Sinossi:
«E sempre Marie aveva parlato con quella voce, sempre si era ostinata a
dire, pacatamente, tutte quelle cose che alla gente non piace sentirsi dire.
Forse perché era brutta e strabica?»
Marie
qui louche è un romanzo
pubblicato in Francia nel 1952, tradotto in Italia nel 1963 da Mondadori,
divenuto introvabile e ora finalmente riproposto da Adelphi.
Sylvie ha diciassette anni ed è bella, procace,
impudica; ha un seno magnifico, che eccita gli uomini, e prova piacere «a
guardarselo, ad afferrarlo a piene mani». Marie, che ha un anno più di lei, è
brutta e strabica, timida e spaurita; a scuola le compagne «le giravano alla
larga, dicevano che aveva il malocchio». Da piccole, Sylvie le prometteva:
«Quando sarò ricca ti prenderò come cameriera, e ogni mattina mi pettinerai».
Eppure, di quello che passa per la testa di Sylvie, che adora e disprezza al
tempo stesso, Marie intuisce tutto. Sa perché si spoglia davanti alla finestra
aperta con la luce accesa, e sa anche che è lei a provocare il suicidio di
Louis, il ragazzo ritardato ed epilettico che si aggira di sera nel giardino
della pensioncina dove entrambe lavorano. Priva di scrupoli, ferocemente
determinata a fuggire quella povertà che le fa orrore, Sylvie lascia la
provincia e parte alla conquista di Parigi. Marie, che appartiene alla razza
delle creature «segnate dalla malasorte», la segue nella capitale, ma si
rassegna all'esistenza mediocre a cui è destinata. Quando, molti anni dopo, le
due donne si rincontreranno, sarà Sylvie ad aver bisogno dell'aiuto di Marie, e
questa sembrerà assecondarla con la succube arrendevolezza di sempre. Ma forse,
questa volta, con il segreto proposito di rovesciare i ruoli: chi sarà, allora,
la serva, e chi la padrona?
Commento:
"Marie la
strabica" è un libro singolare rispetto all'amplissimo catalogo della
prosa di Simenon: è enigmatico e descrittivo come i migliori romanzi di
Simenon, eppure non è un giallo e non presenta lo stesso approfondimento
psicologico di altre opere. È Simenon, ma non è Simenon. Le cose cominciano
bene, quando Simenon ci presenta le due protagoniste, Silvie e Marie, l'una
abbastanza inquadrabile e dall'evoluzione prevedibile e l'altra assolutamente
anomala ed enigmatica. Poi, nella seconda parte del libro, qualcosa cambia ed è
quasi come leggere un'altra opera, qualcos'altro, qualcosa di diverso: Silvie è
sempre Silvie, prevedibilmente, mentre Marie… beh, se avevamo creduto di
capirne il carattere almeno per sommi capi, qui comprendiamo che non è
assolutamente così. Ci sono, in questo romanzo, molte delle caratteristiche
stilistiche tipiche di Simenon che, tuttavia, risulta in un certo qual modo
diverso da se stesso. Sarà forse questo ad avermi reso comunque gradita questa
lettura? O sarà qualcosa che sta nel libro stesso? Non so dirlo, ma ad ogni
modo, lo consiglio.
Opera recensita:
"Marie la strabica" di Georges Simenon
Editore: Adelphi, 2019,
prima ed. originale 1952, prima ed. italiana 1963
Traduttore: Laura
Frausin Guarino
Genere: letteratura
francese
Ambientazione: Francia
Pagine: 192
Prezzo: 18,00 €
Consigliato: sì
Voto personale: 7,5.
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