Sinossi:
Un hotel di lusso a
Sarajevo. Una missione di pace e una cena di gala. Una relazione clandestina,
come tante altre, tra due diplomatici svedesi. Un attentato nella hall
dell’albergo. Tra le vittime c’è il padre di Elias, studente svedese di
ventiquattro anni. Nel giro di pochi giorni tutto il suo mondo crolla: non solo
il padre è morto, ma deve anche convivere con la terribile possibilità di un
tumore al cervello. È in questo frangente drammatico che il giovane conosce
Ylva, capo nonché amante di suo padre, decisa tanto quanto lui a far luce sui
misteri di quella morte violenta. Così i due uniscono le loro forze per
scoprire i responsabili, e si ritrovano in mezzo a un intrigo internazionale
che coinvolge partiti politici, forze diplomatiche e ricche aziende private in
un vortice di interessi personali e sete di potere. Un thriller carico di
suspense, che contraddice l’immagine tradizionale della Svezia come paese
“virtuoso”, mostrando che lo scandalo e la corruzione esistono, spesso celati e
protetti anche dal governo. Håkan Östlundh immerge i suoi lettori nel vivo
dell’azione e li accompagna fra colpi di scena e rivelazioni, proiettili e
codici cifrati, mantenendo alta la tensione con la sua abilità di scrittore
affilato come un coltello.
Commento:
C'è qualcosa nei thriller
nordici che mi affascina in modo particolare e che distingue questo sottogenere
dal resto dei thriller rendendolo peculiare. Sarà il freddo, il rigore e la
chirurgica precisione con cui tutti gli ingranaggi girano nel modo giusto,
dalle cose piccole e quotidiane agli affari di Stato, sarà che diffido sempre
delle cose troppo perfette perché spesso è solo apparenza e quando si scopre la
prima falla poi si finisce per restare spiazzati, ma trovo che i thriller
ambientati nei Paesi nordici, in particolare in Svezia, abbiano in sé una
percentuale di mistero e imprevedibilità più alta del normale. Questa spy-story
non fa eccezione.
Che la Svezia non sia il
Paese fantasmagorico che tutti millantano lo sapevamo già, basti pensare alla Trilogia
Millennium in cui Stieg Larsson ce ne rende oltremodo edotti. Ma se Larsson si
dilunga in discorsi tecnici usando periodi lunghi e talvolta tortuosi, qui
troviamo un'immediatezza che rende tutto molto più crudo: l'autore, con frasi
brevi e taglienti come stilettate, ci conduce attraverso un intricato reticolo
di agenzie, società, sedi staccate, organismi più o meno segreti, tutti afferenti
alle alte sfere statali, in cui nessuno sembra chi dice di essere. L'antefatto
è semplice: è esplosa una bomba in un hotel di Sarajevo; un uomo, Anders Krantz,
un funzionario dell'ambasciata svedese in missione diplomatica è rimasto
ucciso; Ylva Grey, sua amante nonché suo capo presso la SIDA – organismo per la
cooperazione internazionale – era presente, è spaesata, ma molte cose non le
tornano, così comincia ad indagare. Anche Elias, il figlio ventiquattrenne del
funzionario, non è persuaso di come stiano procedendo le indagini sulla morte
del padre: troppe cose non dette, troppi punti oscuri. Appena Ylva torna in
Svezia è inevitabile che i due si uniscano nell'indagine parallela, ma non
possono neppure immaginare quanto grande e pericoloso sia il vespaio che stanno
per smuovere. Un thriller adrenalinico e incisivo, una bella spy-story che,
mettendo a nudo l'ambizione e l'avidità umana, ancora una volta ci rivela che dietro
la maschera di rigida perfezione c'è ben più di uno scheletro da nascondere.
Consigliata, ottima come lettura d'evasione, per qualche brivido in
quest'estate torrida.
Opera recensita:
"L'inverno del profeta" di Hakan Ostlundh
Editore: SEM-Società
editrice milanese, 2019
Genere: thriller
Ambientazione:
Stoccolma-Sarajevo-Bruxelles
Pagine: 383
Prezzo: 18,00 €
Consigliato: sì
Voto personale: 8,5.
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