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mercoledì 5 aprile 2017

RECENSIONE: GIOVANNI VERGA - I MALAVOGLIA


Sinossi:

Al centro della narrazione sta la "Provvidenza", la barca più illustre della letteratura italiana, la più vecchia delle barche da pesca del villaggio.

La vicenda ruota intorno alla sventura dei Malavoglia, innescata proprio dal naufragio della "Provvidenza" carica di lupini presi a credito. Si snoda così

una trama straordinariamente complessa che non abbandona mai lo svolgersi doloroso del dramma; una serie di rovesci, colpo su colpo contro i Malavoglia,

ogni volta che a forza di rassegnazione e coraggio riescono a rialzarsi dal colpo precedente.

 

Commento:

Tante volte, leggendo i libri di letteratura, mi sono chiesta quali requisiti debba avere un libro per essere definito “capolavoro della letteratura italiana”. Per questa definizione non esiste un elenco di voci da spuntare o uno schema preciso cui riferirsi, tuttavia io credo che si possa parlare di “capolavoro della letteratura” quando si ha davanti un’opera dal contenuto significativo, dall’importanza indiscutibile e dall’estrema semplicità di linguaggio, in modo da poter essere fruibile da tutti.

A lettura terminata de “I Malavoglia”, il romanzo più noto di Giovanni Verga, io credo di essere di fronte ad un capolavoro della letteratura italiana: questo libro, infatti, racconta con estrema naturalezza, con impressionante realismo e con altrettanta disarmante schiettezza la storia di un paese, Acitrezza, alla fine dell’Ottocento, ma che potrebbe tranquillamente identificarsi con uno dei nostri piccoli paesi del Sud ai giorni nostri. Tutto ruota intorno ad una famiglia di pescatori, i “Malavoglia, che vive del ricavato della pesca con la sua barca, la Provvidenza. Un giorno Bastianazzo, figlio del capofamiglia Padron Ntoni, parte con la Provvidenza per vendere un carico di lupini presi a credito, ma durante la notte una tempesta di vento fa affondare la barca con tutto il suo carico e gli occupanti. Non potento far fronte al debito contratto per acquistare i lupini e non avendo più la barca per sostentarsi, la famiglia cade in disgrazia e perde progressivamente tutti i suoi averi, nonché la rispettabilità. Una serie di sventure colpiranno la casa dei Malavoglia che ad ogni colpo ricevuto tenteranno in vano di arrabattarsi per rialzarsi. A nulla varranno i proverbi ed il buon nome di Padron Ntoni Malavoglia, i lavori di comare Maruzza la Longa, le ore al telaio di Mena… la sventura sembra perseguitare la famiglia senza via d’uscita. Intanto la vita in paese prosegue fra ragazze in cerca di marito, ubriaconi che passano giorni e notti all’osteria della Santuzza, matrimoni sfortunati e gente che tira avanti come può e come sa. In definitiva, ciò che Verga descrive in questo libro è proprio la quotidianità di un paese, fatto di tante anime, ma fondamentalmente chiuso nella sua normalità e poco tollerante con le novità e le imposizioni: basti pensare alle critiche contro il governo, all’intolleranza verso i forestieri, alle lunghe tirate dello speziale a favore della rivoluzione e contro i ricchi.

I personaggi tracciati da Verga sono tanti e magistralmente tratteggiati, ognuno con le sue peculiarità, i suoi vizi e le sue virtù, tutti parte di una rete di equilibri da non spostare. Ognuno ha il suo posto nel paese, ognuno la sua storia e il suo destino. Tutto questo è raccontato con uno stile diretto e semplice, proprio come la vita ed il pensiero dei protagonisti di questa storia. Una lettura, quella dei Malavoglia, che non dovrebbe mancare nella carriera di un lettore perché racconta molto di ciò che siamo e di ciò che siamo stati noi italiani.

 

Opera recensita: “I Malavoglia” di Giovanni Verga

Editore: Einaudi, Feltrinelli, Mondadori, Garzanti, prima ed. 1881

Genere: romanzo

Ambientazione: Acitrezza, Sicilia, fine Ottocento

Pagine: 352

Prezzo: 9,50 €

Consigliato: sì.

 

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