Sinossi:
Al centro della narrazione sta la "Provvidenza",
la barca più illustre della letteratura italiana, la più vecchia delle barche
da pesca del villaggio.
La vicenda ruota intorno alla sventura dei Malavoglia,
innescata proprio dal naufragio della "Provvidenza" carica di lupini
presi a credito. Si snoda così
una trama straordinariamente complessa che non abbandona mai
lo svolgersi doloroso del dramma; una serie di rovesci, colpo su colpo contro i
Malavoglia,
ogni volta che a forza di rassegnazione e coraggio riescono
a rialzarsi dal colpo precedente.
Commento:
Tante volte, leggendo i libri di letteratura, mi sono
chiesta quali requisiti debba avere un libro per essere definito “capolavoro
della letteratura italiana”. Per questa definizione non esiste un elenco di
voci da spuntare o uno schema preciso cui riferirsi, tuttavia io credo che si
possa parlare di “capolavoro della letteratura” quando si ha davanti un’opera dal
contenuto significativo, dall’importanza indiscutibile e dall’estrema
semplicità di linguaggio, in modo da poter essere fruibile da tutti.
A lettura terminata de “I Malavoglia”, il romanzo più noto
di Giovanni Verga, io credo di essere di fronte ad un capolavoro della
letteratura italiana: questo libro, infatti, racconta con estrema naturalezza,
con impressionante realismo e con altrettanta disarmante schiettezza la storia
di un paese, Acitrezza, alla fine dell’Ottocento, ma che potrebbe
tranquillamente identificarsi con uno dei nostri piccoli paesi del Sud ai
giorni nostri. Tutto ruota intorno ad una famiglia di pescatori, i “Malavoglia,
che vive del ricavato della pesca con la sua barca, la Provvidenza. Un giorno
Bastianazzo, figlio del capofamiglia Padron Ntoni, parte con la Provvidenza per
vendere un carico di lupini presi a credito, ma durante la notte una tempesta
di vento fa affondare la barca con tutto il suo carico e gli occupanti. Non
potento far fronte al debito contratto per acquistare i lupini e non avendo più
la barca per sostentarsi, la famiglia cade in disgrazia e perde
progressivamente tutti i suoi averi, nonché la rispettabilità. Una serie di
sventure colpiranno la casa dei Malavoglia che ad ogni colpo ricevuto
tenteranno in vano di arrabattarsi per rialzarsi. A nulla varranno i proverbi
ed il buon nome di Padron Ntoni Malavoglia, i lavori di comare Maruzza la
Longa, le ore al telaio di Mena… la sventura sembra perseguitare la famiglia senza
via d’uscita. Intanto la vita in paese prosegue fra ragazze in cerca di marito,
ubriaconi che passano giorni e notti all’osteria della Santuzza, matrimoni
sfortunati e gente che tira avanti come può e come sa. In definitiva, ciò che
Verga descrive in questo libro è proprio la quotidianità di un paese, fatto di
tante anime, ma fondamentalmente chiuso nella sua normalità e poco tollerante
con le novità e le imposizioni: basti pensare alle critiche contro il governo,
all’intolleranza verso i forestieri, alle lunghe tirate dello speziale a favore
della rivoluzione e contro i ricchi.
I personaggi tracciati da Verga sono tanti e magistralmente
tratteggiati, ognuno con le sue peculiarità, i suoi vizi e le sue virtù, tutti
parte di una rete di equilibri da non spostare. Ognuno ha il suo posto nel
paese, ognuno la sua storia e il suo destino. Tutto questo è raccontato con uno
stile diretto e semplice, proprio come la vita ed il pensiero dei protagonisti
di questa storia. Una lettura, quella dei Malavoglia, che non dovrebbe mancare nella
carriera di un lettore perché racconta molto di ciò che siamo e di ciò che
siamo stati noi italiani.
Opera recensita: “I Malavoglia” di Giovanni Verga
Editore: Einaudi, Feltrinelli, Mondadori, Garzanti, prima
ed. 1881
Genere: romanzo
Ambientazione: Acitrezza, Sicilia, fine Ottocento
Pagine: 352
Prezzo: 9,50 €
Consigliato: sì.
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