simposio lettori copertina

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mercoledì 30 dicembre 2020

RECENSIONE: CAMILLA LACKBERG - DONNE CHE NON PERDONANO

        Sinossi:

Una donna tradita dall'uomo per il quale ha rinunciato alla sua carriera. Una donna che vive al limite, sfruttata, abusata. Una donna che subisce violenza proprio dal marito che tanto ha amato. Tre donne che il destino unisce per un fine comune. I conti, alla fine, si pagano.
«È vero, stava per uccidere un uomo, ma avrebbe anche liberato una donna. La somma algebrica delle sue azioni sarebbe stata uguale a zero. E poi un'altra persona avrebbe liberato lei.»
Una trama perfetta. Camilla Läckberg è una fuoriclasse.

 

Commento:

Bah… davanti a questo libro non posso non esprimere perplessità: non è scritto male, la trama ha un suo senso, ma ciò che mi lascia perplessa è la deriva "estremista" che la Lackberg ha preso negli ultimi tre romanzi, a cominciare proprio da questo. È stato proprio Donne che non perdonano, nel 2018, a dare la stura al filone eccessivamente femminista della Lackberg, proseguito poi con i due libri della serie di Faje Adelheim. Donne sorelle, donne che si liberano a vicenda, donne che si vendicano, donne che uccidono, quasi in un occhio per occhio, dente per dente, quasi che l'unica strada per fermare la violenza e la prevaricazione sia altra violenza… è questo messaggio eccessivamente forte, spinto all'estremo fino a diventare grottesco, surreale, distruttivo che mi disturba. Per il resto il romanzo è, lo ripeto, tutto sommato credibile e godibile – tanto più che è molto breve – però decisamente non mi sento di consigliarlo.

 

Opera recensita: "Donne che non perdonano" di Camilla Lackberg

Editore: Einaudi, 2018

Genere: thriller

Ambientazione: Svezia    

Pagine: 152

Prezzo: 14,50 €

Consigliato: no

Voto personale: 6,5.

  

martedì 29 dicembre 2020

RECENSIONE: LUCA BIANCHINI - BACI DA POLIGNANO

    Sinossi:

Ninella e don Mimì si sono sempre amati, anche se le loro vite hanno preso da molto tempo strade diverse. Da giovani le loro famiglie si erano opposte al matrimonio, a sposarsi invece sono stati i rispettivi figli Chiara e Damiano. Gli anni passano e davanti a don Mimì Ninella resta sempre una ragazzina. L’arrivo di una nipotina, anziché avvicinarli, sembra averli allontanati ancora di più, anche perché Matilde, l’acida moglie di don Mimì, fa di tutto per essere la nonna preferita, viziando a dismisura quella che tutti chiamano semplicemente “la bambina”. La situazione cambia all’improvviso quando Matilde perde la testa per Pasqualino, il tuttofare di famiglia. Mimì decide così di andare a vivere da solo nel centro storico di Polignano: è la sua grande occasione per ritrovare Ninella, che però da qualche tempo ha accettato la corte di un architetto milanese. Con più di cento anni in due, Ninella e Mimì riprendono una schermaglia amorosa dall’esito incerto, tra dubbi, zucchine alla poverella e fughe al supermercato. Intorno a loro, irresistibili personaggi in cerca di guai: Chiara e Damiano e la loro figlia che li comanda a bacchetta; Orlando e la sua “finta” fidanzata Daniela; Nancy e il sogno di diventare la prima influencer polignanese; la zia Dora, che corre dal “suo” Veneto per riscattare l’eredità contesa di un trullo. Dopo Io che amo solo te e La cena di Natale, Luca Bianchini torna a raccontare la “storia infinita” tanto amata dai suoi lettori. Tra panzerotti e lacrime, viaggi a Mykonos e tuffi all’alba, i suoi protagonisti pugliesi continuano a sbagliare senza imparare mai niente – ma questo è il bello dell’amore – sotto il cielo di una Polignano che ha sempre una luce unica e inimitabile.

 

Commento:

Beh, non potevo lasciare che l'anno si chiudesse senza aver letto Baci da Polignano, il terzo libro di Luca Bianchini con protagonisti Ninella, Don Mimì, Chiara, Damiano e tutta la deliziosa combriccola dei polignanesi. Che posso dirvi? Io adoro questi personaggi, l'ambientazione, la delicatezza e la profondità mascherata da leggerezza con cui Bianchini racconta le vicende di queste persone, storie così uniche e così comuni da essere plausibilissime, realistiche e perciò ancor più belle. Mi ha fatto molto piacere ritrovare tutti i personaggi dei due libri precedenti e ancor di più ho apprezzato che, al netto degli errori di tutti, abbiano saputo imparare dalle loro fragilità e, infine, ritrovarsi. Davvero una bella storia che non posso non consigliare, insieme agli altri due volumi, Io che amo solo te e La cena di Natale.

 

 

Opera recensita: "Baci da Polignano" di Luca Bianchini

Editore: Mondadori, 2020

Genere: narrativa italiana

Ambientazione: Polignano

Pagine: 240

Prezzo: 18,00 €

Consigliato: sì

Voto personale: 8,5.

      

RECENSIONE: SEBASTIAN FITZEK - IL LADRO DI ANIME

Sinossi:

Tutto accade in una notte, la Vigilia di Natale. In una lussuosa clinica psichiatrica fuori Berlino, mentre la neve scende copiosa rendendo il luogo ancora più isolato, medici e pazienti si rendono conto con orrore che il maniaco che da tempo terrorizza la città, il cosiddetto "Ladro di anime", si trova all'interno della struttura. Di lui si conoscono soltanto i tremendi effetti provocati da un misterioso trattamento in grado di spezzare la volontà delle sue vittime, riducendole a meri involucri umani, e gli ambigui indovinelli che lascia dietro di sé come macabra firma. L'unica via di salvezza sarà affrontarlo tutti insieme: ma il piccolo gruppo, guidato da Caspar, ricoverato in seguito a un'inspiegabile amnesia che ha cancellato completamente il suo passato, si troverà a far fronte a qualcosa di assolutamente inaspettato e terribile. Mentre il tempo scorre inesorabile nel tentativo di neutralizzare il Ladro di anime, Caspar viene folgorato con sempre maggior frequenza da scene della sua vita precedente, che progressivamente fanno luce sulla sua identità e sulla sua drammatica storia personale, costringendolo a uno sconvolgente viaggio negli abissi più oscuri della propria psiche...

 

Commento:

Angoscioso, incalzante, oscuro, Il ladro di anime di Sebastian Fitzek è uno dei thriller psicologici più originali e interessanti che abbia mai letto. È ambientato quasi interamente in una clinica psichiatrica nei boschi vicino a Berlino, in una tempestosa notte prenatalizia, ambientazione perfetta per l'epilogo macabro, surreale e terribile di una storia lunga e triste. Nessuno dei protagonisti – tranne, ovviamente, l'assassino – sospetta nulla dell'apocalisse che si scatenerà fra poco, ma nessuno di loro avrà modo o tempo di scordarne gli effetti: il ladro di anime è in azione e persegue il suo folle, ambizioso progetto senza trovare ostacoli. Un thriller molto intenso, inframmezzato qua e là da pochi balzi nell'oggi utili soprattutto per mettere in pausa la tensione costantemente crescente, per far prendere al lettore un respiro che gli permetta di sostenere il precipitare degli eventi e la lotta convulsa con l'assassino prima di tornare ad immergervisi completamente.

Ben scritto, molto ben congegnato, decisamente consigliato a chi ama il genere e crede di poterlo reggere.

 

Opera recensita: "Il ladro di anime" di Sebastian Fitzek

Editore: Elliot, prima ed. 2009

Genere: thriller psicologico

Ambientazione: Germania

Pagine: 300

Prezzo: 13,50 €

Consigliato: sì

Voto personale: 8,5.

          

lunedì 28 dicembre 2020

RECENSIONE: ELIZABETH GASKELL - RUTH

Sinossi:

Ruth, secondo romanzo di Elizabeth Gaskell, finora del tutto inedito in Italia, destò un grande scandalo tra i benpensanti dell'età vittoriana. La storia della giovane Ruth ripropone un tema molto caro all'autrice: quello della "fallen woman", una donna che perde l'innocenza e cade nel peccato, si redime e finisce per essere travolta dalla sua stessa volontà di fare del bene. Al di là delle implicazioni ideologiche, legate a una precisa epoca ma anche al topos antico della donna caduta che riscatta la colpa iniziale con il proprio sacrifìcio estremo, l'umile ricamatrice della Gaskell continua a interrogare con rinnovata e incisiva forza l'enigma della femminilità e la difficile strada di accesso da parte delle donne alla condizione femminile. Ruth è infatti stretta fra il suo non volerne sapere iniziale (rimane incinta, "senza sapere") e una identificazione con il sacrifìcio, la suprema oblazione finale. Traspare da queste pagine intense il ritratto di una Gaskell che è già, come scrive Nadia Fusini nell'introduzione, una donna moderna, "che cerca di conciliare imperativi inconciliabili. Pragmatica e impulsiva. Fragile e vitalissima. A volte malinconica, a volte intraprendente. Ostinata, caparbia, volitiva ma anche dubbiosa. Mai dogmatica".

 

Commento:

Credo sia ormai risaputo che amo molto Elizabeth Gaskell: mi piacciono il suo modo di scrivere, i temi che tratta, il punto di vista che affronta, la tenacia con cui parla delle questioni che sente più gravi e forti nel suo animo di donna vittoriana progressista, inquieta e consapevole. La Gaskell, pur dovendo sottostare alle convenzioni del tempo e comunque infrangendole ogni volta che può, è in grado di descrivere con grande forza espressiva sia le ambientazioni, che le vicende con tutte le loro complesse concatenazioni, sia il pathos e le emozioni provate dai singoli personaggi facendoci penetrare nei loro animi spesso inquieti. Anche in questo romanzo, Ruth, la Gaskell non è da meno: traccia infatti con grande attenzione e umanità la linea della vita sventurata di una donna giovanissima, una bambina, di nome Ruth che, inconsapevole e sola, si lascia guidare dall'amore per un uomo e si perde. Dovrà pagare a lungo e con pene atroci il suo errore di gioventù. Una storia commovente e molto forte, sebbene a tratti un po' lenta. Se vi piacciono i bei romanzi dell'Ottocento non potete non conoscere questa scrittrice talentuosa che in Italia sta avendo successo solo in questi anni.

 

Opera recensita: "Ruth" di Elizabeth Gaskell

Editore: Eir 2011, prima ed. originale 1853

Genere: letteratura inglese

Ambientazione: Gran Bretagna

Pagine: 685

Prezzo: 9,90 €

Consigliato: sì

Voto personale: 8,5.

      

sabato 26 dicembre 2020

RECENSIONE: JEFFERY DEAVER - VERITà IMPERFETTE

Sinossi:

La scienza investigativa a volte non basta. Anche al più esperto dei detective è capitato quel caso in cui ogni certezza si sgretola, le ipotesi si dissolvono. Per fortuna, però, ci sono uomini come il cacciatore di ricompense Colter Shaw, che arriva quando gli eventi stanno per precipitare, in missioni che parrebbero disperate, se non impossibili, e risolve. Lui non segue le regole, ma ha un prezioso decalogo ereditato dal padre che comprende la valutazione delle probabilità, i calcoli basati sulle percentuali e un largo uso delle tecniche di sopravvivenza. Questa volta lo vediamo in azione a Chicago, sulle tracce di una pittrice svanita nel nulla dopo un weekend lontano dal marito, e poi in Kansas, al fianco della polizia, a contrattare con un folle per la vita di un ostaggio. Due sfide insospettabilmente complesse per la mente inquieta di Colter, che dovrà ricorrere a tutte le sue risorse per setacciare il terreno d’indagine alla ricerca di una conclusione. Tra frammenti di verità imperfette, dove nulla è come appare.

 

Commento:

Quelli contenuti in Verità imperfette sono due racconti, brevi e tutto sommato gradevoli, con protagonista Colter Shaw, il cacciatore di ricompense, il nuovo (si fa per dire) personaggio creato da Deaver. Si sarà forse intuito, dal sarcasmo delle righe precedenti, che non amo particolarmente Colter Shaw e la serie a lui dedicata… questi racconti confermano la mia idea, sebbene – trattandosi di opere brevi – le incongruenze e le voragini che costellano i primi due romanzi della serie non si notano. Si tratta in definitiva di due lavori per Colter, uno a Chicago a ritrovare una moglie artista scomparsa nel nulla, l'altro nel Kansas, nell'America centrale, alla ricerca di una ragazzina scappata da casa. Mentre cerca quest'ultima fuggitiva, Shaw si imbatte in un altro caso per cui darà una mano alla polizia del luogo… ma lo farà a modo suo.

Due racconti gradevoli, ripeto, ma non propriamente il top per questo autore dalla fantasia inesauribile.

 

Opera recensita: "Verità imperfette" di Jeffery Deaver

Editore: Rizzoli, 2020

Genere: raccolta di racconti, seriale    

Ambientazione: Stati Uniti

Pagine: 128

Prezzo: 15,00 €

Consigliato: sì/no

Voto personale: 7,5.

          

venerdì 25 dicembre 2020

RECENSIONE: BEPPE FENOGLIO - UNA QUESTIONE PRIVATA

    Nelle Langhe, durante la guerra partigiana, Milton (quasi una controfigura di Fenoglio stesso), è un giovane studente universitario, ex ufficiale che milita nelle formazioni autonome. Eroe solitario, durante un'azione militare rivede la villa dove aveva abitato Fulvia, una ragazza che egli aveva amato e che ancora ama. Mentre visita i luoghi del suo amore, rievocandone le vicende, viene a sapere che Fulvia si è innamorata di un suo amico, Giorgio: tormentato dalla gelosia, Milton tenta di rintracciare il rivale, scoprendo che è stato catturato dai fascisti... Prefazione di Gian Luigi Beccaria.

 

Commento:

Tutto ciò che accade, nell'arco di quattro giorni, a Milton, giovane studente universitario, partigiano badogliano, deriva da una "questione privata". Una questione privata lo induce a chiedere un giorno di permesso al capo della sua brigata e lo conduce per le langhe alla forsennata ricerca di Giorgio, un suo amico, quasi un alter ego, un ex compagno che ora sta in un'altra brigata. Ricerca che diventa sempre più disperata quando Milton scopre che proprio quella mattina Giorgio è stato catturato dai fascisti. Questo lo conduce ad un'altra ricerca, se possibile ancor più folle e suicida… ed è sempre una questione privata a fargli rischiare – e quasi perdere – la ragione e la vita. Ma qual è la questione privata di tanta importanza da indurre un uomo assennato, responsabile, temerario, quasi cinico a perdere completamente la bussola e gettarsi in un'impresa folle e disperata? È, neanche a dirlo, una questione d'amore.

Non so davvero spiegare cosa mi abbia fatto amare così tanto questo libro: è stato il mio primo approccio con Fenoglio e devo dire che mi ha catturata da subito. Sarà stata la fluidità nel racconto, la profonda empatia che l'autore mi ha indotto a provare verso Milton, il trovare in queste pagine emozioni vivide, quasi che la barriera della scrittura non esistesse e queste fossero lì, tangibili e concrete… Ho letto Una questione privata con urgenza, con l'impeto della curiosità, completamente assorbita dalla storia. Poi, però, sono arrivata (troppo presto) al finale… e sono rimasta spiazzata. Ecco, se devo trovare una pecca a questo bellissimo scritto, è proprio il finale: c'è chi dice che Fenoglio volesse concludere la storia così, c'è chi afferma che avrebbe voluto rimettere mano alle ultime pagine… fatto sta che avrei preferito una conclusione più chiara, esplicativa, chiarificatrice, definitiva.

In ogni caso non posso che consigliare questa lettura appassionante… davvero un bel libro.

 

Opera recensita: "Una questione privata" di Beppe Fenoglio

Editore: Einaudi, prima ed. 1963

Genere: narrativa italiana

Ambientazione: Piemonte, seconda guerra mondiale

Pagine: 132

Prezzo: 12,00 €

    Consigliato: sì

Voto personale: 9.

  

mercoledì 23 dicembre 2020

RECENSIONE: MICHAIL BULGAKOV - APPUNTI DI UN GIOVANE MEDICO

Sinossi:

Questi racconti tesi, asciutti, drammatici, percorsi da una vena sottile di umorismo narrano, in prima persona, alcuni episodi vissuti dall'autore in un angolo sperduto della provincia russa a contatto con un'umanità primitiva e superstiziosa. Essi sono la trasposizione letteraria della durissima "prova iniziatica" subita dal giovane Bulgakov, appena uscito dalla facoltà di medicina e spedito a dirigere un ospedale rurale e ad affrontare, da solo, casi clinici spesso sconvolgenti. Costituiscono inoltre il punto d'incontro della duplice personalità scientifica e artistica di Michail Afanas'evic e testimoniano il suo passaggio dall'attività medica all'attività di scrittore.

 

Commento:

Un Bulgakov sottotono, questo di Appunti di un giovane medico, un Bulgakov ben lontano dall'ironia mordace e dissacrante di altre sue opere (Il maestro e Margherita su tutte), ma pur sempre un buon Bulgakov, ironico, acuto nell'osservazione e soprattutto molto, molto umano. È proprio l'umanità il valore aggiunto di quest'opera per il resto embrionale e titubante: l'umanità di un giovane uomo capace di analizzarsi e condannare le proprie reazioni, sia quelle di paura sia quelle di vanteria; l'umanità di chi, lontano dalle cattedre e dalle linde cliniche cittadine, si mette in gioco ogni giorno per aiutare gli altri, combattendo contro la morte altrui in prima linea, mettendoci la faccia, anzi, le mani. In queste pagine c'è il racconto sincero e toccante di un giovane medico appena uscito dall'università che si ritrova catapultato in uno sperduto ospedale di provincia, a fare i conti con la propria inesperienza, con le proprie paure, con le aspettative del personale e dei pazienti, con la vita vera che è ben lontana dalle spiegazioni contenute nei libri. Mi è piaciuto, tutto sommato, ma se non avessi letto altro di Bulgakov in precedenza mi sarebbe piaciuto di più.

 

Opera recensita: "Appunti di un giovane medico" di Michail Bulgakov

Editore: Bur, prima ed. 1963

Genere: narrativa russa

Ambientazione: Russia

Pagine: 202

Consigliato: sì

Voto personale: 7.

      

LIBRI DI STAGIONE: I LIBRI DA LEGGERE IN INVERNO (ED. 2020)

    

1.    Tiziano Terzani – la fine è il mio inizio, 480 pagine, voto 9;

2.    Lars Kepler – la serie di Joona Linna, voto 9 (in media);

3.    Primo Levi – Se questo è un uomo, 209 pagine, voto 10;

4.    Elie Wiesel – la notte, 112 pagine, voto 8,5;

5.    Fedor Dostoewskij – I fratelli Karamazov, 1112 pagine, voto 8,5;

6.    Sofi Oksanen – la purga, 393 pagine, voto 7;

7.    S. S. Van Dine – le indagini di Philo Vance, voto 8,5;

8.    Philip K. Dick – la svastica sul sole, 318 pagine, voto 7,5;

9.    Ilaria Tuti – la serie di Teresa Battaglia, voto 9;

10. Charlotte Bronte: Jane Eyre (606) voto 9

11. Hanya Yanagihara: una vita come tante (1104) voto 9,5

12. Sandor Marai: la donna giusta (444) voto 8

13. Samuel Richardson: Pamela (672) voto 8,5

14. Wilkie Collins: senza nome (733) voto 9,5

15. C. Fruttero e F. Lucentini: la donna della domenica (510) voto 8

16. John Steinbeck: l'inverno del nostro scontento (200) voto 7,5

17. John Steinbeck: la luna è tramontata (159) voto 10

18. Marguerite Yourcenar: memorie di Adriano (350) voto 9;

19. Ruta Sepetys: avevano spento anche la luna (298) voto 8,5

20. Brenda Novak: Alaska-Evelyn Talbot vol 1 (468), voto 8

21. Irene Nemirowsky: suite francese (415), voto 8,5

22. Michael Bulgakov: il maestro e Margherita (390), voto 9,5

23. David Ebershoff: the Danish girl (368) voto 9,5

24. Selma Lagerlof: la saga di Gosta Berling (542),

25. Umberto Eco: il nome della rosa (618) voto 10

26. Stephen King: Shining (588) voto 9

27. Jojo Moyes: io prima di te, 395 pagine,  voto 9,5;

28. Kaled Hosseini: e l’eco rispose, 480 pagine, voto 7,5;

29. Arthur Golden: memorie di una geisha: voto 9;

30. Ferzan Ozpetek: rosso Istanbul, 351 pagine,  voto 8,5;

31. Milan Kundera: l’insostenibile leggerezza dell’essere: 318 pagine, voto 8;

32. Simona Ahrnstedt: ritratto di donna in cremisi: 433 pagine, voto 9;

33. Daniel Glattauer – le ho mai raccontato del vento del nord?, 192 pagine, voto 8;

34. Jeffery Deaver – serie di Lincoln Rhyme, voto 8,5 (in media);

35. Stephen Zweig – Estasi di libertà, 465 pagine, voto 8,5;

36. Christine Leunens – Il cielo in gabbia, 408 pagine, voto 7,5;

37. Lara Prescott – Non siamo mai stati qui, 448 pagine, voto 9;

38. Jeffery Deaver – La lacrima del diavolo, 416 pagine, voto 8,5;

39. Ljudmila Petrusevskaja – C'era una volta una donna che cercò di uccidere la figlia della vicina, 200 pagine, voto 8;

40. Kate Quinn – Fiori dalla cenere, 464 pagine, voto 8,5;

41. Kristin Hannah – Come neve che cade, 379 pagine, voto 8;

42. Vigdis Hjorth – Eredità, 374 pagine, voto 9;

43. Atiq Rahimi – I portatori d'acqua, 192 pagine, voto 7;

44. Donna Tartt – Il cardellino, 896 pagine, voto 8;

45. Federica De Paolis – Le imperfette, 304 pagine, voto 8,5;

46. Imogen Kealey – Liberazione, 368 pagine, voto 9,5;

47. Tea Ranno – Terramarina, 288 pagine, voto 9;

48. Jo Nesbo – Il fratello, 648 pagine, voto 8;

49. PierNicola Silvis – Storia di una figlia, 336 pagine, voto 8,5;

50. Edgar Allan Poe – I delitti della Rue Morgue, 64 pagine, voto 8;

51. J. K. Rowling – L'ickabog, 320 pagine, voto 8,5.


Ovviamente di tutti trovate la recensione sul blog o sulla pagina Facebook: se un titolo vi attira vi basta cercarlo per saperne di più. 

Detto ciò, per questa rubrica ci aggiorniamo a marzo, per i libri da leggere in primavera. 

martedì 22 dicembre 2020

RECENSIONE: KATRINE ENGBERG - IL GUARDIANO DEI COCCODRILLI

    Sinossi:

Davanti al corpo tagliuzzato di Julie, giovane studentessa trovata morta nel suo appartamento, la polizia di Copenaghen non ha risposte: la sola traccia lasciata dall'assassino sembra essere il misterioso disegno, simile a un origami, che la lama di un coltello ha inciso sul viso della ragazza. A guidare le indagini è l'investigatore Jeppe Kørner, affiancato da Anette Werner: lui – con l'aria del classico sbirro separato – in profonda crisi di autostima, lei energica e dirompente, sempre di buonumore. La loro attenzione si concentra sulla padrona di casa, che vive al terzo piano della stessa graziosa palazzina in cui è stato rinvenuto il cadavere, nel centro storico della capitale danese. Docente di letteratura in pensione con la tendenza a organizzare scintillanti cene mondano-artistiche, Esther de Laurenti si rivela infatti essere un'aspirante scrittrice di gialli. E, curiosamente, l'omicidio di cui si legge nel manoscritto a cui sta lavorando ricalca esattamente le modalità con cui è stata uccisa la sua inquilina. Un collegamento tra finzione e realtà troppo clamoroso perché possa essere ignorato. Con la leggerezza e l'ironia che la contraddistinguono, Katrine Engberg è la sorprendente rivelazione del poliziesco scandinavo, di cui rinnova la tradizione con una voce fresca, la ricchezza emotiva e psicologica dei suoi personaggi, i colpi di scena e una profonda sensibilità nel ritrarre gli abissi dell'animo e i destini umani.

 

Commento:

Il guardiano dei coccodrilli è il primo capitolo di una serie thriller destinata a fare successo: il libro è ben scritto, l'autrice rivela una sorprendente maturità nel destreggiarsi con colpi di scena, intrecci e piani paralleli. La tensione è ben calibrata, i personaggi sono caratterizzati con cura, tranne i due protagonisti la cui caratterizzazione appare volutamente in divenire, dato che verosimilmente saranno presenti anche nei successivi volumi della serie. Il delitto, o meglio la serie di delitti appare ben costruita, decisamente macabra ed inquietante. Il colpevole è intuibile, parecchio intuibile, per la verità, ma non lo è lo sviluppo concreto della trama, così che si resta piacevolmente in attesa dei risvolti che la Engberg centellina con attenzione. Ho trovato questo libro piacevole da leggere, nonostante le scene macabre, e devo dire che mi fa piacere che ci sia una nuova voce promettente nel thriller nordico che, a parer mio, negli ultimi anni stava vivendo una lenta ma inesorabile stagnazione.

 

Opera recensita: "Il guardiano dei coccodrilli" di Katrine Engberg

Editore: Marsilio, 2020

Genere: thriller, seriale

Ambientazione: Danimarca

Pagine: 384

Prezzo: 18,00 €

Consigliato: sì

Voto personale: 8.

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domenica 20 dicembre 2020

LIBRI SOTTO L'ALBERO: 40 LIBRI DA REGALARE A NATALE 2020

Manca pochissimo alla festività più calda, luccicante e gioiosa dell'anno: è quasi Natale e sta arrivando ilmfatidico momento di scartare i regali. Come dite? Non avete avuto tempo di pensarci e non sapete proprio cosa regalare o regalarvi? Beh, che ne direste di un buon libro? Pensate, non c'è nemmeno bisogno di assembrarsi o fare la fila: oltre ai grandi stores online, sono sempre di più i modi per ordinare i libri e farseli recapitare comodamente a casa. Controllate, magari la vostra libreria di fiducia ha un sito internet da cui si può acquistare, oppure è iscritta ad uno dei servizi di consegna specifici per le librerie indipendenti… chissà… vale il detto, "Chi cerca trova" o anche "Fare di necessità virtù". Intanto, per aiutarvi ad orientarvi nella scelta vi propongo un po' di consigli letterari fra quelli che ho letto quest'anno, suddivisi per genere. Ce n'è per tutti i gusti, quindi… seguitemi!

 

Partiamo dalla narrativa italiana e straniera:

1.    Jing-Jing Lee – Storia della nostra scomparsa, 400 pagine, Fazi 2020:

Wang Di è un'anziana donna che porta nel nome il proprio destino: il suo nome significa Speranza di un fratellino. Nel 1942, quando le truppe giapponesi in guerra con la Cina invadono la colonia di Singapore, Wang Di ha sedici anni e per quanto si cerchi di farla passare inosservata travestendola da uomo, la ragazza non sfugge alla sua sorte: viene rapita e rinchiusa in una Confort house come schiava sessuale dei militari giapponesi. Sessant'anni più tardi, una vita dopo, Wang Di porta ancora addosso i segni dell'onta che ha subito al suo ritorno, incolpata di essersi data al nemico, come se avesse avuto scelta. Sarà l'incontro con il tredicenne Kevin a darle la possibilità di redimersi da se stessa. Storia della nostra scomparsa racconta una storia semisconosciuta e lo fa con la delicatezza della sobrietà: l'autrice, Jing-Jing Lee, non si fa mai prendere la mano da sentimentalismi che renderebbero artefatta la storia: non ne ha bisogno, perché con il suo fluire pacato e intimo, questa storia ci entra nel cuore in punta di penna ed è destinata a rimanerci a lungo.

 

2.    Viola Ardone – il treno dei bambini, 248 pagine, Einaudi 2019:

Il treno dei bambini è un libro commovente e folgorante: commovente perché racconta una storia quasi sconosciuta che, invece, ha molto da dire sull'Italia del secondo dopoguerra e sul senso vero delle parole accoglienza, solidarietà, dignità, povertà, rete e impegno politico; folgorante perché dalla prima all'ultima parola ci regala una scossa salutare di energia positiva, senso di comunità, stimoli di riflessione. Con la sicurezza che viene dalla conoscenza e dalla necessità di tirar fuori una storia bruciante, Viola Ardone ci racconta le vicende di Amerigo e di tanti bambini come lui che, dai vicoli di Napoli, partono in treno verso il Nord più ricco ed ospitale. Si trattò di un'iniziativa solidale creata dal Partito Comunista e sviluppatasi a livello nazionale in una rete di accoglienza organizzata: per alcuni mesi diverse famiglie dell'Emilia-Romagna accolsero bambini provenienti dal Sud, perché anche loro potessero avere l'opportunità di godere dei diritti basilari come la corretta alimentazione, l'istruzione elementare, una possibilità di trovare le loro inclinazioni, il calore di una famiglia allargata e unita. Non che quei bambini una famiglia non ce l'avessero, anzi era molto difficile per i genitori lasciar partire i figli, ma con coraggio queste donne e questi uomini si privavano del calore dei figli per qualche tempo pur di garantire loro, se pure per un tempo limitato, quel benessere che è ben lungi dall'essere ricchezza, ma fa vivere meglio, più caldi e più felici. Alcuni bambini, poi, decisero anche di rimanere su, nelle case che li avevano ospitati, altri tornarono a casa prima del previsto perché la nostalgia era troppo forte, tutti però conservarono nel cuore quell'esperienza meravigliosa e anche a distanza di decenni avrebbero ricordato il buon cuore, l'accoglienza, il calore di chi li aveva ospitati spesso trattandoli come figli propri. La storia di Amerigo, poi, è particolare e merita da sola una lettura e una riflessione più profonda… basti sapere, per ora, che sarà lui a raccontarci sensazioni, paure, stupore, gioia e dolore di un bambino che dapprima non capisce perché debba andarsene, poi scopre di trovarsi bene e poi di avere il cuore spezzato in due, mezzo a Modena e mezzo a Napoli.

Non è facile dire poco su questo libro, vorrei poter dire di più, ma sarebbe veramente un peccato rovinarvi il piacere della lettura… dico solo questo: questo libro parla di noi, dell'Italia, degli italiani veri, quelli che troppo spesso dimentichiamo di essere. Leggetelo, non ve ne pentirete.

 

3.    Jessica Andrews – Acqua salata, 272 pagine, NN editore 2020:

Essere donna è difficile, ma diventarlo lo è ancora di più: è arduo, si rischia di perdersi, di non trovare la strada, di trasformarsi in altro da sé, in qualcuno che non conosciamo, in qualcosa di diverso da tutto ciò che sognavamo. E diventando donna, crescendo, ci si lascia dietro pezzi di vita, pezzi di sé, pezzi importanti, fondamentali, di ciò che siamo state. E si cambia tanto, in questa metamorfosi, si ha il tempo di perdere la bussola e di imboccare un altro sentiero, ripido, ma sempre con gli occhi e il cuore al passato, perché se c'è qualcosa da cui nessuna di noi riesce a staccarsi davvero è, volente o nolente, quel ventre caldo che ci ha dato sicurezza quando ancora non dovevamo difenderci dal mondo. Di tutto questo parla, in modo intimo, sincero, spiazzante, sublime, Jessica Andrews.

 

4.    Valérie Perrin – Cambiare l'acqua ai fiori, 480 pagine, Edizioni E/O 2019:

Il bestseller di cui si parla – in bene e in male – ormai da più di un anno. Parlare di questo romanzo senza svelare troppo del contenuto non è per niente facile, perché Cambiare l'acqua ai fiori è un romanzo che si rivela pagina dopo pagina, strato dopo strato, come una persona sensibile che costruisce intorno a sé diverse corazze, diverse barriere che impediscano ai superficiali o ai malintenzionati di ferirla. Così è, in un certo senso, anche Violette, la protagonista di questa storia, una donna di rara forza, sensibilità, altruismo, una che non aveva niente e questo niente è stata in grado di dividerlo in mille pezzettini e di donarlo agli altri. Quando ha cercato un po' di vita, un po' di libertà, le sono state date solo spine; quando avrebbe potuto vivere serena, un dolore indicibile le ha strappato la speranza; quando l'uomo che ha sposato l'ha abbandonata definitivamente, anche fisicamente nonostante le fosse già lontano mentalmente da anni, ha potuto finalmente costruirsi il suo equilibrio, il suo mondo. Una vita attraversata dal dolore, la sua, ma improntata agli altri. Violette, la guardiana di cimiteri ex guardiana di passaggi a livello, è una donna umile, profondamente rispettosa, con un'attitudine naturale a prendersi cura, a dare la vita, a coltivarla e farla germogliare. Ha una forza di volontà e un attaccamento alla vita che le hanno impedito di non cedere allo sconforto e di risalire sempre, ma ha il difetto di credere poco a se stessa… perciò ci vuole qualcuno che le ricordi di vivere un po', davvero. Vi ho incuriosito almeno un po'? Lo spero, perché non posso dirvi molto altro… se non che Cambiare l'acqua ai fiori è un romanzo bellissimo che in effetti un po' mi ha ricordato L'eleganza del riccio (che ho amato a suo tempo), per la delicatezza e la positività che può nascere dal dolore.

 

5.    Silvia Bottani – Il giorno mangia la notte, 277 pagine, Sem 2020:

Quanto può essere difficile mantenere intatta l'idea che abbiamo di noi quando la vita, gli incontri, il destino, le scelte, le persone ci dimostrano che è falsa? Quant'è difficile mantenere saldo ciò in cui pensavamo di credere quando i sentimenti invadono il cuore e ci portano in direzione "ostinata e contraria"? Cosa si fa quando le differenze, fino a un attimo fa così nette ed eclatanti, di colpo si annullano ed assumono contorni sempre più sfuocati e insensati? Quant'è difficile ammettere con se stessi di essersi sbagliati? Giorgio, Stefano, Naima sperimenteranno sulla loro pelle (letteralmente) la potenza di questi interrogativi dopo che un evento drammatico eppure comune ha stabilito un punto di incontro. Il giorno mangia la notte è un esordio letterario bellissimo, un romanzo che, dalle prime pagine, ci costringe a calarci in un ambiente opprimente, angoscioso, sin troppo realistico tanto da essere tangibilmente reale, ci porta a fare i conti con un'ineluttabilità soverchiante, ma soprattutto con le nostre paure, i punti deboli, le fragilità, le domande a cui non vogliamo o non sappiamo dare risposta… perché la risposta è nascosta dentro di noi, in un punto troppo buio e segreto per andarla a cercare. Silvia Bottani ci spinge, sempre, in ogni pagina, a fare i conti con quel buio, a far sì che si apra qualcosa dentro di noi, quel qualcosa che consente alla luce di entrare ed illuminare i cantucci più neri, al giorno di mangiare la notte. Dire che lo consiglio… è eufemistico.

 

6.    Anna Siccardi – La parola magica, 192 pagine, NN editore 2020:

Dodici piccoli passi, dodici tasselli, dodici storie che si intrecciano e si completano. Cosa accomuna Leo, Anna, Irene, Chiara, Ornella, Carlo, Matteo, Claudia, Riccardo… e tutti noi? Le debolezze, i desideri, le passioni, il dolore per qualcosa che non è andato come volevamo. Un inciampo, una défayance e la vita cambia, prende una strada diversa, incerta e tortuosa, che non si sa dove ci porterà.

La parola magica è qualcosa che cambia per ciascuno di noi, ma ognuno ha una sua "parola magica", un mantra, un punto di partenza, un appiglio, un qualcosa da cui allontanarsi, qualcosa che ci affonda o ci salva. Che sia una perdita, una dipendenza, una pulsione, un'insoddisfazione, ciascuno di noi può esserne vittima e deve cercare un modo qualunque di uscirne. È di questo che parla La parola magica, dei tentativi fruttuosi e delle false partenze, delle ricadute e delle strade senza uscita, ma anche di strade lunghe e, di incontri e di cartelli nella notte, di chi ce la fa e di chi no.

Con una scrittura intima e sicura, Anna Siccardi ci avvolge nelle spire del dolore e ci guida attraverso le nebbie dello stordimento, ad uscire dalle atmosfere rarefatte della nostra mente. Ma sta sempre a noi, come ai protagonisti di queste storie, seguire la strada, evitare i bivi ingannevoli e fare le scelte giuste.

 

7.    Emanuela Canepa – Insegnami la tempesta, 248 pagine, Einaudi 2020:

Emma è una donna che ha fatto molte rinunce per la figlia, una figlia in principio non desiderata, ma amata profondamente e totalmente da sua madre e da Fausto, un giovane uomo che ha deciso consapevolmente di farle da padre. Matilde, però, crescendo ha ricambiato in modo sempre più disomogeneo questo amore: sempre di più al padre con cui parla, si confida e condivide momenti ed interessi, sempre meno alla madre che tiene, invece, rigorosamente a distanza con ostinata freddezza. La situazione precipita quando, a diciott'anni, Matilde incappa in qualcosa che avrebbe dovuto minare le sue certezze, la sua saccenza, il muro che ha eretto per dividersi dalla madre, ma inspiegabilmente, invece di rivolgersi a colei che le sarebbe stata più d'aiuto non fosse altro che per prossimità, Matilde interpella Irene, una donna che non ha mai conosciuto e che a sua madre ha fatto del male. Emma ha un'unica possibilità per recuperare il rapporto con sua figlia: affrontare il dolore ed andarsela a riprendere.

Questa è la storia di tre donne diversissime, di tre vittime di scelte che sofferte ed importanti, di tre donne che devono, loro malgrado, smettere di fuggire e guardare in faccia la vita, con tutti i rapporti e i legami che la animano. Con una prosa lucida, dura e insieme partecipata, Emanuela Canepa traccia profili netti che si stagliano nella nebbia dell'incomunicabilità e rimangono impressi nella mente per forza emotiva e tenacia nel seguire il percorso che hanno tracciato. Insegnami la tempesta è un libro che chiede di essere letto e metabolizzato, perché le storie, i dolori, le incomprensioni possano uscire dalle pagine e fare il paio con le nostre, aiutandoci così a superare le barriere del non detto. Una lettura che consiglio e che non dimenticherò.

 

8.    Jeanine Cummins – Il sale della terra, 416 pagine, Feltrinelli 2020:

Ho letto molte storie aventi come tema l'immigrazione, qualcuna anche sul tema appassionante dei cartelli della droga in Messico, due tematiche che mi appassionano particolarmente. Perciò non so se sia per questo motivo che ho trovato bellissimo questo romanzo, o perché davvero è ben scritto, ben congegnato, emozionante, straziante. Sta di fatto che a me è piaciuto molto e non riuscivo a staccarmi dalle oltre quattrocento pagine densissime di avvenimenti, dettagli, emozioni, storie. Il sale della terra ne racconta tante, di storie: sono quelle delle persone che hanno affrontato davvero l'odissea del viaggio disperato dal Messico agli Stati Uniti, in fuga dai cartelli della droga, in groppa alla Bestia, attraversando il deserto, in condizioni disumane. Lo fa con personaggi di fantasia, è vero, ma il tutto è estremamente realistico, dettagliato, al punto da sembrare davvero reale… sì, perché solo i personaggi sono inventati, il resto, credetemi, esiste davvero. Pensateci, mentre lo leggerete. Perché dovreste proprio farlo.

 

9.    Toshikazu Kawaguchi – Finché il caffè è caldo, 192 pagine, Garzanti 2020:

Quante volte ci siamo detti "Ah, se potessi tornare indietro…", "Come sarebbero andate le cose se quel giorno avessi detto… fatto… non detto… non fatto…", o anche "Quanto vorrei vedere nel futuro…!". Beh, c'è un posto, a Tokyo, in cui si può viaggiare nel tempo: è una caffetteria molto speciale, esiste da più di cent'anni, non è appariscente, è piccola e non esattamente accogliente… ma in questo posto si può viaggiare nel tempo. Tuttavia ci sono delle regole da rispettare, molte regole, volte proprio ad evitare che l'aspirante viaggiatore prenda la cosa a cuor leggero: viaggiare nel tempo è una cosa molto seria, lo si può fare una volta sola, in un senso solo, e qualunque cosa si faccia nel viaggio, il presente non cambierà. Ultimo, indispensabile accorgimento, bisognerà restare fuori dal presente solo finché il caffè è ancora caldo.

Un romanzo, questo, in bilico tra sogno e realtà, tra plausibile e irreale; una storia inverosimile che, nelle mani sapienti di un autore giapponese abituato per cultura a non fermarsi davanti all'irrazionale, diventa possibile, credibile persino. Un racconto dolceamaro che evidenzia quanto sia importante, a prescindere da come sia stato il nostro passato, puntare tutto sul presente, scegliere, vivere con oculatezza, al massimo delle proprie possibilità. Il passato non cambia, il presente forse sì e di sicuro può influenzare il futuro… quello sì, dipende da noi. Una lettura piacevole che ci porta in un mondo ovattato in cui tutto diventa un po' più possibile. Consigliato.

 

10. Carla Fiorentino – I tonni non nuotano in scatola, 208 pagine, Fandango 2020:

Come non empatizzare con Vetta, giornalista romana giunta sull'isola della sua infanzia, in fuga da un anello che vede come un tradimento? Come non comprendere la sua curiosità davanti a una storia affascinante o appena un po' misteriosa? Curiosità che, ovviamente, non può non diventare insistente quando, rimediato quasi a forza un invito in barca per vedere la tonnara, vede un corpo di donna in mezzo ai tonni. Il paese di Carloforte, però, sembra non darle credito, non dar peso a questa sua quantomeno insolita visione, a cominciare dal suo taciturno e apparentemente inaccessibile accompagnatore, Pietro. Pietro che, dal canto suo, nasconde anche lui una storia interessante, sebbene dolorosa. Insomma, quanto più Vetta chiede e cerca di reperire informazioni sui troppi misteri dell'isola, tanto più questa si chiude a riccio, stordendola con le sue bellezze e con sempre nuovi intrighi. Il risultato è che quello che avrebbe dovuto essere un reportage di viaggio scritto per fuggire da una domanda ingombrante diventa un rompicapo bello e buono, che presenta, tra l'altro, dei rischi concreti. C'è qualcuno che non vuole che Vetta s'immischi, che rimesti il pentolone delle vecchie storie, che sparga sale su ferite che continuano a bruciare… e fa di tutto perché lei parta. Ma Vetta è testarda e agguerrita e, tra un bagno nelle acque gelide di quel mare favoloso e un pranzo a base di cascà e focaccia, verrà a capo di quella che sembra proprio una bella, sebbene triste, storia.

I tonni non nuotano in scatola è un libro delizioso, leggero eppure profondo, in cui si è letteralmente sommersi da un profluvio di colori, profumi, sensazioni da vivere pienamente. E poi la verve di Vetta è irresistibile e non potrà non conquistarvi! Insomma, veramente una lettura consigliata, adatta all'estate, per chi l'estate se la sente addosso tutto l'anno e per chi, oltre che tra le onde, vuole perdersi anche tra le pagine di una bella storia.

 

11. Dorte Hansen – Tornare a casa, 312 pagine, Fazi 2020:

Brinkebull è un paesino della Frisia settentrionale, un luogo senza tempo, arroccato su se stesso come una bolla protettiva e soffocante, uno di quei luoghi sempre uguali che sembrano non dover cambiare mai. Tutto, a Brinkebull ha un suo posto, un ordine precostituito e immutabile dalla notte dei tempi; tutti hanno un ruolo, come figuranti nella commedia della vita: c'è l'ubriacone che vaga incessantemente sul motorino scassato, c'è la bottegaia che tratta la gente a simpatia e vuole che tutto venga fatto come dice lei, c'è il panettiere pasticcere e pure un po' artista costretto a vendere pane di segale e poco più. Poi ci sono i Feddersen. Lui, Sonke, è l'oste, un tutt'uno con la sua locanda, il punto di ritrovo e di vedetta dell'intero paese per generazioni; lei, Ella, è la moglie discreta e talvolta necessaria quando si tratta di cacciar via con mano delicata ma ferma gli ultimi ubriachi mentre spunta già l'alba; la loro figlia, Marret, è la matta del villaggio, quella che va in giro a tutte le ore annunciando la fine del mondo, quella che sparisce e sa come non farsi trovare, quella che custodisce gelosamente i suoi reperti perché non cadano nelle mani del mondo. Un giorno, non si sa bene come, Marret si ritrova incinta. Nove mesi dopo nasce Ingwer, inutile dire che saranno i suoi nonni, Sonke ed Ella, a fargli da genitori. Ingwer diventa ben presto un provetto spillatore di birra e un ragazzino intelligente che il maestro Stensen vuol mandare alle superiori. Il liceo… "Puah!", direbbe Sonke, eppure, nonostante la disapprovazione di un paese in cui l'istruzione non è poi tenuta in gran conto, Ingwer emerge, diventa professore universitario e si trasferisce a Kiel. Molti anni dopo, quando si ritroverà ad un bivio, cinquantenne, senza ben sapere cosa fare della sua vita, c'è bisogno che lui torni a Brinkebull ad assistere i nonni che lui chiama da sempre papà e mamma. Tra una fetta di pane imburrato e un massaggio al corpo del nonno, tra una gita al Mare del Nord e le lenzuola da cambiare con urgenza, Ingwer rivede la sua vita, la rivaluta ed è finalmente pronto a darle un'impronta diversa. Perché alle volte, bisogna tornare da dove si è partiti e guardarsi indietro, per capire davvero ciò che siamo e ciò che vogliamo diventare. Poi bisogna fare come Ingwer: trovare ed esercitare, a piccoli morsi, il coraggio di cambiarla davvero la propria vita.

Tornare a casa è un romanzo bellissimo in cui tutto, anche lo stile di scrittura, ricorda l'apatia di un paesino monotono e apparentemente sintonizzato perennemente su una frequenza disturbata. Ma se si fa attenzione, anche dai rantoli e dai fruscii si possono cogliere forti le voci dei singoli abitanti, con le manie, i vizi, i difetti, le gioie condivise e i dolori pianti in gruppo. Un paese è sempre fatto di un'entità univoca, unica, in cui ciascuno può trovare il suo posto, anche chi era scappato e quel posto l'aveva perso da tempo, anche un professore cinquantenne, scapolo e smarrito. Un libro da leggere, un omaggio ai piccoli paesi che accomunano il popolo. Ed è impossibile, leggendo, non pensare a Pavese che scriveva che "un paese ci vuole", sempre, anche per avere un luogo a cui tornare e in cui ritrovarsi.

 

12. Ramiro Pinilla – L'albero della vergogna, 280 pagine, Fazi 2020:

Gexto è un paesino costiero dei Paesi Baschi. È qui che si svolge la storia raccontata da Ramiro Pinilla. La storia di Rogelio Ceròn, di Pedro Alberto, Luis, Eduardo, Salvador, i falangisti che seminarono il terrore uccidendo, nel 37, molti rossi, socialisti, repubblicani, al grido di Franco, Franco, Franco e Viva la Spagna, Viva la Nuova Spagna; la storia di Cipriana che, da donna del Puerto viejo, abituata a dare pane al pane e vino al vino, si è ritrovata moglie di un sindaco delatore messo lì da qualcuno cui ha fatto da informatore, di Cipriana che non ci sta e cerca di salvare un giovane falangista incerto e smarrito; la storia di Gabino, un bambino con la tempra di un  uomo vero, che a dieci anni si vede portar via padre e fratello dai falangisti e che, con il suo sguardo freddo e pieno d'odio, promette vendetta e inchioda un uomo alle sue colpe. Per oltre trent'anni Rogelio ricorderà lo sguardo nero di quel bambino, per oltre trent'anni veglierà su quell'albero di fico che una notte, dopo che gli avevano ucciso mezza famiglia, quel bambino piantò e curò con devozione. Un accordo tacito, ma indissolubile, capace di resistere al tempo, alla noia, all'oblio, perché fatto di paura, colpa, responsabilità, senso del dovere. Una storia incredibile, ma tenera e commovente; un esempio di come la Storia non sia solo il relitto d'un tempo andato, non si limiti solo a qualche pagina studiata a scuola, ma sia fatta di anime, corpi, sangue, coraggio, ardimento, forza, sacrificio, errori, conti da pagare. La storia è qualcosa che altri hanno vissuto e che noi dobbiamo proteggere, preservare e tramandare. L'albero della vergogna è una lettura che di storia è intrisa, perciò leggetelo, non ve ne pentirete.

 

13. Delphine De Vigan – Le gratitudini, 160 pagine, Einaudi 2020:

Questo breve romanzo, scritto con semplicità e partecipazione, racconta una storia tanto speciale quanto comune: la storia di una donna che sta invecchiando a grandi passi, che incede inesorabilmente verso la fine della sua vita, che perde le parole proprio quando avrebbe ancora tanto, ma tanto da dire. È la storia di Michka, una donna dinamica, volitiva e indipendente, che era stata correttrice di bozze per una rivista importante ma che ora sente scappar via le parole, quelle parole, tante, varie, che lei ha sempre amato e che le hanno permesso di esprimersi e che ora l'abbandonano. Michka ricorda, è lucida, sebbene sempre più spesso abbia paura degli scenari che la sua mente le restituisce in forma di incubi. Michka non è più autosufficiente, perciò deve lasciare casa sua e trasferirsi in una RSA. Qui, nella stanzetta spoglia che diventerà la sua nuova casa, la donna pensa, riflette e rimugina su ciò che non ha detto e che vuole necessariamente dire: vuole ringraziare, Michka, vuole dire grazie a chi tanti anni prima le salvò la vita e le permise di scampare alla guerra e di averla ancora, una vita. Dopo di che sente che potrà andarsene. Accanto a lei in quest'ultima fase della vita ci sono Marie, la bambina oggi donna di cui Michka si prese tanta cura, e Jérome, un giovane ortofonista che la aiuta a rallentare la fuga delle parole e che le si affeziona.

Le gratitudini è una storia tenerissima e commovente che ci ricorda quanto sia importante dimostrare l'affetto, la riconoscenza, prima che sia tardi. Una storia su un'età difficile, di cui spesso si ha paura. Libro breve e delicatissimo, che si legge in poche ore, ma che fa riflettere. Consigliato a tutti.

 

14. Elisabetta Bricca – Cercando Virginia, 240 pagine, Garzanti 2020:

Emma Stefani, la protagonista di questo bellissimo romanzo, è un fiore, un bocciolo che, con l'indirizzo giusto, la cura giusta, può diventare un fiore splendido, sgargiante e deciso. Emma è cresciuta subendo le vessazioni del padre, l'impotenza della madre che ha già rinunciato a combattere prima ancora di iniziare, le occhiate libidinose degli uomini. Solo in suo fratello Settimio Emma troverà una spalla e un aiuto. E sarà proprio lui, quando la situazione diventerà gravissima per Emma, ad aiutarla a fuggire da un ambiente che, invece di proteggerla e spalleggiarla, le era ostile: la porta in paese, a Cortona, da un'amica, una donna di origini inglesi, molto ricca e misteriosa, che si fa chiamare Signora Dalloway. Sarà questa donna la vera salvezza dell'anima libera, pervicace e appassionata di Emma: osservandola, la donna comprenderà il suo amore per i libri e la sua refrattarietà ad ogni costrizione, così comincia a leggere con lei e le fa conoscere quella che ben presto diverrà una musa ispiratrice condivisa, Virginia Woolf. Le parole illuminate della scrittrice inglese saranno la guida per i pensieri abbozzati e ancora confusi di Emma e le daranno la forza di affrontare una realtà scomoda e difficile, permettendole di scoprirsi donna forte, indipendente e volitiva, proprio come in passato era la sua mentore, la signora Dalloway. Ma saranno tante le sfide che Emma dovrà affrontare ancora e noi con lei… a fine lettura, davvero, stenterete a riconoscere la ragazza fiera ma dimessa che era partita dalle letture clandestine nel fienile di casa. Elisabetta Bricca racconta una storia verosimile, intensa, piena di energia; una storia che è un inno alla forza delle donne, al potere che ciascuna ha dentro di sé che ha bisogno solo di un po' di incoraggiamento per esplodere in tutta la sua potenza. È un inno ad unirsi, parlarsi, confrontarsi, leggere, impegnarsi, non piegare la testa, non concedere più di ciò che si vuole concedere, non permettere a nessuno – uomo o donna che sia – di giudicarci o di condizionare le nostre scelte. Un bel romanzo per le donne e sulle donne, che ha come guida una voce illustre, quella della coraggiosa Virginia.

 

15. Federica De Paolis – Le imperfette, 304 pagine, Dea Planeta 2020:

Anna ama il bello, anela la sicurezza, si crogiola nella sua esistenza tranquilla, affettata, senza scosse. Non ha ambizioni, solo desideri semplici, concreti, tangibili. Sin da quando era piccola il padre, Attilio, le ha costruito attorno un mondo perfetto in cui vivere, un mondo fatto a forma dei suoi gusti, un principe azzurro da sposare al momento giusto, e lei non ha mai sentito l'esigenza di muoversi altrove, di vedere se per caso ci fosse dell'altro, di alzare la testa e guardare le crepe. E perché avrebbe dovuto? Nella sua vita perfetta non esistono le crepe. Poi Anna si è sposata con Guido e tutto andava ancora bene, finché non sono arrivati i bambini, Gabriele e Natalia: ama perdersi nel loro odore, stringerseli al petto, ma pensa a loro solo finché li ha davanti, li vive come una serie di incombenze da sbrigare, si sente fuori tempo, sempre in affanno, sempre più costretta in una gabbia di impegni e cose da fare che inesorabilmente riguardano vite altrui, anche se questi altri sono i suoi figli. E nel frattempo Guido, che da sempre lavora nella clinica del padre di Anna, sta diventando più importante, richiesto, ambito, distante, impegnato, autoritario. Poi, un giorno, avvengono due cose: Guido diventa primario della prestigiosa clinica di chirurgia estetica Sant'Orsola e Anna lo tradisce per la prima volta. Lo tradisce con Javier, un giovane uomo spagnolo, padre di una compagna d'asilo di Gabriele, il suo figlio maggiore. Per Anna quanto accaduto con Javier è l'equivalente di una scossa elettrica: per la prima volta nella sua vita ha deviato dal percorso prestabilito per lei, per la prima volta ha fatto qualcosa che altri non sanno, non controllano, qualcosa che la rende… imperfetta. E il guaio è che dopo tanto, tanto tempo, Anna si sente completamente viva: il suo corpo sovreccitato brama la trasgressione, non c'è null'altro che la interessi, che occupi i suoi pensieri, neanche i figli. Da questo momento la vita di Anna cambia, è costretta ad analizzare il mondo intorno a lei, ad interessarsi di cause e conseguenze delle sue azioni, deve analizzare il perché di quell'imperfezione. Ed è allora che, giorno dopo giorno, Anna comincia a scorgere le crepe. D'improvviso Guido non è più così principe azzurro, il padre le nasconde parti – parti importanti, importantissime – della sua vita passata e presente, lei stessa è stata cieca davanti a ciò che le succedeva intorno. Lei, che le imperfezioni le aveva viste solo attraverso l'occhio clinico di Guido (che le deprecava nelle pazienti) e del padre Attilio (che al contrario le considerava insite nella natura incompleta della donna) capisce che le imperfezioni vanno affrontate, con tutte le loro conseguenze. Lo deve capire per forza, visto che non aver affrontato la realtà rischia di costarle caro: tutti i nodi, prima o poi, vengono al pettine e per Anna e i suoi figli districarli sarà tutt'altro che indolore.

La perfezione, la sua mancanza e la sua dannosa illusorietà è il tema affrontato con intelligenza, tatto ed originalità da Federica De Paolis. Il suo ultimo romanzo, Le imperfette, ha vinto il premio Dea Planeta 2020, è stato pubblicato nel giugno di quest'anno e racconta la storia di una donna di oggi, persa tra il desiderio di una vita tranquilla sebbene artefatta e le difficoltà della realtà. Consigliato a chi cerca una lettura al femminile dai risvolti non scontati, che faccia riflettere e induca a porsi interrogativi talvolta scomodi.

 

16. Richard Roper – Qualcosa per cui vivere, 352 pagine, Einaudi 2020:

Andrew ha più di quarant'anni, ma ha le insicurezze di un ventenne: la sua vita, le sue esperienze arrivano fino agli anni dell'università, non che prima di allora fosse un viveur, ma da quel momento non c'è più nulla di nuovo, stimolante, cambiato nella sua vita a parte il lavoro. Andrew lavora all'ufficio pratiche mortuarie del Comune di Londra, ha il compito di ispezionare le case delle persone morte senza nessuno accanto, alla ricerca di denaro per le spese del funerale e di contatti nascosti, familiari o amici, affinché il defunto non si ritrovi completamente solo al momento delle esequie. Ache se non è previsto dal contratto, oltre alla cura e al rispetto che mette nelle sue ispezioni, Andrew è solito assistere alle cerimonie funebri dei morti con cui viene a contatto per lavoro e spesso si ritrova l'unico partecipante a cerimonie sonnolente e altrimenti deserte. Ha un capo e due colleghi che non stima e da cui non è esattamente ben visto; ha una famiglia composta dalla moglie Diane e da due figli… o almeno, così ha detto al suo capo al momento del colloquio di lavoro. In quel momento questa bugia, quest'invenzione, gli aveva dato sollievo e un entusiasmo primordiale, un senso di avventura che dopo tanto tempo aveva risvegliato la sua immaginazione. Ben presto, però, la bugia è diventata troppo grossa e, pur non sapendo come fare,  Andrew sente il bisogno di troncare quella farsa. Questo bisogno coincide con l'arrivo al lavoro di Peggy, la nuova collega che lo affianca nelle ispezioni. I due si trovano inaspettatamente molto bene insieme: Peggy è dinamica, assertiva, propositiva, solare, nonostante abbia anche lei le sue gatte da pelare. È la cosa più simile a un'amica che Andrew ha da tanto tempo… da quel giorno in cui… E mentre l'affiatamento cresce, a Andrew non basta più la sua bugia patetica, non basta più stare ad ascoltare Ella Fitzgerald costruendo i suoi trenini elettrici. Comincia ad uscire sempre di più dalla sua zona di sicurezza, ricomincia finalmente a vivere… e la bugia pesa sempre di più. Il bivio è dietro l'angolo: affrontare le conseguenze della menzogna oppure perdere tutto, anche la stima di se stesso. Una lettura gradevole, sobria, per riflettere e qualche volta sorridere. Consigliato.

 

17. Daniele Mencarelli – Tutto chiede salvezza, 204 pagine, Mondadori 2020:

Tutto chiede salvezza non è uno di quei libri da scaffale, da recensire e raccontare: è uno di quei libri da comodino o da borsetta, da avere sempre vicino, da aprire nei momenti di sconforto per non sentirsi soli, per combattere la rabbia, la solitudine, la frustrazione per una vita che raramente va come vorremmo e che, infine, si riduce a un afflato di vento. Non è un libro da raccontare, questo: è un libro che si può solo leggere e rileggere, perché nelle storie dei personaggi che lo animano è impossibile non ritrovare un pezzettino di noi. Non aggiungo altro, se non, ancora, un invito: leggetelo, non ve ne pentirete, vi toccherà l'anima.

 

18. Ilaria Tuti – Fiore di roccia, 320 pagine, Longanesi 2020:

Fiore di roccia è un romanzo bellissimo che rende omaggio alle donne, alle portatrici carniche che durante la Prima guerra mondiale diedero un contributo fondamentale al sostentamento e alla sopravvivenza dei nostri uomini al fronte, alle comunicazioni con le loro famiglie e alla cura di chi non ce l'ha fatta; a tutte le donne che, al pari degli uomini, hanno combattuto e combattono per un mondo migliore, più libero, paritario e civile; alle donne che la guerra non la volevano, ma che l'hanno vissuta e combattuta lo stesso. Con la sua prosa poetica, ricca e ricercata, Ilaria Tuti dipinge un quadro vivido delle emozioni, dei sentimenti, dei paesaggi e degli scenari vissuti da Agata Primus e dalle sue compagne portatrici: ci racconta con incredibile vividezza la fatica di trasportare le gerle sulla schiena, il pericolo e la responsabilità che queste donne sentivano sulle spalle, il loro grande cuore, la tenacia, la forza, la dignità, la bontà; ci racconta il fronte, la paura, il rischio, la notte del paesaggio e del cuore; ci racconta le amicizie indimenticabili, gli amori, le ingiustizie e la morte. Un romanzo stupendo, da leggere assolutamente, che consacra una grande autrice italiana contemporanea.

 

19. Giorgio Fontana – Prima di noi, 896 pagine, Sellerio 2020:

Si può racchiudere la storia d'Italia, da Caporetto ad oggi, in un romanzo? Lo si può fare in modo credibile, dignitoso, curato, serio? La risposta è sì e il segreto è prendersi i tempi giusti. Giorgio Fontana si è preso novecento pagine, novecento pagine densissime di vita, battaglie, rinunce, compromessi, insoddisfazioni, vittorie, sconfitte, dolori, gioie, amori, lotte, lavoro, perdita, vigliaccheria, coraggio. Tutto questo e molto altro è Prima di noi, la storia dei Sartori, una famiglia nata per costrizione, per pagare un errore, per prendersi la responsabilità di una vigliaccata, e rimasta in piedi, tra il Friuli e l'interland milanese, tra alterchi e strani legami di solidarietà, per quasi cento anni. Giorgio Fontana si prende la calma necessaria per descrivere con compiutezza e perizia storie, situazioni, personaggi, raccontando attraverso la quotidianità di una famiglia che cresce, cambia, si sfalda, si sgretola e si ricostruisce, la storia di un'Italia cambiata per gradi, a poco a poco, passando attraverso ostacoli, guerre, privazioni, povertà, migrazioni, resistenze, lotte sindacali, scioperi, diritti e disoccupazione. Raccontando attraverso le vicende di una famiglia come tante, Fontana dimostra agli ultimi scettici che la storia non è una parola vuota, un concetto astratto, che le epoche non sono contenitori vuoti o segni sulla linea del tempo immaginaria, ma sono vite che cambiano, genitori che invecchiano e figli che si affacciano al mondo, pronti a fare la loro parte. Un buon romanzo, con una scrittura ricercata, pacata, misurata, puntuale ed efficace. Una lettura da consigliare.

 

20. Ferzan Ozpetek – Come un respiro, 168 pagine, Mondadori 2020:

Certe storie sono lì proprio per essere riscoperte, perché qualcuno le racconti. È questa l'impressione che conservo alla fine della lettura di questo terzo romanzo di Ferzan Ozpetek: una storia intensa in cui presente e passato si intrecciano e si incrociano in una narrazione a filo doppio; una storia di una bellezza delicata eppure vibrante che, sebbene di fantasia, andava raccontata, impressa sulla carta. Una storia che porta in sé tutta la gamma di colori, sensazioni, scenari che Ozpetek sa evocare, quelli che costituiscono il perno, il fulcro della sua arte e della sua vita. Roma e Istanbul: è questo il binomio attorno al quale ruota anche questa storia, la storia di due sorelle, Elsa e Adele, così unite eppure così lontane, che dopo cinquant'anni mancano un nuovo incontro per un soffio. Una storia di luci ed ombre, di equilibri fragilissimi, di segreti passati e presenti, che parla di amore tradito, di lontananze e perdoni desiderati e non concessi. Una storia che parla di quanto possono essere relativi i rapporti umani, di come basti un nulla perché tutto cambi. Una storia che, raccontando il passato, parla al presente, ai giovani, agli incerti, ai timorosi, ai troppo sicuri. Un racconto che scorre via in un soffio, da godersi nell'intimità di una camera in un pomeriggio di quiete e da serbare nella mente perché il messaggio sedimenti e agisca sulle scelte e sulle decisioni che prenderemo.

 

21. Peter Cunningham – Il mare e il silenzio, 224 pagine, Sem libri, 2020:

Irlanda. Un nome che nel nostro immaginario collettivo evoca grandi distese verdi, cavalli, volti rubizzi e vecchie storie di folletti. Un Paeaffascinante e misterioso del quale si parla troppo poco. Troppo poco conosciamo, ad esempio, della storia di questo Paese orgoglioso e fiero che condusse per molti anni una sanguinosa battaglia per la sua indipendenza dall'Inghilterra. E, in parte, proprio di questo parla Il mare e il silenzio, il bellissimo romanzo di Peter Cunningham da poco arrivato nelle librerie italiane. È una storia d'amore, rinuncia, guerra; è la storia di una ragazza irruenta e inesperta che conobbe l'amore, ma una sorte beffarda e crudele glielo strappò condannandola a una vita di infelicità. Ci provò, Iz, a ricostruirla, la sua vita, ci provò a riprendersi la sua felicità, ma quella ancora una volta prese vie impervie evitando di farsi raggiungere. Con una scrittura asciutta, essenziale, ma delicata, sensibile, per nulla fredda o parsimoniosa, Cunningham racconta una storia d'amore insolita e bellissima macchiata dall'insensatezza dell'uomo. Un bellissimo romanzo, su un Paese da scoprire, con una protagonista donna che non si può non ammirare.

 

22. Sahar Mustafah – La tua bellezza, 384 pagine, Marcos y Marcos 2020:

Ci sono libri che sconvolgono e segnano perché l'impatto con le pagine è forte e le emozioni traboccano; ci sono poi libri che conquistano con la sobrietà, scavando a fondo nei sentimenti, lasciando emergere le storie riga dopo riga, emozione dopo emozione. La tua bellezza è uno di questi: un libro che affronta il pregiudizio, l'intolleranza, l'incapacità di ascoltarsi e comprendersi a più livelli. C'è il piano familiare, dove esigenze, bisogni, dolori diversi creano conflitti e vuoti affettivi difficili da colmare; poi c'è il piano sociale, dove essere diversi marchia l'autostima e condiziona amicizie ed esperienze. La religione, la fede, fa da collante ai due piani narrativi oltre che da motivo scatenante dei conflitti e delle incomprensioni. Un libro che parla di seconde occasioni, della difficoltà di superare i limiti che ci imponiamo noi e che ci impone la società, della necessità di perdonare e perdonarsi per rinascere a nuova vita. Mi è piaciuta molto la storia di Afaf e della sua famiglia, le loro difficoltà, il riscatto, il percorso di vita, di fede e di conoscenza di sé. Mi è piaciuto tanto l'approccio che questa donna arriva ad avere con i motivi di sofferenza che le hanno condizionato l'esistenza, nonché l'approccio che ha verso il pregiudizio incarnato dall'uomo che minaccia la vita sua e delle sue allieve. La crescita cui assistiamo è davvero ammirevole e credibile. Una lettura che mi porterò nel cuore per i sentimenti che trasmette e per il modo in cui li trasmette.

 

23. Debora Manzoli – La convinzione di non essere abbastanza, 252 pagine, Virginio Cremona editore, 2020:

Emily sta lavorando, come sempre, in biblioteca quando, durante la presentazione di un libro, incontra qualcuno che le cambierà la vita. Lei non lo sa ancora, ma presto troverà ciò che cerca da sempre: comprensione, accettazione, affetto… se non credesse che per lei sia solo un miraggio cercherebbe anche l'amore. Emily è una giovane donna che ha sofferto tanto, troppo per una persona sola e per giunta così giovane. Ha sofferto per la leggerezza, la perfidia, persino l'indifferenza degli altri che vedevano in lei la diversa, quella non conforme agli schemi, quella più debole da poter bersagliare impunemente. Oggi Emily si è adattata, ha creato un suo doppio, un'immagine idealizzata di se stessa, da far andare in giro per il mondo. Ma dentro cos'è rimasto della ragazza sensibile e fragile di pochi anni fa? Da un incontro fortuito si genererà una concatenazione di eventi che porteranno Emily a fare i conti con se stessa, le bugie, le omissioni le cicatrici che si porta addosso. E sarà dura, ma Emily capirà a sue spese che non basta cambiare taglia per cambiare pelle, che non basta cambiare gruppo di amici per cambiarsi il cuore. Una storia sin troppo comune, raccontata con grande sensibilità e decisione: si avverte la necessità dell'autrice di tirar fuori questa storia dolorosa; si intuisce che dietro il racconto c'è una consapevolezza autentica e duramente conquistata. La scrittura è semplice, lineare, priva di orpelli o barocchismi, ma non per questo banale, naif o meno incisiva. Fra queste pagine c'è la storia in tutta la sua realtà e c'è la forza di chi ha voluto raccontarla in un certo modo, con decisione ed urgenza. Un ottimo romanzo d'esordio per una giovane scrittrice sensibile e molto promettente.

 

 

Fra i polizieschi da consigliare non possono mancare:

24. Joel Dicker – L'enigma della camera 622, 640 pagine, La nave di Teseo 2020:

Questo thriller, Questo bel thriller è incentrato attorno all'elezione del presidente di una delle più importanti banche private di Ginevra, la banca Ebezner. A contendersi l'ambita carica ci sono banchieri dai caratteri e dai temperamenti tra loro diversissimi: c'è l'ingenuo e vanesio Macaire che quell'incarico se l'aspetterebbe di diritto; c'è Jean Benedict che è il più incerto e indeciso tra i contendenti; c'è Lev Levovitch, outsider che teoricamente non avrebbe diritto di concorrere, ma che per intelligenza e abilità si è guadagnato il posto che occupa ed è il più temuto tra i banchieri; poi c'è Sinior Tarnogol, figura misteriosa e oscura che minaccia di sovvertire piani e contropiani con il suo potere. Queste sono solo alcune delle tante dinamiche sapientemente confezionate ad arte da Dicker e che si concluderanno con un omicidio.

Omicidio che resterà irrisolto, per quanti tentativi ed indagini siano stati fatti, e sul quale si ritroverà ad indagare anni dopo, e in modo assolutamente fortuito,  proprio il nostro Joël, in compagnia di un'avvenente e curiosa signora inglese. Un thriller corposo, ma godibilissimo che appassiona e coinvolge.

 

25. Andrea Donaera – Io sono la bestia, 240 pagine, NN editore 2019:

La Scu, il male, il dolore calato direttamente nell'habitat in cui prospera, il Salento, i suoi paesini in cui ci si conosce tutti. Io sono la bestia è un libro crudo, duro, ma intriso di forza e di cuore. È una discesa all'inferno necessaria come necessario è, talvolta, il dolore. È scritto con un linguaggio peculiare perché intriso dell'anima di una terra e di una comunità, con tutti gli spigoli e le asprezze, ma anche l'amore e la musicalità che la contraddistinguono. Un libro da leggere, che consiglio senza riserve, da salentina innamorata della sua terra e di tutte le sue contraddizioni, ma anche da lettrice appassionata di storie forti, che lascino il segno.

 

26. Alice Basso – Il morso della vipera, 302 pagine, Garzanti 2020:

Quella che inaugura la seconda serie nata dalla vulcanica mente di Alice Basso, è una storia bellissima. Al di là della trama interessante, della crescita narrativa e stilistica dell'autrice (che era già brava, ma qui supera se stessa), delle implicazioni storico-culturali raccontate, Il morso della vipera è una storia bellissima in primo luogo perché è contro gli stereotipi, in secondo luogo perché come al solito Alice Basso compie un gran bel lavoro di divulgazione letteraria che, di questi tempi di conformismo narrativo, è preziosissimo.

Quanto agli stereotipi, beh, ci metterete poco a capire che Anita, la protagonista di questa storia, smonta a piè pari quello della ragazzetta bella e oca, perché è bella, Anita, e si fa passare per svenevole, ma solo quando le conviene, perché altrimenti è pratica, sveglia, curiosa, irriverente. Altro stereotipo smontato è quello della bella che si accompagna con la brutta ma intelligente per opportunismo o peggio, pietà: Anita si accompagna a Clara – la sua migliore amica non proprio avvenente – perché insieme queste due ragazze intelligenti sono una forza, ma separate sarebbero niente, perse, finite. E poi c'è Corrado, il fidanzato di Anita, e Sebastiano Satta Ascona, forse il personaggio più interessante dell'intero romanzo insieme alla professoressa Candida Fiorio… e poi ci sono i genitori di Anita, la signora Metella, la sua vicina… tutti personaggi che, a loro modo, abbattono stereotipi e rendono la Torino dei tempi del Duce una città un po' più vivibile, pur nelle difficoltà. Quanto al lavoro di divulgazione letteraria cui accennavo sopra, invece, beh, attraverso la conversione di Anita ai libri, ai gialli, alla poesia – che di per sé ha qualcosa di magico e meravigliosamente reale – Alice Basso permette anche a noi, lettori del 2020 che poco conosciamo la storia della letteratura gialla, gli autori che popolavano il panorama letterario dell'epoca, le restrizioni imposte dal regime fascista al giallo, di saperne di più. E fidatevi, anche per chi come me è un appassionato dell'argomento, è una lettura interessantissima e ricchissima di spunti. Poi, a parte stereotipi e divulgazione, Anita ha una voce tutta sua, incantevole nella sua schiettezza, affascinante come tutte le voci dei personaggi che riempiono queste pagine. La freschezza di una giovane donna che vuole emanciparsi, fare esperienza, rendersi indipendente contrasta e stride con un sistema che la vorrebbe relegata in casa, angelo del focolare, madre e moglie devota e dedita solo alla casa e alla prole. Tante, varie e profonde le riflessioni sulla condizione della donna nel ventennio, che anche da sole meriterebbero la lettura.

 

27. C. Cassar Scalia, G. De Cataldo, M. De Giovanni – Tre passi per un delitto, 200 pagine, Einaudi 2020:

Giada è bella, giovane, colta; Giada è determinata, spregiudicata, provocante; Giada è le due anime di un sorriso: solare e sorridente, implacabile e spietato. Giada ama il bello ed ottiene sempre ciò che vuole; Giada non la puoi dominare, controllare, costringere: se sta con te è perché lo vuole, se ti lascia è perché ha trovato di meglio. Giada non fa sconti, deve raggiungere i suoi obiettivi, deve emergere dal degrado a qualunque costo. Giada è morta, colpita da un pezzo d'arte che amava, Giada qualcuno l'ha uccisa e c'è un problema: sembra fin troppo facile capire chi. Il suo punto di vista è l'unico che manca in questa triade di voci così diverse, ma coordinate ed assortite, eppure lei è la più presente di tutti, pervade ogni pagina di questa storia torbida tanto da saturare l'aria con la sua irruenza ingombrante. Il commissario Brandi, che coordina le indagini per la sua morte, ne è irretito; Marco Valerio Guerra, il suo amante, ne è ossessionato; persino Anna Carla, colei che meno di tutti dovrebbe preoccuparsene, patisce lo spostamento d'aria della sua presenza. Ma chi l'ha uccisa, davvero, Giada? La razionalità suggerirebbe una pista ben chiara, ma la verità sta negli anfratti della mente, nel regno delle sensazioni, là dove governa l'istinto, dove la ragione non c'entra più. Tre scrittori bravissimi, tre penne riconoscibilissime, danno voce a tre personaggi diversi eppure perfettamente incastrati fra loro… e l'incastro perfetto è dato proprio da quella nota stonata, da quel dettaglio che spariglia le carte spezzando l'incantesimo e riportando tutto alla realtà. Una realtà di sacrifici, rinunce, compromessi, controllo, equilibrio, scalate ardue per raggiungere posti da cui discendere sarebbe fatale. Tre passi per un delitto è un giallo raffinato ed atipico, un libro diverso che ci invita a guardare oltre, là dove l'occhio per natura non si soffermerebbe. Vale la pena di leggerlo? Certo che sì.

 

28. Don Winslow – Broken, 544 pagine, Harper Collins 2020:

Don Winslow è un autore di quelli seri, di quelli che osservano, si documentano, poi parlano, anzi scrivono, e quando scrivono non ce n'è per nessuno. Che tu sia il capo della polizia, un trafficante di droga, un criminale incallito o il presidente degli Stati Uniti, non potrai mai sentirti al riparo dall'analisi precisa, dettagliata, ironica quando non sarcastica di Don Winslow. Se hai sbagliato, se hai preso una decisione ingiusta, lui lo scriverà, ma altresì, se la legge non coincide con la giustizia lui lo metterà in risalto e parteggerà sempre per la giustizia, anche quando per ottenerla è necessaria un po' di violenza. Winslow sa mettere in evidenza i fallimenti, quelli del singolo, di una categoria, di un gruppo o dell'intero sistema. Se per farti campagna elettorale tu affermi che i migranti che passano illegalmente il confine con gli Stati Uniti devono essere arrestati e poi respinti, la gente ti vota. Però devi stare attento a non tracimare: se conseguentemente a questa politica separi i genitori dai figli e metti tutti in gabbie distinte e viene fuori che una madre non può materialmente cercare sua figlia e ci sono falle nel tuo tanto decantato piano, beh, ci sarà sempre un Winslow, con la sua penna esperta, affilata ed evocativa, pronto a farlo notare ai tuoi elettori. Se per difendere il tuo territorio tu esageri e uccidi le speranze e il futuro di una famiglia, beh, aspettati che Winslow ti metta di fronte avversari preparati e pronti a tutto pur di fartela pagare. E al contempo, se sei una madre che ha visto uccidere suo figlio poliziotto, sappi che nessuno ostacolerà la tua vendetta; se sei un agente un po' sfigato, ma coraggioso e retto, patirai un po', ma poi riuscirai a salvarti la carriera, la reputazione e otterrai anche un bonus di felicità… e via di seguito. Winslow racconta, con naturalezza, mixando bene tensione, pathos e umorismo, l'America di oggi e quella di ieri, la società in cui viviamo con tutte le sue falle, i suoi paradossi, la tolleranza alla violenza, i fallimenti e le piccole grandi vittorie. Ritroviamo personaggi, atmosfere, temi a lui cari: l'immigrazione, la violenza, la droga… Leggere Winslow vuol dire tuffarsi in un mondo in cui tutto, davvero tutto, può accadere. Vi piacerà, lo so, anche se non amate il thriller, il crime, la violenza, le sparatorie e il sangue… perché Winslow sa appassionare, sa coinvolgere, esaltare, elettrizzare. E a voi che avete già letto qualcosa di suo dico… leggete Broken, ritroverete personaggi che già conoscete e ne incontrerete di nuovi cui non sarà difficile affezionarsi.

 

29. Claudio Fava e Michele Gambino – L'isola, 432 pagine, Fandango, 2020:

Ci sono proprio tutti, in questo bel thriller politico,  gli attori che, prevedibilmente, svolgerebbero un qualche ruolo se, Dio non voglia, dovessimo precipitare in uno scenario come quello descritto in queste pagine. Quella che Claudio Fava e Michele Gambino ci prospettano è probabilmente la scena ipotetica che infesta le nostre paure ad ogni attentato, scaramuccia, rappresaglia dell'Isis: che il luogo dove viviamo, ci troviamo di passaggio per lavoro o stiamo trascorrendo beatamente le nostre vacanze venga attaccato e che noi, proprio noi, ci ritroviamo nel bel mezzo della carneficina. Riescono benissimo, gli autori, a catapultarci nel bel mezzo dell'assalto armato e dell'occupazione dell'isola di Lampedusa ad opera di un gruppo, numeroso e ben organizzato, di miliziani, i Leoni del Jihad. Riescono persino ad intercettare i timori più reconditi, quelli che ci fanno diffidare del vicino o del primo forestiero che incontriamo fra le solite facce che siamo abituati ad incrociare: che qualcuno aiuti gli invasori dall'interno, che ci siano dei complici, che non ci si possa fidare di nessuno. La tensione scorre costante in più di quattrocento pagine di adrenalina che, tuttavia, lascia il tempo di riflettere, tra un attacco e una sparatoria, sulla fragilità del sistema avvitato su se stesso mentre persegue molteplici interessi che nascondono neanche troppo bene l'egoismo di ognuno… riflettiamo sull'ingegno e l'astuzia di chi si trova in difficoltà e sa che deve salvarsi da solo; ammiriamo piccati il formarsi di amicizie e gruppi cooperativi tra chi deve sopravvivere e cercare di salvare il salvabile. Così una compagnia variegata e mal assortita che prima d'ora neanche si conosceva o, al più, si malignava, diventa un affiatato esercito di liberazione, coordinato sebbene insufficiente, con un obiettivo unico e condiviso: restare vivi. Un thriller politico scritto in modo immediato, diretto, semplice e di grande impatto, questo di Gambino e Fava, che si divora fra la curiosità di sapere come agiranno e reagiranno i vari fronti impegnati in questa inattesa lotta per la sopravvivenza, e lo sgomento naturale che non possiamo non provare quando scopriamo che non siamo gli unici a custodire nella mente certe paure e che, purtroppo, gli scenari prospettati sono più verosimili di quanto si auspicherebbe.

Un plauso va agli autori che sono riusciti nell'impresa non facile di unificare voci e stili narrativi rendendo il romanzo un unicum piacevolissimo da leggere, nonché a rappresentare con semplicità e nitidezza una situazione estremamente complessa mettendo a nudo le paure, le imperfezioni i sentimenti contrastanti di cui è vittima l'essere umano. Un'ottima lettura che intercetta paure e pericoli sin troppo attuali.

 

Ci sono poi molti libri in cui le donne scrivono (egregiamente) di altre donne: alcune sono storie vere, altre sono biografie romanzate, altri sono racconti autobiografici, altre ancora sono rivisitazioni. Si tratta di:

30.    Lisa Taddeo – Tre donne, 360 pagine, Mondadori 2020:

Come nascono i tabù, i pregiudizi, le paure? Dalla non conoscenza, dalla paura di conoscere, dalla vergogna di parlare. È così che si è radicato, per esempio, il tabù del desiderio femminile: c'è, ma non bisogna parlarne; colei che ne fa mostra, che vi cede, che non si uniforma ai canoni della ragazzina pura, dell'educanda innocente tutta sorrisi acqua e sapone, della donna morigerata, repressa e regina del focolare, va ostracizzata, condannata, disprezzata, isolata perché immorale, infetta, virulenta. E non importano le motivazioni, la fragilità, il vissuto, le sofferenze che conducono una donna a certe scelte: conta solo che non disturbi il comune senso del buongusto, del socialmente tollerato, che non intacchi gli altri con la peste che si porta addosso. E nessuno che pensi, per un attimo, che è tutto normale, naturale, fisiologico. Siamo, sempre, tutti troppo presi dai nostri parametri di giudizio per fermarci ad ascoltare le storie altrui, tutti pronti a condannare senza appello e nessuno che si sforzi di pensare come pensano loro, le accusate, le donne. Lisa Taddeo, in quest'opera che non è un romanzo bensì un reportage romanzato ma reale, racconta tre storie vere, le storie di tre delle tante donne che ha incontrato. Per farlo è stata con loro per molto tempo, le ha frequentate, ascoltate, ha parlato con conoscenti, amici, parenti, ha scartabellato nei documenti, negli atti giudiziari… Non pretende di raccontare verità, ma solo il punto di vista delle donne, quello che altri non hanno voluto ascoltare. Sostenere che il desiderio femminile esista, condizioni le scelte, contribuisca al pari di altre variabili a cambiare il percorso di vita di una donna non è un'eresia: è così, è fisiologico, fa parte dell'essere donna, di più, dell'essere persona. Parlarne in un libro, sebbene in modo romanzato, è un modo per far sì che ci si liberi dai preconcetti e si cambi modo di guardare certe scelte.

La giornalista Lisa Taddeo scrive Tre donne in modo accorato, intenso, a tratti molto molto esplicito, ma efficace. È un libro che consiglio agli uomini, anche ai puritani… ma lo consiglio soprattutto alle donne – che spesso sono le più acerrime nemiche delle altre donne, le giurate più severe - perché si sveglino, perché si liberino da retaggi retrogradi: la parità, tanto cercata, passa anche da questo, dal parlare di certi argomenti, dallo sfatare certi tabù, dal guardare ai bisogni ed alle scelte altrui con mente aperta e senza preconcetti.

 

31. Marilù Oliva – L'Odissea, 217 pagine, Solferino 2020:

Si può far brillare una figura femminile come merita senza per questo oscurare un uomo? Contrariamente a quanto credono molti uomini, sì, è possibile, e questo libro ce lo dimostra: la rivisitazione dell'Odissea di Marilù Oliva consegna a noi lettori abituati a non accontentarci delle letture scontate e già pronte, un quadro al femminile di grande potenza narrativa e di rara bellezza. È la storia del viaggio di Ulisse come lo conosciamo, più o meno sulla falsariga di quello tracciato da Omero, eppure è una storia completamente diversa. Perché? Perché le protagoniste qui sono le donne. E il bello è che Marilù Oliva non ha dovuto stravolgere nulla, non ha dovuto aggiungere personaggi al poema originario: le donne c'erano già, attive e presenti, a muovere i fili affinché si compissero le gesta del grande eroe, solo che noi le vedevamo appena, concentrati sul prode Odisseo, sulle sue peregrinazioni, sulle disavventure e sulle sue astuzie. Ci sono anche quelle, in queste pagine, ma non solo quelle. C'è la brama di una dea che, dopo aver tenuto in trappola un condottiero per sette anni, non vorrebbe lasciarlo andar via e gli promette l'immortalità; c'è una dominatrice che ammalia gli uomini con bellezza e premure e poi li tramuta in porci, ma che quanto ad astuzia trova in Odisseo finalmente un uomo con cui rivaleggiare; c'è una giovane principessa inesperta che, dopo aver negato il proprio cuore a tanti uomini, si innamora di uno che arriva nella sua terra derelitto e malconcio, ma con l'inconfondibile regalità nella persona; c'è la nutrice che, sottomessa nel ruolo che la società le ha imposto, conosce tutti i segreti della famiglia in cui dimora. E poi c'è lei, la moglie, la regina, non icona da venerare e manipolare, ma donna vera, tenace, ferma, fiera, astuta, che tiene testa ad un manipolo di uomini, che per rispetto delle convenzioni lascia che a comandarla siano altri meno sapienti di lei, ma che non smette mai di dimostrare il proprio valore, fino a rivaleggiare persino con l'uomo che attende incessantemente da vent'anni. E poi c'è la dea, lei che tutto sa e tutto vede, che cambia il destino di un uomo con il suo solo volere. Una riscrittura potente, con una prosa vibrante ed evocativa, che restituisce finalmente il loro posto d'onore a donne che per troppo tempo sono state relegate a mere comparse, senza, per questo, sminuire la figura dell'eroe. Perché la parità parte anche da qui, dal modo di raccontare una storia, dalle pagine di un libro.

 

32. Meena Kandasamy – ogni volta che ti picchio, 240 pagine, Edizioni E/O 2020:

Questa è una storia vera, però con controversie legali ancora in corso, e in special modo in Paesi come l'India che conservano retaggi maschiocentrici, forse non conviene dire che lo sia completamente, perciò diremo che è un romanzo ispirato a una storia vera. La storia di una donna libera, moderna, disinibita, colta. Una donna che ha conosciuto tanti uomini, che si è innamorata veramente una volta sola dell'uomo sbagliato, un politico, e che ne ha sposato un altro, un rivoluzionario, innamorata dell'idea di amare un compagno comunista e delle cose che sembrava condividere con lui. Non sapeva, non credeva, questa donna emancipata, questa scrittrice, poetessa e traduttrice con followers ed estimatori internazionali, che il comunismo le sarebbe entrato in casa, nel letto, tentando di strapparle l'anima e poi la vita. Non sapeva, questa donna che incidentalmente chiameremo Meena, che avrebbe cominciato a cedere, ad accettare le limitazioni della propria libertà personale già alla seconda settimana di matrimonio con la disattivazione del proprio account facebook con conseguente tracollo della sua immagine professionale; non sapeva che sarebbe stata definita stupida femminista piccolo borghese, puttana, troia, prostituta e volgarità di questo tenore, non sapeva che non avrebbe ricevuto l'aiuto di nessuno, neanche dei suoi genitori, non sapeva che sarebbe diventata un'attrice di una parte preparata per lei, che avrebbe abbandonato i suoi vestiti e accessori alla moda per indossarne altri anonimi e sformati. Non sapeva che sarebbe stata picchiata con ogni oggetto disponibile, dalla cintura di pelle al cavo di alimentazione del suo Mac, che con un clic avrebbe visto cancellate tutte le sue 25.600 mail e poi cambiata la password per impedirle di recuperarle. Non sapeva che a farle tutto questo sarebbe stato suo marito, un guerrigliero, uno stimato professore universitario, e che per fare ammenda verso se stesso avrebbe detto, un giorno:"Ogni volta che ti picchio il compagno Lenin piange". L'assurdità di questa frase rende in modo chiaro e agghiacciante la portata di quello che Meena Kandasamy, la scrittrice, traduttrice, poetessa indiana Meena Kandasamy, ci racconta sul suo primo matrimonio dal quale, per fortuna, è riuscita a fuggire. Per fuggire ha dovuto toccare il fondo, rischiare la vita, usare l'astuzia, affilare le armi, tornare a combattere. Quattro mesi e otto giorni è durato quel matrimonio, i più lunghi della sua vita. E pensare che sarebbe bastato poco, pochissimo, perché non sopravvivesse per raccontarcelo. La sua è una storia che scivola verso di noi senza sensazionalismi, sentimentalismi, colpi di scena voluti e studiati a tavolino, e forse è proprio questo che la rende ancora più autentica, forte agghiacciante. Ogni volta che ti picchio è un libro che deve essere letto da chi non vuole sapere, tenta di ignorare o peggio, ridimensionare o giustificare certe realtà. Deve sapere, chi vorrebbe compiere questa mistificazione su questioni che non lo toccano direttamente, che il marito di Meena non appariva come un bruto e che lei era solo una donna normale, colta, emancipata, moderna… una donna, un essere umano, punto e basta. E magari il suo modo di raccontare questa storia apparirà freddo, quasi distaccato, ma è l'unico disponibile. E probabilmente leggere farà male, ma è necessario.

 

33. Imogen Kealey – Liberazione, 368 pagine, Longanesi 2020:

Liberazione è uno di quei (rari) libri che ti prendono dalla prima all'ultima riga, che ti catturano con un dettaglio, una parola, un'immagine e non ti lasciano più. Con il ritmo incalzante e il passo sostenuto di chi non può perdere tempo, conosciamo Nancy Wake, la bella, tenace, irruenta Nancy Wake che si guadagna sul campo cariche, meriti, ma soprattutto rispetto e amicizia. Nulla è stato facile per lei, sin da quand'era una bambina, in Australia, con una madre che la definiva un mostro senza colpoferire. Scappata di casa a sedici anni, si trasferisce in America, poi in Europa, per fare la giornalista. Insieme al marito, che amerà profondamente fino alla fine, lotta con la resistenza, a Marsiglia, contro i tedeschi. Quando il marito viene arrestato comincia per lei un'Odissea di lotta, impegno, combattimento che la condurrà a capo dei maquisards per conto degli inglesi. Una donna che ha dato tanto all'Europa, un simbolo di coraggio, tenacia, forza, ribellione. Una figura ammirevole che non conoscevo e che ho scoperto grazie a questo bellissimo romanzo di Imogen Kealey. Un romanzo che consiglio perché, davvero, una volta cominciata la lettura sarà difficile staccarsene.

 

34. Isabel Allende – Donne dell'anima mia, 176 pagine, Feltrinelli 2020:

Se volessimo trovare un sottotitolo a questo nuovo libro di Isabel Allende, potremmo senz'altro scrivere "Autobiografia ragionata e riflessioni sparse di una femminista ante litteram". Sarebbe, credo io, un'ottima sintesi delle pagine in cui l'autrice cilena si racconta, parla della sua infanzia, degli anni di lotta, della vecchiaia e dell'amore. Lo fa non semplicemente per parlare di sé, ma come pretesto per parlare, in modo concreto e ragionato, di femminismo. Ne parla lei che femminista lo è da prima che il femminismo attecchisse nella sua mente pronta, lei che è stata una femminista sin da bambina, una bambina ribelle, un maschiaccio, molto lontana dall'ideale di ragazza e di donna sottomessa, obbediente e discreta che ci si aspettava. Ma Isabel non parla solo di sé, assolutamente: parla di donne, di femministe che l'hanno ispirata, che ha conosciuto, a cui ha affiancato il suo impegno; parla (tanto) di sessualità, amore, accettazione, testardagine e un pizzico di follia che spinge ad osare, a dire di sì alla vita e poi si vedrà. Parla anche molto di amore e di amori, di uomini, del loro modo di vedere la donna, delle loro paure… cita dati, studi, statistiche… In queste pagine di vita reale che sembrano quasi un romanzo, Isabel dimostra la sua ben consolidata bravura di scrittrice, unisce in un perfetto equilibrio fatti personali ed analisi sociale, dimostrandosi un'analista acuta, attenta, consapevole del femminismo di ieri e di oggi e della società in cui esso si contestualizza. Un libro davvero gradevole che regala ottimi spunti letterari e di riflessione. Consigliato.

 

35. Claire Berest – Nulla è nero, 224 pagine, Neri Pozza 2020:

Nulla è nero racconta la vita, le vicissitudini, la personalità di Frida Kahlo, il suo amore per Diego Rivera, la sua arte e le sue mille risorse in modo spigliato, caliente, vivace, colorato. Proprio i colori sono la chiave di lettura di quest'opera: il blu, rosso, giallo… grigio. Ma ciò che rende innovativo il modo di raccontare una storia in fono conosciuta ai più è proprio la scrittura: frenetica, guizzante, vivida, quasi che l'autrice (e il bravo traduttore è riuscito a rendere a pieno questa sfumatura) abbia voluto rappresentare anche attraverso il linguaggio e la forma espositiva la personalità e l'anima di Frida. Un altro romanzo, un altro tassello su quest'icona di passione, resistenza, entusiasmo, vita. Non solo una pittrice, ma una donna forte, tenace, passionale, sagace e fragile, capace di gioie smodate e grandi dolori, un esempio di forza e vitalità oltre ogni avversità.

 

 

Spazio anche alla poesia con:

36. Mariangela Gualtieri – Quando non morivo, 128 pagine, Einaudi 2020:

Quella di Mariangela Gualtieri, racchiusa in questa nuova raccolta, è una poesia che esalta l'umiltà, una poesia parificatrice e sincera, spirituale ed al contempo sensuale. Una poesia che esalta il noi, la pluralità di esseri e di anime, la natura, gli animali, l'amore e la morte. Tutto, nelle parole di Mariangela Gualtieri, viene focalizzato, modellato, mostrato nella sua essenza più vera, spogliato dagli orpelli, riportato all'origine. Come dita invisibili e operose, la voce intima e sanguigna di questi versi modella la natura e chi la abita rivelandone l'autenticità.

 

 

Un ottimo saggio è:

37. Luca Crovi – Storia del giallo italiano, 512 pagine, Marsilio, 2020:

L'"investigazione" di Crovi nel giallo italiano parte da lontano, dalla metà dell'Ottocento, ed organicamente, attraverso vari livelli e piani narrativi si snoda per un secolo e mezzo sino ad arrivare a noi, al 2020, in quella che più che una variegata e variopinta sfilata di nomi e scene, è una caleidoscopica rimpatriata della grande famiglia del giallo in tutte le sue nuances, dai nonni – De Angelis, Mastriani, Matilde Serao – ai genitori – Scerbanenco, Camilleri, Faletti, Laura Grimaldi – ai figli, nipoti e pronipoti – Genisi, Basso, Venezia, De Marco, Pulixi, Tuti e chi più ne ha e più ne metta. E come in ogni rimpatriata che si rispetti, ciascuno porta qualcosa di sé, le sue idee, il suo lavoro, i suoi manicaretti, la sua terra, il suo modo di essere e di intendere il mondo. Un perfetto mix di storie, voci, luoghi, colori per raccontare l'Italia in tutte le sue sfaccettature. Un saggio da riaprire spesso – pur se impegnativo e complesso, bisogna ammetterlo – alla ricerca di quello spunto, di quella storia che ancora ci manca e che fa al caso nostro. Ve lo consiglio, sia che siate appassionati del giallo, sia che amiate i saggi e le pubblicazioni un po' meno leggere.

 

 

Per quanto riguarda i libri per bambini e ragazzi ho due consigli, il primo per adolescenti, il secondo per bambini dai 7 anni in poi, ma più in generale per tutta la famiglia. Si tratta di:

38. Erin Stewart – Io sono Ava, 336 pagine, Garzanti 2020:

Ava la ragazza bruciata, Ava la ragazza con le cicatrici, Ava la vittima di un incendio che le ha portato via i genitori e la cugina, Ava l'unica sopravvissuta. Ava. Semplicemente Ava. Sedici anni sono, probabilmente, l'età peggiore per avere la faccia devastata e il corpo deturpato da una mappa di cicatrici, innesti, postumi di diciannove interventi chirurgici. Però Ava non ha scelto di scampare per miracolo ad un incendio a sedici anni, non l'avrebbe scelto mai, se avesse potuto. E anche Cora e Glen, i suoi zii, non hanno scelto di perdere, in quello stesso incendio, Sara, la loro unica figlia. Non hanno scelto di farsi carico di Ava, la loro nipote adolescente che ha bisogno di molte cure costose, attenzioni, pazienza, comprensione. Eppure, per colpa di un attimo, di un cortocircuito causato da uno stupido errore di un elettricista tanti anni prima, due famiglie sono distrutte, tre vite si sono spente nella notte e una quarta è decisamente tutta in salita. E allora cosa si può fare? Ci si può chiudere in casa, avvolta dalle cure della zia Cora, senza bisogno di vedere nessuno, senza bisogno che nessuno veda la faccia devastata o stringa una mano deforme, oppure si può uscire, affrontare il mondo, affrontare gli altri per affrontare l'oscurità che sta dentro di noi. Io sono Ava è un romanzo di formazione, un libro sull'amore per la vita, sull'attaccamento alla vita anche al di là della razionalità; è un libro sull'amicizia, sulle seconde possibilità, sul dolore e sulla forza d'animo. Non posso che accodarmi ai nomi – anche autorevoli – che l'hanno consigliato prima di me, ma voglio fare una rassicurazione a chi starà pensando che "è il solito libro strappalacrime": no, questo è un libro contro il pietismo e il falso buonismo, è ironico e doloroso, insieme, perché l'ironia - e l'autoironia soprattutto - è l'arma più potente contro il dolore.

 

39. J. K. Rowling – L'Ickabog, 320 pagine, Salani 2020:

Sì, le storie di fantasia possono piacere o non piacere, c'è persino chi di fronte a un libro etichettato come "per ragazzi" storce il naso ritenendo (a mio parere, scioccamente) di aver superato l'età delle fiabe, c'è pure chi (spesso senza aver mai letto un suo libro) snobba J. K. Rowling per le motivazioni più varie e spesso strampalate. E poi ci sono i fatti, innegabili, piaccia o non piaccia. E i fatti sono che J. K. Rowling sa scrivere e, soprattutto, le storie le sa raccontare, sa parlare ai ragazzi… anzi, fa di più: con la scusa di rivolgersi ai ragazzi, sa punzecchiare più di qualche adulto perché dietro ad ogni sua storia c'è ben più che una semplice favoletta, c'è un'analisi attenta e consapevole della società, c'è la volontà di lanciare un messaggio a grandi e piccoli, c'è la forza di quel messaggio data dalla determinazione di chi scrive per provare a cambiare qualche comportamento sbagliato, a indurre qualcuno a riflettere, in fondo, a cambiarlo questo mondo. E non è vero che i libri, o che le fiabe, non possono cambiare la mente delle persone, noi lettori lo sappiamo bene. Questa è una semplice fiaba, non è un capolavoro della letteratura (soprattutto non è Harry Potter, quindi chi immaginava una replica del maghetto o l'inizio di una nuova saga adegui le sue aspettative), ma è scritta bene, con tanti personaggi, buoni e cattivi, è illustrata dai bambini italiani che hanno partecipato al concorso dell'Ickabog… se volete leggere una storia scorrevole ed appassionante e al contempo riflettere (o magari far riflettere) sulla gentilezza, il coraggio, l'amicizia e la bontà d'animo… questo può essere il libro giusto. E secondo me è anche una buona idea regalo per il Natale alle porte: immagino genitori e figli che si immergono in queste pagine e condividono insieme una bella storia in questi pomeriggi invernali in cui c'è proprio bisogno di calore e buoni sentimenti.

 

 

Poi ci sono storie che vanno al di là del genere letterario, che non si possono etichettare, ma che vanno lette. Un esempio è:

40. Stefano Massini – Eichmann. Dove inizia la notte, 114 pagine, Fandango 2020:

Ce lo siamo chiesto tutti, ascoltando le testimonianze dei sopravvissuti, leggendo libri, guardando film e documentari… come si generò la Soluzione finale? Cosa portò, negli anni della Seconda guerra mondiale, Hitler e i suoi sodali a sterminare milioni di ebrei, zingari, omosessuali, disabili, oppositori? Ce lo chiediamo davanti a ogni guerra, discriminazione, manifestazione di odio, intolleranza, barbarie: dove, come, quando, perché, da chi comincia il male? Il dialogo-intervista che Stefano Massini inscena in queste pagine può essere un buon punto da cui partire nel rispondere a questi interrogativi. A fronteggiarsi sono, in un botta e risposta immaginario, ma plausibilissimo, la filosofa Hannah Arendt e il… - funzionario? Gerarca? Aguzzino? Impiegatucolo? – nazista Adolf Eichmann. Scopriamo, in queste pagine, il ritratto di un uomo che, ben lungi dall'icona di genialità e potenza che vorrebbe ispirare, è profondamente, meschinamente, spaventosamente umano: sì, perché il male mostra qui, nelle parole di quest'uomo, nelle ragioni che lo muovevano, tutta la sua più profonda ed evidente banalità. Dai verbali dei processi, dai documenti, dai saggi della Arendt, Stefano Massini con la sua prosa sincopata e d'effetto, crea un'opera d'impatto fortissimo, quasi una pièce teatrale, un dibattito a scena aperta, un processo ex post, implacabile e serrato come può essere la voce della coscienza, la voce di un Dio – semmai Eichmann ne adorasse uno – dinanzi al quale confessare i propri peccati, mettere a nudo le proprie meschinità. Un libro da leggere e rileggere, per non dimenticare mai che il male è molto più banale, molto più umano di quanto ci sembri.

     

***Una precisazione: avrei avuto molti, moltissimi altri libri da consigliarvi, ma dovendo operare un    a scelta io in primis, ho preferito limitarmi ai libri singoli (non facenti parte di serie) pubblicati fra il     2019 e il 2020.

Per altri consigli di lettura seguitemi su ilsimposiodeilettori.blogspot.it o sulla pagina Facebook Il simposio dei lettori.

Bene, spero di esservi stata utile… non mi resta che augurarvi buon Natale libroso a tutti!