale. Nell'atmosfera distratta, da fine evento, che pervade strade e popolazione, un uomo viene ritrovato in una pozza di sangue nell'androne del Municipio, dentro una delle Carrozze del Senato. L'opinione pubblica è sconvolta e il sindaco in persona sollecita l'intervento della Guarrasi. La vicenda si presenta subito ingarbugliata, un intrico di piste che conducono sempre alla vita privata e familiare del morto, Vasco Nocera. Vanina, però, fatica a dedicare all'indagine l'attenzione che meriterebbe. A Palermo sta accadendo qualcosa che esige la sua presenza; è un richiamo che non può ignorare. Stavolta piú che mai per la soluzione del mistero saranno importanti l'aiuto della sua squadra e l'impegno del commissario in pensione Biagio Patanè, che a dispetto dell'età non si ferma davanti a niente.

 

Commento:

Sesto capitolo di una delle mie serie preferite, quella con protagonista il vicequestore Vanina Guarrasi, della mobile di Catania. Proprio la città etnea e la sua rinomata festa patronale, Sant'Agata, giocano un ruolo importante in questo giallo: la mattina dell'ultimo giorno di festa, poco dopo che la Santa è entrata in Cattedrale seguita da una folla di catanesi, una giovane francese che sta concludendo l'Erasmus in città, spinta dalla curiosità, apre la porta accostata della carrozza del Senato e, con sua sorpresa e sommo raccapriccio, vi trova il cadavere di un uomo. Da questo increscioso e cruento fatto di cronaca prende le mosse l'indagine di Vanina e della sua squadra, sempre più efficiente, rodata e coesa, con l'apporto cruciale del commissario Biagio Patanè che, sebbene in pensione, non si risparmia davanti ad un caso. L'indagine va a toccare una famiglia della Catania bene, il cui capostipite si è arricchito negli anni '40, e segue con particolare attenzione le vicende che riguardano una giovane donna avvenente, scaltra e spregiudicata, che darà molto filo da torcere agli inquirenti. In parallelo, poi, scorrono sempre più pressanti le vicende che Vanina ha lasciato in sospeso a Palermo e che la reclamano prepotentemente, contribuendo ad incupire ed infittire la trama. Come al solito aprire una nuova indagine della Guarrasi vuol dire, per noi lettori a lei affezionati, ritrovare una familiarità rassicurante, fatta di abitudini piacevoli, cibo gustoso e sana, intelligente ironia. Perciò chiedersi "A quando il prossimo" viene assolutamente naturale. Ora, la mia consueta raccomandazione: leggete la serie nell'ordine di pubblicazione. È vero che in questo caso specifico i gialli potrebbero anche essere letti singolarmente, tanto è brava l'autrice a chiarire – anche solo con una frase – punti rinvenibili in romanzi precedenti, però… a leggere nell'ordine corretto c'è tutto un altro gusto.

 

Opera recensita: "La carrozza della Santa" di Cristina Cassar Scalia

Editore: Einaudi, 2022

Genere: giallo, seriale

Ambientazione: Catania, Palermo 2017

Pagine: 284

Prezzo: 18,00 €

Consigliato: sì

Voto personale: 8.

  

venerdì 29 luglio 2022

RECENSIONE: JUAN GOMEZ-JURADO - RE BIANCO

Sinossi:

Spero che tu non ti sia già dimenticata di me. Giochiamo?». Quando Antonia Scott riceve questo messaggio, sa benissimo chi glielo ha inviato. Sa anche che questa partita è quasi impossibile da vincere. Ma ad Antonia perdere non piace e, se perde questa battaglia, le avrà perse tutte. È il momento della resa dei conti, dello scontro faccia a faccia con il suo nemico numero uno. E sarà uno scontro spietato, un ballo diabolico a un ritmo convulso, una crudele caccia al tesoro costellata di trappole mortali in cui ogni tappa è più pericolosa della precedente. I fili, come sempre, verranno mossi dall'alto: la regina è la figura più potente della scacchiera, ma un pezzo degli scacchi non deve mai dimenticare che c'è sempre una mano che lo dirige. Anche questo, però, è tutto da vedere. Dopo Regina Rossa e Lupa Nera, l'attesissima conclusione della trilogia bestseller di Juan Gómez-Jurado: l'ultima corsa contro il tempo di Antonia Scott. La più impossibile, la più disperata.

 

Commento:

"Re bianco" è l'ultimo, adrenalinico capitolo della trilogia che vede protagonisti Antonia Scott e Jon Gutierrez, l'essere umano più intelligente al mondo e il suo "scudiero". I due sono impegnati, insieme ad una serie di altre persone, in un progetto super segreto che prende il nome di Regina rossa. Sulle loro tracce, da un po' di tempo, c'è però una coppia molto temibile perché altrettanto misteriosa: White e Sandra Fajardo. Quello che si instaurerà in queste pagine sarà un confronto fra intelligenze, una partita folle giocata fino all'ultima mossa ed anche oltre, perché, in una partita a scacchi che si rispetti, dietro ad ogni regina c'è sempre un giocatore che la muove… o forse no? Trama a parte, ciò che posso rilevare su questo libro è in primis la sua assoluta inverosimiglianza: troppi eventi sono oltre il limite, molti di più che negli altri libri. Se questo per voi non è un problema, beh, allora lo troverete davvero avvincente: se nel primo libro il ritmo era trattenuto, Jurado era impelagato nella caratterizzazione di contesto e personaggi, nel secondo si era sbloccato e qui ha proprio preso il largo, si è divertito, ha giocato con gli eventi, con i personaggi ed anche con noi, povere palline sballottolate qua e là per la storia. Deciderete voi se questo tipo di narrazione farà al caso vostro. Ad ogni modo, una raccomandazione: questa serie va letta nell'ordine di pubblicazione. Non vi consiglio di cominciare da questo libro.

 

 

Opera recensita: "Re bianco" di Juan Gomez-Jurado

Editore: Fazi, 2022

Traduttore: Elisa Tramontin

Genere: thriller, seriale

Ambientazione: Spagna

Pagine: 400

Prezzo: 18,50 €

Consigliato: sì

Voto personale: 8,5.

  

giovedì 28 luglio 2022

RECENSIONE: LEV TOLSTOJ - RESURREZIONE

Sinossi:

Ultimo dei tre grandi romanzi di Tolstoj dopo «Guerra e pace» e «Anna Karénina», «Resurrezione» è la storia di Katjuša e Nechljudov e della loro rinascita. Nechljudov, giurato al processo per omicidio dove viene condannata la donna da lui un tempo sedotta e abbandonata, la giovane prostituta Katjuša, si rende conto di aver avuto un’enorme responsabilità sulla sorte infelice della ragazza. Divorato dal rimorso, abbandona la sua vita di agi per seguirla nei lavori forzati in Siberia. Alla vicenda dei due giovani, con il finale riaffacciarsi a una nuova vita e la ritrovata dignità, si affianca quella di una folla di personaggi "umiliati e offesi". Tolstoj si fa portavoce degli ultimi, i contadini inurbati e i carcerati, povera gente vittima di ogni genere di soprusi, e raggiunge col suo profondo esame dei sentimenti umani quel "modo moderno di vedere le cose" che si era prefisso.

 

Commento:

Come accade per la maggior parte dei romanzi russi, leggere "Resurrezione" è stato, per me, un'esperienza totalmente immersiva. Sin dalle prime pagine ci si ritrova catapultati nella Russia ottocentesca, fra principi e popolane, contesse e contadini, giudici e vetturini. Questa varietà e divisione di popolazione è tanto più evidente in questo particolare romanzo, giacché l'autore si sofferma in modo peculiare sulle ingiustizie della disparità di classe, sulla contrapposizione – che quindi appare ancor più stridente perché evidenziata a bella posta – tra ceti e contesti diversi. Resurrezione è insieme molte cose: è romanzo di denuncia sociale, aspro "J'accuse" contro il sistema giudiziario russo dell'epoca, invettiva contro la proprietà terriera, epopea sentimentale di un principe che, messo di fronte alle conseguenze di un suo errore giovanile, tenta di redimersi. È, inoltre, un percorso interessante di recupero di una spiritualità (sarebbe troppo parlare di fede) perduta ed infine ritrovata. Tolstoj ci regala pagine rese vive dalle riflessioni dei personaggi, ma anche dai pensieri che ci induce a percorrere nostro malgrado: è vero, questa storia sente tutto il peso del tempo e del contesto sociale in e per cui è stata scritta, ma vi sono considerazioni generali che possono tranquillamente riguardare tutti noi. Consigliato? Certo che sì.

 

Opera recensita: "Resurrezione" di Lev Tolstoj

Editore: Rizzoli, 2003 (ed. originale 1899)

Traduttore: Emanuela Guercetti

Genere: letteratura russa

Ambientazione: Russia

Pagine: 592

Prezzo: 11,00 €

Consigliato: sì

Voto personale: 9.

  

RECENSIONE: ELENA MEDEL - LE MERAVIGLIE

Sinossi:

Che peso ha la famiglia in una vita? Quanto contano il luogo, il tempo e il corpo in cui si nasce? E i soldi? Se lo è domandato spesso María che alla fine degli anni Sessanta ha dovuto lasciare la sua città del Sud e la sua bambina per cercare fortuna a Madrid. E se lo chiede anche Alicia che da quella stessa città, negli anni Duemila, è partita per la capitale. Anche se per ragioni diverse, a guardare bene gli eventi, i segni, gli schemi, Alicia sembra ricalcare le orme di María. Non si conoscono, María e Alicia, e tra le strade che entrambe percorrono inconsapevoli si sono sfiorate una volta, per caso. A unirle una storia segreta, un legame invisibile che passa attraverso Carmen, figlia e madre, ombra silenziosa del passato.

Anche ora che è finalmente in pensione María non ha abbandonato la lotta. Da Carabanchel, il quartiere operaio di Madrid in cui vive da quando è arrivata alla fine degli anni Sessanta dall'Andalusia, ha assistito alle trasformazioni radicali del suo Paese dopo la dittatura di Franco, e da qui si batte per i diritti delle donne di questo nuovo secolo. È forte, e sola, e stanca forse, María: ha sempre lavorato duramente al servizio di persone più ricche di lei, sopportando la fame, la fatica, cercando di non pensare agli occhi della bambina a cui non ha potuto fare da madre. E senza mai riscatto, né perdono. Alicia lavora nella stazione di Atocha, «in un negozio di panini e caramelle, quello che sta vicino ai bagni», specifica quando si presenta. Si è trasferita dal Sud a Madrid per studiare cinema – proposito presto dimenticato – alla vigilia della crisi economica del 2008, e da allora si accontenta di qualsiasi attività remunerata, matrimonio tedioso incluso. Alicia prova spesso invidia, in particolare nei confronti della persona che avrebbe potuto essere. È nata ricca, Alicia, figlia fortunata del titolare di un piccolo impero della ristorazione: il suo futuro si annunciava luminoso. Ma le cose sono andate in maniera diversa, e lei si è rassegnata a fare i conti ogni giorno con gli incubi più neri. María e Alicia non si conoscono, eppure sono nonna e nipote. Nella città che riluttante le ha accolte si sono sfiorate una volta, e forse molte altre, per caso. A legarle in modo invisibile un'assenza, quella di Carmen, figlia e madre, ombra silenziosa del passato. E ad affliggerle, gli stessi interrogativi: come sarebbe stata la loro vita se fossero nate in un altro luogo, in un'altra epoca, in un altro corpo? Dalla periferia metropolitana, tra appartamenti in affitto, autobus lenti e affollati, bar modesti comunque troppo cari, in mezzo a chi deve lavorare per sopravvivere. È dal cuore pulsante della realtà che Elena Medel scrive, tracciando il ritratto implacabile di un'Europa segnata dal precariato, e dal patriarcato, attraverso la voce di due donne dallo sguardo disilluso, ma che in fondo non smettono di sperare in un mondo in cui non siano i soldi, o la loro mancanza, a definirle.

 

Commento:

Una nonna, una nipote e un ponte interrotto fra loro che non si conoscono: manca il collegamento, ad una manca la madre, all'altra la figlia. Sono Maria, la nonna, Alicia, la nipote e Carmen, l'anello mancante, simbolo di una società rappezzata che fa fatica a ritrovarsi, a riconoscere i suoi stessi membri. Il precariato, il patriarcato, il potere del denaro che stabilisce relazioni e priorità hanno condizionato le esistenze di queste donne contribuendo ad allontanarle ed a spegnerne aspirazioni e speranze. Sono diverse, Alicia e Maria, la prima è rassegnata, la seconda lotta ancora, eppure sono simili nelle loro vite parallele. A noi non resta che osservarne la disgregazione, di pari passo con l'oblio indotto dalla società, e riflettere sullo stato di precarietà che riguarda un po' tutti noi. Lo stile con cui Elena Medel ci racconta questa storia non è piacevole, anzi pare quasi svagato, distratto, volutamente confuso… c'è un che di grigio, di sporco, di trascurato nella sua narrazione e, man mano che si prosegue nella lettura, si ha quasi la certezza che questo modo di narrare non sia casuale. A me, per la verità, questo stile non è piaciuto particolarmente, mi ha spento l'entusiasmo… ma tant'è, la storia vale la pena di essere letta, perciò occorre farsi piacere anche lo stile dell'autrice, tanto più se è stato una scelta. Lo consiglio? Sì, non foss'altro che per le riflessioni che ci induce a fare, in un tempo in cui sempre meno spesso ci obblighiamo a riflettere sul nostro vivere, preferendo procedere nell'inerzia del vittimismo e dei giorni sempre uguali a se stessi.

 

Opera recensita: "Le meraviglie" di Elena Medel

Editore: Einaudi, 2022

Traduttore: Silvia Sichel

Genere: narrativa straniera

Ambientazione: Spagna

Pagine: 192

Prezzo: 18,50 €

Consigliato: sì

Voto personale: 7. 

mercoledì 27 luglio 2022

RECENSIONE: MICHAEL ROBOTHAM - BRAVA RAGAZZA, CATTIVA RAGAZZA

Sinossi:

Michael Robotham, autore bestseller di fama internazionale, torna nelle librerie italiane con il primo capitolo di una nuova, travolgente serie con cui si conferma un maestro indiscusso del thriller psicologico.
Da bambina, la misteriosa Evie Cormac è stata protagonista di un truce caso di cronaca: la polizia l’ha trovata nascosta in una stanza segreta dove, proprio sotto ai suoi occhi, si è consumato un terribile delitto. Da quel giorno sono trascorsi anni, durante i quali si è sempre rifiutata di svelare la propria identità: non si sa quale sia il suo vero nome, la sua età, da dove provenga. Oggi vive in un istituto e rivendica l’indipendenza. Lo psicologo forense Cyrus Haven è chiamato a determinare se Evie sia pronta per vivere da sola nel mondo. Ma questa ragazza è diversa da tutte quelle che ha incontrato: affascinante e pericolosa, fragile e astuta, a Evie non sfugge mai quando qualcuno sta mentendo. E nessuno intorno a lei dice la verità. Nel frattempo, Cyrus viene chiamato a indagare sullo scioccante omicidio di una campionessa di pattinaggio sul ghiaccio, la quindicenne Jodie Sheehan. Bella e popolare, Jodie è ritratta da tutti come la ragazza della porta accanto, ma durante le indagini comincia a emergere, un tassello alla volta, un’inquietante vita segreta. Cyrus è intrappolato tra i due casi: una ragazza che ha bisogno di essere salvata e un’altra che ha bisogno di giustizia. Quale sarà il prezzo da pagare per la verità?

 

Commento:

"Brava ragazza, cattiva ragazza" è un thriller psicologico basato, fondamentalmente, su un dualismo. Il punto di vista principale è senz'altro quello dello psicologo Cyrus Haven (che si evince essere il protagonista dei successivi volumi della serie), ma tutta la trama è incentrata sui percorsi, paralleli ed opposti, delle due ragazzine: se assistiamo – facendo il tifo per lei – alla crescita in positivo, seppur a piccoli passi, della sfortunata e disadattata Evie, siamo altresì portati a guardare con piglio sardonico al decadimento morale dell'immagine di Jodie, che conosciamo come vittima e lasciamo come altro. È forse questa, al netto della trama, la dinamica più accattivante del romanzo: un percorso a doppio binario che appassiona ed aiuta ad empatizzare con i personaggi. Gli stessi, d'altronde, risultano di per sé interessanti, in particolare proprio Cyrus Haven, lo psicologo, per l'aura di umanità che lo avvolge e per alcuni comportamenti e dettagli del suo passato che non ci sono ancora stati del tutto rivelati. Sarà un piacere, perciò, proseguire la serie, non appena saranno pubblicati i successivi volumi. A chi non l'abbia ancora fatto, consiglio la lettura di questo primo thriller… potrebbe rivelare spunti interessanti.

 

Opera recensita: "Brava ragazza, cattiva ragazza" di Michael Robotham

Editore: Fazi, 2022

Traduttore: Giuseppe Marano

Genere: thriller psicologico

Ambientazione: Inghilterra

Pagine: 460

Prezzo: 18,00 €

Consigliato: sì

Voto personale: 8.

  

RECENSIONE: MARIA PIA ROMANO - LE AMICHE IMPERFETTE

Sinossi:

Una storia di vite che s'incontrano, stringono patti di alleanza, si perdono, si cercano ancora. La bella e annoiata Angelica decide di pubblicare un romanzo ma, davanti alle pagine bianche, capirà che la scrittura richiede un talento che non si compra. O forse no... La riservata e autentica Elisa, una ex compagna di liceo ora giornalista, potrebbe riuscire a scrivere quel libro di cui tutti già parlano. La società mondana chiede che vengano soddisfatte performance elevate per tenere alto il tenore dell'apparenza. Il gioco pericoloso della perfezione non può correre il rischio del rovescio. Ma la vita reale si rivela essere tutt'altra cosa. Due donne unite da un inconfessabile segreto. Immerse nella spirale di una vicenda a cui è impossibile sottrarsi. E intanto, sulle frequenze di RadioLecce103, di notte una voce libera guarda vivere la città e slaccia parole che sono schegge di verità...

 

Commento:

Difficile, per me, parlare di questo libro in modo obiettivo. Difficile davvero, perché qui dentro c'è una città che amo e da cui ho dovuto strapparmi a forza. Ci sono le sue strade, i suoi locali, la sua luce, la sua gente con pregi, difetti ed abitudini. C'è il suo modo unico di stregarti, avvincerti, sedurti e gettarti via sdegnosa e altera, c'è tutto il suo essere paurosamente bella e fatalmente ammaliatrice. E nelle pieghe di questo luogo magico e misterioso c'è una storia, una storia normale - come ce ne sarebbero tante se solo ci prendessimo la briga di sgrattare un po' la patina scintillante che ammanta ogni casa – raccontata però in un modo speciale. È la storia di due donne, due amiche imperfette che si ritrovano dopo tanti anni, diversissime eppure unite da un interesse. Angelica, ricca e annoiata quarantenne della Lecce bene, moglie di uno stimatissimo cardiologo figlio di Senatore, si lascia irretire dall'illusione di possedere un talento presunto per la scrittura ed allettare dalla vista del suo nome sulla copertina di un libro. I tempi sono stretti, le amiche già ne parlano, la voce si diffonde, la pressione aumenta. Impossibile fallire, letale tirarsi indietro. Elisa, giornalista apprezzata e sottopagata, divisa tra un lavoro precario, i genitori anziani da accudire e uno stipendio che tarda sempre ad arrivare, il fuoco della scrittura ce l'ha dentro, avrebbe anche molto da dire, ma non ha alcuna voglia di pubblicare. Le due donne sono ex compagne di liceo, si sono perse senza rimpianti molti anni fa ed ora si ritrovano per caso ad una mostra… Sono sempre state troppo diverse, ma ora i loro mondi paralleli sono pericolosamente avvicinati da un segreto. Con una prosa fluida, cangiante, magmatica e una scrittura lussureggiante e fortemente evocativa, Maria Pia Romano ci conduce tra le luci fatue e le ombre sinuose di una città ( e di una cultura) che sotto ai vezzi e ai belletti nasconde una realtà di contraddizioni stridenti e grigie: la giornalista capace costretta a sacrificare professionalità e anni di vita e la moglie apparentemente perfetta ed appagata che fa fatica ad arginare il vuoto dei giorni; i lustrini della città con le sue élites di facciata e gli arenili deserti e veri, svuotati dall'abuso estivo; l'amore distratto ed abitudinario e quello fulminante e travolgente di un'ora appena… e la sensazione pressante che, per quanto ci si arrabatti, ci si affanni e si tenti di dare una svolta anche minima alla propria felicità, tutto cambia perché nulla cambi mai davvero. "Le amiche imperfette" racconta tutto questo e molto altro in pagine di rara bellezza… Leggetelo, fidatevi, farete fatica a dimenticarlo.

 

Opera recensita: "Le amiche imperfette" di Maria Pia Romano

Editore: Besa Muci, 2020

Genere: narrativa italiana

Ambientazione: Lecce

Pagine: 224

Prezzo: 15,00 €

Consigliato: sì

Voto personale: 10.

  

martedì 26 luglio 2022

RECENSIONE: ROXANNE VELETZOS - QUANDO IL MONDO ERA NOSTRO

Sinossi:

Ungheria, 1943. Eva credeva di sapere cosa fosse l'amore. Fidanzata con un brillante studente di medicina, pensava di avere tutto ciò che potesse desiderare. Ma, da quando il suo sguardo ha incrociato quello di Aleandro, un giovane artista dalle grandi ambizioni, Eva non ha più certezze. L'unica cosa che sa è che nessuno la fa sentire così, come se si fosse svegliata da un lungo sonno. Tra i due nasce un sentimento che si fa ogni giorno più forte: non importa che lei sia già promessa a un altro e che suo padre – fervente sostenitore del nazismo – impazzirebbe di rabbia se sapesse che la figlia frequenta un uomo di una razza inferiore. Eva è disposta a lottare con ogni mezzo per affermare il suo diritto alla felicità. Quel sogno, però, sta per essere spazzato via dalla guerra che infuria in tutta Europa e che, alla fine, travolgerà anche le loro vite. Eppure, nonostante gli anni e i chilometri di distanza, Eva e Aleandro non smetteranno mai di cercarsi e di credere che il loro amore sia più forte anche del destino... Ci sono momenti in cui tutto sembra perduto, periodi in cui pare esserci spazio solo per la sofferenza. La storia di Eva e Aleandro invece ci ricorda di non perdere mai la speranza, perché l'amore può illuminare anche le epoche più buie.

 

Commento:

Si può racchiudere efficacemente mezzo secolo di storia europea e mondiale nelle pagine di un romanzo? Sì, si può, se si parla d'amore. L'amore è, infatti, il cuore pulsante, il fulcro, il motore di queste pagine, sepolto sotto una guerra terribile, un'occupazione, una valanga di pregiudizi, la ghettizzazione, il razzismo, i chilometri e chilometri di distanza, i decenni e le traversie della vita. Può un sentimento positivo sopravvivere ragionevolmente a tutto questo? Sì, può, se è sincero, travolgente e puro come quello che travolge Eva ed Aleandro, due giovani così diversi con due cuori così affini. È quasi un privilegio leggere la loro storia, esserne testimoni muti e impotenti mentre tutto congiura contro di loro. È un miracolo ritrovarli ancora, molte pagine dopo, cambiati, provati, quasi annientati, eppure ancora vivi. Sullo sfondo – ma poi neanche tanto – le vicende storiche e geopolitiche di mezzo mondo che contribuiscono ad osteggiarlo, questo amore travagliato. "Quando il mondo era nostro" è un romanzo intenso, con una trama articolata e affatto scontata, che è un piacere leggere, nonostante le storie che racconta piacevoli non lo siano di certo. Una lettura consigliata a chi ama i romanzi storici (sebbene qui si parli di storia recente) e le grandi storie d'amore.

 

Opera recensita: "Quando il mondo era nostro" di Roxanne Veletzos

Editore: Nord, 2022

Traduttore: Anna Ricci

Genere: romanzo storico

Ambientazione: Ungheria

Pagine: 360

Prezzo: 19,80 €

Consigliato: sì

Voto personale: 8,5.

  

lunedì 25 luglio 2022

RECENSIONE: MARGARET KENNEDY - LA NINFA COSTANTE

Sinossi:

Il compositore Albert Sanger vive in un cottage sulle Alpi austriache con la sua numerosa famiglia: il cosiddetto Circo Sanger, composto da lui, sua moglie - la terza - e sette figli, tra i quali spicca la scaltra quattordicenne Teresa, da sempre innamorata di uno degli amici del padre, Lewis Dodd. Presso l'allegra compagine trovano regolare ospitalità artisti e musicisti provenienti da tutta Europa, in una festa continua. Quando la morte di Sanger interrompe bruscamente l'idillio alpino, la famiglia della sua seconda moglie decide di intervenire in favore della prole rimasta orfana. Fa così il suo ingresso sulla scena la cugina Florence Churchill, per la quale l'incontro con Dodd è fatale: i due si innamorano all'istante, decidono di sposarsi e di tornare in Inghilterra portando con loro i piccoli Sanger. Ma alla prova del rientro nella civiltà, la loro intesa si incrina molto velocemente: l'impatto con la società inglese e il suo conformismo per lui è troppo. L'impossibilità di una conciliazione tra ordine e sregolatezza appare tanto evidente quanto allettante è l'idea di una fuga... Un personaggio femminile indimenticabile, una narrazione ricca di grazia e la messinscena dell'eterno conflitto tra anarchia bohémienne e rispettabilità borghese fanno di "La ninfa costante" una lettura deliziosa. «Teresa possedeva una particolare commistione di innocenza e scaltrezza, un modo di parlare infantile e acuto al tempo stesso e disponeva di un vocabolario un po' antiquato, semi letterario, e intonazioni prese in prestito da altre lingue. Tutto ciò era molto piacevole e rinfrescante, dopo tutto il provincialismo erudito che gli era toccato sopportare. In lei scorgeva ignoranza, immaturità e una sconfinata, primitiva passione».

 

Commento:

Pubblicato per la prima volta nel 1924, La ninfa costante è un romanzo difficile da etichettare: è insieme saga familiare, romanzo di formazione, romanzo di ambientazione storica e molto, molto di più. È una lettura complessa, perché complesse sono le dinamiche che l'autrice scandaglia con profondo coinvolgimento e grande cura. L'amore, l'adolescenza, la morte, il contesto familiare difficile, la difficoltà di adattamento ad una società completamente diversa da quella a cui si è abituati… e non ultime la gelosia e la passione. Sono questi i temi che percorrono tutto il libro e i sentimenti forti che lo animano e scuotono i personaggi. Non c'è salvezza qui, non c'è speranza di lieto fine: c'è solo da osservare, cercare di comprendere, abbeverarsi dell'energia di personaggi fortissimi, tenaci, anticonformisti. Una lettura molto intensa che, fino all'ultima pagina, non si sa dove ci porterà, ma che incuriosisce il lettore, lo sorprende, lo strega. Un libro interessantissimo per contestualizzazione, tematiche affrontate, caratterizzazione dei personaggi, originalità. Davvero un piccolo gioiello… consigliato.

 

Opera recensita: "La ninfa costante" di Margaret Kennedy

Editore: Fazi, 2022 (ed. originale 1924)

Traduttore: Sabrina Terziani

Genere: letteratura straniera

Ambientazione: Austria, Inghilterra

Pagine: 358

Prezzo: 18,50 €

Consigliato: sì

Voto personale: 9.

  

domenica 24 luglio 2022

RECENSIONE: TESSA HADLEY - L'ARTE DEL MATRIMONIO

Sinossi:

Alex, Christine, Zachary, Lydia si conoscono da quando hanno vent'anni, anche da prima, e ora ne hanno un po' più di cinquanta. Hanno amato, odiato, scelto strade giuste e sbagliate, o non hanno scelto affatto; hanno cresciuto bambini, creato case, covato e soffocato ambizioni. Quando Zachary muore all'improvviso l'equilibrio magico che reggeva il loro quartetto salta; Lydia, l'eterna seduttrice, non sa stare da sola, va a vivere a casa di Alex e Chris, occupa un territorio non suo col disordine degli oggetti e l'invadenza affascinante che è sempre stata il suo tratto. Ciò che succede è imprevisto e insieme fatale. Ma questo non è solo un romanzo di coppie fluide, di amore e amicizia e ancora amore intrecciati fino a cancellare o calpestare i limiti; c'è anche l'arte, comprata e venduta da Zachary nella sua bonomia esuberante, cercata e praticata con fatica e pudore da Chris, ripudiata per orgoglio da Alex; ci sono i figli: la selvatica Grace, la solida, seria Isobel, l'ombroso Sandy con la sua musica; e ci sono le città belle: la Londra dei vicoli segreti e delle gallerie, sempre tagliata da una luce prodigiosa, e Venezia, luogo di una vacanza pigra ed equivoca. Tessa Hadley fa musica da camera con le parole, le sceglie una per una, gioca con le simmetrie e i contrasti, racconta semplicemente la vita, che semplice non è mai.

 

Commento:

Confesso che non sapevo bene cosa aspettarmi da questo libro. Leggendo la quarta di copertina avevo immaginato un romanzo rosa, o forse conturbante, o anche qualcosa di profondo… non mi aspettavo, invece, di annoiarmi così tanto. Il libro parla di un equivoco e abbastanza scontato ménage a quattro tirato avanti per più di trent'anni; un gioco di equilibri tra due coppie che giocoforza e prevedibilmente doveva finire male. Non ho trovato, però, un fine ultimo, un messaggio, qualcosa da ricordare in queste pagine… la storia mi è sembrata fine a se stessa, neanche troppo originale, senza pregi di sorta. Intendiamoci, il libro non è brutto, ma non è neppure bello e soprattutto non mi ha trasmesso assolutamente niente se non, appunto, noia. Per questi motivi non mi sento di consigliarlo… spiacente.

 

Opera recensita: "L'arte del matrimonio" di Tessa Hadley

Editore: Bompiani, 2022

Traduttore: Milena Zemira Cicimarra

Genere: narrativa straniera

Ambientazione: Inghilterra

Pagine: 272

Prezzo: 18,00 €

Consigliato: no

Voto personale: 6. 

sabato 23 luglio 2022

RECENSIONE: SATOSHI YAGISAWA - I MIEI GIORNI ALLA LIBRERIA MORISAKI

Sinossi:

Comincia tutto a Tōkyō, nel più grande quartiere di librerie del mondo.

Iniziai a leggere un libro dopo l'altro. Quei vecchi libri nascondevano storie per me inimmaginabili. E non mi riferisco solo a ciò che raccontavano. Dentro ognuno trovai tracce del passato: sottolineature, segnalibri, fiori secchi... Erano incontri che superavano le barriere temporali, possibili solo attraverso i vecchi libri. E così cominciai ad affezionarmi alla libreria Morisaki.

Jinbōchō, Tōkyō: il quartiere delle librerie, paradiso dei lettori. Benché si trovi a pochi passi dalla metropolitana e dai grandi palazzi moderni, è un angolo tranquillo, un po' fuori dal tempo, con file di vetrine stipate di volumi, nuovi e di seconda mano. Non tutti lo conoscono, i più vengono attratti dalle mille luci di Shibuya o dal lusso di Ginza, e neppure Takako – venticinquenne dalla vita piuttosto incolore – lo frequenta, anche se proprio a Jinbōchō si trova la libreria Morisaki, che appartiene alla sua famiglia da tre generazioni: un negozio di appena otto tatami in un vecchio edificio di legno, con una stanza adibita a magazzino al piano superiore. È il regno dello zio Satoru, che ai libri e alla Morisaki ha dedicato la vita, soprattutto da quando la moglie lo ha lasciato. Entusiasta e un po' squinternato, Satoru è l'opposto di Takako, che non esce di casa da quando l'uomo di cui era innamorata le ha annunciato che sposerà un'altra. Ed è proprio lui, l'eccentrico zio, a lanciarle un'imprevista ancora di salvezza proponendole di trasferirsi al piano di sopra della libreria in cambio di qualche ora di lavoro. Takako non è certo una gran lettrice ma, quasi suo malgrado, si lascia sorprendere e conquistare dal piccolo mondo di Jinbōchō. Tra discussioni sempre più appassionate sulla letteratura moderna giapponese, un incontro in un caffè con uno sconosciuto ossessionato da un misterioso romanzo e rivelazioni sulla storia d'amore di Satoru, scoprirà pian piano un modo di comunicare e di relazionarsi che parte dai libri per arrivare al cuore. Un modo di vivere più intimo e autentico, senza paura del confronto e di lasciarsi andare.

 

Commento:

Che bel posto dev'essere il quartiere di Jinbocho… mi piacerebbe visitarlo. Che paradiso terrestre per noi lettori! È qui che si ritrova, suo malgrado, la giovane, insicura, passiva, prostrata Takako, vittima di una relazione malsana e delle sue stesse illusioni d'amore per un soggetto che l'ha usata e poi gettata via con grande naturalezza. Qui approda, senza neanche sapere bene come e perché, attirata ed accolta dalla libreria di famiglia: allertato dalla madre delle difficoltà di Takako, suo zio, un personaggio assolutamente sui generis che Takako non vede da anni, le propone di raggiungerlo in libreria e dargli una mano, così anche lei potrà risolvere il problema dell'affitto ed impegnare un po' del troppo tempo libero che si ritrova. È così che, dapprima recalcitrante e disamorata dei libri, Takako pian piano ritorna a vivere, ritrova fiducia in se stessa, scopre una passione per quelle storie su carta nelle quali trova sempre un po' di sé. Altri accadimenti seguiranno a questa rinascita, perché la vita è fatta così, è un ciclo di eventi concatenati che dipendono dalla scelta di un attimo, ma lascio a voi il piacere di scoprirli immergendovi nella lettura. Dal canto mio posso dire che questo "I miei giorni alla libreria Morisaki" è un romanzo carinissimo, scritto – o forse tradotto – con uno stile quasi naif (almeno in apparenza), ma che non impegna il lettore ed anzi, in realtà gli lascia lo spazio mentale per divagare e lasciarsi portare dalle suggestioni che trae dalle pagine. Il consiglio per affrontare e godere al meglio di questa lettura è questo: non aspettatevi assolutamente niente, né in positivo, né in negativo. Lasciatevi semplicemente trasportare dalla storia. Provate e vedrete.

 

Opera recensita: "I miei giorni alla libreria Morisaki" di Satoshi Yagisawa

Editore: Feltrinelli, 2022

Traduttore: Gala Maria Follaco

Genere: narrativa straniera

Ambientazione: Giappone

Pagine: 160

Prezzo: 16,00 €

Consigliato: sì

Voto personale: 8.

  

venerdì 22 luglio 2022

RECENSIONE: ALEX SMITH - GIOVANI RAGAZZE SCOMPARSE

Sinossi:

La prima indagine del detective Robert Kett.

Perseguitato dal senso di colpa per non essere riuscito a trovare e salvare sua moglie scomparsa, il detective Robert Kett lascia la polizia metropolitana e si trasferisce a Norwich con i suoi tre bambini, nella speranza di ricostruirsi una vita. Ma la pace appena conquistata non è destinata a durare. Quando due ragazze che consegnano i giornali spariscono senza lasciare traccia, sembra che tutti gli indizi indichino la presenza di un rapitore seriale. Kett è quindi costretto a occuparsi del caso, che si rivela ben presto uno dei più oscuri e intricati della sua carriera. Il detective dovrà confrontarsi con un male spaventoso, in una lotta che potrebbe portarlo anche a fare finalmente luce su ciò che è successo a sua moglie.

 

Commento:

Davvero un bel thriller, questo di Alex Smith che inaugura la serie di indagini del detective capo Kett. È un thriller puro, adrenalinico, persino rassicurante: segue tutti i canoni di quello che definiremmo un thriller riuscito, senza mai risultare scontato. La vicenda raccontata, poi, è raccapricciante ed il quadro che emerge dall'indagine è inquietante. Uno dei pregi di questo thriller, tuttavia, è il lato profondamente umano che fa da contraltare all'efferatezza della vicenda gialla: un'umanità data sia dal racconto delle vite delle vittime e delle loro famiglie, sia e soprattutto dalle vicissitudini familiari di Robert Kett che ce lo rendono un personaggio davvero amabile e per nulla sovrumano o mitizzato. Una prima indagine assolutamente promettente, dunque, tutta da leggere.

Opera recensita: "Giovani ragazze scomparse" di Alex Smith

Editore: Newton Compton, 2022

Traduttore: Francesca Campisi

Genere: thriller

Ambientazione: Inghilterra

Pagine: 288

Prezzo: 9,90 €

Consigliato: sì

Voto personale: 8,5.

  

RECENSIONE: SARA PABORN - MIELE DI CARDO SELVATICO

Sinossi:

Ebba Lindqvist in Svezia è una vera "guru dei sentimenti". Conduce un talk show e ha scritto numerosi libri, tutti diventati dei bestseller. Ma dopo un divorzio terribile, reso pubblico dai media, la sua credibilità crolla improvvisamente e la sua carriera si interrompe. D'altronde chi vorrebbe un consiglio romantico da una triste divorziata? Ebba è in difficoltà e riesce a malapena a pagare i conti creando cruciverba, così quando le viene proposto di scrivere un articolo sui matrimoni duraturi, accetta il lavoro, seppur con riluttanza. Proprio negli stessi giorni legge su un giornale la lettera di un'anziana signora che parla dell'amore eterno firmandosi "Una sognatrice" e decide di intervistarla. Veronika Mörk ha settantanove anni e vive in una casa di riposo, ma non è una mite vecchietta. È sagace ed elegante e l'incontro con lei è molto diverso da come Ebba se l'era immaginato. Veronika ricorda il suo grande amore, che non è il marito defunto con cui è stata felicemente sposata per sessant'anni ma è Bo, uno studente d'arte conosciuto nell'estate del 1955. Quell'anno lei, diciassettenne, lavora nella pensione di sua madre a Båstad e sogna una vita migliore e, soprattutto, l'amore. E quando Bo arriva alla pensione, il mondo di Veronika viene completamente sconvolto. Ebba a questo punto si ritrova in missione. Potrebbe non essere in grado di salvare la propria catastrofica vita amorosa, ma forse può riportare un po' di gioia in quella di Veronika. È determinata a capire cosa sia successo nel lontano 1955. Perché i due innamorati non sono rimasti insieme? Che ne è stato di Bo? Quella che inizia solo come un'intervista si trasforma in una sincera amicizia tra due improbabili alleate nel difficile gioco dell'amore, che cambierà il corso di entrambe le loro vite. Miele di cardo selvatico è un romanzo delicato e romantico e, attraverso personaggi adorabili e un disarmante senso dell'umorismo, Sara Paborn coinvolge il lettore nelle emozioni indimenticabili dei sentimenti giovanili, riflettendo nello stesso tempo seriamente su cosa sia l'amore.

 

Commento:

Una giornalista che si occupava di rubriche amorose è in seria difficoltà dopo che l'opinione pubblica – la stessa che lei influenzava con i suoi commenti – è stata informata del suo divorzio. Tutto sembra andare storto, ma Ebba – così si chiama la sfortunata giornalista – è ancora in grado di cogliere un'occasione quando la vede arrivare, tantopiù che sarebbe stata l'ultima: "intervista qualcuno sulle relazioni lunghe", è più o meno ciò che le chiede la direttrice di redazione. Ed Ebba ha ciò che può fare al caso suo: Veronica. Lei non la conosce, se l'aspetta mite ed arrendevole, sognatrice proprio come si firmava nella lettera al giornale in cui raccontava un amore di molti anni prima che vorrebbe rintracciare. Beh, alla faccia degli stereotipi, Ebba dovrà ricredersi e sorprendersi sull'anziana donna e su molte altre cose. Ok, questo non è il libro della vita, non è originale, non è un capolavoro, però è un libro carino, piacevole, adatto ad una lettura sotto l'ombrellone o a tenere compagnia in un pomeriggio torrido all'ombra degli alberi. Offre, per giunta, anche alcuni spunti di riflessione… perciò, cosa chiedere di più?

 

Opera recensita: "Miele di cardo selvatico" di Sara Paborn

Editore: Mondadori, 2021

Traduttore: Gabriella Diverio

Genere: narrativa straniera

Ambientazione: Svezia

Pagine: 348

Prezzo: 19,00 €

Consigliato: sì

Voto personale: 8.

  

RECENSIONE: DON WINSLOW - CITTA' IN FIAMME

Sinossi:

Due imperi criminali si spartiscono il controllo del New England. Finché una bellissima Elena di Troia dei giorni nostri non si mette in mezzo tra irlandesi e italiani, scatenando una guerra che li spingerà a uccidersi a vicenda, distruggerà un'alleanza e metterà a ferro e fuoco l'intera città. Se potesse scegliere, Danny Ryan vorrebbe una vita senza crimine e un posto al sole tutto per sé. Ma quando quel sanguinoso conflitto si inasprisce, mettendo i fratelli l'uno contro l'altro, la conta dei morti sale vertiginosamente e lui si ritrova costretto a mettere da parte i suoi desideri e a prendere una decisione che cambierà per sempre la sua esistenza: per salvare gli amici a cui è legato da sempre e la famiglia che ha giurato di proteggere assume il comando, diventa uno stratega spietato, l'eroe di un gioco insidioso in cui chi vince vive e chi perde muore. E forgerà una dinastia che dalle strade polverose di Providence arriverà fino agli studios di Hollywood e agli scintillanti casinò di Las Vegas. Città in fiamme è un'Iliade moderna, contemporanea, una trilogia che abbraccia generazioni e al pari dei classici antichi esplora temi intramontabili come la lealtà, il tradimento, l'onore. Ed è l'ulteriore conferma del genio narrativo di Don Winslow, “uno dei più grandi narratori americani di sempre” (Stephen King).

 

Commento:

"Città in fiamme" è il primo libro della nuova, omonima trilogia di Don Winslow con la quale l'autore ci porta nel suo territorio di provenienza, a Providence, nel centro degli Stati Uniti, a seguire le vicende di quattro famiglie mafiose, due italiane e due irlandesi. È un crime ben strutturato che si legge con trasporto e può essere un'ottima lettura estiva per chi ama il genere Crime. Certo, non è Il padrino – per fare un semplice paragone con un libro dello stesso filone – ma d'altra parte Mario Puzo è inarrivabile; non è neppure il miglior crime a tema mafioso che abbia letto, né il miglior libro di Winslow. Tuttavia è un crime dignitoso e rispettabile, che si difende bene, non rovina la reputazione dell'autore e può dare soddisfazione. A me è piaciuto e, quando usciranno i prossimi volumi, continuerò la lettura della serie; a voi lo consiglio, ovviamente se vi piace il genere.

 

Opera recensita: "Città in fiamme" di Don Winslow

Editore: Harper Collins, 2022

Traduttore: Alfredo Colitto

Genere: crime, seriale

Ambientazione: Stati Uniti

Pagine: 398

Prezzo: 22,00 €

Consigliato: sì

Voto personale: 8,5.

  

lunedì 18 luglio 2022

RECENSIONE: FRANCESCA PALUMBO - HAI AVUTO LA MIA VITA

Sinossi:

In molti conoscono la storia del barbaro assassinio di Lev Trotskj per mano di Ramón Mercader del Río, agente segreto spagnolo naturalizzato sovietico operante nel NKVD durante il governo di Stalin. Tuttavia pochi sanno che per avvicinarsi il più possibile alla casa di Trotskj, esiliato in Messico, al fine di colpirlo, Mercader dovette infiltrarsi nella vita di una donna a lui molto vicina, un'ebrea americana segretaria e traduttrice di Trotskj. L'autrice dà voce a questo personaggio straordinario, Sylvia Ageloff, che per anni, dopo l'assassinio di Trotskj nel '40 e le lunghe cure psichiatriche cui si sottopose, scelse di isolarsi dal mondo e di non rilasciare più alcuna intervista su quegli accadimenti, raccontandone la vita, l'impegno politico, l'attivismo sociale, l'idealismo ma anche la fragilità, la disperazione e la forza di riscattarsi da un destino manovrato.

 

Commento:

"L'amor che move il sole e l'altre stelle"… mai citazione si rivelò più appropriata per individuare il fulcro di questo romanzo.

In questo suo ultimo lavoro Francesca Palumbo racconta, infatti, la storia di Sylvia Ageloff, donna poco conosciuta ma – suo malgrado – importantissima in una vicenda oscura che contribuì a cambiare il quadro politico mondiale negli anni '40. Cosa portò questa giovane ebrea americana, psicologa infantile nonché militante nel Partito Comunista, segretaria e traduttrice di Lev Trotskj, ad essere accusata di concorso nell'omicidio di quello che considerava il  suo maestro, il suo faro, il suo padre spirituale? L'amore. Ecco cosa fu, senza bisogno di artifici o giri di parole… l'amore per un manipolatore, un affabulatore, un bello e impossibile che, invece, sembrava fin troppo a portata di mano. E sembra così strano, una volta di più, rendersi conto che dalle piccole cose, dalle singole decisioni sbagliate incastrate in un puzzle storto, si fa la Storia. E questa sensazione diventa ancor più dirompente se a raccontarci le vicende passo dopo passo è la viva voce di chi le vive.

Con lo stile vibrante che le è proprio, con questa sua prosa efficace, incisiva e puntuale, in "Hai avuto la mia vita", Francesca Palumbo dà voce a Sylvia Ageloff, in un intenso memoir fatto di pensieri quotidiani ed intimi, emozioni, incertezze, piccole e grandi felicità. Ma l'esercizio della memoria non fa sconti, può essere impegnativo e doloroso, perciò troviamo, in queste pagine, anche l'impeto di un cuore ingannato, abusato e ferito, se possibile ancor più ardente di quello amoroso. Conoscere l'ardore e i tormenti di questa donna e farlo in un'esperienza di lettura così immersiva è, per noi lettori, un regalo. È l'ennesimo, agognato incontro con la bellezza che ognuno di noi in cuor suo si aspetta ogni volta che apre un libro. Il grazie, perciò, all'autrice è doppiamente sentito: grazie per averci fatto conoscere questa pedina della storia, per averci fatto sentire così forte l'unicità della sua voce di donna impegnata politicamente, innamorata e tormentata, e grazie di averlo fatto in modo così personale ed accorato, con tanta cura e passione.

Una lettura consigliata, sia per il suo valore storico, sia per la sua bellezza.

 

Opera recensita: "Hai avuto la mia vita" di Francesca Palumbo

Editore: Besa Muci, 2021

Genere: narrativa italiana

Pagine: 188

Prezzo: 15,00 €

Consigliato: sì

Voto personale: 8,5.

  

sabato 16 luglio 2022

RECENSIONE: GEORGES SIMENON - LA NEVE ERA SPORCA

Sinossi:

Frank ha diciannove anni ed è figlio dell'attraente tenutaria di una casa di appuntamenti in una città del Nord durante l'occupazione nazista. Freddo, scostante, insolente, solitario, Frank vuole in segreto una cosa sola: iniziarsi alla vita. E crede che il modo migliore per farlo sia uccidere qualcuno senza ragione. Con sbalorditiva sicurezza, Simenon entra nella testa di questo personaggio al limite fra l'abiezione e una paradossale innocenza e intorno a lui fa vivere, fino a dargli una presenza allucinatoria, il mondo della neve sporca, la sordida scena di una città dove tutto è tradimento, rancore, doppio gioco.

 

Commento:

Questo romanzo è stato (e forse lo è tutt'ora), per me, un vero e proprio tarlo. Ne avevo cominciato la lettura anni fa per interromperla subito: c'era qualcosa, in quelle pagine, che mi respingeva e mi impediva di concentrarmi. Spinta dalle molte recensioni positive e dal mio amore per Simenon che nel frattempo cresceva a dismisura, negli ultimi mesi ho riprovato e riprovato a leggerlo, ma sempre con lo stesso esito. Finalmente, in questi giorni, ho tentato con l'audiolibro e… alla fine ce l'ho fatta. Ciò non vuol dire, però, che mi sia piaciuto o, ancor meno, che io sia certa di averlo completamente capito. È un romanzo grigio, come grigi sono i personaggi, l'ambientazione, le vicende raccontate. Non c'è mai un guizzo di novità che risvegli l'attenzione, accade tutto in sordina, in un contesto cittadino apparentemente sempre uguale. Eppure è proprio questa la forza del romanzo: è, probabilmente, proprio questo che voleva raccontarci Simenon. Le vicende che sconvolgono la vita del giovane Frank e degli altri personaggi si svolgono nella più completa apatia generale, nella grigia e fumosa quotidianità di una città occupata. Sotto la cenere, però, ci sono sommovimenti pericolosi, perché proprio quando crediamo di passeggiare soli e indisturbati per la via, da un vicolo o da una finestra qualcuno ci sta osservando ed è pronto a riferire ciò che facciamo e diciamo. Ecco, riconosco tutto il valore di questo romanzo, ma non riconosco Simenon, o almeno non del tutto. Non è un'opera che rileggerei, ma voi datele una possibilità… se è piaciuta a tanti un motivo ci sarà… e mal che vada avrete letto un Simenon, che di sicuro non è tempo perso.

 

Opera recensita: "La neve era sporca" di Georges Simenon

Editore: Adelphi, ed. originale 1948

Traduttore: Mario Visetti

Genere: narrativa straniera

Ambientazione: indefinita, probabilmente Europa centrale

Pagine: 266

Prezzo: 18,00 €        

Consigliato: sì/no

Voto personale: 6. 

mercoledì 6 luglio 2022

RECENSIONE: LAETITIA COLOMBANI - L'AQUILONE

     

Sinossi:

Quando si incontrano su quella spiaggia, sono come isole lontane. Léna viene da una ricca città francese ed è arrivata in India per sfuggire al dolore di una perdita che ha sgretolato le sue certezze. Preeti è una giovane insegnante di autodifesa, scappata dal matrimonio «riparatore» che i suoi genitori volevano combinarle con l'uomo che l'ha violentata. Holy è un'umile cameriera chiusa nel silenzio, resa muta da una tragedia troppo grande per i suoi pochi anni. Eppure tutte e tre condividono la stessa voglia di ricominciare. Per Léna ricominciare significa aprire gli occhi sui propri privilegi e lottare per chi ha più bisogno; per Preeti significa ammettere che la forza fisica non basta perché le donne riescano a emanciparsi in una società che le governa e le umilia; per Holy significa imparare a leggere e a scrivere, realizzando il sogno di sua madre Smita, che voleva per lei un destino diverso da quello tracciato per gli intoccabili. Nessuna di loro può farcela da sola, ma insieme diventano inarrestabili, un arcipelago capace di far fronte agli assalti di tradizioni e pregiudizi, allo scherno e alla collera. E, grazie al loro legame, ciascuna di loro troverà il coraggio di ribellarsi e di guardare al futuro con gioia e speranza.

 

Commento:

Sapere di non essere soli. È questa la chiave che, molto spesso, accende il motore della nostra forza, che ci fa magicamente trovare il coraggio, il combustibile necessario a combattere le nostre battaglie. È questa la chiave magica che tre donne, molto diverse tra loro, scoprono insieme, quella che le porterà, insieme, a vincerle, le loro personali battaglie. Siamo in una baraccopoli alla periferia di una città indiana affacciata sul golfo del Bengala. È qui che è approdata Léna, un'insegnante francese afflitta dal dolore profondo e insanabile della perdita. Fra le correnti infide di quel mare così vasto da potervisi perdere, Léna cerca di distrarsi dal dolore; su quella spiaggia la trova, priva di sensi, Preety, la sua soccorritrice, dopo che Holy, una bambina di non più di dieci anni, è corsa a chiamarla. Proprio quella bambina che Léna vedeva ogni giorno dall'altra parte della spiaggia, intenta a far volare un aquilone misero e rattoppato, le ha salvato la vita, per mano di una ventenne in tenuta rossa e nera e delle sue adepte: Preety è infatti la leader di una Red Brigade, un gruppo di ragazze nato per proteggere e venire in soccorso di altre donne sole. Ce ne sono tanti, di questi gruppi, in India, ma ancora troppo pochi rispetto al numero di donne costantemente in pericolo. È così, su quella spiaggia, che comincia la storia comune di Léna, Preety e Holy, una storia che passa per un garage immerso nella miseria, per svariate tazze di thè e… chissà che non porti ad una scuola. Una storia forte, intensa, che Laetitia Colombani, come al solito, racconta con penna delicatissima ed estremamente sensibile. Una storia da leggere, per non dimenticare mai le sofferenze altrui, quelle mascherate da un'apparente vacanza turistica, quelle nascoste dietro la spavalderia e quelle manifeste sul volto di una bambina ammutolita dal dolore e dall'emarginazione. Si legge in poche ore, questa storia, ma non la si dimentica facilmente.

 

Opera recensita: "L'aquilone" di Laetitia Colombani

Editore: Nord, 2022

Traduttore: Claudine Turla

Genere: narrativa straniera

Ambientazione: India

Pagine: 256

Prezzo: 16,90 €

Consigliato: sì

Voto personale: 8,5.

 

venerdì 1 luglio 2022

RECENSIONE: VALENTINA DADA VILLANI - IL MEDAGLIONE DEL TEMPO

Sinossi:

Beba è una ragazza estremamente curiosa e intraprendente, sempre pronta a lanciarsi in nuove avventure. Ha un modo tutto suo di guardare il mondo, con quella spensieratezza di cui gli adulti, presi dalla frenesia della quotidianità, sembrano essersi dimenticati. Insomma, Beba ha tutte le caratteristiche che una volpina venuta da una terra lontana sta cercando. L'incontro tra Beba e Zorda darà il via a una mirabolante avventura, tra streghe bizzarre, malvagi stregoni, sciamani e animali parlanti di ogni genere. Intuito, buon cuore e coraggio saranno le armi principali di Beba contro il perfido Nacor. Ma saranno sufficienti? Un divertente racconto per ragazzi che nasconde al suo interno diverse riflessioni sulla società attuale, ma soprattutto sul modo in cui ci rapportiamo agli altri, insegnandoci che a volte basta davvero poco per capirsi e venirsi incontro.

 

Commento:

Può una bambina tenere in mano le sorti del mondo? Sì, se è curiosa, schietta, assennata, intelligentissima, ma soprattutto in pace con se stessa. E Beba Scantabulli, curiosa ragazzetta milanese residente in via Strada Persa, lo è. Lo pensa Zorda, la volpina che viene da un posto lontano lontano in cerca di un essere umano che vada bene per gli scopi della sua "padrona", Madama Frida. Quali sono questi scopi? Ah, sicuramente sono onorevoli: Beba deve andare da Frida perché lei, che è una maga, deve affidarle una missione speciale e delicatissima, una missione che va tenuta il più possibile segreta perché occhi e orecchie indiscreti non la scoprano. Una missione che porterà Beba, la volpina Zorda e l'insetto brontolone e avventato Stecco, in giro per il mondo, a conoscere tanti amici, vedere posti bellissimi e rischiare molto. Sono tante le cose che i tre impareranno in questo viaggio e tutti ne usciranno rinforzati, più saggi e coraggiosi, ma la missione di Beba, il culmine e il cuore di questa vicenda, sarà messa a rischio tante volte… e il mondo intero con lei.

Il medaglione del tempo è un libro fantasy per ragazzi, corredato dalle illustrazioni della stessa autrice, che si legge in un baleno e con passione perché, sebbene – come detto – sia rivolto ai più giovani, fa riflettere anche gli adulti. L'eccessivo attaccamento alle cose materiali, la cupidigia, la malvagità, il voler nuocere agli altri… chi l'ha detto che imparare è prerogativa solo dei bambini? Anche gli adulti, spesso e volentieri, avrebbero bisogno di una rinfrescatina ai concetti base del vivere civile.

Un bel libro da leggere e sfogliare, per figli e genitori, nipoti e nonni, alunni ed insegnanti, Che sia in spiaggia tra un bagno e l'altro o nei lunghi pomeriggi di inverno, questa storia vi coinvolgerà.

 

Opera recensita: "Il medaglione del tempo" di Valentina Dada Villani

Editore: L'erudita, 2022

Genere: Fantasy, letteratura per ragazzi

Pagine: 230

Prezzo: 26,00 €

Consigliato: sì

Voto personale: 8.